Nella battaglia di Tripoli muore la sinistra italiana
“Io morirò come un martire, come mio nonno. Io sono un rivoluzionario. Questo è il mio Paese, non voglio farmi da parte. Non posso lasciare la terra sacra dei miei nonni. Ho portato la vittoria in passato; di questa vittoria si è potuto godere per generazioni. La Libia guiderà l’Africa e l’America del sud. Quelli che attaccano le caserme inermi e le nostre famiglie sono giovani drogati. Sono giovani sedicenni che vogliono imitare l’Egitto. Dietro di loro c’è un gruppo di persone malate infiltrate nelle città che pagano questi giovani innocenti per entrare in battaglia. Chi ha designato in questi attacchi ora è in sedi tranquille dopo aver dato loro ordine di distruggere. I manifestanti rischiano la pena di morte”.
“Abbiamo sfidato l’America con tutta la sua potenza, la Gran Bretagna. Abbiamo sfidato grandi nazioni nucleari e abbiamo vinto. Ora non possiamo abbassare la testa. Anche l’Italia, allora grande impero, fu sconfitta in Libia. Tutto il mondo ci guarda con rispetto e con timore grazie a me, compresa l’Italia. Io sono un lottatore, ho sempre lottato per una rivoluzione storica, tutti mi hanno sempre seguito. La Libia ha guidato il mondo, non si può interrompere questo percorso per un pugno di ratti che seguono gli stranieri. Io non lascerò la mia terra”.
“Volete che gli americani occupino il Paese come hanno fatto in Somalia e Afghanistan? Uscite e portate questi ratti in prigione, sono una minoranza. Vogliono raderci al suolo e ridurci come Fallujah. ‘Servizi (di sicurezza) dei traditori fratelli arabi vi hanno ingannato e tradito e stanno danneggiando la vostra immagine, TV arabe infangano l’onore della Libia”.
”Ora c’è una relativa calma e sicurezza. E vogliamo usare questa calma per riportare l’ordine. Ho dato ordine alla polizia e all’esercito di annientare i ribelli. Dobbiamo garantire la sicurezza delle città e dei paesi. Prima dicevano di essere manifestanti, poi hanno ammesso di essere ribelli. Consegnate le armi immediatamente ai reparti di competenza. La città di Bengasi è terrorizzata dalle armi in mano ai giovani. La città è rimasta senza acqua e luce. Perché dovete rovinare la vostra nazione senza giustificazione? E’ una vergogna. Godiamoci la nostra acqua e il nostro petrolio, perché dobbiamo bruciare il nostro Paese?”
“La Libia non è in guerra. Non siamo ancora ricorsi alla forza ma lo faremo. Uscite dalle vostre case: bambini, donne, uomini. Dobbiamo rendere le nostre strade sicure. Cacciate coloro che provocano la rivolta. I vostri figli stanno morendo per niente“.
Nel suo discorso, trasmesso davanti la caserma cui era residente, bombardata nel 1986 dall’aviazione USA, Gheddafi ha annunciato la nascita dei “comitati per la difesa della rivoluzione“, che difenderanno aeroporti, porti, impianti petroliferi e altre infrastrutture e dei “comitati per la difesa dei valori sociali, composti da un milione di giovani che hanno memorizzato il Corano e che non avranno l’ordine di uccidere“. Gheddafi aggiungeva che “a partire da domani ci saranno nuovi comitati popolari e nasceranno le amministrazioni locali“.
Saif ul-Islam Gheddafi, ha inoltre affermato alla televisione al-Jamahiriya: “Dicono che vi siano stati massacri in diverse città e villaggi della Libia. Dobbiamo lottare contro queste menzogne e semplici voci che sono gli strumenti di una guerra psicologica, vogliono distruggere il vostro morale, la vostra stabilità, le vostre ricchezze”.
Nel conflitto intestino esploso in Libia, scatenato dalla frattura tra governo del premier al-Baghdadi e alcune tendenza interne ai comitati radicali, si sono inseriti componenti revanscisti, monarchici, che hanno ancora una forte presenza in Cirenaica, sede della confraternita della Senussia, da cui proveniva il monarca Idris, spodestato nel settembre 1969. Questa componente, cui media occidentali e filo-occidentali attribuiscono il controllo del città di Bengasi, ha potenti agganci sia a Londra, dove si trova l’opposizione lealista libica, sia con i Fratelli Mussulmani in Egitto, che oggi godrebbero di una più ampia capacità di azione, dopo la cacciata di Mubaraq. Lo scontro tra governo e comitati rivolzuionari si è rapidamente trasformato in sollevazione contro la Jamahiriya. Infatti non vanno escluse le interferenze e le ingerenze interne agli affari della Libia. L’Egitto ha tutto l’interesse a distogliere l’attenzione interna, le tensioni tra fratellanza mussulmana, nazional-democratici, esercito e movimento contadino e operaio egiziano, magari scaricandole sulla confinante libia, con la quale ci sono vecchi conti da regolare. Nel 1977 vi fu una breve guerra tra Egitto e Libia, scaturita dalla fuga dalla Libia di congiurati che avevano preparato, già allora, un golpe contro Gheddafi. In questa azione geopolitica si dovrebbe leggere la fatwa emessa da Yusuf al-Qaradavi, un imam sunnita egiziano, che chiede ai libici di uccidere Muammar Gheddafi: “per liberare la Libia da lui. Chiunque nell’esercito libico sia in grado di sparare un pallottola a Gheddafi dovrebbe farlo”; al-Qaradavi predica accesi sermoni al network TV panarabo al-Jazeera. Da ciò si comprende benissimo che la tipologia della copertura mediatica della C(ia)NN araba, che ha la sede legale in Qatar, emirato arabo in cui stranamente tutto tace, ma la testa si trova a Londra, dove è facile ricevere direttive strategiche.
Non ci sarà da sorprendersi se i reportage di al-Jazeera un domani dovrebbero rivelarsi quanto meno eccessivi, se non del tutto gratuiti. Già oggi si può notare come le notizie sui pretesi massacri in Libia, siano più che dubbie.
Niente immagini, niente testimonianze dirette, solo voci diffuse da oscure fonti mediche e da oppositori politici. Questi ultimi anzi, vengono pompati dai media anglo-arabi al-Jazeera e al-Arabiya, proprio come hanno fatto in Tunisia e in Egitto. Determinate figure, scialbe ed emarginate, ma che hanno la fortuna di risedere a Londra e d’intorni, vengono innalzate a leader popolari che guidano le ‘rivoluzioni’ per un nuovo ‘89 arabo’. Nulla di meglio che opporre e sostituire i dittatori-fantoccio con dei democratici-fantoccio. Un vecchio trucco dell’imperialismo e del colonialismo per autolegittimare, presso un’opinione pubblica strumentalizzata, le proprie ingerenze internazionali. Elementi che fanno riflettere sono le affermazioni isteriche, diffuse anche in Italia dal solito network di ‘blogghere’ viola o di altro colore pseudo-rivoluzionario(*), sulla presenza di ‘mercenari’ africani armati che sparano sulla folla dagli elicotteri. Oppure le notizie irrealistiche di cacciabombardieri che bombardano e mitragliano le folle nelle piazze al centro di Tripoli. Chiunque abbia un minimo di cognizione delle questioni militari, sa benissimo che queste affermazioni sono senza senso. Non si usano bombe di aereo per sgombrare una piazza, ma per radere al suolo interi quartieri. Gli effetti sarebbero stati simili alle distruzioni subite dalle città libanesi bombardate dall’aviazione israeliana, ma se fosse stato così, al-Jazeera e altri media allineati non avrebbero esitato a mostrarle nell’istigare il pubblico. Invece finora si sono visti solo alcuni edifici danneggiati dalle fiamme, e null’altro. Inoltre, come da prassi consolidata, su un sito del fantomatico gruppo di opposizione “17 febbraio”(**), minacciava l’Unione Europea, e in particolare all’Italia, per il silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi. “La gente di Nalut, (a pochi chilometri dalla Tunisia) aveva annunciato la decisione di interrompere alla fonte l’afflusso di gas, chiudendo il giacimento di al-Wafa.” Un chiaro messaggio trasversale: intervenite ad appoggiarci, o altrimenti. E difatti l’aviazione libica è intervenuta non per bombardare donne e bambini nella piazza centrale di Tripoli, ma per distruggere i depositi di armi caduti in mano ai rivoltosi e la pista dell’aeroporto di Bengasi, onde evitare che rinforzi e veri mercenari possano sbarcare via aerea in Cirenaica, per sostenere la sollevazione armata.
Ritornando alla questione dei mercenari, va ricordato che questa tipologia di disinformazione era già stata utilizzata durante il golpe contro Ceauscescu, appunto nel 1989. anche allora si parlò di mercenari palestinesi che sparavano sulla folla dagli elicotteri. Al-Jazeera ha saputo trarre lezione dalla CNN, nel produrre disinformazione strategica, orientata verso gli interessi neocolonialistici e imperialisti di Londra e Washington. Probabilmente, tale comportamento varrà ai network e ai giornalisti collusi nell’operazione, un qualche premio giornalistico, magari dedicato a Maria Grazia Cutuli, con cui venne premiata la giornalista embedded filo-NATO e filo-USA, Giovanna Botteri. In realtà, dietro la caccia ai ‘mercenari’, calorosamente salutata ed acclamata da blogghere come
questa, si nascondono gli spregevoli obiettivi di forze revansciste e reazionarie:
“I passaporti di oltre un centinaio di «mercenari» provenienti da Niger, Sudan, Ciad ed Etiopia e che avrebbero sparato sui dimostranti libici anti-Gheddafi, sono stati mostrati oggi dalla tv panaraba al-Jazira. L’emittente, che ha trasmesso le immagini in esclusiva, ha mostrato una decina dei presunti mercenari provenienti dai quattro paesi africani, mentre un non meglio identificato «funzionario libico», in abiti civili ma il cui volto non è stato ripreso dalla telecamera, ha affermato che «oltre cento mercenari sono stati fermati armati nel sud della Libia» e che questi hanno confessato di «aver ricevuto ordini di uccidere i civili». Il funzionario intervistato parlava seduto a un tavolo sul quale erano sparse decine di passaporti recanti le insegne del Sudan, del Ciad, dell’Etiopia e del Niger.”
Ecco, questo discorso viene utilizzato per intraprendere pogrom contro la popolazione immigrata, di africani, e sollecitare azioni xenofobe contro i lavoratori stranieri presenti in Libia: cinesi, coreani, turchi. Questa breve lista dei bersagli della ‘gioventù rivoluzionaria’ celebrata dalla volgarmente servile e inconsistente sinistra italidiota, identifica i veri mandanti e manovratori della rivolta anti-Jamahiriya. Una pulizia etnica contro gli immigrati celebrata dai ‘democratici colorati’, proprio gli stessi che piagnucolano per la politica dei controlli dei flussi migratori di Libia e Italia. Non è un caso che il movimentucolo di Beppe Grillo abbia più volte fatto sfoggio di espressioni razziste contro cinesi e popoli nomadi. Un’alleanza trasversale viene elaborata e distillata nei laboratori imperialisti; una amalgama repellente formata tra forze arabe revansciste e reazionarie, nostalgiche di monarchie corrotte e inefficaci, ostaggi delle potenze occidentali, da una parte, e dall’altra movimenti reazionari di massa, i cosiddetti ‘popoli di scimmie’ colorate, degenerazione della post-borghesia occidentale, e italiana in particolare, che dietro vuote parole su democrazia, giustizia, dignità delle donne, si nascondono l’odio ottuso della massa piccolo borghese frustrata e gli interessi di vecchi e cialtroneschi capibastone arruolati per compiere il ruolo di mosche cocchiere di controrivoluzioni dipinte nei ‘colori rivoluzionari’ accuratamente scelti dalle boutique del Pentagono e di Langley. In questo marasma nordafricano, che sta facendo piazza pulita di non pochi equivoci, le maschere cadono, e le residuali frange ‘comuniste’ nostrane perdono gli ultimi stracci che ne coprivano le vergogne. Davanti alle menzogne hollywowidane sparse a piene mani da fonti d’informazione più che dubbie, più che inquinate, la sinistra italiana, al 90%, cade in trance mistica per le masse reazionarie o acefale che fanno la ‘Rivoluzione’.
Una rivoluzione che finora non ha mutato i rapporti di forza in Egitto e Tunisia, non ha toccato la dittatura più brutale (e più amica dell’occidente) a Ryiad, non ha visto smuoversi la minoranza palestinese in Israele, che non si agita nell’alcova qatariota di al-Jazeera, ma che i compenso agita le più fanatiche e spinte fantasie della sinistra italiana, sublimando nella figura di Muammar Gheddafi quella edipica di Silvio Berlusconi. Tanto da bersi allegramente ogni menzogna irreale e surreale sulla rivolta di popolo in Libia, e altrove; magari pregando per il rovesciamento dei governi antimperialisti di Siria e Iran, come auspicava l’invertito bigotto e filo-americano Vendola. Un’orgia che eccita tutto l’infame quadretto in questione: dal rottame ideologico Paolo Ferrero, (per cui gli eventi in Nord Africa sono le conseguenze della presenza delle multinazionali nella produzione di arance…) al vecchio perdente di Genova, il mancato dirigente del PCI Giuletto Chiesa, sconfitto all’epoca nel suo tentativo di distruggere ‘Lotta Comunista’, che spara veleno su Berlusconi e Putin stando appollaiato sulla spalla del burattino rockefelleriano Gorby (‘l’accordo tra Gazprom ed ENI è una cosa fasulla‘, è riuscito a dire una volta a Napoli). Dai microscopici partitini pseudo-trotskisti, che incitano le masse a fare come in Ungheria nel 1956, ovvero attuare una controrivoluzione reazionaria mascherandola da rivoluzione proletaria e operaia. Il sito Peacerporter, organo di dis-informazione di Emergency, che a dispetto del continuo piagnucolio di una presunta persecuzione subita da parte della NATO, riporta acriticamente e continuamente la disinformazione studiata e creata dalla NATO. Non si viaggia gratuitamente da Roma a Kabul, nè si è ospiti di Fabio Fazio senza contropartita.
Nessuna analisi, nessun programma, nessun marxismo, ma solo slogan consunti, vuoti e patetici, con cui i sinistri italiani nascondono la propria insignificanza anche testimoniale, portandola a manifestare cieco sostegno persino alle forze più abbiette provenienti dai meandri più oscuri della società, italiana, mediterranea e mondiale. Nel momento dell’agonia, della morte, il cervello è preda di allucinazioni e vecchi ricordi, e così accade alla sinistra italiana, abbattuta alle porte di Tripoli.
Qualsiasi siano le ragioni dei moti in Libia, essi verranno utilizzati per destabilizzare l’Italia, e già il ‘popolo viola’ è in marcia per colpire assieme ad altre forze(***). Dopo Gheddafi, toccherebbe a Berlusconi, e lo scontro che infuria tra le fazioni di Washington si svolgerà a Roma, dopo che in Nord Africa. Vanno valutati alcuni aspetti. La nuova amministrazione brzezinskiana-clintoniana (e relativi miliardari del mondo dell’IT e di Hollywood) starebbe aggredendo i vecchi gallinacci neocon facendo fuori i loro alleati locali, i ben Alì, i Mubaraq e gli al-Baghdadi. Forse se si interpretano gli eventi come uno scontro tra bande di gangster di Capitol City, si spiegherebbero tante cose, i silenzi di Mosca e Pechino (meglio Obama che Bush), e l’entusiasmo di Tehran (vendetta contro i neocon e i loro sodali sionisti e pro-sionisti). Si spiegherebbe l’attacco di Soros contro Israele, ecc. ecc.
E a proposito di Israele:
Alcune città libiche sono sottoposte, da Martedì scorso, al sabotaggio e a incendi da parte di elementi di una rete estera addestrata a destabilizzare la sicurezza della Libia e la sua unità nazionale.
Queste fonti hanno detto che le indagini sono in corso sugli elementi di questa rete che sembra essere collegata a un sistema che è stato svelato, in precedenza, dal generale israeliano Amos Yadeen, l’ex capo dell’intelligence militare israeliana, per il successo di tale organo di spionaggio nell’impiantare cellule in Libia, Tunisia, Marocco, Sudan, Egitto, Libano e Iran. L’ex capo dell’Intelligence Militare Israeliana ha dichiarato: ‘L’attività di queste reti punta su elementi di questi paesi, aggiungendo che, queste reti erano effettivamente in grado di fornirci quello che vogliamo e sono in grado di influire negativamente sulle situazioni in Libia, Tunisia e Marocco, dopo la grande conquista fatta in Iraq, Yemen e Sudan, e molto presto in Libano’.
A proposito di Egitto, il generale israeliano ha confermato che il nostro sistema, pianificato dal 1979, è riuscito a creare fratture politiche, economiche, di sicurezza e militari.
Ha continuato: ‘Siamo riusciti a fomentare la tensione e la congestione sociale e confessionale, creando uno stato permanente di divisione all’interno dello stato e della società egiziani’. In Sudan, abbiamo collegato un collegamento marittimo per finanziare le forze separatiste nel Sudan meridionale e abbiamo istituito un organismo d’intelligence per aiutarle a realizzare il loro progetto di creazione di uno stato del Sud, e abbiamo creato altre reti nel sud e nel Darfur, in grado di lavorare all’infinito.’
Note
*Intanto è da seguire con attenzione l’ennesima campagna colorata qui in Italia. Protagoniste le ‘Donne del Mossad’, cui ho già fatto ampio cenno in un mio blog. Questa volta si tratta di Blogghere-Sayanim, si ricordi del reclutamento di cyber-combattenti filo-israeliani, e se usano nomi di donne e foto di giovincelle, hanno una loro certa efficacia. Un paio di esempi:
Blogeko e Oronero
Foto dei famosi mercenari dell’ENI
**La tipica mancanza di fantasia dei burocrati statunitense si nota da questi particolari, quella di scegliere appaiare un tipo di denominazione a una categoria di operazioni; un fiore o un colore per una rivoluzione, una data per un movimento di opposizione.
*** In definitiva, bisogna riconoscerlo, coloro che hanno aggredito i ‘geopolitici’ via internet e a mezzo stampa, che fossero un orso od un evangelista, non hanno agito d’impulso, ma seguendo un piano preciso. La marmaglia di sinistra, ex-sinistra, ultrasinistra, ecc. ha sempre seguito le direttive che gli sono state dettate, rovesciamento dei regimi non-graditi. E per fare questo si inizia con le campagne di intossicazione, disinformazione e demonizzazione. Ora Gorby ha gettato la maschera definitivamente, e con lui tutti i saccenti anti-global demoumanitaristi di ‘Chiesa Nostra’.
Chi è il noto divo giulietto che stando sul trespolo di casa Gorby, ripete a pappagallo gli strali anti-barzellettieri? E chi altro ha raccolto una masnada di delinquenti realmente rosso-bruni intorno a sè? Rosso-bruni come solo dei Fini possono esserlo?
Per avviare la prossima campagna elettorale a base di ultracritica ultralternativa dell’ultra anticapitalismo, ma ottusamente e visceralmente aggregato a certe fazioni washingtoniano-londinesi. Mentre, invece, i reflui del fu PCI/DP sono stati raccattati dall’Histadrut, il sindacato sionista da cui proveniva Amir Peretz, distintosi come ministro della difesa israeliano al tempo di ‘Piombo Fuso’. La sinistra italidiota è defunta, ed ora tutti costoro militano per avviare la guerra intestina italiana, su ordine dei mandanti che quando non prendono il thè alle cinque del pomeriggio, vedono il Superbowl o si dedicano allo sport della caccia al palestinese.
Alessandro Lattanzio, 23/2/2011