Comunismo - Scintilla Rossa

GLI INSEGNAMENTI DI ENVER HOXHA OGGI SONO PIÙ ATTUALI CHE MAI, ARTICOLO TROVATO IN RETE

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view post Posted on 9/7/2020, 20:48
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E Mao come pensava di risolvere questo problema, allentando la lotta di classe e riconciliando sfruttati e sfruttatori? Non credi che siano proprio queste le cause che hanno permesso la salita al potere dei borghesi?

Continui ad invertire i termini.

Mao non allenta un bel nulla. La lotta di classe(nella sua fase ancora non acuta) era oggettivamente "allentata", ma non rispetto al passato(nel quale, per combattere l'imperialismo, proletariato e borghesia nazionale avevano dovuto allearsi), ma rispetto al futuro!!

Come fai a parlare di lotta di classe allentata rispetto al passato se nel passato la lotta di classe era addirittura secondaria rispetto alla contraddizione principale con l'imperialismo? Allentata rispetto a cosa? È come giudicare il grado 1 di surriscaldamento come minore rispetto al grado 0.

La salita al potere dei borghesi è l'effetto politico di una acutizzazione sempre maggiore della contraddizione di classe. Acutizzazione che porta ad una lotta mortale per il potere che vede - purtroppo - la conversione graduale della borghesia in elemento dominante.

La salita al potere della borghesia non è - come vorresti tu - un effetto dell'allentamento della lotta di classe, ma - al contrario - l'effetto di una incredibile acutizzazione della lotta di classe che diviene lotta per la vita(potere) o la morte(disfatta).

CITAZIONE
In realtà l'esercito aveva da sempre il ruolo predominante

Questa è la solita retrodatazione delle situazioni tipica di Hoxha. Una situazione venutasi a creare a ridosso della presa del potere da parte della borghesia(e meno male!!!) Hoxha la retrodata facendola diventare la condizione eterna della Cina socialista. Tipico dell'idealismo dogmatico non capire la dialettica dei processi ed eternizzare i risultati ponendoli identici fin dall'inizio del processo.

CITAZIONE
Per Lenin la NEP era un passo indietro TEMPORANEO dovuto alle condizioni reali della Russia

Idem per la Cina semi-feudale.

CITAZIONE
Per Mao invece i rapporti con la borghesia non erano temporanei, ma ILLIMITATI fino al raggiungimento del comunismo

Qua - scusa compagno - ma siamo al delirio hoxhaista. Mao non afferma una cosa del genere. So che avrebbe fatto comodo alle tesi di Hoxha, ma la politica dei cento fiori non fu mai quella cosa. Tanto che - contro ogni tuo schema - venne conclusa nel giro di un anno!

CITAZIONE
I "Cento Fiori" sono una negazione del ruolo d'avanguardia del proletariato

Hoxha giudicava - opportunisticamente -
allo stesso modo la guida maoista della rivoluzione culturale proletaria cinese...
A te la scelta: se fidarti di un bugiardo cronico(che hai tu stesso riconosciuto non aver detto la verità pur essendo in grado di smentire l'ipotesi che la tesi della coesistenza pacifica denghista fosse maoista) o non fidarti.

CITAZIONE
E per di più questi partiti della borghesia, i quali, secondo lui, «erano storici», non possono estinguersi prima che si estingua anche il
Partito Comunista Cinese, in altre parole coesisteranno fino al comunismo. Secondo il «maotsetungpensiero», solo con la collaborazione di tutte le classi e di tutti i partiti
può esistere un nuovo regime democratico, e si può costruire il socialismo. Una simile concezione della democrazia socialista, del sistema politico
socialista, concezione basata sulla «prolungata coesistenza e sul controllo reciproco» di tutti i partiti, molto simile alle attuali tesi dei revisionisti italiani, francesi, spagnoli ecc., è un’aperta nega-
zione del ruolo dirigente ed esclusivo del partito
marxista-leninista nella rivoluzione e nella costruzione del socialismo.(Enver Hoxha, Imperialismo e Rivoluzione)

Ti ho linkato i testi di Mao. Puoi consultarli tu stesso e renderti conto che questo delirio hoxhaista non ha nè capo né coda come non ne aveva quello kruscioviano.
Le cricche burocratiche sono solite attaccare in questo modo le linee rivoluzionarie.

CITAZIONE
I revisionisti, la borghesia reazionaria e i suoi partiti si sforzano di definire la nostra teoria, il marxismo-leninismo, un dogma, qualcosa di fisso,
rigido, che non si adatta, a loro dire, ai tempi attuali, pieni di dinamismo e di vitalità. Ma se vogliamo parlare di dinamismo e di vitalità, il marxismo-leninismo è l’unica dottrina ad averne, essendo la teoria della classe operaia, la classe so-
ciale più avanzata, la più attiva e la più rivoluzionaria, che ha una giusta concezione del mondo,
che produce i beni materiali e che è costantemente in azione(Enver Hoxha, Imperialismo e Rivoluzione)

Stessi argomenti di Bordiga sul marxismo invariante.
Si scambia il mantenere i principi(che sono risultati scientifici verificati dalla prassi) con la loro applicazione adattata alle condizioni concrete. E in questo modo anche la NEP di Lenin anziché una necessità(necessaria proprio ad applicare i principi) dettata dalle condizioni concrete, diventa un tradimento di quei principi.
Si scambia l'astrazione scientifica con l'esperimento(la prassi concreta).

Si scambiano - nel caso di Hoxha - i principi per una situazione storica(quella della Russia imperialista) da applicare ovunque allo stesso modo.

In realtà il dogmatico è il vero traditore dei principi marxisti-leninisti, poiché non adattandosi alla situazione concreta non è nemmeno in grado di raggiungere concretamente i fini socialisti, tradendoli di fatto. È il caso di Bordiga ad esempio.
Quegli stessi fraintendimenti Hoxhaisti portarono molti(menscevichi etc) ad una critica spietata della stessa rivoluzione bolscevica poiché non rispettava in pieno gli schemi delineati da Marx.

Si scambia il sistema(chiuso) con la scienza. Il marxismo-leninismo è scienza, si misura con la prassi, viene verificato dalla prassi, conosce attraverso la prassi. Non attraverso sistemi filosofici chiusi e buoni solo per un gioco di ruolo da tavolo.

CITAZIONE
Poi il leninismo è universale, non un adattamento alle condizioni della Russia dell'epoca, quindi, sostenendo che Mao non fosse ispirato da molte teorie che fondano il leninismo solo perché la Cina era più arretrata, stai negando il carattere universale del leninismo

Non si è detto questo. Si è detto che Mao proprio perché leninista fece quel che fece.
Ho fatto mille volte il paragone con la NEP. Il leninismo(come del resto il marxismo) insegna ad adattare la propria prassi rivoluzionaria alle condizioni concrete. Insegna che la prassi è la verifica della teoria e non il contrario come vorresti tu e come vorrebbe Hoxha.

CITAZIONE
Non capisco perché dovrei offendermi, stiamo semplicemente discutendo

Metto le mani avanti nel caso i miei toni sembrassero duri. :)

CITAZIONE
È stato Mao che, con le "due linee", ha negato il carattere monolitico del partito del proletariato permettendo a simili individui di insediarsi al suo interno. La "Rivoluzione Culturale" non era per nulla proletaria, era semplicemente una lotta tra due fazioni revisioniste

Il carattere monolitico del partito. Hai detto bene. Ecco cosa interessava ad Hoxha.
Hoxha(di cui riporti le tesi con una esattezza da scolaro) critica la Rivoluzione Culturale Proletaria fingendosi difensore di una supposta sinistra soppressa dal maoismo. Deve inventarsi(come i revisionisti) una sinistra oppressa dal malvagio Mao per poter attaccare la vera sinistra, ovvero quella di Mao. Quella linea di sinistra che faceva tremare fin sopra il berretto la burocrazia albanese e il suo capobanda Hoxha.

Hoxha difende il monolitismo del partito non perché lo veda come causa della presa del potere della borghesia. Lo difende come Krusciov lo difese per mettere a tacere la sinistra di Molotov etc. Ecco il reale motivo di classe dei goffi attacchi di Hoxha.

Edited by Ruhan - 10/7/2020, 05:46
 
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Continui ad invertire i termini.

Mao non allenta un bel nulla. La lotta di classe(nella sua fase ancora non acuta) era oggettivamente "allentata", ma non rispetto al passato(nel quale, per combattere l'imperialismo, proletariato e borghesia nazionale avevano dovuto allearsi), ma rispetto al futuro!!

Come fai a parlare di lotta di classe allentata rispetto al passato se nel passato la lotta di classe era addirittura secondaria rispetto alla contraddizione principale con l'imperialismo? Allentata rispetto a cosa? È come giudicare il grado 1 di surriscaldamento come minore rispetto al grado 0.

La salita al potere dei borghesi è l'effetto politico di una acutizzazione sempre maggiore della contraddizione di classe. Acutizzazione che porta ad una lotta mortale per il potere che vede - purtroppo - la conversione graduale della borghesia in elemento dominante.

La salita al potere della borghesia non è - come vorresti tu - un effetto dell'allentamento della lotta di classe, ma - al contrario - l'effetto di una incredibile acutizzazione della lotta di classe che diviene lotta per la vita(potere) o la morte(disfatta).

Non intendevo che Mao avesse allentato la lotta di classe rispetto al passato, in questo caso stavo parlando dell'edificazione del socialismo in cui Mao condivideva la stessa tesi dei revisionisti jugoslavi secondo cui si puó raggiungere il socialismo con la conciliazione di classe, negando così l'inevitabile acutizzazione della lotta di classe nel socialismo. Proprio per questo motivo i borghesi hanno avuto piede libero per la presa del potere. Un'intesa con la borghesia la si puó anche trovare, ma solo per un tempo breve, non illimitatamente come invece credeva Mao

CITAZIONE
Qua - scusa compagno - ma siamo al delirio hoxhaista. Mao non afferma una cosa del genere. So che avrebbe fatto comodo alle tesi di Hoxha, ma la politica dei cento fiori non fu mai quella cosa. Tanto che - contro ogni tuo schema - venne conclusa nel giro di un anno!

E invece, contrariamente a quello che tu possa pensare, "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo" l'ho letta e ti dirò di più: me l'hanno spedita quelli del PMLI XD

CITAZIONE
Hoxha giudicava - opportunisticamente -
allo stesso modo la guida maoista della rivoluzione culturale proletaria cinese...
A te la scelta: se fidarti di un bugiardo cronico(che hai tu stesso riconosciuto non aver detto la verità pur essendo in grado di smentire l'ipotesi che la tesi della coesistenza pacifica denghista fosse maoista) o non fidarti.

Aver commesso un errore di valutazione non significa essere dei bugiardi cronici, tra l'altro, come ti ho fatto notare precedentemente, nemmeno Hoxha è sicuro che la "teoria dei tre mondi" storpiata fosse farina del sacco di Mao

CITAZIONE
Stessi argomenti di Bordiga sul marxismo invariante.
Si scambia il mantenere i principi(che sono risultati scientifici verificati dalla prassi) con la loro applicazione adattata alle condizioni concrete. E in questo modo anche la NEP di Lenin anziché una necessità(necessaria proprio ad applicare i principi) dettata dalle condizioni concrete, diventa un tradimento di quei principi.
Si scambia l'astrazione scientifica con l'esperimento(la prassi concreta).

Si scambiano - nel caso di Hoxha - i principi per una situazione storica(quella della Russia imperialista) da applicare ovunque allo stesso modo.

In realtà il dogmatico è il vero traditore dei principi marxisti-leninisti, poiché non adattandosi alla situazione concreta non è nemmeno in grado di raggiungere concretamente i fini socialisti, tradendoli di fatto. È il caso di Bordiga ad esempio.
Quegli stessi fraintendimenti Hoxhaisti portarono molti(menscevichi etc) ad una critica spietata della stessa rivoluzione bolscevica poiché non rispettava in pieno gli schemi delineati da Marx.

Si scambia il sistema(chiuso) con la scienza. Il marxismo-leninismo è scienza, si misura con la prassi, viene verificato dalla prassi, conosce attraverso la prassi. Non attraverso sistemi filosofici chiusi e buoni solo per un gioco di ruolo da tavolo.

Penso che abbia già spiegato a sufficienza il ruolo controrivoluzionario di alcune politiche di Mao

CITAZIONE
Metto le mani avanti nel caso i miei toni sembrassero duri. :)

Finché non mi attacchi sul personale, per me puoi dire quello che vuoi senza che io mi offenda
 
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stessa tesi dei revisionisti jugoslavi secondo cui si puó raggiungere il socialismo con la conciliazione di classe

Ma come fai a paragonare la Jugoslavia capitalista con la Cina semi-feudale? :lol:

Se le situazioni erano totalmente differenti, allora lo erano anche i rapporti tra le classi e il livello di acutezza della contraddizione di classe e questo perché le situazioni sono esse stesse determinate dai rapporti contraddittori tra le classi!

Mao non concilió un bel nulla. I rapporti tra borghesia e proletariato erano oggettivamente conciliati per via della comune lotta contro l'invasione imperialista. Il Partito non fece altro che guidare tali rapporti in modo da poter - all'indomani della disfatta dell'imperialismo - far sì che il proletariato prendesse il potere, prima che la borghesia nazionale sfruttasse la situazione a proprio vantaggio.

Da lì in poi la contraddizione si acutizzó sempre più e la politica dei cento fiori fa parte proprio di questa acutizzazione e di questa necessità del proletariato di divenire anche ideologicamente dominante confrontandosi pubblicamente con le idee borghesi dominanti ovunque negli strati intellettuali etc.

La conciliazione di cui parli tu non è esistita se non nelle fantasie di Hoxha. Di quale conciliazione parli se - invece - si partí da una situazione di conciliazione(dovuta alla guerra contro l'imperialismo) e si andò via via verso una acutizzazione che culminerà infine con la gloriosa rivoluzione culturale proletaria(purtroppo non vincitrice come spesso accade nelle guerre :D) contro il centro preso d'assalto dalla borghesia?

CITAZIONE
negando così l'inevitabile acutizzazione della lotta di classe nel socialismo

Mao la affermò invece continuamente e quasi ossessivamente.

Tu eternizzi degli scritti che Mao compose in fasi di minore acutezza della contraddizione con la borghesia nazionale e continui a non considerare la Cina per quello che fu, ovvero dominata da un modo di produzione sostanzialmente semi-feudale e non borghese(se non in zone minoritarie)!

CITAZIONE
Proprio per questo motivo i borghesi hanno avuto piede libero per la presa del potere

Continui ad invertire i termini :D

La borghesia non ha avuto nessun piede libero, ma anzi, proprio perché non ne aveva dovette scegliere tra essere soppressa definitivamente o prendere il potere con la forza parassitando il Partito della sua classe nemica!

Ti sfugge il funzionamento delle contraddizioni. Ragioni (ancora) in modo logico-formale.

CITAZIONE
ma l'hanno spedita quelli del PMLI

Ogni tanto fanno qualcosa di buono :lol:

CITAZIONE
Aver commesso un errore di valutazione non significa essere dei bugiardi cronici, tra l'altro, come ti ho fatto notare precedentemente, nemmeno Hoxha è sicuro che la "teoria dei tre mondi" storpiata fosse farina del sacco di Mao

Il fatto è che è palese a chiunque che non fosse farina del sacco di Mao come non lo fosse di Lenin(tesi sostenuta invece da Krusciov e compagnia). Scegli tu: o Hoxha era un idiota o mentiva fingendo.

Hoxha finge in modo retorico con quel "SE". È retorica, compagno. Non dubbio reale.
I passi da te postati sono un concentrato di menzogne palesi. Pare che Hoxha abbia visto un film tutto suo. Un film che faceva comodo alla sua cricca.

CITAZIONE
Penso che abbia già spiegato a sufficienza il ruolo controrivoluzionario di alcune politiche di Mao

Spiegato? :D

Quelli di Hoxha sono deliri conditi di menzogne.
Attribuire tesi false e atti falsi a qualcuno, non significa spiegare. Significa mentire per far quadrare le proprie calunnie.

Edited by Ruhan - 10/7/2020, 05:47
 
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Ma come fai a paragonare la Jugoslavia capitalista con la Cina feudale? :lol:

Se le situazioni erano totalmente differenti, allora lo erano anche i rapporti tra le classi e il livello di acutezza della contraddizione di classe e questo perché le situazioni sono esse stesse determinate dai rapporti contraddittori tra le classi!

Mao non concilió un bel nulla. I rapporti tra borghesia e proletariato erano oggettivamente conciliati per via della comune lotta contro l'invasione imperialista. Il Partito non fece altro che guidare tali rapporti in modo da poter - all'indomani della disfatta dell'imperialismo - far sì che il proletariato prendesse il potere, prima che la borghesia nazionale sfruttasse la situazione a proprio vantaggio.

Da lì in poi la contraddizione si acutizzó sempre più e la politica dei cento fiori fa parte proprio di questa acutizzazione e di questa necessità del proletariato di divenire anche ideologicamente dominante confrontandosi pubblicamente con le idee borghesi dominanti ovunque negli strati intellettuali etc.

La conciliazione di cui parli tu non è esistita se non nelle fantasie di Hoxha. Di quale conciliazione parli se - invece - si partí da una situazione di conciliazione(dovuta alla guerra contro l'imperialismo) e si andò via via verso una acutizzazione che culminerà infine con la gloriosa rivoluzione culturale proletaria(purtroppo non vincitrice come spesso accade nelle guerre :D) contro il centro preso d'assalto dalla borghesia?

I motivi per cui reputo conciliazioniste molte scelte politiche promosse da Mao li ho già spiegati. Non c'entra nulla che la Jugoslavia fosse più avanzata della Cina, perché per Mao quest' alleanza con i borghesi era a tempo indeterminato e non temporanea (e anche se fosse stata temporanea l'aver permesso la creazione di altri partiti è controrivoluzionario). Inoltre, dato che con ogni probabilità consideri il maoismo "la tappa più avanzata e un'ulterirore sviluppo del marxismo-leninismo", come mai giustifichi le scelte conciliazioniste di Mao sostenendo che fossero dovute a condizioni della Cina dell'epoca? Da come parli quindi, in Italia e in altri paesi il maoismo non sarebbe applicabile, quindi non è universale? Perdonami per il dubbio

CITAZIONE
Mao la affermò invece continuamente e quasi ossessivamente.

Tu eternizzi degli scritti che Mao compose in fasi di minore acutezza della contraddizione con la borghesia nazionale e continui a non considerare la Cina per quello che fu, ovvero dominata da un modo di produzione sostanzialmente feudale e non borghese!

Invece per Mao le concessioni ai borghesi erano a tempo indeterminato

CITAZIONE
Continui ad invertire i termini :D

La borghesia non ha avuto nessun piede libero, ma anzi, proprio perché non ne aveva dovette scegliere tra essere soppressa definitivamente o prendere il potere con la forza parassitando il Partito della sua classe nemica!

Ti sfugge il funzionamento delle contraddizioni. Ragioni (ancora) in modo logico-formale.

Infatti non mi riferivo solo all'aver permesso la creazione di altri partiti e alla "teoria dei cento fiori", ma anche alla teoria delle "due linee" all'interno del partito che ha facilitato la presa del potere da parte dei borghesi
 
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Non c'entra nulla che la Jugoslavia fosse più avanzata della Cina

No? :lol:

Quindi neghi nella sostanza il marxismo. Per te il fatto che la Cina fosse prevalentemente feudale e semi-feudale significa nulla nei termini della qualità dei rapporti di classe vigenti e delle strategie conseguenti.
Abbandoni l'analisi di classe pur di seguire Hoxha. Abbandoni Marx pur di seguire Hoxha.

Con il tuo ragionamento anche la NEP di Lenin sarebbe un tradimento bello e buono e se fossi coerente grideresti: "non c'entra nulla che la Russia fosse meno avanzata dell'Inghilterra!"

CITAZIONE
perché per Mao quest' alleanza con i borghesi era a tempo indeterminato e non temporanea

CITAZIONE
Invece per Mao le concessioni ai borghesi erano a tempo indeterminato

Dato che pare tu abbia letto dei testi di Mao segreti a noi comuni mortali, ti invito a citare i passi esatti in cui Mao avrebbe detto una cosa del genere.

Sarà molto semplice mostrarti che hai semplicemente - sotto l'influenza hoxhaista - eternizzato una tattica temporanea rendendola(nella tua testa e non certo in quella di Mao) a tempo indeterminato. E questi sono gli stessi giochini di decontestualizzazione utilizzati da Deng e dalla cricca revisionista cinese odierna per giustificare il "socialismo di mercato".

Ragioni in modo formale e dogmatico. Non cogli la dilettica dei processi contraddittori. Il cambio dei rapporti degli elementi della contraddizione determina un conseguente cambio della acutezza o meno acutezza della contraddizione stessa. La contraddizione pur rimanendo qualitativamente uguale, attraversa fasi di acutezza differenti da affrontare in modi differenti!
Scrive Mao in "Sulla contraddizione":

Nel movimento di opposti che percorre tutto il processo dello sviluppo di una cosa, noi dobbiamo prestare attenzione non solo alle particolarità delle interconnessioni e delle condizioni dei suoi vari aspetti, ma anche alle particolarità proprie di ogni fase del processo di sviluppo.
Nel processo di sviluppo di una cosa, la contraddizione fondamentale del
processo e la qualità del processo determinata da questa contraddizione
fondamentale non scompaiono mai finché il processo non è arrivato al suo compimento; tuttavia nel lungo processo di sviluppo di una cosa normalmente le condizioni in una fase sono differenti dalle condizioni in un’altra fase. Questo avviene perché, sebbene nel lungo processo di sviluppo di una cosa la contraddizione fondamentale e la qualità di tale processo rimangano immutate, tuttavia nelle diverse fasi del lungo processo di sviluppo la contraddizione fondamentale assume forme sempre più acute.》


CITAZIONE
e anche se fosse stata temporanea l'aver permesso la creazione di altri partiti è controrivoluzionario

Vedi la citazione sopra. La fase in cui fu permessa una relativa libertà alla borghesia nazionale è legata essenzialmente al fatto che si configurava una fitta rete di proprietari terrieri praticamente feudali. Fase che la Russia NON attraversò in modo uguale(la rete semi-feudale era stata indebolita da tempo ed era quindi in una fase molto diversa da quella del feudalesimo e semi-feudalesimo prevalente cinese)!(non bisogna confondere i kulaki con i proprietari terrieri cinesi)
Oltre al fatto che(DIFFERENZA FONDAMENTALE) la Cina oltre che prevalentemente feudale e semi-feudale era soprattutto una nazione semi-coloniale(la Russia no!) ed è ovvio quindi trovare dei rapporti di classe completamente diversi determinati dalla lotta all'imperialismo. Rapporti che nella Russia imperialista non potevano venirsi a creare.
Tu pervieni alle medesime conclusioni di Bordiga vedendo nella rivoluzione cinese una semplice rivoluzione borghese. Solo che Bordiga la credeva inevitabile per via delle condizioni feudali della Cina(di cui perlomeno lui si rendeva conto). Tu invece tali condizioni feudali non le vedi e urli contro una supposta controrivoluzione maoista. E non vedi(soprattutto) la condizione semi-coloniale della Cina stupendoti di rapporti di classe che vengono a crearsi proprio da tale situazione.

CITAZIONE
Inoltre, dato che con ogni probabilità consideri il maoismo "la tappa più avanzata e un'ulterirore sviluppo del marxismo-leninismo", come mai giustifichi le scelte conciliazioniste di Mao sostenendo che fossero dovute a condizioni della Cina dell'epoca? Da come parli quindi, in Italia e in altri paesi il maoismo non sarebbe applicabile, quindi non è universale? Perdonami per il dubbio

Dubbio lecito, compagno. Lo stesso però si potrebbe(ed è stato detto proprio da Krusciov in poi fino ad arrivare - in Italia - a Berlinguer) dire del leninismo. Le condizioni russe erano particolari e non applicabili altrove, DUNQUE la rivoluzione bolscevica è priva di valore universale.
Questa tesi è stata spesso sostenuta da revisionisti e socialdemocratici dichiarati.
Ma è una tesi falsa. Il leninismo e il maoismo non sono altro che i nomi che diamo ad una serie di strategie e metodi scientifici di analisi-prassi. Sono i nomi che diamo ad una serie di risultati scientifici. Taluni sono universali, altri - invece - riguardano solo nazioni oppresse, altri ancora riguardavano nazioni prevalentemente agricole.
Ad esempio la strategia maoista della guerra popolare di lunga durata è il risultato scientifico universale elaborato e provato(nella prassi) dal maoismo. Essa è il metodo moderno universale che fa da bussola al proletariato mondiale.

CITAZIONE
alla teoria delle "due linee" all'interno del partito che ha facilitato la presa del potere da parte dei borghesi

Le due linee esistono indipendente dal fatto che tu lo voglia o no. Esistevano anche nel PCUS solo che non venivano ufficialmente riconosciute in nome del monolitismo del partito. Risultato? La linea capitalistica operava nell'oscurità, esaltava pubblicamente Stalin e poi prese il potere dopo la sua morte e usando quello stesso monolitismo del partito come arma contro la sinistra(la linea socialista).

Mao semplicemente specchia questa realtà oggettiva per poterla governare. Questo fa uno scienziato. Tu vuoi negare una realtà e nasconderla sotto il tappeto del monolitismo. Lo fai in buona fede, ne sono più che sicuro.
Hoxha no. Hoxha la nega perché vorrebbe non esistesse per poter continuare a vegetare indisturbato assieme alla sua cricca.

Edited by Ruhan - 10/7/2020, 05:49
 
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No? :lol:

Quindi neghi nella sostanza il marxismo. Per te il fatto che la Cina fosse prevalentemente feudale significa nulla nei termini della qualità dei rapporti di classe vigenti e delle strategie conseguenti.
Abbandoni l'analisi di classe pur di seguire Hoxha. Abbandoni Marx pur di seguire Hoxha.

Con il tuo ragionamento anche la NEP di Lenin sarebbe un tradimento bello e buono e se fossi coerente grideresti: "non c'entra nulla che la Russia fosse meno avanzata dell'Inghilterra!"
Dato che pare tu abbia letto dei testi di Mao segreti a noi comuni mortali, ti invito a citare i passi esatti in cui Mao avrebbe detto una cosa del genere.

Sarà molto semplice mostrarti che hai semplicemente - sotto l'influenza hoxhaista - eternizzato una tattica temporanea rendendola(nella tua testa e non certo in quella di Mao) a tempo indeterminato. E questi sono gli stessi giochini di decontestualizzazione utilizzati da Deng e dalla cricca revisionista cinese odierna per giustificare il "socialismo di mercato".

Ragioni in modo formale e dogmatico. Non cogli la dilettica dei processi contraddittori. Il cambio dei rapporti degli elementi della contraddizione determina un conseguente cambio della acutezza o meno acutezza della contraddizione stessa. La contraddizione pur rimanendo qualitativamente uguale, attraversa fasi di acutezza differenti da affrontare in modi differenti!
Scrive Mao in "Sulla contraddizione":

《Nel movimento di opposti che percorre tutto il processo dello sviluppo di una cosa, noi dobbiamo prestare attenzione non solo alle particolarità delle interconnessioni e delle condizioni dei suoi vari aspetti, ma anche alle particolarità proprie di ogni fase del processo di sviluppo.
Nel processo di sviluppo di una cosa, la contraddizione fondamentale del
processo e la qualità del processo determinata da questa contraddizione
fondamentale non scompaiono mai finché il processo non è arrivato al suo compimento; tuttavia nel lungo processo di sviluppo di una cosa normalmente le condizioni in una fase sono differenti dalle condizioni in un’altra fase. Questo avviene perché, sebbene nel lungo processo di sviluppo di una cosa la contraddizione fondamentale e la qualità di tale processo rimangano immutate, tuttavia nelle diverse fasi del lungo processo di sviluppo la contraddizione fondamentale assume forme sempre più acute.》

Hai decisamente travisato ciò che intendevo, probabilmente per colpa mia che mi sono spiegato male. Non ho detto che la situazione della Cina non contasse nulla, anzi, ho detto che la politica di Mao e Tito è simile in questo caso perché non sostengono alleanze soltanto temporanee con la borghesia (come invece ha fatto Lenin), bensì a tempo indeterminato. "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in senso al popolo" fa intendere chiaramente che Mao predicava l'eterna conciliazione tra le classi durante tutta la fase socialista.

CITAZIONE
Vedi la citazione sopra. La fase in cui fu permessa una relativa libertà alla borghesia nazionale è legata essenzialmente al fatto che si configurava una fitta rete di proprietari terrieri praticamente feudali. Fase che la Russia NON attraversò!

Tu pervieni alle medesime conclusioni di Bordiga vedendo nella rivoluzione cinese una semplice rivoluzione borghese. Solo che Bordiga la credeva inevitabile per via delle condizioni feudali della Cina(di cui perlomeno lui si rendeva conto). Tu invece tali condizioni feudali non le vedi e urli contro una supposta controrivoluzione maoista.

Certo che vedo le condizioni feudali della Cina, infatti sarebbe stata tollerata da me un'alleanza temporanea come nel caso della NEP di Lenin, ma non una che sarebbe dovuta durare fino al comunismo

CITAZIONE
Dubbio lecito, compagno. Lo stesso però si potrebbe(ed è stato detto proprio da Krusciov in poi fino ad arrivare - in Italia - a Berlinguer) dire del leninismo. Le condizioni russe erano particolari e non applicabili altrove, DUNQUE la rivoluzione bolscevica è priva di valore universale.
Questa tesi è stata spesso sostenuta da revisionisti e socialdemocratici dichiarati.
Ma è una tesi falsa. Il leninismo e il maoismo non sono altro che i nomi che diamo ad una serie di strategie e metodi scientifici di analisi-prassi. Sono i nomi che diamo ad una serie di risultati scientifici. Taluni sono universali, altri - invece - riguardano solo nazioni oppresse, altri ancora riguardavano nazioni prevalentemente agricole.
Ad esempio la strategia maoista della guerra popolare di lunga durata è il risultato scientifico universale elaborato e provato(nella prassi) dal maoismo. Essa è il metodo moderno universale che fa da bussola al proletariato mondiale.

Secondo me qui hai di nuovo travisato ciò che ho detto. Non ho mai detto che tutta la fase della rivoluzione socialista con la successiva edificazione del socialismo in Urss debba essere copia e incollata così com'è e ripdodotta in tutti i paesi del mondo. Ho solo detto che IL LENINISMO è universale: quindi la rivoluzione socialista, la dittatura del proletariato, il partito unico, l'unità di partito ecc. Invece la NEP non è universale e non fa parte drl leninismo, perché fu istituita solo per via delle condizioni della Russia dell'epoca. Questo intendevo. Berlinguer invece negava gli insegnamenti basilari del leninismo considerandoli superati (in realtà il sardo regredì verso posizioni socialdemocratiche kautskyane). Quello che chiedevo io è quali sono le leggi universali del maoismo? Dato che hai detto che praticamente tutta la politica di Mao era dovuta solo alle condizioni cinesi.


CITAZIONE
Le due linee esistono indipendente dal fatto che tu lo voglia o no. Esistevano anche nel PCUS solo che non venivano ufficialmente riconosciute in nome del monolitismo del partito. Risultato? La linea capitalistica operava nell'oscurità, esaltava pubblicamente Stalin e poi prese il potere dopo la sua morte e usando quello stesso monolitismo del partito come arma contro la sinistra(la linea socialista).

Mao semplicemente specchia questa realtà oggettiva per poterla governare. Questo fa uno scienziato. Tu vuoi negare una realtà e nasconderla sotto il tappeto del monolitismo. Lo fai in buona fede, ne sono più che sicuro.
Hoxha no. Hoxha la nega perché vorrebbe non esistesse per poter continuare a vegetare indisturbato assieme alla sua cricca.

Questi punti di vista sono diametralmente
opposti agli insegnamenti leninisti sul partito comunista in quanto reparto organizzato e d’avanguardia, che deve avere un’unica linea e un’unità
di pensiero e d’azione d’acciaio.
La lotta di classe, in seno al partito, in quanto riflesso della lotta di classe che si svolge al suo esterno, non ha nulla in comune con le concezioni di Mao Tsetung sulle «due linee nel partito». Il Partito non è un’arena di classi e di lotta fra classi antagoniste, non è un insieme di persone con scopi contrapposti. Il vero partito marxista-leninista è solo il partito della classe operaia e ha, alla sua base, gli interessi di quest’ultima. Questo è il
fattore determinante del trionfo della rivoluzione e della costruzione del socialismo. G. V. Stalin, difendendo i principi leninisti sul partito, che non
ammettono l’esistenza di parecchie linee, correnti avversarie nel partito comunista, rilevava che «...il Partito Comunista è il partito monolitico del proletariato e non un partito di un blocco di elementi appartenenti a diverse classi.»
(Enver Hoxha, Imperialismo e Rivoluzione)
 
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alleanze soltanto temporanee con la borghesia (come invece ha fatto Lenin), bensì a tempo indeterminato. "Sualla giusta soluzione delle contraddizioni in senso al popolo" fa intendere chiaramente che Mao predicava l'eterna conciliazione tra le che classi.

CITAZIONE
ma non una che sarebbe dovuta durare fino al comunismo

Tu continui ad argomentare presupponendo che Mao abbia sostenuto tale tesi. Ma dato che questo è falso(come andremo a dimostrare), tutte le tue argomentazioni si sciolgono come neve al sole.

Mao nel testo da te citato è molto chiaro nel circoscrivere 1) la strategia alla sola situazione particolare cinese(feudale, semi-feudale e semi-coloniale, nella quale la borghesia nazionale è di un tipo qualitativamente differente dalla borghesia di un paese imperialista); 2) nel presupporre che la borghesia verrà gradualmente soppressa(come classe!) attraverso la costruzione socialista e 3) che se la borghesia nazionale dovesse impostare una lotta palese nei confronti della edificazione socialista, allora la contraddizione si sarebbe evoluta in contraddizione antagonistica e sarebbero stati necessari - dunque - metodi violenti.

《Nel nostro paese, le contraddizioni tra la classe operaia e la borghesia nazionale fanno parte delle contraddizioni in seno al popolo. La lotta di classe tra la classe operaia e la borghesia nazionale appartiene in linea generale alla lotta di classe in seno al popolo, ciò perché la borghesia nazionale nel nostro paese ha un carattere duplice. Nel periodo della rivoluzione democratica borghese essa aveva un carattere rivoluzionario e, contemporaneamente, una tendenza al compromesso. Nel periodo della rivoluzione socialista lo sfruttamento della classe operaia per trarne profitto costituisce un aspetto della natura della borghesia nazionale, mentre il sostegno alla Costituzione e la disponibilità ad accettare la trasformazione socialista ne costituiscono l’altro. La borghesia nazionale è diversa dagli imperialisti, dai proprietari terrieri e dalla borghesia burocratica. La contraddizione tra la classe operaia e la borghesia nazionale è una contraddizione tra sfruttati e sfruttatori ed è per se stessa una contraddizione antagonista. Tuttavia nelle condizioni concrete del nostro paese, se la si tratta nel dovuto modo, la contraddizione antagonista tra queste due classi si può trasformare in una contraddizione non antagonista ed essere risolta con metodi pacifici. Se invece noi non la trattiamo correttamente, vale a dire se non applichiamo nei riguardi della borghesia nazionale una politica di unione, di critica e di educazione, o se la borghesia nazionale non accetta una tale politica, la contraddizione tra la classe operaia e la borghesia nazionale può trasformarsi in una contraddizione tra noi e i nostri nemici》.

Tu neghi questa politica perché parli della borghesia cinese, ma in realtà la analizzi come se essa fosse la borghesia di un normale paese imperialista come la Russia.
Qual è la differenza? La differenza è concretissima.

La borghesia di un paese imperialista è una borghesia qualitativamente dotata di una forza maggiore rispetto ad una borghesia di un paese semi-feudale e semi-coloniale. Dunque è una borghesia capace di figurare come elemento principale nella contraddizione di classe e con essa è impossibile ogni tipo di risoluzione non antagonistica della contraddizione.
Con una borghesia debole, questa risoluzione pacifica è possibile, ma non nel senso di eternizzare l'esistenza della borghesia fino all'avvento del comunismo, ma nel senso di sopprimere la classe borghese(attraverso l'edificazione socialista) senza che tale soppressione sia di carattere antagonistico e violento. Questo è possibile solo in un paese semi-coloniale e semi-feudale nel quale la borghesia è abbastanza debole e ha dunque possedimenti di minore portata, è maggiormente controllabile etc. etc.
È un tipo di borghesia peculiare e da trattare in modo peculiare, fintanto la contraddizione rimane meno acuta.

Dunque no, non ho travisato. Tu dichiari a parole di considerare le condizioni particolari della Cina e subito dopo te ne dimentichi e procedi argomentando come se queste non esistessero, applicando meccanicamente i tuoi schemi e paragonando la Jugoslavia capitalista alla Cina semi-feudale e semi-coloniale...
CITAZIONE
Certo che vedo le condizioni feudali della Cina

E invece continui a scrivere come se non le vedessi affatto, come non vedi quelle semi-coloniali.

CITAZIONE
Non ho mai detto che tutta la fase della rivoluzione socialista con la successiva edificazione del socialismo debba essere copia e incollata così com'è e ripdodotta in tutti i paesi del mondo

Non lo hai mai detto in modo palese, ma in realtà lo hai fatto e continui a farlo. Vedi la questione dell'Industria pesante. Vedi la questione della ubicazione delle industrie. Vedi la questione dei rapporti di classe. Appicchichi l'URSS ovunque perché viene semplice farlo, ma è un errato metodo di analisi.

CITAZIONE
Ho solo detto che IL LENINISMO è universale: quindi la rivoluzione socialista, la dittatura del proletariato, il partito unico, l'unità di partito ecc

Tutte cose mai negate da Mao..

Come mai Mao ha sostenuto l'esistenza di partiti borghesi al potere nella forma del parlamentarismo borghese..

《Essi ritengono che sotto il nostro regime di democrazia popolare c’è troppa poca libertà e che nel regime democratico parlamentare dell’Occidente ve ne è di più. Essi chiedono l’instaurazione di un sistema a due partiti, come in Occidente, con un partito al governo e l’altro all’opposizione. Ma questo cosiddetto sistema bipartitico non è altro che un mezzo per mantenere la dittatura della borghesia e non potrebbe in alcun caso garantire la libertà dei lavoratori.》

Sempre dal testo da te citato.

Mao sostiene(una volta superata la fase di nuova democrazia necessaria ad abbattere il potere dei proprietari terrieri compradori e della borghesia burocratica compradora etc., e dunque avviata la fase dell'edificazione socialista) la dittatura del proletariato attraverso la sua avanguardia(il Partito), ma - per ragioni essenzialmente legate alle condizioni feudali e semi-coloniali) non sopprime i partiti democratici che rappresentano(politicamente) quegli interessi che la borghesia nazionale cinese ebbe in comune con il proletariato nelle prime fasi della edificazione socialista, ovvero continuare la difesa antimperialista nei confronti di eventuali nuove invasioni(dato lo stato di semi-colonia appena affrancata) e la larga industrializzazione per il superamento del sistema semi-feudale dominante(e non - come in Russia - per il superamento, soprattutto, della piccola produzione privata).
Dunque i partiti democratici sono semplici interlocutori ufficiali tra il proletariato al potere e la borghesia(qualitativamente differente dalla borghesia di un paese imperialista, lo ripeto) posta sotto la dittatura del proletariato. Ogni altro interlocutore non è concesso. Si tratta - al contrario di come sostieni tu - di una riduzione del raggio di azione della borghesia che dovrà servirsi di dati interlocutori(non al potere!) e non di altri e la cui libertà verrà così limitata.

Scrive Mao sempre in "Sulla giusta risoluzione delle contraddizioni in seno al popolo":

《Perché si deve ammettere la coesistenza a lungo termine dei partiti democratici della borghesia e della piccola borghesia con il partito politico della classe operaia? Perché non abbiamo motivo di non adottare una politica di coesistenza a lungo termine verso tutti i partiti politici che si sforzano sinceramente di unirsi al popolo per la causa del socialismo e che godono della fiducia del popolo.》

Queste parole dette dal Segretario generale del Partito Comunista di un paese imperialista o capitalista farebbero accapponare la pelle.

Ma se vengono dette nel contesto cinese del tempo(1957), semi-coloniale e semi-feudale, acquista tutto un altro senso. Come al solito dipende dal contesto, dai reali e materiali rapporti tra le classi, da quanto forte sia la borghesia in una data fase. Più è forte, più acquista autonomia e più avrà interessi antagonistici e la contraddizione tra i due elementi diventerà antagonistica e da affrontare violentemente.
In quel dato momento la contraddizione non era acuta abbastanza da giustificare un altro tipo di strategia. Altri tipi di strategie avrebbero portato a perdere consistenti aiuti nella lotta contro le forme semi-feudali(industrializzazione) e ad una contraddizione antagonistica pericolosa per un proletariato, sì al potere, ma non ancora al massimo delle sue forze.

Ma le cose cambiano presto e tali rapporti divengono con il tempo sempre più antagonistici fino ad arrivare al loro culmine, ovvero quella lotta per la vita o per la morte che fu la stagione della rivoluzione culturale proletaria. La borghesia fu costretta(data l'acutezza dello scontro di classe) a prendere il potere poiché non farlo avrebbe significato la sua disfatta.

CITAZIONE
Invece la NEP non è universale e non fa parte drl leninismo, perché fu istituita solo per via delle condizioni della Russia dell'epoca.

Fu istituita sulla base degli strumenti di analisi leninisti che impongono di analizzare concretamente la situazione concreta e di adattare la propria tattica.

CITAZIONE
Quello che chiedevo io è quali sono le leggi universali del maoismo? Dato che hai detto che praticamente tutta la politica di Mao era dovuta solo alle condizioni cinesi.

1) Il maoismo ha indicato la strada a tutte le nazioni coloniali e semi-coloniali elaborando la strategia della rivoluzione di nuova democrazia.

2) Ha elaborato scientificamente la strategia militare universale per la presa del potere da parte del proletariato di tutti i paesi, ovvero la guerra popolare di lunga durata.

3) Ha coerentizzato scientificamente la teoria della continuazione della lotta di classe in seno allo stesso socialismo e ha indicato le forme attraverso le quali la borghesia viene a riformarsi.

4) Ha indicato che il Partito stesso è oggetto della rivoluzione socialista e dunque non è un semplice dirigente, ma viene esso stesso trasportato dalla corrente rivoluzionaria proletaria. Perciò la sinistra deve continuamente lottare contro la destra borghese interna allo stesso partito.
La lotta tra le due linee viene scientificamente conosciuta e delineata da Mao. Tale lotta esiste a prescindere dalla volontà dei singoli ed è una continuazione in seno al partito della lotta di classe: è parte della lotta di classe stessa! Ecco perché il partito stesso diviene oggetto della rivoluzione socialista.

5) La linea di massa come metodo di analisi e prassi del Partito tra le masse.

Questi sono i principali apporti maoisti quantomeno riguardanti le questioni più palesemente pratiche.

Ma Mao fu molto di più. Mao fu l'Aristotele della logica dialettica. I suoi scritti sulla contraddizione sono una sistemazione e coerentizzazione della dialettica marxista e della teoria della contraddizione. Mao come Aristotele fu capace di coerentizzare la logica dialettica e darle anche una veste scientifica formale pur senza mai scadere in un formalismo unilaterale.

Mao fu colui che più di tutti delineò le differenze sostanziali tra materialismo classico e materialismo dialettico, tra logica formale e logica dialettica.

Questi sono alcuni degli apporti teorici e scientifici che fanno di Mao la terza tappa scientifica del marxismo-leninismo.

La scienza progredisce nelle sue acquisizioni. Negare ogni progresso scientifico per paura di eventuali revisionismi significa scadere nella più bieca revisione del marxismo: ovvero revisionare il marxismo e farlo diventare dottrina e non scienza. Significa tornare alla filosofia borghese.

Esistono strumenti di analisi scientifici che ci permettono di capire con estrema precisione quali apporti siano apporti scientifici e quali novità siano invece ritorni a dottrine borghesi(il revisionismo è questo).
Mao(date le condizioni particolari della Cina e di qualunque paese coloniale o semicoloniale) fu uno scienziato, non un revisionista.
Seguire la linea indicata da Hoxha avrebbe significato - in un paese semi-coloniale e semi-feudale - la disfatta della rivoluzione proletaria.

CITAZIONE
Questi punti di vista sono diametralmente
opposti agli insegnamenti leninisti sul partito comunista in quanto reparto organizzato e d’avanguardia, che deve avere un’unica linea e un’unità
di pensiero e d’azione d’acciaio.

Come già detto, questo sostegno entusiasta di Hoxha al monolitismo del Partito fu un sostegno di comodo della burocrazia albanese che temeva l'imporsi mondiale(tra gli antirevisionisti) di una linea di sinistra sul modello maoista.

Il monolitismo del Partito tanto difeso da Hoxha significa che se la destra prende il potere, la sinistra si ritrova con le mani legate come avvenne a Molotov e gli altri che per tale motivo non poterono fare tutto il necessario per impedire l'ascesa della borghesia kruscioviana.
Hoxha lo sostiene precisamente per questo: per poter continuare a soffocare(in nome di un'unica linea inesistente) la sinistra.
Hoxha nega l'esistenza delle due linee, non perché esse non esistano, ma perché è impaurito dall'idea che una linea di sinistra si affermi a livello mondiale e magari pure in Albania. È impaurito dall'esistenza di quella seconda linea.

Ma le linee si sviluppano naturalmente in seno al Partito poiché si tratta del semplice riflesso ideologico della lotta di classe di cui la lotta tra le due linee fa parte. Negare che esistano equivale a negare la prosecuzione della lotta di classe nel socialismo.

CITAZIONE
La lotta di classe, in seno al partito, in quanto riflesso della lotta di classe che si svolge al suo esterno, non ha nulla in comune con le concezioni di Mao Tsetung sulle «due linee nel partito». Il Partito non è un’arena di classi e di lotta fra classi antagoniste, non è un insieme di persone con scopi contrapposti. Il vero partito marxista-leninista è solo il partito della classe operaia e ha, alla sua base, gli interessi di quest’ultima. Questo è il
fattore determinante del trionfo della rivoluzione e della costruzione del socialismo. G. V. Stalin, difendendo i principi leninisti sul partito, che non
ammettono l’esistenza di parecchie linee, correnti avversarie nel partito comunista, rilevava che «...il Partito Comunista è il partito monolitico del proletariato e non un partito di un blocco di elementi appartenenti a diverse classi.»

E infatti qui Hoxha inizialmente afferma che la lotta di classe in seno al partito esiste. Poi afferma che la lotta tra le due linee non ha nulla a che fare con la prima e infine nega(con la sua descrizione) l'esistenza della lotta di classe in seno al partito.
La afferma retoricamente e poi la nega di fatto. A sentir Hoxha la lotta di classe pur esistendo quasi non si vedrebbe in seno al partito. E cita Stalin a suo sostegno, senza rendersi conto che la strategia del monolitismo del partito fu poi l'arma usata dalla borghesia Kruscioviana al potere...

Hoxha si contraddice goffamente. Prima afferma l'esistenza della:
CITAZIONE
lotta di classe, in seno al partito, in quanto riflesso della lotta di classe che si svolge al suo esterno

Ma poi la nega poche righe dopo:

CITAZIONE
Il Partito non è un’arena di classi e di lotta fra classi antagoniste

O l'una o l'altra. :D

Edited by Ruhan - 10/7/2020, 05:50
 
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Bene, arrivati a questo punto penso sia corretto da parte mia formulare ulteriori giudizi soltanto dopo aver letto la "Nuova Democrazia" di Mao. Sapresti consigliarmi qualche altra opera imporrante di Mao?
 
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Assolutamente "Sulla contraddizione".
È basilare per comprendere tutta l'opera di Mao e soprattutto per comprendere la dialettica e il perché della stessa rivoluzione di nuova democrazia(senza acquisire per bene la distinzione tra contraddizione principale e secondarie, il come funzioni la contraddizione etc. La strategia della nuova democrazia rimane incomprensibile).

E visto che ho citato la guerra di lunga durata, anche "Sulla guerra di lunga durata".
 
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bella discussione compagni.
e grazie al compagno Ruhan per aver dedicato tempo a rispondere in questa ottima maniera, e al compagno Zachariadis per aver mantenuto una discussione civile e franca, e non aver deragliato nei soliti confronti da muro contro muro sterili e nocivi.

io onestamente non ho mai approfondito molto la questione, ho letto soprattutto precedenti discussioni qui sul forum e poco altro, oltre ad aver letto un po' di Hoxha e ovviamente un po' di Mao.
ho sempre pensato, magari anche superficialmente in un certo senso, che il valore e l'apporto del pensiero di Mao al marxismo fosse talmente importante e talmente evidente da non dare neanche troppo conto a chi accusi Mao di essere un revisionista, o addirittura un antimarxista, con tutto il rispetto per il compagno Hoxha comunque.
 
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CITAZIONE (Kollontaj @ 10/7/2020, 16:54) 
bella discussione compagni.
e grazie al compagno Ruhan per aver dedicato tempo a rispondere in questa ottima maniera, e al compagno Zachariadis per aver mantenuto una discussione civile e franca, e non aver deragliato nei soliti confronti da muro contro muro sterili e nocivi.

io onestamente non ho mai approfondito molto la questione, ho letto soprattutto precedenti discussioni qui sul forum e poco altro, oltre ad aver letto un po' di Hoxha e ovviamente un po' di Mao.
ho sempre pensato, magari anche superficialmente in un certo senso, che il valore e l'apporto del pensiero di Mao al marxismo fosse talmente importante e talmente evidente da non dare neanche troppo conto a chi accusi Mao di essere un revisionista, o addirittura un antimarxista, con tutto il rispetto per il compagno Hoxha comunque.

Grazie mille compagno.

È stato un piacere discutere con questo giovane compagno.

Quanto a Mao, concordo totalmente con te. E ovviamente non bisogna scadere nel fare di Hoxha una specie di mostro. Questa pratica non è marxista. Bisogna compiere un bilancio e inserire Hoxha all'interno di un processo graduale, senza retrodatare ciò che fu(nei confronti della sinistra capeggiata idealmente da Mao) nei suoi ultimi anni.
 
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Mao aveva essenzialmente ragione nel criticare il compagno Stalin per via dei suoi errori teorici e pratici. Bisogna stare attenti a non fare di Stalin né un dio, né un demonio. Stalin fu un grandissimo capo bolscevico, probabilmente pochissimi potrebbero rivaleggiare con lui. Fu la grande guida della lotta al nazifascismo. Fu il grande edificatore del socialismo in URSS, il grande teorico del problema della nazionalità, il terrore dei revisionisti e borghesi etc. etc. Si potrebbe andare avanti per molte righe di elogi.
Ma questo è il famoso 70%. Cifra simbolica utilizzata spesso da Mao.
Il 30% di errori teorici e pratici però non possono essere cancellati.
Ad esempio Stalin fu vittima di una concezione meccanica unilaterale del rapporto tra forze produttive e rapporti produttivi in seno al socialismo. Aveva la tendenza a sviluppare le prime(sviluppo delle forze produttive) a discapito dei secondi(sviluppo conseguente dei rapporti di produzione) che finirono così per riprodurre la borghesia(tecnici, amministratori, burocrati economici, dirigenti piccoli e medi etc); nuova borghesia che poi compì una controrivoluzione nel '56. Si rese conto che così non andava solo tardi(purtroppo) e non fece in tempo a imprimere una svolta.

Non aveva inoltre compreso fino in fondo la continuazione della contraddizione di classe anche in seno al socialismo. L'aveva compresa solo per metà ed ebbe quindi la tendenza ad affrontare le contraddizioni in seno al PCUS - anziché come parte della lotta di classe, quindi con mobilitazioni popolari in tale lotta - in senso fin troppo amministrativo.

A questo si aggiunge il fatto che pur lottando(basti pensare alle famose "purghe"; quindi non è che se ne sia stato con le mani i mano) contro la burocratizzazione, non lottò contro di essa fino in fondo, e questo per via del famoso monolitismo del partito che tese a lasciare spazi - che poi si rivelarono mortali - alla burocrazia.

Dunque il trattare in senso amministrativo le contraddizioni di classe in seno al Partito(che scoraggia, anziché favorire, il loro inserimento nella compagine più generale della mobilitazione popolare) unito al troppo(pur accompagnato da lotte antiburocratiche che non bisogna scordare, ma purtroppo insufficienti) spazio concesso alla burocrazia in nome del monolitismo del Partito, permise il formarsi graduale di una nuova borghesia di tecnici, amministratori, burocrati economici in combutta con burocrati di partito etc etc che sarà poi la forza sociale che compirà(con alla sua testa Krusciov) una controrivoluzione in URSS, ovviamente precipitando all'Inferno il suo più grande avversario(e con esso tutti i veri rivoluzionari cui era stato alla testa): Stalin.
Stalin significava "dittatura del proletariato"; significava lotta violenta alla burocratizzazione. Certo. Una lotta "insufficiente", ma pur sempre una lotta spietatissima, una lotta di classe.

Se non inserisci le lotte in seno al Partito nella compagine generale della mobilitazione popolare, finisce che imprimi una tendenza(prima minuscola e poi via via più grande) al distacco tra Partito e proletariato, come se le lotte in seno al Partito con riguardassero prima di tutto il proletariato stesso.
Questo fenomeno, sfavorendo la mobilitazione popolare dal basso e unendosi al monolitismo che concede eccessivi spazi alla burocrazia, regala potere nelle mani dei vari ranghi di partito e amministrativi locali, i quali useranno tale potere come controffensiva contro il proletariato. Si tratta di una lotta di classe in piena regola, in cui una nuova borghesia(di tipo particolare) lotta contro il proletariato poiché ha interessi contrapposti a quest'ultimo. Il proletariato ha tutti gli interessi a procedere lungo la strada del socialismo(strada percorsa dalla dirigenza rivoluzionaria con a capo Stalin). La nuova borghesia, invece, ha tutti gli interessi a fermarla o addirittura a tornare indietro verso il capitalismo, acquisendo - ad esempio - la fabbrica gestita come propria proprietà. Questa fu la strada percorsa dalla nuova borghesia al potere guidata da Krusciov.

Un altro errore di Stalin fu trattare in eguale modo le contraddizioni antagonistiche e quelle in seno al popolo. E questo discende dalla non completa comprensione della continuità della contraddizione di classe nel socialismo.
Un errore già citato fu l'aver concepito il Partito - anziché come unità di opposti - come cosa monolitica. E questo monolitismo mise i bastoni fra le ruote a Molotov e gli altri durante la controrivoluzione borghese di Krusciov. Il monolitismo si rivelò un'arma a doppio taglio molto pericolosa per le mani del proletariato.

Proprio riguardo la questione della produzione agricola, pur avendo compreso la centralità della produzione industriale, questo obiettivo venne perseguito senza superare veramente la contraddizione(non antagonistica) tra campagna e città. Ma questi sono errori anche comprensibili. Stalin fu un uomo, non un dio.

Rispetto alla Cina Stalin non comprese le potenzialità del movimento rivoluzionario cinese e non credette nel proletariato cinese per via delle condizioni prevalentemente agricole della Cina.

Ce ne sono altri(non quanti i meriti lasciati in sospeso, ovviamente), ma fermiamoci qua. Questi sono secondo me i più importanti anche per via del loro legame con la disfatta controrivoluzionaria. L'errore di Stalin fu quello di un lottatore che non assesta al meglio delle sue possibilità il pugno in faccia al suo avversario, non quello di un "traditore". Tutti gli errori di Stalin furono gli ovvi errori che può compiere un uomo investito di un ruolo guida nella costruzione(per la prima volta nella storia) di un sistema produttivo e sociale completamente nuovo!

Insomma, i suoi errori ci furono. La lunghezza dell'esposizione deriva solo dalla necessità di spiegarli. Se avessi spiegato i meriti di Stalin, avrei probabilmente riempito centinaia di pagine

Dato che vorrei approfondire, potresti dirmi da quali opere sono tratte le tue affermazioni?
 
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view post Posted on 12/7/2020, 02:02
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Per esempio Qui ad esempio chiarisce le sue critiche a Stalin anche riguardo il rapporto tra industria pesante e leggera. Mao chiarisce che il problema non è la priorità della industria pesante, ma il fatto che - a dire di Mao - Stalin avrebbe trascurato l'industria leggera.
Mao chiarisce anche il problema dello staccamento dalla mobilitazione delle masse. Stalin(spiega Mao) assume un punto di vista quasi esclusivamente economico nell'ultima parte della sua vita. Arriva a rendersi conto dell'esistenza di un ritardo da parte dei rapporti produttivi, ma crede di poterlo risolvere semplicemente con atti politici da parte della dirigenza. Mao - invece - è persuaso dal fatto che il rivoluzionamento politico e sovrastrutturale in tal senso deve coinvolgere la dirigenza stessa, il Partito stesso e che la politica non debba ridursi ad atti tecnico-amministrativi da parte della dirigenza, ma debba essere una mobilitazione delle masse in vista del superamento di quel ritardo. Insomma, secondo Mao, è impossibile trasformare e aggiornare i rapporti di produzione sulla base di una correzione dall'alto; tale correzione dall'alto riproduce(nella sfera della organizzazione/gestione politica e della sovrastruttura ideologica) gli stessi rapporti di produzione(sfera economica) che vorrebbe andare a superare; e dopo aver riprodotto(a mo' di calco) i rapporti di produzione nella sfera sovrastrutturale, finisce poi - attraverso la prassi correttiva delle dirigenze che Stalin avrebbe voluto - per ri-trasportarli(per così dire) nella sfera economica, sostanzialmente riproducendone di uguali. Li rivoluziona per riprodurne una versione identica a prima.

Per Mao bisogna trovare un modo nuovo di correzione e questo modo parte dallo scardinamento - nella sovrastruttura - dei vecchi ruoli e sistemi, scardinamento attuabile solo con una mobilitazione di massa in cui lo stesso Partito deve figurare come "parte" della corrente, come oggetto rivoluzionato. Una correzione politica, quindi, che rivoluzionando la sovrastruttura sia ideologica che politica(Mao fa l'esempio di lavoratori manuali che partecipano alla gestione delle imprese e di quadri che partecipano al lavoro manuale) in realtà riflette ideologicamente/politicamente l'avanzamento delle forze produttive e questo riflesso ideologico/politico cosciente è poi in grado di generare una corrispettiva prassi politica capace - questa volta davvero! - di adeguare(senza riprodurli) i rapporti di produzione ormai vecchi alle forze produttive avanzate.
Insomma: lo sviluppo delle forze produttive si riflette nella sovrastruttura. Questa sovrastruttura assume(come uno specchio) la forma delle forze produttive sviluppate e poi trasporta tale forma nei rapporti produttivi, imprimendola ad essi e modellandoli in modo che siano aggiornati.

Ma questo riflesso nella sovrastruttura non può non avvenire se non come una mobilitazione di massa che coinvolge lo stesso Partito(che è parte di essa). Purtroppo il riflesso dello sviluppo delle forze produttive nella sovrastruttura non avviene in modo meccanico. Vi è una contraddizione tra sovrastruttura e forze produttive. Nella sovrastruttura vi sono elementi che vanno verso il nuovo ed elementi che frenano questo nuovo. Perciò serve una mobilitazione di massa perchè l'elemento del nuovo possa diventare elemento principale e riflettere correttamente lo sviluppo delle forze produttive per poi agire sui rapporti di produzione rivoluzionandoli secondo quella forma faticosamente riflessa.

Serve una mobilitazione di massa anche perché il riflesso stesso dell'avanzamento delle forze produttive non può non avvenire se non nella forma di uno scardinamento generale(come già detto) dei vecchi ruoli(che erano riflesso di "antichi" stadi delle forze produttive). E tale scardinamento avviene solo con una mobilitazione di massa e non di certo con una direzione unilaterale dall'alto che è esattamente quell'elemento del "vecchio" che va superato con la mobilitazione di cui sopra.

Puoi trovare qualcosa anche QUI in cui chiarisce meriti e demeriti di Stalin e spiega anche quelli che secondo lui furono i motivi degli eventuali demeriti di Stalin(situazioni storiche oggettive concitate, completamente nuove etc).

Bisogna sempre evitare di attribuire colpe puramente soggettive. Stalin fu(in quella sua piccola percentuale di errori) il riflesso politico ed ideologico di eventuali arretramenti del movimento materiale di classe, ma questi eventuali arretramenti(che determinarono effetti nel futuro) esistettero a fronte di formidabili avanzamenti della classe proletaria di cui Stalin fu il riverbero politico ed ideologico(senza ovviamente eliminare i suoi meriti personalissimi). Questi avanzamenti furono così formidabili che la borghesia burocratica, preso il potere, ci mise decenni per smantellare quanto la classe proletaria(di cui la sua avanguardia, il Partito con Stalin segregario, era parte integrante) aveva costruito.

Bisogna evitare le due teorie contrapposte, ma entrambe idealistiche e borghesi, dello Stalin genio e dello Stalin mostro.

Bisogna però anche evitare di sottovalutare le eventuali capacità personali o le incapacità personali. La capacità maggiore o minore dei vari elementi che compongono l'avanguardia del proletariato è esattamente come la maggiore o minore capacità che esiste tra uno scienziato e l'altro nel mondo della scienza(di cui il marxismo fa parte a pieno titolo).

Edited by Ruhan - 12/7/2020, 07:03
 
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Discussione molto interessante. Ho una domanda: in che cosa si differenzia il concetto maoista di "nuova borghesia" dal concetto trotskista di "burocrazia"? Non è una provocazione, è che voglio chiarirmi le idee sull'argomento. Perché mi pare di capire che in ambo i casi si tratta di funzionari del partito e dello Stato, amministratori di aziende statali, tecnici e così via.
Inoltre, come distinguere chi appartiene alla nuova borghesia, fermo restando il concetto marxista classico di classe sociale? quali mutamenti intervengono nei rapporti di produzione?
Infine, su quali testi posso approfondire questo tema?

grazie compagni
 
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view post Posted on 15/7/2020, 03:05
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Non può esservi differenza formale(quanto a definizione) tra il concetto trotskista di burocratizzazione e quello leninista-maoista di burocratizzazione. Il problema dei trotskisti(come dei bordighisti) è la incapacità di capire le dinamiche dialettiche attraverso cui la burocratizzazione può procedere.

In sostanza i trotskisti e i bordighisti vedono la merce e dunque proclamano a gran voce: è capitalismo!

Vedono una tendenza alla burocratizzazione(fisiologica, inevitabile e che va combattuta senza nascondere il problema sotto il tappeto) e allora pensano che la nuova borghesia sia già al potere.
Nell'epoca di Stalin c'era una tendenza alla burocratizzazione? Sì. Essa è inevitabile, sorge fisiologicamente a causa dei rapporti di produzione ancora contenenti elementi capitalistici. Nondimeno al potere vi era il proletariato organizzato attraverso la sua avanguardia(il partito) nella quale dominava la linea del socialismo. E tale tendenza burocratica fu combattuta(con un tentativo che però fu troppo amministrativo e troppo poco di mobilitazione di massa) nelle famose purghe tanto detestate dalla marmaglia trotskista.

Ecco la differenza. I trotskisti(e i bordighisti) non comprendono la dialettica tra gli opposti; non comprendono che pur essendovi una tendenza alla burocratizzazione, fintanto tale tendenza viene combattuta dal proletariato(che figura come elemento principale e dominante della contraddizione), la burocrazia non è al potere, in quanto la burocrazia arriva al potere quando riesce a divenire(con un cambio dei rapporti di forza) elemento principale della contraddizione, scalzando il proletariato. Questo avvenne con il colpo di stato del '56.

Purtroppo una delle cose più insidiose è che la nuova borghesia è una classe che viene formandosi a partire da quegli elementi ancora capitalistici presenti nei rapporti di produzione(ad esempio, ma non solo, il forte dirigismo con conseguente scarsa partecipazione dei manovali). Dunque inizialmente figura come semplice attore sociale(attore di un rapporto in cui da una parte c'è chi dirige e dall'altra chi esegue) ancora necessario nella fase più immediata. In tale rapporto si sviluppa una normale contraddizione non antagonistica tra base e dirigenze(si parla anche di quelle piccole, nella singola fabbrica). È una forma di contraddizione che - similmente a quella tra campagna e città - ci si porta dietro dal capitalismo. Essa può rimanere non antagonistica e venire superata pacificamente con una mobilitazione di massa pacifica, oppure può divenire sempre più antagonistica(via via che la burocratizzazione - che andremo a vedere più sotto - si acuisce) e doversi risolvere in maniera più o meno violenta attraverso una mobilitazione, sempre di massa. Una contraddizione di questo tipo è più o meno antagonistica a seconda di quanti settori delle dirigenze contrastino la linea dell'edificazione socialista(che prevede anche un cambiamento dei rapporti produttivi di cui tali dirigenze sono una delle due parti in rapporto).

Il problema sorge quando le dirigenze cominciano a ridurre le varie forme di partecipazione dal basso. Quando - insomma - si passa da una situazione nella quale il dirigente se non voluto dagli operai non potrebbe restare una sola giornata, ad una situazione nella quale il dirigente ha abbastanza potere e anche potere corruttivo nei vari settori(locali, inizialmente e via via sempre più sopra) del partito, da poter rimanere nonostante non sia benvoluto. Questo è un riflesso "politico" di un processo strutturale per il quale il proletariato - pur avendo nominalmente la proprietà dei mezzi produttivi - in realtà comincia ad esser spodestato del loro reale possesso: chi decide è la dirigenza ai suoi vari livelli e la partecipazione/gestione dal basso è sempre più minimizzata.
A questo processo possono associarsi anche forme di rialzo dei salari dei dirigenti i quali vanno così ad assorbire parte delle detrazioni socialiste necessarie(quelle di cui parla Marx, per intenderci). Insomma: si configura una distribuzione sbilanciata del prodotto del lavoro.
Si vanno così pian piano a riformare i rapporti di produzione capitalistici, poiché gli elementi capitalistici - nei rapporti di produzione - prendono il sopravvento su quelli socialistici, determinando un mutamento.
Tale dominazione degli elementi capitalistici(che viene a configurarsi sempre più nelle fasi più avanzate della controrivoluzione) è causata da un mutamento dei rapporti materiali di forza nella lotta di classe.

Ovviamente procedendo nella edificazione socialista, non verrebbero tolti solo questi inceppi(che vengono a formarsi in fasi di alta "burocratizzazione"), ma addirittura verrebbero tolte le basi da cui si sviluppano tali inceppi e privilegi. Queste basi sono i rapporti di produzione, i quali verrebbero adeguati via via al grado collettivistico/socialistico crescente delle forze produttive.

Dunque, non solo una dirigenza privilegiata(alta fase di burocratizzazione) ha interesse a conservare i rapporti di produzione attuali, ma anche - seppur in grado minore - la dirigenza in quanto tale(si parla di manager, burocrati economici etc). Abbiamo infatti detto che esiste una contraddizione tra la base e la dirigenza, e tale contraddizione non è semplicemente(e sarebbe bieco idealismo) un vizio ideologico del proletariato(abituato a vedere la fabbrica come cosa non propria per via del capitalismo), ma - e questo è il solo approccio materialistico possibile - una vera e propria contraddizione tra forze produttive e rapporti produttivi. Le prime spingono verso la socializzazione crescente, i secondi spingono - invece - verso il capitalismo di cui ancora portano tracce strutturali nel modo di impostare i rapporti organizzativi nella fabbrica. Questa contraddizione strutturale è - per così dire - "indossata" da due attori sociali, il "basso"(chi non ricopre cariche direttive) e i dirigenti. I primi spingono - per proprio interesse materiale di classe - verso il socialismo. I secondi potrebbero(di tratta di una tendenza, non di un qualcosa di assoluto) spingere verso una conservazione dello status quo o(in fasi alte di burocratizzazione serpeggiante e putrescente) verso una restaurazione integrale di settori tipici del capitalismo.

La dirigenza ha - a causa dei rapporti produttivi - una posizione che tende a riprodurre interessi contrapposti a quelli del proletariato. Perciò è necessaria una costante mobilitazione di classe perché tutte le vecchie forme di organizzazione etc. vengano via via abbandonate e possano sorgere nuovi rapporti produttivi adatti al grado di sviluppo(sempre più avanzato, come scrisse lo stesso compagno Stalin) delle forze produttive, ovvero rapporti produttivi maggiormente socialistici e sempre meno capitalistici.

Immagina(cerco di semplificare mettendola sul piano individuale, ma chiaramente non è un piano scientificamente adatto) di essere un dirigente economico e annusare nell'aria che si vogliono sconvolgere i rapporti vigenti. Questo significherebbe per te un cambiamento del tuo stato di vita e della tua condizione. Quindi o ti adegui perché aderisci alla causa del proletariato oppure ti costituisci come nuovo antagonista della causa del proletariato. Perciò furono necessarie le famose "purghe". Perciò Stalin può essere colpevole di non aver inteso fino in fondo come combattere il fenomeno o di averlo - ad esempio nella Costituzione del '36 - sottovalutato. Ma non di certo averlo favorito. Stalin è colui che tentò di combattere quel fenomeno anche con una risolutezza inaudita. Se così non fosse quella nuova borghesia al potere non avrebbe precipitato all'Inferno il suo più grande nemico con quella farsa del XX Congresso. Un nemico che ti colpisce duramente, pur non riuscendo ad eliminarti, rimane o no un nemico? Dire proprio di sì. Ma vaglielo a spiegare ai trotskisti.

Mi pare che la questione potrebbe essere impostata così. Se altri compagni hanno altro da aggiungere, facciano pure.

Quanto alle letture riguardanti Mao, ti lascio questo link nel quale il compagno Mao delinea una serie di manifestazioni - più che altro sovrastrutturali - per individuare la burocratizzazione.

Ovviamente il modo più sicuro per individuare quali dirigenti vadano realmente verso quella tendenza e quali invece - pur avendola in potenza, a causa dei rapporti produttivi che tendono a svilupparla - non vadano realmente verso quella tendenza, è capire quali dirigenti vadano contro(in modi anche subdoli) la linea del socialismo e quali invece la favoriscano.

P.s. quando parlo di dirigenti parlo di dirigenti nella produzione, amministratori insomma o "manager" se vogliamo chiamarli così. Cui si aggiungono tecnici e burocrati economici di vario livello.
La burocratizzazione tra i dirigenti politici avviene come riflesso sovrastrutturale della influenza di tale nuova borghesia(strutturale) sulle varie sezione locali o medie del Partito.
I trotskisti - invece - leggono il fenomeno al contrario. Ovvero prima verrebbe la burocratizzazione partitica, e poi questa imporrebbe politicamente la burocratizzazione strutturale. Abbiamo invece visto che - sia nel '56 in URSS che in altri paesi socialisti - è sempre avvenuto l'esatto contrario. Dalla struttura(amministratori, tecnici etc) si influenzavano i vari livelli del Partito, questi divenivano conniventi fino ad intessere trame varie e poi prendere il potere con un colpo di Stato.

Questa errata lettura non fu propria solo dei trotskisti(i quali a questo univano una interpretazione non dialettica del fenomeno di cui ho scritto sopra), ma anche della dirigenza sovietica. Si pensò di colpire i settori del partito che avevano subito quella burocratizzazione, ma così si colpiva solo l'effetto politico/sovrastrutturale della burocratizzazione e si lasciava quasi(perché vi furono affondi anche in essa, seppur non sufficienti) del tutto in piedi la radice strutturale di quella burocratizzazione.

Tale radice la abbatti solo con una mobilitazione di classe e non certo con risoluzioni puramente amministrative dall'alto che vennero addirittura utilizzate - dalla nuova borghesia strutturale - come forme di eliminazione fisica dei propri nemici(tramite denunce e false accuse contro chi aveva osato ostacolare i loro interessi).

Edited by Ruhan - 15/7/2020, 05:00
 
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