CITAZIONE (carre @ 6/10/2009, 01:09)
Io ho postato solo il dato sul PIL cinese dell'epoca del socialismo e mi pare del tutto corretto.
Ma Carre Carre Carre, leggi bene: nessuno ha detto che il dato è sbagliato, solo che ti sei "dimenticato" che a ridosso della liberazione, il PIL nazionale era crollato clamorosamente. Giusto una "dimenticanza" per fare tornare i conti. Dai, voglio continuare a pensare che te lo sei "dimenticato" e non che citi i dati parzialmente per fare tornare le tue teorie.
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Qui se c'è qualcuno che batte i piedi al tempo della marcia di Radetsky siete voi della cricca denghiana che avete dato per scontato che la Cina sia un paese lanciato a gonfie vele verso il socialismo (e quando era vivo Mao, quindi, non c'era il socialismo),
Mi stupisco che tu possa pensare al socialismo come ad un fatto acquisito. Il socialismo (e qua siamo a livello proprio base del marxismo ortodosso) è un processo di transizione verso il comunismo, processo che, nella dinamica dialettica delle cose, può avere avanzamenti, arretramenti, grandi balzi in avanti come passi indietro e ripensamenti.
Spero davvero che tu non creda che il socialismo possa essere una sorta di "dato acquisito" fisso nel tempo, immutabile e immobile; oppure che la strada verso il comunismo sia una specie di sentiero dritto in discesa, lineare come una retta.
Oltre ad essere una concezione completamente anti-marxista è pure paradossale pensarlo proprio in termini razionali.
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che l'aumento del benessere sia segno incontrovertibile del socialismo che si avvicina, che esiste un nuovo tipo di socialismo a cui Marx e compagnia bella non avevano minimamente pensato, poveri arretrati, il socialismo di mercato, e non so quanti altri dogmi IN-DI-MO-STRA-TI, perché indimostrabili.
Premettiamo che, essendo Marx fallibile in quanto umano, probabilmente non aveva neanche ipotizzato il socialismo di mercato. Per le persone normali, ipotizzare che Marx non avesse pensato ad una determinata cosa, non è un fatto stupefacente. D'altronde Marx non aveva manco pensato alla sociologia moderna che tratta le relazioni umane e le informazioni come un mercato con regole proprie. Eppure la sociologia moderna è uno strumento utilissimo e molto potente. Che si fa? Se non lo pensava Marx non deve esistere? Credici pure, ma sappi che non troverai molta gente disposta a crederlo come ci credi tu.
D'altro canto, Marx, che era fallibile ma non scemo, si era rifiutato di dare “ricette per la cucina dell’avvenire” intendendo con questo che il suo compito era stato di scoprire l’ineluttabilità del socialismo non i processi specificici che vi avrebbero portato.
Sulla questione del benessere, beh, esso è UN (uno tra tanti) indicatore sì, perché un socialismo che fa peggiorare le condizioni delle persone non lo vorrebbe nessuno. Siccome per le persone normali, che se ne fottono della politica ma si interessano delle condizioni materiali (la maggioranza delle persone), il socialismo non è un traguardo da raggiungere a tutti i costi, lo può diventare solo se nel socialismo stanno meglio.
Altri parametri che individuano la Cina come una società in rotta lungo il sentiero del socialismo sono, ma li ho già citati, il coefficiente Gini, che scende dai tempi di Mao.
Ma come, con Mao era tutto splendidamente socialista eppure le disparità di salario erano più forti che oggi? Come è spiegabile questo dato?
Altri dati sono quelli relativi alle TVE che sono aziende cooperative e che reggono gran parte dell'economia industriale nelle zone rurali della Cina (che sono la maggioranza).
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Io mi sono permesso di osservare che la Cina era socialista fin dalla metà degli anni '50 e che se quindi oggi deve ancora arrivare al socialismo, quanto meno deve essere accaduto che qualcuno o qualcosa debba averla riportata al capitalismo.
Ma questo è un ragionamento folle!!
Il socialismo non è un "interruttore" che uno mette a ON o a OFF!!Il socialismo è un processo (come il capitalismo d'altronde) e mi stupisce che ti manchi questo concetto di base. Si procede verso la costruzione di un modello produttivo differente e sono tanti i motivi per cui si deve tornare indietro.
Uno di questi, fondamentale, è la fase storica. Credere che il mondo stia a guardare i paesi che procedono verso il socialismo è ridicolo, basti pensare alla corsa agli armamenti della guerra fredda.
La Cina ha attraversato un momento in cui era necessario saltare i passaggi, e per farlo era necessario attirare più conoscenze e tecnologie dall'estero. Come poteva fare? Provava a svilupparle da sé rimanendo costantemente indietro? Le comprava con improbabili capitali inesistenti?
La Cina ha scelto di attrarre il mercato internazionale, scelta sicuramente opinabile, per quanto possa importare. I fatti hanno la testa dura e lo dimostra il fatto che la Cina si è sviluppata e ora può procedere verso lo sviluppo socialista senza grossi ostacoli (almeno per ora).
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Mi sono limitato a dimostrare che certi parametri di sviluppo della Cina ostentati con dogmatico furore dai denghisti, non sono segno di socialismo, ma di progresso.
L'unico dogmatismo è pensare che lo sviluppo delle aziende statali e cooperative a dispetto di quelle private sia indice di benessere e non di sviluppo in senso socialista.
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Mi fai sapere quali multinazionali (io credo praticamente tutte) hanno produzioni in Cina?
E' un dato irrilevante proprio perché l'arrivo delle multinazionali in Cina è stato favorito per garantire lo sviluppo nazionale. Se tu credi che sia meglio un bel socialismo nella povertà e il sottosviluppo (perché questo era ai tempi di Mao: un paese ancora sottosviluppato e ancora povero) piuttosto che un paese che continua a crescere a ritmi mostruosi e utilizza questa crescita per oliare la ruota del socialismo è un affare tutto tuo. Ma non credo che questa teoria possa avere molti adepti.
Se un paese non ha tecnologie, brevetti, denaro, come potrebbe sviluppare una sanità pubblica garantita al costo di 1€ l'anno per i contadini? E infatti ai tempi di Mao non lo faceva, perché non se lo poteva permettere. La sanità ai tempi di Mao è definita generalmente in Cina come il periodo dei “medici scalzi”. Oggi sì può, perché lo sviluppo e il benessere nonché la liquidità monetaria sono strumenti fondamentali per produrre il socialismo, che non è una mondo fantastico di mini pony, ma un meccanismo che costa tanto in termini di risorse umane e naturali.
Ma d'altronde Marx l'aveva già capito e infatti pensava che il socialismo sarebbe partito nelle società più ricche e avanzate, proprio perché altrove sarebbe stato troppo difficile resistere.
Lenin ribaltò l'assunto, ma capì anche che se non si sviluppavano il più in fretta possibile, addio sogni di gloria. E così fecero, solo che il mercato non era ancora globale come lo è oggi, e la fase geopolitica non era come quella attuale.
Non ho voglia di andare a prendere i dati dal libro "imperialismo unitario" edizioni Lotta Comunista, ma lì sono riportati in evidenza tutti i volumi crescenti di traffico commerciale tra URSS e USA e l'interdipendenza di molte ditte straniere su suolo sovietico. Chi ha voglia di approfondire si acquista il tomo e se lo legge, sono 1000 paginette illuminanti.
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Mi fai sapere come mai producono in Cina se gli operai cinesi sono così ben pagati?
“è una convinzione diffusa che la Repubblica Popolare Cinese attragga i capitali
stranieri principalmente grazie alle sue grandi riserve di manodopera a buon mercato, ma non è così, dato
che il mondo è pieno di serbatoi di forza-lavoro […] la Cina attira i capitali soprattutto in termini di salute,
istruzione e margini di autonomia” [Giovanni Arrighi, Adam Smith a Pechino, Feltrinelli, Milano 2007, p. 169. Ma anche World Health Organization, China: CASCC Working Papers]
Oggi infatti nessuna azienda va a produrre in Cina per il costo della vita. Se ci va è perché in Cina ci sono agevolazioni consistenti e una professionalità media di gran lunga superiore a tutti i paesi dell'area. Quelli che invece ci sono già hanno difficoltà ad andarsene perché, come già detto, in Cina apri uno stabilimento solo in joint venture con lo stato, ovvero la tua azienda diventa parzialmente statalizzata, una quota che poi non ti permette di salutare, ringraziare e andartene, visto che lo stato cinese è socio azionario.
E infatti faccio notare i dati sugli stipendi:
Aprile
produzione industriale + 8,3%
prezzi al consumo - 1,5
Stipendi medi lordi in città escluso privato(stato, aziende cooperative e collettive, società per azioni, aziende straniere comprese HK, taiwan ecc) 797 euro + 13,4% sul primo quadrimestre dell'anno scorso.
Redditi disponidbili per i cittadini +10,2 (+11,2 al netto dell'inflazione) anno su anno
Reddito delle campagne: +8,6% anno su anno.
Tradotto in maniera semplice semplice:
Lo stipendio netto su parametro internazionale si aggira intorno ai 1100 $. Quello italiano (comprendente anche gli impiegati) $1.650. Ossia lo stipendio medio cinese è il 66% di quello italiano.CITAZIONE
Mi fai sapere qual è il fatturato di queste multinazionali rispetto alle corrispettive aziende cinesi?
Siccome non sono il tuo atlante economico, questi dati li devi trovare tu visto che hai l'onere di provare che la Cina sia tornata ad un "capitalismo spietato".
Ad ogni modo il fatturato delle multinazionali è estremamente inferiore a quello nazionale per dei semplici motivi: in primis perché TUTTE le aziende strategiche (energia, trasporti, telecomunicazioni, ...) sono statali e non private. Secondo perché anche un fatturato privato finisce in percentuale (sempre per la questione joint-venture) allo stato.
Comunque i dati recenti ci confermano che il processo di statalizzazione e cooperitivizzazione aumenta:
La produzione industriale è cresciuta del 5,1% nel primo trimestre di quest'anno.
3,8 in gennaio e febbraio e 8,3 in marzo.
CRESCITA in base al valore aggiunto:
aziende statali + 0,1%
collettive + 3,5
società per azioni a partecipazione statale + 7,7
investitori stranieri -1.4 percento.
CITAZIONE
Così tanto per sapere qualcosa di questo socialismo di mercato di cui non ho trovato traccia in Marx, in Engels, in Lenin,in Stalin e in Mao Tse-tung.
Ecco cosa ne pensano i marxisti cinesi:
About China’s market economy, Professor Cheng said the socialist market economy is still taking public ownership as the main economic model. The economic foundation of the communist party’s rule is the public ownership. Only under the public ownership can man realize distribution according to one’s work, realize fairness and justice and even avoid economic crisis. Even if last year there had been financial crisis, China didn’t have it, but China was affected by the crisis which was reflected in foreign trade.Questo lo dice
Cheng Enfu, Direttore del SUFE’s Marxism Institute and Overseas Economics Research Center, professore e presidente del World Economy Research Center.Chi sarà più titolato a parlare di marxismo? Carre o Cheng Enfu? Ai posteri l'ardua sentenza.
CITAZIONE
A me risulta che il 60% dell'export cinese venga prodotto da multinazionali straniere. E' vero? E' questo il socialismo di mercto?
A volte, la scarsa conoscenza di determinate realtà dovrebbe fare propendere per un dignitoso silenzio.
Invece tu sciorini tutta la carrellata tipica degli illuminati sinistroidi occidentali che non riescono a concepire come un successo così clamoroso come quello cinese possa coniugare anche il socialismo.
Riporto un passaggio di un compagno molto esperto sulla Cina:
In crisi in Cina sono le imprese private (se vogliamo il capitalismo) e non quelle pubbliche che sono impegnate a costruire infrastrutture, strade, ospedali (ottimo il piano di sanità pubblica nello stimolo) ecc. Sul capitalismo comunque ci andrei piano nel senso che la stragrande maggioranza delle aziende private in Cina è fomata da microaziende che nemmeno Marx avrebbe classificato come capitaliste. Infatti Marx, nel "Capitale", sotiene che le aziende fino a 8 dipendenti possono essere classificate come "famigliari" o "artigianali" dunque preindustriale e quindi presistenti al capitalismo vero e proprio. Le aziende cioè in cui il datore di lavoro lavora tanto come i suoi deipendenti se non di più.In Cina queste aziende a carattere familiare producono il 15% del Pil in Cina contro il
70-75% prodotto da aziende statali, TVE, e cooperative. Il privato estero è al palo del 10-15% (e pure in decrescita).
Concludo con le parole di uno studioso marxista che trovo particolarmente illuminanti:
Nella storia dell’edificazione del socialismo sono state concepite varie strategie. Il 'comunismo di guerra', l’'economia pianificata a livello centrale', il 'modello perfezionato di economia pianificata centralmente ', di 'combinazione organica del piano e del mercato' e il 'socialismo di mercato” . Si può dire che la Cina abbia attraversato tutte queste fasi. Quindi ha una buona esperienza di questi sistemi.
A livello mondiale i sistemi che sono stati sperimentati più di frequente sono l’economia capitalista di libero mercato che crollò miseramente alla fine degli anni ’20, il cui crollo non essendo la globalizzazione così spinta come oggi non coinvolse l’Unione Sovietica, e l’economia rigidamente pianificata a livello centrale di tipo sovietico che andò in bancarotta alla fine degli anni ’80. La prima ebbe un revival con la Thatcher e Reagan negli anni’80 ed ha portato alla nuova crisi attuale. Il capitalismo liberista senza intervento dello stato si è dimostrato un fallimento al pari delle economie rigidamente statalizzate e pianificate senza intervento del profitto privato. Il futuro sta nelle economie miste che intrecciano pubblico e privato.
Il naufragio delle economie socialiste nelle loro varianti tra cui l’autogestione jugoslava ha dimostrato che il livello dogmatismo economico ha impedito a queste economie di autocorreggersi quindi occorre sostituire il dogmatismo con elementi il pragmatismo ed empirismo attraverso un processo per prove ed errori.