Comunismo - Scintilla Rossa

Stalin e la lotta per le riforme democratiche - Grover Furr

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view post Posted on 12/10/2020, 02:26
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Perfetto compagno, allora è tutto un altro discorso, anche se avrei qualcosa da ridire (e tu già saprai sicuramente cosa, dato che ne abbiamo già parlato) sulla tua tesi riguardante la nuova borghesia. Essa infatti incominciò a diventare pericolosa solo nel dopo-guerra, quando il partito si allargò e accolse svariati nuovi militanti con una preparazione ideologia insufficiente, per via della riduzione dei controlli oltre che per l'eliminazione della critica e dell'autocritica (vedi il rapporto di Malenkov al XIX Congresso) unita alla pressione imperialista che si fece più forte, poiché divenne predominante a livello mondiale la contraddizione tra blocco capitalista (ancora predominante) e blocco socialista (accerchiato da quello capitalista) che precedentemente era secondaria rispetto alla contraddizione tra gli imperialismi (vedi l'alleanza tra Urss e Alleati contro le forze dell'Asse) . Ciò rafforzò ovviamente anche la posizione e il potere di tutti quegli elementi che avrebbero tratto vantaggio a rallentare/distruggere l'edificazione del socialismo e la marcia verso il comunismo. È quindi sbagliato dire che gli elementi sani del Partito non si fossero accorti quasi subito di simili elementi controrivoluzionari, divenuti significativi, per l'appunto, soltanto nel dopo-guerra

Edited by Nikos Zachariadis - 12/10/2020, 03:48
 
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CITAZIONE
Essa infatti incominciò a diventare pericolosa solo nel dopo-guerra, quando il partito si allargò e accolse svariati nuovi militanti con una preparazione ideologia insufficiente, per via della riduzione dei controlli oltre che per l'eliminazione della critica e dell'autocritica

La nuova borghesia è un soggetto economico e sociale. Non riguarda affatto la preparazione o non preparazione ideologica, dato che la classe nuovoborghese veniva naturalmente a crearsi a partire da determinati elementi economico-sociali presenti entro i rapporti di produzione e di scambio. È dunque un processo del tutto scisso dalla volontà del singolo o dalla preparazione ideologica del singolo dato che come scrive bene Marx in "Per la critica dell'economia politica":

《 [...]nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà[...] 》



La classe non è un fatto che sorga dalla maggiore o minore buona volontà, né dalla maggiore o minore preparazione, dunque poco conta l'apertura o non apertura del Partito ad elementi impreparati.

L'apertura del Partito agì(e su questo hai ragione) come facilitazione della penetrazione della nuova borghesia, dunque in questo hai ragione a vedere un elemento di maggiore pericolosità. Dico "maggiore", perché la possibilità di penetrazione esisteva anche prima come ben dimostrano i fenomeni di burocratismo(che altro non fu che il riflesso politico di una classe che stava nella struttura economica) combattuti da Stalin negli anni '30.

L'apertura permise una facilitazione di penetrazione e di movimento, come anche - e qui sì che giocò un ruolo la impreparazione, di certi strati del Partito, da te citata - una maggiore capacità di presa ideologica in settori del Partito e dello Stato.

Come ho sempre ribadito, il revisionismo è solo l'increspatura sulla superficie della sovrastruttura, ma tale increspatura mostra un sommovimento molto più profondo a livello della struttura.

In questo senso la stessa apertura del Partito e la stessa mancanza di critica e autocritica non furono la causa scatenante della nuova-borghesia, ma un effetto dell'azione di tale classe sul Partito. Tale classe agì perché il Partito le permettesse una maggiore penetrazione(nel caso dell'apertura) e la mancanza di critica e autocritica altro non furono che la manifestazione politica di fenomeni di corruzione("io proteggo te e tu proteggi me") che andavano avanti da anni nel sottobosco locale del rapporto tra dirigenze di impresa, tecnici e burocrazie economiche e partitiche.

CITAZIONE
unita alla pressione imperialista che si fece più forte, poiché divenne predominante a livello mondiale la contraddizione tra blocco capitalista (ancora predominante) e blocco socialista (accerchiato da quello capitalista) che precedentemente era secondaria rispetto alla contraddizione tra gli imperialismi (vedi l'alleanza tra Urss e Alleati contro le forze dell'Asse)

Tale contraddizione(che peraltro - seppur in maniera differente - si era già manifestata in precedenza fino a che l'imperialismo tedesco non entrò in aperta contraddizione con gli altri imperialismi) non attivò il pericolo. Il pericolo era già interno e perché questa nuova borghesia potesse contare sull'appoggio internazionale(unendosi peraltro ai vecchi strati marginalizzati delle vecchie classi sfruttatrici), questa dovette prima guadagnare parecchia forza all'interno dell'URSS stessa. E questa forza non gliela portarono di certo dall'esterno, ma meccanismi interni alla sola URSS.
Le pressioni esterne internazionali furono da essa semplicemente utilizzate(ci provò già - contando anche sulla voglia di restaurazione della vecchia borghesia - durante la pressione nazista), ma non furono tali pressioni a dare ad essa la forza necessaria e la posizione necessaria per poterle utilizzare a proprio favore.

Una nuova borghesia indifesa e debolissima(disattivata, direi) non avrebbe mai potuto pensare nemmeno di abbozzare una qualche strategia che contasse sulla pressione internazionale come metodo attraverso il quale occupare la mente del Re affinché lei - da brigantessa - potesse agire indisturbata.

Quindi hai del tutto ragione quando dici:
CITAZIONE
Ciò rafforzò ovviamente anche la posizione e il potere di tutti quegli elementi che avrebbero tratto vantaggio a rallentare/distruggere l'edificazione del socialismo e la marcia verso il comunismo.

Ma bisogna sempre mettere ben in chiaro che avevano già guadagnato posizione e forza all'interno della fortezza(per meccanismi strutturali dell'URSS stessa). Solo in questo modo poterono sfruttare la pressione esterna(come già avevano durante la pressione nazista).

CITAZIONE
È quindi sbagliato dire che gli elementi sani del Partito non si fossero accorti quasi subito di simili elementi controrivoluzionari, divenuti significativi, per l'appunto, soltanto nel dopo-guerra

Non è questo il punto. In primo luogo furono significativi pure prima del dopoguerra o le famose purghe non avrebbero avuto il minimo senso e dovremmo seguire la propaganda borghese che dipinge Stalin come un pazzo. E invece, un poderoso tentativo di controrivoluzione(nuova borghesia e vecchia borghesia avevano penetrato importanti settori del Partito) era in corso negli anni '30, come ebbero modo di notare anche osservatori internazionali.
Le misure intraprese colpirono in special modo i fenomeni di burocratizzazione, ovvero la semplice manifestazione politica di quel sommovimento di classe che avveniva nella struttura.
Dirigenze e tecnici furono colpiti solo in relazione al burocratismo, senza scorgere che il burocratismo non era semplicemente una corruzione politica di elementi arretrati o "non-sani", magari venduti alle sole ex-classi sfruttatrici ormai quasi completamente marginalizzate o venduti alla potenza straniera(la cosiddetta quinta colonna nazista), ma anzi era un fenomeno politico che partiva proprio e anche dall'azione distruttiva della nuova borghesia che già si faceva pericolosamente strada e veniva attratta nell'orbita delle vecchie classi sfruttatrici che - attraverso i loro contatti - corrompevano settori del Partito e potevano contare su vari elementi della cosiddetta vecchia guardia.

La nuova borghesia funzionò in quegli anni come grimaldello per le vecchie classi, ovvero come appoggio silente ed interno, come contatto indiretto con le burocrazie locali di Partito.
Il che non significa che la nuova borghesia sia stata utilizzata come un bimbetto di 4 anni dal padre malvagio, ma che semplicemente nuova borghesia e vecchie classi si utilizzarono a vicenda: anche la nuova borghesia si servì dei contatti della vecchia per poter avere agganci interni al Partito(coloro che erano della vecchia guardia e fin da sempre con lo scopo di penetrare e spaccare il Partito dall'interno). Si fornirono a vicenda i contatti e gli agganci che da sole non avrebbero potuto ottenere, di modo da guadagnare una maggiore e decisiva influenza sul Partito e sullo Stato.

Le cosiddette "purghe" eliminarono quegli elementi corruttivi entro il Partito e disinnescarono alcuni agganci della vecchia borghesia, ma non colpirono abbastanza efficacemente il secondo elemento sociale di corruzione(la nuova borghesia) che poté così correre ai ripari e agire con maggiore attenzione, guadagnando parecchia forza(mortale) negli anni a venire.

Se nel primo tentativo la nuova borghesia ebbe bisogno della forza delle vecchie classi, nel secondo tentativo essa aveva ormai abbastanza forza per correre da sola nella penetrazione nel Partito.
Perciò le purghe disinnescarono il colpo di stato: alla nuova borghesia erano stati tolti gli agganci(quindi parte della forza necessaria a buttar giù le mura dello Stato) forniti dalla vecchia borghesia. Questi erano stati colpiti dalle purghe, ma la nuova borghesia passò - quasi - indenne, ma soprattutto non individuata come classe a sé stante dai radar del Partito. Questo fu il più grande errore della dirigenza rivoluzionaria di quegli anni e il motivo della disfatta futura. La si vide come insieme di elementi corrotti dal burocratismo e dalle vecchie classi. Questo portò a colpire solo quelle che erano ritenute "mele marce", ma non a colpire quegli elementi strutturali che ne alimentavano l'esistenza come classe.

Nel secondo tentativo la nuova borghesia aveva ormai già i propri contatti e le vecchie classi furono resuscitate come elemento di coda.

Si vide nel dopoguerra che le posizioni di destra crescevano e così anche elementi sospetti burocratizzati, hai ragione. Ma non si individuò l'origine sociale e strutturale di tali fenomeni politici ed ideologici sovrastrutturali, che era appunto la classe - non vista - della nuova borghesia.

E il risultato fu catastrofico.

Edited by Ruhan - 12/10/2020, 20:33
 
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La nuova borghesia è un soggetto economico e sociale. Non riguarda affatto la preparazione o non preparazione ideologica, dato che la classe nuovoborghese veniva naturalmente a crearsi a partire da determinati elementi economico-sociali presenti entro i rapporti di produzione e di scambio. È dunque un processo del tutto scisso dalla volontà del singolo o dalla preparazione ideologica del singolo dato che come scrive bene Marx in "Per la critica dell'economia politica":

《 [...]nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà[...] 》



La classe non è un fatto che sorga dalla maggiore o minore buona volontà, né dalla maggiore o minore preparazione, dunque poco conta l'apertura o non apertura del Partito ad elementi impreparati.

L'apertura del Partito agì(e su questo hai ragione) come facilitazione della penetrazione della nuova borghesia, dunque in questo hai ragione a vedere un elemento di maggiore pericolosità. Dico "maggiore", perché la possibilità di penetrazione esisteva anche prima come ben dimostrano i fenomeni di burocratismo(che altro non fu che il riflesso politico di una classe che stava nella struttura economica) combattuti da Stalin negli anni '30.

L'apertura permise una facilitazione di penetrazione e di movimento, come anche - e qui sì che giocò un ruolo la impreparazione, di certi strati del Partito, da te citata - una maggiore capacità di presa ideologica in settori del Partito e dello Stato.

Come ho sempre ribadito, il revisionismo è solo l'increspatura sulla superficie della sovrastruttura, ma tale increspatura mostra un sommovimento molto più profondo a livello della struttura.

In questo senso la stessa apertura del Partito e la stessa mancanza di critica e autocritica non furono la causa scatenante della nuova-borghesia, ma un effetto dell'azione di tale classe sul Partito. Tale classe agì perché il Partito le permettesse una maggiore penetrazione(nel caso dell'apertura) e la mancanza di critica e autocritica altro non furono che la manifestazione politica di fenomeni di corruzione("io proteggo te e tu proteggi me") che andavano avanti da anni nel sottobosco locale del rapporto tra dirigenze di impresa, tecnici e burocrazie economiche e partitiche.

Sì, sono d'accordo. Ho però dimenticato di dire che, giacché la piccola-birghesia non fu ancora liquidata (specie in campo agricolo) questa, quando assunse una certa influenza per via della scarsità di controlli, andò a sostenere quegli elementi tendenti alla controrivoluzione già annidati nella società sovietica

CITAZIONE
Non è questo il punto. In primo luogo furono significativi pure prima del dopoguerra o le famose purghe non avrebbero avuto il minimo senso e dovremmo seguire la propaganda borghese che dipinge Stalin come un pazzo. E invece, un poderoso tentativo di controrivoluzione(nuova borghesia e vecchia borghesia avevano penetrato importanti settori del Partito) era in corso negli anni '30, come ebbero modo di notare anche osservatori internazionali.
Le misure intraprese colpirono in special modo i fenomeni di burocratizzazione, ovvero la semplice manifestazione politica di quel sommovimento di classe che avveniva nella struttura.
Dirigenze e tecnici furono colpiti solo in relazione al burocratismo, senza scorgere che il burocratismo non era semplicemente una corruzione politica di elementi arretrati o "non-sani", magari venduti alle sole ex-classi sfruttatrici ormai quasi completamente marginalizzate o venduti alla potenza straniera(la cosiddetta quinta colonna nazista), ma anzi era un fenomeno politico che partiva proprio e anche dall'azione distruttiva della nuova borghesia che già si faceva pericolosamente strada e veniva attratta nell'orbita delle vecchie classi sfruttatrici che - attraverso i loro contatti - corrompevano settori del Partito e potevano contare su vari elementi della cosiddetta vecchia guardia.

La nuova borghesia funzionò in quegli anni come grimaldello per le vecchie classi, ovvero come appoggio silente ed interno, come contatto indiretto con le burocrazie locali di Partito.
Il che non significa che la nuova borghesia sia stata utilizzata come un bimbetto di 4 anni dal padre malvagio, ma che semplicemente nuova borghesia e vecchie classi si utilizzarono a vicenda: anche la nuova borghesia si servì dei contatti della vecchia per poter avere agganci interni al Partito(coloro che erano della vecchia guardia e fin da sempre con lo scopo di penetrare e spaccare il Partito dall'interno). Si fornirono a vicenda i contatti e gli agganci che da sole non avrebbero potuto ottenere, di modo da guadagnare una maggiore e decisiva influenza sul Partito e sullo Stato.

Le cosiddette "purghe" eliminarono quegli elementi corruttivi entro il Partito e disinnescarono alcuni agganci della vecchia borghesia, ma non colpirono abbastanza efficacemente il secondo elemento sociale di corruzione(la nuova borghesia) che poté così correre ai ripari e agire con maggiore attenzione, guadagnando parecchia forza(mortale) negli anni a venire.

Se nel primo tentativo la nuova borghesia ebbe bisogno della forza delle vecchie classi, nel secondo secondo tentativo essa aveva ormai abbastanza forza per correre da sola nella penetrazione nel Partito.
Perciò le purghe disinnescarono il colpo di stato: alla nuova borghesia erano stati tolti gli agganci(quindi parte della forza necessaria a buttar giù le mura dello Stato) forniti dalla vecchia borghesia. Questi erano stati colpiti dalle purghe, ma la nuova borghesia passò - quasi - indenne, ma soprattutto non individuata come classe a sé stante dai radar del Partito. Questo fu il più grande errore della dirigenza rivoluzionaria di quegli anni e il motivo della disfatta futura. La si vide come insieme di elementi corrotti dal burocratismo e dalle vecchie classi. Questo portò a colpire solo quelle che erano ritenute "mele marce", ma non a colpire quegli elementi strutturali che ne alimentavano l'esistenza come classe.

Nel secondo tentativo la nuova borghesia aveva ormai già i propri contatti e le vecchie classi furono resuscitate come elemento di coda.

Si vide nel dopoguerra che le posizioni di destra crescevano e così anche elementi sospetti burocratizzati, hai ragione. Ma non si individuò l'origine sociale e strutturale di tali fenomeni politici ed ideologici sovrastrutturali, che era appunto la classe - non vista - della nuova borghesia.

E il risultato fu catastrofico.

Ai tempi delle purghe furono eliminate solo le "mele marce" senza però rinnovare i rapporti di produzione. Ma nel dopo-guerra, quando la "nuova borghesia" divenne aggressiva, Stalin in "Problemi Economici del Socialismo in Urss" delineò la strategia per eliminare la differenza sostanziale tra lavoro manuale ed intellettuale in modo da indebolire sempre più il ruolo dei dirigenti e consisteva nella riduzione della giornata lavorativa per consentire agli operai di aumentare la loro cultura. Stesso discorso per la piccola-borghesia agricola che, come i dirigenti d'azienda, era destinati ad essere liquidata sempre come sancito nello scritto di Stalin. Poi purtroppo per via di una serie di fattori, tra cui la morte dello stesso Stalin, questo rinnivamento non vide mai la luce
 
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Sì, sono d'accordo. Ho però dimenticato di dire che, giacché la piccola-birghesia non fu ancora liquidata (specie in campo agricolo) questa, quando assunse una certa influenza per via della scarsità di controlli, andò a sostenere quegli elementi tendenti alla controrivoluzione già annidati nella società sovietica

Diciamo che il processo fu inverso. Furono i secondi ad orbitare attorno all'ormai più grosso pianeta della nuova borghesia.

CITAZIONE
Ai tempi delle purghe furono eliminate solo le "mele marce" senza però rinnovare i rapporti di produzione. Ma nel dopo-guerra, quando la "nuova borghesia" divenne aggressiva, Stalin in "Problemi Economici del Socialismo in Urss" delineò la strategia per eliminare la differenza sostanziale tra lavoro manuale ed intellettuale in modo da indebolire sempre più il ruolo dei dirigenti e consisteva nella riduzione della giornata lavorativa per consentire agli operai di aumentare la loro cultura. Stesso discorso per la piccola-borghesia agricola che, come i dirigenti d'azienda, erano destinati ad essere liquidati sempre come sancito nello scritto di Stalin. Poi purtroppo per via di una serie di fattori, tra cui la morte dello stesso Stalin, questo rinnivamento non vide mai la luce

Purtroppo hai ragione. Ed è molto probabile che se fosse vissuto abbastanza, il fenomeno sarebbe stato quantomeno ritardato. Certo, sono ancora solo misure amministrative e da sole non eliminano completamente il pericolo di una costituzione della nuova borghesia, la quale potrebbe tranquillamente addomesticare questo tipo di misure amministrative. Per disinnescare questo pericolo serve pure la chiamata ad una mobilitazione di massa. Ma certamente avrebbe ritardato il fenomeno e chissà, magari si sarebbe infine arrivati ad una mobilitazione di massa. Di certo Stalin non ha bisogno di dimostrare quanto abbia - e qui sì che si può fare un discorso di persone, soggetti - sacrificato la sua intera vita al servizio del proletariato.

Quello che però manca nell'analisi di Stalin è l'individuazione di questa aggressività come aggressività di una classe a sé stante, nuova. Diciamo che lui pensò così di colpire alcuni fenomeni, alcuni elementi arretrati legati alle vecchie classi e non una intera nuova classe. Nella sua grande abilità politica fu però comunque in grado di proporre - senza saperlo - delle misure in grado di colpire la stabilità di quella classe che non aveva saputo vedere. Questo avrebbe - astraendo da probabili addomesticamenti in etinere di quelle misure amministrative - ritardato la sua salita al potere per qualche anno(in caso di addomesticamento entro tot mesi) o forse un intero decennio(in caso di mancato addomesticamento).

Edited by Ruhan - 12/10/2020, 21:12
 
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Diciamo che il processo fu inverso. Furono i secondi ad orbitare attorno all'ormai più grosso pianeta della nuova borghesia.

Vero ed è esattamente ciò che penso anch'io

CITAZIONE
Certo, sono ancora solo misure amministrative e da sole non eliminano completamente il pericolo di una costituzione della nuova borghesia, la quale potrebbe tranquillamente addomesticare questo tipo di misure amministrative.

Beh, non credo. Un conto sono le purghe che eliminavano solo le mele marce ma non le condizioni per la formazione di altre nuove mele marce, rischiando quindi di far prendere il potere alla borghesia, mentre un altro è rinnovare i rapporti di produzione in modo da liquidare la "nuova borghesia" come sancito da "Problemi economici...". Poi magari Stalin, se non fosse morto, e la sinistra del partito avrebbero dovuto mobilitare le masse poiché la destra del partito si sarebbe dovuta mostrare (e non più nascondersi come fece effettivamente fino alla morte di Stalin) e fare un colpo di stato violento, questo sarebbe potuto essere uno scenario probabile, ma purtroppo non sapremmo mai come sarebbero andate le cose. Ma ciò non significa che quelle indicate da Stalin fossero semplici misure amministrative, giacché prevedevano un rinnovamento dei rapporti di produzione

Edited by Nikos Zachariadis - 12/10/2020, 22:32
 
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mentre un altro è rinnovare i rapporti di produzione in modo da liquidare la "nuova borghesia" come sancito da "Problemi economici..."

Rimangono misure amministrative che non escludono un loro addomesticamento in senso dirigistico da parte della nuova borghesia(seguire la lettera, ma non lo spirito di tali riforme).

Perche i rapporti di produzione vengano veramente rinnovati serve una mobilitazione di massa che permetta alla lotta di classe di poter essere portata alle sue estreme conseguenze e non essere tarpata. Questo è il punto centrale. Senza tale mobilitazione tu regali comunque il coltello dalla parte del manico alla nuova borghesia, la quale potrà stare quantomeno tranquilla sul piano della lotta di classe che parte dalla base e tentare di tirare la cinghia rispetto alle misure amministrative.

CITAZIONE
Ma ciò non significa che quelle indicate da Stalin fossero semplici misure amministrative, giacché prevedevano un rinnovamento dei rapporti di produzione

Rinnovare i rapporti sociali significa in primo luogo rinnovare i rapporti sociali tra uomini nei luoghi di lavoro e tale rinnovamento parte da una mobilitazione della base che - attraverso la lotta di classe - imponga la propria partecipazione e il proprio possesso dei mezzi e prodotti.
Le misure amministrative servono, senza dubbio, ma come ben sai le misure amministrative devono sancire rapporti di forza già spostati a favore del proletariato, o rimangono lettera morta. I rapporti di forza sono quelli che contano.

Non puoi rinnovare pienamente i rapporti sociali solo a suon di decisioni dall'alto, di misure imposte dall'alto. Queste devono fissare i risultati della lotta di classe delle masse, aiutarne il loro sancimento o favorire gli obiettivi della mobilitazione di classe delle masse. Devono fissare rapporti di forza che sono già stati spostati, o che sono nel mentre faticosamente spostati, dalla mobilitazione e lotta di classe delle masse.

Non puoi combattere una classe che sta guadagnando sempre più forza se non chiamando le masse ad una lotta spietata sugli stessi luoghi di lavoro, offrendo loro ogni tipo di aiuto(anche coercitivo o tramite le misure da te citate).
Una misura amministrativa funziona solo se il proletariato ha abbastanza forza per imporla effettivamente, per imporne l'attuazione. E questo avviene solo con la mobilitazione di massa, non per decreto. Se la forza rimane nelle mani della nuova-borghesia, tali misure saranno semplicemente disattese o addomesticate.

Non la combatti per semplice decreto, purtroppo, per quanto tali misure avrebbero creato quantomeno qualche caos nella struttura aprendo scenari molto interessanti come quello che citi:

CITAZIONE
Poi magari Stalin, se non fosse morto, e la sinistra del partito avrebbero dovuto mobilitare le masse poiché la destra del partito si sarebbe dovuta mostrare (e non più nascondersi come fece effettivamente fino alla morte di Stalin) e fare un colpo di stato violento, questo sarebbe potuto essere uno scenario probabile, ma purtroppo non sapremmo mai come sarebbero andate le cose.

Chissà.
 
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Rinnovare i rapporti sociali significa in primo luogo rinnovare i rapporti sociali tra uomini nei luoghi di lavoro e tale rinnovamento parte da una mobilitazione della base che - attraverso la lotta di classe - imponga la propria partecipazione e il proprio possesso dei mezzi e prodotti.
Le misure amministrative servono, senza dubbio, ma come ben sai le misure amministrative devono sancire rapporti di forza già spostati a favore del proletariato, o rimangono lettera morta. I rapporti di forza sono quelli che contano.

Non puoi rinnovare pienamente i rapporti sociali solo a suon di decisioni dall'alto, di misure imposte dall'alto. Queste devono fissare i risultati della lotta di classe delle masse, aiutarne il loro sancimento o favorire gli obiettivi della mobilitazione di classe delle masse. Devono fissare rapporti di forza che sono già stati spostati, o che sono nel mentre faticosamente spostati, dalla mobilitazione e lotta di classe delle masse.

Non puoi combattere una classe che sta guadagnando sempre più forza se non chiamando le masse ad una lotta spietata sugli stessi luoghi di lavoro, offrendo loro ogni tipo di aiuto(anche coercitivo o tramite le misure da te citate).
Una misura amministrativa funziona solo se il proletariato ha abbastanza forza per imporla effettivamente, per imporne l'attuazione. E questo avviene solo con la mobilitazione di massa, non per decreto. Se la forza rimane nelle mani della nuova-borghesia, tali misure saranno semplicemente disattese o addomesticate.

Sicuramente, nessuno ha mai negato la possibilità di una mobilitazione di massa in caso di bisogno, nemmeno Enver Hoxha (contrariamente a quanto si possa pensare): "Principale errore di Rakosi e dei suoi compagni è stato quello di non aver saputo resistere con fermezza, di aver ceduto di fronte alla pressione dei nemici esterni ed interni. Essi non mobilitarono il partito, il popolo, la classe operaia per soffocare in embrione i tentativi della reazione" (Enver Hoxha - "I Krushioviani"). Non possiamo però sapere se ciò fosse stato necessario nella lotta tra Stalin e la "nuova borghesia" giacché questa non si verificò mai del tutto, per i motivi sopracitati. Resta comunque una possibilità concreta
 
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view post Posted on 15/10/2020, 14:00
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nemmeno Enver Hoxha

???
Non era l'oggetto della discussione. E bisogna sempre distinguere tra la semplice mobilitazione di massa contro gli elementi reazionari e la mobilitazione di massa contro quegli elementi reazionari individuati come classe a sé stante. Non è una cosa da poco. E Hoxha in quella frase non parla di una classe, ma di elementi reazionari. È già qualcosa, ma non abbastanza.

CITAZIONE
Non possiamo però sapere se ciò fosse stato necessario nella lotta tra Stalin e la "nuova borghesia" giacché questa non si verificò mai del tutto, per i motivi sopracitati

La lotta non era tra "Stalin" e la nuova borghesia, ma tra il proletariato sovietico e la nuova borghesia sovietica. E dato che si trattava di una normalissima lotta di classe, la mobilitazione di massa sarebbe stata necessaria per i motivi che ti ho elencato sopra:

《 Una misura amministrativa funziona solo se il proletariato ha abbastanza forza per imporla effettivamente, per imporne l'attuazione. E questo avviene solo con la mobilitazione di massa, non per decreto. Se la forza rimane nelle mani della nuova-borghesia, tali misure saranno semplicemente disattese o addomesticate. 》



Questa non è una eventualità che si può o non si può verificare, ma l'ABC del marxismo: quelli che contano sono i reali rapporti di forza. Le misure amministrative - senza rapporti di forza modificati o in via di modificazione - servono a poco, dato che verranno subito addomesticate dalla classe che possiede maggiore forza.
E i rapporti di forza non li modifichi per decreto, ma tramite la mobilitazione di classe.
 
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view post Posted on 16/10/2020, 16:47
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???
Non era l'oggetto della discussione. E bisogna sempre distinguere tra la semplice mobilitazione di massa contro gli elementi reazionari e la mobilitazione di massa contro quegli elementi reazionari individuati come classe a sé stante. Non è una cosa da poco. E Hoxha in quella frase non parla di una classe, ma di elementi reazionari. È già qualcosa, ma non abbastanza

L'ho specificato perché, essendo io "hoxhaista", magari avresti potuto credere che, per via della critica alla Rivoluzione Culturale dell'albanese, io fossi contrario ad una mobilitazione di massa, quando in realtà è l'esatto opposto

CITAZIONE
E Hoxha in quella frase non parla di una classe, ma di elementi reazionari. È già qualcosa, ma non abbastanza.

Perché si riferiva ad un'altra tipologia di avvenimento
 
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view post Posted on 16/10/2020, 16:53
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L'ho specificato perché, essendo io "hoxhaista", magari avresti potuto credere che, per via della critica alla Rivoluzione Culturale dell'albanese, io fossi contrario ad una mobilitazione di massa, quando in realtà è l'esatto opposto

Non mi pare che il punto fossero le tue convinzioni, quanto invece questioni legate alla sola storia sovietica :D
Comunque va bene, se ti ha fatto piacere specificare le tue posizioni - a scanso di equivoci -, hai fatto bene :)
Sempre meglio un po' più di chiarezza che meno chiarezza

CITAZIONE
Perché si riferiva ad un'altra tipologia di avvenimento

È questo il punto. :)
 
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view post Posted on 4/12/2020, 17:06
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Discussione molto interessante, che apre una nuova prospettiva sulle origini del revisionismo. Volevo però fare una domanda a Ruhan: lasciando un attimo da parte i fenomeni illegali di corruzione e furto della proprietà dello Stato da parte dei dirigenti aziendali (che hanno comunque le loro radici economiche), il problema strutturale si pone dal momento che un funzionario, che pure non è proprietario dei mezzi di produzione, beneficia del plusvalore estratto ai lavoratori, come nell'esempio del manager di un'impresa pubblica sotto il capitalismo; e visto che nel socialismo, d'altra parte, sussiste ancora la divisione del lavoro e quindi le differenze di salario, la remunerazione dipende dalla quantità e dalla qualità del lavoro fornito e dunque è necessariamente disuguale, ecc., qual è il limite oltre il quale l'aumento di stipendio di un dirigente può considerarsi estrazione di plusvalore altrui e non più legittima remunerazione del suo lavoro? Probabilmente è una domanda stupida, ma mi è venuto questo dubbio quando avete scritto che negli anni i funzionari sovietici si sono aumentati la paga e mi piacerebbe anche sapere se ci sono studi sul ventaglio salariale in URSS per rendersi conto dell'entità del fenomeno.
 
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view post Posted on 24/12/2020, 00:28
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CITAZIONE (DerStudent @ 4/12/2020, 17:06) 
Discussione molto interessante, che apre una nuova prospettiva sulle origini del revisionismo. Volevo però fare una domanda a Ruhan: lasciando un attimo da parte i fenomeni illegali di corruzione e furto della proprietà dello Stato da parte dei dirigenti aziendali (che hanno comunque le loro radici economiche), il problema strutturale si pone dal momento che un funzionario, che pure non è proprietario dei mezzi di produzione, beneficia del plusvalore estratto ai lavoratori, come nell'esempio del manager di un'impresa pubblica sotto il capitalismo; e visto che nel socialismo, d'altra parte, sussiste ancora la divisione del lavoro e quindi le differenze di salario, la remunerazione dipende dalla quantità e dalla qualità del lavoro fornito e dunque è necessariamente disuguale, ecc., qual è il limite oltre il quale l'aumento di stipendio di un dirigente può considerarsi estrazione di plusvalore altrui e non più legittima remunerazione del suo lavoro? Probabilmente è una domanda stupida, ma mi è venuto questo dubbio quando avete scritto che negli anni i funzionari sovietici si sono aumentati la paga e mi piacerebbe anche sapere se ci sono studi sul ventaglio salariale in URSS per rendersi conto dell'entità del fenomeno.

Scusami, me l'ero persa. La prima risposta che mi viene in mente è che - banalmente - si può parlare di sottrazione indebita di plusvalore nel momento in cui 1) lo stipendio supera il valore effettivamente prodotto dal manager e 2) ed è una condizione necessaria, le sottrazioni socialiste non sono pari(in percentuale) a quelle di tutti gli altri lavoratori. Se hai dati a riguardo condividili pure. Quanto ai testi specifici, purtroppo li cerco anche io con scarsi risultati.
 
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view post Posted on 24/12/2020, 14:39
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1) lo stipendio supera il valore effettivamente prodotto dal manager

Giusta osservazione, ma in un prodotto finito come si determina la proporzione del valore generata da ciascun lavoratore? È possibile confrontare l’attività di chi svolge la stessa mansione, in base alla quantità e alla qualità di ciò che produce, ma come confrontare il lavoro di operai e dirigenti?

CITAZIONE
2) ed è una condizione necessaria, le sottrazioni socialiste non sono pari(in percentuale) a quelle di tutti gli altri lavoratori.

Per “sottrazioni socialiste” intendi le detrazioni dal “frutto integrale del lavoro” di cui parla Marx nella Critica del programma di Gotha? Dunque si verifica sfruttamento quando il dirigente subisce meno detrazioni rispetti ai lavoratori?

CITAZIONE
Se hai dati a riguardo condividili pure. Quanto ai testi specifici, purtroppo li cerco anche io con scarsi risultati.

Io ho trovato qualcosa nei libri di Hoxha, ad esempio in Imperialismo e rivoluzione scrive:

La restaurazione del capitalismo ha portato ad una polarizzazione dell’odierna società sovietica, in cui una piccola parte della popolazione domina e sfrutta la stragrande maggioranza. Ormai si è creato ed ha preso la forma di classe a sé borghese e sfruttatrice uno strato costituito dai burocrati, dai tecnocrati e dall’alta intellighenzia creatrice, che si appropria e si spartisce il plusvalore ricavato dal selvaggio sfruttamento della classe operaia e delle vaste masse lavoratrici. A differenza dei paesi a capitalismo classico, nei quali ogni singolo capitalista si appropria del plus valore proporzionatamente all’ammontare del ca pitale che ha investito, in Unione Sovietica e negli altri paesi revisionisti esso viene spartito in rapporto alla posizione occupata dalle persone dell’alto strato borghese nella gerarchia statale, nell’economia, nella scienza, nella cultura ecc. I lauti stipendi, le gratifiche normali e speciali, i premi e gli incentivi, i favoritismi, ecc. so no pratiche ormai istituzionalizzate nell’appropriazione del plusvalore realizzato con il sudore degli operai. Lo strato che costituisce «il capitalista collettivo» salvaguarda una simile forma di spogliazione attraverso una moltitudine di leggi e di norme, che assicurano l’oppressione e lo sfrutta mento capitalistico.

In nota a questo brano si legge: «Nell’Unione Sovietica il rapporto fra i salari dei lavoratori e gli stipendi dei direttori d’impresa e dei membri della casta della nuova borghesia sovietica è di 1 a 10, senza contare le somme che questi ultimi si intascano per varie vie e in diverse forme» (Opere scelte, vol. V, Casa Editrice «8 Nëntori», Tirana 1985, pp. 437-438).

Nella seconda edizione della Storia del Partito del Lavoro d’Albania (Casa Editrice «8 Nëntori», Tirana 1982) ci sono inoltre alcuni brani interessanti su come il problema venne affrontato dai comunisti albanesi a partire dalle decisioni del Politburo del dicembre 1965:

L’adeguamento del rapporto fra le remunerazioni del lavoro concerneva unicamente gli alti stipendi di un certo numero di lavoratori dell’apparato statale e del Partito, della scienza e della cultura, senza modificare i salari medi e bassi. Nell’Albania socialista la differenza fra salari alti e bassi non è mai stata molto accentuata. Nonostante ciò, il Partito riteneva necessaria un’ulteriore riduzione del rapporto fra alti e bassi salari. Questo provvedimento era dettato dalla necessità di ravvicinare quanto più possibile il livello di vita dei quadri dirigenti e dei lavoratori di alta categoria della cultura e della scienza al livello di vita di tutti i lavoratori del paese. Con questo provvedimento si sbarrava il passo alle tendenze a sopravvalutare il lavoro d’ufficio, che sono di stimolo alla ricerca di una vita comoda e di vantaggi personali, alla creazione di un terreno favorevole alla degenerazione piccolo borghese e alla diffusione delle concezioni revisioniste. Nel medesimo tempo il Partito ebbe cura di evitare il passaggio all’egualitarismo. Il lavoro di direzione e il lavoro qualificato sarebbero stati apprezzati anche in avvenire, ma sempre in conformità al principio e alla direttiva del Partito di non permettere la creazione di strati privilegiati. (p. 409)

Le misure in tal senso continuarono nel decennio successivo:

Il provvedimento adottato dal Comitato Centrale del Partito e dal Consiglio dei Ministri nell’aprile 1976 sulla riduzione delle paghe alte e su alcuni miglioramenti nel sistema delle paghe e delle retribuzioni dei lavoratori, costituiva una misura di grande portata economica e sociale, ideologica e politica. Tutto ciò portò ad un’ulteriore riduzione del rapporto fra le paghe alte e le paghe basse. In questo modo tale rapporto da 1:2,5 che era prima calò a 1:2, mentre il rapporto fra lo stipendio dei direttori d’impresa e la paga media degli operai scese da 1:2 a 1:1,7. (p. 532)

E le parole di Hoxha dimostrano che era consapevole del problema dei privilegi burocratici:

D’altro canto la nuova riduzione delle paghe alte, e alcune modifiche apportate al sistema dei salari e delle remunerazioni, influirono positivamente sull’educazione rivoluzionaria dei quadri e dell’intellighenzia. Tutto ciò limitava ulteriormente la sfera d’azione del pericolo di una loro degenerazione borghese-revisionista. «Così come “la proprietà privata genera ogni giorno il capitalismo”, anche i “lauti stipendi”», rilevava il compagno Enver Hoxha, per argomentare l’adozione di questo provvedimento da parte del Partito, «suscitano il desiderio di assicurare grossi profitti, leciti o illeciti, il desiderio di vivere, di mangiare e di vestire meglio degli altri e di imborghesirsi, pur continuando a scandire slogan comunisti e avendo in tasca la tessera del Partito».
La riduzione delle paghe alte non portò affatto all’indebolimento dell’attività dei quadri e dell’intellighenzia in generale, anzi impresse un maggior impulso alla direzione degli affari, all’istruzione superiore e alle ricerche scientifiche, perfezionandole sempre più. (pp. 545-546)

Alla luce di questi provvedimenti, mi sembra alquanto ingeneroso accusare Hoxha di proteggere la “nuova borghesia” dietro l’ortodossia rituale. La restaurazione del capitalismo in Albania è avvenuta e dunque c’erano delle falle nel sistema, ma evidentemente non in questo ambito.
 
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view post Posted on 24/12/2020, 15:53
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Alla luce di questi provvedimenti, mi sembra alquanto ingeneroso accusare Hoxha di proteggere la “nuova borghesia” dietro l’ortodossia rituale

Forse mi sono spiegato male. Ovviamente non accuso Hoxha di aver protetto sotto mentite spoglie questa nuova borghesia. Questa sarebbe una tesi abbastanza dozzinale che appiattirebbe le evidentissime discrepanze tra il sistema sovietico e quello albanese da una parte, e le dissonanze tra Hoxha e i sovietici. Hoxha non fu un Krusciov nascosto dietro il ritratto di Stalin, questo ci tengo a precisarlo. Quello che sostengo è diverso: Hoxha non fu il rappresentante della cosiddetta nuova borghesia in piccola o media scala, quella che - per intenderci - aumenta i propri stipendi e arriva a pretendere addirittura quote di proprietà dell'impresa. Hoxha rappresentò quella peculiare classe alto-statale che si vide sorgere ovunque nei vecchi sistemi sovietici e anche in quello cinese. L'equilibrio tra la classe statale, dei burocrati economico/politici di Stato e la classe nuovoborghese propriamente detta, quella dei manager in piccola e media scala o dei burocrati piccoli e medi, ovviamente attraversò fasi di tensione diversa per paese. Abbiamo visto una tensione del genere in Cina durante i fatti di Piazza Tienanmen, ad esempio. La classe alto-burocratica viene a formarsi per via di una corruzione portata ovviamente dal basso, dalla struttura economica viva, dalla nuova borghesia propriamente detta, ma il processo è - come ogni processo - contraddittorio e può addirittura sfociare in antagonismo tra la classe alta(nata dalla burocratizzazione generata dal basso) e la classe bassa(che eppure aveva generato la prima classe). In Albania tale scontro è evidentissimo e attenzione, non è che Hoxha fosse in totale malafede qui. Hoxha qui si trovò dentro un processo che investiva quasi tutto il blocco socialista e tentò - secondo me errando - di salvare il salvabile dall'interno, senza una mobilitazione di massa effettiva. Ovviamente quest'ultima avrebbe significato una rottura tra Hoxha e la cricca burocratica alta. E qui si aprono le interpretazioni: non lo fece per opportunismo? Non lo fece per paura che colpire la classe alta statale avrebbe aperto le porte a quella bassa portando ad un pieno krusciovismo economico? Io sono dell'idea che non lo fece per entrambi i motivi. Tutto dipende dai rapporti di forza tra le classi. In URSS la classe dei manager etc. riuscì ad imporre un cambio vantaggioso per essa. In Albania - invece - dovette accontentarsi di ciò che in URSS vi era prima del colpo di stato effettivo di Krusciov, quindi di semplici briciole venute dalla burocratizzazione/corruzione.

I provvedimenti che citi sono assolutamente meritevoli, ma - almeno per quanto mi riguarda - vanno inseriti in questa dinamica che era poi la dinamica dell'intero blocco socialista.

Purtroppo la non-mobilitazione totale e il richiamo al monolitismo del Partito portò ad una sostanziale protezione della alta-classe burocratizzata(per intenderci, quella che pigliava mazzette dal basso e assicurava alla classe "bassa" nuovoborghese favori etc). I provvedimenti - seppur meritevoli - non bastano, in quanto ciò che conta sono i rapporti di forza. Un provvedimento non può cambiare questi ultimi e se una classe è abbastanza forte(come lo era quella burocratica alta) può piegare qualunque decreto a proprio favore.

Per riassumere: 1) i provvedimenti furono in parte una forma di lotta della classe alta verso quella "bassa"(un regolamento di conti tra "borghesie", una propriamente statale e l'altra tendente verso la privatizzazione) dato che quella alta diceva: "cari manager e medi burocrati, qui comandiamo noi e quello che avete dipende dal fatto che ve lo concediamo e vi assicuriamo una forma di protezione" e poteva permetterselo per via dei rapporti di forza favorevoli; 2) anche quando colpivano la burocrazia alta, questa li piegava a proprio piacimento, dato che come saprai il marxismo-leninismo ci insegna che un decreto - per essere effettivo - deve sancire un cambio dei rapporti di forza già avvenuto o rimane lettera morta.

Spero di essermi spiegato meglio. Ovviamente si può essere in disaccordo con quanto dico e dire che esiste anche effettivamente la buona fede di Hoxha nel tentare di salvare il salvabile di un sistema(come ogni sistema socialista, d'altra parte) pieno di falle e contraddizioni(come dimostrò il ristabilimento del capitalismo post-Hoxha). Io non ci credo troppo, ma non escludo totalmente che vi sia stata effettivamente una buona fede e che la burocrazia alta abbia utilizzato questa buona fede a proprio piacimento. Non mi convince molto, ma mi interessa poco di accusare la persona di Hoxha. Qui si entra nelle ragioni psicologiche. A me interessa il processo strutturale, Hoxha buono o cattivo che fosse. Posso di certo dire che Hoxha o non Hoxha, ogni partito è attraversato da contraddizioni e se la burocrazia alta si prendeva il mal di pancia di abbassare gli stipendi alti, non fu solo per colpire la classe nuovoborghese bassa, ma anche per accontentare evidenti pressioni della sinistra del Partito. Come in ogni cosa, vi sono sempre contraddizioni.

In ogni caso ti ringrazio per aver contribuito alla questione con queste puntuali citazioni. Credo serviranno molto ai lettori futuri.

CITAZIONE
Giusta osservazione, ma in un prodotto finito come si determina la proporzione del valore generata da ciascun lavoratore? È possibile confrontare l’attività di chi svolge la stessa mansione, in base alla quantità e alla qualità di ciò che produce, ma come confrontare il lavoro di operai e dirigenti?

Ovviamente esistevano dei sistemi effettivi per calcolare l'effettivo valore prodotto aldilà della mansione svolta. Ma in questo modo specifico(sul come matematico-economico effettivo) credo sapranno risponderti meglio altri compagni.

CITAZIONE
Per “sottrazioni socialiste” intendi le detrazioni dal “frutto integrale del lavoro” di cui parla Marx nella Critica del programma di Gotha?

Esatto. Mi riferisco a quelle.

CITAZIONE
Dunque si verifica sfruttamento quando il dirigente subisce meno detrazioni rispetti ai lavoratori?

Sì. Ovviamente in percentuale.

Edited by Ruhan - 24/12/2020, 16:14
 
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view post Posted on 25/12/2020, 18:12
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la classe alta(nata dalla burocratizzazione generata dal basso)

Per classe alta intendi i massimi dirigenti del partito e dello Stato, quindi a livello di Politburo e Comitato centrale? In effetti il traditore Alia proveniva proprio di lì.

CITAZIONE
Ovviamente esistevano dei sistemi effettivi per calcolare l’effettivo valore prodotto aldilà della mansione svolta. Ma in questo modo specifico(sul come matematico-economico effettivo) credo sapranno risponderti meglio altri compagni.

Su questo punto è interessante la riflessione di Molotov, che nelle sue memorie muove una critica retrospettiva a Stalin: il principio «Da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo il suo lavoro», enunciato nell’articolo 12 della Costituzione del 1936, veniva usato per giustificare la crescita delle disuguaglianze perché “lavoro” era interpretato come “qualifica”, a tutto vantaggio di burocrati e impiegati fannulloni; secondo Molotov, nel socialismo non è ancora possibile indurre tutti a lavorare secondo le proprie capacità, quindi bisogna esigere soltanto che ognuno lavori secondo le norme fissate dalla società e fare dipendere da ciò la remunerazione.
 
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