Comunismo - Scintilla Rossa

Il complotto contro la Rivoluzione russa (1944), Dimitrov, Ercoli, Ponomarev, Krupskaja, Fischer

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SkateRed
view post Posted on 2/4/2011, 15:47 by: SkateRed

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DOPO IL GRANDE PROCESSO DELLE
BANDE DI ASSASSINI TROTSKISTE – ZINOVIEVISTE
“FISCHER”




Otto Baur vola in soccorso dei nemici dell’ Unione sovietica.

In Spagna, un popolo lotta per la propria libertà, per la propria vita. Alla Sierra Guadarrama, a lrum e a San Sebastiano, gli operai e i contadini difendono non soltanto la Repubblica Spagnola, ma anche le democrazie europee, contro la barbarie fascista. Le bombe che il nemico scaglia su questi difensori, sono stati fabbricati in Germania; gli aeroplani degli assassini dei popoli, si sono alzati in volo dal suolo tedesco di Hitler. Il piano dei generali sanguinari, è stato perpetrato sotto il patrocinio della Germania hitleriana. L'assassinio di migliaia e migliaia di lavoratori spagnoli, mostra ben chiara la marca di fabbrica: Made in Germany.
Ma non è soltanto in Spagna che si stende la mano funebre, tatuata con la svastica. In Cecoslovacchia, lo scienziato antifascista Lessing, e l’ingegner Fromis. che facevano della propaganda contro Hitler, sono stati uccisi. Nella Svizzera, nell'Olanda, altri uomini sono stati trascinati oltre le frontiere tedesche perché erano colpevoli di tramare contro Hitler. In Austria, il cancelliere Dolfuss è stato soppresso a colpi di rivoltella perché aveva avuto il torto di fondare il suo fascismo senza riconoscere come capo supremo il fascismo tedesco.
In Germania, i più coraggiosi figli delle classi operaie vengono torturati ed eliminati, perché essi lottano per la libertà del popolo germanico. Dei cattolici e nazional-socialisti malcontenti vengono massacrati perché danno ombra ai nazional-socialisti hitleriani. Fino al giorno in cui, perfino nel territorio dell'Unione sovietica un colpo di fuoco echeggia, e uno dei migliori tra i figli di questa terra, uno dei capi, fra i più amati del popolo sovietico, S. M. Kirov, cade ferito a morte.
Chi ha assassinato Kirov?
Il fascismo tedesco si prepara febbrilmente alla guerra. Il suo fronte, fin dal primo momento penetra in tutti i paesi. Visibilissimo, poiché illuminato dalla luce della guerra civile, in Spagna, resta dissimulato nel resto del mondo; appare qua e là come una minaccia sempre più pericolosa, quando il bagliore sanguinoso dei suoi delitti lo rischiara. Su questo fronte di guerra, si raccolgono tutti i reazionari nemici del popolo e assetati di guerra; tutti coloro che la storia ha condannati a sparire, tutti gli elementi più rapaci dell'imperialismo; una sequela di parassiti, una manica d'avventurieri cioè di gente sconfessata e declassata; un'orda di degenerati. Con il loro odio rabbioso, con la loro lotta furiosa contro la liberta, la democrazia e il socialismo, contro colui che realizza in forma concreta e logica questi sogni dell'umanità, contro il proletariato, pur di distruggere questi princìpi inevitabili per il benessere della vita umana, i nostri nemici non rifiutano nessun mezzo che a loro sembri idoneo per confondere le nostre schiere e per compromettere la nostra coesione. E così l’assassinio si alterna alla corruzione; ogni tentativo è valido pur di rompere i quadri sempre più saldi della classe operaia.
Karl Liebknecht e Rosa Luxebourg sono stati assassinati, ma Ebert e Noske si sono lasciati corrompere. Matteotti è stato assassinato, ma il redattore capo del giornale socialista l' “l’Avanti” Benito Mussolini. si è lasciato racimolare e trasformare in elemento idoneo per la contro-rivoluzione. Jaures e stato assassinato; hanno tentato di uccidere anche Leon Blum e il signor Doriot è stato assunto al servizio della contro-rivoluzione. Colpi di rivoltella contro i capi autentici e incorruttibili della classe operaia, e seduzioni corrompitrici per gli ambiziosi che consideravano il proletariato come un trampolino di carriera... Ecco i metodi del nemico della classe che trema al solo pensiero di averlo dominatore.
Contro Kirov, colpi di pistola; contro Stalin, dei prezzolati assassini; per Trotskij, Zinoviev e Kaménev l’appoggio della Gestapo ecco i metodi del fascismo hitleriano, nemico mortale degli operai, nemico invasato da un furore di distruzione.
Contro questo nemico mortale della classe dei lavoratori, della libertà e della pace, il Fronte unico del proletariato, il Fronte internazionale della pace si organizzano poco a poco. L`Unione Sovietica è il perno inamovibile, è il centro d’organizzazione di questo fronte della pace. Contro di lei si dirige l’odio selvaggio del fascismo hitleriano. È il più solido bastione della libertà, e quindi contro questo si rivolge la rabbia sfrenata di tutti gli istigatori della guerra. Occorre far saltare il Fronte internazionale della pace, e il Fronte unico del proletariato. Questo è lo scopo immediato della politica di Hitler. Chiusi nel loro meschino egoismo di partito, e solo scorgendo nell’avvenire il fine di alcuni speciosi interessi personali che li tormentano, alcuni cupi reazionari della Social-democrazia, sostengono questi sforzi e non vogliono comprendere che l’esistenza stessa della social-democrazia, è legata per la vita e per la morte a quella del Fronte unico e dell'Unione Sovietica. In seno alla II Internazionale, si è formata un’ala sinistra che, sotto la pressione delle masse, ha approvato il Fronte unico, trattando la difesa dell'Unione Sovietica, in modo che l’importanza del movimento operaio europeo, possa risaltare sempre più potenziata, e così esprimersi sempre più efficacemente. E qui che Otto Bauer dichiara di appartenere a quest'ala sinistra.
Ma che farà Otto Bauer per difendere l’Unione sovietica e per sostenere il Fronte unico?
Quando giunge la notizia dell'attentato contro Blum, Dimitrov, il segretario generale dell’Internazionale comunista, si rivolge immediatamente ai socialisti, per esprimere la più profonda solidarietà di tutti i comunisti chiamati a testimoniare per il compagno caduto, Blum, e contro gli autori dell'attentato. Quando l’assassinio di Kirov venne conosciuto, i capi di sinistra della Seconda Internazionale, compreso lo stesso Otto Bauer, conservarono un silenzio glaciale. Ma quando gli assassini furono sterminati, perfino i capi di sinistra della Seconda Internazionale, perfino Otto Bauer, protestarono; non una parola sull'assassinio di Kirov; ma molte, troppe parole in favore di quelli che commisero il delitto; e questa fu la loro solidarietà.
Ora è trascorso un anno. Il Fronte unico si è consolidato. Ancora una volta, Otto Bauer, ha voluto assicurare com'egli sia soltanto un amico devoto dell'Unione Sovietica. Ha riconosciuto la giustezza, la necessità della politica comunista dell'U.R.S.S., compiangendo le sorti dei kulak e di altri contro-rivoluzionari.
Malgrado tutto questo, i capi reazionari della Seconda Internazionale, hanno lanciata una nuova violenta offensiva contro il Fronte unico. E nel momento in cui il fascismo scatena un fuoco tambureggiante di calunnie, di attacchi proditori contro l'U.R.S.S., le social-democrazie inglesi, olandesi, cecoslovacche, e di altri paesi, non trovano niente di meglio che di calunniare e di attaccare l'Unione Sovietica. Ma poiché son venuti i giorni in cui si tratta di dar prova di amicizia per l'Unione Sovietica, i giorni in cui più non serve la discussione teorica della difesa dell'Unione Sovietica nei suoi princìpi, e nella sua importanza ai fini della politica europea, ma si impone necessario un appoggio di pratica difesa, contro le calunnie, contro gli attacchi, poiché siam giunti a tanto, e o non è il non di esigere da parte degli uomini che si dichiarano amici dell'Unione sovietica, di passare dalle promesse ai fatti, dai... sentimenti all'azione?
Si ha il diritto di esigerlo.
Ma Otto Bauer, ha preferito ripararsi dietro il fronte degli avversari. Durante il processo degli assassini di Kirov, durante il processo degli uomini che preparavano l’assassinio di Stalin, e che collaborarono con la Gestapo, egli assunse la stessa posizione dei capi reazionari della Seconda Internazionale. E scrisse in proposito un articolo vergognoso, rivoltante. Il redattore capo del “Sozial-Demokrat” di Praga, Emilio Franzel, il propagandista degli Asburgo, un piazzista del fascismo, un uomo infine del quale lo stesso Otto Bauer non si fida, più di quanto non si fidi di noi, riproduce con gioia questo articolo, e per di più stampandolo sotto una relazione informativa e bugiarda, supposta di fonte inglese, secondo la quale si sarebbe verificato un conato contro-rivoluzionario, durante gli ultimi momenti dei condannati a morte.
Lo scaltro fiuto di quel giornalista, ha suggerita la giusta collocazione dell'articolo. Il fatto poi che l'articolo riprodotto nel “Sozial-Demokrat”, non corrisponde che in parte all'articolo di Otto Bauer pubblicato nel “Popolare”, e nel Bollettino della Seconda Internazionale, il fatto che questo articolo sia stato stampato dal “Sozial-Demokrat” in una forma più tagliente ed esasperata di quella del “Popolare “, non attenua per nulla la cosa; anzi l’aggrava.
Otto Bauer dichiara, che mai lo Zinoviev gli riuscì simpatico, e non nutrì mai nessuna simpatia per la politica attuale di Trotskij . E così prosegue:
“Ma, qualunque sia il nostro sentimento circa gli uomini che Stalin voleva distruggere con questo processo e che, per quanto ha potuto, ha moralmente spezzati, e fisicamente rovinati, come è possibile che noi crediamo in realtà questi uomini capaci di aver commesso i delitti dei quali vengono accusati? ›.
E di retorica in retorica. questo tema è svolto e ripetuto fino alle seguenti parole:
“Dove sono le prove di questa condanna inaudita?
Le uniche prove concrete risiedono soltanto ed esclusivamente nelle confessioni degli accusati, i quali non hanno confessato suffragando le loro parole con testimonianze e documenti. No; hanno confessato solo quel che non poteva essere comprovato da nessun documento e da nessuna testimonianza.
Non hanno fatto valere nessuna ragione attenuante; hanno dichiarato quale primo movente del loro modo di agire la sete del potere; si sono accusati, di complotto, di astuta duplicità, di assassinio, di collaborazione con la Gestapo, e infine di tradimento verso la classe operaia e il socialismo. Non v'è accusatore pubblico che vorrebbe simili accusati, cosi pronti a confessare, ad accusarsi, facilitando la condanna... Troppo bello, per esser vero; e allora dobbiamo considerare queste confessioni come autentiche, oppure valutarle alla stregua di confessioni che gli accusati fecero nella vana disperata speranza di poter, così facendo, salvar la vita? “.
Noi abbiamo letto, prima dell'articolo di Bauer, simili argomenti nei giornali fascisti. In questi ultimi poi, l’odio si fonde con l’ignoranza, e la mala fede con la stupidità. In questi articoli leggiamo, tra l'altro, l'affermazione che Stalin, era d'accordo circa questo processo con Trotskij; che si sono condannati a morte gli accusati soltanto per poterli poi, inviare all'estero sotto nomi falsi; e ancora, che i sedici accusati sono stati sottoposti di forza alla “confessione” , e che il processo è stato soltanto una “commedia”; infine secondo questi articoli, i condannati vennero soppressi, soltanto perché davano fastidio, in quanto ne sapevano di troppo. Che il fascismo sia capace di fabbricare una simile mistura di cose malsane, un simile abracadabra per spaventare i filistei e terrorizzare gli ignoranti, questo ci sembra perfettamente comprensibile e coerente; così come ci sembra perfettamente concepibile, che le persone che hanno visto bruciare il Reichstag, durante l'incendio del 30 Giugno, siano arrivate a tal segno, da scambiare con la verità le più insensate fandonie. Ma Otto Bauer, si muove ormai in ben altro ambiente. E' un socialista fin troppo raffinato il nostro Otto Bauer! Egli conosce molto meglio della maggior parte dei suoi amici, la storia della rivoluzione russa, la storia del bolscevismo. Ha senza dubbio letto e fatto tesoro di ben altre cose, oltre a queste informazioni monche sul processo; è giunto a un pelo dal farsi un'idea esatta della colpa degli accusati; di convincersene. Ma gli conveniva invece di dubitare di questa colpa. Di dubitare soltanto. Ed ecco perché egli si guarda bene, nel suo articolo, di chiarire con una affermazione netta l'innocenza degli accusati. Preferisce domandare soltanto dove siano le prove.
Chiunque ha studiato coscientemente i dibattiti del processo (e noi supponiamo che Otto Bauer lo abbia fatto) deve costatare alla fine di questo studio straziante e spaventoso insieme, che nessuna prova avrebbe potuto dimostrar l’autenticità delle confessioni, meglio di quanto la dimostrino, in maniera lampante, le confessioni stesse dei sedici accusati. E non è vero che siano state imposte, come Otto Bauer pretende; né che le confessioni fossero “lezioni imparate a memoria”, come pretendono i giornali fascisti. Ma si sono sviluppate, ed hanno preso forma precisa, durante il corso di un lungo processo, durante lo svolgersi di questioni complesse; si sono chiarite dopo una serie contrastante di interrogazioni, di risposte e di confronti.
Nella piena luce di pubbliche sedute, al cospetto dei corrispondenti di giornali stranieri, sedici accusati, per eccesso di controllo reciproco. si sotto contraddetti l'un coll'altro, ricordandosi reciprocamente improvvisi dettagli, che se nell’intenzione volevano essere prove di innocenza, di fatto hanno finito di persuadere gli stessi sedici imputati della loro reciproca condizione di colpa. Infine, sotto il peso delle prove contrarie, tratte dai numerosi documenti dell'istruttoria, vista l’impossibilita di proseguire un gioco cominciato da anni, i sedici imputati, raggiunto il limite estremo della loro resistenza. hanno preferito confessare. Del resto, queste confessioni, queste sedici confessioni non si dichiararono all’unisono, come vorrebbe darci a intendere Otto Bauer. Alcuni accusati, assunsero un atteggiamento ben diverso da quello degli altri. Contrariamente a Zinoviev e a Kaménev, abilissimi nello sfruttare “per ripetizione” le confessioni che potevano servire a trarli fuori da una situazione precaria, Smirnov non confessò uno iota in più di quel che la strettoia del dibattito lo costrinse a riconoscere a suo carico, e fino all’ultimo momento tentò di coprire Trotskij suo maestro, senza rivelar nulla dei suoi segreti e dei segreti dell’organizzazione. Solamente quando la moglie, richiesta a testimonianza, fece delle dichiarazioni tali da non consentire smentite, Smirnov, per non incorrere in palese contraddizione, concesse qualcosa; si rese in qualche modo confesso. Mratchkovski e gli assassini inviati espressamente da Trotskij nell’Unione Sovietica si sono comportati differentemente. Mratchkovski ex operaio che durante la guerra civile diede spesso notevoli prove di audacia e intrepidezza, comprese subito in quale abisso criminale lo aveva trascinato il suo trotskismo . E gridò agli accusati: “Confessate ciò che avete fatto”. E gridò ai giudici: “Ho meritato la morte”. Le sue ultime parole all’udienza furono:
«Desidero che tutti si ricordino, che non solamente un generale, non solamente un principe o un nobile, possono essere contro-rivoluzionari, ma anche degli operai, della gente dell’ambiente dei lavoratori; anche delle persone come me, possono essere contro-rivoluzionari. Io me ne vado; muoio come un traditore del mio partito, come un fellone che bisogna fucilare. Ma non domando che una cosa. Ed è che si creda a tutto quello che io, durante questo processo, ho vomitato fuori di me; e sono tutte le mie abiezioni “ (1).
Altri condannati come Lourie e David, si comportarono con un incredibile cinismo, tentando di salvarsi a spese dei compagni. Infine implorarono la grazia, chiedendo una condanna che non implicasse la pena di morte.
Ma Otto Bauer si ostina a domandarci delle prove. Quali prove più forti dl queste sedici confessioni? Otto Bauer e i suoi amici francesi dichiararono che: “ ...non si sono interrogati dei testimoni”. Fatta un'eccezione per la moglie di Smirnov, la natura stessa di una simile congiura è tale da porre l`eventuale testimonio in condizioni di essere al tempo stesso accusato; non potendosi dare in simili casi testimoni che non siano stati partecipi dell'azione medesima che li ha condotti al banco di accusa. Tutti gli accusati del resto, possedevano un'esperienza cospiratoria di lunga data. La scelta dei cospiratori, nel caso del presente complotto, venne eseguita con molta cura tra coloro che erano più strettamente al corrente del lavoro svolto, ed e stato minuziosamente nascosto e preparato il loro complotto.
Quindi, qualunque persona venisse a conoscenza d'un particolare, doveva o denunciarlo immediatamente, o implicitamente, per passività, col suo silenzio, farsi complice della banda assassina. Chiunque ne tacesse l’esistenza, ne favoriva la criminalità. Senza dubbio, oltre i sedici accusati, si sarebbero potuti ascoltare, ma solo in qualità di testimoni, degli altri complici, che in verità apparivano egualmente implicati. Ma si sarebbe forse con questo cambiata la faccia al processo? Riteniamo che anche un simile intervento non avrebbe nulla mutato. Otto Bauer si ostina a chiederci dei “documenti! “. Crede forse realmente che gente cosi esperta nel cospirare, possa commettere il fallo di lasciar dietro di sé, scritti e lettere compromettenti? No; quegli accusati non erano affatto dei guastamestieri. Lo stesso Otto Bauer, con la sua esperienza politica di partito, non può assolutamente dimostrarsi così ingenuo, supponendo una simile ingenuità nei suoi ben sperimentati colleghi.
E così a nostra volta domanderemo a Otto Bauer se realmente dubita della colpevolezza degli accusati. Se pensa davvero che sia stato possibile condurre i sedici accusati a confessare il falso, lasciando in compenso intravedere la possibilità della grazia. È mai possibile che si possa concepire, che sedici uomini, e gente dello stampo di uno Smirnov, o di un Mratchkovski, o di un Bakarev, si siano accusati, in uno con i loro amici, e in modo così spietato soltanto per salvare la propria vita, e che, in un processo pubblico non uno solo dei sedici accusati abbia proclamata al mondo la verità? È mai possibile che si possa concepire che qualcuno tra gli imputati sia giunto a recitare una così tragica commedia, fino al punto di gridare: “Noi siamo dei traditori e meritiamo la fucilazione”, quando, per converso, altri uomini come Lourie e David, hanno espressamente invocato la grazia dalla morte? Se questa grazia fosse già stata promessa, secondo quanto si pretende, pur di ottener la confessione, l’avrebbero essi ugualmente richiesta? Oppure Otto Bauer oserebbe manifestamente dichiarare il sospetto, altrove prudentemente insinuato, che i criminali non sono affatto quelli che si sono confessati assassini di Kirov, ma bensì quelli che hanno levato la più decisa protesta contro gli assassini? A meno che Otto Bauer non giunga a dubitare addirittura dell'assassinio di Kirov! Se lascia intendere come inconcepibile il tutto che Zinoviev e Kamenev abbiano realmente commesso quanto hanno confessato, allora ciò vuol dire che con la tesi di Otto Bauer si
può giungere a presumere che gli stessi capi dell'Unione Sovietica, abbiano a loro volta commesso l’inconcepibile crimine di forzare degli innocenti, costringendoli con false promesse, in false confessioni, per fucilarli in seguito in base a queste confessioni stesse.
Perché è proprio questo e soltanto questo che insinua l'abile supposizione nascosta sotto i periodi del Bauer, e che qui riportiamo:
“Dobbiamo credere che queste stupefacenti confessioni possano esser vere? O non dobbiamo ammettere piuttosto che gli accusati hanno confessato quello che si voleva che confessassero, nella vana speranza di salvar la loro vita?”.
Ma Otto Bauer oltrepassa anche questa misura. Dopo averci assicurati di esser il miglior amico dell'Unione Sovietica, e che nessuno più di lui è in grado di apprezzare, di altamente apprezzare, l'importanza storica delle realizzazioni che man mano si vanno compiendo sotto la direzione di Stalin, prosegue:
“...perché noi siamo oltremodo spaventati delle conseguenze immancabili di questo processo, e della profanazione storica della grande rivoluzione Russa che con questo processo si compie; della rovina di tante speranze, di tanta fiducia che questo processo produrrà, scavando un abisso morale tra noi e offrendo a tutti i fascisti, e a tutti i reazionari, a tutti i filistei e a tutti gli avversari dei Fronte unico, gli argomenti più validi per condannarci. (Desunto dal giornale “Sozial-Demokrat “, del 30 Agosto).
Quindi, in base a queste parole, Otto Bauer si opporrebbe agli argomenti dei fascisti, dei reazionari, dei filistei e degli avversari del Fronte unico. Nemico dei nostri nemici? Al contrario,
Perché nel suo articolo, egli raccoglie e riassume invece tutti gli argomenti utili per i fascisti, i reazionari, i filistei, e gli avversari del Fronte unico. Infatti, quando perfino dei giornali democratici e borghesi, come la “Nuova Era” o la “Nieuwe Rotterdamsche Courant”, espongono degli obbiettivi rendiconti e lasciano chiaramente intravedere tutta la loro comprensione per la lotta difensiva dell'Unione Sovietica contro gli assassini alleati della Gestapo, Otto Bauer definisce il processo in corso, come una “profanazione della storia della grande Rivoluzione russa “. E quindi, non sono più i Trotskij, gli Zinoviev, i Kaménev, gli assassini di Kirov, gli assassini mancati di Stalin, i collaboratori della Gestapo, i disonorati da quelle loro azioni, ma è il processo che costituisce una profanazione.
Non è il delitto, che desta raccapriccio, ma la scoperta e addirittura l'accusa di questo; non l’assassinio di Kirov, né il piano di eliminazione di Stalin, ma la condanna, l'espiazione di questi assassini e dei loro falliti tentativi, che scavano un “abisso morale “; e tra chi? Forse tra la classe operaia e i delinquenti trotskisti? No, tra la socialdemocrazia e coloro che dovevano essere assassinati e che hanno depurato l'Unione Sovietica dagli assassini. Ma pur di fornire a tutti i fascisti, reazionari, filistei, e avversari del Fronte unico il pretesto di poter dire trionfalmente: “Ecco, ecco un amico dell'Unione Sovietica che conferma la nostra opinione sul comunismo “, Otto Bauer, pur di arrivare a tanto, sosterrà che ai fini del “risultato”, ben poco importava, in fondo, che gli accusati fossero o no colpevoli.
“Ammettiamo pure che le confessioni fossero reali... Se si ammette questo, il circolo dei vecchi capi stretti intorno a Lenin e da lui prescelti, il circolo dei capi della rivoluzione di Ottobre, e della guerra civile vittoriosa, ci appare dunque come una banda di criminali. Ma supponiamo il contrario; supponiamo pure che le confessioni confessate per salvarsi dalla morte, siano false e mentitrici accuse dagli accusati contro se medesimi! In quale luce ci apparirà allora la giustizia dell'Unione Sovietica? Come dovremo giudicare dei vecchi rivoluzionari, che unicamente per salvare la loro vita, confessano il falso in un affare del più alto interesse storico? “.
Così scrivendo, Otto Bauer prepara a tutti i fascisti, rivoluzionari, filistei, ed avversari del Fronte unico, la possibilità di rispondere:
“Sia come si sia, i comunisti sono dei criminali; noi lo abbiamo sempre detto e lo stesso Otto Bauer oggi lo riconosce”.
Con la sua “neutralità” (sotto forma di astensione dalla guerra civile di Spagna, e dell’assimilazione del governo popolare democratico con gli incendiari fascisti), Otto Bauer, “l’amico dell'Unione Sovietica” è riuscito a occultarsi completamente in una penombra che non consente più di distinguere se egli consideri come criminali gli accusati o gli accusatori e dove la presunzione del filisteo si trasforma in questa certezza: “Tutti sono dei criminali“. I fascisti di ogni tinta, si sforzeranno in modo che questa impressione si divulghi, prenda forza, in un continuo scredito dell'Unione sovietica, preparando così l’atmosfera psicologica adatta per una “crociata contro il bolscevismo “, che predicano come sacra. E che proprio in questo sforzo abbiano trovato l’appoggio di un uomo che tradisce la difesa dell'Unione Sovietica, assumendo l'aria di chi ne postula l’altissima importanza per l'avvenire della classe lavoratrice internazionale, questa cosa, quanto mai deplorevole, scava di fatto un abisso, ma lo scava tra Bauer e tutti quelli che difendono onestamente l'Unione Sovietica e lottano per la realizzazione del Fronte unico.
Se Otto Bauer fosse realmente un amico, un vero difensore di quest'Unione, invece di perdersi in dichiarazioni che non conducono a nulla, si sarebbe decisamente opposto agli argomenti dei filistei, dei fascisti, e dei nemici dell'U.R.S.S. Bauer conosce la storia delle rivoluzioni, e sa bene che in ogni rivoluzione, alcuni degli uomini, che dapprima vi parteciparono come capi, possono divenire in seguito, traverso determinate fasi, dei rinnegati e dei traditori. La grande rivoluzione francese, la rivoluzione borghese ha rapidamente fatto giustizia di questi uomini. Chi può dire che Robespierre abbia “profanata” la rivoluzione, ghigliottinando coloro che disonorarono il loro nome e il proprio passato? Nessuno; poiché il nome di Robespierre resta immacolato nella storia delle rivoluzioni. La rivoluzione proletaria fu più generosa, in quanto più paziente di quella borghese. E dopo dieci anni Trotskij lotta contro la rivoluzione proletaria. Quest’uomo ha organizzato delle dimostrazioni per le strade, degli attentati contro gli uomini che cominciavano a costruire l’edifico del socialismo, e la cui politica è stata riconosciuta giusta dallo stesso Bauer. Quest'uomo si è impegnato con tutti i suoi mezzi per contrastarli, in nome d'una politica, la messa in pratica della quale voleva dire la perdita dell'Unione Sovietica. Un uomo simile, Robespierre, l’avrebbe mandato al patibolo; il Partito, sotto la direzione di Stalin si è limitato a bandirlo, tentandone una liquidazione politica, senza ricorrere a mezzi estremi. Infine, Trotskij ha passato le frontiere, per meglio utilizzare nella sua lotta contro il Partito e contro l'Unione Sovietica, “i suoi “ mezzi estremi. Zinoniev e Kamènev intanto hanno continuata l’opposizione, fondendo quelle di sinistra con quelle di destra, mentendo al partito cento volte ingannato da questi uomini. E in questo lavorio non si sono accorti di modificare il loro punto di partenza, che per quanto erroneo era pur sempre politico, in un punto di arrivo, nel quale convergeva la sola finalità di una insensata ambizione personale, smaniosa di ritornare al potere a tutti i costi. Simili desperados, Robespierre li avrebbe da tempo condannati alla ghigliottina. Il Partito, sotto la direzione di Stalin, ha sempre concesso loro un margine, una possibilità progressiva di partecipazione a questo edificio del socialismo che cresce di piano in piano a dispetto di ogni scossa. Questi uomini hanno profittato del margine, per utilizzarlo ai fini d'un sabotaggio continuo al partito, di un sabotaggio senza soste, sorretto dalla speranza di veder distrutta la politica di Stalin.
Ma quando questa politica distrusse invece ogni loro presunzione e non rimase loro altra via che la politica di capi-bande di assassini, onde potenziare quest'ultima, s’allearono con la morte, il diavolo, il fascismo tedesco e la Gestapo.
Cosi assassinarono Kìrov, e per questa volta se la cavarono; poi vollero assicurarsi da ogni pericolo e tentarono di uccidere Stalin, Voroshilov e Kaganovich. Così strettamente avevano intessuto le trame del loro complotto che soltanto a grande fatica e poco a poco, e dopo un lungo paziente lavoro, si è potuto indovinare il complotto, e scioglierne i nodi in modo che fosse possibile raccoglierne le prove e gli indizi sotto il peso dei quali, finalmente, hanno confessato i loro delitti. La direzione del Partito può forse, ancora una volta perdonare a questa gente? Concedere ancora una volta l’occasione che si possa ricominciare da capo? La generosa pazienza della rivoluzione proletaria, è dunque inesauribile? La generosità del proletariato, da che è mondo, e nel mondo intero, è sempre ricaduta sul capo del proletario. Dei generali lasciati in libertà d’azione sulla loro parola d’onore, hanno risposto, e mantenuto in seguito tale parola, massacrando a mille e a mille gli operai. Si sono graziati dei contro-rivoluzionari, e questi a loro volta hanno ringraziato tingendo di sangue le porte, i muri e le case dei lavoratori; i rinnegati, egualmente risparmiati, hanno potuto trarre la loro crudele vendetta. E quindi, Kirov doveva morire e si doveva giungere ad amplificare sempre più la portata d’azione criminale dei nemici del Partito e dell'Unione sovietica, per abbattere i suoi capi operai, cosi come la Repubblica tedesca fece, con i suoi assassini di lavoratori, e con gli scellerati della Sainte Vehme che, beffardi, comprendevano bene come convenga uccidere senza essere uccisi, soprattutto quando si uccidono i generosi dirigenti del popolo lavoratore. Di fronte a questi mostruosi egoisti a questi incapaci d'ogni sacrificio personale, siamo stanchi di transizioni. Basta con la generosità! La vita d'un Kirov è infinitamente più preziosa della vita di questi Zinoviev, Kamènev e compagni.
Ogni uomo che sia di pensiero franco, e di sentimento onesto, non può dubitare solamente per un istante della colpa degli accusati. Ogni operaio deve comprendere come nella lotta contro la delinquenza fascista qualsiasi scrupolo, accrescerebbe la forza degli assassini. E i sedici accusati, erano, e sono, degli assassini fascisti che hanno riconosciuto in piena coscienza il loro legame con il fascismo tedesco e con la Gestapo.
Hanno confessato che l’ingegner nazional-socialista, Franz Weiz, uomo di fiducia di Himmler, capo della Gestapo, passava a loro ordini e direttive. Alcuni giornali fascisti, e social-democratici, hanno tentato di scoprire una “contraddizione” in questo fatto, adducendo che il legame con Weiz venne stabilito nel 1932; ora in quell'epoca la Gestapo non esisteva ancora. Eppure, anche questa dichiarazione è smentibile, poiché conduce, se si vuol indagare, a una conclusione ancor più stupefacente. Naturalmente, nessuno degli accusati ha detto cha vi era in Germania una Gestapo fin dal 1932. Dissero invece che fin da quell'epoca lavorava in Germania un tale Himmler, capo delle S.S. e in quell'epoca le relazioni con i trotskisti funzionavano per il tramite del signor Weiz. Questo e non altro dissero gli accusati, come si può immediatamente constatare dagli atti dettagliati del processo, dai suoi rendiconti. Ma siccome i nostri nemici avvertono come non sia facile opporsi alle confessioni concrete e conclusive dei sedici condannati, tentano ricorsi e scappatoie miserabili, con argomenti in apparenza fondati, ma che non appena crollano si rivelano per quello che sono: subdoli cavilli. Del resto non era difficile verificare la forza persuasiva, la fondamentale realtà delle confessioni, da un evidentissimo dettaglio del processo.
L’accusato Olberg. trasferitosi in U.R.S.S., con un falso passaporto dichiarò che suo fratello Paolo, agente della Gestapo di Praga, gli aveva procurato il passaporto, per mezzo di un tal Toukaleski, altro agente della Gestapo, e direttore della biblioteca slava del Ministero degli Affari Esteri a Praga, il quale interrogato nella sua città, confessò appunto di aver aiutato l'Olberg a procurarsi un falso passaporto. Citiamo dai rendiconti del processo, queste altre notevoli dichiarazioni dell’Olberg:
“Vichinski: I legami tra Trotskij e la polizia tedesca, formavano un preciso sistema?
Olberg: Si, formavano un sistema e con il consenso di Trotskij.
Vichinski: Come sapete che tutto ciò avveniva con la piena consapevolezza e il pieno consenso di Trotskij?
Olberg: Ero io stesso incaricato di mantenere in atto uno di questi legami. E la mia attività in proposito venne organizzata con il consenso di Trotskij.
Vichinski: Con chi eravate particolarmente legato, voi?
Olberg: Con la polizia fascista (2)”.
Ora Zinoviev conosceva e approvava questi legami, insieme ad altri, ebbe a dichiarare come fosse loro intenzione di “utilizzare” la Gestapo per i loro fini. Quali? L’organizzazione di attentati contro Stalin ei capi dell'Unione Sovietica.
Manifestamente gli è “utilizzare” la Gestapo, quando si torturano a morte i militanti della classe operaia, quando si consegnano vittime su vittime ai suoi carnefici, quando si organizza contro i socialisti e i comunisti un’attività terroristica senza esempio nella storia.
È quindi chiaro, che Trotskij “utilizza” Hitler, proprio mentre quest'ultimo prepara la sua guerra contro l'Unione Sovietica, quella guerra con la quale i trotskisti dovranno, secondo le direttive del loro capo, giocare il tutto per tutto per favorire la disfatta dell`U.R.S.S.
E questi uomini che hanno confessato le più orribili cose, le inimmaginabili per una mente che non sia fascista, dovranno ancora una volta venir graziati? Si dovrà consentire a questi collaboratori di un fascismo gocciolante sangue, di organizzare altri attentati contro la classe operaia? Ma Otto Bauer cerca ancora di cavarsela di fronte a tale misfatto, e con le seguenti parole:
“Il processo non deve far nascere l’impressione che si voglia creare una impossibilità di opposizione ai detentori del potere, con la mortale accusa di aver complottato con la Gestapo, le cui armi sono il terrore. Perché non ci può essere democrazia, là dove ogni critica, ogni opposizione si rende impossibile contro i governanti in carica.”
Così l’assassinio di Kirov, a sentir Bauer, altro non era che puro atto di “critica” e l’organizzazione degli attentati contro i capi sovietici, mera “opposizione”. Dopo una simile definizione di “democrazia”, ne consegue come sia antidemocratico che il popolo spagnolo si difenda, armi in pugno contro i ribelli. poiché questi evidentemente, non fanno che esercitare la loro funzione “critica“, e realizzano soltanto il diritto “dell'opposizione “. Il nemico assassina i nostri capi, ricorre a tutti i mezzi criminali e terroristi massacrando e sconvolgendo, torturando, e corrompendo, ma quando la classe operaia e lo stato cercano di difendersi, Otto Bauer esclama lamentandosi: “Per l'amor del cielo! Non mettete i bastoni tra le ruote al giusto diritto democratico della critica e dell’opposizione.!” Allorquando nel 1933, Otto Bauer si trovò nel suo partito in presenza di una opposizione, egli intitolò un suo articolo cosi: “Abbattere! “.
E dichiarava che di fronte al nemico non si possono tollerare critiche troppo lungimiranti; ed ecco, che al momento buono, quando noi ci troviamo dl fronte al nemico, e il più pericoloso, e a differenza dell'0tto Bauer del 1933, noi gli opponiamo una giusta politica. proprio nel momento in cui questo nemico organizza nell'Unione Sovietica degli attentati contro i nostri capi, Otto Bauer scopre che non si deve ostacolare la critica democratica, la necessaria democratica opposizione. Degli assassini, cospiratori con il fascismo, degli assassini confessi della loro colpa sono condannati a morte, e il signor Bauer parla di ostacoli, di bastoni nelle ruote alla “critica” e all' “opposizione “.
Come motiverà queste enormità?
Bauer ci dice che, a suo avviso, ritiene troppo spaventosa l’ammissione che una classe dei dirigenti della Rivoluzione di Ottobre, si è trasformata in una classe di criminali. Egli preferisce ammettere che i dirigenti attuali dell'Unione Sovietica, che hanno applicata in maniera logica la politica di Lenin, compiendo prodezze uniche nella storia universale, abbiano potuto forzare gli accusati a confessare il falso per avere, sulla scorta di quest’accusa un buon diritto di mandarli a morte. Quest’ipotesi è così vergognosa e ripugnante,che ci costa fatica di rispondere con calma discutendo la questione: “se dei dirigenti della Rivoluzione di Ottobre, abbiano o no potuto trasformarsi in criminali”.
Senza dubbio, è triste e terribile che degli uomini, siano potuti giungere a tanto. Ossia sostituire la pistola ai programmi, e organizzare con la Gestapo, l’assassinio dei dirigenti delle classi operaie. Ma quando Otto Bauer si lamenta, scorgendo in questo processo una profanazione della rivoluzione, ebbene, egli è un filisteo; uno di quei filistei che amano sviarsi con orrore da ogni rivoluzione. Ricordiamoci che in ogni rivoluzione, in ogni movimento rivoluzionario, vi sono sempre accanto a uomini della grandezza e purezza di Robespierre, accanto a uomini di genio e sincerità inconfrontabile come Lenin, vi sono degli agitatori e degli avventurieri assetati di potere e divorati dall'ambizione. Ricordiamoci che accanto a Robespierre, per un certo tempo. si mantenne in piedi Danton, eminente oratore di masse, sì, ma creatura avido di piaceri, completamente amorale, vitaiolo sfrenato, che, alla fine condotto dai suoi ultimi istinti, si alleò con la classe dei libertini contro la rivoluzione. Che vicino al purissimo Saint-Just, circolavano degli agitatori dl talento, dei giornalisti, dei ciarlatani quali, pur trascinati per qualche tempo dal nobile impulso di quel fluttuar di masse, si sollevarono al di sopra di se stessii, ma per un sol momento, per ricadere presto e rapidamente nella nullità delle loro ambizioni, subito corrotti da coloro che la smania del potere invasava. Accanto a giganti quali Marx e Engels, per un certo tempo si mosse l’enigmatico Lassalle, brillantemente dotato, ma vanitoso a dismisura, uomo d'azzardo della politica, e che ebbe la fortuna di morire prima di tramutarsi in uno strumento di Bismark.
Accanto a dei giganti quali Lenin e Stalin poté reggere, per qualche tempo un Trotskij vanitoso, abbagliante, affetto dalla propria “divinità “, ubriacato dal potere e dal dominio sulle masse, inebriato dal destino che egli rappresentava o che credeva di rappresentare; e come il Trotskij lo Zinoviev, uomo pieno di giudicante superiorità, tanto valido in teoria, quanto esitante di fronte alla pratica delle situazioni decisive; e altri, altri ancora... posti dal genio di Lenin al servizio della rivoluzione, e quindi a una condizione politica, e in un'atmosfera sociale, nella quale questi uomini non potevano resistere per l'esigenza di sacrificio personale, che il clima spirituale e morale di una rivoluzione impone. Lo stesso Lenin del resto, non si faceva nessuna illusione su quei caratteri, e quando Zlnoviev e Kamènev, durante la Rivoluzione di Ottobre, cospiravano contro il Partito e tradivano la rivoluzione, Lenin li marchiò come traditori e come campioni di mala fede.
Tuttavia, più tardi, offerse loro l’occasione di riscattare la colpa contro la Rivoluzione, ma quei due erano bacati senza scampo e profittarono della mano tesa, per riparare soltanto dietro di questa la trama di nuovi intrighi contro il Partito, rinnovando il tradimento contro la Rivoluzione, tentando di spingere questa alle più estreme e terribili conseguenze. E quindi, nel vero clima della Rivoluzione, quali uomini rivoluzionari essi perirono. Poiché in un simile clima, solo i più forti, soltanto le più ferme anime, le più devote alla propria classe ingrandiranno sempre costantemente; per converso chi non può vivere con la Rivoluzione, prima di perire fuori di questa, tenterà di farla perire; ma nello sforzo si decomporrà, si sbriciolerà, scagliato fuori dalla convivenza sociale della Rivoluzione dal corso spietato degli avvenimenti che questa determina con la sua giustizia. È una terribile disciplina, che inquieta e turba il filisteo. Egli non riesce a concepirla, e la riguarda con terrore; preferisce raccogliere le sue accomodanti membra in seno a partiti pacifisti, democratici, piccolo borghesi, là dove il bene e il male non si erigono come una fiamma luminosa, là dove trionfa soltanto lo mediocrità. In questi partiti gli uomini procedono verso la conquista delle loro vaghe finalità, come al rallentatore; tradiscono poi la loro classe quasi senza accorgersene e nessun rigore li condurrà dinnanzi al tribunale della loro classe; o quando un Noske, o un Zoergiebel, abbattono i loro antichi compagni di classe, si trova sempre un gran velo di legalità atto a ricoprire ogni illegalità. Allorquando un Ebert o uno Scheideman, si alleano apertamente con la contro-rivoluzione, è soltanto il sangue delle masse quello che scorre, e mai quello dei capi; e quando il sangue che scorre è di quel colore, il filisteo sente giustificata la propria missione di comando che gli garantisce, prima di tutto, la vita. ln un partito social-democratico, Zinoviev e Kaménev avrebbero preparato alla classe operaia, disfatta su disfatta, e avrebbero sacrificata anche la loro contro-rivoluzione, senza nulla rischiare della loro vita. Ma finalmente avrebbero potuto scrivere le loro memorie, seduti sulle tombe dei lavoratori massacrati. Nei movimenti rivoluzionari, non ai può dar luogo a transizioni, tolleranze. liberalismi, ma soltanto a una cosciente disciplina, accettata soggetto per soggetto, e durissima che tutto chiede e nulla offre per chi crede dell'implacabilità soltanto. È una logica senza tralignamenti, poiché può bastare un nulla, e la rivoluzione può incorrere nel pericolo di perdere quota, e di importar meno della sorte degli individui, uno per uno considerati. Quando ci si accomoda in un dato regime sociale, si può benissimo essere dei “liberali”, ma quando si trasforma un mondo, è necessario che si debbano, quotidianamente, riverificare i quadri, e cauterizzare spietatamente le parti molli che minacciano la decomposizione. E vorremmo chiamare tutto questo una “profanazione” della Rivoluzione?
La gloria, la grandezza della Rivoluzione, non sono né compromesse dal tradimento di qualche militante, né garantite dalla fedeltà personale delle vecchie “divise di gala”; la gloria e la grandezza d'una Rivoluzione risiedono assolutamente nell'eroismo anonimo dl innumerevoli combattenti di classe, nelle realizzazioni storiche delle masse e dei capi che sono rimasti fedeli, anonimamente fedeli alla loro classe, per condurla alla vittoria, contro un mondo pieno di difficoltà e di resistenze. Se degli uomini che hanno avuto la fortuna di potersi trovare per qualche tempo accanto a Lenin hanno poi tradito la sua causa, e ai sono alleati al nemico della loro classe, ciò non è una “profanazione” della Rivoluzione; essa s’è sbarazzata dei traditori, e procede più che mai grande e gloriosa. alla testa dei popoli.
Trotskij, Zinoniev e Kamènev cercavano soltanto il potere. E cosi facendo lottavano implicitamente per attuare un programma destinato al trionfo del capitalismo e all’eliminazione del socialismo. Si sono quindi sempre levati contro il Partito per ostacolare la marcia in avanti della realtà socialista. Secondo la loro tendenza lo avrebbero condotto al disastro, e precipitato in un abisso. Stalin prevenne la catastrofe, proseguendo con una logica di ferro la politica di Lenin. Trotskij, Zlnoviev, Kamènev e il loro ambiente di amici lottavano contro questa politica, e così tutti i capitalisti ed accaparratori, tutti gli elementi della piccola borghesia e sotto-specie di questa, tentarono sempre di arrestare il cammino del socialismo. L’opposizione divenne il “portavoce “, e più tardi, la tecnica organizzatrice di questi elementi, le cui pedane di lancio, abilmente dissimulate, in un travestimento da partito di “sinistra”, traevano le loro energie dallo spirito di rivendicazione di questi elementi.
Dichiaravano come impossibile l'avvento del socialismo in un sol paese, preconizzando, più o meno apertamente, la sua capitolazione davanti alla potenza del capitale; pur tuttavia la grande maggioranza del Partito comprese soltanto Stalin. Non potendo qui, seguire passo passo l'evolversi dell’opposizione, ci limiteremo a costatarne i risultati. Tutte le pedane di lancio dell'opposizione sono state rifiutate dalla storia: fallimentari sempre; tutte le sue tesi demolite una per una, dalle vittorie del socialismo. Zinoviev e Kaménev lo hanno ammesso dinnanzi al tribunale. e Kamènev disse:
“Ero giunto alla conclusione che la politica del Partito, la politica della direzione di Partito aveva trionfato in un senso solo. In quel senso unico nel quale può trionfare una politica nel paese del socialismo, se questa politica ha ricevuto l’approvazione delle masse lavoratrici. La nostra speranza per una scissione nella direzione del Partito, si mostrava al fine vana speranza... Non ci rimanevano che due vie possibili: o liquidare la nostra lotta contro il Partito onestamente, radicalmente, oppure continuare questa lotta, ma senza poter più contare su un qualsiasi sostegno delle masse, senza l’appoggio d'una piattaforma politica, senza possedere una bandiera, ossia ricorrendo solamente al terrore politico. E questa seconda strada è quella che noi abbiamo scelta.
Questa decisione ci è stata suggerita dal rancore illimitato che noi sentivamo nei riguardi della direzione del Partito e del paese e dalla nostra avidità di potere, che noi abbiamo altre volte avvicinato fin quasi ad averlo a portata di mano, e dal quale siamo stati rigettati indietro dall’evoluzione della storia ”. (3)
E Zinoviev ha detto:
“Nella seconda metà dell'anno 1932 noi abbiamo capito che i nostri calcoli sulle possibilità di veder aumentate le difficoltà nel paese, fallivano. Cominciammo a comprendere che il Partito e il suo Comitato Centrale vincevano progressivamente queste difficoltà. Ma durante l’anno 1932, noi si bruciava d 'odio contro il Comitato Centrale del Partito e contro Stalin.
Noi eravamo persuasi come fosse necessario a tutti i costi di rovesciare i dirigenti, rimpiazzandoli con le nostre persone, e tutto questo d'accordo con Trotskij “ (4).
Chiaro. O liquidare la lotta onestamente. o continuarla senza contare sulle masse, senza piatta-forma politica, senza bandiera; vale a dire continuarla, con i mezzi estremi del terrore e del crimine. Quegli uomini, già una volta erano stati al potere; volevano ritornarci. Di fronte a questa passione il Partito e la classe a cui appartenevano, l'Unione sovietica, tutto scompariva al confronto di una ambizione personale assetata di potere. Era morto in quegli uomini il sentimento fondamentale che innalza di fronte a se stesso e al di sopra di ogni altro uomo politico, l'animo dell'uomo politico rivoluzionario; il sentimento di essere vivo e operante per la virtù di un grande movimento di massa, sorretto dalla comprensione assoluta e inevitabile che la classe e la massa valgono infinitamente di più dell'individuo. Tutto questo era morto, e non rimaneva che il politico puro, astratto, autoritario e ambizioso, che non obbedisce a nessuna idea elevata, schiava del complesso dominatore dei suoi cattivi istinti e vittima d'una fondamentale e amorale indifferenza. Essi non avevano alcun programma che li potesse giustificare in senso superiore davanti al tribunale, in quanto il loro presunto programma, non appena e facilmente venne a rigor di logica approfondito, si mostrò per quello che era, vale a dire il capovolgimento del socialismo e il ristabilimento del capitalismo nell'Unione Sovietica. Gli stessi capi della II Internazionale hanno riconosciuto in parecchie dichiarazioni, che un rovescio violento dello stato dl cose nell'Unione Sovietica non avrebbe condotto al clima democratico borghese sperato, ma verso un dichiararsi sempre più fatale della contro-rivoluzione. Kaménev e Zinoviev volevano sopprimere la direzione dell'Unione Sovietica con la violenza, con l’assassinio, vale a dire provocando un mutamento violentissimo, improvviso; e i fascisti sanno bene quanto poteva tornar conto ai loro interessi l’applicazione energica di un simile piano. E, per quanto celato, il vero “programma” degli assassini era una controrivoluzione e il loro atteggiamento davanti al tribunale ne dimostrò chiaramente l’esasperato proposito.
Danton ha potuto affrontare coraggiosamente i suoi giudici, perché difendeva il programma di una classe che storicamente possedeva bene il suo progressismo, per quanto opposto alla logica dei giacobini; difendeva infine il programma dei borghesi. Cosi Danton ha potuto parlare e difendersi con valore e franchezza, perché conscio, sia pur nell'errore, di rivolgersi a un complesso di masse che rimanevano dietro di lui. Egli aveva tradito, è vero, la Rivoluzione, ma era pur rimasto fedele agli interessi della sua classe, per quanto fosse quella condannabile, fedele ai fini rivoluzionari della borghesia.
Ma dietro Zinoviev e Kamènev non c’erano più classi; non c'erano più masse. Essi avevano tutto tradito, classe e rivoluzione; al più, questi sventurati potevano parlare dei kulak schiacciati, dei capitalisti in fuga, dispersi; in nome della contro-rivoluzione internazionale, non potevano difendersi in nome di una prospettiva qualunque per l’avvenire dei lavoratori, e poiché la confessione pubblica del loro vero programma, se dichiarata con franchezza, avrebbe ancor più accresciuto l’odio del popolo sovietico nei loro riguardi, con il loro atteggiamento, pur confessando inevitabilmente la loro terribile verità, cercarono di attutirla, e apparvero vili, deboli e perduti. Se avessero avuto coscienza di poter lottare per una causa appena rispondente a un minimo d'interessi i d'una minima parte qualsiasi del popolo sovietico, essi avrebbero trovato la forza, o almeno uno solo di essi l'avrebbe trovata, per affrontare il dibattito del processo a testa alta, per affermare di fronte alla vita e di fronte alla morte la professione della fede. Ma nessuno dei sedici ha potuto fare questo. Ed ecco, la prova più terribile, e irrefutabile della loro colpa. Il loro programma era solamente contro-rivoluzionario.
È mai possibile questo? Possibile e concepibile? Domanda Otto Bauer.
Si, concepibilissimo; e questo è sempre accaduto in tutti i movimenti rivoluzionari. Non è terribile? Si, è terribile; ma a noi non spetta di lamentarci, di nasconderci il viso tra le mani, di aver paura di guardare in faccia quel che è terribile; il nostro compito è quello di difendere la Rivoluzione contro i suoi nemici. Di renderci ragione di come si produsse una minaccia, e di stare sempre all'erta perché questa minaccia non si riproduca mai più.
Ma Otto Bauer continua a lamentarsi; preferisce nascondersi il viso tra le mani:
«Proprio perché noi siamo degli ammiratori delle realizzazioni dell’Unione Sovietica, proprio perché noi consideriamo la sua difesa con una necessità vitale del proletariato del mondo, proprio per questo noi consideriamo la decisione di fare questo processo, e di passare poi per le armi i colpevoli, non solo come un errore fatale, non solo come un crimine, ma soprattutto come una spaventosa sventura che colpisce il socialismo mondiale, senza distinzioni di parti, né di tendenza “.
No, Otto Bauer, non è una sventura per il proletariato mondiale, se degli assassini contro-rivoluzionari vengano fucilati sia in Spagna, come nell'Unione Sovietica. Ma potrebbe avvenire che il socialismo mondiale senza distinzione di parti né di tendenza, subisse le conseguenze di una fatale sventura, se l'Unione Sovietica fosse così cieca da abbandonare una cambiale in bianco agli autori di attentati contro i suoi dirigenti, se il proletariato fosse cosi cieco da tollerare ancora le mene del nemico della sua classe, invece di unirsi a tempo e luogo, e di difendere a denti stretti, spietatamente e con tutti i mezzi, la sua libertà, quella per cui solamente si potrà instaurare la pace definitiva dei popoli. E non crediamo infine che sia una grande disgrazia quella che voi, Otto Bauer, ci potete arrecare, quando, supponendo di difendere l'Unione Sovietica, voi sollevate, o tentate di sollevare l’opinione degli altri paesi contro Mosca, fornendo argomenti ai nemici stessi dell'Unione Sovietica, desiderosi di passare all'offensiva, e al fronte dei fascisti e dei reazionari, e a quei filistei dei quali voi parlate più del bisogno.
Al più, potrete temporaneamente nuocere, creando degli equivoci temporanei che ostacoleranno forse un'unione più immediata fra i proletari di tutto il mondo. Ma che dureranno ben poco. Perché noi siamo convinti che i vostri “argomenti”, non turberanno la chiaroveggenza dei lavoratori, i quali comprenderanno. É per questo che esiste un fronte dove si trovano i generali spagnoli, e in Russia la gente tipo Zinoviev che reca con sé lo spirito nemico di Hitler e di Trotskij, e un altro fronte, dove combattono i lavoratori della Sierra Guadarrama, e gli operai dell'Unione Sovietica che hanno condannato a morte gli assassini trotskisti, in uno con gli operai francesi che sputarono sulla faccia del rinnegato Doriot e con gli operai tedeschi che lottano contro la Gestapo, con la quale Trotskij e Zinoviev hanno fatto alleanza.
Con il vostro articolo avete cercato di spezzare questo Fronte, ma le vostre calunnie, le vostre critiche, ricordatevelo bene, serviranno soltanto a renderlo più forte, e più saldo contro i suoi nemici! Questo Fronte unico del proletariato si rinserra sempre di più, e persevera fino a che il mondo sarà liberato dalla sventura del fascismo.

(1) Il processo del centro terrorista trotskista -zinovievista Edito dal Commissariato del Popolo per la Giustizia dell`U.R.S.S.. Mosca 1936, pag. 167
(2) Il processo Centro terrorista etc. pagg. 87-88
(3) Il processo del Centro terrorista etc. Pag. 65.
(4) Il Idem, pag. 72.

FINE


 
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