| carre, le tue argomentazioni sono del tipo: "Engels ha detto così, quindi deve essere così", senza dimostrare nella pratica. Era così fondamentale nell'Italia degli anni '50 che il PCI si precludesse alla quasi totalità della classe lavoratrice italiana? Secondo me sarebbe stato un comportamento suicida, te puoi parlare di antimarxismo, ma cerchiamo di rimanere con i piedi per terra e di analizzare i fatti non in senso idealistico. Prima di tutto chiediamoci: perchè i comunisti devono essere immuni da credenze religiose? Il marxismo si fonda sul materialismo storico e non su principi idealistici quindi è opposto all'esistenza di ogni tipo di credenza religiosa; inoltre è storicamente opposto al cristianesimo in quanto questo ha rappresentato (e rappresenta in gran parte) un aspetto sovrastrutturale al potere costituito di sfruttamento, che giustifica lo sfruttamento e che distoglie (come una droga..) l'uomo dai propri bisogni e interessi materiali; ma cerchiamo di comprendere che cos'era la religione cattolica dell'Italia degli anni '50: questa si basava sull'entità morale del papa e sulle parrocchie, istituzioni che, a parte i "cattolici militanti", erano soprattutto seguiti come se fosse una tradizione dalle donne nei paesi, sebbene la quasi totalità della popolazione era battezzata cresimata ecc. Si trattava quindi per la stragrande maggioranza della popolazione di un "comportamento tradizionale" (si andava a messa per Natale perchè era tradizione, non perchè la propria coscienza rispondeva ai dettami dell'ortodossia dottrinale cattolica), solo una minoranza di cattolici militanti (l'azione cattolica, la fuci, CL ecc.) agivano deliberatamente per applicare la dottrina e quindi (inconsapevolmente o meno) per giustificare un assetto di sfruttamento o per crearne altri. Detto questo, di fronte ad una popolazione tradizionalmente cattolica, di fronte ad una Chiesa istituzionalizzata e radicata territorialmente che si scagliava contro i comunisti e i loro sostenitori, risultava evidentemente secondario che un comunista (cioè una persona che agiva per l'interesse della propria classe lavoratrice) si sposasse in Chiesa perché così imponeva la tradizione, andasse a messa il giorno di Natale o di Pasqua ecc. Si trattava di elementi e comportamenti tradizionali del tutto secondari alla dottrina e non confliggenti con la pratica e l'azione dei comunisti (e sfido chiunque a dimostrare il contrario). Una cosa è la tradizione e un'altra è una dottrina. E dato il radicamento di questa tradizione e la sua dipendenza da alte sfere anticomuniste militanti, togliere a questi ultimi il controllo morale e materiale dei "fedeli" era una questione importantissima. Il tuo discorso può valere magari per altre forme e comportamenti, come i catto-comunisti; ma cosa completamente diversa è una tradizione, includere persone che si sentivano "cattoliche" non tanto per fedeltà ad una dottrina codificata ma che sentivano quell'aggettivo come se fosse simile a "italiano" o "europeo". Ora dovresti dimostrare come questo atteggiamento abbia effettivamente influito; argomentando però, non parlando per frasi fatte. E delineare (nell'Italia di quegli anni) quale alternativo comportamento avrebbe dovuto assumere il partito per acquistare ugualmente sostegno di massa.
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