Ogni rivoluzione proletaria ha la sua concretezza rispetto alle condizioni oggettive e soggettive nelle quali si sviluppa. La rivoluzione cinese si è sviluppata in una paese semicoloniale nella quale l'oppressione della borghesia imperialista straniera si riversava non solo verso la classe operaia, i contadini, la piccola borghesia ma anche, in parte, verso la borghesia nazionale. Il Partito Comunista Cinese ha perciò guidato un fronte di classi oppresse che andavano dai contadini a settori di borghesia nazionale, ponendosi alla testa come avanguardia politica della classe operaia. Dopo la presa del potere, le condizioni di sviluppo delle forze produttive e di rapporti di produzione hanno posto la necessità di combinare l'azione economica dello Stato proletario con lo sviluppo del capitalismo nazionale, in modo da porre le basi oggettive per il successivo passaggio alla costruzione del socialismo. Ciò significò distinguere anche all'interno della borghesia nazionale sulla base della sua fedeltà politica alla lotta e costruzione rivoluzionaria e all' accettazione della progressiva integrazione in un'economia pianificata e socializzata. Non si tratta di "integrazione del capitalismo nel socialismo" come diceva rozzamente Nikos, ma di sviluppo dialettico della forze produttive e dei rapporti di produzione in un contesto semicoloniale nel quale la classe operaia ha conquistato il potere politico (rivoluzione di nuova democrazia, secondo la definizione maoista). Tutto ciò ha comportato contraddizioni nel processo rivoluzionario e di costruzione del socialismo in Cina, com'è inevitabile: d'altronde la contraddizione è il motore dello sviluppo del reale, socialismo incluso, e ogni processo rivoluzionario nasce, si connatura e si sviluppa sulla base delle contraddizioni concrete che lo animano. Lo sviluppo del revisionismo nei paesi socialisti è frutto fondamentalmente dei residui delle vecchie classi dominanti e principalmente dell'azione della nuova borghesia che si annida nella struttura economico-sociale e nella sovrastruttura. Dire che la rivoluzione culturale era diretta principalmente a fare i conti con la borghesia nazionale progressivamente integrata nel socialismo è impreciso giacchè dal 1956 in poi la società cinese entra in una fase socialista nella quale la tradizionale borghesia privata, commerciale e industriale, viene privata del potere economico e nella quale si afferma la socializzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione della produzione. Ovviamente questa liquidazione è avvenuta anche attraverso l'integrazione personale e l'indennizzo della proprietà privata ove si erano le condizioni per svolgerle, nei casi in cui cioè la contraddizione tra proletariato e borghesia nazionale non avesse assunto natura antagonistica. Ciò in coerenza con il ruolo della borghesia nazionale (fattore soggettivo) nella lotta all'imperialismo straniero, che fu alla base della rivoluzione cinese, e anche dalle necessità di sviluppo delle forze produttive e dei rapporti di produzione in un paese semicoloniale qual era la Cina (fattore oggettivo. Chiaro che, in ogni caso, la necessità del fronte popolare e le condizioni oggettive di sviluppo di un processo rivoluzionario pesano, come già detto, sulle contraddizioni concrete con il quale esso si sviluppa e chiaramente l'influenza della borghesia sia compradora che nazionale, delle sue concezioni e dei suoi interessi comunque di rivalsa, pesavano nella società cinese, in una fase di transizione com'è quella socialista, dove, secondo quanto ci insegna Mao Tse Tung, o si rafforza il socialismo avanzando verso il comunismo, o si indebolisce il socialismo, avanzando verso la restaurazione capitalista. Ma la rivoluzione culturale aveva un nemico principale che era la nuova borghesia:
Come sappiamo, le basi economiche su cui poggia l’esistenza della borghesia della libera concorrenza, della borghesia monopolista nonché della borghesia in seno al partito che sorge nella fase storica del socialismo, non presentano cambiamenti quanto al contenuto, ma si manifestano in forme sempre differenti. Benché l’antagonismo di classe tra borghesia e proletariato non cambi, tuttavia cambiano le forme concrete di questo antagonismo. Opportunisti e revisionisti usando questi cambiamenti non sostanziali si danno a speculazioni politiche creando continuamente assurdità circa il fatto che la borghesia sta scomparendo da sola o è già estinta, sforzandosi di fare in modo che il proletariato e il popolo lavoratore non vedano chiaramente dove si trova la borghesia e per coprire l’attacco della borghesia al proletariato. All’epoca del capitalismo di libera concorrenza, la borghesia, contando sulla base economica esistente, cioè sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sulla posizione dominante dell’economia mercantile, diffonde il principio della “libertà di commercio”, dello “scambio tra valori uguali” agitando lo slogan di “libertà, uguaglianza e fraternità”. Se gli schiavisti e feudatari per proteggere il proprio dominio avevano costruito la roccaforte ben difesa del sistema gerarchico, tracciando una precisa linea di demarcazione tra le classi, la borghesia diversamente o si nasconde nel terzo stato o si nasconde dietro la cortina di fumo dello slogan “tutti sono cittadini” e fa di tutto per mascherare l’antagonismo di classe tra borghesia e proletariato, allo scopo di coprire i rapporti di classe tra sfruttatori e sfruttati. A quell’epoca c’era chi, nell’esaminare i nuovi rapporti di classe della società capitalistica, utilizzava i vecchi schemi propri dell’analisi della società schiavista e feudale col risultato che si lasciava ingannare dalla cosiddetta “libertà e uguaglianza” e non vedeva dove si trovavano l’antagonismo di classe e lo sfruttamento di classe. Alcuni opportunisti che pescavano nel torbido, sottolineavano sempre cose come “la natura comune del genere umano”, insistevano su concetti come “l’amore del genere umano”, trasformando così il comunismo nel “regno della natura umana”; essi pretendevano che proletariato e borghesia si abbracciassero e baciassero l’un l’altra nascondendo la borghesia dietro la facciata del “regno della natura umana”. Quando il capitalismo entrò nella fase dell’imperialismo, a causa del rapido sviluppo dell’organizzazione dei monopoli di Stato, personaggi come Bernstein usarono questo tipo di cambiamento formale nella proprietà privata capitalista, misero in atto il loro imbroglio politico qualificando le “imprese pubbliche” e “l’economia amministrata dallo Stato” come economia socialista, pretendendo che la base economica del capitalismo, la proprietà privata capitalista dei mezzi di produzione, scomparisse gradualmente, pretendendo che le barriere di classe tra borghesia e proletariato andassero gradualmente scomparendo, che il capitalismo stesse “pacificamente trasformandosi in socialismo”. All’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria, proprio nel momento in cui la dittatura del proletariato veniva messa in pratica direttamente, i revisionisti della Seconda Internazionale, per evitare alla borghesia gli attacchi delle tempeste rivoluzionarie, fecero di tutto per creare confusione, per impedire che le masse rivoluzionarie vedessero chiaramente dov’era la borghesia, fecero del proprio meglio per predicare il socialsciovinismo, nascosero la borghesia nelle cosiddette “comunità statali” e “comunità nazionali”, utilizzando la lotta per l’egemonia imperialista e l’aggravarsi degli antagonismi nazionali della borghesia, allo scopo di coprire l’antagonismo di classe tra borghesia e proletariato. Dopo la presa del potere da parte del proletariato, la borghesia, sebbene sia stata sconfitta, rovesciata, messa in fuga, tuttavia è lungi dall’essere stata eliminata. Bukharin e soci usando questi nuovi cambiamenti intervenuti nei rapporti di classe, fecero un gran baccano dicendo che la borghesia in parte era scappata all’estero, in parte si era sottomessa e aveva capitolato; che la produzione di merci non poteva produrre nuova borghesia; che i contadini ricchi stavano entrando nel “sistema complessivo socialista”. Essi descrivevano la Russia dopo la Rivoluzione d’Ottobre come fosse divenuta “un sistema armonico” composto di tutte le classi, nascondendo la borghesia in questo cosiddetto “sistema armonico”. In particolare, dopo aver compiuto per l’essenziale la trasformazione socialista della proprietà dei mezzi di produzione, la base economica da cui dipende l’esistenza della borghesia si manifesta in una forma molto differente. La cricca dei traditori revisionisti sovietici usa questo tipo di cambiamento per creare un’opinione pubblica controrivoluzionaria, strillando che nell’Unione Sovietica di oggi nessuno ha fabbriche, nessuno ha terra, che le classi sfruttatrici sono già state eliminate, usando la copertura della proprietà socialista di tutto il popolo per coprire la proprietà della borghesia burocratica monopolista, sventolando la bandiera dell’“applicazione integrale del principio a ciascuno secondo il suo lavoro”, appropriandosi arbitrariamente delle ricchezze del popolo lavoratore per nascondere la borghesia nel “partito di tutto il popolo” e nello “Stato di tutto il popolo”. Le cricche antipartito di Liu Shaochi, di Lin Piao e di Teng Hsiao-ping hanno ripetuto per filo e per segno queste storie e dal 1956, quando s’è completata nel nostro paese per l’essenziale la trasformazione socialista della proprietà, essi hanno diffuso freneticamente assurdità circa l’“estinzione della lotta di classe”, insistendo a più riprese che il problema di chi abbia vinto tra borghesia e proletariato è già fondamentalmente risolto, che la borghesia è già stata “sterminata”. Essi, travestendosi da marxisti-leninisti e usando l’etichetta di membri del partito, ingannano le masse per nascondere la borghesia all’interno del partito comunista.
Ma Yan Wen, Un importante sviluppo del marxismo, 1976
Per quanto riguarda l'economia innanzitutto uno degli scopi principali della rivoluzione culturale era sviluppare la produzione socialista e fu raggiunto:
Abbiamo superato il terzo piano quinquennale e il quarto piano quinquennale sarà anch’esso portato a termine con successo nel 1975. Nell’agricoltura sono stati registrati buoni raccolti per tredici anni consecutivi e si calcola che nel 1974 il valore globale della produzione agricola sarà del 51 per cento superiore a quello del 1964. Ciò dimostra appieno la superiorità del sistema della comune popolare. A partire dalla Liberazione, la popolazione del nostro paese è aumentata del 60 per cento, ma la produzione cerealicola si è accresciuta del 140 per cento e quella del cotone del 470 per cento. In un paese come il nostro, che ha circa 800 milioni di abitanti, sono state così soddisfatte le esigenze fondamentali del popolo per quanto riguarda il cibo e il vestiario. Si calcola che nel 1974 il valore globale della produzione industriale sia aumentato del 190 per cento rispetto al 1964. La produzione dei principali prodotti ha registrato notevoli aumenti: l’acciaio è aumentato del 120 per cento, il carbone del 91 per cento, il petrolio del 650 per cento, l’energia elettrica del 200 per cento, i fertilizzanti chimici del 330 per cento, i trattori del 520 per cento, i filati di cotone dell’85 per cento e le fibre chimiche del 330 per cento. Nel corso di questo decennio, contando sulle nostre forze abbiamo completato 1.100 progetti di costruzioni industriali di grandi o medie dimensioni, effettuato con successo gli esperimenti della bomba all’idrogeno e lanciato dei satelliti artificiali terrestri. In contrasto con la situazione economica caotica e l’inflazione che imperversano nel mondo capitalista, le entrate e le uscite del nostro bilancio statale sono in equilibrio e non abbiamo debiti né esteri né interni. I prezzi sono stabili, il tenore di vita del popolo migliora con continuità e l’edificazione socialista è in pieno rigoglio. I reazionari interni ed esterni affermavano che la grande Rivoluzione culturale proletaria avrebbe intralciato lo sviluppo della nostra economia nazionale, ma ora i fatti hanno dato loro un’energica smentita.
Choun En Lai, Rapporto sulle attività di governo, 1976
Ciò avvenne sulla base di tali orientamenti politici
“Fare la rivoluzione e promuovere la produzione”: questo principio è completamente giusto; esso spiega giustamente il rapporto fra la rivoluzione e la produzione, fra lo spirito e la materia, fra la sovrastruttura e la base economica e fra i rapporti di produzione e le forze produttive. Il presidente Mao ci ha insegnato sempre: “Il lavoro politico è la linfa vitale di ogni lavoro economico”. Condannando con forza gli opportunisti che si opponevano a considerare i problemi politicamente, Lenin disse: “La politica non può non avere la precedenza sull’economia. Argomentare differentemente significa dimenticare l’abc del marxismo”. Lenin sottolineò ancora che anche mettere la politica alla pari dell’economia significa “dimenticare l’abc del marxismo”. La politica è l’espressione concentrata dell’economia. Senza fare la rivoluzione nella sovrastruttura, senza mobilitare le larghe masse degli operai e dei contadini, senza criticare la linea revisionista, senza denunciare il pugno di rinnegati, agenti segreti, dirigenti avviatisi sulla via capitalista e controrivoluzionari e senza consolidare la direzione del proletariato, come possiamo consolidare ulteriormente la base economica del socialismo e sviluppare ulteriormente le forze produttive socialiste? Questo non significa sostituire la rivoluzione alla produzione, ma usare la rivoluzione per dirigere, stimolare e accrescere la produzione. Noi dobbiamo compiere indagini e ricerche e risolvere in modo attivo e sicuro numerosi problemi di politica nella lottacritica-trasformazione sul fronte economico, secondo la linea generale del presidente Mao “edificare il socialismo in base al principio di fare ogni sforzo possibile, mirare alto e perseguire risultati maggiori, più rapidi, migliori e più economici”, secondo il grande concetto strategico di “prepararsi in previsione di una guerra, premunirsi contro le calamità naturali e fare tutto nell’interesse del popolo” e secondo una serie di principi quali “prendere l’agricoltura come base e l’industria come fattore guida”. Dobbiamo sviluppare appieno l’iniziativa e la creatività rivoluzionarie delle masse popolari delle varie nazionalità, fare con fermezza la rivoluzione e promuovere con vigore la produzione e adempiere e superare il piano di sviluppo dell’economia nazionale. È certo che la grande vittoria della grande Rivoluzione culturale proletaria continuerà a far apparire nuovi balzi in avanti sul fronte economico e nella nostra causa dell’edificazione socialista nel suo insieme.
Lin Piao - Mao Tse Tung, Rapporto al nono congresso del Partito Comunista Cinese, 1969
Furono affrontati problemi specifici come ad esempio la questione della distribuzione nelle comuni popolari:
Le regioni rurali hanno sviluppato in tutto il paese un movimento di rettifica e di critica al revisionismo, guidate dalla linea approvata dal nono Congresso del partito, il congresso dell’unità e della vittoria e aderendo alle direttive della nostra grande guida, il presidente Mao, sull’esecuzione dei provvedimenti di educazione ideologica e politica in tutto il partito. Questa educazione è riuscita soprattutto a sventare la congiura controrivoluzionaria dell’arrivista, congiurato e traditore Lin Piao e dei suoi inconfondibili seguaci, a sconfiggere la linea revisionista e controrivoluzionaria di Lin Piao e Chen Po-ta, a ravvivare la consapevolezza delle grandi masse dei contadini, a spronare i membri delle comuni e i quadri rivoluzionari nella loro lotta di classe, a portare più a fondo la lotta fra le due linee, ad accrescere l’impeto nella rivoluzione socialista e nella produzione, a dare maggior spazio al movimento di massa “in agricoltura, imparare da Tachai” e con ciò a suscitare lo sviluppo d’insieme dell’economia rurale, forestale e dell’allevamento, della produzione nelle industrie collegate e della pesca. Col superamento delle gravi catastrofi naturali, causate da siccità, inondazioni, tifoni e insetti nocivi, l’agricoltura ha raggiunto già da dieci anni consecutivi record di produzione. Ci troviamo ora in un momento molto importante per la rivoluzione e per la produzione nelle campagne. In tale situazione, “dobbiamo curare gli interessi dello Stato e gli interessi collettivi e individuali” e contemporaneamente rendere pienamente efficace la politica agricola del partito ed effettuare bene il lavoro di distribuzione nelle comuni popolari rurali. Ciò è di grande importanza per l’esecuzione del piano strategico del presidente Mao, “essere preparati in caso di guerra, essere preparati alle catastrofi naturali e fare tutto per il popolo”, per il consolidamento del regime socialista nel paese, per il rafforzamento della dittatura del proletariato, per l’avanzata del fervore socialista nelle vaste masse dei membri delle comuni e per il rafforzamento dell’edificazione socialista del paese. Nell’insieme il lavoro di distribuzione nelle comuni rurali del paese procede bene. Negli scorsi anni i nostri compagni delle diverse regioni hanno generalmente potuto regolare nel giusto modo i rapporti tra lo Stato, i collettivi e gli individui; essi hanno raggiunto e anche oltrepassato gli obiettivi della riscossione delle tasse per lo Stato e degli ammassi attraverso cui viene rafforzata l’economia collettiva e aumentata l’entrata dei membri della comune. Dobbiamo però anche riconoscere che sulla questione della distribuzione la lotta fra le due classi, le due vie e le due linee è ancora molto forte. Alcune comuni “distribuiscono tutto e consumano tutto”; altre hanno sì aumentato la produzione collettiva, ma il reddito degli individui non è stato aumentato; altre comprendono molte famiglie che occultano i loro mezzi, per cui una distribuzione giusta diviene impossibile. Altre ancora, che avevano esercitato la critica alla parola d’ordine “fare assumere la preminenza al metodo dei punti-lavoro”, remuneravano il lavoro con criteri di egualitarismo. Tutte impedivano la coscienziosa attuazione della linea rivoluzionaria del presidente Mao. Se vogliamo ancora migliorare il lavoro di distribuzione nelle comuni rurali, dobbiamo unire le nostre esperienze, aumentare il rendimento, eliminare le deficienze e risolvere i seguenti problemi. 1. Il giusto trattamento del rapporto tra la riserva collettiva e la distribuzione tra i membri della comune. Le comuni devono, basandosi sullo sviluppo della produzione, costituire a poco a poco un fondo di riserva. Per ottenere ciò non bisogna però accumulare troppo alla svelta. Bisogna mettere i contadini in condizione di ottenere anno dopo anno, in presenza di un normale aumento della produzione, un’entrata personale più alta. Le comuni, brigate o squadre di produzione che accrescono più rapidamente la loro produzione, possono, col consenso degli associati da raggiungere dopo adeguata discussione, trattenere una quota corrispondentemente più alta da accumulare in una riserva comune. In generale la comune non può riscuotere i mezzi per la sua riserva dalla squadra di produzione. Può però, col permesso dei rappresentanti dell’assemblea della squadra, prelevare una parte limitata della riserva pubblica per costituire imprese o comprare macchine agricole, supposto che con questo non venga compromesso il piano di crescita produttiva della squadra. La riserva pubblica deve essere destinata all’incremento della produzione. Non può essere usata per la costruzione di ambienti per riunioni di affari e per conferenze, o alberghi, o per scopi di servizio o per altre spese non produttive. 2. Amministrazione particolarmente oculata della distribuzione dei cereali. La direttiva del Comitato centrale sul piano quinquennale, sulle riscossioni in corso e sull’acquisto di cereali, deve essere seguita in maniera molto efficace, con tutta serietà e accuratezza. Dobbiamo assicurarci che le commissioni di riscossione e di acquisto portino a termine sia in tempo utile che bene il loro lavoro, per provvedere al sostentamento dei membri della comune. “È severamente proibito acquistare più cereali del necessario”. La squadra di produzione deve accantonare quantità sufficienti di cereali da utilizzarsi come sementi e come mangime. “Deve esserci una riserva di cereali. Una piccola riserva accumulata anno dopo anno, frutta un grande patrimonio”. Le riserve collettive di cereali sono destinate principalmente a previdenza in caso di guerra e di catastrofi naturali e non possono essere adoperate per usi diversi senza un valido motivo. Se bisogna intaccare le riserve, il loro uso deve essere deciso dopo discussione dell’assemblea dei membri della comune. Per la distribuzione delle razioni, possiamo, in via generale, agire in modo che ai punti-lavoro venga destinata la parte principale; possono essere prese però anche altre decisioni adeguate che siano appoggiate dalla maggioranza dei membri della comune. In questo caso bisogna distribuire i cereali in modo che molti membri della comune siano spronati a maggior zelo nel lavoro e si deve contemporaneamente assicurare che anche i congiunti di patrioti, soldati, personale d’ufficio, operai e in particolar modo le famiglie in condizioni difficili ricevano le normali razioni. Le razioni per i membri della comune vanno inviate a domicilio dei singoli, sotto controllo degli stessi membri della comune. Dobbiamo educare i membri della comune a essere economi e diligenti e a programmare bene l’uso delle loro razioni. Nelle regioni in cui vi sono anche altre coltivazioni, la riscossione delle imposte, l’acquisto di cereali e il prezzo medio di mercato devono essere organizzati in maniera adeguata. Dobbiamo impegnarci decisamente perché i membri delle comuni in queste regioni, ricevano delle razioni non inferiori a quelle percepite nelle regioni confinanti, produttrici di cereali. Anche le razioni per i membri delle comuni a economia forestale, di allevamento o di pesca, vanno stabilite convenientemente. 3. Adempimento della massima socialista “da ognuno secondo la sua capacità, a ognuno secondo il suo lavoro”. Nel ricompensare i membri della comune per il loro lavoro, dobbiamo sempre fare attenzione a che prevalga la linea politica proletaria. È necessario ravvivare incessantemente nei membri della comune, la consapevolezza che essi coltivano il loro riso per la rivoluzione e combattere continuamente contro le tendenze capitaliste. Al momento presente dobbiamo fare attenzione a superare l’egualitarismo. Dobbiamo pagare i membri della comune in ragione della quantità e qualità del loro lavoro. Per studiare i metodi di gestione del lavoro seguiti a Tachai, dobbiamo astrarre dalla situazione particolare di Tachai e discutere la questione con le masse e non applicare i metodi senza esaminarli pubblicamente. Bisogna mobilitare le masse affinché raccolgano con serietà le esperienze tipiche che si sono mostrate fruttuose nella loro regione in modo da poter rimediare a tutti quei procedimenti complicati e sterili che fanno scemare il loro zelo; affinché seguano anche per il futuro quei procedimenti semplici e praticamente eseguibili che vengono accettati dalle masse nella loro maggioranza, contribuendo a migliorarli continuamente. Bisogna tradurre in atto la massima “uguale ricompensa per uguale lavoro di uomini e donne” e criticare e respingere i pregiudizi feudali nei confronti delle donne. In alcune regioni i “quattro elementi” che hanno presso di sé più uomini che donne, pagano in maniera diversa lo stesso lavoro, sfruttando i contadini e approfittando della mentalità antiquata dei quadri e delle masse. A questa stortura, che va combattuta ed eliminata in tempo, dobbiamo dedicare un’attenzione particolare. 4. Seria esecuzione della politica di amministrazione diligente e parsimoniosa delle comuni e fiducia nelle possibilità delle proprie forze e della propria lotta. “Dobbiamo amministrare molto parsimoniosamente le nostre forze di lavoro e le nostre scorte di materiali e astenerci assolutamente dallo spreco”. Le spese pubbliche sostenute e ordinate da comuni, squadre o brigate, devono corrispondere alle condizioni di sviluppo dell’economia. Non è permesso senza valido motivo aumentare i beni dati a persone non addette alla produzione. Le squadre di propaganda, gli annunciatori radiofonici e le squadre sportive devono esercitare nel loro tempo libero anche altre attività. In avvenire anche i “medici scalzi” devono prendere parte al lavoro collettivo di produzione. Se necessario, possono astenersi dal lavoro su consenso, ottenuto in seguito a discussione, dei membri della comune e avere tuttavia accreditati i loro punti-lavoro. Il metodo di far partecipare anche per il futuro i quadri del partito alla produzione è un fatto di fondamentale significato nel sistema socialista. Alcuni quadri prendono poca parte al lavoro delle brigate e delle squadre di produzione. Questa situazione deve essere decisamente modificata e i quadri devono diventare come i “tre non estraniati”. Il compenso per il loro lavoro aggiuntivo non può superare l’importo fissato nei sessanta articoli. I tipi di riunione sono da semplificare. Il numero delle riunioni va diminuito e la loro durata deve essere contenuta. Se il governo del distretto di campagna o di collina convoca i membri delle comuni per una riunione o per corsi di studio, le persone chiamate hanno diritto a un piccolo sussidio per il vitto e al rimborso delle spese di viaggio. Le comuni e le brigate non devono usare il tempo destinato alla produzione per riunioni di discussione. Se la comune vuole modificare la forza-lavoro di una squadra di produzione, deve trattare con i membri di quest’ultima. Se il governo regionale chiama operai di una squadra di produzione, deve ottenere prima il consenso dell’assemblea del partito ai diversi livelli e il lavoro deve essere ricompensato adeguatamente. Non deve essere commesso ancora una volta l’errore di accettare incondizionatamente le dichiarazioni delle brigate di aver “stabilizzato e potenziato la produzione” così come è opportuno non effettuare campagne di distribuzione di regali o di raccolta di denaro. Se il regime popolare realizza imprese e attività culturali, di formazione politica, medica o di altro tipo, o delega l’organizzazione di tali attività ai contadini della squadra di produzione, la spesa per queste attività viene sostenuta dal settore interessato del regime popolare, non però da altre organizzazioni o dagli associati alla comune. I sussidi statali che vengono elargiti a quelle scuole che sono gestite dalla popolazione e i sussidi statali a simili scuole per i maestri nelle singole regioni non possono essere adoperati per altri scopi senza preventivo permesso. 5. Coscienziosa soluzione del problema delle famiglie che occultano i loro beni. Da tempo alcune comuni, brigate e squadre hanno nascosto alcuni loro beni, il che rende impossibile una distribuzione normale. Esse hanno adoperato perfino le riserve raccolte dal gruppo e distribuito tra loro i prestiti dello Stato e così facendo hanno seriamente compromesso la volontà di lavoro per la produzione collettiva degli associati alla comune e pregiudicato il consolidamento e lo sviluppo dell’economia del paese. Questa situazione deve essere rivista e sanata in tutta serietà. Ci sono molti motivi che spiegano il formarsi di simili economie familiari che nascondono i loro mezzi. Il principale consiste nell’attività dei nemici di classe e nel cedimento di quadri ritenuti sicuri, per colpa dell’ideologia capitalista. Perciò dobbiamo riprendere vigorosamente la lotta di classe, porre fine al sabotaggio dei nemici di classe e criticare ed eliminare le tendenze capitaliste. È necessario intensificare l’opera di costruzione socialista dei gruppi-modello delle comuni, squadre e brigate, educare i quadri al risveglio della loro coscienza, cambiare il loro modo di lavorare e portarli inoltre, con la riparazione dei loro errori, ad assumere il comando. Dobbiamo organizzare la finanza nelle organizzazioni e nelle unità responsabili dell’amministrazione ai suoi diversi livelli, in modo che abbia a cessare la segretezza e la misteriosità degli affari, rendendo pubblici i rendiconti e facendo trionfare la democrazia anche in campo economico. 6. Esecuzione approfondita della politica “i cereali come principale anello della catena per l’accelerazione dello sviluppo”. L’incremento della produzione e l’aumento delle entrate sono il fondamento della distribuzione. Se la comune popolare prende in mano la produzione di cereali, essa può tradurre in atto anche i piani per l’economia rurale, forestale e di allevamento, per le attività sussidiarie e per la pesca e organizzare i rapporti tra cereali, cotone, olio, lino, seta, te, zucchero, ortaggi, tabacco, frutta, piante medicinali e altri prodotti; in tal modo, attraverso il successo dei principali anelli della catena, la produzione viene stimolata anche in altri campi, generando un aumento della produzione complessiva. Noi dobbiamo tracciare una linea di netta separazione fra l’attività economica in tutte le sue diverse manifestazioni e “la signoria del denaro” in modo da non confondere l’attività commerciale approvata dal partito con le tendenze capitaliste che noi rigettiamo. Tutti gli organismi e le funzioni che hanno a che fare con il commercio, devono organizzare una attiva vita economica nelle comuni, nelle brigate e nelle squadre ed eseguire contemporaneamente i piani dettati dall’amministrazione. Essi devono inoltre intensificare l’acquisto di prodotti e tradurre in pratica le decisioni prese dal partito, per suscitare così un vivace processo economico in tutte le regioni. Allo stesso modo si deve instaurare un’accorta politica di compensi per le vendite, che non possa essere mutata da chiunque e arbitrariamente. Il Comitato centrale spera che i comitati di partito ai diversi livelli assumano con impegno il compito della distribuzione nelle comuni popolari e che nel contempo essi possano rafforzare il movimento di rettifica dello stile di lavoro e di critica al revisionismo, considerandolo come il principale anello della catena nella continuazione della linea di massa. A questo proposito essi dovranno effettuare approfondite inchieste e organizzare ricerche allo scopo di individuare alcuni casi modello e organizzare le esperienze in modo da poter esaminare e regolare efficacemente i rendiconti finali e i procedimenti di distribuzione di quest’anno.
Comitato centrale del Partito Comunista Cinese, Sulla questione della distribuzione nelle comuni popolari, 1971
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