Comunismo - Scintilla Rossa

Il complotto contro la Rivoluzione russa (1944), Dimitrov, Ercoli, Ponomarev, Krupskaja, Fischer

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SkateRed
view post Posted on 2/4/2011, 15:00 by: SkateRed

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DALL’OPPORTUNISMO ALLA CONTRORIVOLUZIONE

"PONOMAREV"



La storia dell'origine del gruppo trotskista-zinovievista, affonda le sue radici in un passato lontano. Gli uomini che sono comparsi dinnanzi al Tribunale, come terroristi controrivoluzionari e agenti del fascismo, si erano giù mostrati negli anni precedenti, e a più riprese, ostilissimi alla grandiosa lotta intrapresa dal Partito di Lenin e di Stalin per il trionfo della causa socialista. Ma di gradino in gradino i trotskisti-zinovievisti, sono sempre più scivolati nell'abisso della contro-rivoluzione. E non è un puro caso che quella gente, abbia finito col dividere la sorte del peggior nemico dei socialisti, ossia del fascismo.
Per lunghi anni. Trotskij aveva apertamente lottato contro il leninismo e il Partito di Lenin e di Stalin. Più volte durante questi anni, tanto Zinoviev quanto Kaménev, avevano coperto il trotskismo per favorirne la lotta contro il Partito; poi, quando non furono più in grado di coprir nulla; costretti da fatti di evidenza inevitabile, si fusero totalmente con il trotskismo. adottandone interamente il programma.
Nel 1903, al II Congresso di Partito, Lenin propose uno schema di programma del Partito, con il quale egli solo, fra quanti parteciparono allora a quel congresso, sottolineava la parola d'ordine della dittatura del proletariato, promulgata da Marx.
E Trotskij, da quel momento, cominciò a combattere Lenin.
Propose subito una tesi riformista, in conseguenza della quale la dittatura del proletariato avrebbe potuto venir considerata come possibile soltanto il giorno in cui la classe operaia e il Partito «sarebbero divenuti pressoché identici”; identità in cui il proletariato si comporrebbe della maggioranza della popolazione e in cui i socialisti potrebbero conquistare, ma pacificamente, la loro maggioranza parlamentare. Ed è ancora a questo secondo Congresso del Partito che Lenin elaborò e propose quel piano storico importantissimo che mirava alla creazione di un Partito proletario di nuovo tipo, in funzione di un compito grandioso, il rovesciamento del capitalismo e la stabilizzazione definitiva del regime socialista. Così al secondo Congresso, Trotskij, in preciso accordo con tutti gli altri menscevichi, iniziò una lotta accanita contro i principi organizzativi, difesi da Lenin.
Sotto lo zarismo, Lenin e i suoi più intimi compagni di lotta, Stalin, Sverdlov, Voroshilov e altri ancora, costruivano clandestinamente, pietra su pietra, il Partito bolscevico, con una saldezza e con un risoluto slancio rivoluzionario, ancora sconosciuti fino a quel giorno. Per converso, Trotskij, lavorò per decine d'anni onde distruggerlo. Poco tempo dopo il II Congresso, una lotta accanita si dichiarò tra il bolscevismo e i menscevichi. In un suo fascicoletto “Un passo avanti e due indietro”. Lenin suggerisce e sviluppa i compiti del proletariato, funzioni che lo condurranno ad imporsi egemonicamente nella prossima rivoluzione russa, così come quelli del Partito concernenti la sua edificazione. Ma Trotskìj che contemporaneamente scrisse il suo libello “i nostri compiti politici “, diventa subito il portavoce, l'esponente dei più accaniti nemici di Lenin, nel campo menscevico. E subito dopo il Congresso in cui avvenne la scissione del Partito operaio social-democratico russo, in bolscevichi e menscevichi, gli avversari di Lenin, che erano rimasti in minoranza nel congresso, convocarono, nel settembre del 1903, una conferenza, atta a riunirli, per cominciare la lotta contro le decisioni del Congresso; e questa conferenza venne organizzata da Trotskij e Martov. Così Trotskij si collocava al centro del movimento menscevico, proprio quando questo movimento nasceva.
Durante la sviluppo del movimento rivoluzionario russo, le divergenze tra i bolscevichi da una parte. e i menscevichi e Trotskij dall’altra si accentuarono sempre più. Nel 1905, come contrappeso alla forza di condotta rivoluzionaria di Lenin e della sua teoria tendente a trasformare una rivoluzione borghese e democratica in rivoluzione socialista, Trotskij sviluppò la sua famosa teoria della “rivoluzione permanente “, teoria del resto presa n prestito dallo pseudo marxista tedesco Parvus, divenuto in seguito un fanatico agente dell’imperialismo tedesco. Questa teoria, degna di un avventuriero, che negava il superiore compito direttivo del proletariato nei riguardi del contado, proclamando quest’ultimo come naturalmente incapace di potersi alleare alla classe operaia per una lotta contro l’autocrazia, minacciava di soffocare la rivoluzione stessa. Questa teoria provocava la divisione del fronte comune delle forze motrici della rivoluzione; scartava dalla lotta rivoluzionaria le innumerevoli masse del contado russo, condannando la classe operaia all’isolamento rispetto ai suoi alleati nella lotta rivoluzionaria, e servendo a meraviglia la causa dei reazionari.
Nel 1905 al III Congresso del Partito, Kamènev intervenne criticando la condotta leninista in rapporto alla rivoluzione russa, e combattendo aspramente l'idea di Lenin sul trasformarsi della rivoluzione da borghese-democratica, in aperta rivoluzione socialista. Quindi è proprio in questo passato lontano che bisogna ricercare l’origine del tradimento commesso da Kaménev, nei giorni stessi in cui si maturava la grande rivoluzione dell'ottobre del 1917.
Durante gli anni di reazione che seguirono la disfatta della rivoluzione del 1905, Lenin insistette sempre sulla necessita di modificare la tattica del partito, conformandone la tecnica ai cambiamenti imposti dalla situazione. Fin da allora esigeva che si mettesse a profitto, per il miglioramento del lavoro rivoluzionario, l'insieme delle possibilità legali già conquistate con la rivoluzione e che si utilizzasse la tribuna della Duma dell'Impero, servendosi della mediazione dei deputati eletti dalla classe operaia. Ancora una volta nel 1907, Kaménev insorse contro la condotta di Lenin e divenne uno dei partigiani altoparlanti in favore del “boicottaggio” del settarismo infiorato di belle parole; il tutto messo in opera per condannare la classe dei lavoratori all’isolamento, e per ridurre il Partito all'inerte funzione di una setta distaccata dalle necessità quotidiane del proletariato e del movimento rivoluzionario. In una piccola pubblicazione speciale, diretta contro Lenin, Kaménev difendeva il boicottaggio, dichiarandosi contrario all’utilizzazione delle possibilità legali, dei sindacati, delle organizzazioni culturali, ecc. In quel tempo Zinoviev, si era collocato al fianco di Kaménev, in solidarietà di intenti.
Trotskij, la cui parola d'ordine era l'unione senza principi “di tutte le frazioni “ del partito social-democratico operaio russo, si sforzava allora di porre i bolscevichi sotto la direzione dei liquidatori menscevichi, al fine di distruggere il bolscevismo in quanto Partito indipendente. E Lenin, che lottava senza soste contro Trotskij sottolineò e mise in rilievo, in questi termini, l’estremo pericolo della sua posizione:
“Trotskij e i suoi compari - i trotskisti, e i concilianti - sono molto più pericolosi di qualsiasi liquidatore, poiché questi liquidatori convinti, espongono con estrema franchezza il loro punto di vista, e così gli operai possono facilmente discernere gli errori, mentre invece Trolskij e compagni ingannano gli operai dissimulando il male, adoperandosi in modo che divenga impossibile scorgerlo, nonché guarirlo. Tutti coloro che sostengono il gruppo di Trotskij sostengono una politica di bugie, di inganni, nei riguardi degli operai; una politica dissimulatrice del liquidazionismo “. (Opere complete - libro XV, pag. 218. ed. russa).
Per la lotta contro ì bolscevichi, Trotskij convocò nel 1912 la conferenza cosiddetta di agosto, durante la quale venne costituito un blocco senza principi, composto delle più differenti tendenze e frazioni. La conferenza, convocata da Trotskij, assunse come parola d’ordine il più sfacciato liquidazionismo, rinunciando alla lotta per la Repubblica Russa, per la giornata lavorativa di 8 ore, per la confisca delle terre, abbandonando ogni altra rivendicazione, e così pure tutti i principi del programma social-democratico.
Sottolineando la politica avventurosa del trotskismo, Lenin così parlava del blocco d'agosto:
“E' proprio in virtù dei nostri principi fondamentali, che noi, dobbiamo riconoscere, nell'esatta accezione del termine, le caratteristiche “avventurose “, di questo blocco. Trotskij non osa infatti dichiarare che considera Potassov e i partigiani del boicottaggio della Duma, come degli autentici marxisti, come dei veri difensori dei princìpi della social-democrazia. La posizione d’un avventuriero ha questo di particolare, che lo obbliga continuamente a destreggiarsi”. (Idem - libro XV, pag. 68-69. ed. russa).
E Lenin prosegue:
“Cosi, noi dichiariamo, in nome del Partito intero, che Trotskij conduce una politica ostile al Partito. che del Partito tenta distruggerne la legalità, incamminandosi per la strada delle avventure e delle scissioni “. (Idem - pag. 65).
Questa è la caratteristica autentica di Trotskij, precisata da Lenin. Fino alla morte, Trotskij conserverà sempre incancellabile il marchio d’infamia con il con il quale lo ha “segnato” il grande capo del proletariato.
Nei giorni della lotta accanita di Lenin contro il trotskismo. Zinoviev e Kaménev favorivano Trotskij, accogliendolo nel loro giornale e stimolandone la settaria attività.
Nel 1909, profìttando di una assenza di Lenin, Zinoviev pubblicò nel giornale bolscevico, “Il Social-Democratico” , un articolo di Trotskij a proposito del quale, Lenin scrisse poi a Zinoviev la lettera seguente:
«Ho ricevuto il numero 7-8 del “Social-Democratico”. lo protesto contro la firma di Trotskij.
... A proposito della “Pravda”, avete letto la lettera di Trotskij a Inok?? Se l'avete letta vi sarete convinto, spero, che Trotskij si è comportato come un carrierista della peggiore specie, come un partigiano della lotta frazionatrice alla Riazanov e soci; o si imporrà l’eguaglianza nella redazione, la sottomissione al comitato centrale e il divieto di spedire a Parigi chiunque, salvo Trolskij (il miserabile tenta di sistemare a nostre spese, tutta la graziosa compagnia della “Pravda!”) oppure si addiverrà alla completa rottura con questo arraffone, che smaschereremo di fronte all'organo centrale del Partito. Quest'uomo parla di Partito; ma si conduce peggio di un qualunque partigiano della lotta reazionaria “. (Raccolta Leniniana - vol. XXV, pag. 33).
Non di meno, Zinovev e Kamênev continuarono a tesser le file dei loro intrighi alle spalle di Lenin, tentando di inceppare il meccanismo della lotta contro il trotskismo. ln vista della loro complicità, con i liquidatori e i boicottatori, Lenin aveva classificati Kaménev e gli altri conciliatori come dei trotskisti-camuffati, interponendovi contro una lotta spietata. Su proposta di Kaménev, la sessione plenaria del C. C. fornì a Trotskij, nel gennaio del 1910, i fondi necessari per il giornale che stampava. ln questa medesima sessione, per sopra mercato, Kaménev concedette a Trotskij la sua collaborazione per lo stesso foglio. Cosi, la lotta contro Lenin nella redazione del giornale bolscevico “ll Social-Democratico “, si precisò nel blocco di Kaménev e Trotskij.
Durante il periodo di lotta contro l’altro blocco trotskista-zinovievista nel 1923-1927, Stalin aveva rivelato al partito la ragione delle ostilità che accomunava quei signori contro Lenin:
“Vorrei potervi raccontare la storia di una esperienza di collaborazione fatta con lTrotskij da Kamenev, nel 1911. E' una questione interessantissima, tanto più che ci potrebbe, in un certo qual modo, dare la chiave necessaria per risolvere con esattezza il problema posto.
Una sessione plenaria del nostro C. C. funzionò all'estero nel 1910. Discuteva la questione dei rapporti tra bolscevichi e menscevichi, e, in particolare, con Trotskij. (Noi formavamo allora una parte d'un solo ed unico Partito con i menscevichi, e ci consideravamo una “frazione”). Questa sessione si pronunciò in favore di una riconciliazione con i menscevichi e, in conseguenza, con Trotskij stesso, malgrado il parere di Lenin, che rimase dalla parte della minoranza. Quanto a Keménev, egli si incaricò di realizzare la collaborazione con Trotskij” (Lenin e Stalin Raccolta - libro III, pag. 256, ed. russa).
Ed è in questo passato lontano. che bisogna scoprire le radici della politica comune dì Trotskij, di Keménev e di Zinoviev.
Stalin combatteva in quei giorni per la difesa della linea di condotta leninista; combatteva contro i liquidatori menscevichi e i boicottardi, lottando cosi contro il trotskismo.
Nel 1910. durante il suo esilio, egli rivelava come segue, in una lettera a Lenin, la perniciosa essenza del blocco trotskista:
“Il blocco trotskista (egli Trotskij lo avrebbe definito una “sintesi”), è un putridume senza princìpi, un amalgama maniloviana (I) di principi eterogenei” (Lenin e Stalin - Raccolta, libro I. pag. 550, ed. russa).
Allorquando nel 1915, Trotskij, sostenuto da Kautski, lanciò la parola d'ordine per gli «Stati Uniti d'Europa” Lenin si rese conto, seduta stante, smascherandone subito l’ambiguità, del carattere profondamente opportunista di questa parola d'ordine, che minacciava, inquinandone la sincerità, di far perire la causa della liberazione del proletariato. Ed e proprio durante la sua lotta contro il trotskismo che Lenin creò la teoria della possibilità di vittoria del socialismo in un solo paese; teoria che divenne l'arma ideale e ideologica del proletariato, alla vigilia della battaglia decisiva contro il capitalismo.
Per giungere alla grande vittoria di ottobre, era necessario sbaragliare gli agenti della borghesia nelle classi operaie, cominciando innanzi tutto dalla sottospecie trotskista.
Lenin smascherava tutti i gruppi opportunisti, esistenti dentro i ranghi della social-democrazia Lottava con il gruppo Bukharin-Piatakov, che aveva assunta una posizione semitrotskista. Durante i lunghi anni di convivenza con questo gruppo, Zinoveiv aveva tramato, di corridoio in corridoio, degli intrighi contro Lenin. Quando Lenin venne a piena conoscenza della duplicità di Zinoviev, lo attaccò violentemente, definendo il suo modo di agire come “una rinuncia a tutta la nostra politica”.
”. . . Voi sapete che a Kienthal, scriveva allora Lenin, Radek, alla riunione della Sinistra, manovrava per raccogliere la maggioranza contro di noi, appoggiandosi su Foehlicik e Ronman, ecc. Gli imponemmo un ultimatum per costringerlo a riconoscere l’indipendenza del nostro C. C. Ma a quel “giuoco” si abbandoneranno ancora una volta queste persone, quando si tratterà di discutere la questione del nostro atteggiamento verso Junìns (questione per altro già posta) o quella della “separazione meccanica” con il gruppo di Kautskj e gli altri. Potete voi garantirmi che essi non faranno nulla? In caso affermativo, questo significherebbe, da parte vostra, la rinuncia per tutta la nostra politica. In caso contrario, sarebbe una follia legarsi mani e piedi contro questa gente, nella redazione della nostra rivista dirigente. Comunque, in nessun caso, accetto una simile politica insensata. E questa è la mia risoluzione definitiva”. (Idem - pag. 689-690).
La storia ha dimostrato che ingannare se stessi e ingannare il Partito, ingannando Lenin, era divenuta per Zinoviev e Kaménev, l’occupazione abituale. Ed è in questo spirito di vile menzogna e di doppiezza, che hanno educati ì loro sostenitori nel centro comune terrorista Zinoviev-Trotskij..
Il tradimento di Kaménev, negli anni della guerra mondiale, risultò lampante, durante il processo dei deputati bolscevichi della Duma. Gli operai bolscevichi, malgrado il duro regime militare del tempo, si comportarono all'udienza come rappresentanti del proletariato rivoluzionario della Russia, e difesero il programma leninista della lotta contro la carneficina imperialista. Ora, il traditore Kaménev, dichiarò di non poter condividere il punto di vista del Partito, sulla necessità della disfatta del governo zarista, durante la guerra, e aggiunse che questo fatto poteva venir confermato dalle dichiarazioni del menscevico fanatico Jordanski. Quando nel febbraio del 1917, la rivoluzione democratica borghese scoppiò in Russia, Lenin e Stalin esposero il loro programma di lotta ai fini della rivoluzione socialista, Kamênev si rivelò di colpo avversario di questa rivoluzione, esortando a sostenere il governo provvisorio borghese, e a continuare la guerra. Inviò dalla Siberia, in accordo con i grandi mercanti siberiani, un telegramma di felicitazioni al fratello di Nicola II, Michele Romanov. candidato dei reazionari al trono imperiale.
Alla conferenza dell'aprile del 1917, Lenin, ritornato dall’estero, espose con le sue tesi geniali dell’aprile, il piano concreto della lotta per l’instaurazione della dittatura del proletariato. Difendendo questa posizione di Lenin, Stalin lottava al suo fianco, mentre Kaménev combatteva Lenin e la sua parola d'ordine per un trasformarsi della rivoluzione borghese democratica, in aperta rivoluzione socialista. Kamènev ripeteva la calunnia dei menscevichi, affermando che il paese non era affatto “ancora sufficientemente maturo” per affrontare la rivoluzione socialista, e, prendendo le mosse dalla concezione del traditore Trotskij sull'impossibilità di edificare il socialismo in un solo paese, respingeva totalmente l'idea di una instaurazione della dittatura del proletariato.
Durante tutto l'anno 1917, Kamènev intervenne più e più volte contro Lenin, su differenti questioni: dalla conferenza di Stoccolma, alla partecipazione della conferenza democratica, ecc.
Allorquando la lotta rivoluzionaria, produsse la lotta diretta, ossia l’insurrezione armata, Zinoviev e Kamónev si dichiararono contro l’insurrezione.
In una riunione del C. C. Zinoviev e Kaménev, - essi soli tra i membri del C. C. e tra gli elementi direttivi del Partito bolscevico, - combatterono Lenin e gli votarono contro, e contro l’insurrezione e contro l’instaurazione del potere sovietico. Così quando la decisione del Partito venne irrevocabilmente presa, essi inviarono al giornale semi-menscevico “Novaia Jizn “, una lettera con la quale, (cercando in tutti i modi di provocare la disfatta dell’insurrezione proletaria), divulgarono a tutti i nemici il piano dei bolscevichi.
Lenin attaccò violentemente i traditori.
“ Informato telefonicamente del testo completo del documento firmato da Kaménev e Zinoviev, apparso nel giornale estraneo al nostro Partito, " Novaia Jizn ”, mi rifiutai subito di credere a una simile notizia. Ma in seguito non mi fu più possibile dubitare.
“Sarebbe un delitto senza confronti, tacere l'accusa di fronte a un’azione così scandalosa, a un simile "tradimento dell'ultim'ora...".
“E affermo nettamente che io non considero più né Kaménev né Zinoviev come dei compagni, e che lotterò con tutte le mie forze, sia al C. C., che al Congresso, perché vengano espulsi dal Partito”. (Lenin, Opere complete- libro XXI, pag. 423-424, Parigi, Edizioni Sociali internazionali, 1960).
Qualche giorno dopo, in una lettera al C. C., Lenin riassume in questi termini le conclusioni degli avversari:
“Kamènev e Zinoviev, hanno abbandonato a Rodzianok e a Kerenscki la decisione del C. C. del loro Partito circa l’insurrezione armata. e circa i segreti relativi alla fase preparatoria e alla scelta del momento. E' questo un fatto che nessun sotterfugio può smentire. Due membri del C. C., hanno abbandonato ai capitalisti, grazie a un'ignobile calunnia la sorte degli operai; non vi potrà dunque essere che una sola risposta per tale comportamento, e la decisione immediata del C. C. sarà formulata in questi termini:
“Riconoscendo che l'intervento di Zinoviev e di Kaménev sulla stampa straniera ed estranea al Partito, riveste tutti i caratteri di azione da traditori dell’ultim’ora, il C. C. li esclude entrambi dal Partito”. (Cliché dall'originale di Lenin. lbid, pag. 429).
Queste sono le testuali parole di Lenin, con le quali un grande uomo ha bollato i traditori della rivoluzione, i traditori dell'ultim’ora, durante le giornate di Ottobre.
Mai più nella storia, nè Zinovien nè Kaménev, e per sempre, potranno riscattarsi da questa condanna di Lenin.
Durante le giornate decisive, Trotskij combatteva le proposte di Lenin sul piano e la data dell’insurrezione armata, esigendo una decisione del congresso sovietico circa la padronanza del potere. Questi cimenti continui di Trotskij, a poco a poco, avrebbero finito col demoralizzare le masse, minacciando l’insurrezione di sconfitta. Lenin smascherò subito il perfido punto di vista di Trotskij e il 24 Ottobre scrisse:
“Assumendo oggi il potere, non lo assumiamo contro i Sovieti, ma in nome loro e per il loro avvenire.
“ ll possesso del potere, sarà l’opera dell'insurrezione, e in seguito si preciserà il suo obiettivo politico.
«Sarebbe nefasto o da formalisti, di attendere il voto dubbio del 25 Ottobre; il popolo ha il diritto e il dovere di troncare queste questioni, non con una votazione, ma con un atto di forza .... “ (Ibid .).
Questi furono l fatti.
Qualunque cosa dicano oggi i difensori della banda terroristica di Trotskij e Zinoviev, sia nell'ambiente dei borghesi, che tra i capi reazionari della social-democrazia, quei due associati cercarono in realtà solamente d'ingannare le masse. Quel marchio rovente con il quale Lenin li aveva bollati. come “traditori della classe operaia” era meritato.
Così, malgrado tutte le macchinazioni criminali dei loro nemici, i bolscevichi riportavano la vittoria durante le giornate decisive del 1917. Il comitato militare rivoluzionario formato dal C. C., e composto da Stalin. Sverdlov. Boubnov, Dzerjinski e da Ouritski, ha assicurata, sotto la direzione di Lenin, la grande vittoria del proletariato, aprendo un'era nuova nella storia dell’umanità; l'era del socialismo.
Poco tempo dopo l’insurrezione del potere sovietico, il Partito fu nuovamente chiamato a testimoniare la perfida condotta dei traditori dell'ultim'ora e della Rivoluzione dell'0ttobre. Dopo che il Governo e la dittatura proletaria erano già costituite, Zinoviev e Kaménev si eressero contro questo potere. dichiarandosi favorevoli per un governo di coalizione. Questo significava un abbandono del potere già conquistato, sia ai conciliatori che alla borghesia.
Zinoviev e Kamênev presero contatto con i Partiti conciliatori bolscevichi e socialisti-rivoluzionari e progettarono insieme di rimpiazzare Lenin nel seggio di Presidente del primo Consiglio dei Commissari del popolo, mediante il soccorso della borghesia, mediante i candidati dei nemici più accaniti del proletariato, vale a dire i socialisti- rivoluzionari (Tchernov e Avksentiev).
Quando il Partito smascherò il nuovo tradimento di Zinoviev e Kaménev, questi si unirono ad altri disertori, - Rykov, Chliapnikov, ecc. - pur di arrivare con tutti i mezzi alla realizzazione del loro programma di capitolardi. Tentarono di creare una scissione nel Partito, abbandonando il C. C.. e convincendo i loro proseliti a disertare il Consiglio dei Commissari del popolo. Ma ancora una volta Lenin li smascherava con la sua famosa lettera indirizzata a “ tutti i membri del Partito e alle classi laboriose della Russia “:
“Compagni! Diversi membri del C. C. del nostro Partito e del Consiglio dei Commissari del popolo. - Kaménev. Zìnoviev, Noguine Rjkov, Milioutine, e qualche altro - sono usciti ieri, il 17 (4) Novembre dal C. C. del nostro Partito, e i tre ultimi anche dal Consiglio dei Commissari del popolo. Malgrado la nostra politica proletaria e rivoluzionaria, fondata su una assoluta unità di intenti, non è possibile che in un partito così grande come il nostro, almeno per ora, non si incontrino dei compagni la cui fermezza e solidità di tempra. si rivelano insufficienti nella lotta contro i nemici del popolo .....
“Compagni! Ricordatevi che di questi disertori, due di essi, Kamênev e Zinoviev, fin dalla insurrezione di Pietrogrado, si comportarono come dei traditori dell’ultim’ora, perché non si peritarono di votare contro l’insurrezione, alla veduta decisiva del C. C., il 23 (10) Ottobre 1917. Ricordatevi come questi disertori, ancor dopo la decisione del C. C.. facevano opera di disfattismo, tra i militanti del Partito, contro l’insurrezione “. (Lenin, Opere complete, libro XXII, pag. 59-60.ed. russa).
Si esigeva con un ultimatum rivolto a Kaménev, a Zinoviev, e agli altri disertori, che si sottomettessero alla disciplina del Partito, ponendo fine alla loro attività sabotatrice.
Su proposta di Lenin, Kaménev venne rimosso dalle sue funzioni di Presidente del Comitato centrale esecutivo della Repubblica Sovietica, e, per molto tempo, venne allontanato da ogni responsabilità direttiva.
Nel 1918, all’epoca delle conversazioni di pace di Brest-Litovsk, Trotskij lottava contro Lenin, con i “comunisti di sinistra; altra tattica per condurre il paese sovietico alla disfatta.
Durante le conversazioni con il comando tedesco, Trotskij violò scientemente le direttive di Lenin e del C.C., circa le conclusioni immediate della pace. Cosi la Repubblica Sovietica fu costretta a firmare un trattato di pace, sulla base di condizioni assai poco favorevoli. Solamente la spietata lotta di Lenin e Stalin, condotta senza riserve, nella coscienza assoluta del pericolo da vincere contro i comunisti di sinistra, e contro Trotskij, assicurò alla fine la salute della Repubblica Sovietica.
Poi, durante gli anni della guerra civile, il Partito ebbe più volte occasione di colpire Trotskij.
Siccome le operazioni decisive dell’armata rossa erano giunte alla disfatta di Koltchak, Denikin e altre guardie bianche, si rivolsero dalla parte di Trotskij, favorendone ì piani.
Infatti Koltchak venne eliminato, solo quando la proposta di Trotskij di sospendere l’offensiva contro Koltchak fu respinta e quando il C. C., e innanzi a tutti Lenin, ebbero presa la risoluzione di mobilitare le forze necessarie, per attaccare le guardie bianche al fronte orientale. Così pure fu possibile battere definitivamente Denikin, solo quando, scartato completamente Trotskij dalla direzione del comando militare nel fronte del sud, venne posto in atto, confermato da Lenin, nell'autunno del 1919, il piano di operazioni progettate da Stalin contro Denikin.
E altrettanto avvenne circa numerose altre questioni relative alla lotta armata del proletariato della Repubblica Sovietica.
La creazione di una potente Armata rossa, le vittorie eroiche di questa Armata, e infine la disfatta delle guardie bianche, tutto questo è dovuta alle direttive di Stalin e di Lenin, ispirate dalla loro lotta senza quartiere contro il trotskismo.
Verso la fine del 1920, alla vigilia della nuova politica economica, sorse in seno al partito. una discussione circa il compito dei sindacati. Ed ancora una volta, Trotskij divenne l’esponente della lotta contro Lenin, contro la politica del C. C., proponendo addirittura di “statizzare i sindacati”, vale a dire di trasformarli in semplici appendici dell'apparato statale.
Cosi negando l’importanza del compito dei sindacati, che Lenin considerava come la scuola del comunismo, Trotskij distruggeva uno dei principali fondamenti della dittatura del proletariato.
Lenin sosteneva che la politica di Trotskij tendente a statizzare e scuotere la struttura dei sindacati, avrebbe servito soltanto a favorire una scissione tra il Partito comunista e i sindacati. Distaccandoli delle masse lavoratrici. Nell'autunno del 1923, Trotskij intraprese contro il Partito una vasta offensiva che venne appoggiata, durante parecchi anni, ossia dal 1925 fino al giorno della loro espulsione dal Partito comunista, tanto da Zinoviev quanto da Kaménev.
Nell’ottobre del 1923, Trotskìj dichiarava che il C. C. avrebbe finito di condurre il paese alla rovina. Subito dopo, il gruppo dei trotskisti, che egli aveva organizzati con J. N. Smirnov, Sérébriakov.
Preéobrajenski, Piatakov e altri, costruì la “piattaforma dei 46” pedana di lancio interamente diretta a colpire le strutture della linea generale del Partito. In quei giorni, ossia quando Lenin era già gravemente malato, Trotskij condusse un attacco contro i vecchi quadri del Partito bolscevico, ai quali oppose la giovinezza, affermando demagogicamente che i giovani sono il barometro dello Stato e della condizione spirituale che può regnare nel Partito. Ma anche questo tentativo fallì.
Una volta disfatta l’opposizione trotskista, evidentemente in mancanza di altri argomenti, Trotskij dichiarò di sottomettersi oramai a tutte le decisioni del Partito. Ma non passò gran tempo, che il Partito fu di nuovo costretto a intraprendere una lotta più accanita delle precedenti contro il blocco Trotskij -Zinoviev. Questi trotskisti e zinovievisti, si valevano di tutti i mezzi leciti e illeciti, pur di spezzare la salda linea del Partito, pur di rovesciare il C. C. alla testa del quale si trovava Stalin, che aveva raccolto intorno a sé il fior fiore degli autentici leninisti, completamente devoti alla causa della costruzione della società socialista.
Però, questa volta, furono proprio Zinoviev e Kaménev, anziché Trotskij ad aprire il fuoco. Sul principio del 1925, durante una riunione del C. C., dichiararono che, stante la situazione politica economica del paese sovietico, molto arretrata, una simile deficienza creava difficoltà tali che il Partito non le avrebbe mai potuto sormontare; né tanto meno quelle che per contraccolpo sarebbero divenute poi difficoltà interne del Partito stesso. Ma i due soci, cozzarono subito contro una resistenza immediata. La questione relativa alla possibilità di edificare il socialismo in un sol paese, era ormai di importanza politica eccezionale.
La XIV Conferenza del Partito Comunista (Aprile del 1925) considerando allora necessario di confermare ancora una volta il carattere immutabile della teoria di Lenin, e di armare il Partito in lotta, per ogni realizzazione definitiva di questa teoria, fissò nella sua risoluzione il principio leninista affermante la possibilità di costruire il socialismo nel nostro paese. La questione delle prospettive di questo edificio socialista si fece particolarmente acuta. Poiché non si può assolutamente costruire qualcosa che possa servire, se non si costruisce con la coscienza del fine a cui dovrà servire questa costruzione, aveva dichiarato Stalin.
“Lavoreremo dunque per preparare un terreno ben concimato dalla democrazia borghese e per realizzare l'edificio della società socialista. Ecco il punto nevralgico della questione. Siamo noi a tal punto, con la nuova politica economica e la stabilizzazione parziale del capitale, da poter costruire con certezza l’economia socialista? Questo oggi è il più importante problema che investe l’attività del nostro partito e delle organizzazioni sovietiche” . (Rendiconto stenografico della VII assemblea plenaria del C.C. e dell’I.C., pag. 18, ed. russa).
A questo interrogativo il Partito rispondeva affermativamente.
ll grande merito storico di Stalin è quello di avere in tal contingenza, indicato al Partito e ai proletari l’enorme importanza politica della teoria leninista tendente ad affermare la possibilità di instaurare il socialismo qual regime unico di un solo paese; di avere poi sviluppata e difesa questa teoria contro i vari Trotskij, Zinoviev. Kaménev e loro seguaci.
Durante gli anni che seguirono, l’insegnamento di Lenin venne ripreso, verificato, e messo in pratica, sotto il controllo e la direzione di Stalin, al cospetto dei lavoratori del mondo intero. L’opposizione trotskista-zinovievista ha combattuto questa dottrina di Lenin, divergendo dai principi del Partito, e sopratutto da quello che ne costituisce il cardine, che ne forma la questione più fondamentale del programma. E così trascinata da questa deviazione medesima, si costrinse nella contro-rivoluzione prima, e al blocco con il fascismo poi.
l traditori trotskisti-zinovievisti spiegarono un'attività particolarmente energica di scissionisti alla vigilia del XIV Congresso del Partito comunista. Zìnoviev, Kaménev e satelliti, costruirono delle piattaforme opportunistiche, delle pedane atte a lanciar teorie antileniniste, sulle questioni fondamentali della dittatura proletario. Zinoviev, sotto il titolo di Leninismo, pubblicò un libro, nel quale deformava profondamente il punto di vista leniniano, dal momento che sosteneva la propria teoria capitolatrice circa l’impossibilità di erigere il socialismo nell'U.R.S.S.. E dichiarava che la rivoluzione di Ottobre, altro non era che una “rivoluzione borghese” e che il regime esistente in U.R.S.S. era il capitalismo di Stato, ecc.
Tutte le proposte pratiche di Kaménev e di Zinoviev, partivano dalla concezione trotskista sul conflitto inevitabile tra classe operaia e contadini; concezione che conduceva alla rottura dell’alleanza tra fabbriche e contado; pericolo mortale per la vita dello Stato Sovietico. Alla vigilia del XIV Congresso del Partito, gli zinovievistì si prepararono ad attaccare il Partito medesimo al Congresso, organizzando il loro gruppo, e compiendo in segreto la loro fatica, intesa solo a scalzare dalle sue basi il potere avversario; sopratutto a Leningrado dove lavoravano in quei giorni Zinoviev, Edvokinov, Bakaev, ecc. agivano segretamente, di nascosto del C. C.; ma al tempo stesso figuravano di essere d’accordo con gli indirizzi generali del Partito. Così tutta la condotta oppositoria dello Zinoviev, si palesava fin da quei giorni, potenziata solamente da una doppiezza difficilmente eguagliabile. La parte nascosta del doppio gioco, insegnava ai propri sostenitori ad ingannare completamente il Partito, le sue organizzazioni centrali; insegnava soltanto a lavorar nell'ombra, alle spalle, scavando il terreno sotto i piedi del Partito; a preparare infine l'abisso per l’edificio socialista. In questa atmosfera subdola, Zinoviev educava i suoi allievi, scelti fra i lavoratori della “ gioventù comunista ”, e le sue vittime apparvero poi esseri snaturati, maturi per ogni delitto, gli assassini dei compagni Kirov, Kotolynov, Roumianstev, Nikolaev, ecc.
Al XIV Congresso, come contrappeso al relatore del C. C., Stalin, l’opposizione volle come proprio correlatore Zinoviev, e questa scelta segna senza dubbio un passo avanti verso la scissione del Partito. Il Congresso mise in piena luce il doppio gioco condotto dai membri, verso il Partito, e l’organizzazione di Leningrado, smascherando la loro attività scissionistica, scoprendo una piattaforma di lancio opportunista ed antileninista. Ancora una volta i partigiani di Zinoviev trovarono la strada sbarrata dalla resistenza unanime del Partito.
Ma questa opposizione inesausta non si fermò al nuovo ostacolo. Anzi perfezionò, con tecnica diversa, la sua ostilità contro il Partito. Subito dopo il Congresso, vene creato, riunendo i partigiani di Trotskij e quelli di Zinoviev, un nuovo comune blocco. Oltre agli elementi trotskisti e zinovievisti, a questo blocco si unirono i frammenti di quasi tutti i vecchi gruppi ostili al Partito, (l’ “opposizione operaia” di Chliapnikov e di Medvédev, il gruppo dl Supronov detto del “centralismo democratico”, i traditori più sfrontati della classe operaia, venuti fuori tra la gente del genere di Ossowski, ecc.).
Così una riedizione del blocco d’agosto ricompariva.
In tutte le questioni politiche questo blocco, si poneva sempre da un punto di vista trotskista, negando la possibilità di erigere il socialismo in un solo paese. Stalin svelando il carattere opportunista del gruppo di Trotskij, aggiunse ancora in proposito:
“ Ritengo che l’assenza di fede sulla vittoria dell’edifico socialista, sia l’errore fondamentale della nuova opposizione. Quest’errore, a mio avviso, è fondamentale poiché crea tutti gli altri errori conseguenti dell’opposizione. Gli errori della nuova opposizione, nelle questioni concernenti la Nep, il capitalismo di Stato, la natura delle nostre industrie sociali, il compito della cooperazione sotto la dittatura del proletariato, i metodi di lotta contro il kulak, il compito e l’importanza relativa del medio contado, tutta questa somma di errori deriva soltanto da quello fondamentale commesso dall’opposizione con la sua mancanza di fede nella possibilità di costruire fino alle sue ultime e più giuste conseguenze, una società socialista, mediante le sole forze del nostro paese”. (Stalin, Le questioni del Leninismo. pag. 71, Parigi, Ufficio di Edizioni, 1936).
Cosi durante molti anni, una lotta accanita venne condotta contro l’opposizione. Il blocco trotskista-zinovievista tentava a tutti i costi di realizzare quella sua linea di condotta, atta a nuovamente instaurare il capitalismo nel paese sovietico.
Smascherati e battuti dal Partito, gli zinovievisli sfociarono nel pericoloso delta delle cospirazioni , raccolsero e prepararono le forze necessaria per lottare contro il Partito. Organizzarono nel 1926, in una foresta nelle vicinanze di Mosca, e all'insaputa degli organi del Partito, una riunione di membri dell’opposizione. Qui discussero sui loro piani, prepararono una nuova pedana di lancio, elaborando le misure necessarie perché la lotta di principio contro il Partito, divenisse una lotta di fatto, e a qualunque costo superiore agli ostacoli con i quali il Partito fino a quel momento li aveva respinti. Il blocco trotskista-zinovievista cominciò a formare tra i suoi partigiani dei piccoli gruppi di azione illegali. Trotskij, Zinoviev, Kaménev fornivano a questi gruppi dei materiali d’aggressione, mediante un'opera serrata di critica contro la linea di condotta leninista del C. C., e gettando il discredito sui lavoratori dirigenti del Partito.
Quindi, alla fine del 1923, i capi dell’opposizione decisero una prima manifestazione diretta, penetrando nelle riunioni operaie del Partito, per criticarne linee di condotta e direzione; ma gli operai bolscevichi fiutarono l'ipocrisia di questa propaganda, ne smascherarono il vero carattere, dipendente da una teoria, come si è detto, più che mai intesa a riportare il capitalismo in condizioni di egemonia nelle direttive del paese.
Altro ostacolo imprevisto e altra disfatta, dopo la quale, i capi dell'opposizione fecero, il 16 Ottobre 1926, una nuova dichiarazione ufficiale, smentendo le proprie accuse portate contro il Comitato Centrale, riconoscendo come inammissibile la loro attività frazionaria, e invitando i loro partigiani a sciogliere le frazioni, i gruppi illegali, le squadre di propaganda. Ora, questa dichiarazione non fu che un altro ignobile inganno, un'altra manovra piena di mala fede. Di fatto, la reazione continuava la sua attività oppositoria e frazionale, sforzandosi soltanto di assumere, nei riguardi dell’organizzazione del Partito misure cospiratorie ancor più serrate. Alla XV Conferenza e alla VII Sessione plenaria del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista, gli esponenti del blocco intervennero, ricominciando da capo con quella loro assoluta incredulità nei riguardi di realizzare il socialismo nell'U.R.S.S. Malgrado i loro improvvisi voltafaccia. la piattaforma era pur sempre la medesima. E agli inizi del 1927, nel bel mezzo di una grande riunione alla quale partecipavano dei “senza partito”, Zinoviev, violando tutte le regole della disciplina bolscevica, attaccò pubblicamente la politica del Partito.
Nella lotta contro il Partito, l’opposizione si collocava sempre di più dalla parte dei nemici più accaniti della dittatura proletaria e del popolo sovietico.
Nel 1927 quando il pericolo della guerra con il mondo capitalista minacciò l'U.R.S.S., il blocco trotskista-zinovievista diffuse abilmente la sua tesi vile e traditrice su Clemenceau. Questa tesi del blocco trotskista-zinovievista fu per il nemico della rivoluzione, il segnale per prepararsi alla lotta contro il governo sovietico e il Partito e di profittare dell’attacco degli imperialisti per rovesciare il potere sovietico.
Da questa infame posizione di partenza, i trotskisti-zlnovievisti passarono logicamente in seguito, a una tattica sempre più disfattista, che misero in atto all'epoca della loro attività terroristica. Miravano alla disfatta del potere sovietico, onde impadronirsi del potere e realizzare il loro immondo programma di restaurazione capitalista.
All'epoca del XV Congresso del Partito comunista dell'U.R.S.S., l’opposizione fabbricò una piattaforma speciale, sulla quale radunava insieme tutti i punti di vista anti-leninistici, di natura capitolante dei trotskisti-zinovievisti per opporli nel loro insieme alla ferrea linea di condotta del C. C. Poiché la posizione concludeva su l’impossibilità di edificare il socialismo, e sulla necessità di continuare a ostacolare il lavoro di Partito, da simile conclusione, a una contro-rivoluzione, il passo era breve. Fu breve, e la contro-rivoluzione cominciò a prender forma, in un senso organizzativo. Infatti alla fine del 1927, l'opposizione si era in qualche modo, trasformata in un Partito indipendente e opposto al Partito comunista di Lenin. Il blocco trotskista-zinovievistua possedeva un suo centro, comitati e gruppi locali, una cassa nella quale i partigiani versavano in blocco le loro quote; possedeva una tecnica disciplinatrice e una disciplina di frazione. In quel momento, i trotskisti e gli zinovievisti erano già passati decisamente e dichiaratamente sul terreno di un'aperta lotta anti-sovietica e contro-rivoluzionaria. combattendo il Partito e il regime sovietico. Intervenivano alle riunioni dei “senza partito”, degli indipendenti. esortandoli alla lotta anti-sovietica, accaparrandosi dei locali per le riunioni clandestine, e, come del resto e stato provato fin da allora, divennero anche alleati degli ufficiali bianchi che organizzavano un complotto per rovesciare la dittatura proletaria (l’affare Tckerbakov).
Infine il 7 novembre1927, sullo scadere del X anniversario della grande rivoluzione socialista, i trotskisti-zinovievisti organizzarono una manifestazione antisovietica, nelle strade di Mosca. Si rivolsero agli elementi non proletari del paese, esortandoli a lottare contro ll potere sovietico, ma ancora una volta, gli operai di Mosca, fiutando il pericolo, smascherarono questi nemici del socialismo, cacciandoli letteralmente dai ranghi della manifestazione proletaria. Il C. C. del Partito comunista dell”U.R.S.S., espulse Trotskji e Zlnoviev dal Partito. Nel dicembre del 1927 il XV Congresso del Partito prese le identiche misure contro Kaménev, Bakaev, Evdokimov, Smirnov, Reingold, Vaganian, Roumianstev, Kotolynov, ed altri.
Dopo la loro espulsione dal Partito, i trotskisti-zinovievisti, scesero a nuovi metodi di lotta. Trotskìj si rivelò un nemico feroce e assoluto; spiegò una grandissima attività illegale contro il Partito e al potere sovietico, tentando di creare delle proprie organizzazioni contro-rivoluzionarie. Ma questi maneggi furono scoperti e soppressi. Il Governo sovietico espulse Trotskij dal paese, come lo aveva cacciato in un primo tempo, su proposta di Lenin, insieme agli esponenti dei Partiti contro-rivoluzionari menscevichi, e socialisti-rivoluzionari. Ma in un certo senso fece temporaneamente il suo gioco, perché all’estero, Trotskij, si senti nel suo vero elemento. Il suo odio rancoroso contro la Repubblica Sovietica, da quel giorno non conobbe più limiti. E quanto aveva taciuto e nascosto di sé, al di qua del confine, quando si trovava ancora nei ranghi del Partito, lo rivelò senza ombre e senza reticenza. Cominciarono cosi i suoi aperti attacchi contro il leninismo, contro il bolscevismo, mediante il ribadimento continuo della concezione trotskista contro-rivoluzionaria, a proposito di tutte le questioni riguardanti la Russia e la sua rivoluzione.
Caddero gli ultimi veli nei quali si avvolgeva Trotskij in U.R.S.S. In faccia al mondo intero, dinanzi agli sguardi attoniti della classe operaia e degli uomini onesti, egli apparve, senza scrupoli, tal quale doveva apparire: il nemico più accanito del popolo sovietico, della rivoluzione proletaria e del Partito bolscevico. I giornali più reazionari lo ebbero collaboratore assiduo. Gli articoli più immondi e velenosi contro l'Unione sovietica vennero stesi dalla sua penna. Nessuna bassezza, nessuna calunnia sembrava a Trotskij sufficiente per caricar di fango lo Stato proletario e i suoi capi. Tutte le sue azioni dimostrano infallibilmente che ormai “il trotskismo si era trasformato in avanguardia della contro-rivoluzione”.
Trotskij raccoglieva intorno a sé, in una lega disperata, tutti gli elementi sparsi dei differenti gruppi rifiutati dall’Internazionale Comunista. Di comune, fra questa gente, a titolo di unico fondamento “ideologico”, vi era soltanto l’odio. L’odio contro il comunismo, contro l’Internazionale comunista, contro il paese della dittatura proletaria.
Ogni attività di Trotskij e dei suoi agenti aveva per scopo di organizzare una lotta infame contro l'U.R.S.S. e di preparare la dispersione del movimento operaio internazionale.
Dividere, scindere, inimicare. Gli scopi e i compiti di Trotskij si confondevano così strettamente con quelli del nemico più furioso del proletariato: il fascismo. E infatti ben presto, questo due organizzazioni, si riunirono in un`unica banda di nemici mortali del socialismo, della democrazia e del popolo di lavoratori.
Man mano che l'Unione Sovietica, trascorreva di affermazione in affermazione e riportava vittorie su vittorie con il suo grande lavoro di edificazione socialista, man mano che il trotskismo, di fronte a tanta fede, a tanta tenacia, si rivelava sempre più impotente nel proseguire la sua lotta contro l'U.R.S.S., Trotskij s’ingegnava sempre più di svolgere un'attività febbrile, che vincesse con l’intensità delle sue trame, la realtà crescente del terreno perduto, e così pur di combattere il Partito comunista dell'U.R.S.S. e i suoi capi, ricorse ai mezzi più tremendi, più inumani, più vili. Terrore individuale, assassinio del capi dello Stato sovietico e del Partito, corruzione, imboscate; ecco il programma preconizzato ed applicato da Trotskij. E lo scopo pur sempre quello: restaurazione del capitalismo nell'U.R.S.S.
Il tribunale supremo dell'Unione sovietica, ha poi esaurientemente dimostrato, che gli emissari di Trotskij, personalmente da lui istruiti, ossia Fritz David. Bergmang-Lourie, Gultman ed altri, erano appositamente venuti nell'U.R.S.S. per realizzare i piani criminali di Trotskij. Il fascismo e la sua banda selvaggia, gli hitleriani, che, da tempo, tramavano macchinazioni della stessa natura, non potevano desiderare di meglio. Così, non solo presero sotto protezione il trotskismo bandito, ma si incaricarono di fornire agli agenti di Trotskij i documenti necessari per penetrare nell'U.R.S.S. - come nel caso Olberg - onde stabilirvi un legame con i trotskisti rimasti nella Russia, come con N. Lourié e l’agente particolare di Himmler, Franz Weìz, ecc. Nel tentativo di praticamente realizzare il suo programma di individualistico terrore, di criminali eliminazioni, perfino contro il grande capo del proletariato, Stalin, e i suoi collaboratori più accorti, Trotskij conferiva ai suoi uomini di fiducia, rimasti nell'U.R.S.S. quel potere direttivo atto a stabilire un legame diretto e sempre più preciso con i partigiani di Zinoviev, per la creazione di un centro terrorista contro-rivoluzionario unico.
Zinoviev, Kaménev, e seguaci, preparavano di loro iniziativa altri atti terroristici. Quindi, le direttive di Trotskij accrescevano l’unità funzionale di questa energie contro-rivoluzionarie, che lottavano nell’unico intento di rovesciare la direzione del Partito comunista, onde fallisse il lavoro costruttivo di socialistica edificazione, per sostituirlo con il potere asservitore delle masse, nell'U.R.S.S.: il potere del capitalismo .
Intanto, sempre più fedeli alla tecnica del doppio gioco, Zlnoviev, Kaménev, Evdokimov, Bakaev, e gli altri esclusi dal Partito comunista, fecero un'altra dichiarazione piena di pentimenti, e, vincolandosi con una promessa di obbediente fedeltà alla linea di condotta del Partito, chiesero la reintegrazione nei ranghi del Partito stesso. Questa manovra bassa e ipocrita, avrebbe dovuto offrire ai reintegrati il potere di servirsi a tempo e luogo delle posizioni raggiunte nell’interno del Partito per colpirlo, con un attacco proditorio al momento decisivo, nella schiena e diminuirlo nella sua entità politica sopprimendo i suoi dirigenti.
Durante tutto questo periodo, i trotskisti e gli zinovievistì reintegrati nel Partito, non dimenticarono certamente i loro progetti criminali; si preoccupavano soltanto di mascherarli nel modo più abile, onde più facilmente scavar sotto, adottando metodi di lotta sempre più vili. Proclamando in tutti i toni la loro devozione alla causa, dissimulando cosi le loro autentiche intenzioni, penetrarono nel Partito, per colpirlo nel capo, alla prima occasione, per impadronirsi dei comandi ed assicurare l'avvento del loro programma, atto ad elevare al potere il capitalismo, e rendere schiavo il paese sovietico ....
Durante l’istruzione dell'affare del “ Centro di Leningrado “, come venne in chiaro durante gli atti di questo processo del 1935, Zinoviev, sin dal 1928 aveva scritto al suo collega Roumiantesev, che considerava necessario per il buon esito del loro programma di rientrare nel Partito. Questo padre gesuita di nuovo conio, spiegava ai suoi degni compari di “eroismo”, come considerava assai più difficile la lotta contro il Partito, rimanendone fuori, anziché dentro; quindi non era il caso di far macchina indietro dinanzi a nessuna dichiarazione che fosse giudicata soddisfacente per continuare, a reintegrazione avvenuta, il lavorio minatorio.
E senza perder tempo, l'indomani stesso di questo esemplare “pentimento”, e della loro reintegrazione quindi nel Partito, Zinoviev e Kaménev ricominciarono la loro attività clandestina; il loro doppio gioco. Nel settembre del 1932, Kaménev riprende i contatti con i trotskisti Kaplinski e Péréverzev; condanna la politica del Partito e s'intende con quei due messeri per stabilire una rete di legami con i trotskisti ancora esclusi dal Partito. Lo stesso anno, allorquando l'opposizione di destra, si dichiara contraria al Partito, Bukharin accorre da Kaménev e tenta subito di montare insieme un nuovo blocco anti-bolscevico. Kaménev discute con Bukharin il programma della lotta, ne parla anche a Zinoviev e stabilisce un collegamento con l'organizzazione trotskista, in modo che questa possa profittare dell’esitazione di destra, e rinforzare il numero dei nuclei da lanciarsi nella lotta definitiva contro il Comitato Centrale. Ogni volta che nel corso della sua grande opera di ricostruzione socialista e della sua lotta decisiva contro le rimanenze del capitalismo, il nostro paese urtava contro nuove impreviste difficoltà, il blocco trotskista-zinovievista si abbandonava alle rosee speranze di una disfatta del Partito, incapace di superare le crisi imposte dalle difficoltà stesse. In simili casi, questi contro-rivoluzionari, sviluppavano il massimo della loro attività, per intralciare sempre più il cammino del Partito, raccogliendogli intorno quante più forze ostili potevano, tra i nemici del bolscevismo e del popolo sovietico.
Nell’ottobre del 1932, un gruppo contro-rivoluzionario, composto dagli epigoni dell'opposizione di destra e dal blocco trotskista-zinovievista, venne rapidamente organizzato. Questo gruppo comprendeva Rinutine, Slepckov, e Kaiurov e operava naturalmente all'insaputa del Partito, clandestinamente, aspirando alla realizzazione del seguente programma: restaurazione dei kulak nel paese sovietico, liquidazione dei kolkoz e dei sovkoz, trasmissione delle imprese socialiste ai capitalisti, e consequenziale ritorno al capitalismo di tutte le posizioni conquistate contro questo, dalla grandiosa lotta del proletariato dell'U.R.S.S., dopo anni di esperienza dolorosa. Zinoviev e Kamènev erano i capi ideologici e gli ispiratori di questo gruppo contro-rivoluzionario. Ne discutevano e ne preparavano la piattaforma, lo consigliavano, lo sostenevano e lo esortavano alla lotta contro il Partito di Lenin. Così tutti gli elementi ostili al Partito comunista, tutto il canagliume dei rinnegati, tutte le leghe dei gruppi opportunisti già liquidati, potevano ritrovare un aiuto, una protezione e un soccorso, sotto il tetto della banda trotskista-zinovievista. Tutte le forze, tutti i metodi, tutti i mezzi leciti e illeciti divennero validi per lottare contro il Partito. Ecco l'immonda “filosofia” che Trotskij e Zinoviev coltivarono e predicarono a quell'epoca, precipitandosi sempre più verso una contro-rivoluzione accanita.
Ma non appena furono smascherati, come partigiani del gruppo contro-rivoluzionario, Riuotine- Slepkov-Kaiourov, Zinoviev e Kaménev, vennero, di nuovo, espulsi dal Partito. Ma ricominciarono di nuovo, con lettere piene di pentimenti, sforzandosi in ogni modo di attenuare le colpe che avevano cercato di nascondere e di ammorbidire le responsabilità che potevano gravare a loro carico, stante l`attività del gruppo scoperto, si battevano il petto senza ritegno, recitando una vergognosa contrizione pronti a tutto, pur di ottenere una nuova reintegrazione nel Partito, onde continuarvi, fino in fondo, la loro atroce missione di nemici della classe operaia.
Durante il recente processo giudiziario, è stato dimostrato come in quel periodo, Zinoviev e Kaménev, avessero organizzato in un centro unico, i partigiani di Trotskij e di Zinoviev e proclamato il terrore - mediante l’assassinio dei capi del Partito dello Stato sovietico - quale tecnica fondamentale necessaria alla realizzazione dei loro piani criminali contro-rivoluzionari. Alla base di tutte le concezioni contro-rivoluzionarie di Trotskij e Zinoviev, c'era la sterile negazione di ogni possibilità di edificare il socialismo in un solo paese. Per difendere questa concezione, essi avevano sempre lottato, sia prima che dopo la rivoluzione, ma così facendo divennero gli agenti della borghesia contro la classe operaia, e, da prima protetti e poi assorbiti divennero altresì gli strumenti del fascismo hitleriano, il nemico assoluto del socialismo, della pace, del libero lavoro.
Questa è la verità sul centro trotskista-zinovievista.
Questa è l’ignobile strada storica che ha condotto i suoi banditi al terrorismo, al servizio del fascismo, della barbarie e della reazione.
Non è la prima volta. nel corso dello storia, che, per difendere i propri interessi, la borghesia si serve di creature che temprarono le loro prime armi nei ranghi della social-democrazia. Millerand, Mac Donald, Thomas, Briand, Laval, Noske, e altri ancora, sono diventati i ministri di re o di governi borghesi. Hanno servito la borghesia, hanno combattuto la classe operaia: e di queste colpe, a loro carico, oggi più nessuno dubita.
Mussolini - che fu a suo tempo un esponente del Partito socialista italiano - è diventato fascista e capo del primo governo fascista, in funzione del capitalismo, di quel capitalismo che annega il paese nel sangue dei più cari figli del proletariato. Noske ha compiuto qualcosa di similmente abbietto in Germania.
Così dunque, i trotskisti e gli zinovievisti, sono diventati degli agenti del fascismo, degli spioni dei corruttori, dei sabotatori. dei difensori e, infine, dei fautori della restaurazione del capitalismo nel primo paese della dittatura proletaria.

(1) Manilov personaggio del romanzo satirico di Nicola Gogol, (1809-1852) «Le Anime Morte” caratterizzato da continui sogni e illusioni. nella quali al compiace, vivendo con incompleta abulia.


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