Come nasce la religione
La recente scoperta di resti fossili in alcuni sedimenti tellurici del continente africano, a est del lago Vittoria, nel Kenya, e nell'Etiopia del nord, ha permesso di stabilire che la specie umana ha fatto la sua comparsa oltre due milioni di anni fa.
Ma la religione non è nata con l'uomo. Per migliaia e migliaia di secoli , su questa nostra terra, la cui formazione risale probabilmente a quattro miliardi di anni, piccoli gruppi umani hanno condotto un'esistenza ancora vicina all 'animalità, nutrendosi di erbe, di bacche, di radici, di succhi vegetali, di lumache e d'insetti vari ed errando di foresta in foresta, nel clima caldo e umido che ha preceduto il periodo glaciale. Non era ancora noto il fuoco, né si sentiva il bisogno di indumenti o di ripari. Le stesse facoltà intellettive, la capacità di ragionare, erano ancora estremamente limitate.
Il primo strumento di lavoro, che ha provocato una vera e propria rivoluzione, non soltanto fisica, ma sociale, nel lento processo di differenziazione dell'uomo da forme inferiori di esistenza, è stata la mano . Quella che gli antropologi hanno chiamato la «scoperta della mano» , allo stesso tempo attrezzo e prodotto del lavoro, si collega a due caratteristiche essenziali dell 'uomo: la posizione verticale, o «stazione eretta», e lo stimolo del pensiero, del linguaggio.
Anche la lingua è un prodotto della convivenza sociale
1.
Per millenni, prima che esistesse il linguaggio fonetico, gli uomini si sono espressi tra di loro a segni, con gesti rudimentali fatti con le mani, a seconda di certe abitudini fisiche contratte nel corso del lavoro o quando fosse necessario dialogare da lontano, a una distanza che superasse la portata della voce.
Né queste vestigia di un così remoto passato sono completamente scomparse.
Nelle cerimonie rituali di molti antichi culti, e negli stessi gesti simbolici tracciati dai sacerdoti di alcune delle religioni più recenti, cristianesimo compreso, si trovano numerosi residui di questo linguaggio a segni, o cinetico. È stato notato, del resto, che tra alcuni popoli dell' America meridionale e tra gli aborigeni dell'Australia uomini appartenenti a tribù di fferenti non comprendono il rispettivo linguaggio fonetico, ma si capiscono molto bene a gesti; lo stesso avviene tra le donne di alcune popolazioni australiane, che ncorrono al linguaggio cinetico quando sono costrette dalla vecchia legge tribale al silenzio, nei dodici mesi che seguono la morte del marito, o tra gli adolescenti nel periodo di iniziazione alla vita adulta.
La fase prereligiosaPer tutta l'età che ha preceduto l'epoca glaciale, l'uomo viveva riunito in minuscoli gruppi , di dieci-dodici individui, che gli etnologi
moderni hanno chiamato «orde primitive» e ulteriormente ripartito in due stadi principali : quello dello stato «selvaggio» e quello dello stato «barbaro».
Non vi era ancora nessuna divisione del lavoro, non c'erano né capi né legami di dipendenza sociale precisi, regnava la più assoluta promiscuità sessuale; l'economia consisteva soltanto nella appropriazione e non nella produzione. Si raccoglievano a caso bacche e molluschi, frutti e insetti; la caccia di piccoli animali era un fenomeno occasionale. L'uomo era ancora incapace di prendere coscienza delle sue relazioni con altri uomini e con la natura, e non poteva nemmeno rifletterle in qualsiasi forma di credenze religiose, fossero pure le più elementari e grossolane. «Una base sociale più ampia, dei rapporti sociali più complessi erano necessari perché potesse nascere la religione»
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Questa fase prereligiosa si è certamente protratta molto a lungo e si chiude soltanto con l' ultimo periodo dell'esistenza dell'uomo di Neandertal, così detto dalla località presso Dosseldorf, dove nel 1856 vennero scoperti i resti di uno scheletro umano antichissimo, datato dai 100.000 ai 34.000 anni fa. Le sepolture contenenti scheletri o teschi di questi «protoantropi», o primi uomini, ritrovate in una fascia che va dalla Francia e dalla Germania alla Crimea, alla Palestina e all'Uzbekistan, non offrono testimonianze sicure dell'esistenza di preoccupazioni d'indole sacrale, anche se alcune di esse sono chiaramente intenzionali e contengono ossa di animali o qualche rudimentale strumento di lavoro; tali caratteristiche possono essere interpretate in modo diverso, senza far ricorso a spiegazioni esplicitamente religiose.
L' essenza della religione deve essere ricercata negli aspetti del mondo materiale che corrispondono a ogni momento dello sviluppo ideologico dell' uomo . I sogni, il sonno, la morte spiegano sì l' origine dei fantasmi religiosi, della prima idea di «anima» e di una sua ancora indistinta sopravvivenza nell'al di là, nel mondo dei non più vivi.
Ma perché ciò potesse accadere, occorreva che al tipo iniziale di esistenza semianimalesca si sostituisse un nuovo tipo di aggregazione sociale, caratterizzato dalla scoperta di alcuni strumenti di lavoro; occorreva che al sistema della raccolta casuale del cibo si aggiungesse una forma organizzata, anche se ancora embrionale, di caccia e di pesca
3.
Occorreva infine che i gruppi umani primitivi incominciassero a fissarsi in modi di vita semisedentari, nei ripari naturali e nelle caverne, dove potessero fantasticare sull'apparizione di animali o uomini in sogno, come una specie di «doppio», e studiare i sintomi che accompagnano e seguono la morte.
Si calcola generalmente che questa nuova fase abbia avuto inizio dai 40.000 ai 35.000 anni fa, nell'ultimo periodo del paleolitico, o età della «pietra antica», quando la convivenza umana stava raggiungendo un livello di sviluppo relativamente alto.
I grandi fenomeni atmosferici e geologici che contraddistinguono le diverse fasi dell'epoca glaciale cacciarono gli uomini nelle grotte, nelle caverne, e stimolarono la ricerca di nuovi mezzi per proteggere e mantenere l'esistenza del gruppo. Si impara a conservare un fuoco accidentalmente prodotto; poi si scopre il modo di far scaturire scintille per attizzarlo artificialmente. S'incomincia a lavorare la pietra grezza e a produrre strumenti atti alla caccia o alla pesca, condotta ancora in comune contro animali enormi, le renne preistoriche, i rinoceronti giganti, i rettili marini, i mammut , sospinti essi pure dal freddo verso i luoghi abitati dagli uomini .
Catturata in comune, la preda resta proprietà comune. Sarà necessaria la scoperta di mezzi ben più perfezionati, come l'ascia a due tagli, la freccia, l 'asta con le prime punte metalliche e infine l'ascia di bronzo, perché con l'uccisione individuale della preda nasca anche l'idea del possesso, che dalle cose si trasmette agli uomini e segna il passaggio dal comunismo primitivo a un tipo di economia già basata sulla proprietà privata.
Comunità primitiva e «totemismo»Quali testimonianze dell'esistenza di una vita religiosa nei periodi più antichi, possiamo disporre soltanto di scarse manifestazioni esteriori, spesso di difficile
interpretazione. I mezzi di ricerca di cui ci dobbiamo servire, per seguire la religione primitiva nelle sue origini e nel suo sviluppo, sono sostanzialmente questi :
1 . l'archeologia preistorica, che studia i monumenti residui , le tombe, il paesaggio e soprattutto gli strumenti di lavoro delle età
passate, nella loro evoluzione e nelle ripercussioni che hanno avuto sul modo di vivere degli uomini;
2. l'antropologia, che affronta il problema dei cambiamenti della struttura fisica dell'uomo, nelle successive epoche storiche, in relazione ai mutamenti intervenuti nella struttura sociale e all' interno del gruppo stesso (antropologia "culturale")
3. la linguistica , atta a individuare le varie tappe dell'umanità riflesse in fonemi e in formule precise, scritte o non scritte;
4. il folklore, riserva inesauribile di leggende, miti, costumi e tradizioni popolari, vera e propria letteratura di una società subalterna, soprattutto rurale, culturalmente poco sviluppata, ma già in grado di ri tlettere sulle proprie esigenze esistenziali;
5. la paletnologia e l'etnologia, le sole scienze cui si faccia abitualmente ricorso per lo studio delle origini della religione
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Le ricerche sulla «società antica» di Lewis H . Morgan costituiscono il punto di partenza per ogni seria indagine etnografica.
Le deduzioni che i primi teorizzatori del marxismo hanno tratto dalle acute elaborazioni del Morgan, in primo luogo nel saggio di Engels su Le origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, pubblicato nel 1884
5, hanno trovato conferma nei lavori moderni del Gordon Childe, del Thomson, del Tokarev e delle più serie scuole sociologiche contemporanee
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l dati forniti dall'etnologia hanno una grande importanza, se usati con intelligenza e cautela, anche per farci constatare una delle caratteristiche essenziali dell'ideologia religiosa, e cioè la sua tenace sopravvivenza nelle fasi più recenti di sviluppo della società.
Numerose pratiche rituali nate nelle condizioni della comunità primitiva, in ragione di determinati attributi economici e sociali, sono
passate poi immutate o con leggere modifiche nelle religioni delle età successive. Basti pensare ai riti di iniziazione, che si sono tramandati nei «sacramenti» delle varie denominazioni cristiane; al pasto sacrale primaverile detto inticiuma, praticato dalla tribù degli Arunta nell'Australia centrale per favorire la moltiplicazione della specie, che ha già tutti gli aspetti essenziali del rito eucaristico; alle funzioni e cerimonie mortuarie, che sopravvivono, pur essendosene smarrito il senso originario, nella pratica del lutto, e così via. Un imponente materiale su questi fenomeni religiosi , e sulle loro analogie nelle diverse
epoche storiche, si trova raccolto nella grande opera Il ramo d'oro dell'etnologo inglese James George Frazer, edita in dodici volumi tra il 1890 e il 1915
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Il periodo della comunità primitiva si estende per molte decine di migliaia di anni, dal paleolitico inferiore, che ha visto vivere l'uomo di Neandertal , sino all'età del bronzo, nel terzo millennio avanti Cristo.
Di questo tipo di società restano alcune rare sopravvivenze presso popolazioni che vivono tuttora in condizioni semiselvagge, nel centro dell'Australia, ad esempio, o nelle foreste intorno al Rio delle Amazzoni, nell' America del sud; ma i contatti con forme di società più sviluppate sono troppo frequenti, perché si possano prendere per buone tutte le conclusioni che si sono volute trarre dalle loro attuali condizioni di vita.
La comunità primitiva, che non conosce ancora divisioni in classi contrastanti e ignora quindi ogni forma di organizzazione basata sullo Stato, è tenuta insieme da legami di parentela, di sesso, di età e solo in via subordinata da vincoli che scaturiscono dalla specializzazione di alcuni gruppi nella costruzione e nell 'uso di rudimentali mezzi per la caccia e per la pesca, o per incursioni a scopo di rapina. È naturale che anche la religione in questa antichissima fase della vita associata sia basata su legami analoghi di parentela, di sesso e di età, trasferiti dal clan originario a un mondo di rapporti irreali, fantastici, nei quali si esprime la debolezza del gruppo di fronte alla natura e la sua incertezza del domani, nello stato imperfetto di società nel quale si trova a vivere.
Ben presto, e quasi impercettibilmente, anche l'animale o la pianta di cui il gruppo si nutre vengono considerati come il progenitore, l'antenato, espressione e garanzia della sua coesione ed emblema collettivo, oggetto di sacra venerazione. Questo legame misterioso, quasi biologico, di parentela, di affinità di sangue e di gruppo, è espresso dal termine totem, o totam , che in un vecchio dialetto algonchino, parlato da una tribù pellirosse nordamericana della regione dei Grandi Laghi, significa «l'affine del fratello», o «della sorella» , il «consanguineo», ed è entrato nell' uso proprio per indicare il rapporto religioso al quale si riferisce il clan nelle confuse e contraddittorie manifestazioni della sua vita sociale primitiva
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Possono essere totem l'orso, il lupo, il cinghiale, la renna, l'aquila, il canguro, ogni specie di bacche, di alberi da frutta o d'uso protettivo, come la quercia; ma anche, in via analogica, il sole, la luna, il vento, la pioggia, manufatti vari, pietre, rocce e montagne. Il rapporto che si stabilisce tra loro e il gruppo umano è quello della mutua dipendenza e, al limite, della figliolanza: ed è già un rapporto di tipo non solo biologico, ma religioso.
La denominazione di «figli del lupo», «figli del cielo», «figli della pietra», «figli dell'ascia», e gia di per sé indicativa.
Nel mito latino dei due gemelli, Romolo e Remo, allattati da una lupa, affiorano senza dubbio residui leggendari di una società totemica a base matriarcale.
L'onomastica gentilizia, specialmente tra le popolazioni celtiche e anglosassoni, ha mantenuto sino ai nostri giorni tali radici totemiche: in Irlanda i Mac-Cecht sono i « figli dell'erpice», i Mac-Tail i « figli della grande scure», in Inghilterra i
Wolfson i «figli del lupo>> , e così via. La stessa parola che denota il tipo più antico di organizzazione sociale indicava probabilmente tanto l 'agglomerato umano, quanto il rapporto di parentela tra il gruppo nel suo insieme e un determinato agente animato o inanimato: non si dimentichi che in etrusco la voce clan significa «figlio» e che il suo plurale, clenar, ha valore di «figliolanza » (la desinenza -ar indica un collettivo di formazioni geologiche e vegetali).
Reminiscenze totemiche si possono riscontrare anche nella designazione popolare, in quasi tutte le lingue, di diversi animali, trattati come parenti: tipico il caso dell'allocco, chiamato familiarmente barbagianni, «zio Giovanni»
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Il totemismo, che attraverso metodici riti propiziatori e una mitologia sacra lega tra di loro i componenti dei più antichi gruppi sociali, garantendone l'unità e la sopravvivenza, è la prima forma di religione che l' umanità abbia conosciuto : e ad esso bisogna rifarsi, per spiegare gli altri riti e costumi della comunità primitiva dall'epoca di Neandertal in poi .
1 G.C. Lepschy, La linguistica strutturale, Torino, Einaudi, 1 966 (molte ristampe: l'autore è italiano, ma lavora a Londra). Anche lo strutturalismo linguistico è una filiazione del marxismo (vedi Mario Ali nei, La struttura de/ lessico, Bologna, I l Mulino, 1974).
2 C. Hainchelin , Les origines de la religion, cit., p. 74.
3 Vedi A.C. Blanc, Origine e sviluppo dei popoli cacciatori e raccoglitori, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1956.
4 Di grande utilità, per chi desideri avere una prima informazione sulla preistoria dell'uomo, sono alcuni volumetti pubblicati dagli Editori Riuniti nella collana Libri di base (Roberto Fieschi, Dalla pietra a/ laser; Lia Formigari , La scimmia e le stelle e Louis-René Nougier, L 'economia preistorica, tutti editi nel 1981).
Vedi anche Grahame Clark, La preistoria del mondo, Milano, Garzanti , 1 972 e Tullio Tentori, Antropologia culturale: il rischio ideologico di una scienza, Roma, Edizioni Ricerche, 1976.
5 F. Engels, Le origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, a cura di Fausto Codino, Roma, Editori Riuniti, 1970.
6 L . H . Morgan, A ncient Society, New York, Macmillan, 1887. I l libro di questo grande etnologo americano, divenuto un classico negli ambienti socialisti e liberali della seconda metà del secolo scorso, è stato finalmente tradotto anche in italiano, Milano, 1 970. Ampi riferimenti nelle voci redatte dal di Nola per l'Enciclopedia delle religioni della Vallecchi; segnaliamo anche Giuseppe Cocchiara, L'eterno selvaggio, Milano, I l Saggiatore, 1961 (cap. IX , « Nel regno della famiglia»).
7 U na traduzione italiana basata su un compendio dell'intera opera, pubblicato dall'autore nel 1925, è uscita nel 1950 a cura della casa editrice Einaudi, in due volumi, nella Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici; nuova edizione in un unico volume, Torino, Boringhieri, 1964.
8 La parola totem (forma abbreviata di ototeman) s'incontra per la prima volta nei racconti di viaggio di J . Long, Voyages and travels oj an India n interpreter and trader, London, 1 79 1 ; l' uso è proprio degli indiani Ojibwa (Storia e costumi dei pellirosse, di R . Thévenin e P . Coze, Milano, Schwartz, 1 958).
9 Lo studio di questi residui linguistici del totemismo è appena agli inizi: di estremo interesse i saggi di un glottologo italiano, Mario Alinei, professore all'università di Utrecht e direttore della rivista internazionale Quaderni di semantica, che esce dal 1980 a Bologna, Il Mulino (citiamo, per tutti, anno 11, n . 2, 1 98 1 , pp. 363-385 e anno IV, n . l e 2, 1 983, pp. 5-3 1 e 24 1 -269).