| ||
Sono pienamente d'accordo con te compagno, e ciò che maggiormente mi inquieta è l'utilizzo dello Stato nordcoreano come capro espiatorio della crisi internazionale, ad opera degli Stati Uniti (in particolare nell'ultimo periodo). Rispetto inoltre con fermezza la Nord Corea, e sono sinceramente contento del suo rifiuto nell'aprirsi all'economia di mercato e al revisionismo cinese, entrambi vere e proprie catastrofi. Allo stesso tempo tuttavia le mie perplessità riguardano l'operato e la figura di Kim Jong Un, nonché il progressivo allontanarsi dalla prospettiva internazionalista, quasi che il Partito del Lavoro si ponesse l'obbiettivo di conservare unicamente la sua piccola realtà, piuttosto che incentivare la diffusione su scala mondiale del Socialismo. Mi rendo conto che la teoria del Socialismo in un solo Paese di paternità del compagno Stalin potrebbe essere utilizzata a difesa di tale situazione, allo stesso tempo tuttavia le prospettive storiche sono ben diverse dal tempo, né la Nord Corea è del tutto paragonabile all'Unione Sovietica. E' inoltre chiaro che le logiche imperialiste figlie degli USA e dei loro burattini siano una continua minaccia, ma credo comunque sia auspicabile un ritorno più fedele ai principi del marxismo-leninismo da parte dei compagni nordcoreani, e che anche essi si impegnino a una riorganizzazione su scala internazionale di un coordinamento di Partiti comunisti che si pongano seriamente l'obbiettivo di costruire il socialismo, facendo abiura del revisionismo socialdemocratico e dell'isolamento internazionale (in modo da creare dunque un connubio equilibrato tra patriottismo e internazionalismo, come il compagno Mao ha ampiamente spiegato).
In ogni caso, è vero, nel criticare una simile realtà i comunisti europei, specie quelli italiani, partono da una base svantaggiata, ed il rispetto nei confronti della DPRK è in ogni caso doveroso. |