Ritengo sia ancora prematuro esprimere un giudizio completo sull'argomento tuttavia a Syriza bisogna senza dubbio riconoscere il merito di aver, seppure in maniera limitata, destabilizzato gli equilibri strutturali e sovrastrutturali europei. Nella Grecia odierna sono inoltre state attuate numerose riforme che ricordano molto la Comune di Parigi, senza dubbio un grande passo avanti rispetto allo Stato liberale e alla situazione di totale drammaticità precedente. Tuttavia Tsipras e Syriza, partito che al suo interno racchiude dai socialdemocratici ai maoisti, al governo, non hanno messo in atto il comunismo, e probabilmente non lo faranno. In un dialogo con i giovani di Syriza è venuto fuori che il loro vero obbiettivo è rilanciare la classe della piccola imprenditoria, ritenuta la maggiormente danneggiata dalla crisi, dimenticando dunque totalmente i proletari ("che con il rilancio della classe dei piccoli imprenditori migliorerà anche essa la propria condizione"), identificandosi apertamente nella piccola borghesia e, soprattutto, puntando a incentivare l'azienda privata, e non quella pubblica. Si realizza dunque una discreta forma di socialdemocrazia, la quale però: -rinnega la lotta di classe; -non punta alla costruzione dello stato Socialista; -si identifica nella piccola borghesia; -sembra apparentemente ignorare gli interessi della classe proletaria, ossia quella più danneggiata di tutti e, soprattutto, mai difesa. Nostro obbiettivo è abolire le classi e la proprietà privata, realizzare lo Stato Socialista guidato dal proletariato e il Comunismo, non una buona forma di socialdemocrazia. Ritengo inoltre che la Grecia odierna (per quanto, ripeto, ritengo per ora prematuro trarre conclusioni) sia molto indietro rispetto a uno stato come il Venezuela; io stesso nutrivo inizialmente speranza nella Grecia come "Venezuela d'Europa" (espressione, mi rendo conto, un po' ambigua). Detto ciò aspettiamo e osserviamo l'evolversi della situazione.
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