Comunismo - Scintilla Rossa

GLI INSEGNAMENTI DI ENVER HOXHA OGGI SONO PIÙ ATTUALI CHE MAI, ARTICOLO TROVATO IN RETE

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view post Posted on 26/7/2020, 05:32
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Però dovresti riconoscere che l'analisi di Hoxha (riguardo alle cause che hanno consentito la prrsa del potere da parte dei revisionisti) è piuttosto valida. Egli infatti non pensava che la colpa fosse di "traditori mitologici" o di semplici errori ideologici. L'analisi di Hoxha è ben più approfondita. Infatti, come si puó leggere anche nella sua opera "I Krushioviani", per comprendere il fenomeno del moderno revisionismo, dovresti anzitutto osservare che esso si è originato in un momento storico in cui il proletariato era al potere in alcuni paesi, e il socialismo era una realtà che acutizzava tutti i problemi della borghesia.
Capitalismo e socialismo sono i due opposti di una contraddizione antagonista fondamentale. Fra questi opposti vi è stata una lotta permanente e senza quartiere; uno ha cercato di distruggere l’altro, di sostituirlo nel processo dello sviluppo storico.

La lotta fra capitalismo e socialismo è divenuta particolarmente acuta nel secondo dopoguerra, con il distacco di una serie di paesi dell’Europa dal sistema capitalista-imperialista, a seguito della disfatta del nazifascismo, la disgregazione del mercato mondiale unico, la divisione del mondo in campi ostili.

Il moderno revisionismo, quale fenomeno internazionale manifestatosi subito dopo la Seconda guerra mondiale, ha le sue origini in due fenomeni interconnessi e interdipendenti.

Sul piano esterno, l’accerchiamento capitalistico e l’enorme pressione esercitata dall’imperialismo, in primo luogo dall’imperialismo degli Stati Uniti e dal blocco anticomunista da essi egemonizzato, sul movimento comunista e operaio internazionale (sia sui Partiti che erano giunti al potere, sia su quelli che non vi erano giunti).

Sul piano interno l’influenza della borghesia e della piccola borghesia dentro i Partiti comunisti e gli Stati socialisti, che ha determinato la tendenza alla conciliazione, alle concessioni, alla collaborazione e infine alla capitolazione di fronte alla pressione imperialista.

Questi fenomeni di ordine esterno e di ordine interno non possono essere concepiti isolati l’uno dall’altra; sono infatti strettamente collegati fra di loro, si intrecciano, determinando il quadro complessivo entro il quale si è svolta la degenerazione revisionista.

Si può affermare che il moderno revisionismo è stato - in una variante o nell’altra e con le diverse tattiche seguite a seconda delle condizioni esistenti nei differenti paesi - il risultato della pressione e dell’influenza esterna e interna della borghesia imperialista che si svolgeva su più piani: ideologico, politico, strategico-militare, economico e finanziario, psicologico, culturale, etc.

E’ stato dunque un prodotto della lotta di classe su scala internazionale e nazionale.

L’offensiva condotta dall’imperialismo fu una lotta a morte, in cui la borghesia, di fronte alla formazione di un potente campo socialista, antimperialista e democratico, raccolse tutte le sue forze in un solo campo imperialista, guerrafondaio e reazionario, diretto dagli Stati Uniti, per evitare la rottura dell’accerchiamento capitalista e il ribaltamento dei rapporti di forza fra capitalismo e socialismo su scala mondiale.

Questa situazione permise all’imperialismo per la prima volta, anche se temporaneamente, di lanciare un attacco unificato e coordinato da un unico centro contro il socialismo e il movimento rivoluzionario della classe operaia e dei popoli.

Il capitale finanziario rinnovò i suoi rapporti con l’aristocrazia e la burocrazia operaia, con i Partiti e gli elementi vacillanti, cercando di attrarli e manipolarli.

L’offensiva imperialista trovò dapprima i suoi primi punti di sfondamento in alcuni partiti che erano sotto la pressione diretta dell’imperialismo USA (v. il fenomeno del browderismo sorto negli Usa nel 1944, che fu il precursore del moderno revisionismo), o che, oltre ai legami con l’imperialismo, presentavano gravi errori ideologici e tendenze antileniniste (v. il revisionismo jugoslavo, manifestatosi nel 1948 in un partito al potere, in un momento cruciale della lotta fra il socialismo e l’imperialismo). Queste forze si misero rapidamente al servizio dell’imperialismo anglo-americano e della sua strategia.

L’offensiva imperialista proseguì senza soste, approfittando di una serie condizioni favorevoli per l’affermarsi del moderno revisionismo.
Già durante la Seconda guerra mondiale si manifestarono profonde deficienze nell’analisi e nel lavoro dei partito comunisti (ad es. in Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna), che non avevano compreso né applicato correttamente la politica dell’Internazionale Comunista, allontanandosi gradualmente dal marxismo-leninismo e scivolando su posizioni riformistiche e di alleanze senza principio con settori di borghesia.
Anche in Unione Sovietica si manifestarono una serie di fenomeni negativi.
Invece della mobilitazione rivoluzionaria dei quadri e delle masse per assicurare il consolidamento del socialismo e il graduale passaggio al comunismo, si notò una flessione nel carattere e nella morale di molti quadri.
Vi fu una parziale e limitata comprensione della caratteristiche del nuovo periodo che si era aperto, delle forme in cui si sviluppava la lotta dell’imperialismo contro il socialismo e il movimento della classe operaia.
In generale, nel Partito sovietico non si compresero a fondo le nuove contraddizioni che si erano originate nella società socialista, in particolare il fatto che le contraddizioni non antagoniste (che fino al comunismo conservano un carattere di classe) potevano trasformarsi in contraddizioni antagoniste sotto la pressione imperialista.
Non si comprese che la risposta al quesito “Chi vincerà?” non era risolta con la costruzione della base economica del socialismo; che la contraddizione antagonista fra via capitalista e via socialista continuava a sussistere per tutto il periodo di transizione al comunismo, parallelamente alle contraddizioni non antagoniste, assumendo forme nuove; che fintanto non si risolveva questa contraddizione anche in campo ideologico (dove la borghesia aveva la sua trincea avanzata) essa non si poteva considerare risolta neppure nel campo economico e politico, sussistendo quindi la possibilità della restaurazione del capitalismo.
Queste e altre incomprensioni e deficienze teoriche determinavano in taluni settori del Partito, influenzati dalle idee della piccola borghesia che venivano espresse in nuove forme, la micidiale illusione che l’imperialismo potesse accettare l’esistenza del socialismo proletario, che si potesse convivere pacificamente con esso (questa stessa posizione si diffuse in quegli anni a livello internazionale sotto forma di teoria della convergenza dei due sistemi economici e sociali, il capitalismo e il socialismo).
Il Partito cominciò a ricoprirsi di ruggine. Nel corpo dei militanti si manifestò la presunzione per le gloriose battaglie vinte unita all’apatia e allo spirito di autocompiacimento dopo decenni di durissime lotte e guerre. Le norme leniniste e gli insegnamenti di Lenin e di Stalin venero trasformati in formule burocratiche. Vi furono molti difetti nell’esecuzione dei compiti e una mancanza di attenzione alla corretta gestione della proprietà socialista. I privilegi si accumulavano, assieme a molti altri vizi e concezioni distorte. Nell’esercito venne a crearsi una casta che estese il proprio dominio prepotente e arrogante anche sul Partito, alterandone il carattere proletario.
Non possiamo inoltre dimenticare altri fattori quali: la perdita dei migliori militanti proletari durante il secondo conflitto mondiale; l’entrata in massa nel Partito di milioni di iscritti nel dopoguerra e l’abbassamento della loro composizione qualitativa; l’affievolimento della disciplina, della vigilanza e del controllo, della critica dal basso quale metodo principale per scoprire gli errori e le deficienze nel lavoro; la sottovalutazione dell’importanza del lavoro ideologico; un certo liberalismo e indifferenza verso le posizione errate; il desiderio di evitare una nuova guerra mondiale minacciata dall’imperialismo.
Questi gravi difetti diedero modo agli opportunisti (fra cui elementi megalomani e fautori del culto della personalità) di farsi strada, di privare il partito della sua vigilanza, di corroderlo dall’interno.
La classe degli sfruttatori (capitalisti, latifondisti) era stata sconfitta come classe, ma sopravviveva sia a livello internazionale, sia con i suoi elementi (legati al capitale internazionale) soprattutto nella sfera dell’apparato statale e della direzione industriale.
La sua capacità e influenza si manifestava nella sovrastruttura, soprattutto nella sfera dell’amministrazione statale/aziendale e in quella ideologica (particolarmente nella teoria economica). La borghesia eresse le sue barricate attorno all’ampliamento della legge del valore e dunque della circolazione mercantile nel socialismo, su cui operò una resistenza accanita e da cui ripartì dopo la morte di Stalin nella devastante opera di restaurazione del capitalismo.
La piccola borghesia invece non era stata abolita come classe e sopravviveva nella piccola economia mercantile (sia pure a prezzi regolati dalla pianificazione), nelle inevitabili contraddizioni che sussistevano fra operai e contadini lavoratori, oltre che nelle ideologia proprietaria che inevitabilmente essa diffonde.
Su questo problema centrale per l’edificazione di un sistema socialista completo, sul modo di impostarlo e di risolverlo si sviluppò la lotta fra bolscevismo e opportunismo. Si trattava di contraddizioni non antagoniste, che contenevano in sé la possibilità di essere superate sulla base della trasformazione socialista dell’agricoltura e dei contadini; ma anche di trasformarsi in contraddizioni antagoniste se si fosse affermata la linea opposta, quella che si è sviluppata lungo l’asse Bucharin, Yaroscenko, Krusciov, Breznev e infine Gorbaciov.
Il rapporto di Malenkov al XIX Congresso del PCUS (ottobre 1952) mise in luce alcuni fenomeni negativi che stavano prendendo piede in Urss.
Il tentativo di Stalin, nell’ultimo periodo della sua vita, fu quello di dare battaglia sul terreno ideologico e di rinnovare radicalmente il CC del Partito immettendovi giovani quadri di estrazione operaia.
Nel suo ultimo discorso al Plenum del CC, chiese il permesso lasciare l’incarico di Segretario generale e di presidente del Consiglio dei ministri, per condurre più liberamente la lotta contro gli elementi di destra, specialmente quelli presenti nel Politburo.
Il Plenum rifiutò la proposta in una sessione drammatica (nel tristemente famoso "Rapporto segreto al XX Congresso" c'è un esplicito riferimento al discorso di Stalin del 16 ottobre '52, dove si afferma che faceva parte di un disegno per la futura eliminazione dei vecchi membri del Politburo). Accettò però la proposta di Stalin di ampliare il Presidium con 25 nuovi membri.
Krusciov, Berja, Mikojan, fiutarono il pericolo e compresero che avrebbero ben presto perso le loro posizioni se Stalin fosse riuscito a portare avanti il suo progetto.
Stalin lasciò negli ultimi mesi di vita indicazioni di grande importanza sui problemi del socialismo e sui compiti dei comunisti, così come sul rapporto fra forze produttive e rapporti di produzione nel socialismo (modo di produzione che in Cina non è mai stato edificato) .
Cercò di intensificare la lotta contro tutte le tendenze revisioniste, nazionaliste e borghesi oltre che contro la sovversione imperialista. Probabilmente sopravvalutò il tempo che gli era rimasto per condurre la lotta di classe nel Partito, aspetto della più generale lotta che si sviluppava nell’Unione Sovietica e su scala internazionale, poiché in ultima analisi di questo si trattò.
Dopo la morte (probabilmente l'assassinio) di Stalin - che incarnava la dittatura del proletariato e la cui direzione impediva agli elementi revisionisti di alzare la testa (egli forzò l’intero apparato statale a servire la causa della classe operaia e diresse i suoi sforzi verso la soppressione dei presupposti materiali ed ideologici di interessi di classe contrari al socialismo, ma non poteva certo agire al di fuori delle condizioni storiche esistenti) – e con le misure controrivoluzionarie prese della cricca kruscioviana (n.b: il primissimo atto politico dei rinnegati, con Stalin ancora agonizzante, fu l’abolizione illegale del Presidium allargato), il moderno revisionismo prese la testa del Partito e cominciò a diffondersi largamente in Unione Sovietica, in Europa e nel mondo.
La sua base sociale era costituita dagli elementi burocratizzati e privilegiati del partito, dello Stato, delle imprese e dei colcos; dai nuovi elementi borghesi che crescevano a fianco dei vecchi elementi borghesi; dagli opportunisti e dai carrieristi, dai funzionari e gli ufficiali di origine non proletaria; da chi all’interno del Partito e dello Stato rappresentava gli interessi, le concezioni e la mentalità della piccola borghesia (specialmente dei contadini); dai rappresentanti delle tendenze più arretrate, specie quelle nazionaliste, che esistevano dentro il Partito.
Tutti costoro esprimevano una decisa resistenza al passaggio al comunismo, erano per l’allentamento della pianificazione e per l’estensione della sfera di azione della legge del valore nel socialismo, erano alla ricerca di un “modus vivendi”, della conciliazione con l’imperialismo (“pace ad ogni costo” ripeteva Krusciov), cercavano di guadagnarsi la sua fiducia, cancellando il contenuto di classe delle contraddizioni fra socialismo e imperialismo, spacciando illusioni sulla natura di quest’ultimo, fino a rinnegare completamente la rivoluzione e il socialismo.
Tutti costoro videro la possibilità di affrancarsi dal controllo proletario, presentando la propria liberazione come la liberazione di “tutto il popolo” dallo stalinismo (ovvero dal bolscevismo, la corrente che Stalin rappresentava dentro il Partito; corrente che non sempre è stata maggioranza ed i cui nemici si celavano dentro il suo stesso seno, quando non potevano agire apertamente).
La linea controrivoluzionaria, che prese la forma del revisionismo moderno, venne imposta a seguito del XX° Congresso del PCUS (1956), che legittimò la fine della dittatura del proletariato, sancì l’abbandono della teoria leninista del partito, accelerò la graduale restaurazione del capitalismo nell’URSS (obiettivo fondamentale per il successo della linea revisionista) e abbracciò la linea della conciliazione di classe su scala internazionale.

La proclamazione ufficiale del moderno revisionismo, che divenne ideologia e politica del Partito e dello Stato, accompagnata dalle menzogne su Stalin (“Rapporto segreto”), non fu solo la più grande controrivoluzione della storia, non fu solo di enorme aiuto all’imperialismo, ma contribuì potentemente alla restaurazione del capitalismo in URSS (avviata subito dopo la morte di Stalin, con una serie di provvedimenti volti ad ampliare la sfera d’azione della legge del valore) e al formarsi di condizioni favorevoli alla degenerazione opportunista di molti partiti e allo sviluppo della pandemia revisionista, che prevalse nel movimento comunista e operaio.

Oltre alla pressione e alla propaganda imperialista, si aggiunse la grande influenza che il PCUS aveva sui partiti comunisti e operai, per farli passare su posizioni apertamente socialdemocratiche.

Il revisionismo moderno strumentalizzò il prestigio dell’URSS, manipolò il rispetto e la fiducia conquistati all’interno della classe operaia e dei popoli per svuotare di contenuto rivoluzionario il socialismo scientifico e far regredire la lotta della classe operaia e dei popoli oppressi a un livello molto basso su tutti i terreni.

Laddove non bastò l’influenza, vi furono ingerenze, pressioni (diplomatiche, economiche e militari), minacce ai danni dei Partiti e dei dirigenti comunisti che si opponevano.

La confusione e lo smarrimento creato ad arte dai controrivoluzionari e dai rinnegati, si accompagnò alla repressione e alla espulsione di centinaia di migliaia di elementi comunisti, all’accantonamento forzato dei dirigenti dissenzienti e allo scioglimento delle organizzazioni di Partito che respingevano le tesi del XX Congresso, alle imposizioni subite dai Partiti comunisti che resistevano (uno per tutti, il KKE diretto da Zachariadis, la cui direzione fu attaccata militarmente dai kruscioviani e sostituita con elementi di loro fiducia). Gli elementi fedeli alla causa del proletariato, come Bierut, Gottwald, Rakosi e altri, furono emarginati.
Vi furono tuttavia anche altri fattori, che spiegano la mancata controffensiva degli elementi che si mantenevano su posizioni antirevisioniste: il timore di provocare una profonda frattura nel Partito e nello Stato sovietico, di cui poteva avvantaggiarsi ulteriormente l’imperialismo; l’errata valutazione del krusciovismo come fenomeno passeggero; il ritenere acquisita una volta per sempre la base economica socialista (dopo solo tre decenni di dittatura del proletariato).
La classe operaia fu ingannata dal gradualismo della controrivoluzione revisionista (che non poteva attaccare direttamente il socialismo e doveva richiamarsi costantemente a Lenin per mantenersi al potere), dal mantenimento delle forme socialiste nella sovrastruttura e di alcune conquiste sociali che non potevano essere smantellate di colpo, pena la sollevazione delle masse.

Vi fu un’accettazione passiva del revisionismo da parte di strati di classe operaia? Determinati strati operai vedevamo ormai come “risolta” la loro questione sociale e pertanto cercavano di accomodarsi nella nuova situazione, tentavano di sfuggire alla resa dei conti con l’avversario di classe. Decapitata politicamente, ingannata ideologicamente (non dimentichiamo che il revisionismo moderno si presentava come “marxista-leninista”, palava di “sviluppo creativo del marxismo-leninismo”, di “lotta al dogmatismo”…), la classe operaia seguì un corso disastroso. Gli scioperi di alcuni settori combattivi furono soffocati (giugno 1962, rivolta operaia di Novocherkassk). La stessa sostanziale indifferenza si manifestò anche in occasione del golpe del 1991, che vide gli operai, ormai narcotizzati da decenni di revisionismo (e di vodka), quasi completamente estranei.

Con l’affermarsi dell’egemonia revisionista venne distrutto il carattere di classe, rivoluzionario e militante dei Partiti comunisti, che nella loro quasi totalità si trasformarono in partiti revisionisti e socialdemocratici, riformisti-parlamentaristi, di collaborazione di classe, conducendo il movimento operaio rivoluzionario in un lungo processo di arretramento e liquidazione.

Alcuni di questi partiti, specie quelli dell’Europa centrale e occidentale come il PCI, il PCF e altri, approfittarono dell’occasione per allentare i legami con la “casa madre”, ritagliarsi maggiore autonomia (policentrismo, autonomia, pluralismo ideologico, “vie nazionali di transizione al socialismo”) e corrispondere meglio agli interessi delle rispettive borghesie e dell’imperialismo. Nella loro elaborazione politica e teorica assorbirono la vecchia tradizione revisionista e socialdemocratica, a fianco degli elementi specifici del moderno revisionismo.

Questa generale trasformazione ha influito profondamente anche sui movimenti dei popoli oppressi sempre più penetrati dalla borghesia, dalla piccola borghesia e dalle rispettive correnti nazionaliste.

Il movimento rivoluzionario mondiale della classe operaia in generale non fu capace di respingere né l’attacco frontale dell’imperialismo, né quelli condotti dalla borghesia con l’appoggio dei suoi agenti e delle forze vacillanti e conciliatrici al suo interno; pertanto non riuscì a far progredire i suoi successi su scala mondiale.

Con l’eccezione dell’Albania socialista, il capitalismo fu restaurato in tutti i paesi socialisti sotto forma di concezioni e forme distorte di socialismo, assumendo il profitto come indicatore principale del successo economico delle imprese, mentre i loro direttori si arricchivano e distribuivano prebende ed incentivi materiali che distoglievano gli operai dal ruolo di edificatori del socialismo, un fenomeno opposto a quello dell’emulazione socialista.

Il movimento comunista e operaio entrò in un periodo di declino e di sconfitte che si manifestò a piano a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 dello scorso secolo, quando fu scatenata la campagna anticomunista più dura della storia.
Questi chiaramente, sono solo alcuni elementi di analisi, che i signori maoisti ignorano o sottovalutano completamente, presi dalla loro mania di dare la responsablità della degenerazione del movimento comunista ai presunti errori di Stalin e della "sinistra" del movimento comunista, invece che alla destra collegata con l'imperialismo e la reazione.
 
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view post Posted on 26/7/2020, 19:53
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Mi pare che la tua analisi seppur corretta, sia però inficiata da alcuni elementi che negano le tue stesse intenzioni.

Parti con il voler analizzare le cause interne ed esterne. Ottimo. Niente che Mao non abbia fatto(se ci manteniamo sulla polemica da cui si è originato il tutto). Tutta la tua parte iniziale potrebbe essere sottoscritta da Mao.

Ma seppur vi siano buone basi, sussiste quello che definirei "mitologismo". Le contraddizioni di classe interne sono da te inquadrate in questo modo:

CITAZIONE
le nuove contraddizioni che si erano originate nella società socialista, in particolare il fatto che le contraddizioni non antagoniste (che fino al comunismo conservano un carattere di classe) potevano trasformarsi in contraddizioni antagoniste sotto la pressione imperialista.

Dunque - secondo la tua ricostruzione - le contraddizioni interne sarebbero attivate in senso antagonistico solo dalla pressione imperialista.

Se per nuove contraddizioni intendi la borghesia che viene a riformarsi per via dei rapporti di produzione ancora inficiati da elementi capitalistici e per via del mantenimento della legge del valore, queste contraddizioni saranno pur acutizzate dall'azione della contraddizione più ampia rappresentata dal campo imperialistico e dal suo accerchiamento, ma non certo vengono attivate esclusivamente da quest'ultimo.
La tua teoria è molto simile a quella trotskista per la quale la costruzione più o meno mondiale del socialismo sarebbe - a differenza di quella che parte da un solo o pochi paesi - come una specie di discesa messianica senza particolari attriti.
Certo, è più semplice perché i nemici(vecchi o nuovi) interni non possono contare sull'appoggio esterno, ma rimane una contraddizione che può divenire(parlo della nuova borghesia) altrettanto antagonistica via via che questa oppone resistenza allo smantellamento dei rapporti produttivi e della legge del valore su cui si sostiene.

Pertanto cominci bene con le intenzioni di voler includere sia le contraddizioni interne che quelle esterne, ma sostanzialmente tutte le contraddizioni interne:
CITAZIONE
La sua base sociale era costituita dagli elementi burocratizzati e privilegiati del partito, dello Stato, delle imprese e dei colcos; dai nuovi elementi borghesi che crescevano a fianco dei vecchi elementi borghesi; dagli opportunisti e dai carrieristi, dai funzionari e gli ufficiali di origine non proletaria; da chi all’interno del Partito e dello Stato rappresentava gli interessi, le concezioni e la mentalità della piccola borghesia (specialmente dei contadini); dai rappresentanti delle tendenze più arretrate, specie quelle nazionaliste, che esistevano dentro il Partito

Tutte queste contraddizioni interne sembrano magicamente attivate in senso antagonistico solo dall'azione dell'imperialismo esterno.
Pare quasi che in URSS tutto andasse a meraviglia. Muore Stalin che era il Superman sovietico e allora questi elementi schiacciati chiamano la Mamma Imperialista che viene subito a soccorrerli.

Purtroppo le cose non funzionarono così o sarebbe stato estremamente semplice prevenire il tutto.
Il tuo elenco mischia elementi sovrastrutturali ed elementi strutturali. Mischia - per farla breve - amministratori, manager, dirigenti di impresa(struttura) con burocrati di partito, carrieristi e nazionalisti(sovrastruttura).
E perché li mischi? Sbadataggine? Secondo me no. Secondo me li mischi perché questo deriva dalla tua concezione integrale del fenomeno. Non ti è chiarissima la derivazione strutturale del fenomeno della burocratizzazione che interpreti come lo interpretano i trotskisti(questo non fa di te un trotskista, sia ben inteso eh), ma anche come lo interpretava sostanzialmente la direzione "staliniana"(nel senso: dell'epoca di Stalin come dirigente).
Ed è come la interpreta anche Hoxha. Voi partite dalla burocrazia e parlate di azione controrivoluzionaria della burocrazia. La sovrastruttura sarebbe la causa di una azione controrivoluzionaria a livello strutturale solo dopo aver raggiunto il potere in senso sovrastrutturale.

Sembrerebbe quasi che fino alla morte di Stalin(come fosse un totem tribale con effetti magici) in URSS non fossero in corso accumuli quantitativi di azioni controrivoluzionarie a livello strutturale che hanno poi portato al salto qualitativo del Termidoro di Krusciov.

Ma purtroppo questi accumuli vi furono. Furono opposizioni nette al superamento della legge del valore(di cui parli e questo ti fa onore), di opposizione al cambio dei rapporti produttivi e anche di vera e propria estensione dell'influenza degli elementi capitalistici entro i rapporti produttivi esistenti, di vera e propria estensione dell'azione della legge del valore etc.

Tu ammetti questo? In parte sì. Ma da questa ammissione non derivi(o almeno non mi pare tu lo faccia) che solo dalla struttura poteva venirsi a costituire la burocratizzazione e non dalla sovrastruttura o da semplici "amicizie" internazionali.

Contro tali accumuli quantitativi controrivoluzionari a livello della struttura si oppose - in maniera purtroppo non sufficiente - l'avanguardia del proletariato guidata dalla direzione con a capo Stalin.

Ma Krusciov era forse un contadinotto sconosciuto? Certamente no. Krusciov non era l'ultimo degli arrivati e così neppure i suoi legati politici. Vi erano quindi stati rapporti tra quegli elementi strutturali e il Partito.

Gli elementi capitalistici interni ai rapporti produttivi, la legge del valore etc etc portarono al riformarsi di loro speciali "funzionari", agenti in carne ed ossa, una classe dunque, interessati a riprodurre(per interessi di classe) ed estendere tali elementi strutturali. Questa classe in carne ed ossa(cristallizzazione degli elementi strutturali) fu quella nuova borghesia formata da dirigenti d'impresa, amministratori ai vari livelli etc.

Questa si fece lentamente strada nelle fila locali del Partito. Il potere economico si riflettè a livello politico. E via via l'influenza si fece strada sempre più in alto fino ad arrivare ai livelli di Krusciov e compagnia.

Quindi la morte di Stalin cosa fu? Non la morte di un totem o di un Superman, ma significò l'aprirsi della questione: "chi dopo di lui?". Questo significa l'aprirsi dei giochi per la successione; giochi utilizzati da Krusciov e compagnia(rappresentanti ai livelli alti della nuova borghesia) per sancire a livello politico la controrivoluzione avvenuta e da estendersi fino alle sue estreme conseguenze, per sancire il salto e lo strappo qualitativo a seguito dell'accumulazione quantitativa. E a questo si aggiunge il "monolitismo del partito" che vuol dire sostanzialmente una sancita cecità di fronte all'esistenza di estesissime influenze borghesi nel Partito. Il monolitismo funziona finché al potere vi è il gruppo rivoluzionario(come all'epoca di Stalin), ma quando il potere dei rappresentanti rivoluzionari viene messo in discussione e i rapporti di forza cambiano, quel monolitismo diviene una camicia di forza per il gruppo rivoluzionario che si vede soffiare la dirigenza del Partito da elementi controrivoluzionari, senza quasi poter battere ciglio.

La controrivoluzione avvenne influenzando quanti più settori del Partito, dal basso verso l'alto, operando in silenzio, elogiando(come Krusciov) a parole il Partito e Stalin, per poi(come un virus che infetta sempre più settori del corpo) arrivare finalmente alla testa del Partito, alla sua guida con un atto più rumoroso, solo quando i rapporti di forza lo permetterono.

E questa dinamica è inevitabile poiché dagli elementi strutturali si sviluppa inevitabilmente una nuova borghesia. L'unica cosa da fare è abbattere quegli elementi strutturali che fanno da appoggio per quella nuova borghesia, che fanno da loro unico sostegno, prima che questa nuova borghesia inizi il processo di influenza nel Partito. E questo lo puoi fare solo con la mobilitazione di classe, perché le misure semplicemente amministrative dall'alto finiscono per arrivare annacquate alla base o addirittura per servire come arma nelle mani della nuova borghesia(la quale denuncerà i nemici tacciandoli di attività controrivoluzionarie).

E non basta nemmeno colpire la nuova borghesia qua e là, levare le molte "mele marce". Non si tratta di semplici "mele marce". Questo è un punto di vista che pecca di soggettivismo. Le cosiddette mele marce sono un effetto inevitabile dei rapporti produttivi vigenti: così come risulta inutile colpire uno o due borghesi ed aspettarsi che i rapporti produttivi(di cui loro sono semplici "agenti" singoli) cambino, allo stesso modo non serve a nulla colpire qualche manager qua e là. Le dinamiche che portano alla formazione di una nuova borghesia - cioè alla conversione di manager, dirigenti, amministratori in una classe antagonista - stanno più in basso, sono dinamiche legate ai rapporti di produzione, alla permanenza della legge del valore e alla sua influenza etc.
Sono dunque dinamiche inevitabili fintanto non si abbatterà la legge del valore, fintanto - insomma - non si sarà superata la fase di transizione al comunismo. Marx lo descrive chiaramente, checché ne dicano gli ultrasinistri:

Nell'interno della società collettivista, basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione, i produttori non scambiano i loro prodotti; tanto meno il lavoro trasformato in prodotti appare qui come valore di questi prodotti, come
una proprietà reale da essi posseduta, poichè ora, in contrapposto alla società capitalistica, i lavori individuali non diventano più parti costitutive del lavoro complessivo attraverso un processo indiretto, ma in modo diretto.
L'espressione "frutto del lavoro," che anche oggi è da respingere a causa della sua ambiguità, perde così ogni senso.
Quella con cui abbiamo da far qui, è una società comunista, non come si è sviluppata sulla sua propria base, ma
viceversa, come sorge dalla società capitalistica; che porta quindi ancora sotto ogni rapporto, economico, morale, spirituale, le impronte materne della vecchia società dal cui seno essa è uscita. Perciò il produttore singolo riceve - dopo le detrazioni - esattamente ciò che dà. Ciò che egli ha dato alla società è la sua quantità individuale di lavoro. Per esempio: la giornata di lavoro sociale consta della somma delle ore di lavoro individuale; il tempo di lavoro individuale del singolo produttore è la parte della giornata di lavoro sociale conferita da lui, la sua partecipazione alla giornata di lavoro sociale. Egli riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto lavoro (dopo la detrazione del suo lavoro per i fondi comuni), e con questo scontrino egli ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanto equivale a un lavoro corrispondente. La stessa quantità di lavoro che egli ha dato alla società in una forma, la riceve in un'altra.
Domina qui evidentemente lo stesso principio che regola lo scambio delle merci in quanto è scambio di valori uguali.[...]
Ma questi inconvenienti sono inevitabili nella prima fase della società comunista, quale è uscita dopo i lunghi travagli del parto dalla società capitalistica. Il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale da essa condizionato, della società.

[Karl Marx, "Critica al Programma di Gotha"]


La nuova borghesia(di cui chiaramente Marx non si occupa, ma che è naturale conseguenza di quanto da lui scritto almeno per chi come noi ha potuto osservare processi che Marx non poteva immaginare) rappresenta a livello di classe quella che Marx chiama "configurazione economica". Configurazione che è ancora retta - anche se in minor parte - dalla legge del valore e da rapporti produttivi ancora intaccati da elementi che il socialismo trae dal capitalismo da cui è sorto(e da quale altra base avrebbe potuto sorgere?).

La nuova borghesia è dunque inevitabile fintanto si attraversa la prima fase. Ma pur essendo inevitabile, non è inevitabile che essa acquisti forza fino a produrre una controrivoluzione. E come? Minando continuamente i rapporti produttivi che le fanno da sostegno( e come a lei, anche ai vecchi elementi borghesi). Minando sempre più l'influenza della legge del valore, ovvero abbassando sempre più il numero dei rapporti mercantili. Ovviamente tutto questo seguendo il reale sviluppo delle forze produttive e non a caso.

Fintanto esiste la legge del valore, ovvero fintanto esiste quel rapporto sociale di scambio per il quale il lavoratore presta tot lavoro e riceve un quantitativo identico di lavoro(salvo le detrazioni descritte anche da Marx sempre nel testo sopracitato) incorporato nello scontrino(che non è altro che il denaro privato della sua circolazione ad una certa fase elevata dell'edificazione socialista) e fintanto dunque esiste tale tipo di rapporto che regge ogni rapporto tra merci(le quali sono merci proprio per via di tale rapporto sociale di scambio), allora tale rapporto sviluppa la possibilità che i dirigenti influenzino e abbassino(per via della loro posizione e soprattutto per via dei rapporti produttivi con elementi capitalistico/dirigistici che reggono la loro posizione) la quantità di "parte di prodotto sociale" percepito dai propri sottoposti al fine di assorbirlo nella propria paga o che essi assorbano parte del plusvalore(le detrazioni necessarie alla riproduzione semplice e allargata) sempre per via dei rapporti produttivi che li rendono privilegiati.

Si tratta quindi di un problema fisiologico alla prima fase. Due sono le barriere fondamentali: rapporti di produzione a bassa partecipazione della base(divisione netta tra lavoro manuale ed intellettuale) e legge del valore(che fa parte dei rapporti di produzione come rapporto sociale di scambio). Queste due barriere(due parti costitutive dei rapporti di produzione) ce le portiamo dietro dalla società capitalistica. L'influenza della legge del valore la attenui limitando sempre più gli scambi mercantili fino a giungere a quella situazione ideale descritta da Marx nella quale l'unica forma di scambio è quella tra lavoro prestato ed equivalente, e in cui il danaro(non più propriamente tale) non circola ovvero non è più capitale monetario:

《Con la produzione sociale viene meno il capitale monetario. La società ripartisce forza-lavoro e mezzi di produzione nelle diverse branche. I produttori possono anche ricevere dei buoni di carta, mediante i quali prelevano dalle scorte sociali di consumo una quantità corrispondente al loro tempo di lavoro. Questi buoni non sono denaro. Essi non circolano.》
(Karl Marx, Capitale, Libro II, Capitolo 18)


Tali obiettivi sono ovviamente gli obiettivi della fase/processo(!!) di transizione che è il socialismo e non una sorta di fase statica come se la immaginano gli ultrasinistri(bordighisti e compagnia).

Fino a quel momento il pericolo di una formazione di una nuova borghesia è sempre dietro l'angolo. E dato che la legge del valore è l'ostacolo certamente più grosso da abbattere specie nelle condizioni proprie della Russia o della Cina, l'unico modo per operare in seno ai rapporti produttivi è quello di abbattere continuamente la netta distinzione tra dirigenze e sottoposti, rivoluzionare - con una mobilitazione di massa - l'intero modo di impostare i rapporti nelle fabbriche e nella produzione in generale. Solo così puoi limitare gli effetti sgradevoli della legge del valore e della persistenza di scambi mercantili. Solo questa lotta di classe lanciata contro elementi dei rapporti produttivi che potrebbero far guadagnare forza al manageriato etc, solo questa lotta di classe e mobilitazione sociale può condurre - nel tempo - alla limitazione totale della legge del valore che viene descritta da Marx, fino alla sua soppressione nella seconda fase del comunismo. Senza tale lotta di classe e senza il parallelo rivoluzionamente continuo dei rapporti produttivi e l'abbattimento perenne degli elementi di astrazione della dirigenza etc., allora verrà a formarsi una combattiva e forte nuova borghesia pronta ad estendere l'influenza della legge del valore e tornare passo a passo verso il capitalismo.



Per tale motivo l'analisi tua e di Hoxha è insufficiente, poiché non intende questo legame della controrivoluzione politica con la controrivoluzione lenta che avviene nella struttura se non si tiene a bada quel soggetto(classe) che viene a formarsi per via di elementi capitalistici ancora presenti in essa(struttura). La controrivoluzione politica accelera la controrivoluzione economica, ma non se la inventa. Non ci sono nemici esterni che vengano a soccorrere borghesi schiacciati. La controrivoluzione è solo il sancimento politico di una controrivoluzione economica già esistente, lenta, silenziosa, che fino alla presa del potere striscia tramite opposizioni, senza mai tirare troppo la corda, ma che arriva al potere perché nei rapporti economici la classe controrivoluzionaria ha già guadagnato abbastanza forza e non il contrario(come pare dalla tua analisi).

Poi su uscite tue come questa:
CITAZIONE
modo di produzione che in Cina non è mai stato edificato

Sorvoliamo. Ripeti meccanicamente i deliri di Hoxha senza accorgerti che con uguali critiche si giungerebbe a definire l'URSS "capitalismo di Stato" o - peggio - "Industrialismo di Stato". Alla base di questo errore sta sempre la stessa cosa: la non comprensione della dialettica tra gli opposti. La non comprensione che il socialismo è un processo di edificazione con obiettivi ben precisi e non una fase statica costituita solo da quegli obiettivi...

Edited by Ruhan - 26/7/2020, 23:03
 
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Prima di risponderti, vorrei fare una precisazione: non è detto che sostenga tutta l'analisi di Hoxha né che rinneghi quella di Mao, io ti sto solo correggendo per aver sottovalutato teoria dell'albanese

CODICE
Dunque - secondo la tua ricostruzione - le contraddizioni interne sarebbero attivate in senso antagonistico solo dalla pressione imperialista.

Se per nuove contraddizioni intendi la borghesia che viene a ricercarsi per via dei rapporti di produzione ancora inficiati da elementi capitalistici e per via del mantenimento della legge del valore, queste contraddizioni saranno pur acutizzate dall'azione della contraddizione più ampia rappresentata dal campo imperialistico e dal suo accerchiamento, ma non certo viene attivata esclusivamente da quest'ultimo.
La tua teoria è molto simile a quella trotskista per la quale la costruzione più o meno mondiale del socialismo sarebbe - a differenza di quella che parte da un solo o pochi paesi - come una specie di discesa messianica senza particolari attriti.
Certo, è più semplice perché i nemici(vecchi o nuovi) interni non possono contare sull'appoggio esterno, ma rimane una contraddizione che può divenire(parlo della nuova borghesia) altrettanto antagonistica via via che questa oppone resistenza allo smantellamento dei rapporti produttivi e della legge del valore su cui si sostiene.

Invece la teoria trotzkista non c'entra nulla perché la teoria di Hoxha, a differenza di quella di Trotzki, sostiene che la contraddizione antagonistica è nata proprio per via dell'espansione del campo socialista che ha permesso l'indebolimento di molte potenze imperialiste (Francia, Giappone, Germania, Inghilterra) a favore dei soli USA che, dopo la WW2, avevano dalla loro parte tutte queste superpotenze. Quindi, rispetto al 1917-1945, la contraddizione tra imperialismo e socialismo si è acutizzata esponenzialmente, perché se prima della "Guerra Fredda" esistevano varie superpotenze imperialiste, e quindi contraddizioni tra i vari imperialismi che a volte contavano anche sull'Urss per combatterle (come nel caso della WW2), nel dopoguerra gli USA erano i leader indiscussi dei paesi capitalisti quindi, non essendoci praticamente contraddizioni tra imperialismi, questi potevano usare tutte le loro forze contro l'Unione Sovietica e i paesi a democrazia popolare, ingigantendo così la contraddizione tra imperialismo e socialismo.
Per Trotzki invece era l'esatto contrario: egli immaginava che l'avanzare del socialismo, anzicché rafforzare l'aggressività dell'imperialismo, la diminuisse, questo perché il trotzkismo ha molto in comune con la socialdemocrazia. La storia ha dimostrato che le teorie trotzkiste sono sbagliate perché non tengono in considerazione lo sviluppo ineguale delle contraddizioni in seno ai singoli paesi imperialisti, quindi immaginano che il proletariato possa vincere tanto negli USA rafforzati molto dopo la guerra quanto negli anelli deboli dell'imperialismo anzi, è bene ribadirlo, queste teorie sminuiscono le rivoluzioni socialiste negli anelli deboli, perché sostengono l'impossibilità del "socialismo in un solo paese", costringendo così il paese socialista arretrato interessato o ad andare incontro a un attacco militare suicida contro i paesi capitalisti tentando di esportare la rivoluzione e, in caso di quasi sicuro fallimento, capitolare; o sperare che una forza divina faccia sì che si sviluppi una rivoluzione socialista nei paesi a capitalismo avanzato che aiuti quello arretrato. Se mi sono dilungato troppo sulla questione trotzkista è solo per ribadire l'impossibilità di un paragone tra questa teoria controrivoluzionaria e Hoxha

CODICE
Tutte queste contraddizioni interne sembrano magicamente attivate in senso antagonistico solo dall'azione dell'imperialismo esterno.
Pare quasi che in URSS tutto andasse a meraviglia. Muore Stalin che era il Superman sovietico e allora questi elementi schiacciati chiamano la Mamma Imperialista che viene subito a soccorrerli.

Purtroppo le cose non funzionarono così o sarebbe stato estremamente semplice prevenire il tutto.
Il tuo elenco mischia elementi sovrastrutturali ed elementi strutturali. Mischia - per farla breve - amministratori, manager, dirigenti di impresa(struttura) con burocrati di partito, carrieristi e nazionalisti(sovrastruttura).
E perché li mischi? Sbadataggine? Secondo me no. Secondo me li mischi perché questo deriva dalla tua concezione integrale del fenomeno. Non ti è chiarissima la derivazione strutturale del fenomeno della burocratizzazione che interpreti come lo interpretano i trotskisti(questo non fa di te un trotskista, sia ben inteso eh), ma anche come lo interpretava sostanzialmente la direzione "staliniana"(nel senso: dell'epoca di Stalin come dirigente).
Ed è come la interpreta anche Hoxha. Voi partite dalla burocrazia e parlate di azione controrivoluzionaria della burocrazia. La sovrastruttura sarebbe la causa di una azione controrivoluzioaria a livello strutturale solo dopo aver raggiunto il potere in senso sovrastrutturale.

Sembrerebbe quasi che fino alla morte di Stalin(come fosse un totem tribale con effetti magici) in URSS non fossero in corso accumuli quantitativi di azioni controrivoluzionarie a livello strutturale che hanno poi portato al salto qualitativo del Termidoro di Krusciov.

Siccome Stalin era tra i pochi che avevano compreso la realtà delle nuove condizioni e la "vecchia guardia" (Molotov, Kaganovic, Voroshilov, insieme a moltissimi altri elementi nel partito) si era ormai burocratizzata (per sua stessa ammissione), dopo la sua morte i veri marxisti-leninisti erano ormai in netta minoranza nel Partito. I revisionisti, quando Stalin era in vita, pur avendo i numeri per salire al potere, difficilmente avrebbero potuto rovesciarlo, perché il georgiano aveva guadagnato grandi consensi tra le masse popolari (anche per via della vittoria della Grande Guerra Patriottica) e ci sarebbe potuta essere una sollevazione popolare contro di loro. Infatti i revisionisti hanno demonizzato la sua figura soltanto dopo la sua morte, quando ormai quasi nessuno poteva difenderlo, quando era in vita invece lo esaltavano e contribuivano a diffondere il suo "culto della personalità" soltanto per farlo distaccare dalle masse
CODICE
Ma purtroppo questi accumuli vi furono. Furono opposizioni nette al superamento della legge del valore(di cui parli e questo ti fa onore), di opposizione al cambio dei rapporti produttivi e anche di vera e propria estensione dell'influenza degli elementi capitalistici entro i rapporti produttivi esistenti, di vera e propria estensione dell'azione della legge del valore etc.

Tu ammetti questo? In parte sì. Ma da questa ammissione non derivi(o almeno non mi pare tu lo faccia) che solo dalla struttura poteva venirsi a costituire la burocratizzazione e non dalla sovrastruttura o da semplici "amicizie" internazionali.

Contro tali accumuli quantitativi controrivoluzionari a livello della struttura si oppose - in maniera purtroppo non sufficiente - l'avanguardia del proletariato guidata dalla direzione con a capo Stalin.

Ma Krusciov era forse un contadinotto sconosciuto? Certamente no. Krusciov non era l'ultimo degli arrivati e così neppure i suoi legati politici. Vi erano quindi stati rapporti tra quegli elementi strutturali e il Partito.

Gli elementi capitalistici interni ai rapporti produttivi, la legge del valore etc etc portarono al riformarsi di loro speciali "funzionari", agenti in carne ed ossa, una classe dunque, interessati a riprodurre(per interessi di classe) ed estendere tali elementi strutturali. Questa classe in carne ed ossa(cristallizzazione degli elementi strutturali) fu quella nuova borghesia formata da dirigenti d'impresa, amministratori ai vari livelli etc.

Questa si fece lentamente strada nelle fila locali del Partito. Il potere economico si riflettè a livello politico. E via via l'influenza si fece strada sempre più in alto fino ad arrivare ai livelli di Krusciov e compagnia.

Quindi la morte di Stalin cosa fu? Non la morte di un totem o di un Superman, ma significò l'aprirsi della questione: "chi dopo di lui?". Questo significa l'aprirsi dei giochi per la successione; giochi utilizzati da Krusciov e compagnia(rappresentanti ai livelli alti della nuova borghesia) per sancire a livello politico la controrivoluzione avvenuta e da estendersi fino alle sue estreme conseguenze, per sancire il salto e lo strappo qualitativo a seguito dell'accumulazione quantitativa. E a questo si aggiunge il "monolitismo del partito" che vuol dire sostanzialmente una sancita cecità di fronte all'esistenza di estesissime influenze borghesi nel Partito. Il monolitismo funziona finché al potere vi è il gruppo rivoluzionario(come all'epoca di Stalin), ma quando il potere dei rappresentanti rivoluzionari viene messo in discussione e i rapporti di forza cambiano, quel monolitismo diviene una camicia di forza per il gruppo rivoluzionario che si vede soffiare la dirigenza del Partito da elementi controrivoluzionari, senza quasi poter battere ciglio.

La controrivoluzione avvenne influenzando quanti più settori del Partito, dal basso verso l'alto, operando in silenzio, elogiando(come Krusciov) a parole il Partito e Stalin, per poi(come un virus che infetta sempre più settori del corpo) arrivare finalmente alla testa del Partito, alla sua guida con un atto più rumoroso, solo quando i rapporti di forza lo permetterono.

E questa dinamica è inevitabile poiché dagli elementi strutturali si sviluppa inevitabilmente una nuova borghesia. L'unica cosa da fare è abbattere quegli elementi strutturali che fanno da appoggio per quella nuova borghesia, che fanno da loro unico sostegno, prima che questa nuova borghesia inizi il processo di influenza nel Partito. E questo lo puoi fare solo con la mobilitazione di classe, perché le misure semplicemente amministrative dall'alto finiscono per arrivare annacquate alla base o addirittura per servire come arma nelle mani della nuova borghesia(la quale denuncerà i nemici tacciandoli di attività controrivoluzionarie).

E non basta nemmeno colpire la nuova borghesia qua e là, levare le molte "mele marce". Non si tratta di semplici "mele marce". Questo è un punto di vista che pecca di soggettivismo. Le cosiddette mele marce sono un effetto inevitabile dei rapporti produttivi vigenti: così come risulta inutile colpire uno o due borghesi ed aspettarsi che i rapporti produttivi(di cui loro sono semplici "agenti" singoli) cambino, allo stesso modo non serve a nulla colpire qualche manager qua e là. Le dinamiche che portano alla formazione di una nuova borghesia - cioè alla conversione di manager, dirigenti, amministratori in una classe antagonista - stanno più in basso, sono dinamiche legate ai rapporti di produzione, alla permanenza della legge del valore e alla sua influenza etc.
Sono dunque dinamiche inevitabili fintanto non si abbatterà la legge del valore, fintanto - insomma - non si sarà superata la fase di transizione al comunismo. Marx lo descrive chiaramente, checché ne dicano gli ultrasinistri:

Nell'interno della società collettivista, basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione, i produttori non scambiano i loro prodotti; tanto meno il lavoro trasformato in prodotti appare qui come valore di questi prodotti, come
una proprietà reale da essi posseduta, poichè ora, in contrapposto alla società capitalistica, i lavori individuali non diventano più parti costitutive del lavoro complessivo attraverso un processo indiretto, ma in modo diretto.
L'espressione "frutto del lavoro," che anche oggi è da respingere a causa della sua ambiguità, perde così ogni senso.
Quella con cui abbiamo da far qui, è una società comunista, non come si è sviluppata sulla sua propria base, ma
viceversa, come sorge dalla società capitalistica; che porta quindi ancora sotto ogni rapporto, economico, morale, spirituale, le impronte materne della vecchia società dal cui seno essa è uscita. Perciò il produttore singolo riceve - dopo le detrazioni - esattamente ciò che dà. Ciò che egli ha dato alla società è la sua quantità individuale di lavoro. Per esempio: la giornata di lavoro sociale consta della somma delle ore di lavoro individuale; il tempo di lavoro individuale del singolo produttore è la parte della giornata di lavoro sociale conferita da lui, la sua partecipazione alla giornata di lavoro sociale. Egli riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto lavoro (dopo la detrazione del suo lavoro per i fondi comuni), e con questo scontrino egli ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanto equivale a un lavoro corrispondente. La stessa quantità di lavoro che egli ha dato alla società in una forma, la riceve in un'altra.
Domina qui evidentemente lo stesso principio che regola lo scambio delle merci in quanto è scambio di valori uguali.[...]
Ma questi inconvenienti sono inevitabili nella prima fase della società comunista, quale è uscita dopo i lunghi travagli del parto dalla società capitalistica. Il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale da essa condizionato, della società.

[Karl Marx, "Critica al Programma di Gotha"]


La nuova borghesia(di cui chiaramente Marx non si occupa, ma che è naturale conseguenza di quanto da lui scritto almeno a chi come noi ha potuto osservare processi che Marx non poteva immaginare) rappresenta a livello di classe quella che Marx chiama "configurazione economica". Configurazione che è ancora retta - anche se in minor parte - dalla legge del valore e da rapporti produttivi ancora intaccati da elementi che il socialismo trae dal capitalismo da cui è sorto(e da quale altra base avrebbe potuto sorgere?).

La nuova borghesia è dunque inevitabile fintanto si attraversa la prima fase. Ma pur essendo inevitabile, non è inevitabile che essa acquisti forza fino a produrre una controrivoluzione. E come? Minando continuamente i rapporti produttivi che le fanno da sostegno( e come a lei, anche ai vecchi elementi borghesi). Minando sempre più l'influenza della legge del valore, ovvero abbassando sempre più il numero dei rapporti mercantili. Ovviamente tutto questo seguendo il reale sviluppo delle forze produttive e non a caso.

Fintanto esiste la legge del valore, ovvero fintanto esiste quel rapporto sociale di scambio per il quale il lavoratore presta tot lavoro e riceve un quantitativo identico di lavoro(salvo le detrazioni descritte anche da Marx sempre nel testo sopracitato) incorporato nello scontrino(che non è altro che il denaro privato della sua circolazione ad una certa fase elevata dell'edificazione socialista) e fintanto dunque esiste tale tipo di rapporto che regge ogni rapporto tra merci(le quali sono merci proprio per via di tale rapporto sociale di scambio), allora tale rapporto sviluppa la possibilità che i dirigenti influenzino e abbassino(per via della loro posizione e soprattutto per via dei rapporti produttivi con elementi capitalistico/dirigistici che reggono la loro posizione) la quantità di "parte di prodotto sociale" percepito dai propri sottoposti al fine di assorbirlo nella propria paga o che essi assorbano parte del plusvalore(le detrazioni necessarie alla riproduzione semplice e allargata) sempre per via dei rapporti produttivi che li rendono privilegiati.

Si tratta quindi di un problema fisiologico alla prima fase. Due sono le barriere fondamentali: rapporti di produzione a bassa partecipazione della base(divisione netta tra lavoro manuale ed intellettuale) e legge del valore(che fa parte dei rapporti di produzione come rapporto sociale di scambio). Queste due barriere(due parti costitutive dei rapporti di produzione) ce le portiamo dietro dalla società capitalistica. L'influenza della legge del valore la attenui limitando sempre più gli scambi mercantili fino a giungere a quella situazione ideale descritta da Marx nella quale l'unica forma di scambio è quella tra lavoro prestato ed equivalente, e in cui il danaro(non più propriamente tale) non circola ovvero non è più capitale monetario:

《Con la produzione sociale viene meno il capitale monetario. La società ripartisce forza-lavoro e mezzi di produzione nelle diverse branche. I produttori possono anche ricevere dei buoni di carta, mediante i quali prelevano dalle scorte sociali di consumo una quantità corrispondente al loro tempo di lavoro. Questi buoni non sono denaro. Essi non circolano.》
(Karl Marx, Capitale, Libro II, Capitolo 18)


Tali obiettivi sono ovviamente gli obiettivi della fase/processo(!!) di transizione che è il socialismo e non una sorta di fase statica come se la immaginano gli ultrasinistri(bordighisti e compagnia).

Esistevano certamente contraddizioni, anche antagoniste, come nel caso del blocco trotzkista-zinovievista-buchariniano sorto non per via di infiltrazioni "malefiche", ma per via dell'inevitabile allargamento del movimento rivoluzionario bolscevico che ha consentito l'approdo al suo interno di intellettuali ed altri elementi piccolo-borghesi (che poi è un po' lo stesso concetto che ha espresso Lenin in "Marxismo e Revisionismo" contro Bernstein). Allo stesso modo, per via delle nuove condizioni sfavorevoli sorte nel dopoguerra, come l'aumento dell'occupazione anche nei paesi capitalisti (per via del bisogno sempre maggiore di manodopera per ricostruire l'Europa) facendo rinascere la concezione del raggiungimento del socialismo anche per via pacifica, o per la maggiore aggressione dei governi imperialisti contro i Partiti Comunisti dei propri paesi, unite a quelle già esistenti, hanno contribuito fortemente alla "socialdemocratizzazione" del movimento comunista mondiale. Prima dell'avvento di queste nuove concezioni, le contraddizioni in seno al partito, per quanto riguarda la burocratizzazione, erano di carattere non antagonistico
CODICE
Fino a quel momento il pericolo di una formazione di una nuova borghesia è sempre dietro l'angolo. E dato che la legge del valore è l'ostacolo certamente più grosso da abbattere specie nelle condizioni proprie della Russia o della Cina, l'unico modo per operare in seno ai rapporti produttivi è quello di abbattere continuamente la netta distinzione tra dirigenze e sottoposti, rivoluzionare - con una mobilitazione di massa - l'intero modo di impostare i rapporti nelle fabbriche e nella produzione in generale. Solo così puoi limitare gli effetti sgradevoli della legge del valore e della persistenza di scambi mercantili. Solo questa lotta di classe lanciata contro elementi dei rapporti produttivi che potrebbero far guadagnare forza al manageriato etc, solo questa lotta di classe e mobilitazione sociale può condurre - nel tempo - alla limitazione totale della legge del valore che viene descritta da Marx, fino alla sua soppressione nella seconda fase del comunismo. Senza tale lotta di classe e senza il parallelo rivoluzionamente continuo dei rapporti produttivi e l'abbattimento perenne degli elementi di astrazione della dirigenza etc., allora verrà a formarsi una combattiva e forte nuova borghesia pronta ad estendere l'influenza della legge del valore e tornare passo a passo verso il capitalismo.

È proprio ciò che ha tentato di fare Stalin poco prima che morisse. Poi come mai, se Mao ha scoperto la legge per non far andare al potere la borghesia allora questa vi è andata lo stesso?

CODICE
Sorvoliamo. Ripeti meccanicamente i deliri di Hoxha senza accorgerti che con uguali critiche si giungerebbe a definire l'URSS "capitalismo di Stato" o - peggio - "Industrialismo di Stato". Alla base di questo errore sta sempre la stessa cosa: la non comprensione della dialettica tra gli opposti. La non comprensione che il socialismo è un processo di edificazione con obiettivi ben precisi e non una fase statica costituita solo da quegli obiettivi…


La mia affermazione non è frutto di "deliri" hoxhaisti"", la Cina di Mao era una" Nuova Democrazia"(che al momento non mi sento né di sminuirla definendola revisionista, né di esaltarla definendola uno "sviluppo creativo del marxismo-leninismo") e, per sua stessa ammissione, non era ancora socialista
 
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view post Posted on 27/7/2020, 01:36
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CITAZIONE
io ti sto solo correggendo per aver sottovalutato teoria dell'albanese

Non è che la "sottovaluti". La ritengo semplicemente insufficiente per capire l'origine strutturale del revisionismo sovrastrutturale. E i motivi sono quelli esposti sopra.

Per il resto, considero le teorie di Hoxha su Mao(questo è l'oggetto della discussione nata tra noi, non un altro) delle sostanziali menzogne o spesso dei veri e propri deliri.

CITAZIONE
Invece la teoria trotzkista non c'entra nulla perché la teoria di Hoxha, a differenza di quella di Trotzki, sostiene che la contraddizione antagonistica è nata proprio per via dell'espansione del campo socialista che ha permesso l'indebolimento di molte potenze imperialiste (Francia, Giappone, Germania, Inghilterra) a favore dei soli USA che, dopo la WW2, avevano dalla loro parte tutte queste superpotenze.

Dunque? Lol

La teoria trotskista non sostiene che il semplice numero di paesi faccia la forza del "campo socialista", ma che la rivoluzione avvenuta nei principali paesi capitalistici inverta il processo: il campo socialista accerchia il capitalismo/imperialismo oramai totalmente indebolito, senza alcuna forza. Non è dunque la situazione descritta da Hoxha e da te, ma una situazione che sarebbe venuta dopo la situazione da te descritta con la vittoria del socialismo, con la sua conversione ad elemento principale della contraddizione e con il passaggio del capitalismo ad elemento secondario e dominato.
Tale teoria è corretta perché non è certo trotskista, ma viene sostenuta anche da Stalin riprendendo Lenin.
Sono errate le conclusione trotskiste(e che sono pure quelle hoxhaiste) ovvero quelle secondo le quali questo permetterebbe(a differenza di una situazione di accerchiamento imperialista) una costruzione senza attriti del socialismo e da ciò ne consegue(altra teoria errata) che le contraddizioni interne verrebbero attivate dall'accerchiamento imperialista. Senza questo accerchiamento - sostieni tu con Hoxha - il Paradiso!

Ciò è del tutto errato perché non vede che la contraddizione sorge a livello di "configurazione economica" e viene utilizzata, acutizzata dalla borghesia imperialista; non certo attivata o inventata da questa...

CITAZIONE
quindi, non essendoci praticamente contraddizioni tra imperialismi

Attento che il passo da Hoxha a Kautsky è breve :D

Se è pur vero che gli imperialismi dovettero far fronte, questo non eliminò le loro contraddizioni reciproche(seppur secondarie).

CITAZIONE
ingigantendo così la contraddizione tra imperialismo e socialismo.

Nessuno ha negato il processo dialettico che fa sì che alla crescita di forza dell'opposto faccia seguito un accrescimento dell'uso di forza a disposizione dell'altro opposto. È lo stesso processo che fece sì che all'accrescersi della forza del proletariato cinese e della sua edificazione socialista, ecco la borghesia aumentare il carico di forza e compiere a tutti i costi una controrivoluzione. È un principio che capisce anche un bambino e non sarò certo io a negarlo :lol:

Io sto negando che le contraddizioni interne siano state attivate(ATTIVATE, non acutizzate) da questo processo e che l'assenza di un tale processo avrebbe creato le condizioni di una costruzione del socialismo senza attriti.


CITAZIONE
Per Trotzki invece era l'esatto contrario: egli immaginava che l'avanzare del socialismo, anzicché rafforzare l'aggressività dell'imperialismo, la diminuisse, questo perché il trotzkismo ha molto in comune con la socialdemocrazia

Come detto, questo non è del tutto vero. Il trotskismo errava nel voler iniziare un attacco frontale nel momento in cui questo avrebbe voluto dire una completa disfatta(per citare Gramsci).
Ma non sosteneva quello che dici tu. Trotksy sosteneva che la vittoria nei principali paesi capitalistici avrebbe indebolito l'intervento esterno della borghesia e questa è una tesi corretta(leninista), ma da questo ne traeva due tesi errate: 1) che allora la costruzione iniziale del socialismo fosse del tutto impossibile in un solo paese e 2) che allora la costruzione del socialismo - una volta avvenuta la rivoluzione nei principali paesi - avrebbe significato una costruzione senza attriti. E questa seconda tesi è condivisa anche da te e Hoxha. Ed è errata.

La tesi secondo cui la vittoria del socialismo nei principali paesi porti ad un indebilimento dell'intervento esterno e ad un rafforzamento del socialismo nella stessa URSS non è errata come sostieni e viene sostenuta da Stalin stesso:

《Consolidato il proprio potere e tratti dietro a sé i contadini, il proletariato del paese vittorioso può e deve edificare la società socialista. Ma significa forse che con ciò esso arriverà alla vittoria completa, definitiva del socialismo, cioè che esso può, con le forze di un solo paese, consolidare definitivamente il socialismo e garantire completamente il paese dall’intervento straniero e, quindi, dalla restaurazione? No, non significa questo. Per questo è necessaria la vittoria della rivoluzione almeno in alcuni paesi.》

[Stalin, "Principi del Leninismo"]


E Stalin la trae da Lenin il quale sostiene che il compito della rivoluzione vittoriosa consiste in:

《il massimo del realizzabile in un solo paese per sviluppare, appoggiare, svegliare, la rivoluzione in tutti i paesi》

[La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky]


Da ciò ne consegue che stai attribuendo la paternità di una tesi a Trotsky investendolo di fin troppa creatività :D
Solo una interpretazione parziale delle parole di Trotksy potrebbe portare a quella errata conclusione secondo la quale Trotsky fosse così ingenuo da pensare che la vittoria in alcuni paesi a caso avrebbe portato ad assicurare un non intervento esterno.

Proprio il fatto che Stalin condividesse tale tesi fino alla fine della sua vita è qualcosa di molto scomodo ai trotskisti che così non possono rappresentare in maniera falsificata quella che fu la tesi del "socialismo in un solo paese".

Ma permettimi un appunto. Tu sembri assolutizzare il fatto che l'aggressività dell'imperialismo si acutizzi in un fronte unico via via che la forza del campo socialista cresce. Questo è errato. Essa cresce finché il socialismo non diviene elemento principale della contraddizione e allora l'accerchiamento imperialista viene sostituito dall'accerchiamento socialista in una decrescita di forza dell'imperialismo. Se così non fosse e se l'imperialismo fosse aggressivo e fortissimo anche quando ormai posto in minoranza ed accerchiato(cosa di certo non del tutto avvenuta nel Novecento, se non in una minima parte) allora verrebbe meno tutta la dialettica tra i due opposti e ogni rivoluzione risulterebbe impossibile. "Più il proletariato mondiale acquista forza e più la borghesia diventa potente!" sembri annunciare. Allora perché organizzare la dittatura del proletariato? Questa potrebbe portare i borghesi a fare fronte unico! Meglio di no!

Questa è una visione errata. La dialettica tra gli opposti porta il proletariato ad acquisire sempre più forza. A questo risponde una reazione crescente, ovvero un uso di tutte le forze presenti nel campo borghese. Infine succede che la forza acquisita dal proletariato è troppa e avviene lo strappo rivoluzionario: il proletariato diviene elemento principale della contraddizione. E questo permette al proletariato di soffocare i tentativi di controrivoluzione. Ciò avviene anche a livello internazionale: il campo socialista acquista sempre più piede. Allora per la borghesia imperialista la contraddizione con il socialismo diviene la contraddizione principale e quelle tra di loro divengono secondarie. Ma questo non elimina affatto tali contraddizioni che anzi per via della legge della irregolarità dello sviluppo capitalista si intensificano portando a spaccature interne al campo imperialista. La tua teoria quindi è una astrazione della situazione che si venne a configurare subito dopo il 1945, ma che già dagli anni '50 cominciò a mutare. Non vi fu mai il super-imperialismo sognato dagli USA, ma un semplice fronte unico imperialista pur con le sue interne contraddizioni a guida dell'imperialismo più avanzato di quel grosso mucchio che fu ed è la NATO.

Quindi se è pur vero che la borghesia imperialista fece fronte unico di fronte al pericolo crescente di una rivoluzione socialista determinato da un'acquisto incredibile di forza da parte del campo proletario mondiale, tutto questo non annullò le contraddizioni interne all'imperialismo. Se fossero state annullate allora addio possibilità di vittoria. Tanto vale attendere la controrivoluzione inevitabile, tanto, più diventiamo forti e meno contraddizioni interne ha il nostro nemico e sempre maggiori armi ha a sua disposizione. No?
Ma ciò è smentito da Stalin sempre in "Principi del Leninismo":

« Prima si considerava impossibile la vittoria della rivoluzione in un solo paese, perché si riteneva che per vincere la borghesia fosse necessaria l’azione comune del proletariato di tutti i paesi avanzati o almeno della maggior parte di essi. Oggi questo punto di vista non corrisponde più alla realtà. Oggi bisogna ammettere la possibilità di una tale vittoria, perché il carattere ineguale, a sbalzi, dello sviluppo dei diversi paesi capitalistici nel periodo dell’imperialismo, lo sviluppo delle catastrofiche contraddizioni interne dell’imperialismo, che generano delle guerre inevitabili, lo sviluppo del movimento rivoluzionario in tutti i paesi del mondo, tutto ciò determina non solo la possibilità, ma l’inevitabilità della vittoria del proletariato in singoli paesi. »

Tali contraddizioni interne all'imperialismo non vennero eliminate dal necessario dover fare fronte unico contro il blocco socialista. Divennero secondarie, ma non furono affatto annullate. Questa tua idea di un super-imperialismo è socialdemocratica e somiglia anche alle teorie denghiste. La teoria che attribuisci a Trotksy(ma che in realtà è di Lenin e Marx e sostenuta poi da Stalin come da Mao) è perfettamente marxista-leninista ed è anzi la perfetta applicazione della legge della irregolarità dello sviluppo capitalista che porta alcuni paesi a svilupparsi(cosa che avvenne dopo il dopo-guerra) e a cambiare così i rapporti di forza nel campo imperialista.

La maggiore aggressività non è dunque determinata dalla assenza di contraddizioni, ma dalla semplice necessità di dover contrastare con mezzi commisurati la "aggressività" del movimento rivoluzionario internazionale. Questo fronte anziché esser guidato dal paese X o dal paese Y, B e H, fu - per via della legge dell'ineguale sviluppo che fu la causa della seconda guerra mondiale e del conseguente effetto di cambi di forza - guidato dagli USA(il paese Z), ma la medesima legge determinò cambi di forza interni al campo imperialista e crescita delle contraddizioni fra di loro. Contraddizioni che vennero a mostrarsi quando furono sufficientemente(quantitativamente) accumulate e visibili.

Tu presenti invece il fronte unico come se fosse stata una specie di benedizione scesa per l'imperialismo a causa della seconda guerra mondiale che indebolí i partners europei. Sostituisci l'occasione ai principi della dialettica degli opposti e alla legge scientifica sopraesposta(dell'irregolare/ineguale sviluppo dei paesi capitalistici). Scadi così nell'empirismo e non fai scienza.

CITAZIONE
Siccome Stalin era tra i pochi che avevano compreso la realtà delle nuove condizioni e la "vecchia guardia" (Molotov, Kaganovic, Voroshilov, insieme a moltissimi altri elementi nel partito) si era ormai burocratizzata

È evidente che non usiamo il termine "burocratizzazione" nel medesimo modo. Affermare che Molotov fosse divenuto un agente della borghesia e così pure tutta la vecchia guardia staliniana è del tutto errato a livello storico. Ma è anche errato a livello teorico affermare che se così fosse - e così non fu, dato che Molotov fu uno dei pochi a costituire da sinistra una certa opposizione seppur soffocata dal monolitismo del partito - l'unico, quasi un Messia, a non esserne stato influenzato fosse il Totem Stalin. Questa tua lettura soggettivistica della Storia somiglia all'idea di certi contadini russi i quali credevano che lo Zar fosse un Santo e Salvatore pronti a liberarli dai soprusi dei proprietari terrieri non appena fosse venuto a sapere della situazione.
Se l'interna vecchia guardia era burocratizzata, allora lo era anche Stalin. Ma dal momento che cosi non è, Stalin fu - assieme ad altri - il riflesso politico della resistenza del proletariato agli elementi controrivoluzionari. Purtroppo il modo amministrativo(da parte di Stalin) di trattare gli elementi burocratizzati, fu esso stesso un elemento che contribuì in un certo senso alla burocratizzazione, ma se Stalin e tutta la guardia bolscevica fossero stati elementi burocratizzati, Krusciov non si sarebbe preso il mal di pancia di infangare Stalin per infangare - di riflesso - le misure di costruzione del socialismo e di dittatura del proletariato rappresentate dalla direzione staliniana come riflesso della lotta di classe in URSS. Stalin fu una specie di Robespierre contro cui si sollevò la destra controrivoluzionaria e moderata. Questo tipo di analogie storiche permettono di vedere come esistano delle certe regolarità nella storia dei movimenti rivoluzionari.

Per il resto mi pare che la tua ricostruzione sia ancora mitologica. Per quale motivo prima della morte di Stalin tutti sarebbero scesi in strada a difenderlo, ma non appena morto, nessuno più scende in piazza per lui? È evidente che questa tua ricostruzione è mitologica e non scientifica.

In realtà il motivo della scelta del colpo di stato subito dopo la morte di Stalin e non prima non è tanto legato a quello. I moti di piazza vi furono e vennero soffocati. Destituirne la figura quando era ancora in vita era impossibile proprio per via del potere che - per dinamiche di Partito - era ancora nelle mani della direzione staliniana e della guardia che tu definisci interamente burocratizzata, ma che burocratizzata non era. Tutto qui.
Krusciov e compagnia nel '52(come da te stesso ammesso) non avevano ancora del tutto rafforzato le proprie posizioni. Non avevano ancora raggiunto dei rapporti di forza tali da permettere un colpo di stato senza pericoli. Inoltre, inserire tale colpo di stato entro le normali dinamiche del Partito, permise a Krusciov di agitare il monolitismo del Partito in faccia ad una eventuale opposizione di sinistra. Se avesse commesso un colpo di stato nella piena illegalità, la opposizione di sinistra avrebbe potuto utilizzare gli strumenti legali contro i termidoriani.
Il fatto che Stalin fosse morto permise invece un colpo di stato entro le normali dinamiche di Partito. In tal modo l'opposizione di Malenkov, Molotov etc.(il cosiddetto "gruppo antipartito") poté essere attaccata tramite strumenti "legali" facendo passare la sinistra come termidoriana.

L'unione di questi due motivi(raggiungimento di bastante forza e uso delle dinamiche di Partito+Monolitismo) permisero così la controrivoluzione, con la sconfitta completa della opposizione di sinistra.

Le accuse di burocratizzazione che lanci alla vecchia guardia bolscevica(Malenkov, Molotov etc.) sono le stesse accuse che lanciò verso di questi quel maiale di Krusciov. E questo perché erano stati gli unici ad aver osato un tentativo di destituzione della guardia termidoriana.

CITAZIONE
Allo stesso modo, per via delle nuove condizioni sfavorevoli sorte nel dopoguerra, come l'aumento dell'occupazione anche nei paesi capitalisti (per via del bisogno sempre maggiore di manodopera per ricostruire l'Europa) facendo rinascere la concezione del raggiungimento del socialismo anche per via pacifica, o per la maggiore aggressione dei governi imperialisti contro i Partiti Comunisti dei propri paesi, unite a quelle già esistenti, hanno contribuito fortemente alla "socialdemocratizzazione" del movimento comunista mondiale

Elenchi ancora una volta delle cause semplicemente occasionali e ti fai sfuggire le cause profonde. In altre parole: elenchi come cause quegli elementi sovrastrutturali che secondo te avrebbero poi causato riflessi elementi strutturali. Elenchi questioni politiche, ideologiche, percezioni e ne fai il motore della storia. Questo non è materialismo dialettico, ma storiografia empirista borghese. Le cause furono del tutto strutturali e le cose che elenchi furono effetto di quelle cause strutturali che ormai ripeto da fin troppi post.

CITAZIONE
Pima dell'avvento di queste nove concezioni, le contraddizioni in seno al partito, per quanto riguarda la burocratizzazione, erano di carattere non antagonistico

Prima il motivo della attivazione in senso antagonistico era stata la pressione imperialista. Tesi errata come ho già spiegato.
Ora peggiori ancora di più la tua tesi: la causa di attivazione in senso antagonistico delle contraddizioni in Urss(nel Partito, scrivi tu, come se il Partito fosse un nucleo isolato dalla struttura economica sovietica) sarebbe stata - miracoli dell'hegelismo - una concezione del mondo! E così il buon Marx se ne va in soffitta con il suo amico Engels.

Le contraddizioni interne al Partito sono il riflesso di contraddizioni strutturali e di classe. E tali contraddizioni diventano antagonistiche nella misura in cui le contraddizioni di classe e strutturali divengono antagonistiche. Nessuna concezione(manco la Madonna d'Albania) può farle diventare in alcun modo. Tu stesso derivi la contraddizione con il Trotskismo a partire da influenze borghesi ovvero da contraddizioni di classe. Subito dopo cambi approccio pur di salvare in qualche modo le tesi del tuo amatissimo Hoxha. Ma in tal modo fai un bel capitombolo verso l'idealismo più goffo.

E che fossero antagonistiche ben prima della fine della guerra(cosa che continui ad ignorare) lo si capisce benissimo per via di certe misure molto forti(anche violente) prese da Stalin contro la burocratizzazione già negli anni '30(le famose purghe)...

Quindi in quale fantasia hoxhaista la contraddizione fu non-antagonistica fino al dopoguerra?

CITAZIONE
Cina di Mao era una" Nuova Democrazia"(che al momento non mi sento né di sminuirla definendola revisionista, né di esaltarla definendola uno "sviluppo creativo del marxismo-leninismo") e, per sua stessa ammissione, non era ancora socialista

È evidente che non hai ancora ben presente la storia della Cina e la teoria scientifica di Mao, dal momento che la Nuova Democrazia è solo la prima fase prima della Rivoluzione Socialista. Una fase necessaria a paesi arretrati semi-coloniali come la Cina. Tale fase fu abbandonata in Cina e si perseguí l'edificazione socialista. O dovremmo considerare l'attuale Cina come più socialista di quella di Mao? Di quale restaurazione del capitalismo in Cina parleremmo noialtri se in Cina non vi fosse stata alcuna costruzione del socialismo?

Ecco perché quella tua uscita era errata e una copiatura dei deliri della burocrazia hoxhaista(più a sinistra di Krusciov, ma più a destra di Mao).

CITAZIONE
È proprio ciò che ha tentato di fare Stalin poco prima che morisse. Poi come mai, se Mao ha scoperto la legge per non far andare al potere la borghesia allora questa vi è andata lo stesso?

Lol
Mao non ha "scoperto la legge per non far andare al potere la borghesia". Mao si è limitato - da scienziato - a descrivere il fatto che la borghesia tende a riformarsi a partire dai rapporti di produzione e che tende quindi a gettare i suoi tentacoli sul Partito. Saperlo è meglio di non saperlo e non fare nulla o non capire esattamente come colpire, non credi? Comprendere che la controrivoluzione parte dalla struttura, permette di capire cosa colpire(i rapporti di produzione) e come colpirli(con una mobilitazione di massa e non con misure solo amministrative).

Nel caso della Cina si trattò poi anche della vecchia borghesia(più che in URSS).

In ogni caso Mao dal fatto di aver compreso ciò, tentò la grande mobilitazione di massa che fu la Rivoluzione culturale proletaria che tu schifi. E - come in ogni guerra - il fatto di perderla non dimostra la inesattezza della teoria, ma anzi - almeno in questo caso - la sua esattezza. La borghesia(vecchia e nuova) ha effettivamente fatto i propri termidori in tutti i paesi socialisti, Cina compresa. Il che dimostra che Stalin quando dichiarava sostanzialmente liquidate le classi sfruttatrici nelle posizioni chiave(prima di avvedersene in parte, ma troppo tardi) si sbagliava e così pure Hoxha quando attaccava la teoria delle due linee nel Partito. Mao invece aveva ragione: quella borghesia ha preso prima il potere in URSS e poi altrove, a catena.
E tu sei qui a dubitare di Mao che ce lo ha detto sulla base del fatto che purtroppo dopo la sua morte la guerra fu sostanzialmente persa...


P.s. definire il maoismo uno sviluppo "creativo" è secondo me una definizione infelice perché sembrerebbe quasi che nella scienza il progresso sia un miracolo o un attacco d'arte e non la regola. So che molti la usano in buona fede, ma non mi è mai piaciuta troppo.
Mao non nega il marxismo-leninismo. Si limita ad applicarlo alla situazione dei paesi semi-coloniali ed arretrati. Dirlo pare semplice, ma riuscire ad elaborare una strategia vincente per farlo è tutto un altro paio di maniche.

Edited by Ruhan - 27/7/2020, 03:31
 
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Ciò è del tutto errato perché non vede che la contraddizione sorge a livello di "configurazione economica" e viene utilizzata, acutizzata dalla borghesia imperialista; non certo attivata o inventata da questa...

È quello che penso anche io: la contraddizione c'è, ma viene acutizzata dalla borghesia imperialista


CITAZIONE
Attento che il passo da Hoxha a Kautsky è breve :D
Se è pur vero che gli imperialismi dovettero far fronte, questo non eliminò le loro contraddizioni reciproche(seppur secondarie).

Hai ragione, qui devo correggermi: la contraddizione tra paesi imperialisti divenne secondaria rispetto a quella tra socialismo e imperialismo, ma c'era comunque

CITAZIONE
La tesi secondo cui la vittoria del socialismo nei principali paesi porti ad un indebilimento dell'intervento esterno e ad un rafforzamento del socialismo nella stessa URSS non è errata come sostieni e viene sostenuta da Stalin stesso:

E ha ragione. Ma io mi riferivo alla situazione del dopoguerra dove era ancora l'imperialismo ad essere predominante nella contraddizione con il socialismo. Evidentemente l'equivoco è nato per via di un mio errore nel descrivere il trotzkismo

CITAZIONE
Ma permettimi un appunto. Tu sembri assolutizzare il fatto che l'aggressività dell'imperialismo si acutizzi in un fronte unico via via che la forza del campo socialista cresce. Questo è errato. Essa cresce finché il socialismo non diviene elemento principale della contraddizione e allora l'accerchiamento imperialista viene sostituito dall'accerchiamento socialista in una decrescita di forza dell'imperialismo. Se così non fosse e se l'imperialismo fosse aggressivo e fortissimo anche quando ormai posto in minoranza ed accerchiato(cosa di certo non del tutto avvenuta nel Novecento, se non in una minima parte) allora verrebbe meno tutta la dialettica tra i due opposti e ogni rivoluzione risulterebbe impossibile. "Più il proletariato mondiale acquista forza e più la borghesia diventa potente!" sembri annunciare. Allora perché organizzare la dittatura del proletariato? Questa potrebbe portare i borghesi a fare fronte unico! Meglio di no!

Aspetta, io mi riferivo comunque alla situazione del dopoguerra dove, nonostante il campo socialista avesse indebolito notevolmente quello imperialista, nella contraddizione con quello capitalista svolgeva comunque ancora il ruolo di dominato da quest'ultimo, quindi era ancora accerchiato. È ovvio che se fosse stato il campo socialista a rappresentare il carattere predominante allora il mio discorso non avrebbe senso

CITAZIONE
È evidente che non usiamo il termine "burocratizzazione" nel medesimo modo. Affermare che Molotov fosse divenuto un agente della borghesia e così pure tutta la vecchia guardia staliniana è del tutto errato a livello storico. Ma è anche errato a livello teorico affermare che se così fosse - e così non fu, dato che Molotov fu uno dei pochi a costituire da sinistra una certa opposizione seppur soffocata dal monolitismo del partito - l'unico, quasi un Messia, a non esserne stato influenzato fosse il Totem Stalin. Questa tua lettura soggettivistica della Storia somiglia all'idea di certi contadini russi i quali credevano che lo Zar fosse un Santo e Salvatore pronti a liberarli dai soprusi dei proprietari terrieri non appena fosse venuto a sapere della situazione.
Se l'interna vecchia guardia era burocratizzata, allora lo era anche Stalin. Ma dal momento che cosi non è, Stalin fu - assieme ad altri - il riflesso politico della resistenza del proletariato agli elementi controrivoluzionari. Purtroppo il modo amministrativo(da parte di Stalin) di trattare gli elementi burocratizzati, fu esso stesso un elemento che contribuì in un certo senso alla burocratizzazione, ma se Stalin e tutta la guardia bolscevica fossero stati elementi burocratizzata, Krusciov non si sarebbe preso il mal di pancia di infangare Stalin per infangare - di riflesso - le misure di costruzione del socialismo e di dittatura del proletariato rappresentate dalla direzione staliniana come riflesso della lotta di classe in URSS. Stalin fu una specie di Robespierre contro cui si sollevò la destra controrivoluzionaria e moderata. Questo tipo di analogie storiche permettono di vedere come esistano delle certe regolarità nella storia dei movimenti rivoluzionari.

Ovviamente non sostengo che Molotov (e gli altri) fosse un agente della borghesia, ho semplicemente detto che la vecchia guardia stava perdendo (ma non l'aveva ancora perso) il carattere rivoluzionario, lo stesso Stalin li aveva accusati di ciò e aveva fatto di tutto per far entrare negli alti ranghi del partito nuovi elementi "più freschi". Ovviamente Molotov & co. svolsero un ruolo positivo per quanto riguarda la lotta al revisionismo krushioviano, ma siamo sicuri che non fossero revisionisti di un altro tipo? Tra l'altro Molotov non disse che Mao era anti-marxista? Quindi magari, se Molotov fosse andato al potere, ora staremmo discutendo di un Molotov in salsa "hoxhaista"

CITAZIONE
Per il resto mi pare che la tua ricostruzione sia ancora mitologica. Per quale motivo prima della morte di Stalin tutti sarebbero scesi in strada a difenderlo, ma non appena morto, nessuno più scende in piazza per lui? È evidente che questa tua ricostruzione è mitologica e non scientifica.

Innanzitutto, alcune sollevazioni popolari ci furono, ad esempio in Georgia, ma purtroppo furono di un'intensità troppo lieve. Le "mobilitazioni popolari" non ci furono perché il colpo di stato dei revisionisti fu "invisibile", mi spiego meglio: quando salirono al potere, essi potevano sembrare (e sono sembrati agli occhi di quasi tutti i sinceri comunisti del mondo) dei sinceri leninisti che criticavano gli "errori di Stalin" e non una fazione controrivoluzionaria che comprendeva la maggioranza del partito come invece fu, questo perché quel colpo di stato non fu fatto con i carri armati (cosa che sarebbe successa se avessero tentato di prendere il potere quando Stalin fu in vita), mentre sarebbe stato molto più evidente se fatto in modo violento in una lotta tra la fazione di "sinistra" capeggiata da Stalin e Molotov (che non ho mai definito completamente burocratizzato come invece mi attribuisci tu) e quella di "destra" con a capo Krushiov.

CITAZIONE
Le accuse di burocratizzazione che lanci alla vecchia guardia bolscevica(Malenkov, Molotov etc.) sono le stesse accuse che lanciò verso di questi dal maiale Krusciov. E questo perché erano stati gli unici ad aver osato un tentativo di destituzione della guardia termidoriana.

In realtà le mie accuse a Molotov sono in antitesi rispetto a quelle fatte da Krushiov. Io elogio Molotov per essersi opposto ai krushioviani mentre lo critico per la tendenza burocratica (che ancora non era predominante in lui). Le critiche di Krushiov invece erano l'opposto delle mie

CITAZIONE
Elenchi ancora una volta delle cause semplicemente occasionali e ti fai sfuggire le cause profonde. In altre parole: elenchi come cause quegli elementi sovrastrutturali che secondo te avrebbero poi causato riflessi elementi strutturali. Elenchi questioni politiche, ideologiche, percezioni e ne fai il motore della storia. Questo non è materialismo dialettico, ma storiografia empirista borghese. Le cause furono del tutto strutturali e le cose che elenchi furono effetto di quelle cause strutturali che ormai ripeto da fin troppi post.

In realtà io sostengo proprio che le cause avessero radici nella struttura, ma che divennero antagoniste per via delle condizioni dell'epoca

CITAZIONE
E che fossero antagonistiche ben prima della fine della guerra(cosa che continui ad ignorare) lo si capisce benissimo per via di certe misure molto forti(anche violente) prese da Stalin contro la burocratizzazione già negli anni '30(le famose purghe)...
Quindi in quale fantasia hoxhaista la contraddizione fu non-antagonistica fino all dopoguerra?

Ti risponderò quando avrò letto gli scritti di Stalin riguardo alla deviazione di destra del partito. Per ora, quando parlo delle purghe, mi riferisco soltanto ai sabotaggi dei trotzkisti-buchariniani

CITAZIONE
È evidente che non hai ancora ben presente la storia della Cina e la teoria scientifica di Mao, dal momento che la Nuova Democrazia è solo la prima fase prima della Rivoluzione Socialista. Una fase necessaria a paesi arretrati semi-coloniali come la Cina. Tale fase fu abbandonata in Cina e si perseguí l'edificazione socialista. O dovremmo considerare l'attuale Cina come più socialista di quella di Mao? Di quale restaurazione del capitalismo in Cina parleremmo noialtri se in Cina non vi fosse stata alcuna costruzione del socialismo?

Ecco perché quella tua uscita era errata e una copiatura dei deliri della burocrazia hoxhaista(più a sinistra di Krusciov, ma più a destra di Mao).

E, di preciso, in quale occasione la "Nuova Democrazia" fu superata a favore del socialismo? (non è una domanda provocatoria)
 
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view post Posted on 27/7/2020, 03:06
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Comunque mi è stato utile ripassare questi importanti concetti base riguardo all'imperialismo e al ruolo del socialismo secondo Stalin e Trotzki che mi stavano sfuggendo. Ti ringrazio
 
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view post Posted on 27/7/2020, 03:43
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È quello che penso anche io: la contraddizione c'è, ma viene acutizzata dalla borghesia imperialista

Tu hai parlato di antagonismo della contraddizione "attivato". Prova ad attivare un ventilatore. Poi prova ad acutizzare la sua velocità. Capirai la differenza tra i due termini. :D

Ma che tu ti riferissi ad un passaggio dal non antagonismo all'antagonismo lo si capisce quando dici:
CITAZIONE
Pima dell'avvento di queste nove concezioni, le contraddizioni in seno al partito, per quanto riguarda la burocratizzazione, erano di carattere non antagonistico

E questa tesi seconda la quale o le nuove concezioni o l'azione imperialistica attiverebbero l'antagonismo di contraddizioni altrimenti non antagonistiche, è errata perché non parte - come dovrebbe fare ogni marxista - dalla struttura e non deriva da questa l'azione sovrastrutturale. Non si tratta di scadere nel determinismo, ma al contrario di capire che la struttura(che genera la nuova classe) è il problema e che questa può essere rivoluzionata con una mobilitazione di massa(riflesso sovrastrutturale, anche faticoso, dell'avanzata delle forze produttive).

CITAZIONE
Ma io mi riferivo alla situazione del dopoguerra dove era ancora l'imperialismo ad essere predominante nella contraddizione con il socialismo

Sì, mi pareva infatti che facessi riferimento a quello. Per quello ti ho scritto:

《Non è dunque la situazione descritta da Hoxha e da te, ma una situazione che sarebbe venuta dopo la situazione da te descritta con la vittoria del socialismo, con la sua conversione ad elemento principale della contraddizione e con il passaggio del capitalismo ad elemento secondario e dominato.》


In ogni caso ciò che contesto è la tesi del socialismo altrimenti senza attriti.

CITAZIONE
stava perdendo (ma non l'aveva ancora perso) il carattere rivoluzionario, lo stesso Stalin li aveva accusati di ciò e aveva fatto di tutto per far entrare negli alti ranghi del partito nuovi elementi "più freschi

E, anche se un infiacchimento in senso formalistico vi fu, tuttavia proprio quei "vecchietti" infiacchiti organizzarono il gruppo antipartito. :D

Io mi opponevo alla tua tesi secondo la quale la controrivoluzione fosse avvenuta per via di una burocratizzazione della dirigenza di sinistra. Ma ovviamente concordo sul fatto che la loro azione infiacchita(determinata anche da alcuni errori di Stalin nella tardiva e non troppo efficiente capacità di sostituire la guardia con elementi rivoluzionari meno infiacchiti, oltre che dall'oggettivo accerchiamento controrivoluzionario venuto alla luce come un serpente mimetizzato sotto la sabbia) fu uno dei motivi - assieme al monolitismo del partito - che impedirono una efficiente opposizione.

CITAZIONE
ma siamo sicuri che non fossero revisionisti di un altro tipo? Tra l'altro Molotov non disse che Mao era anti-marxista? Quindi magari, se Molotov fosse andato al potere, ora staremmo discutendo di un Molotov in salsa "hoxhaista"

Come in ogni analisi bisogna riconoscere i meriti oggettivi nelle situazioni concrete. Che Molotov potesse essere più a destra di Mao, non lo escludo, ma Molotov operò in URSS e nella situazione del Termidoro Kruscioviano, fu più a sinistra di Krusciov. Questo mi basta.
Anche Stalin inquadró in modo errato la situazione cinese. Non per questo lo si può condannare in toto.

Quel che mi interessa non è difendere Mao come fosse un totem, ma difendere la sinistra che fu rappresentata da Mao e le sue acquisizioni teoriche.

CITAZIONE
Innanzitutto, alcune sollevazioni popolari ci furono, ad esempio in Georgia, ma purtroppo furono di un'intensità troppo lieve.

Certo, infatti come scrissi:

《I moti di piazza vi furono e vennero soffocati.》

E furono di intensità troppo lieve perché la lotta di classe aveva già determinato un guadagno di forza da parte della nuova borghesia. Come al solito, dinamiche strutturali ed economiche(rapporti economici, produttivi tra uomini) che si riflettono a livello sociale(di effettiva lotta di classe) ed ideologico di classe, oltre che politico; e la lotta di classe(nei suoi aspetti sociali, ideologici e politici) determina anche la rivoluzione o la conservazione/restaurazione in ambito strutturale dei rapporti produttivi e di scambio. E tali esiti strutturali della lotta di classe si riflettono nuovamente a livello sociale(consolidamento dei rapporti di forza raggiunti tra le classi), ideologico(revisionismo o antirevisionismo) e politico(mobilitazioni di massa, purghe etc o controrivoluzione).

Questo ciclo continuo determinò che il consolidamento di determinati rapporti di forza a favore della nuova borghesia(consolidati da misure conservative a livello di struttura) si riflettessero a livello ideologico e politico con una controrivoluzione che attuò una restaurazione di rapporti produttivi e di scambio maggiormente o pienamente capitalistici, al fine di consolidare ed estendere(a favore della borghesia) i rapporti di forza raggiunti.

CITAZIONE
il colpo di stato dei revisionisti fu "invisibile", mi spiego meglio: quando salirono al potere, essi potevano sembrare (e sono sembrati agli occhi di quasi tutti i sinceri comunisti del mondo) dei sinceri leninisti che criticavano gli "errori di Stalin" e non una fazione controrivoluzionaria che comprendeva la maggioranza del partito come invece fu, questo perché quel colpo di stato non fu fatto con i carri armati (cosa che sarebbe successa se avessero tentato di prendere il potere quando Stalin fu in vita), mentre sarebbe stato molto più evidente se fatto in modo violento in una lotta tra la fazione di "sinistra" capeggiata da Stalin e Molotov (che non ho mai definito completamente burocratizzato come lo definisci tu) e quella di "destra" con a capo Krushiov.

Se prendiamo solo questa tua esposizione e tralasciamo la questione burocratizzazione o infiacchimento della vecchia guardia, allora siamo completamente d'accordo.
Come scrivevo:

《Inoltre, inserire tale colpo di stato entro le normali dinamiche del Partito, permise a Krusciov di agitare il monolitismo del Partito in faccia ad una eventuale opposizione di sinistra. Se avesse commesso un colpo di stato nella piena illegalità, la opposizione di sinistra avrebbe potuto utilizzare gli strumenti legali contro i termidoriani.
Il fatto che Stalin fosse morto permise invece un colpo di stato entro le normali dinamiche di Partito. In tal modo l'opposizione di Malenkov, Molotov etc.(il cosiddetto "gruppo antipartito") poté essere attaccata tramite strumenti "legali" facendo passare la sinistra come termidoriana》

Come vedi, stiamo dicendo la stessa cosa.

Bisogna inserire in questo, anche la necessità di non provocare una rottura politica ed ideologica(oltre che sociale per quanto riguarda i paesi del blocco socialista) con gli altri Partiti Comunisti. Anche per questo motivo fu fatto un colpo di stato apparentemente legale, entro le dinamiche del Partito. La controrivoluzione usciva come un serpente dalla sabbia e tante cellule dormienti si risvegliavano.

CITAZIONE
In realtà le mie accuse a Molotov sono in antitesi rispetto a quelle fatte da Krushiov. Io elogio Molotov per essersi opposto ai krushioviani mentre lo critico per la tendenza burocratica (che ancora non era predominante in lui). Le critiche di Krushiov invece erano l'opposto delle mie

Su questo non ho mai avuto dubbi, compagno.
Mi riferivo alla sola accusa di burocratizzazione, ma che hai ormai chiarito come semplice accusa di infiacchimento.

CITAZIONE
In realtà io sostengo proprio che le cause avessero radici nella struttura, ma che divennero antagoniste per via delle condizioni dell'epoca

Come detto, questa tesi dell'antagonismo attivato dalle condizioni esterne ha come conseguenza logica la tesi trotskista e troscoide secondo la quale senza quelle condizioni esterne(accerchiamento imperialistico) le contraddizioni non sarebbero divenute antagonistiche.

Tesi molto comoda ad Hoxha e alla sua cricca: basta trincerarsi e nessun antagonismo si attiverà! Così intanto conservi i rapporti produttivi strutturali in quanto - secondo te e Hoxha - non creano contraddizioni antagonistiche...
Et voilà! Bon appétit, la nuova borghesia e la sua cricca è servita!

Tale tesi nega che nel socialismo permanga la lotta di classe; una lotta che può essere(e il più delle volte lo è) antagonistica. Il motivo dell'antagonismo o meno sta nella dinamica dei rapporti di forza tra i due opposti interni alla medesima contraddizione; sta nello sviluppo progressivo della lotta di classe. Non in supposte cause esterne. Questo non è materialismo dialettico, ma materialismo meccanicista!

CITAZIONE
Per ora, quando parlo delle purghe, mi riferisco soltanto ai sabotaggi dei trotzkisti-buchariniani

Va bene. Ma che che le purghe guidate da Ezov(sotto Stalin) siano state purghe antiburocratiche lo ammettono anche i nemici borghesi presenti all'epoca in URSS.

CITAZIONE
E, di preciso, in quale occasione la "Nuova Democrazia" fu superata a favore del socialismo? (non è una domanda provocatoria)

Generalmente si dice che dal '21 al '49 vi fu la complessa rivoluzione di nuova democrazia. Dopo il '49 iniziò la rivoluzione socialista e la difficile edificazione socialista che conseguì straordinari risultati. Risultati fin troppo straordinari per la borghesia cinese che tentò tutto quello che fu in suo potere per ribaltare la situazione. A questo tentativo si oppose la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.

CITAZIONE
Comunque mi è stato utile ripassare questi importanti concetti base riguardo all'imperialismo e al ruolo del socialismo secondo Stalin e Trotzki che mi stavano sfuggendo. Ti ringrazio

Grazie a te, compagno :)

Edited by Ruhan - 27/7/2020, 05:01
 
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Se prendiamo solo questa tua esposizione e tralasciamo la questione burocratizzazione o infiacchimento della vecchia guardia, allora siamo completamente d'accordo.

Probabilmente Stalin, se non fosse morto e avesse dovuto combattere la fazione di "destra" (che pure erano in contraddizione fra di loro, vedi la rivalità tra Beria e Krushiov) si sarebbe identificato più con le nuove leve (quelle di Ponomarenko per intenderci) rispetto alla vecchia guardia

CITAZIONE
Come detto, questa tesi dell'antagonismo attivato dalle condizioni esterne ha come conseguenza logica la tesi trotskista e troscoide secondo la quale senza quelle condizioni esterne(accerchiamento imperialistico) le contraddizioni non sarebbero divenute antagonistiche.

Secondo me è inutile pensare a cosa sarebbe successo se queste condizioni non ci fossero state, semplicemente perché, trovandoci nell'epoca dell'imperialismo, queste condizioni ci saranno per forza

CITAZIONE
Tesi molto comoda ad Hoxha e alla sua cricca: basta trincerarsi e nessun antagonismo si attiverà! Così intanto conservi i rapporti produttivi strutturali in quanto - secondo te e Hoxha - non creano contraddizioni antagonistiche...
Et voilà! Bon appétit, la nuova borghesia e la sua cricca è servita!

Tale tesi nega che nel socialismo permanga la lotta di classe; una lotta che può essere(e il più delle volte lo è) antagonistica. Il motivo dell'antagonismo o meno sta nella dinamica dei rapporti di forza dei due opposti interni alla medesima contraddizione; sta nello sviluppo progressivo della lotta di classe. Non in supposte cause esterne. Questo non è materialismo dialettico, ma materialismo meccanicista!

E quand'è che di preciso Hoxha (e Stalin) avrebbe detto che i rapporti di produzione non sarebbero dovuti essere modificati per farli stare al passo dello sviluppo delle forze produttive? A me pare che dal 1917 al 1953 in URSS ciò avvenne costantemente

CITAZIONE
Va bene. Ma che che le purghe guidate da Ezov(sotto Stalin) siano state purghe antiburocratiche lo ammettono anche i nemici borghesi presenti all'epoca in URSS.

Non lo sto negando, ho semplicemente detto che non ne so nulla perché non ho ancora studiato la lotta di Stalin contro le deviazioni di destra

CITAZIONE
A questo tentativo si oppose la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.

E allora perché se Mao era "il quinto classico del marxismo-leninismo", "colui che ha sviluppato il marxismo-leninismo tanto da fargli aggiungere a questo un altro trattino e la dicitura Pensiero di Mao", "colui che ha scoperto come combattere il revisionismo" la Rivoluzione Culturale fallì
 
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Probabilmente Stalin, se non fosse morto e avesse dovuto combattere la fazione di "destra" (che pure erano in contraddizione fra di loro, vedi la rivalità tra Beria e Krushiov) si sarebbe identificato più con le nuove leve (quelle di Ponomarenko per intenderci) rispetto alla vecchia guardia

Ovviamente le contraddizioni vi furono anche nel campo controrivoluzionario come riflesso di contraddizioni in seno alla borghesia stessa.
Siamo nel campo delle ipotesi più spinte. Però io non sarei così sicuro della tua ipotesi. Stalin aveva una acuta capacità di analisi strategica e avrebbe capito che in assenza di una nuova guardia consolidata, sarebbe stato necessario appoggiare la vecchia guardia di sinistra e nel mentre consolidare una nuova guardia per estendere l'azione.
Ma chi può saperlo?

CITAZIONE
Secondo me è inutile pensare a cosa sarebbe successo se queste concezioni non ci fossero state, semplicemente perché, trovandoci nell'epoca dell'imperialismo, queste concezioni ci saranno per forza

Questo è empirismo. Un marxista deve determinare scientificamente quali siano le cause profonde e strutturali di quelle "concezioni" sovrastrutturali, così come uno scienziato deve determinare le cause profonde della caduta dei gravi. Una volta che hai compreso le cause profonde comprendi anche che tentare di combattere solo le concezioni(come fece Hoxha, sostanzialmente) è vano. Una pianta velenosa non la estirpi tagliando le foglie, ma strappando le radici. Allo stesso modo il revisionismo non lo estirpi abbattendolo solo a livello politico o ideologico, ma agendo a livello strutturale.

La tua concezione porta alla tesi secondo la quale se mai dovessimo riuscire nel tempo a fare una rivoluzione sempre più estesa a livello mondiale, fino a ridurre all'osso il campo capitalista, ecco sorgere il socialismo senza alcun attrito antagonistico poiché tu sostieni che la pressione imperialistica sia la causa dell'attivazione dell'antagonismo. Senza pressione imperialista = niente antagonismo della contraddizione di classe.

Questa tesi significa controrivoluzione assicurata perché ti impedisce di vedere il treno nuovo-borghese che ti sta per travolgere sorgendo dalla struttura e non certo dalla pressione di Mamma Imperialismo.

CITAZIONE
E quand'è che di preciso Hoxha (e Stalin) avrebbe detto che i rapporti di produzione non sarebbero dovuti essere modificati per farli stare al passo dello sviluppo delle forze produttive? A me pare che dal 1917 al 1953 in URSS ciò avvenne costantemente

Non mischiamo la cioccolata del Lidl con quella dell'alta pasticceria, per cortesia :D
E purtroppo Stalin quella tesi l'ha sostenuta - implicitamente - per un po' di tempo. In "Materialismo Dialettico e Materialismo Storico"(1938) scrive:

《Viceversa l'economia nazionale socialista dell'URSS, dove la proprietà sociale dei mezzi di produzione è in perfetto accordo con il carattere sociale del processo di produzione e dove perciò non esistono crisi economiche né si distruggono forze produttive, è un esempio di perfetto accordo tra i rapporti di produzione e il carattere delle forze produttive. Le forze produttive, quindi, non sono solamente l'elemento più mobile e più rivoluzionario della produzione, ma sono anche l'elemento che determina lo sviluppo della produzione.》

E qui:

《Qui(in URSS, nota mia) i rapporti di produzione corrispondono perfettamente allo stato delle forze produttive, perché il carattere sociale del processo della produzione è rafforzato dalla proprietà sociale sui mezzi di produzione.》

Questa è una tesi deterministica secondo la quale nel socialismo all'avanzamento delle forze produttive si adeguerebbero meccanicamente i rapporti produttivi. Tale tesi rallentò la rivoluzione dei rapporti produttivi poiché significò nel concreto una cecità dell'avanguardia del proletariato di fronte ad un problema strutturale e dunque un blocco della mobilitazione proletaria e della lotta di classe del proletariato(che non poteva mobilitarsi più di tanto in assenza di una avanguardia che riconoscesse la necessità di rivoluzionare attivamente e costantemente i rapporti produttivi).

Queste posizioni teoriche vennero poi corrette in parte in "Problemi economici del socialismo nell'URSS" seppur in maniera non ancora sufficiente.
Questa cecità forse fu determinata da influenze borghesi nel partito. Influenze che solo una volta visibili furono poi occasione di ripensamento da parte di Stalin.
Stalin in "Problemi economici del socialismo in Urss"(1952) non coglie fino in fondo il problema. Si accorge che tale adeguamento tra rapporti di produzione e grado di sviluppo e carattere delle forze produttive non è meccanico, ma continua a concepire(come nella costituzione del '36) tale contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione come non legata alla lotta di classe. Scrive:

《Come bisogna quindi intendere le parole "piena corrispondenza"? Bisogna intenderle nel senso che nel socialismo di solito non si giunge sino a un conflitto tra i rapporti di produzione e le forze produttive, nel senso che la società ha la possibilità di rendere tempestivamente conformi al carattere delle forze produttive i rapporti di produzione in ritardo. La società socialista ha la possibilità di fare questo, perché non ha nel suo seno classi sorpassate, capaci di organizzare una resistenza. Naturalmente, anche nel socialismo vi saranno forze inerti e arretrate, che non comprenderanno la necessità di modificare i rapporti di produzione ma, naturalmente, non sarà difficile superarle, senza giungere sino a un conflitto.》

Come potrai renderti conto tu stesso, Stalin non vede l'esistenza di una nuova classe che organizzava giorno per giorno una resistenza e che nel '56 sancirà il processo con un colpo di stato. Non vedeva che vi era già un conflitto in corso tra forze produttive e rapporti di produzione che veniva incarnato da due classi in lotta.
Stalin, dunque, riduce la questione a semplici elementi isolati arretrati. Purtroppo la controrivoluzione del '56 lo smentì ampiamente.

Su Hoxha basta leggere cosa scrisse sulla teoria delle due linee nel partito per capire che per lui l'unico nemico veniva dall'esterno e non avesse minimamente chiaro(davvero o per finta, poco importa) che rapporti di produzione e forze produttive entrano in contraddizione. Basta leggere le sue analisi sulla controrivoluzione Kruscioviana per capire che non aveva minimamente inteso la derivazione strutturale del Termidoro. Il nemico era esterno e questo nemico aveva attivato semplici attriti politici, ideologici: il carrierismo e similari. L'idea di Hoxha: trincerati e tutto andrà bene! Ed ecco servita la cricca burocratica albanese. Il nemico esterno sta fuori dalla porta, mentre quello interno opera tranquillamente.

CITAZIONE
E allora perché se Mao era "il quinto classico del marxismo-leninismo", "colui che ha sviluppato il marxismo-leninismo tanto da fargli aggiungere a questo un altro trattino e la dicitura Pensiero di Mao", "colui che ha scoperto come combattere il revisionismo" la Rivoluzione Culturale fallì

Continui a fare la stessa domanda e otterrai sempre la stessa risposta: perché una guerra di classe non promette vittorie assicurate. Mao(o meglio, il proletariato cinese e i contadini cinesi con alla guida il PCC di Mao) la rivoluzione intanto l'ha fatta e l'ha guidata per anni facendo fare passi da gigante alla edificazione del socialismo in Cina. Ciò sarebbe stato possibile senza la strategia di nuova democrazia? No. Checché ne dica il delirante Hoxha.
Ciò sarebbe stato possibile senza la strategia di guerra popolare di lunga durata elaborata da Mao? No.
Ciò sarebbe stato possibile senza la guida teorica e pratica di Mao e del Partito? No.
Fu un elemento sovrastrutturale necessario per permettere la maturazione di condizioni oggettive potenzialmente rivoluzionarie.

Poi: il fatto che la borghesia abbia lanciato il suo ultimo attacco e che il proletariato cinese abbia risposto con la Grande rivoluzione culturale proletaria "bombardando" il quartier generale occupato dalle forze controrivoluzionarie(riflesso dell'influenza della borghesia) e che questa guerra sia stata vinta dalla borghesia cosa dovrebbe dimostrare?
Intanto per 10 anni(e non appena 3 come in URSS) il proletariato ha vittoriosamente resistito ad un Partito conquistato sostanzialmente dalla borghesia. Forse forse la strategia maoista di una mobilitazione di massa non è da buttare, non credi? 10 anni non sono pochi se si pensa che il gruppo antipartito in URSS durò molto molto meno(manco un anno quasi).
E poi ti ripeto: Mao si limita a individuare un problema strutturale. Una volta che lo hai individuato e lo hai legato alla lotta di classe, non farai l'errore di tentare di risolvere la burocratizzazione con semplici misure amministrative(quelle che in URSS hanno portato dritti al Termidoro del '56), perché comprenderai che un problema strutturale legato alla lotta di classe lo risolvi solo con una estesa mobilitazione di massa e di classe. Questa mobilitazione ha funzionato per 10 anni. Ha rallentato la controrivoluzione per 10 anni anche se vi erano tutte le premesse perché la controrivoluzione avvenisse subito dopo aver isolato la sinistra rappresentata da Mao. A cosa ha portato la non comprensione di questo problema strutturale e di lotta di classe in URSS? In un veloce colpo di Stato non appena la maggioranza del Partito riuscì ad isolare la sinistra di Malenkov, Molotov etc.
In Cina, dopo l'isolamento della sinistra di Mao, passarono 10 anni prima di un colpo di stato definitivo. Ti è chiara la differenza?

Ti basta o vuoi vedere Mao fare un salto carpiato e atterrare direttamente su Marte? :D

Edited by Ruhan - 27/7/2020, 07:11
 
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Questo è empirismo. Un marxista deve determinare scientificamente quali siano le cause profonde e strutturali di quelle "concezioni" sovrastrutturali

E chi lo nega? Infatti ho detto che sarebbe superficiale immaginare soltanto cosa sarebbe accaduto se queste condizioni non ci fossero state, perché un vero marxista, appunto, deve trovare la causa delle contraddizioni nella radice
 
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E chi lo nega?

Tu con questa frase:
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Infatti ho detto che sarebbe superficiale immaginare soltanto cosa sarebbe accaduto se queste condizioni non ci fossero state

La scienza determina le cause profonde dietro le semplici cause(secondarie) occasionali. Le prime determinano le seconde. Tu vorresti - invece - fermarti dietro cause occasionali come la fine della guerra e le vicissitudini del dopoguerra, quasi che nel socialismo la lotta di classe non fosse la regola, ma una eventualità determinata da questo o quell'evento o dalla semplice pressione imperialista. Ma non è come dici tu da semplice empirista borghese.

La lotta di classe nel socialismo è la regola e infatti ha radici ben più connaturate, strutturali e profonde, che esisterebbero - e questa è la classica situazione ideale di "vuoto" di cui si serve la scienza, compresa la rivoluzione scientifica di Marx, vedi la questione del valore e dei prezzi ad esempio, ma anche tutto il Capitale - anche ad imperialismo sconfitto. In altre parole, la pressione imperialista NON spiega la presenza di una lotta di classe nel socialismo. La situazione nel dopoguerra NON spiega la presenza di una nuova borghesia antagonista della continuazione dell'edificazione socialista. E così via.
Le cause sono strutturali alla contraddizione tra rapporti di produzione e forze produttive; e le due classi che ne rappresentano le tendenze(rispettivamente, alla conservazione, i rapporti produttivi, e allo sviluppo ulteriore, le forze produttive) entrano in conflitto antagonistico non per via dell'azione esterna di questa o quella causa, ma per via dello sviluppo della lotta di classe stessa. Nessuna causa esterna spiega - da sola - lo sviluppo in senso antagonistico della lotta di classe. Al massimo ne può spiegare eventuali acutizzazioni, ma non l'antagonismo. Quella da te esposta è una teoria non scientifica che si ferma alla superficie dei fenomeni.

La tua tesi, lo ripeto, è simile a quelle troscoidi secondo le quali abbattuto il campo imperialista, tutto procederebbe senza lotte di classe. Questa conclusione naturale delle tue premesse, basta a dimostrare quanto le tue premesse siano errate e non scientifiche, ma appunto, empiristiche.

Sono teorie molto pericolose, perché nella pratica significano la cecità del Partito e la disfatta.

Edited by Ruhan - 27/7/2020, 18:32
 
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Grazie a Ruhan per la risposta e l'interessantissima discussione. Mi viene un'altra domanda: come hanno affrontato i problemi denunciati da Mao nei paesi socialisti superstiti? Intendo Cuba e Corea, perché la Cina e il Vietnam si sono da tempo aperti al capitalismo.
Poi ho un dubbio sulla legge del valore nel socialismo, poco prima del passo citato da Ruhan Marx scrive anche:

Nell’interno della società collettivista, basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione, i produttori non scambiano i loro prodotti; tanto meno il lavoro trasformato in prodotti appare qui come valore di questi prodotti, come una proprietà reale da essi posseduta, poiché ora, in contrapposto alla società capitalistica, i lavori individuali non diventano più parti costitutive del lavoro complessivo attraverso un processo indiretto, ma in modo diretto.

Da questo mi sembra di capire, correggetemi se sbaglio, che nel socialismo, una volta che "i produttori non scambiando i loro prodotti" (cioè quando tutta la proprietà è concentrata nelle mani dello Stato, superando i kolchoz e le altre forme minori di proprietà socialista), continua la remunerazione in base al lavoro svolto - meno le detrazioni - ma non si tratta più di uno scambio di merci e la misura del lavoro non avviene più nella forma del valore di scambio.
 
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view post Posted on 31/7/2020, 16:24
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Di nulla, compagno.

CITAZIONE
i lavori individuali non diventano più parti costitutive del lavoro complessivo attraverso un processo indiretto, ma in modo diretto.

Il processo indiretto è lo scambio di merci(che il socialismo come fase si pone come obiettivo da superare). Il processo diretto è quello appunto per cui tutti i prodotti vengono raccolti nei magazzini e il produttore può prenderne quanti ne permette il suo scontrino(che è come un biglietto di teatro non cumulabile e non circolabile, in cui vi sono scritte le ore di lavoro prestate). Quindi viene superato anche il denaro(come dice Marx nel Capitale, il buono di lavoro non è denaro perché non circola). Sono ovviamente gli obiettivi del socialismo come fase e non - come pensano i bordighisti - il socialismo tout court. Una volta raggiunti quegli obiettivi e quindi raggiunta la estinzione delle classi e anche di possibili nuove classi antagoniste(sia sul piano interno che esterno) allora il socialismo inizia la sua fase discendente, ovvero lo Stato si estingue gradualmente e la quantità di prodotti - permesso dall'immenso sviluppo di forze produttive - permette di non razionarli più in base alla legge del valore(che abbiamo visto - dalle citazioni di Marx - vigere in parte anche nella fase tarda del socialismo, seppur non nella forma dello scambio di merci nel senso capitalistico del termine) e allora "a ciascuno secondo i propri bisogni" oltre che ovviamente "a ciascuno secondo le proprie capacità".
Ma questo avviene solo riducendo la dimensione del dominio della legge del valore a quei valori minimi citati da Marx e infine distruggendo anche queste ultime vestigia. E questo non avviene se non nella forma di una contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione. Dunque l'eliminazione di classi antagoniste non avviene come la discesa del Messia dal cielo, ma nella forma di una costante lotta di classe che si converte infine(eliminati gli ultimi supporti per il rigoglio della classe degli sfruttatori) nel suo contrario: assenza di classi e assenza di lotta di classe. Allora saremo - come detto prima - nella fase superiore del comunismo, ovvero il comunismo propriamente detto nel quale lo Stato si estingue in quanto del tutto inutile(non esistono classi). Dunque la scomparsa delle classi non può che avvenire nella misura in cui si impone - con evidenti contraddizioni - alla produzione lo smantellamento delle ultime vestigia degli ultimi residui borghesi(legge del valore, quindi scontrino compreso etc.). È un processo contraddittorio e non semplicemente graduale alla maniera dell'evoluzione.

Saremo nella fase del comunismo nel momento in cui il produttore potrà prelevare dai magazzini quanto vuole, in base ai suoi bisogni, sulla base del fatto che egli ha partecipato(secondo le sue capacità) al lavoro. Non preleva più quanto dà, ma quanto ne ha bisogno.

L'abbondanza di un prodotto rende uguale a 0 la lotta per accapparrarselo. Non vi sarebbero - normalmente - persone che prelevano quantità immense di prodotti. Per quale motivo dovrebbero se il prodotto è disponibile in assoluta abbondanza? Sarebbe come immaginarsi la gente di oggi che si mette a rubare più aria di quella che serve a respirare.

La gente oggi ruba o compra più del dovuto(vedi la questione amuchina) per via della penuria possibile. Ma se la penuria non è più possibile, noi abbiamo storicamente osservato come le persone smettano automaticamente di avere atteggiamenti del genere verso oggetti che sono abbondanti per quanto richiesti(ovviamente astraendo da differenze di reddito).

CITAZIONE
la misura del lavoro non avviene più nella forma del valore di scambio.

Intendi il valore di scambio della forza-lavoro? In quel caso, no, non avviene più. Non verrebbe più pagato il valore di scambio della forza-lavoro, in quanto viene abolito il salario e ad esser pagato è il lavoro stesso prestato(salvo le detrazioni). Ovviamente questa è ancora una fase inferiore del comunismo. L'obiettivo è superare anche queste ultime vestigia della legge del valore.

Edit:



Mi ero dimenticato questa parte:
CITAZIONE
come hanno affrontato i problemi denunciati da Mao nei paesi socialisti superstiti? Intendo Cuba e Corea, perché la Cina e il Vietnam si sono da tempo aperti al capitalismo.

Per quanto riguarda la Cuba attuale non saprei se parlare di socialismo. Non sono abbastanza informato.

Per quanto riguarda la Corea del Nord, non saprei. Forse il metodo delle sotto-squadre in ambito agricolo(sperimentato negli anni '60 in poche cooperative e poi esteso su scala nazionale) ha evitato fenomeni burocratici e dirigistici. Ma non saprei. Non sono abbastanza informato a riguardo e anzi me lo chiedevo io stesso negli scorsi giorni.

Devo dire però che la chiusura(necessaria) della Nord Corea impedisce anche di attingere a notevoli informazioni a riguardo, di cui avremmo bisogno per uno studio scientifico del fenomeno.

Bisogna anche contare che la Corea è molto piccola e questo permette un maggiore controllo. Vi sono diversi comunicati nord coreani in cui si esorta a non abbassare la guardia nella lotta di classe. Kim Jong-un nel suo primo discorso al Comitato centrale del 6 aprile 2012, disse:

«La costruzione di uno Stato socialista prospero e potente si accompagna ad un’aspra lotta di classe per sradicare tutte le pratiche ostili e non socialiste. Le organizzazioni di partito devono condurre gli organi giuridici ad assolvere la nobile missione e il sacro dovere di difendere con fermezza il regime socialista e le conquiste della rivoluzione e proteggere efficacemente la vita, la proprietà e la sicurezza del popolo»

E questo portò ad un'aspra lotta di classe contro elementi legati al capitalismo come la liquidazione della cricca di Jang Song Thaek(il famoso “zio sbranato dai cani” lol) che fin dalla fine degli anni ’80 raccoglieva in rigoroso silenzio metalli rari e fondi monetari con cui aveva tentato di dare vita ad un’economia parallela da rafforzare dopo un eventuale golpe. Nel comunicato relativo alla sua giusta esecuzione, si legge:

«Jang coltivava il folle sogno che, una volta conquistato il potere con vili stratagemmi, il suo vero volto di spregevole “riformista” noto al mondo esterno avrebbe aiutato il suo “nuovo governo” ad ottenere il “riconoscimento” dei paesi stranieri».

Quindi non è che non vi sia il riformarsi di elementi borghesi. Solo che la piccolezza del paese(sia in termini geografici che in termini di popolazione: 25.5 milioni) e la sua enorme chiusura imposta e intrapresa in maniera autonoma, permette che le misure del Partito siano vincenti, seppur non basate su una forte mobilitazione di massa come insegnato da Mao.

In paesi enormi come la Cina o l'URSS o anche solo mediamente grandi come l'Italia o la Francia e in condizioni di rivoluzioni vincenti(quindi non totale chiusura come avviene in casi di ritirata di classe) le sole misure amministrative portano a ciò che abbiamo visto altrove.

D'altra parte la chiusura non è efficace tanto per motivi esterni, ma perché una totale chiusura porta ad un perenne controllo dell'interno(per via di eventuali infiltrazioni esterne) e questo perenne controllo porta a scoprire più facilmente lo stesso nemico interno(che è sempre quello più temibile). È dunque una specie di ottimo effetto collaterale.

Purtroppo l'isolamento della Corea sta portando quest'ultima a delle flebili aperture(almeno, da quel che ho letto, ma potrei sbagliarmi), seppur ancora sotto controllo direttivo del Partito e dello Stato. Ma ho paura che a lungo andare diventeranno elementi fuori controllo, specie in concomitanza con i continui tentativi cinesi che potrebbero acuire il tutto.
Non siamo ancora in quella fase. Ma non mi stupirei se nel giro di 30 anni si facessero vedere le prime avvisaglie. Vedremo e speriamo di no. Speriamo anche che per quel tempo il movimento proletariato internazionale potrà dirsi finalmente in attacco, piuttosto che in ritirata.

Edited by Ruhan - 31/7/2020, 21:17
 
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view post Posted on 31/7/2020, 20:48
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Solo che la piccolezza del paese(sia in termini geografici che in termini di popolazione: 25.5 milioni) e la sua enorme chiusura imposta e intrapresa in maniera autonoma, permette che le misure del Partito siano vincenti, seppur non basate su una forte mobilitazione di massa come insegnato da Mao.

Questo ragionamento per l'Albania (ancora più piccola della Corea del nord) non vale?
 
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CITAZIONE (Nikos Zachariadis @ 31/7/2020, 21:48) 
CITAZIONE
Solo che la piccolezza del paese(sia in termini geografici che in termini di popolazione: 25.5 milioni) e la sua enorme chiusura imposta e intrapresa in maniera autonoma, permette che le misure del Partito siano vincenti, seppur non basate su una forte mobilitazione di massa come insegnato da Mao.

Questo ragionamento per l'Albania (ancora più piccola della Corea del nord) non vale?

Dipende da una gran quantità di condizioni, immagino.

Come ipotizzato(ma era una ipotesi lanciata per aria, non avendo abbastanza info sulla Nord Corea) la chiusura imposta da sanzioni e dal pericolo esterno porta ad un continuo ed efficace controllo quasi "orwelliano"(del tutto positivo perché nelle mani di un Partito che è realmente avanguardia rivoluzionaria) che unito a tendenze estremamente socialistiche del passato(i risultati socialisti in Nord Corea furono avanzatissimi fin dagli anni '60) che hanno ritardato il riformarsi di elementi borghesi troppo potenti, porta al poter colpire in tempo ogni elemento borghese in formazione.

Insomma, mentre cercano il nemico esterno, trovano spesso quello interno(il più pericoloso) e gli danno quattro calci sonori nel deretano. Questo non blocca il riformarsi di quegli elementi, ma lo rallenta.

E dato che il controllo di una zona piccola risulta più facile di quello di una zona immensa, questo metodo nelle condizioni coreane risulta per il momento efficace.
Non risulterà efficace qualora quegli elementi si potenziassero e raggiungessero vari segmenti del Partito.

Quindi, appunto, dipende da vari elementi in cui la piccolezza del paese risulta essere uno dei vari elementi che aiutano a ritardare il tutto.
 
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