Comunismo - Scintilla Rossa

Repressione e dintorni

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view post Posted on 24/9/2020, 15:39
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I maiali tremano..




ENNESIMA PROVOCAZIONE ANTICOMUNISTA.



A Dalmine, provincia di Bergamo, per ottenere in concessione uno spazio pubblico bisognerà sottoscrivere una dichiarazione di “rispetto della Costituzione” e di condanna del comunismo, equiparato all’ideologia nazista e fascista. A un anno dalla vergognosa risoluzione UE, che il PD ha votato assieme a Lega e Fratelli d’Italia, in Italia avanza l’anticomunismo. Si equiparano le vittime ai carnefici, gli oppressori ai liberatori. Si criminalizzano i partigiani mentre si riabilitano fascisti e collaborazionisti nel nome di una “memoria condivisa”. Tutto questo avviene mentre i padroni sono pronti ad affrontare la crisi con un nuovo attacco ai diritti delle classi popolari, e più che mai c’è bisogno dei comunisti.

La migliore risposta alle menzogne e all’ipocrisia la daranno migliaia di giovani che ogni giorno lottano nei loro luoghi di studio e di lavoro al fianco dei loro coetanei, per una società e un’Italia diversa. Una nuova generazione di comunisti sta crescendo. Non potete cancellarci con delibere e risoluzioni, fatevene una ragione.
 
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view post Posted on 18/10/2020, 09:09
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cesare battisti nel carcere di rossano. persecuzioni vessatorie inaccettabili (da srp italia)


Pubblicato il 17/10/2020 di pennatagliente

Uno Stato di diritto – quale la Repubblica italiana pretende di essere – si valuta per quel che accade nelle sue prigioni. Ossia in quei luoghi dove, al netto dei frequenti errori giudiziari, vengono privati della libertà coloro che hanno violato le leggi.

Uno Stato di diritto si distingue dalla “giustizia tribale” perché garantisce uniformità alle propri stesse leggi nel trattamento dei detenuti. Uno Stato che lascia i singoli detenuti all’arbitrio dei custodi, o peggio ancora indica loro in che modo ridurre a nulla i margini di vita dei detenuti, con misure “ad personam” che neanche il fascismo storico riuscì a escogitare con tale frequenza e ferocia, non è evidentemente uno Stato di diritto.

La Repubblica italiana non lo è. Decidete voi da quando, perché la storia è lunga…

*****

Si trova in regime di isolamento dove gli hanno tolto il pc che prima, al carcere sardo di Massama dove era recluso in alta sorveglianza, poteva utilizzare per motivi di studio e lavoro. Non solo. Gli hanno bloccato tutta la corrispondenza in entrata e in uscita, ad oggi i suoi cari non hanno avuto la possibilità di effettuare un colloquio visivo e, come se non bastasse, sono stati trattenuti – quando in precedenza invece erano ammessi – diversi pacchi inviati dai familiari.

Parliamo di Cesare Battisti, trasferito dal carcere sardo a quello calabrese di Rossano Calabro da una ventina di giorni. A segnalare alle autorità competente i diritti, di fatto, violati è l’associazione Yairaiha Onlus.

«Abbiamo appreso – si legge nella missiva dell’associazione – dagli avvocati di Cesare Battisti (Maurizio Nucci, Davide Staccanella e Sollai) che da quando è arrivato nel carcere di Rossano, all’incirca 20 giorni fa, il detenuto è sottoposto ad una serie di misure che vanno a violare il divieto di regresso trattamentale costituzionalmente e convenzionalmente garantito».

Tali restrizioni sembrano dei veri e proprio accanimenti del tutto ingiustificati. Come mai? Eppure i magistrati di esecuzione, nel rigettare la richiesta dell’avvocato di concedere i 30 anni di reclusione, così come sottoscritto dall’Italia con il Brasile, hanno stabilito che Cesare Battisti non deve essere sottoposto a regimi speciali, ma a quello ordinario, perché i fatti risalgono al 1979.

Quindi gli stessi magistrati hanno stabilito che non debba essere sottoposto ad alcun regime differenziato rispetto ai detenuti comuni. Eppure il ministero ha deciso, a suo insindacabile giudizio, che Battisti va tenuto in regime di alta sorveglianza. Oppure, in alternativa – così come è poi accaduto con il trasferimento -, di mandarlo al carcere di Rossano, insieme ai terroristi islamici.

A che pro?

Come detto, l’associazione Yairaiha denuncia alle autorità nero su bianco che a Battisti «gli è stata revocata la possibilità di utilizzare il pc precedentemente autorizzato per motivi di studio e lavoro, inoltre gli è stata notificata la censura della posta ma, di fatto, gli è stata bloccata pressoché tutta la corrispondenza in entrata e in uscita e non tutta notificata. Dai pacchi inviati dai familiari sono stati trattenuti diversi generi, anche questi precedentemente ammessi».

Prosegue denunciando che «i familiari hanno già fatto ben 2 richieste per poter effettuare colloquio visivo, rispettivamente in data 2 e 9 ottobre ma, ad oggi, non hanno ricevuto alcuna risposta».

Anche la comunicazione con gli avvocati viene ostacolata, perché pare che la direzione non autorizzi le chiamate verso i cellulari degli avvocati. «Questo aspetto – sottolinea l’associazione – appare paradossale soprattutto in questo momento di limitazioni di movimento per tutta la popolazione e dal momento che, proprio in questi mesi, la comunicazione nelle carceri si è (finalmente) adeguata ai tempi».

Yairaiha ritiene che alcune violazioni della legge penitenziaria siano palesi e vanno a incidere negativamente sui diritti del detenuto.

«Si prega pertanto – si rivolge l’associazione al Dap e al ministero della Giustizia – di voler verificare quanto rappresentato, ognuno per le proprie competenze, al fine di garantire che i diritti del sig. Battisti siano garantiti a Rossano Calabro come a Oristano o in qualsiasi altro istituto penitenziario».

Da ricordare anche che Battisti, 65enne, è affetto da varie patologie, comprese quelle polmonari. Il covid 19, che ha fatto capolino anche al carcere calabrese, è letale per chi ha condizioni preesistenti di determinate malattie.

Resta sullo sfondo la ratio della necessità di tali misure restrittive che gli stessi magistrati non hanno indicato. C’è il rischio che riprenda la lotta armata quando il suo ultimo, seppur indicibile reato è stato commesso nel lontano 1979?

* da Il Dubbio
 
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view post Posted on 31/10/2020, 11:26
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da pennatagliente

Conte e Zingaretti hanno dichiarato di aver abolito il decreto sicurezza di Salvini. Una menzogna, è rimasta intatta tutta la parte che reprime le proteste degli operai più sfruttati, dei poveri. I tribunali sono già al lavoro
da Operai Contro

… l’abolizione dei famigerati decreti Salvini, emanati dal 1° governo Conte, contro gli operai e contro gli immigrati, era stata sbandierata dal Pd nella formazione del governo Conte bis.
Alla prova dei fatti dopo più di un anno dal suo insediamento, il 5 ottobre 2020 il governo Conte bis ha varato un nuovo decreto sicurezza, confermando tutte le norme antioperaie dei decreti Salvini, con alcuni cambiamenti sull’immigrazione, un aspetto che in questo scritto non viene affrontato.
Zingaretti ha dichiarato: “I decreti propaganda/Salvini non ci sono più”. Per il segretario del Pd quelli di Salvini erano solo “propaganda”. Purtroppo ci sono e colpiscono brutalmente gli operai, come si vede qui sotto.
Falsità per coprire le responsabilità del Pd, che nei vari governi ha spianato la strada a Salvini, con misure repressive che portano il nome dei ministri Pd. Un barbaro attacco sia alla forza lavoro immigrata, sia alla forza lavoro del disagio abitativo, delle case occupate o di famiglie in cerca di alloggi, con tutti gli annessi. Un attacco sfrontato condotto rispettivamente con la legge Minniti-Orlando e con la legge Renzi-Lupi, quest’ultimo dell’UDC.
Inoltre Minniti, già fondatore e presidente della fondazione “Intelligence Culture and Strategic Analysis “ (Icsa), a partire dalla 13a legislatura, Minniti uomo “Security” ricopre ministeri e cariche, anche nei servizi segreti, in ben 7 governi: D’Alema 1° e 2°, Amato 2°, Prodi 2°, Letta, Renzi, Gentiloni. Mentre le forze dell’ordine caricano picchetti sui cancelli e sgomberano i presidi operai nelle fabbriche che resistono ai licenziamenti: Dielle, cantieri navali di Trapani, Eaton, Fiat Pomigliano, Adm, Esselunga di Pioltello e Basiano, Fincantieri, Ast, Innse, Ikea, Alcoa, ex Alfa Romeo, solo per fare alcuni nomi.
Intanto il sindacalismo della moderazione salariale, accantona sempre più l’arma dello sciopero, come se cedesse alla pressione per “regolamentare” lo sciopero, sospinta da quella parte della società che strumentalmente, incolpa gli operai per indicare “il responsabile”, del calo di profitti e affari di una parte degli strati borghesi.
Nel frattempo Jobs act e “licenziamenti economici” decisi dai soliti noti al governo, stroncano la giusta causa nei licenziamenti per le nuove e vecchie generazioni operaie.
Salvini con la sua carica razzista e antioperaia, ha trovato il terreno spianato. Le sue norme repressive e poliziesche varate con i 5 Stelle nel 1° governo Conte, prendono a schiaffi gli operai, prima che questi facciano un solo passo, criminalizzano scioperi e lotte, chi li organizza e chi vi partecipa. Un forte deterrente per tutti coloro che non abbassano la testa, ma lottano contro lo sfruttamento ed il suo sistema sociale.
Queste alcune norme dei decreti Salvini, ora confermati e blindati anche dal Pd col governo Conte bis.
Fino a 6 anni di galera per blocco stradale. Era stato depenalizzato negli anni “90, ora è stato reintrodotto come reato.
Fino a 6 anni di galera anche per i picchetti sui cancelli, considerati blocco stradale e quindi reati.
4mila euro di multa, per ostruzionismo nel blocco stradale. Già stati sanzionati gli operai della Superlativa di Prato.Uso dei droni da parte delle forze dell’ordine, per monitorare lotte, manifestazioni e iniziative operaie.
Possibilità delle forze dell’ordine di sparare con pistole taser sui manifestanti.
Fino 12 mesi di galera per chi organizza un corteo, se qualcuno dovesse causare danni.
Fino 12 mesi di galera anche per chi partecipa ad un corteo non autorizzato.
Indossare il casco durante un corteo è diventato un “delitto” cioè reato punibile.
Fino 2 anni di galera per chi lancia razzi o petardi alle manifestazioni, anche questo è diventato reato punibile.
Forte aumento delle pene per chi occupa case, fabbriche o terreni.
Daspo urbani per allontanare con pretesti per lunghi periodi, gli operai più attivi nelle lotte.
Ripristinato il reato di “accattonaggio”, era stato depenalizzato nel 1999.
Andrà a giudizio per reato penale, chi pronuncia parole o frasi ritenute offensive dalle forze dell’ordine cui sono indirizzate. Non potrà più essere derubricato “non punibile per la lieve entità del fatto”, come avveniva prima.
Per alcune di queste norme saranno processati 67 operai di Italpizza di Modena, che diventano 300 con i processi delle vertenze Alcar Uno, Emilceramica, Bellentani, New Gel e altre aziende.
21 operai della tintoria industriale Superlativa di Prato, protestavano per le proibitive condizioni di lavoro e perché da 7 mesi non gli veniva pagato il salario. Scontratisi con la polizia hanno ricevuto multe di 4mila euro per blocco stradale. Sono solo 2 esempi di come colpiscono i decreti Pd, Lega, 5 Stelle.
Formalmente non è stato toccato il diritto di sciopero e di manifestazione, ma sono sostanzialmente stati snaturati.
E’ ciò che volevano i padroni che hanno ottenuto questo grazie ai governi con Pd, Lega, 5 Stelle. I padroni e il loro governo non vogliono scioperi o nel caso, gli operai se ne stiano in silenzio nei reparti o a casa loro. Lo stesso per le manifestazioni, purchè siano processioni disciplinate, ingabbiate in percorsi secondari predefiniti.
In questi mesi in molte aziende gli operai hanno lottato e lottano duramente, contro i licenziamenti e le condizioni di schiavitù del lavoro salariato. Non saranno le multe, i giudici, la galera a fermare la rabbia che si manifesta ogni giorno, anche se i mass media ne parlano quando vogliono e come vogliono. Continuerà a manifestarsi magari chissà, anche con nuovi mezzi e forme di lotta.
Saluti Oxervator.
 
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view post Posted on 3/11/2020, 10:35
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Amnesty International - Italia

Il 28 ottobre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e il capo della Polizia Franco Gabrielli, hanno deciso la promozione di due funzionari condannati in via definitiva in relazione alle gravissime violazioni dei diritti umani verificatesi a Genova nel 2001.
UNA DECISIONE SCONCERTANTE.
Le promozioni alla carica di vicequestore hanno riguardato Pietro Troiani e Salvatore Gava, che per i fatti di Genova furono condannati in via definitiva a tre anni e otto mesi più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici: Troiani per aver introdotto due bombe molotov all’interno della scuola Diaz, Gava per averne falsamente attestato il rinvenimento, affinché tale scenario potesse costituire una giustificazione per la sanguinosa irruzione nell’edificio e una ricostruzione da fornire ai mezzi d’informazione.
L'appello per l'introduzione dei codici identificativi firmato già da oltre 100.000 persone 👉 https://bit.ly/383AC7l
 
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https://fb.watch/2PmtxtwTrt/

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI SOTTO PROCESSO A MILANO!
SIONISMO E' RAZZISMO!
ANTISIONISMO E' ANTIRAZZISMO!
 
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view post Posted on 18/2/2021, 15:43
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addàrivenì baffone

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Proteste e scontri con la polizia a Barcellona per l'arresto del rapper spagnolo Pablo Hasel, imprigionato per "offese alla corona" e amenità varie. In realtà per le sue canzoni e il suo impegno comunista.


screenshot-www


 
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view post Posted on 20/2/2021, 19:11
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vietcong

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LE PORTE GIREVOLI DI MARCO MINNITI


di Sergio Scorza - Contropiano
Marco Minniti si dimette da deputato per lavorare ad una nuova fondazione – la Med-or- di Leonardo-Finmeccanica, l’azienda a partecipazione statale che produce armamenti, che è attiva nel settore dell’aerospazio e della cybersecurity e che esporta per 5,17 miliardi di euro. Primo acquirente di Leonardo è l’Egitto (commesse per 872 milioni di euro).

Seguono Turkmenistan (446 milioni di euro), Arabia Saudita, Turchia, Thailandia, Marocco, Israele, India, Nigeria e Pakistan. Il tutto, in barba alla legge 185 del 1990 che proibisce l’esportazione di armamenti verso Paesi in guerra e/o che violano i diritti umani.

E’ da sottolineare come questi passaggi dalle “imprese” a ruoli di governo – e viceversa – siano abituali ai vertici Usa, ma un po’ più rari in Italia. Né sembra un aspetto secondario che Minniti sia stato prima sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti (con Enrico Letta) e poi ministro degli interni con Renzi.

Ruoli che testimoniano una notevole “vicinanza” con il mondo militare e dello spionaggio, e dunque particolarmente “interessanti” per un’azienda controllata dallo Stato e che fa da perno del nostrano “complesso militare-industriale”.

Come pure è utile ricordare che la Leonardo/Finmeccanica è una di quelle aziende che maggiormente hanno beneficiato delle commesse relative degli accordi presi in sede di Unione Europea e finalizzati a bloccare i flussi migratori dal nord Africa.

Da ministro degli interni del governo guidato da Paolo Gentiloni (12 dicembre 2016 –1º giugno 2018), praticamente, sposò la tesi salviniana dell’ “invasione” e fu il principale fautore dell’accordo italo-libico anti-immigrazione del febbraio 2017 che incluse un massiccio supporto alle guardie costiere libiche sulle quali vennero riversate una valanga di investimenti.

Il memorandum Italia-Libia del 2017, ufficialmente “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”, venne firmato dal presidente del Consiglio dei ministri italiano Paolo Gentiloni e dal primo ministro del Governo di Riconciliazione Nazionale libico Fayez al-Sar.

Quell’accordo che il 2 novembre 2019 si è rinnovato automaticamente, prevede finanziamenti italiani in cambio dell’ “impegno di Tripoli a migliorare le condizioni dei centri di detenzione” in cui vengono riportati i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo.

Un impegno rimasto totalmente disatteso dal momento che, secondo testimonianze, report, immagini e relazioni degli osservatori internazionali, i centri di detenzione libici sono gestiti dalle autorità libiche come dei veri e propri lager in cui i migranti sono tenuti in condizioni disumane e sono sistematicamente sottoposti a violenze, torture e vessazioni di ogni genere.

Le Nazioni Unite denunciarono le «spaventose» e «disumane» condizioni dei campi di detenzione per migranti e profughi. «Siamo molto colpiti dalle spaventose condizioni di detenzione» dichiarò il portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, Rupert Colville che parlò di “stragi nel silenzio, «con decine di morti per tubercolosi» nelle prigioni a causa della loro sistematica denutrizione. Strutture per le quali la Libia continua a ricevere centinaia di milioni di euro dall’Europa e specialmente dall’Italia.

Peraltro, sul carattere ed i reali retroscena dell’accordo italo-libico, benedetto e cofinanziato dall’Unione Europea, uno scoop di ‘Avvenire’ del 4 ottobre 2019 , documentò un incontro tra le autorità italiane e i libici per trovare un accordo sulle partenze dei migranti, al quale prese parte anche un noto trafficante di esseri umani, Abd al-Rahman al-Milad, conosciuto come Bija, entrato indisturbato nel Cara di Mineo, in Sicilia.

Quell’incontro avvenne l’11 maggio 2017 e il “comandante” Bija deve molto all’Unione Europa. A Zawyah la sua “guardia costiera” è stata operativa grazie a mezzi e fondi elargiti via Tripoli dai generosi donatori di Roma e Bruxelles.

Bija sarebbe stato tratto in arresto ad ottobre 2020. Dall’aprile del 2019 il guardacoste, poi promosso “supervisore” del porto petrolifero di Zawyah, era destinatario di un mandato di cattura del procuratore generale di Tripoli.

L’ordine non fu mai eseguito, lasciando Bija libero di comandare la milizia al-Nasr durante le battaglie contro le fazioni arruolate dal generale Haftar, che dalla Cirenaica ha invano tentato per oltre un anno la conquista della capitale.

Bija è accusato di aver dato l’ordine ai suoi marinai di sparare contro i barconi carichi di migranti. In cambio dell’ottenimento di un ricco appalto per gestire la sicurezza dei siti petroliferi, concessi ad aziende italiane, avrebbe smesso di doversi arrangiare con certi affari.

Traffici che secondo gli esperti Onu si possono riassumere «nell’affondamento delle imbarcazioni dei migranti utilizzando armi da fuoco», la cooperazione «con altri trafficanti di migranti come Mohammed Kachlaf che, secondo fonti, gli fornisce protezione per svolgere operazioni illecite».
 
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IL 3 MARZO 2014 RICCARDO MAGHERINI MORIVA SOFFOCATO NEL CORSO DI “UN’OPERAZIONE DI CONTENIMENTO” DA PARTE DEI CARABINIERI


Riccardo Magherini era un fiorentino di 39 anni, senza precedenti penali, ex calciatore, sposato con Angela e padre di un bambino che all’epoca dei fatti relativi alla sua morte aveva appena un anno.
Nella notte del 3 marzo 2014 Ricky, come lo chiamavano in molti, si aggira spaventato per alcune vie di Firenze. È in uno stato di alterazione psicofisica, è convinto che qualcuno gli stia dando la caccia e voglia ucciderlo. Colpito da una vera e propria crisi di panico arriva in Borgo San Frediano, chiedendo aiuto a gran voce a chiunque incontri e reclamando l’intervento delle forze dell’ordine.
Probabilmente Riccardo sentendosi braccato pensa che la polizia e i carabinieri possano salvarlo, possano riportarlo a casa, al sicuro dalla sua famiglia.
E alla fine i carabinieri arrivano mentre Magherini si trova seduto su uno dei marciapiedi in lacrime e spaventatissimo.
Ci sono diverse testimonianze di quello che accadde in seguito.
E chiaramente ci sono diverse ricostruzioni dei fatti.
Quello che è certo è che i carabinieri immobilizzano Riccardo e lo ammanettano tenendolo a terra in posizione prona. Ci sono testimoni e alcuni video in cui si sente Riccardo che grida “aiuto”, “mi sparano”, “aiuto aiuto sto morendo” qualcuno grida “no i calci no!”. Fatto sta che in quelle che i carabinieri hanno definito “operazioni di contenimento” Riccardo ha perso la vita. Quando arrivano i sanitari del 118 due agenti gli sono ancora sopra.
L’autopsia stabilirà che le cause della morte sono:la disfunzione cardiaca dovuta allo stress causato dalla situazione vissuta, e l’asfissia. Dopo il solito iter processuale la corte di cassazione stralciando i precedenti giudizi ha prosciolto tre carabinieri dall’accusa di omicidio colposo per cui erano stati condannati. I legali della famiglia Magherini hanno presentato ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che lo ha accolto e dovrà pronunciarsi.
Quello che ci interessa di questa vicenda non è tanto il suo risvolto giudiziario, che comprendiamo essere drammatico e dolorosissimo per la famiglia di Riccardo, ma è soprattutto la criminalizzazione mediatica a cui Ricky e i suoi cari sono stati e sono sottoposti nel corso degli anni.
Quello che noi ci chiediamo è come sia possibile che una vittima, perché Riccardo era una vittima; una vittima del suo stato mentale, una vittima delle sostanze di cui poteva aver fatto uso, una vittima della paura, sia trattato come un criminale seriale nel silenzio generale, come un “tossico” a cui è legittimo fare di tutto.
Riaccendere i riflettori su questa storia e su tutte le vicende di abusi dovrebbe in primo luogo servire a farci capire che non è questo il mondo il miglior in cui vivere, perché una società che criminalizza le vittime merita solo di essere rivoltata da capo a piedi.
Cannibali e Re
Cronache Ribelli
 
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view post Posted on 5/3/2021, 09:51
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Partito Comunista

"La Federazione milanese del Partito Comunista rende noto che nel pomeriggio di ieri, 5 marzo 2021, due militanti del Partito Comunista, fra cui un membro del Comitato Centrale, senza alcun motivo, sono stati fermati e trattenuti fino a notte fonda nei locali della Questura di Milano.
I nostri due compagni si stavano recando al presidio in difesa della scuola e sono stati fermati all'interno della metropolitana. Hanno subito il sequestro dei telefoni e dei documenti, gli è stato impedito di comunicare con un legale o familiare e sono stati sottoposti a perquisizione in modo del tutto illegittimo e illegale.
Non esiste alcuna giustificazione per un simile atto del tutto arbitrario, se non quella di contribuire a diffondere un clima di intimidazione nella società colpendo ogni forma di dissenso politico.
L'atto di cui sono stati vittime i nostri due compagni non è certo il primo e non sarà l'ultimo. Di questo noi non ci lagnamo.
Appare infatti sempre più evidente come, sia l'attuale governo che quello precedente, seguano una strada del tutto fallimentare nella lotta contro la pandemia perchè hanno scelto di difendere i profitti delle banche e dei grandi monopoli, a scapito della salute dei lavoratori e delle loro famiglie.
Per poter fare questo è necessario però ridurre drasticamente le libertà e la democrazia. E in particolare a partire dai luoghi di lavoro, siano essi fabbriche, uffici, trasporti, ospedali o scuole togliendo la possibilità ai lavoratori di difendere la propria salute come quella delle loro famiglie e dell'intera società.
Per questo la lotta contro la pandemia si sta rivelando sempre più una lotta per la democrazia, che non significa libertà di usare la mascherina oppure no, ma libertà per i lavoratori di poter difendere i propri diritti, innanzitutto quello alla salute e ad una vita degna.
È quello della democrazia il vero terreno su cui si giocherà anche la lotta contro il Covid-19. Avendo la consapevolezza che la sconfitta del virus non porterà automaticamente al ripristino della democrazia.
La lotta si preannuncia lunga e difficile. Non bisogna cedere alle intimidazioni e alla repressione che, sempre più frequentemente, si abbatterà sui lavoratori e, di conseguenza, su tutti i cittadini nel tentativo di reprimere ogni dissenso contro il governo del partito unico.
Noi non ci sottrarremo a questa lotta."
Tutto il partito si stringe attorno ai due compagni e alla federazione di Milano, non ci faranno arretrare di un millimetro.
 
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view post Posted on 6/3/2021, 19:04
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Si è trattato di un chiaro atto intimidatorio.
I due compagni fermati illegalmente sono ben conosciuti in città per la loro militanza.
Sono stati riconosciuti e questo è bastato, spariti nel nulla per ore, spogliati e denudati per due volte, sia nei locali della metropolitana che in questura.
 
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view post Posted on 8/3/2021, 10:54
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i servizi segreti parlano dei “marxisti – leninisti” e movimento.


Pubblicato il 06/03/2021 da pennatagliente
E’ stata resa nota la relazione sulla sicurezza del paese che i servizi segreti presentano al Parlamento ogni anno. Il documento analizza le “minacce” alla sicurezza nel 2020 e indica le priorità dell’intelligence sul come affrontarle.

La relazione spazia dal terrorismo jihadista, alla situazione nel “Medio Oriente allargato”, alla Russia e allo spazio post-sovietico, alla Cina e ai quadranti internazionali etc. Dedica moltissimo spazio alla sicurezza informatica e alla cyberwar.

… i capitoli sulle minacce eversive interne nel 2020, praticamente solo il 15% delle informative inviate dai servizi segreti agli altri apparati di sicurezza riguardano “Eversione e estremismo interno”

“Le evidenze raccolte dall’Intelligence nel 2020, sistematicamente condivise con le Forze di polizia, fanno stato di come l’anarco-insurrezionalismo resti la componente eversiva endogena più vitale” è scritto nella relazione.

“Se, da un lato, l’emergenza pandemica ha limitato le potenzialità mobilitative dell’estremismo politico, dall’altro ha fatto da volano, in concomitanza con il ruolo aggregante e amplificatorio del web, ad una montante effervescenza propagandistica, che ha trasversalmente interessato anarco-insurrezionalisti, marxisti-leninisti, realtà del movimento antagonista e circuiti della destra radicale impegnati, pur con intensità variabile e nelle diverse, specifiche prospettive, a strumentalizzare la crisi sanitaria – e segnatamente il suo impatto emotivo, sociale ed economico – per rilanciare progettualità conflittuali e istanze antisistema”. Così i servizi d’intelligence descrivono in premessa le minacce eversive nel 2020.

Qualche preoccupazione hanno creato le manifestazioni spontanee di piazza ad ottobre contro le chiusure dovute alle misure antipandemiche, a partire da Napoli, Torino, Firenze, Milano. Secondo la relazione “Nel vivo di una fase che in molti Paesi europei ha fatto registrare proteste – talvolta sfociate in incidenti ed episodi di guerriglia urbana – contro le misure di contenimento del virus adottate dai Governi, anche l’Italia è stata interessata, in ottobre, da manifestazioni con derive violente, che hanno visto una partecipazione eterogenea”.


“Si sono infatti evidenziati negli scontri, oltre che militanti di matrice oltranzista, anche frange ed individualità non connotate ideologicamente – inclusi giovani contigui alla criminalità comune – prive, secondo quanto emerso sul piano informativo, di una regia unitaria, ma accomunate da slanci ribellistici condivisi e alimentati online”.

Sui “circuiti marxisti-leninisti” si scrive “si sono infatti impegnati tanto nella tradizionale opera di recupero della memoria brigatista, mediante pubblicazioni e documenti redatti da ex militanti, quanto in interventi tesi ad attualizzarne il messaggio attraverso l’analisi, in ottica di “contrapposizione di classe”, delle ricadute socio-economiche dell’emergenza pandemica. Ricadute che, nella visione che contraddistingue il settore in parola, sarebbero da imputare unicamente ad una crisi sistemica del “potere capitalista” e “imperialista”.

Conseguentemente, secondo i servizi d’intelligence, “l’interesse dell’area ha continuato ad appuntarsi sul mondo del lavoro e segnatamente su quei settori occupazionali maggiormente gravati da precarietà e tensioni, con l’obiettivo, velleitario, di conferire alle contingenti rivendicazioni delle maestranze una valenza politico-ideologica di più lungo periodo. Analoghi tentativi di strumentalizzazione in chiave oltranzista, anch’essi rimasti senza seguito, sono stati rilevati con riguardo a specifiche istanze relative alla questione della tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Più avanti la relazione dei servizi d’intelligence scrive che: “In linea con la tendenza degli ultimi anni, non sono mancati ambiti di tangenza con altre realtà oltranziste, in ragione del comune impegno su tematiche trasversali a diverse componenti del fronte antisistema. È il caso della propaganda d’area contro la “repressione” e il cd. carcere duro, da tempo prioritariamente focalizzata sulla permanenza di ex brigatisti nel regime detentivo del 41 bis, che non ha mancato – in analogia con gli interventi dell’anarco-insurrezionalismo – di inneggiare alle citate rivolte che, nel vivo della prima ondata epidemica, hanno riguardato diversi istituti di pena.

Il documento dei servizi segreti si sofferma poi su altri aspetti, quelli che sostanzialmente creerebbero le connessioni tra settori diversi dell’antagonismo politico e sociale.

“Al riguardo, oltre alle convergenze sul versante lavoristico, le evidenze informative hanno confermato come l’attivismo marxista-leninista abbia cercato di raggiungere un uditorio più vasto, promuovendo e sviluppando approfondimenti su temi ritenuti di forte presa, quali l’“antimilitarismo” e l’“antifascismo”. Sono poi proseguite, soprattutto sul web, le iniziative di sostegno ad omologhi circuiti esteri impegnati in iniziative di solidarietà ai “detenuti politici” ristretti in altri Paesi, alla “resistenza palestinese”, alla “lotta del popolo curdo”, nonché all’opposizione maoista in Turchia. Da evidenziare, infine, come il brigatismo abbia continuato a rappresentare un riferimento di pronunciata valenza simbolica con riguardo a taluni episodi intimidatori registratisi nel corso dell’anno, in cui logo e lessico dell’area sono stati strumentalmente mutuati per conferire enfasi e risonanza mediatica a gesti di pro-testa contro le restrizioni anti-contagio imposte dalle Autorità nazionali e locali”.

La relazione scrive che “Il monitoraggio intelligence in direzione del composito fronte antagonista ha rilevato come l’emergenza pandemica e, più in particolare, la gestione della crisi da parte del Governo abbiano costituito i temi centrali di un ampio dibattito che ha coinvolto le diverse “anime” del dissenso, in un’ottica di rilancio delle tradizionali campagne di lotta e, nello stesso tempo, di superamento dell’endemica frammentazione che affligge da tempo il movimento. La propaganda d’area ha cercato, dunque, di accreditare l’inedita contingenza quale occasione favorevole a progettualità aggregative, attraverso una narrazione antisistema che ha, tra l’altro, strumentalmente connesso la diffusione del virus con il progresso tecnologico e i cambiamenti climatici.

“È in tale contesto che, all’indomani del primo lockdown nazionale, si è registrata una ripresa sul territorio delle iniziative che, muovendo dalla tematica ecologista, si sono progressivamente declinate, sulla scia di omologhe mobilitazioni internazionali, anche in chiave anticapitalista e no-global. Direttamente collegate al filone ambientalista sono state anche le critiche al cd. decreto semplificazione, accusato dagli antagonisti di agevolare la realizzazione delle “grandi opere inutili e dannose”. Tema, quest’ultimo, dalla persistente capacità propulsiva per frange di diversa matrice che, come di consueto specie nei mesi estivi, hanno rivitalizzato la campagna No TAV con assalti ai cantieri valsusini e scontri con le Forze dell’ordine. È proseguito, inoltre, l’attivismo antimilitarista, nel cui ambito sono state riproposte le argomentazioni sulle asserite ricadute, in termini di tagli al welfare, degli investimenti pubblici destinati alla difesa, con l’organizzazione di iniziative di protesta, specie nei territori con una maggiore presenza di siti militari. Non è mancato, infine, il tradizionale impegno antagonista sul terreno dell’“antifascismo militante” e dell’opposizione alla gestione della questione migratoria, nel tentativo di sfruttare, in funzione aggregante e con azioni di proselitismo, l’impatto della mobilitazione statunitense contro il razzismo animata dal movimento Black Lives Matter”.

stralci da contropiano federico ruocco
 
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