Comunismo - Scintilla Rossa

Da "I compiti fondamentali della scienza giuridica socialista sovietica", A. Vyšinskij

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Belfagor
view post Posted on 15/12/2011, 22:06




Tratto da I compiti fondamentali della scienza giuridica socialista sovietica, A. Vyšinskij, contenuto in Antologia del pensiero socialista, Editori Laterza, 1983.

In un libro che reca il titolo sacrilego La teoria generale del diritto e il marxismo, Pašukanis – che più di chiunque altro ha causato inquinamento in questo campo – asserì che i più generali e i più semplici concetti giuridici sono il risultato dell’adattamento logico delle norme del diritto positivo; che essi sono semplicemente “il prodotto ultimo o più alto della creazione consapevole in rapporto al carattere spontaneo dei rapporti giuridici e delle norme che li esprimono”. Questa è la posizione, in termini di principio, dalla quale parte questo miserabile “scienziato”. Se si concepisse effettivamente il processo stesso dell’organizzare e dell’elaborare una teoria del diritto nel senso che una teoria generale del diritto è il risultato unicamente di una “elaborazione logica delle norme di diritto positivo”, allora sarebbe naturalmente impossibile creare una qualsiasi teoria generale del diritto. Una teoria del diritto è un sistema di principî legali sulla base dei quali l’intera scienza del diritto – e tutte le branche di tale scienza (indipendentemente dal loro contenuto finale) sono costruite. Chiaramente, l’elaborazione di questi principî non può avere come punto di partenza le norme del diritto positivo; al contrario, le norme del diritto positivo – come tutto il diritto positivo nel suo complesso – devono essere costruite in conformità con i principî stabiliti da una teoria giuridica che a sua volta si basa sui principî del socialismo – sui principî della rivoluzione socialista, dello Stato e dell’ordine socialista. Di conseguenza i principî della teoria giuridica devono essere elaborati fin dall’inizio – e possono esserlo, non dal diritto (anche se si tratta di diritto positivo) ma dalla vita. Dalla vita essi traggono origine e nella vita sono tutte le loro fonti. Dalla vita essi assorbono tutta la loro forza vitale: dal contenuto di rapporti sociali alla base dei quali sono i rapporti della società in questione e dalle caratteristiche specifiche della costruzione della società e dello Stato considerati. Una teoria del diritto può perciò essere costruita soltanto sulla base dei principî dell’organizzazione di rapporti sociali che sono spiegati in ultima analisi dai rapporti di produzione. Questi ultimi sono la base di tutti i rapporti sociali in qualsiasi società e in qualsiasi epoca.
Il tentativo di costruire una teoria del diritto – una cosiddetta teoria generale del diritto – attraverso l’adattamento logico delle norme del diritto positivo non è nuovo. Lo troviamo in tutte le tendenze della scienza giuridica borghese che si serve del metodo dogmatico-giuridico. Tutta la scienza borghese è impegnata esclusivamente nello sforzo di costruire una teoria del diritto attraverso un adattamento logico delle norme del diritto positivo e di rendere la teoria appetitosa condendola con ogni sorta di postulati – come il postulato di uno spirito assoluto, e così via. Un trattamento del genere, comunque, non poteva – e non poté – permettere una conoscenza del diritto effettivamente corretta e scientifica. Seguire questa strada perdente della scienza borghese – che è un’accozzaglia di problemi assolutamente non scientifici, resa piccante (come osservò molto bene Jellinek) dalla sua peculiare dote di supponenza scientifica – è cosa del tutto disperata. Cercare di costruire una teoria del diritto sulla base del metodo giuridico – come fu sostenuto dallo stesso sabotatore Pašukanis, che parlava del metodo “del pensiero giuridico con le sue caratteristiche specifiche” – è fuori questione. La costruzione di una teoria marxista del diritto e dello Stato è impossibile attenendosi a queste proposizioni e asserendo che il metodo del pensiero giuridico, con le sue modalità specifiche, resta valido; non significa altro che la perpetuazione del metodo giuridico che fu la causa fondamentale della sterilità e dell’impotenza della scienza giuridica borghese.
Nel porre il problema della teoria marxista-leninista del diritto e dello Stato o, come è chiamata, della teoria generale del diritto e dello Stato – cioè una teoria che fornirebbe un sistema di proposizioni basate su principî e obbligatorio rispetto alla direzione e allo sviluppo di tutta la scienza giuridica nel suo complesso e di ciascuna delle discipline giuridiche in particolare – noi abbiamo presenti i principî che differenziano il diritto sovietico dal diritto borghese. La teoria sovietica del diritto e dello Stato deve fornire un sistema di principî socialisti che spieghino e siano una condizione del contenuto socialista delle discipline e degli istituti giuridici sovietici.
I sabotatori del gruppo Kirylenko-Pašukanis hanno radicalmente distorto la teoria marxista-leninista del diritto e dello Stato. Questi signori dimostrarono che i loro nuovi concetti generalizzanti sono estranei alla legge proletaria. Ogni tentativo di costruire una teoria del diritto socialista fu da loro dichiarato un tentativo di proclamare la forma del diritto e il diritto stesso immortali, laddove, in verità, il diritto non può essere rinnovato e fiorire nelle condizioni della società socialista. Essi si sforzarono di dimostrare che l’estinzione delle categorie del diritto borghese – ed essi dicevano specificamente “categorie” e non qualsiasi particolare ingiunzione – in alcun modo significa che esse siano sostituite da nuove categorie di diritto proletario, allo stesso modo che l’estinzione delle categorie di valore, capitale, profitto, ecc. non significherà – nella transizione al socialismo realizzato – la comparsa di categorie proletarie di valore, capitale, rendita e così via. Secondo questa “teoria” sabotatrice, l’estinzione delle categorie del diritto borghese significherà “l’estinzione del diritto in genere: cioè la graduale scomparsa dell’elemento giuridico nei rapporti umani”.
I seguaci di Pašukanis respinsero così la possibilità stessa di costruire una teoria del diritto socialista sovietico. Essi negarono che i loro concetti generalizzanti fossero presenti nel diritto sovietico. Si erano orientati nel senso dell’estinzione delle categorie del diritto e del diritto nel suo complesso. Ciò naturalmente escludeva qualsiasi necessità di costruire una teoria del diritto. Il pamphlet [sic] La teoria generale del diritto e il marxismo, non contiene un centesimo di marxismo, non propone alcuna teoria giuridica, a meno di non considerare “una teoria del diritto” l’argomentazione sabotatrice circa l’estinzione del diritto, e che una generalizzazione dei concetti giuridici socialisti sovietici sarebbe impossibile senza correre il rischio di “perpetuare il diritto”.
Il risultato degli sforzi dei sabotatori tra noi fu che l’urgenza, la necessità e la possibilità stessa di creare una teoria del diritto socialista sovietico furono negati. Tutti gli sforzi dei sabotatori furono volti a dimostrare che non c’era né avrebbe dovuto esserci una teoria sovietica del diritto. Questa tendenza sabotatrice fu accuratamente mascherata – coperta di vuote e vacue generalizzazioni per quel che riguarda i concetti astratti che, in verità, costituiscono il contenuto di ogni sorta di teoria giuridica. Questi signori inflissero la più grave ferita alla nostra scienza con il loro schema quasi-scientifico, dato che sventuratamente ciò non fu allora rivelato in tutta la sua portata; alcuni lo accettarono perché suonava bene, ragion per cui esso circolò largamente nel nostro ambiente giuridico. […]

È necessario fermarsi a considerare in che cosa consisteva la “critica” del diritto borghese sotto l’influenza sabotatrice della quale il nostro fronte della teoria giuridica fu colpito in passato, come quella “critica” fu condotta e da quali punti di vista. È necessario in particolare sottolineare che, dal punto di vista del suo contenuto e del suo valore scientifico, la “critica” che questi signori rivolsero contro gli scienziati borghesi era essa stessa di fatto viziata al massimo e del tutto sterile; “critici” del tipo di Pašukanis e dei suoi manutengoli distorsero il marxismo-leninismo – a partire da una posizione “teorica” pseudo-marxista che non aveva nulla in comune col marxismo-leninismo. Gente che falsifica il marxismo-leninismo naturalmente non avrebbe potuto fornire alcuna critica marxista delle teorie borghesi del diritto e dello Stato. Volgendoci, sia pure brevemente, ad un esame delle diverse definizioni del diritto – alle diverse teorie che parlano del contenuto del diritto e delle singole istituzioni giuridiche – dovremmo prima di tutto sottolineare che queste definizioni e teorie sono un fiasco completo.
Vi ricorderò soltanto fatti come la definizione di Pašukanis del nostro diritto sovietico come diritto borghese, la stessa definizione del diritto come – in generale – una categoria borghese, l’affermazione che il punto culminante dello sviluppo giuridico va trovato nel diritto borghese e così via. Secondo Pašukanis, il diritto raggiunge lo zenit del suo sviluppo in una società capitalistica e perciò non si sviluppa più – e non ha prospettiva di sviluppo – nella società socialista. Invece, se consideriamo la storia, noi possiamo dimostrare subito che la società capitalistica si sviluppa nel senso della decadenza del diritto e della legalità. Nella sua fase imperialistica, il capitalismo è appesantito dal suo proprio regime giuridico – il suo regime di legalità – dal quale è tanto più incline a separarsi una volta per sempre, quanto più acuti diventano i conflitti di classe. Il processo di sviluppo della società capitalistica è legato al processo della sua decadenza, mentre il processo di decadenza della società capitalistica è legato al processo di distruzione o – possiamo dire francamente – di abrogazione e abolizione da parte della borghesia della sua legalità e del suo diritto.
Quando gli Stati borghesi volgono al fascismo, ciò non porta al rafforzamento della legalità e del regime di diritto, ma alla distruzione finale di esso – non al trionfo del regime di diritto, ma alla sua liquidazione finale e alla sua sostituzione con il regime di criminalità regnante. In tali circostanze, solo chi falsifica consapevolmente la storia e la realtà può scorgere nella società capitalistica il punto supremo e culminante dello sviluppo giuridico. Nella società capitalistica, il diritto condivide il destino di quella società: il capitalismo decade e con esso il diritto della sua società. La storia mostra che, viceversa, il diritto è elevato nel socialismo al più alto stadio del suo sviluppo. Soltanto nella società socialista il diritto acquista una salda base per il suo sviluppo. Non è l’epoca dell’imperialismo, ma è l’epoca del socialismo quella più favorevole allo sviluppo e al trionfo del diritto e della legalità.
Nell’affermare che il diritto non è altro che una forma di rapporti capitalistici, e che il diritto si può sviluppare soltanto nelle condizioni del capitalismo (quando raggiungerebbe il suo più alto sviluppo), i sabotatori che si sono affaccendati sul nostro fronte legale tendevano ad un unico obbiettivo: dimostrare che il diritto non è necessario allo Stato sovietico, e che il diritto è superfluo – in quanto sopravvivenza del capitalismo – nelle condizioni del socialismo. Riducendo il diritto sovietico al diritto borghese, e affermando che non c’è posto per un ulteriore sviluppo nel socialismo, i sabotatori miravano a liquidare la scienza del diritto sovietico.
Questo è il significato fondamentale della loro attività come provocatori e sabotatori. Andando avanti su questa strada, essi superarono sé stessi scoprendo ogni sorta di motivi, concetti e “teorie” che potessero facilitare il conseguimento del loro scopo criminale. A questo è dovuta l’intensa propaganda circa l’estinzione del diritto menzionata più sopra. A questo sono dovute distorsioni come la riduzione del diritto una volta ad economia e un’altra a politica. In entrambi i casi si distrugge il carattere specifico del diritto in quanto aggregato delle regole di comportamento, consuetudini e regole del vivere comunitario istituite dallo Stato e protette coercitivamente dall’autorità dello Stato. Riducendo il diritto all’economia (come fece Stučka quando affermò che il diritto coincide con i rapporti di produzione) questi signori sono caduti nella palude del materialismo economico. In quel caso, il diritto ha smesso di essere una forza attiva – uno dei fattori più importanti della lotta e della costruzione di uno Stato. Riducendolo alla politica, questi signori hanno spersonalizzato il diritto in quanto totalità delle leggi, minando la stabilità e l’autorità delle stesse e suggerendo la falsa idea che l’applicazione della legge è definita nello Stato socialista da considerazioni politiche, e non dalla forza e dall’autorità della legge sovietica. Una tale idea significa sostanzialmente screditare la legalità e il diritto sovietici, poiché in base a questa ipotesi essi risultano sviluppare una “politica” e non difendere i diritti dei cittadini, e partono necessariamente dalle esigenze della politica (e non dalle esigenze della legge) nel decidere qualsiasi problema della pratica giudiziaria. Blaterare del diritto sovietico come una mera forma di politica è pretendere che negli statuti sovietici, nella giustizia sovietica e nell’attività dei tribunali sovietici, la forza di una legge e la forza del diritto debbano dipendere dalle esigenze politiche dello Stato.
Noi ripetiamo che il diritto è, naturalmente, una categoria politica. Alla base del diritto sovietico ci sono gli interessi politici ed economici degli operai e dei contadini. Questi il diritto sovietico fu chiamato a salvaguardare. Difenderli è il compito fondamentale del diritto sovietico. Nondimeno, il diritto non può essere ridotto semplicemente alla politica più di quanto la causa non possa essere identificata con l’effetto. Se il diritto è semplicemente una forma della politica, allora come spiegare l’articolo 112 della costituzione promossa da Stalin, che dice che da noi i giudici sono indipendenti e subordinati soltanto alla legge? Tale articolo risolve il problema dell’indipendenza dei giudici nel loro lavoro di tribunale in modo perfetto, chiaro e distinto: quel lavoro è subordinato alla legge e a nient’altro. La non correttezza del ridurre meccanicamente il diritto alla politica risulta con ciò sottolineata ancora una volta.

Definire il diritto come una forma della politica è, rigorosamente parlando, definire nulla. Se si riconosce che il diritto è una forma della politica, il compito è quello di definire le caratteristiche specifiche del diritto in quanto forma della politica.
La politica consiste negli obiettivi e nei compiti perseguiti dalle classi sociali nella loro lotta per i propri interessi: sono i metodi e i mezzi mediante i quali quegli interessi sono protetti. Definire il diritto come una forma della politica richiede la definizione degli attributi specifici di tale forma qua forma giuridica, dei particoli che la differenziano – qua forma giuridica – dalle altre forme della politica, e così via. Se queste domande restano senza risposta, non avremo definito il diritto per quante volte combiniamo le parole “diritto”, “politica”, “economia” e simili. Comunque, non troviamo risposta presso gli “scienziati” occupati in tale combinazione e congiunzione delle varie parole. Da tale vuota e vacua congiunzione di diverse parole emerge un solo risultato: una perniciosa confusione, che i nostri nemici hanno usato non troppo male agli scopi della lotta contro lo Stato socialista. Ridurre il diritto alla politica della classe dominante significa pervertire l’idea del diritto, poiché il diritto – nonostante sia una categoria politica – non è tuttavia in alcun modo riducibile meramente alla politica. Il vasto campo degli interessi individuali e proprietari dei contadini, difesi dal diritto, non possono essere contenuti nel concetto di politica che ha il suo proprio contenuto specifico. Ridurre il diritto a politica significherebbe ignorare compiti che incombono al diritto, come quello della difesa legale dei diritti e interessi personali, proprietari, privati e simili. In particolare, fu perché il diritto era concepito come una forma della politica che risultò possibile liquidare il diritto civile e sostituirlo – ovvero “fargli prendere aria” – col diritto “economico” che riguarda la politica economica e non gl’interessi e i diritti vitali dei cittadini.
Non meno scorretto è definire il diritto – come fece Stučka – come un sistema di rapporti sociali. Come tutti sanno, il punto di vista di Stučka prevalse al I congresso dei cosiddetti scienziati politici marxisti e per molti anni in seguito. Riducendo il diritto all’economia, Stučka e i suoi seguaci posero fine al diritto in quanto specifica e particolare categoria sociale – annegarono il diritto nell’economia e privarono il diritto del suo ruolo attivo e creativo. Dal punto di vista di una simile concezione del diritto, lo studio indipendente del diritto in quanto scienza specifica perde qualsiasi significato. Non a caso fu Stučka a predicare la liquidazione del diritto civile – il cui posto fu preso (per sua iniziativa) dalla “legge economica” e non a caso fu Stučka a sognare la completa abolizione delle leggi. «Noi abbiamo – egli disse – degli Speranskij rossi che stanno creando leggi. Ma quando avremo dei Voltaire rossi che ne faranno un falò?».
Dal punto di vista di una concezione del diritto quale quella di Stučka e Pašukanis, il diritto sovietico era condannato sin dall’origine a scomparire e ad estinguersi. Da questo punto di vista, il destino el diritto sovietico era quello di non potersi sviluppare ulteriormente; e i singoli istituti del diritto sovietico, destinati a proteggere, confermare e sviluppare nuovi rapporti sociali socialisti, erano resi incapaci di sviluppo. Essi si sforzarono di nascondere tali conclusioni come questione di forma, mediante argomenti logici dai quali deducevano tutto un sistema in cui la possibilità di costruire un sistema di diritto socialista sovietico era categoricamente negata. Pašukanis parlò persino a lungo della impossibilità di costruire un sistema di diritto socialista sovietico. A questo proposito vi ricorderò soltanto un passo del suo lavoro – che ha carattere di sabotaggio come tutti i suoi lavori, se mi è consentito di riassumerli tutti e una volta per sempre in questa riserva.
Il punto è – ha scritto questo traditore – che il periodo di transizione, quando la dittatura del proletariato sta realizzando la transizione rivoluzionaria dal capitalismo al comunismo, non può essere considerato come una completa integrazione socio-economica, ed è perciò impossibile creare per esso un sistema di diritto specifico e completo o trovare qualsiasi specifica forma di diritto, a partire da una disposizione simmetrica come diritto feudale, diritto borghese e diritto proletario.
Parlando dell’impossibilità di costruire una teoria di diritto, questa gente fu portata ad affermare che era impossibile costruire persino un sistema di diritto socialista sovietico. È chiaro che – a partire da questi loro basilari disegni di sabotaggio – essi non potevano fornire né una teoria né un sistema di diritto sovietico. Traditori e rinnegati quali erano, essi non furono soltanto incapaci di fornire una elaborazione di quei compiti essenziali che la scienza del diritto sovietico si trovava a dover affrontare, ma nemmeno intendevano farlo. Questa banda di ladri, traditori e rinnegati s’introdusse in alcuni nostri istituti e ridicolizzò la nostra scienza. Questi mascalzoni la sabotarono in ogni modo e fecero tutto quanto poterono per compromettere una causa alla quale in ogni occasione essi perfidamente ed ipocritamente giuravano fedeltà. Né può sorprendere che uno dei metodi praticati nel pazzesco sabotaggio del lavoro scientifico consistesse nel dividere e soffocare le forze scientifiche, e nel tenere in subordine e vessare molti lavoratori scientifici – compresi non pochi elementi di talento che erano devoti alla causa della scienza e del socialismo e capaci di promuovere la scienza giuridica per il benessere del nostro popolo. Questa era prima la pratica. Ora non c’è niente del genere: ora il nostro campo è ripulito dei traditori e dei sabotatori.

Edited by Sandor_Krasna - 5/12/2014, 17:40
 
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Andrej Zdanov
view post Posted on 25/10/2012, 20:01




Una domanda per il compagno Belfagor: i punti di sospensione tra parentesi quadre, alla fine della prima parte, sono stati da te posti per indicare che dovevi ancora trascrivere una parte del testo, oppure sono presenti nel testo originale e stanno ad indicare l'omissione di una parte dello scritto?
 
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Belfagor
view post Posted on 25/10/2012, 21:50




CITAZIONE (Andrej Zdanov @ 25/10/2012, 21:01) 
Una domanda per il compagno Belfagor: i punti di sospensione tra parentesi quadre, alla fine della prima parte, sono stati da te posti per indicare che dovevi ancora trascrivere una parte del testo, oppure sono presenti nel testo originale e stanno ad indicare l'omissione di una parte dello scritto?

Sono tutti presenti nel testo originale, che per altro devo ancora finire di trascrivere.
 
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view post Posted on 25/10/2012, 23:00
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Potresti indicare l'anno dello scritto e quello di pubblicazione?
Grazie
 
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Andrej Zdanov
view post Posted on 26/10/2012, 12:20




In base alle informazioni trovate con una breve ricerca in rete, lo scritto dovrebbe risalire al 1938, quando Krylenko fu liquidato ed anche Pašukanis era già scomparso.
 
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Belfagor
view post Posted on 26/10/2012, 18:00




CITAZIONE (carre @ 26/10/2012, 00:00) 
Potresti indicare l'anno dello scritto e quello di pubblicazione?
Grazie

Il brano è stato tratto da The Fundamental Tasks of the Science of Soviet Socialist Law, traduzione inglese del discorso al I congresso sui problemi delle scienze dello Stato e del diritto sovietico (Mosca, 1938), presente in Soviet Legal Philosophy di Harvard. L'antologia che contiene il brano è Antologia del pensiero socialista, Editori Laterza, 1983.
 
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view post Posted on 26/10/2012, 22:54
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Grazie.
 
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view post Posted on 5/12/2014, 14:34

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E' giusto precisare che l'autore del topic ha cancellato tutto il contenuto oggetto del topic stesso ed è stato reinserito dal compagno Sandor_Krasna che ringraziamo!
 
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