|
| CITAZIONE Quella tua frase su Gramsci è priva di ogni fondamento reale e concreto. O meglio è figlia della distorsione e dell'occultamento del pensiero gramsciano perpetriati dai revisionisti. E quindi, dicendo certe infamità sul grande compagno Gramsci (unico vero teorico della Rivoluzione in un Paese a capitalismo "avanzato" occidentale- studiatelo!) dimostri di essere ancora, sia pure parzialmente, succube dell'ideologia borghese. Comunque ti sei meritato di diritto una citazione in "frasi storiche"! A me compagno sembra che le uniche "frasi storiche" siano le tue, che ti sei messo a far passare Gramsci come un dio in terra, contrariamente a ogni principio dialettico e materialista marxista. Il gramscismo lo conosco abbastanza bene da potermi fare un'idea seria in proposito, mi sembra invece che non sia il caso tuo. Leggiti il suo articolo "La rivoluzione contro il capitale" del 1917. In esso è detto che la Rivoluzione d'Ottobre « è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx era in Russia il libro dei borghesi, più che dei proletari [...] I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico. I bolscevichi rinnegano Carlo Marx, affermano con la testimonianza dell'azione esplicita, delle conquiste realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono così ferrei come si potrebbe pensare e si è pensato», che il pensiero marxista « è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche». Nei Quaderni dal Carcere invece scrisse: « La pretesa (presentata come postulato essenziale del materialismo storico) di presentare ed esporre ogni fluttuazione della politica e dell'ideologia come una espressione immediata della struttura, deve essere combattuta teoricamente come un infantilismo primitivo, o praticamente deve essere combattuta con la testimonianza autentica del Marx, scrittore di opere politiche e storiche concrete [...] integrando, illuminando e interpretando, le affermazioni teoriche sparse in tutte le opere. Si potrà vedere quante cautele reali Marx introduce nelle sue ricerche concrete, cautele che non poterono trovare posto nelle opere generali [...] tra queste cautele si potrebbero elencare come esempio queste: 1) La difficoltà di identificare volta per volta, staticamente come immagine fotografica istantanea, la struttura [...] . Una fase strutturale può essere concretamente studiata e analizzata solo dopo che essa ha superato tutto il suo processo di sviluppo, non durante il processo stesso, altro che per ipotesi e esplicitamente dichiarando che si tratta di ipotesi. 2) dal 1° si deduce che un determinato atto politico può essere stato un errore di calcolo da parte dei dirigenti delle classi dominanti, errore che lo sviluppo storico, attraverso le "crisi" parlamentari governative delle classi dirigenti corregge e supera: il materialismo storico meccanico non considera la possibilità di errore, ma assume ogni atto politico come determinato dalla struttura, immediatamente, cioè come riflesso di una reale e permanente (nel senso di acquisita) modificazione della struttura». In pratica, con questo bel casino, Gramsci cercava di scindere la struttura dalla sovrastruttura, in modo tale da permettere al proletariato, nel campo di quest'ultima, di confrontarsi con successo con la borghesia senza mettere in discussione il dominio della borghesia stessa nella struttura. E che dire del concetto gramsciano e di quello leninista di Stato, concetti ben diversi tra loro? Lenin diceva: « Lo Stato è il prodotto e la manifestazione degli antagonismi inconciliabili tra le classi. Lo Stato appare là nel momento, in quanto, dove e quando nella misura in cui gli antagonismi di classe non possono essere oggettivamente conciliati. E per converso, l'esistenza dello Stato prova che gli antagonismi di classe sono inconciliabili» ( Stato e rivoluzione, settembre 1917), mentre Gramsci sosteneva: « Stato è tutto il complesso di attività politiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio, non solo, ma riesce ad ottenere il consenso attivo dei governanti» ( Quaderni). E sempre nei Quaderni aggiungeva: « Lo Stato è concepito sì come organismo proprio di un gruppo, destinato a creare le condizioni favorevoli alla massima espansione del gruppo stesso, ma questo sviluppo e questa espansione sono concepiti e presentati come la forza motrice di un'espansione universale, di uno sviluppo di tutte le energie "nazionali", cioè il gruppo dominante viene coordinato concretamente con gli interessi generali dei gruppi subordinati e la vita statale viene concepita come un continuo formarsi e superarsi di equilibri instabili (nell'ambito della legge) tra gli interessi del gruppo fondamentale e quelli dei gruppi subordinati, equilibri in cui gli interessi del gruppo fondamentale prevalgono, ma fino a un certo punto, non cioè fino al gretto interesse economico-corporativo». In pratica questa teorizzazione rattoppata alla meglio vuole solo dare a intendere che lo Stato si configura come un mezzo di collaborazione tra le classi, niente di nuovo ma tanto di saccheggiato alle vecchie e ritrite argomentazioni borghesi e revisioniste interclassiste che tuttoggi ci propinano per scoraggiare ogni sia pur minima rivolta sociale. Lenin, in polemica con simili concezioni dello Stato, rispose egregiamente nella sua opera Ancora sul ministero della Duma ( Eco, n. 6, 28/6/1906) : « In che cosa consiste l'errore principale di tutto questo ragionamento opportunista? Nel fatto che, in questo ragionamento, la teoria socialista della lotta delle classi, quale unica forza motrice vera della storia, è di fatto soppiantata dalla teoria borghese di "solidarietà" e di "progresso sociale"». In Stato e rivoluzione, egli disse: « Gli ideologi borghesi e soprattutto piccolo-borghesi, costretti a riconoscere, sotto la pressione di fatti storici incontestabili, che lo Stato esiste solamente dove esistono antagonismi di classe e la lotta di classe, "correggono" Marx in modo tale che lo Stato appare come l'organo della conciliazione delle classi». Quindi, io ci starei attento prima di sparare a zero su certe cose e dire che certe affermazioni sono "prive di ogni fondamento reale e concreto"... CITAZIONE Avendo frequentato l'ambiente, non posso escludere la presenza (anche come iscritti) di anti-stalinisti 'classici'. Per quanto possa sembrare incredibile, vista la chiarezza delle posizioni ufficiali (con tanto di ritratti di Stalin, nonché CHIARISSIMI riconoscimenti del ruolo di Stalin nel movimento comunista) è incredibile come certe persone decidano di aderire lo stesso. In effetti, prima esprimono le proprie idee, cioè anti-stalinismo classico, poi si accorgono che il partito è stalinista. Tuttavia, vi restano.., Non posso dire quanti sono, tuttavia devono essere necessariamente pochi, perché francamente non ha molto senso che una marea di anti-stalinisti si riversi in un partito che continua ad inneggiare a Stalin. L'ingresso di questi nuovi compagni non potrà che rendere le posizioni del partito ancora più chiare. Questo perché il CSP è invece un partito eclettico e, in quanto tale, non del proletariato. Come può Togliatti "non essere un paletto"? Togliatti è stato, assieme a Gramsci e Bordiga, uno dei padri del falso comunismo italiano, se non è un "paletto" lui chi lo deve essere? Se si permette ai membri del proprio partito di accettare il togliattismo, tutto il resto viene da sé. Il togliattismo non è altro che l'edizione italiana del krusciovismo. Se Togliatti, come giustamente hai ammesso tu, compagno Felix12, non è stato capace di mantenere una posizione marxista-leninista una volta "lasciato autonomo" (di fatto ha sempre giocato il ruolo di valletto dell'URSS, sia di quella socialista di Stalin che di quella revisionista kruscioviana), è perché il marxismo-leninismo in lui non è mai penetrato a fondo ma si è sempre trattato di questioni formali. La "via italiana al socialismo" Togliatti l'ha elaborata quando Stalin era ancora vivo e vegeto, e non è certo stato lui a ispirarla, a dispetto di ciò che dice la propaganda borghese, perché Stalin era il miglior discepolo di Lenin, il quale sosteneva l'universalità dei princìpi fondamentali del marxismo, che Togliatti negava. Infatti il compagno Zhdanov lo criticò più che giustamente. Però compagno scusami una cosa: se tutti questi anti-stalinisti si riversano in CSP come mai dici che "L'ingresso di questi nuovi compagni non potrà che rendere le posizioni del partito ancora più chiare"? L'unico senso che può avere questa frase è che detto ingresso porterà una volta per tutte il CSP sulla strada del revisionismo... CITAZIONE la chiarezza teorica non può esistere su tutto, o perlomeno non ci si può fare inibire nell'azione se non si hanno le idee chiare SU TUTTO. Al contrario, compagno: la chiarezza teorica DEVE esistere su tutto, e una volta fatta questa chiarezza la "disinvoltura" (chiamiamola così) nell'azione viene da sé. Se non ci fosse chiarezza teorica il partito diventerebbe un circolo di discussione, un'organizzazione priva di disciplina e centralismo, un nugolo eclettico antimarxista o non marxista, ma in ogni caso non l'avanguardia del proletariato, come volevano Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
|
| |
|