Comunismo - Scintilla Rossa

Cina: dove sta andando?

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view post Posted on 30/9/2012, 00:09
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L'ennesimo post sulla Cina !!!!
Non c'era già "Cina dove stai andando"?
 
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view post Posted on 30/9/2012, 21:32
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SPOILER (click to view)
QUOTE (§kãtê®RëЙ @ 29/9/2012, 11:47) 

L'IMPERIALISMO E LA GRANDE CINA




Lenin terminò L’imperialismo, fase suprema del capitalismo quando l’autocrazia zarista non era stata ancora abbattuta dalla Rivoluzione russa. In quel celebre saggio fece un’analisi dell’imperialismo eminentemente economica, e per evitare la censura, omise di trattare chiaramente e apertamente ciò che più gli stava a cuore, cioè le conseguenze politiche rivoluzionarie del fenomeno “imperialismo”. Così leggiamo nella prefazione:

“L’opuscolo è stato scritto tenendo conto della censura zarista. Per tale motivo sono stato costretto ad attenermi ad un’analisi teorica, soprattutto economica, ma anche a formulare le poche osservazioni politiche indispensabili con la più grande prudenza, mediante allusioni e metafore, quelle metafore maledette, cui lo zarismo condannava tutti i rivoluzionari che prendessero la penna per scrivere qualche cosa di ‘legale’.
“Come è penoso rileggere ora, in questi giorni di libertà (lo zar era caduto da 46 giorni) quei passi dell’opuscolo che per riguardo alla censura zarista sono contorti, compressi, serrati in una morsa! Solo con la lingua dello ‘schiavo’ potevo scrivere che l’imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista”.


Molti compagni, nel nostro e in altri paesi del mondo, spaventati o forse anche inorriditi dalla prodigiosa espansione economica della Cina (per effetto dell’apertura dei suoi confini a imprese multinazionali), sfogliando presumibilmente l’opuscolo di Lenin e confrontando i dati dello sviluppo dell’Occidente all’inizio del secolo con quelli attuali (e ancor più notevoli) del grande paese asiatico, giungono alla conclusione che la Cina è capitalista, e siccome, ieri come oggi, un paese capitalista non può non essere legato con mille fili (politici ed economici) all’intero sistema imperialista mondiale, ne consegue che la Cina sarebbe diventata “imperialista”. Nel documento votato dall’Assemblea del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) tenuta a Katmandu il 20-23 luglio 2012 si legge:

“L'imperialismo sta diventando sempre più aggressivo, minacciando la pace e la sovranità, operando per rispartirsi i mercati e ridisegnare i confini per saccheggiare le risorse naturali. Gli Stati Uniti, la NATO, la UE e le altre forze imperialiste sono alla ricerca di nuovi strumenti e pretesti di aggressione”.

Quali sono quelle “altre forze imperialiste”? Non è dato saperlo. Si potrebbe pensare Israele, ma quest’ultima è stata esplicitamente nominata qualche rigo dopo: “Israele rimane la punta di diamante dell'imperialismo in Medio Oriente”. Benissimo, però si lascia all’immaginazione della gente l’identificazione delle “altre forze imperialiste” che potrebbero essere la Cina (forse il Giappone che non viene neanche menzionato come facente parte del mondo imperialista)? la Russia? o addirittura anche l’India e il Brasile o tutti questi paesi messi insieme o chi sa quale altro paese? Non c’è risposta a queste domande. Provate ad immaginarla voi la risposta, sembrano dire i compagni del WPC. Vi sono poi Partiti comunisti, come quello Peruviano, Nepalese (di Prachanda), Indiano (i Naxaliti) (che pure stanno conducendo o hanno condotto, in armi, eroiche lotte rivoluzionarie contro i loro governi), i quali seguono una linea di totale, esplicita, dichiarata contrapposizione alla Cina attuale. Quindi la definizione corretta in termini politici, di classe (e non solo economici) della Repubblica Popolare Cinese resta ancora un problema aperto nel movimento comunista mondiale. Su questa questione, anche nel frastagliato arcipelago di gruppi o partiti che si richiamano al comunismo, in Italia e in Europa, c’è incertezza, reticenza, sospensione di giudizio o addirittura condanna aperta e inappellabile, come, per esempio, nel partito di Rizzo che dice:

”Assistiamo ad una lotta accanita per l’egemonia mondiale, la rapina delle risorse e il saccheggio dei paesi più deboli, tra gli USA e l’Unione Europea e tra questi e i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina”.

E’un problema grave, ancora irrisolto, perché nel quadro della prospettiva della distruzione finale dell’imperialismo, l’esatta “collocazione” soprattutto della Cina (ma anche della Russia, India Brasile) riveste un’importanza cruciale. Uno schema interpretativo dei futuri scenari di guerra non può prescindere dall’analisi di che cos’è oggi l’imperialismo, quali sono i paesi che lo compongono, e quali, in linea di tendenza, quelli che ad esso si contrapporranno. Intanto, ricordiamoci che l’imperialismo è lo stadio supremo del capitalismo, lo stadio in cui, da capitalismo “progressivo” che era, si è trasformato in capitalismo parassita, in capitalismo finanziario criminale, in capitalismo putrefatto; l’imperialismo è il capitalismo morente, l’imperialismo è rapina, è guerra, è competizione armata per la spoliazione dei popoli del mondo, l’imperialismo è (ecco il succo dell’analisi di Lenin) la vigilia della rivoluzione socialista. La Cina presenta tutte queste caratteristiche? Innanzitutto la Cina non ha mai conosciuto il capitalismo se non nella forma più barbarica e di tradimento nazionale che era il capitalismo comprador. Poi i comunisti lo hanno abbattuto quando hanno preso il potere. Si potrebbe obiettare: sì, ma dalla svolta di Deng in poi la Cina ha introdotto il classico capitalismo (che nella nostra epoca non può che essere putrescente, parassitario, finanziario, criminale, affamatore -se ci atteniamo ai “sacri” principi leninisti- altrimenti che senso ha parlare di imperialismo?). E ancora: se l’imperialismo è la vigilia della rivoluzione proletaria (sempre facendo riferimento a quei “sacri” principi) la Cina sarebbe dunque alla vigilia della rivoluzione proletaria? Ma non hanno già fatto una rivoluzione proletaria? Non hanno già combattuto per trenta anni per spazzare via i fascisti di Ciang Kai-shek e i nazisti giapponesi del Mikado? Forse che nel popolo cinese (la classe operaia, i contadini, gli studenti ecc.) sta maturando la volontà di estromettere dal potere, per via rivoluzionaria, il Partito Comunista?

Si dice -come abbiamo letto nella citazione più su riportata- che la Cina compete con gli Usa, l’Europa e il Giappone per la conquista dei mercati in Africa e America Latina. Si, è vero, ed è una “competizione” che la Cina sta già vincendo, sconvolgendo i tradizionali rapporti economici del mondo. Sta vincendo perché non ha mai usato e mai userà la pistola puntata alla tempia dei paesi sottosviluppati come ha fatto il civilissimo Occidente colonialista e imperialista. I rapporti economici instaurati dalla Cina, che ha ancora impresse nella sua carne e nella sua memoria i segni delle ferite che la ha inferto il capitalismo europeo, giapponese e nord-americano, sono fondati sul reciproco interesse, io ti do questo e tu in cambio mi dai quest’altro, di uguale valore economico. La Cina costruisce dighe, centrali idroelettriche, strade e autostrade, reti ferroviarie e materiale rotabile in cambio di petrolio e materie prime L’intervento colonialista in Asia, Africa e America Latina portava morte miseria e distruzione, gli accordi con la Repubblica Popolare Cinese, viceversa, si risolvono, per la prima volta, dopo secoli di inaudite sofferenze, in sviluppo economico ed anche in un principio di benessere. Nel 1990 il commercio tra Africa e Cina ammontava a 1,67 miliardi di dollari; nel 2008 è balzato a 106,8 miliardi, cioè è centuplicato. Se si fosse trattato di scambi ineguali come mai sarebbe stato possibile alla Cina soppiantare, nel continente africano, i predoni imperialisti? Come sarebbe stato possibile aumentare di cento volte in meno di 20 anni, il volume degli scambi?

Si calcola che nei forzieri dello Stato cinese ci siano 2000 miliardi di dollari di riserve disponibili, la vasta rete di banche cinesi specializzate in ogni tipo di credito è tutta nelle mani dello Stato. Questa straordinaria liquidità rende possibili, agevoli e tempestivi gli scambi commerciali con i paesi d’Asia Africa e America Latina. Il Sole 24 ore ha scritto recentemente che la Cina ha deciso di pagare in yuan (la moneta cinese) le forniture di petrolio provenienti dalla Russia che ha accettato di buon grado, rispondendo che le risorse di oro nero a favore del partner asiatico saranno illimitate. Il giornale della Confindustria ha commentato la notizia in questi termini:”La decisione della Cina… potrebbe essere l'alba di un nuovo ordine valutario mondiale dove il dollaro potrebbe progressivamente perdere il proprio ruolo centrale”. Non è questa una notizia che dovrebbe far gioire gli antimperialisti di tutto il mondo?

Nessun altra nazione al mondo può spostare con facilità , come la Cina, migliaia di lavoratori e farli adattare alle esigenze del paese ospitante. Loretta Napoleoni, nel libro dallo strano titolo Maonomics, ci racconta che quando una società cinese vinse l’appalto per la costruzione della ferrovia da Mecca a Medina, 800 operai si convertirono alla religione mussulmana per poter ottenere il permesso di lavoro! Questo non è cinismo o opportunismo, è semplicemente duttilità, pragmatismo. Che dire allora della chiesa cattolica all’epoca del Concilio di Trento, quando, trattandosi di limitare i danni dello scisma di Lutero (che originò dallo scandalo di chierici e prelati simoniaci e concubinari) decise di non usare verso costoro l’arma della scomunica ma di adottare la linea più soft di un appello alla morigerazione che si compendiò nella formula “nisi caste, tamen caute” che significava: se proprio non volete vivere secondo castità, fatelo almeno con cautela?


La Cina ha tentato tutte le possibili vie per superare la disperata arretratezza di partenza. I dirigenti comunisti hanno sempre dichiarato (e ancora lo dicono) che il loro è un paese povero del Terzo mondo che comincia ad assaporare un principio di prosperità. Dicono che se il socialismo è la fase primaria del comunismo, la fase che attraversa il loro paese, data la povertà lasciata in eredità dal precedente regime semifeudale, è la “fase primaria della fase primaria”, cioè è l’albore del socialismo in un paese poverissimo di centinaia di milioni di abitanti, che ha cominciato il suo cammino praticamente senza industrie e senza infrastrutture, una situazione storicamente inedita, mai prima sperimentata in nessun altro paese del mondo. Alla fine, è prevalsa la linea di Deng Xiaoping, che non è affatto il Krusciov cinese. Egli disse che non riconoscere i meriti storici di Mao Zedong non sarebbe stato da marxisti, e non sarebbe stato da marxisti neanche misconoscere gli errori che Mao compì alla fine della sua vita. Per avere un’idea della grandiosità del bilancio che Deng fece di Mao occorrerebbe andarsi a leggere o rileggere, per fare un raffronto in negativo, il rapporto segreto che quel criminale trotskista di Krusciov pronunziò contro Stalin, fondato su ignominiose, incredibili menzogne. Oggi il ritratto di Mao Zedong campeggia sorridente sull’immensa piazza Tiananmen. Mao è la nazione cinese, è amato dal suo popolo, è oggetto di culto da parte di tutte le nazionalità, compresa quella tibetana.

Deng ha aperto le porte al capitalismo: questa scelta audacissima e coraggiosa (perché insita anche di grandi pericoli), si è rivelata una formula vincente: sfruttare il capitalismo, strumentalizzare il capitalismo al fine di sviluppare il socialismo! Anche questa è dialettica marxista. Ma siccome la Cina non è una repubblica delle banane, i capitalisti che impiantano fabbriche in quel grande paese non fanno quello che dicono loro, come deve essere più o meno accaduto nel periodo di euforia iniziale, ma sono assoggettati alle regole, in materia salariale e di tutela del lavoro, che impone il partito che sta al governo, cioè il Partito Comunista.Un parlamentare europeo di Rifondazione, che visitò il grande paese orientale, Vinci, di indiscussa fede trotskista, dichiarò: “Si parla molto in Occidente della espansione in Cina della presenza di joint-ventures tra stato e imprese multinazionali, e vi si usa un tale dato come argomento a supporto della tesi di una restaurazione capitalistica. E però ho pure ben visto, in Cina, l’anno scorso (2000), joint-ventures importanti che, una volta scaduto il contratto tra lo stato e l’impresa multinazionale che le aveva costituite, erano passate in toto alla proprietà dello stato”.

Negli anni 50, essendoci un’economia di sussistenza, il partito comunista, per evitare fenomeni massicci e destabilizzanti di migrazioni interne per la ricerca di un lavoro come che fosse, divise i cittadini tra residenti nelle città e nelle campagne “fissandoli”, per così dire nei loro originari luoghi di appartenenza. L’apertura alle multinazionali straniere e il sempre crescente fabbisogno di manodopera ha via via fatto rimuovere tutte le misure restrittive agli spostamenti territoriali interni. Nel 1990 i migranti cinesi erano 6 milioni, con aumenti progressivi di anno in anno fino a giungere al 2008, dove si è giunti alla cifra di 200 milioni di braccia, che costituisce la più grande migrazione della storia dell’umanità. Ma questa migrazione, che certamente non è stata, nel suo svolgersi, una passeggiata in un giardino fiorito allietata dal canto degli usignoli, non ha nulla a che vedere, tuttavia, con l’espulsione (nel XVIII secolo) dalle campagne e il trasferimento forzato, e dunque caotico, doloroso e drammatico, delle masse contadine inglesi verso le città in seguito alle enclosures (cioè la recinzione delle terre) imposte dai grandi proprietari terrieri.

Fanno ridere quelli che paragonano “i costi umani” della rivoluzione industriale inglese a quella cinese di oggi. A centinaia di milioni di contadini che vivevano sotto la soglia di povertà è stata data, in Cina, (e non certo alle condizioni terribili descritte da Engels per il proletariato inglese!) l’opportunità di un lavoro in fabbrica, che è pur sempre un grandissimo passo avanti rispetto alla disoccupazione e alla miseria. Stanno producendo beni di consumo per tutto il globo terrestre a prezzi più accessibili, hanno finalmente un futuro garantito in cui la miseria diventa un ricordo del passato e il potere d’acquisto del loro salario, a differenza di quanto accade in regime capitalista -come vedremo- è in continua crescita. C’è sfruttamento capitalistico? Certamente, ma solo per quanto attiene alla parte di plusvalore estorto dalle multinazionali che hanno “delocalizzato” in Cina. Ma non è sfruttamento la parte di plusvalore che spetta al governo cinese che dà in concessione alle multinazionali il suolo e la manodopera. Questa parte ritornerà agli operai e a tutto il popolo cinese in termini di sviluppo e quindi di elevamento generale del tenore di vita. Non verrà poi il giorno in cui, terminata la necessità degli investimenti stranieri, e divenuta la Cina, finalmente, una grandissima, autonoma, potenza industriale socialista, tutto o quasi tutto ritornerà nelle mani del governo cinese? Vi è ora in Cina una spinta alla piena occupazione, e perseguire un tale obiettivo in un paese di 1 miliardo do e 300 milioni di esseri umani, e in netta controtendenza rispetto a ciò che accade nel mondo borghese imperialista, può farlo solo un paese socialista.

Una rivista reazionaria statunitense, che titola in copertina (di cui mettiamo la foto) L’ascesa della Cina, la caduta dell’America, capisce ciò che sta accadendo, più degli anticinesi di sinistra:

“Nei trent’anni che hanno preceduto il 2010, la Cina ha forse raggiunto il più rapido tasso di sviluppo economico di tutta la storia del genere umano, con la sua economia reale che è cresciuta di almeno 40 volte fra il 1978 e il 2010. Nel 1978 l’economia degli Usa sopravanzava quella cinese di 15 volte, ma ora, secondo la maggior parte delle stime internazionali, la Cina si prepara a sorpassare il totale della produzione di beni degli Usa solo in pochi anni”

Marx diceva che il profitto del capitalista deriva dal lavoro umano, “vivo”, e lo divise, questo lavoro vivo, genialmente, in due parti distinte: forza-lavoro e lavoro effettivamente speso. La forza lavoro è la capacità potenziale di erogare lavoro e per ricostituirla costa poco: delle 8 (o 10 o 12) ore di lavoro vivo che l’operaio dà al padrone solo 2 o 3 servono a ricostituire la sua capacità potenziale di lavorare: il salario che il padrone dà all’operaio è di sussistenza proprio perché paga solo la forza-lavoro e non tutto il lavoro effettivamente erogato. Il resto del lavoro non pagato costituisce lo sfruttamento, cioè il profitto, cioè il plusvalore. Se dunque il profitto deriva solo e soltanto dal lavoro umano vivo e non dai macchinari altamente tecnologizzati (che incorporano gran parte del lavoro che prima erogavano gli operai) ciò significa che il profitto diminuisce nella misura in cui i macchinari tendono a sostituirsi al lavoro degli operai. Marx definì questa perdita: caduta tendenziale del saggio di profitto. Bene, questa legge, di diretta derivazione dalla teoria dello sfruttamento, sta trovando conferma nell’attuale assetto del capitalismo mondiale. Dal dopoguerra il saggio di crescita del PIL (che può essere un indice discutibile quanto si vuole ma è pur sempre un indicatore economico di massima) inizia a calare. Dice la Napoleoni (op cit. pag.130): “Dal 1950 al 1973 il Pil è il doppio di quello registrato dal 1973 al 2003, e se da questo valore escludiamo la Cina, il divario aumenta ulteriormente. Né la caduta del Muro di Berlino né la delocalizzazione alterano questo trend. Tra il 1960 e il 1970 il tasso di crescita del Pil mondiale non è mai sceso sotto il 4% mentre negli anni Novanta è sempre rimasto al di sotto di tale valore. E questo crollo è particolarmente sentito proprio in Europa…dove il saggio di profitto conosce solo una direzione, quella verso il basso…” Bene, mentre il tasso di crescita nel mondo imperialista si dirige verso il basso, quello cinese, comparato all’Occidente, è diretto esponenzialmente verso l’alto (è cresciuto di 40 volte dal 1978 al 2010!). La legge economica fondamentale del capitalismo è: il massimo profitto, la legge economica del socialismo è: elevare il livello di vita delle masse. Che cosa potrebbe dimostrare il fatto che in soli 30 anni la Cina ha raggiunto il più alto tasso di sviluppo del genere umano, mentre in Occidente c’è la stagnazione? Questa mirabile ascesa ci dice forse che la Cina è un paese capitalista giovane e aggressivo che compete con gli altri “vecchi” capitalismi secondo la teoria di Lenin dello sviluppo ineguale del capitalismo in epoca dell’imperialismo? E non è più realistico, convincente e credibile, cioè non è più “marxista” pensare invece che la Cina è semplicemente “socialista”?

Vediamo ora se i salari cinesi sono di “sussistenza” (come fatalmente, eternamente, diabolicamente accade nel capitalismo) o riflettono e beneficiano anch’essi dell’ascesa esponenziale. Sentiamo che dice la rivista Usa:

“Mentre i salari Usa sono rimasti stagnanti, mediamente, per almeno 40 anni, quelli cinesi sono quasi raddoppiati ogni dieci anni e in particolare il potere d’acquisto effettivo dei lavoratori extra settore agricolo è salito di almeno il 150% nei soli ultimi 10 anni….I lavoratori cinesi hanno mediamente aumentato il loro salario di ben oltre il 1000% (mille, non cento, attenzione) negli ultimi decenni mentre i corrispondenti valori, per gran parte degli operai Usa, si sono mantenuti vicini allo zero”

Sarebbero possibili questi “miracoli” se non vi fosse un’economia centralizzata dallo Stato? In Cina, per chi fingesse di non saperlo o lo avesse dimenticato, ancora vi sono i Piani Quinquennali e ancora vi saranno.
. I Chicago Boys hanno strombazzato le delizie della “deregulation” e gli inetti politici borghesi, al di là e al di qua dell’Atlantico, hanno raccolto questi strombazzamenti ultrareazionari e perseguito la fallimentare, delittuosa (e sotto certi aspetti anche autolesionista) politica di spoliazione dello Stato di qualsiasi funzione regolatrice in materia di economia. Mai come ora appare chiaro, essendo caduta anche l’ultima foglia di fico, che lo Stato borghese altro non è che una pura escrescenza parassitaria che succhia il sangue dalla gente, una macchia puramente repressiva, pronta a fare strage di popolo al primo segno di rivolta; una macchina retta da una burocrazia multimilionaria, famelica, insaziabile, corrottissima e persecutoria; una macchina dove predominano potenti élites finanziarie che tengono in pugno quegli schifosi attori del teatrino della politica borghese fondata sull’inganno della “Sovranità popolare”.
E poi….come si fa a paragonare la grande Cina, che non ha un solo soldato al di fuori dei suoi propri confini, al mostruoso Polifemo termonucleare (parliamo degli Usa) che si nutre di genocidi e ingurgita territori di mezzo mondo per piazzare le sue bombe, e, ancora famelico, eternamente famelico, vorrebbe inghiottirsi anche il Tibet (che è mezza Cina) servendosi di quel criminale in sottana al soldo della Cia che è il cosiddetto Dalai Lama?

Amedeo Curatoli



http://archiviostorico.corriere.it/2007/ma...070303136.shtml

La Cina non è né un paese veramente socialista, né un chiaro paese capitalista: è un aborto! Ovvero è un paese socialfascista. Una cricca di funzionari corrotti pianifica, è vero, parte dell'economia. Questi corruttissimi figuri sono affiancati da sqaullidi strozzini stranieri ed indigeni i cui interessi sono tutelati dalle riforme costituzionali del 2007 ( e precedenti). È un vero e proprio Frankenstein sociale. Non so chi sia il peggiore: Grimaldi o Curatoli. Entrambi confondono la realtà con i loro desideri. Grimaldi vede rivolte rivoluzionarie dappertutto. Una lite condominiale diventa una lotta del proletariato. Una diatriba tribale, l'inevitabile presa di coscienza proletaria. In Cina i funzionari pianificano l'economia insieme agli strozzini. Potremmo definirlo un paese Socialstrozzino. Il punto che si dimenticano di cogliere tutti è a mio modesto avviso questo: un sistema socialista deve essere un avanzamento rispetto ai precedenti modi di produzione. La Libia di Gheddafi, l'Iraq di Saddam, la Serbia di Milosevic, la Cina dei ladroni rappresentano un chiaro ed illuminante esempio di progresso nel modo di produzione? Il modo di produzione di questi paesi è una sintesi in grado di risolvere in maniera definitiva ( o quanto meno di avviarci alla risoluzione) la contraddizione tra capitale e lavoro? La Libia tribale lo era o era solo una bellissima monarchia socialdemocratica? La discriminante è data a mio avviso anche dalla diffusione dell'ideologia rivoluzionaria come avvenne per la rivoluzione borghese e per quella sovietica. Dal suo estendersi nei territori circostanti. Nel travolgere il vecchiume che si ostina a restare lì fermo ed immobile come il semaforo di guzzantiana memoria. Ricordo che se Mao potè trionfare in Cina un qualche merito va ascritto anche a Stalin il quale, a Yalta, checché ne dica il Grimaldello, ottenne la possibilità di avanzare in territorio cinese e di spazzar via con la violenza le forzte reazioanrie e dare una bella ripulita al territorio. Non mi ricordo in quale articolo ma Stalin disse apertamente ( troskisti nascondetevi) che la rivoluzione per trionfare deve essere mondiale, deve estendersi a tuttto il pianeta. Infatti aveva pianificato l'inavasione del resto d'Europa dopo aver raggiunto la superiorità militare ( Grimaldi rigurdati il film Orizzonti di Gloria"). Era cattivo? Napoleone come ha fatto a spazzar via l'ordine feudale? Prima il ferro e poi la penna. Prima ha spianato l'Europa e poi ha seminato, con il suo famoso Codice, la pianta (gramigna) borghese.

Edited by Ludovico - 1/10/2012, 09:25
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 1/10/2012, 19:54




È arrivato il turno di Bo Xilai



È arrivato il turno di Bo Xilai (nella foto). L’ex potentissimo segretario del Partito comunista di Chongqing, cittadina cinese da 30 milioni di abitanti, e candidato ad entrare a novembre nel Comitato centrale del Politburo del Partito comunista cinese, il vero organo decisionale della seconda potenza economica del mondo, è stato espulso dal Partito e ora verrà condannato per corruzione, abuso di potere, tangenti, reati sessuali e favoreggiamento in quello che rappresenta il più grande scandalo politico della Cina comunista degli ultimi 30 anni.

L’OMICIDIO DI HEYWOOD. Di recente, sono stati processati sua moglie Gu Kailai, condannata a morte con sospensione della pena per avere avvelenato il faccendiere britannico Neil Heywood, e il braccio destro di Bo Wang Lijun, che dopo aver scoperto l’omicidio, temendo ritorsioni, aveva provato a rifugiarsi all’ambasciata americana: invano, è stato condannato a “soli” 15 anni di galera perché, pentito, ha riconosciuto i suoi errori.

IL MAOISTA EPURATO. Ora è il momento di Bo, il dirigente di Partito che si era contraddistinto per una politica populista, per i poveri e contro le mafie (“cantare canzoni rosse, colpire alla cieca”), che inneggiava al maoismo. Sperava così di ottenere un posto nel centro del potere comunista cinese e invece è stato epurato. Ma questo non è certo un trionfo della giustizia perché se Bo non fosse diventato troppo ingombrante per il Partito e se il suo vice Wang Lijun non si fosse rifugiato all’ambasciata americana, la giustizia non avrebbe mai punito un dirigente comunista l’omicidio di Heywood, ritenendolo un peccatuccio trascurabile. C’è anche chi si chiede perché Bo Xilai è stato scoperto solo ora, dopo che per 20 anni si è macchiato di delitti e corruzione.

«BO È IL DEGNO FIGLIO DEL COMUNISMO». Bo Xilai, però, come ricorda in un articolo tradotto da AsiaNews Bao Tong - statista da decenni agli arresti domiciliari perché critico del massacro di Piazza Tiananmen – «non è un figlio indegno del Partito comunista cinese», non è una pecora nera. Non lo è perché ha agito come Mao Zedong, cioè «da fuorilegge»: «Bo Xilai è solo un buon discepolo di questi antenati: (…) è la quintessenza dei figli del Partito». Continua Bao Tong: «Dal punto di vista dei leader del Partito, cantare canti rivoluzionari significa rispettare solo il Partito e perseguire la criminalità organizzata è schiacciare il dissenso».

A NOVEMBRE L’ATTESISSIMO CONGRESSO. Ora che è stato epurato, la corrente dei “principini” (princelings), figli dei grandi dirigenti maoisti del passato, e quella della Lega dei giovani comunisti, guidata dall’attuale presidente Hu Jintao, si possono contendere i nove, o più probabilmente sette, posti nel gotha comunista, che verranno nominati al 18esimo Congresso nazionale del Partito comunista, che comincerà l’8 novembre. Chi fin da ora si augura che la Quinta generazione di leader comunisti farà più spazio alla democrazia di quanto ne abbiano lasciato Hu Jintao e Wen Jiabao, però, rimarrà deluso. Come recita un articolo uscito oggi su Qiu Shi, magazine ufficiale del Comitato centrale del Partito, la «Cina deve sviluppare il socialismo con caratteristiche cinesi, l’unico sistema che può risolvere i problemi che riguardano lo sviluppo e il progresso della Cina contemporanea».

DITTATURA E CORRUZIONE. Inutile dire quali siano queste “caratteristiche” : la dittatura di un unico partito, i cui vertici nominati internamente escludendo il popolo sono anche i vertici del governo del paese, che persegue la «stabilità» attraverso la repressione del dissenso e lo «sviluppo economico» attraverso il dirigismo e la corruzione. Proprio come faceva Bo Xilai, proprio come fa il Partito comunista cinese.


Leggi di Pi�: Bo Xilai, «figlio del Partito comunista», a processo in Cina | Tempi.it
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http://www.tempi.it/blog/la-cina-condanna-...ta#.UGnlfZgxr6k
 
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view post Posted on 2/10/2012, 16:44
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Guardate compagni, anche ai "bei tempi" non era mai facile capire che cosa stesse succedendo in Cina. Fidatevi. Immaginatevi adesso!
Sto Boxilai, è un martire della lotte fra le due linee, è una scoria della lotta interborghese?
Io credo che sarà assai difficile saperlo.
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 2/10/2012, 19:41




Infatti è questo il problema , non sappiamo quali siano realmente gli sviluppi interni del PCC
 
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*CriSS*
view post Posted on 4/10/2012, 03:25




Se poi posti sti articoli di merda sarà ancora più difficile capirlo
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 4/10/2012, 11:11




scusa ma non è facile avere informazioni sulla Cina che siano veritiere , tra la manipolazione occidentale e quella del regime capitalista che vige da quelle parti , ci sta anche che xilai era un compagno sincero che venne mostrato come corrotto per essere epurato dai revisionisti oppure che era una semplice lotta di potere o anche altre cose .
 
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view post Posted on 6/11/2012, 17:22
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da Televideo di oggi:

Particolarmente significativa appare l’omissione, contenuta nella bozza del manifesto politico varato dal Politburo, da cui dovrebbe sparire ogni riferimento al marxismo-leninismo e a Mao Zedong.
 
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view post Posted on 7/11/2012, 14:32

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Carre,ma come fai a fidarti di quello che dice televideo(RAI!)ma x favore!siamo seri!
Convengo che di quello che succede nei quadri dirigenti del PCC,in realtà,noi in occidente NON sappiamo un beneamato cazzo.
NON sappiamo nemmeno ciò che succede veramente in Cina(se non attraverso le notizie"purgate"(x usare un eufemismo)che ci danno i ns media occidentali!
Infatti,quanti di noi conoscono gli ideogrammi,o la lingua Cinese?
Tutto quello che riusciamo a sapere,ci arriva quasi sempre dalla stampa Anglo/Statunitense,o vicina ad essa,con qualche lodevole eccezione,come Russia Today o Telesur,o tramite l'agenzia nuova Cina(ma di questa,fonte,quanto sono manipolate,qui in occidente le notizie)boh?
ps
Ad es. vedi la cd"notizia"di fonte del NYT sulla presunta ricchezza della famiglia di Weng Ja Bao stimata in 2,7 miliardi di $,però il suddetto giornale ha ammesso che NON é riuscito a trovare una sola prova che Weng sia proprietario di nulla,come si spiega?
Se lui stesso risulta come si dice nulla-tenente,come é possibile che la famiglia possieda un patrimonio così cospicuo?
Tutto questo a me sa tanto di propaganda.
X cui tutto ciò che ci giunge dalla Cina attraverso il filtro della stampa Occidentale va preso con la dovuta cautela.
un saluto comunista
Alexfaro
 
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view post Posted on 7/11/2012, 17:12
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CITAZIONE
noi in occidente NON sappiamo un beneamato cazzo.

Infatti, non sapendo nulla, sto cercano 'sto benedetto "manifesto politico" del Politburo, per leggerlo direttamente.
Esiste? Qualcuno ne ha disponibilità?
Questo era il senso del mio intervento.
Però, se siamo seri, bisogna dire che la notizia di televideo può essere vera o non vera, però è verosimile.
E questo è tanto grave, quanto triste.
 
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view post Posted on 8/11/2012, 12:43
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Si è aperto il congresso del Partito comunsita cinese. Al di là delle forme rituali, la sostanza dei problemi che la Cina deve affrontare nell'analisi di una profonda conoscitrice della superpotenza asiatica.


Una singolare coincidenza ha voluto che le elezioni presidenziali Usa si sovrapponessero al fatidico 18esimo Congresso del Pcc cinese, imponendo paragoni schiaccianti. Da una parte la contesa incerta fino all'ultimo voto, dall'altra il grande rito preparato da mesi in segrete stanze che cambia faccia, in senso proprio, all'apparato del Partito-stato cinese.
Eppure gli effetti dell'esteso cambio della guardia che in Cina installerà al potere la Quinta Generazione di leader destinati a condurre la seconda potenza economica mondiale fino al 2020, potrebbero essere anche più vasti di quelli prodotti dalla riconferma di Obama alla Casa bianca. Come sia, una nuova fase si apre su entrambe le sponde del Pacifico.
I cinesi conoscono solo alcuni nomi dei personaggi che li governeranno, almeno di quelli candidati alla leva più potente, il Comitato permanente del Politburo, ma ignorano del tutto dove quel gruppo ristretto di uomini (l'unica donna in lizza è già sparita) li condurrà. Il che aggiunge inquietudine e timore alla consapevolezza che, come ormai tutti affermano, a destra come a sinistra, quei capi dovranno cambiare la rotta economica e politica del paese per risolverne gli enormi problemi. A moltiplicare l'apprensione si aggiunge la constatazione generale che il discredito e la sfiducia che i cinesi nutrono nei confronti della propria classe politica hanno ormai raggiunto livelli allarmanti. In buona compagnia mondiale, si dirà. Ma, per dirla con Tolstoj, se le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice lo è a modo suo.
Solo un terzo di operai e contadini
Nessuno nega che l'era di Hu Jintao e Wen Jiabao ormai agli sgoccioli ha messo la Cina nell'orbita delle grandi potenze mondiali: in quello che Il Quotidiano del popolo esalta come il «decennio glorioso» l'economia è quadruplicata, il paese è diventato il primo esportatore mondiale, il primo detentore di riserve valutarie del pianeta e non è solo retorica scrivere, come fa l'organo ufficiale del Pcc, che «mai la Cina ha ricevuto tanta attenzione dal mondo e mai il mondo ha avuto tanto bisogno della Cina».
Anche il Partito comunista è cresciuto nel frattempo. Oggi ha oltre 82 milioni di iscritti dei quali solo un terzo è costituito da operai e contadini, rappresentando così a suo modo l'articolazione sociale indotta da oltre 30 anni di riforme e aperture che hanno costruito il «mercato con caratteristiche cinesi». Ma la percezione diffusa di questa organizzazione capillare, che ha dato prova di enormi capacità di trasformazione anche ideologica, è di un'isola elitaria, che seleziona severamente le richieste di appartenenza avanzate dai molti che vorrebbero accedervi per i vantaggi e i privilegi che offre il farne parte. Un'isola circondata dal mare ribollente di una società cinese sempre più frammentata e polarizzata, per interessi e aspettative, e che in nulla rispecchia l'insieme «armonioso» che il Pcc vorrebbe rappresentare al proprio interno.
Quante sono le rivolte sociali?
È dunque un'eredità pesante quella che la Quarta Generazione lascia. Il suo «sviluppo scientifico», che doveva affrontare e risolvere i guasti ambientali della crescita a tutti i costi, non ha neppure arginato il disastro ecologico che sempre più spinge interi villaggi a ribellarsi agli insediamenti di mega impianti industriali sul proprio territorio. La costruzione della «società armoniosa» resta uno slogan bersagliato dall'ironia degli scettici cinesi tanto quanto la «felicità» e «il popolo al primo posto», davanti alla corruzione inarrestabile dei governanti a tutti i livelli. E nonostante che i vertici abbiano avviato soluzioni concrete per questioni enormi come le pensioni e la sanità e preso decisioni importanti come l'abolizione delle tasse ai contadini e il ritorno della scuola dell'obbligo gratuita nelle campagne, le dimensioni degli interventi si sono rivelate drammaticamente insufficienti rispetto alla mole dei problemi che intanto si venivano creando. Così gli «incidenti di massa», rivolte, scioperi e proteste, si sono moltiplicati.
Le ultime statistiche ufficiali, del 2006, ne davano 127mila. Da allora neanche più una cifra ma di certo non sono diminuiti. A trasmettere gli echi dell'insoddisfazione c'è poi la rete dove oggi navigano oltre 500 milioni di cinesi e che, nonostante controlli e censure, somiglia a una pentola in ebollizione, soprattutto attraverso i microblogger di Douban e i simil twitter di Weibo che radunano 300 milioni di adepti.
Il peso della futura instabilità
A metà settembre la National Development and Reform Commission, l'agenzia governativa di pianificazione, ha riunito a Shanghai una settantina di studiosi ed esperti per ascoltarne il parere. L'Economist, nel riportare l'incontro (27/10/2012), citava le impressioni di un economista della Bank of America Merrill Lynch, secondo il quale in quell'occasione diversi studiosi hanno descritto la Cina come «instabile alla base, demoralizzata nelle classi medie, fuori controllo ai vertici» e hanno convenuto sulla «estrema urgenza» di riforme, senza le quali si rischierebbero tumulti sociali.
Del resto anche nei media ufficiali si ritrovano articoli che descrivono i prossimi dieci anni come «insolitamente duri» mentre non pochi anziani teorici del partito denunciano la «crisi di legittimità» del medesimo. Secondo il sinologo Joseph Fewsmith molti cinesi oggi sarebbero scoraggiati persino rispetto alle prospettive di riforma perché considerano che gli «interessi particolari» sono diventati così potenti da frapporsi a qualunque cambiamento, e si fa largo il timore che anche solo avviare processi di riforma più incisivi possa far crollare tutto (J. Fewsmith, China Leadership Monitor n. 39). Ipotesi inquietante che le riforme graduali avrebbero dovuto scongiurare.
Un'attesa incandescente
Che la situazione non fosse proprio armoniosa lo si era già capito. Mai, da quando Deng Xiaoping ha stabilito l'istituzionalizzazione dell'avvicendamento ai vertici con lo scopo di evitare protagonismi e spaccature, letali al Pcc, e dare vita a leadership di compromesso, l'avvicinarsi a un Congresso era stato così incandescente.
Il caso Bo Xilai e la sua rovinosa caduta in disgrazia hanno portato in superficie un violento scontro politico in seguito al quale una fazione del Pcc è stata mutilata e un nuovo ordine è stato stabilito. Quale questo sia, si vedrà.
Un groviglio di questioni, «connesse come i denti di un cane» secondo l'espressione di un rapporto interno del Partito, attende dunque la leadership guidata da Xi Jinping, la prima che si installa senza essere stata scelta da un grande vecchio. Anche per questo Xi è rimasto finora un'entità enigmatica quanto a propensioni politiche e si prevede che avrà bisogno di tempo per consolidare la propria posizione, prima di prendere decisioni forti.
Lo scontro sull'economia
Ma c'è chi dà già per certo che le prime deliberazioni riguarderanno l'economia, in preda a un rallentamento di cui nessuno riesce a prevedere entità e durata, oltretutto in un momento in cui il paese si avvia verso un'epoca di profondi cambiamenti demografici e persino antropologici. Potrebbe essere una frenata strutturale, dopo 30 anni di crescite a due cifre. Ma se ciò fosse bisognerebbe procedere subito a quella modifica dell'asse di sviluppo che da tempo si invoca.
La gestione del premier in uscita, Wen Jiabao, è molto criticata. E non è detto che a passare al New York Times la documentazione riservata, sulla quale il quotidiano Usa ha costruito una lunga inchiesta sugli affari della famiglia Wen, siano stati gli amici di Bo Xilai. Potrebbe essere stato invece qualcuno desideroso di azzoppare Wen Jiabao e impedirne qualunque influenza sul dopo. La guerra dei dossier probabilmente è appena iniziata e potrebbe avere risvolti imprevedibili. Anch'essa rivela diffidenza e sospetto, stavolta all'interno del Pcc, accentuati dal caso Bo Xilai, leader potente ridotto in briciole in un amen. Un problema aggiuntivo, e non dei minori, per la nuova leadership.
C'è chi, come l'esperto di economia cinese Barry Naughton, rileva come buona parte delle leve dell'economia finanziaria siano oggi in mano a riformisti in senso liberista (China Leadership Monitor n.39). Intorno al futuro premier Li Keqiang aleggia un'aura da riformista ma l'ingresso nel Comitato permanente del vice premier Wang Qishan, descritto come un grande esperto di economia incline a politiche che favoriscono il settore privato e la liberalizzazione del settore finanziario, potrebbe dare un'indicazione più decisa sulla prossima road map.
Tanto più se, come si insinuava nelle scorse settimane, il prossimo Congresso dovesse procedere a un emendamento della Carta del partito che elimini, o ridimensioni, il riferimento al «pensiero di Mao Tse Tung». Decisione non da poco e assai rischiosa considerato l'attaccamento al Presidente ancora vivo nel paese. Ma, al dunque, un elemento di chiarezza.

Fonte: Contropiano.org
 
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babeuf
view post Posted on 14/11/2012, 14:59




Effetto straniante..

CITAZIONE (cizikov @ 13/11/2012, 23:44) 

 
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Mekong
view post Posted on 14/11/2012, 18:23




CITAZIONE (carre @ 7/11/2012, 17:12) 
CITAZIONE
noi in occidente NON sappiamo un beneamato cazzo.

Infatti, non sapendo nulla, sto cercano 'sto benedetto "manifesto politico" del Politburo, per leggerlo direttamente.
Esiste? Qualcuno ne ha disponibilità?
Questo era il senso del mio intervento.
Però, se siamo seri, bisogna dire che la notizia di televideo può essere vera o non vera, però è verosimile.
E questo è tanto grave, quanto triste.

Full text of resolution on amendment to CPC Constitution

13:19, November 14, 2012

BEIJING, Nov. 14 (Xinhua) -- The following is the full text of Resolution of the Eighteenth National Congress of the Communist Party of China on the Revised Constitution of the Communist Party of China adopted at the Eighteenth National Congress of the Communist Party of China on November 14, 2012:

The Eighteenth National Congress of the Communist Party of China deliberated on and unanimously adopted its revised Constitution proposed by the Seventeenth Party Central Committee and decided that it shall come into force as of the date of adoption.

The congress noted that since the Party's Sixteenth National Congress, the Chinese Communists with Comrade Hu Jintao as their chief representative, following the guidance of Deng Xiaoping Theory and the important thought of Three Represents, have gained a deep understanding of major questions such as what kind of development China should achieve under new conditions and how the country should achieve it to meet new requirements for development and answered these questions, and thus developed the Scientific Outlook on Development that puts people first and calls for comprehensive, balanced and sustainable development. The Scientific Outlook on Development is a scientific theory that is both in keeping with Marxism-Leninism, Mao Zedong Thought, Deng Xiaoping Theory and the important thought of Three Represents and is in step with the times. It fully embodies the Marxist worldview on and methodology for development and represents the latest achievement in adapting Marxism to China' s conditions. It is the crystallization of the collective wisdom of the Communist Party of China and a long-term guiding ideology the Party must adhere to. The congress unanimously agreed that along with Marxism-Leninism, Mao Zedong Thought, Deng Xiaoping Theory and the important thought of Three Represents, the Scientific Outlook on Development should be made a part of the Party' s guide for action in the Party Constitution. The congress called on all Party members to study the Scientific Outlook on Development more thoroughly, apply it more consciously and with greater determination, steadily improve institutions and mechanisms for implementing it, and apply it throughout the course of China's modernization and to every aspect of Party building.............

http://english.peopledaily.com.cn/90785/8019165.html


Full text of resolution on CPC Central Committee report
(Xinhua)

13:21, November 14, 2012

BEIJING, Nov. 14 (Xinhua) -- The following is the full text of Resolution of the Eighteenth National Congress of the Communist Party of China on the Report of its Seventeenth Central Committee adopted at the Eighteenth National Congress of the Communist Party of China on November 14, 2012:

The Eighteenth National Congress of the Communist Party of China approved the report delivered by Comrade Hu Jintao on behalf of the Party's Seventeenth Central Committee. Holding high the great banner of socialism with Chinese characteristics and following the guidance of Marxism-Leninism, Mao Zedong Thought, Deng Xiaoping Theory, the important thought of Three Represents and the Scientific Outlook on Development, the report analyzes the developments and changes in the international and domestic environments, reviews our work in the past five years and the historic achievements we have made in the course of our endeavors since the Sixteenth Party Congress, and establishes the historical position of the Scientific Outlook on Development. The report sets forth the basic requirements for winning new victory for socialism with Chinese characteristics, and the goals of completing the building of a moderately prosperous society in all respects and deepening reform and opening up in an all-around way. It lays out an overall plan for advancing the cause of socialism with Chinese characteristics in the new era, and sets forth explicit requirements for making Party building more scientific in all respects. The report also draws up a grand blueprint for completing the building of a moderately prosperous society in all respects and accelerating socialist modernization and charts the course for making continued progress in the cause of the Party and country. It is the crystallization of the wisdom of the whole Party and the people of all ethnic groups in China. It is a political declaration and a program of action for the Party to rally and lead the people of all our ethnic groups in winning new victory for socialism with Chinese characteristics. The report is a guiding Marxist document.

The congress held that the underlying theme set forth in the report is of great importance to the Party leading the people in building on our past success and carrying forward our cause with determination. The whole Party must hold high the great banner of socialism with Chinese characteristics, follow the guidance of Deng Xiaoping Theory, the important thought of Three Represents and the Scientific Outlook on Development, free up the mind, implement the policy of reform and opening up, pool our strength, overcome all difficulties, firmly march on the path of socialism with Chinese characteristics, and strive to complete the building of a moderately prosperous society in all respects.........

http://english.peopledaily.com.cn/90785/8019172.html
 
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607 replies since 3/10/2009, 09:10   16703 views
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