CITAZIONE (Potere Operaio @ 3/10/2009, 09:10)
Compagni,aprofitto delle recentissime commemorazioni del sessantesimo anniversario della Rivoluzione cinese per esprimervi le mie
perplessità sulla effettiva relizzazione del comunismo nella Cina di questi ultimi anni: non vorrei offendere la sensibilità di quanti vedono nella Cina un faro per lil proletariato di tutto il mondo ma ho l’impressione che la gloriosa rivoluzione culturale faccia parte di un lontano passato,le aperture dei dirigenti del PCC all'economia liberista hanno portato certamente una grande ricchezza in termini di PIL nel paese ma hanno portato pure alla creazione di un classe media urbana che guadagna molto di più degli operai dei contadini e di coloro che vivono nelle campagne.
In Cina ormai si importano auto di lusso ad uso e consumo dei nuovi ricchi,il consumismo dilaga con preoccupante velocità:a Pechinoe nelle principali grandi città ci sono ormai boutique di alta moda,si ospita il campionato di Formula1 icona del capitalismo occidentale,ovunque sono presenti i MC Donalds che servono lo scadente cibo che tutti conosciamo.
Ho letto recenti dichiarazioni rilasciate durante l’ultimo Congresso del PCC nelle quali si auspicava la crescita della classe media in modo che sempre più cinesi si potessero arricchire.
Certo arricchire,ma alle spalle di chi? dei milioni di altri cinesi che nella classe media non potranno mai entrare,operai costretti a lavorare in condizioni disumane per arricchire i manager che godono di stipendi elevatissimi.
Il tutto con il beneplacito del PCC.
Chiedo a voi cosa ne pensate di queste mie considerazioni,apriamo un dibattito costruttivo.
Già Stalin negli anni 30 consigliava ai dirigenti del PCC di percorrere la strada della rivoluzione democratica, della rivoluzione borghese insomma, perché il paese era troppo arretrato per una rivoluzione proletaria.
Quando alla fine il PCC prese il potere, intraprese al contrario la strada del socialismo, e Stalin fu il primo a riconoscerli, ad approvare la nuova linea (che non era la sua..) e ad aiutare attivamente la Cina con tutta l'esperienza dell'URSS per la costruzione del socialismo.
Non c'è esempio migliore di come si comporta un comunista in queste circostanze: come Stalin. Stalin tuttavia aveva ragione
quando consigliava alla Cina di fare prima la rivoluzione borghese.
Stalin applicava, non dogmaticamente, come fanno invece molti, il marxismo, nelle sue note 'prescrizioni' per le rivoluzioni socialiste: 1) esse avvengono in paesi capitalisticamente maturi, in paesi che hanno già un capitalismo sviluppato 2)
è opportuno, per paesi arretrati. etc. che la rivoluzione sia innanzitutto democratica, cioè borghese, 3) per paesi non solo arretrati, ma anche sotto il giogo della dominazione straniera, la rivoluzione deve essere innanzitutto lotta per l'indipendenza nazionale.
Tuttavia appunto non applicava queste 'regole' in modo dogmatico: se capita, per circostanze varie, fortuite e imprevedibili, di saltare una di queste tappe, o persino di DOVERLA saltare, non ci si tira certo indietro. Queste 'regole' non sono comunque MAI una scusa per la controrivoluzione..
Ebbene, la rivoluizione Cinese, come quella Vietnamita, è stata innanzitutto una liberazione dal giogo straniero e la conquista dell'indipendenza nazionale. DI questo i cinesi sono ben consapevoli, e lo era anche Mao. Mao intraprese la via dello sviluppo socialista in modo molto prudente, e ben sapendo di poter contare sull'URSS. Poi avvenne il Grande Termidoro: Krushov e il 'rapporto segreto'. Mao è ben consapevole di quello che sta avvenendo, e fa una serie di scelte: continua con il tentativo di costruire il socialismo facendo a meno dell'URSS.
E' a questo punto che la flessibilità intrinseca della teoria marxista mostra il suo nocciolo duro: è possibile costruire il socialismo in un paese che non ha mai conosciuto lo sviluppo capitalistico, ma in determinate circostanze particolari. Altrimenti vale la regola generale: non è possibile. Che non significa niente di perentorio, non parliamo di impossibilità nel senso matematico o delle scienze naturali. Significa soltanto che implica un tale livello di difficoltà che PRATICAMENTE è impossibile.
A meno che a capo del paese non stia un personaggio all'altezza della sfida e Mao non fu all'altezza.
Lo fu Kim Il Sung, per il suo paese, ma bisogna comunque ricordare che la Corea era una paese (fino al 45) sotto una dominazione straniera, ma NON particolarmente arretrato nello sviluppo capitalista (i giapponesi avevano comunque portato una notevole industrializzazione).
Questa è la storia della Cina moderna secondo il mio punto di vista.
La Cina sta, da trent'anni, colmando il ritardo nello sviluppo capitalistico che aveva nel XiX secolo.
Nello stesso tempo, si è trasformata nella locomotiva del capitalismo mondiale. E' un paese retto da un partito comunista che
è anche la principale stampella su cui oramai si regge il capitalismo mondiale. Se il PIL mondiale anche quest'anno è piccolo ma col segno + questo è dovuto all'esistenza della Cina. La Cina ha ottenuto il suo sviluppo capitalistico offrendo al mondo intero manodopera a costo zero. Continua a crescere solo perché ha questa riserva enorme di manodopera da offrire allo sfruttamento
capitalistico mondiale. Che questo alla fine crei una situazione positiva (l'aumento della forze produttive cf. Marx) ciò non toglie che è piuttosto strambo che questo avvenga con un partito comunista al potere..
Da un partito comunista di solito i comunisti pretendono di più. Pretendono ad esempio che il partito crei sviluppo senza passare per la fase dello sfruttamento capitalistico. Lo pretendono persino se questo è 'impossibile' in base alla loro stessa teoria.