Comunismo - Scintilla Rossa

Le bugie concernenti la storia dell'Unione Sovietica

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view post Posted on 20/1/2021, 00:19
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Sulle altre domande invece sai qualcosa?
 
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view post Posted on 20/1/2021, 11:18
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addàrivenì baffone

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2 non aver mai voluto bene al figlio che poi morì catturato dai nazisti

Altra fesseria mostruosa. A parte qualche aneddoto grottesco sulla giovinezza di Jakov che non merita attenzioni di sorta, anche perchè tutti da dimostrare, l'unica questione di rilevanza pubblica, se così si può dire, è la cattura in guerra del tenente dell'Armata Rossa Jakov Dzhugashvili. In questo frangente l'accusa ridicola della pubblicistica borghese sarebbe quella che Stalin non avrebbe fatto nulla per liberare il figlio, cioè non accettando uno scambio di prigionieri coi tedeschi i quali volevano in cambio di un tenente un Feldmaresciallo! Stalin, pur fra le sofferenze di padre, non poté naturalmente fare alcuna deroga, sarebbe stato francamente inconcepibile, soprattutto per il leader di uno Stato proletario coinvolto in una lotta mortale e dove decine di milioni di padri e madri pativano per la sorte dei figli. Quindi semmai si dovrebbe ammirare e sottolineare la giustizia e il sacrificio di Stalin che non si sognò di abusare del suo ruolo per privilegi personali.

Poi, nella dialettica fra padri e figli gli scontri e dissapori possono esserci, è così da che mondo è mondo. Nel caso specifico c'è anche da dire che Jakov crebbe con la zia paterna e raggiunse il padre già da adolescente quindi magari era anche possibile che i rapporti non fossero così stretti e affettuosi, stiamo parlando sempre di un uomo con delle responsabilità immense che certo non poteva andare dietro a tutti i capricci dei figli. Ti posto alcune memorie dello Stalin "privato" che ne danno un'idea sia dell'integrità dell'uomo sia di questa dialettica assolutamente normale fra padri e figli che non ha nulla di terrificante o favolistico. Da Conversazioni con Molotov, Felix Cuev, pp. 188-193.

Svetlana Alliluyeva racconta che il padre trattava male il primogenito Jakov.
— Jakov era un senza Partito. Lo incontravo di rado a casa di Stalin. Tra i due non correva buon sangue, Jakov era un comunista, ma quest'aspetto era in lui secondario. Era un piccolo borghese, un bel ragazzo e niente più. Durante la guerra fu un semplice artigliere. Fatto prigioniero, si comportò da degno figlio di Stalin, morendo da eroe. Stalin non lo preferì alle altre migliaia di soldati prigionieri: "Laggiù, sono tutti figli miei".
Vassili era un comunista più o meno attivo. O meglio, era un cittadino sovietico con mentalità militare. Beveva molto e frequentava cattive compagnie. Si ferì durante la guerra. Erano ubriachi e fecero esplodere involontariamente un ordigno.

- Vassili non era un buon comunista. Aveva molti lati negativi. Soprattutto le lodi gli diedero alla testa. Non aveva particolare talento. Non aveva certo appreso dal padre. Gli inviti e gli onori di cui lo circondavano ne fecero un velleitario, politicamente assai poco evoluto. Soprattutto aveva pessime amicizie. Molti se ne approfittavano.

***

Per il tramite della Croce Rossa svedese, avevano proposto a Stalin di scambiare Jakov con il Feldmaresciallo Von Paulus, fatto prigioniero a Stalingrado. Così rispose Stalin: "Non scambio un maresciallo per un soldato". E poi aggiunse: "Dobbiamo catturare più marescialli possibile per scambiarli con un uomo solo Ernst Thalmann". Nel giornale Stella Rossa del 15 agosto '41, lessi un reportage dal fronte: "Nei combattimenti di Vitebsk, l'artigliere Jakov Djugachvili ha mostrato grande eroismo, restando al suo posto fino all'ultimo colpo di obice» . Il giornale ometteva di scrivere che l'artigliere Jakov, mantenendo il giuramento alla Patria e al suo Capo, era stato fatto prigioniero dai tedeschi. Vidi la tessera di membro del Konsomol di Jakov. All'interno vi teneva una foto del padre.

Le sue ultime parole furono: "Se non mi è dato di far ritorno al mio Paese, intendo dichiarare a mio padre che non l'ho mai tradito e che tutto ciò che può aver dichiarato la stampa tedesca è una menzogna" Questa è una dichiarazione degna di un uomo coraggioso.

***

Stalin non aveva tempo per i figli. Eppure, si informava dei loro progressi a scuola. E, se necessario, non mancava di tirargli le orecchie. Soprattutto a Vassili. Riproduco due lettere di Stalin. La prima è alla figlia Svetlana:

A Svetlana la padrona,
padrona, ho ricevuto la tua lettera. Sono contento che non ti dimentichi del tuo babbo.
Visto che hai fatto la brava, ti mando delle mele e dei mandarini. Mangiali e divertiti.
A Vassili, che non vuole impegnarsi a scuola, non mando nulla. Fa bel tempo.
Ma la padrona non è con me e mi annoio. In bocca al lupo, padrona. Bacini.
Il povero segretario della padrona Svetlana 8.X.35, ll miserabile Stalin

La seconda lettera è indirizzata a un professore di Vassili. Evidentemente lui studiava poco e si comportava male. Non potendo ne più, il suo istitutore inviò una lettera a Stalin per lamentarsi dell'atteggiamento del figlio. Era il 38! Ecco cosa rispose Stalin:

Al professore, compagno Martychkine. Ho ricevuto la sua lettera sulle prodezze di Vassili Stalin e la ringrazio. Le rispondo con notevole ritardo, causa i numerosi impegni. Vassili è un ragazzaccio di cattive maniere, una specie di selvaggio. La prego di scusarmi. È bugiardo, arrogante e svogliato. In una parola, velleitario. È Stato rovinato da tutti i parassiti che lo circondano e non smettono di ricordagli che è "il figlio di Stalin". Sono contento che lei sia una persona rispettabile e che lo tratti come gli altri alunni, esigendo da lui il pieno rispetto della disciplina scolastica. Vassili lo hanno rovinato certe persone accondiscendenti, come quel direttore, di cui lei fa menzione, indegno di occuparsi del l'insegnamento dei nostri giovani. Se quel villano di Vassili non è ancora irrecuperabile lo dobbiamo ad insegnanti come lei che non la fanno passare liscia a dei figli di papà capricciosi. Le consiglio di trattare Vassili con implacabile severità, senza lasciarsi intimidire dalle sue ridicole minacce di suicidio. Avrà tutto mio sostegno. Purtroppo i miei impegni mi impediscono di occuparmi di lui come vorrei. Ma, all'occasione, saprò dargli una bella strigliata.

I miei saluti
I. Stalin

***
[qua Molotov cita Artiom Sergeiev, figlio orfano del grande dirigente compagno Artiom e adottato da Stalin]

Un'altra volta ci chiamò tutti e tre, Jakov, Vassili ed io, per dirci: «Figli miei, tra poco scoppierà la guerra. Dovete diventare dei soldati». Jakov ed io diventammo artiglieri, Vassili, pilota. Tutt'e tre partimmo per il fronte il primo giorno. Fu questo il privilegio che Stalin ottenne per i suoi figli.

Le lettere di Vassili al padre sono state conservate. In una, Vassili chiede al padre del denaro perché era stata aperta una mescita presso la sua unità; inoltre, desiderava farsi una nuova divisa. In questa lettera Stalin scrisse: «1. Per quanto ne so, la razione distribuita alle unità dell'Aviazione è sufficiente. 2. Il regolamento dell'Armata Rossa non prevede un'uniforme specifica per i figli di Stalin» . Così Vassili non ricevette nulla.
Artiom Sergueiev si fece tutta la guerra, conquistando il grado di maggiore generale. Tutti i figli di Stalin furono mandati al fronte. Uno, com'è noto, non tornò a casa.

***

PS. comunque delle 5 critiche citate l'unica da prendere seriamente sarebbe quella sulla cibernetica ma non ne so molto. Le altre su questioni private fanno veramente parte della mitologia nera e se non totalmente false sono in grandissima parte distorsioni.

Edited by Khleb - 20/1/2021, 11:40
 
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view post Posted on 20/1/2021, 14:09
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La cibernetica di wiener venne criticata aspramente ai tempi di Stalin perché tendente allo scientismo...wiener applicava le leggi tecniche in materia cibernetica alla vita umana e alla società. La robotica in particolare venne vista funzionale al capitale nella sostituzione della forza lavoro proletaria, con tutte le conseguenze potenziali che, effettivamente, accaddero e stanno accadendo nelle economie capitaliste.
 
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view post Posted on 21/1/2021, 19:33

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Riguardo la questione dello psichiatra bechterev un contatto in Russia mi ha detto che è una falsità inventata da trotsky ( nel 1927 infatti stava per essere esiliato ) , ma che la nipote di bechterev ha smentito che suo nonno abbia mai visitato Stalin
 
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view post Posted on 22/1/2021, 11:06
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Ricordo ancora questo aberrante documentario sulla borghesissima RaiStoria :sick:

Ps grazie a Khleb per i preziosi documenti, che non conoscevo.
 
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view post Posted on 23/1/2021, 11:33
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I falsi storici dell'anticomunismo



Fabrizio Poggi, Nuova unità n.7 * | nuovaunita.info

dicembre 2020

Si vuole incuneare nelle menti il rifiuto "cosciente" del comunismo, l'assioma che i comunisti nella storia si sono macchiati di vari crimini

L'anticomunismo è nato con il comunismo; è nato con la presa di coscienza della propria condizione da parte della classe operaia, sottoposta alla diretta oppressione della moderna classe dominante, la borghesia. Marx ed Engels cominciavano il Manifesto del Partito comunista con le parole "Uno spettro si aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro. Qual è il partito di opposizione, che non sia stato tacciato di comunista dai suoi avversari che si trovano al potere?". Il comunismo faceva e fa paura: continua a ricordare alla classe borghese il destino che la attende. Nei decenni, l'anticomunismo ha assunto varie forme, è ricorso agli interpreti e ai mezzi più diversi: dai più estremi e terroristici, ai più sofisticati. L'obiettivo è sempre quello di scongiurare la presa di coscienza delle condizioni di vita e di sfruttamento da parte delle classi sottomesse e, dunque, irretire la loro aspirazione a liberarsi.

La vittoria degli operai e dei contadini in Russia, nel 1917, con la creazione del proprio Stato, di un tipo del tutto nuovo rispetto alla macchina con cui la borghesia tiene sottomesse le classi sfruttate, imbestialirono oltre ogni limite le classi dominanti. Attacchi armati contro il primo Stato socialista; interventi diretti e armamento delle potenze fasciste per indirizzarle contro quello Stato; poi, falliti gli attacchi armati, costruzione di "cortine di ferro", insurrezioni reazionarie contro le democrazie popolari, addestramento delle quinte colonne chiamate a realizzare le "rivoluzioni per la libertà": senza sosta, il ricorso permanente alla menzogna ideologica, ora più aperta, ora più sottile. Soltanto l'obiettivo non cambia: cercare di assuefare le coscienze delle classi sottomesse alla "universalità" dell'ordine capitalista, alla sua "naturale" eternità, alla irrealizzabilità di un diverso ordine sociale, senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

In questa campagna, fanno da sempre da stampella alla borghesia gli elementi opportunisti e revisionisti tra le file del movimento operaio: cent'anni fa i social-patrioti, poi i revisionisti, fino ai dottrinari inconcludenti attuali.

Si è ormai arrivati al punto che, diononvoglia ci si azzardi a mettere in discussione la vulgata sulle cosiddette "repressioni staliniane" e il GULag: si viene subito equiparati a quelli che "giustificano il fascismo perché ha fatto anche cose buone". A tal punto le menti sono state obnubilate dalle giaculatorie europeiste e dalla costante instillazione mediatica su "i crimini comunisti". Pezzo forte della campagna sono i premi Nobel ai vari Pasternak, Sakharov, Solženitsyn, Gorbačëv, Aleksievič; il premio "Sakharov" ai vari "Memorial", Oleg Sentsov o opposizione "democratica" bielorussa.

Falsificazione della storia

Nella campagna anticomunista, la borghesia ricorre all'aperta falsificazione della storia. Operano in tal senso, i programmi scolastici e educativi, insieme all'indottrinamento mediatico, da quello più becero a quello più raffinato. In parallelo, si ostenta capillarmente una semplificazione dell'insegnamento e una volgarizzazione del linguaggio, una loro mondializzazione per l'esigenza del capitale internazionale di uniformare le conoscenze minime atte a servire i suoi interessi.

Non fanno eccezione nemmeno in Russia i manuali scolastici adottati negli ultimi decenni e i serial televisivi (equivalente dell'italico Giorno del ricordo e dei film sulle foibe) sfornati a ritmo costante sui "crimini" di GPU-NKVD: tra giustificazioni della dittatura cilena, vomitevoli condanne dei "regimi totalitari comunisti" e santificazione delle "vittime innocenti dello stalinismo". Sembra che lo slogan della perestrojka, "Con Stalin colpiamo il socialismo, e poi con il socialismo colpiamo Lenin", sia stato fatto proprio anche da Vladimir Putin. Di recente, è tornato proprio sul ruolo di Lenin, "distruttivo per la Russia", a proposito della possibilità, sancita dalle Costituzioni sovietiche, di uscita volontaria dall'URSS: se qualche mese fa aveva parlato di una "bomba atomica", ora Putin è passato a una "mina a scoppio ritardato", che oggi insidierebbe l'unità della Russia. Eppure Putin dovrebbe sapere che gli storici, sulla base dei diari delle segretarie e dei medici, tendono a dubitare che Lenin fosse stato in grado di dettare l'articolo "Sulla questione delle nazionalità o della "autonomizzazione" - come anche i famosi "Lettera al Congresso", o "Come riorganizzare la RabKrIn" - in cui avrebbe proposto la fondazione di una Unione con facoltà di separazione per le singole Repubbliche, in contrasto con l'idea di uno Stato unitario sostenuta da Stalin. Lo slogan "prendetevi tutta l'autonomia che volete" è stato lanciato alle regioni russe da Eltsin e non da Lenin.

Qualche settimana fa, Putin ha detto che "nei decenni passati e nel periodo della guerra, c'era molto di ideologico nei programmi scolastici. Oggi noi cerchiamo di ripulire i programmi da tale ideologizzazione", cioè dalla presunta ideologizzazione dell'eroismo dei soldati sovietici. Dunque, la de-ideologizzazione della vittoria sul nazismo non è altro che de-sovietizzazione. È così che il 7 novembre si tiene da qualche anno la parata sulla Piazza Rossa, in ricordo della parata del 7 novembre 1941, ma non si dice che allora essa si svolse per celebrare il 24° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre: si evita così di ricordare il nome di Stalin quale Comandante in capo, oppure si sentenzia che la vittoria fu ottenuta nonostante Stalin e il partito bolscevico. Scrivendo per l'americana The National Interest su "Le vere lezioni del 75° anniversario della Seconda guerra mondiale", Putin ha parlato del ruolo di Stalin nella storia sovietica e non ha mancato di infilare "i crimini commessi dal regime contro il proprio popolo e gli orrori delle repressioni"; ipse dixit.

Chi ha sconfitto il nazismo

In generale, negli ultimi tempi, la campagna anticomunista mondiale di falsificazione storica punta particolarmente (non solo, ovviamente) sulla passata storia sovietica e sul ruolo dell'URSS nella sconfitta del nazismo.

Il 9 maggio 2020 si è celebrato il 75° anniversario della vittoria e della fine della Seconda guerra mondiale, costati ai popoli del mondo settanta milioni di morti, di cui oltre i tre quarti ai popoli di Cina e Unione Sovietica. Prima dello scoppio della guerra, le "democrazie liberali" avevano cercato in ogni modo di utilizzare il nazismo tedesco per l'obiettivo cui non avevano mai rinunciato sin dal 1917: quello di soffocare il primo Stato socialista al mondo. Scoppiato il conflitto, si erano unite - loro malgrado e non subito - all'URSS nella lotta contro il nazifascismo. Oggi, cercano di appropriarsi di una vittoria cui avevano dovuto contribuire; peraltro, in misura molto ridotta, rispetto allo sforzo militare e sociale sovietico. Così, capovolgono e stravolgono date, avvenimenti, protagonisti.

Il tema, naturalmente, non è nuovo; ma la campagna "alleata" ha assunto aspetti grotteschi in coincidenza con l'anniversario della vittoria. Medaglie commemorative delle "tre potenze vincitrici" sul nazismo: USA, Gran Bretagna, Francia; apoteosi di sbarchi a Occidente che, in realtà, in assenza di adeguate controffensive sul fronte orientale, avrebbero rischiato di trasformarsi in disfatte; e via di questo passo. Solo infamie sul ruolo dell'URSS.

Ma, il vero obiettivo della "campagna alleata" era già stato messo in chiaro dal Parlamento europeo il 19 settembre 2019, con l'approvazione della risoluzione che vorrebbe equiparare nazismo e comunismo. L'obiettivo non è affatto, o non solamente, storico. Non per nulla, a farsi promotori del documento di Strasburgo, erano stati incaricati quei paesi d'Europa orientale che, più di tutti, videro masse intere di Komplizen e Hilfswilligen delle SS e che oggi, tra parate in uniformi naziste e celebrazioni di quegli "eroi" autori di massacri contro civili, soldati sovietici, comunisti, ebrei, tsigani, intendono dar lezioni al mondo su come "la legge vieta le ideologie comuniste e naziste".

Il fronte comunista oggi

Si è insomma in presenza di una tempesta mediatica su tutte le questioni riguardanti la storia del movimento comunista, in generale, e dell'Unione Sovietica degli anni '30 e '40, in particolare. Sotto l'insegna della "informazione" e della "Storia" servite al "più vasto pubblico", si propagandano miti che, ripetuti migliaia di volte, secondo un metodo sperimentato nella Germania hitleriana, penetrano e rimangono infissi nelle menti.

In questa situazione, difficile stabilire cosa significhi oggi essere "obiettivi". Ci troviamo da una parte del fronte, sottoposti al martellamento dell'avversario, il quale non ha mai smesso di far fuoco con le "armi leggere" e negli ultimi anni ha messo in azione anche i "grossi calibri". L'artiglieria martella menti e coscienze, cominciando col riscrivere la storia dei comunisti, in tutte le sue pagine, non solo in Unione Sovietica, e spiana così la strada alle divisioni corazzate contro i comunisti di oggi: l'obiettivo è quello di decretare per legge il bando del comunismo e dei comunisti, e fare in modo che la coscienza "di massa" lo accolga come un "atto necessario", dopo di che, "andrà tutto bene".

Un po' come avvenuto con la campagna avviata durante la pandemia, allorché, tramite Covid-19, si è imposta una delazione poliziesca di massa, facendola accettare alle persone come "doverosa" e "naturale", opportuna "per il bene di tutti", appellandosi alla "unità della nazione" attorno al tricolore, nell'abbraccio patriottico teso a pacificare lo scontro tra le classi e mettere sullo stesso piano partigiani e "ragazzi di Salò", all'insegna di "consumatori", "famiglie", in cui scompare ogni differenza di classe.

Cosa significa dunque, in queste condizioni, essere "obiettivi"? Significa opporre ai colpi del nemico un martellamento uguale e contrario delle nostre artiglierie "storiche", per non essere impreparati all'attacco "politico" contro i comunisti di oggi. Si deve esser consapevoli dell'urgenza di rispondere a ogni colpo dell'avversario, sapendo che i "dettagli storici" da contrapporgli servono solo per mantenere quanto più possibile intatte le nostre forze politiche.

Un attacco di classe

Quello del nemico di classe non è un attacco "storico"; il martellamento delle artiglierie "storiche" del nemico di classe non è che un aspetto dell'attacco di classe cui i comunisti sono da sempre sottoposti. Di fronte all'attacco nient'affatto storico e tantomeno "imparziale", da parte di coloro il cui unico obiettivo dichiarato è quello di tentare di diffamare il comunismo e i comunisti, per arrivare a mettere l'uno e gli altri fuori della legge borghese, restare "imparziali" significa stare dalla parte di un anticomunismo che, ormai da trent'anni, cerca di riprendere il lavoro solo parzialmente interrotto nel periodo a cavallo tra gli anni '40 e '50 del XX secolo.

Lo scontro non è "storico" o "intellettuale": è uno scontro di classe, in cui si usano anche armi "storiche" e "intellettuali". Non si tratta di una disputa storico-accademico. Si tratta di un attacco di classe, che passa per la falsificazione della storia, e l'obiettivo è sempre lo stesso: prendere di mira la prospettiva della società socialista per cercare di eliminarla dalla coscienza della classe operaia e delle masse lavoratrici e arrivare quindi mettere fuori legge i comunisti, oggi, con il "beneplacito" della cosiddetta "opinione pubblica".

Si vuole insomma incuneare nelle menti il rifiuto "cosciente" del comunismo, l'assioma che "i comunisti nella storia si sono macchiati di tali e talaltri crimini". Ne deve conseguire che i comunisti di oggi non possono esser diversi da quelli di ieri e siano quindi pronti a macchiarsi di crimini allo stesso modo dei loro predecessori.

Se ieri i comunisti si erano macchiati dell'olocausto - ormai si arriva a dire questo: se Stalin "si è alleato con Hitler", significa che è parimenti responsabile non solo della "invasione della Polonia", non solo della "spartizione dell'Europa", ma anche degli stessi crimini del nazismo: anzi, se non fosse stato per Stalin, Hitler non avrebbe nemmeno cominciato la guerra - allora "non c'è da aspettarsi nulla di diverso dai comunisti di oggi". Questo vien fatto diventare un assioma; si insinua nelle menti, e queste accettano come un atto dovuto che i comunisti vadano messi fuori legge in quanto "criminali" come i loro predecessori. Per il "bene comune", il comunismo deve essere abolito per legge e la massa deve arrivare a richiederlo, per la "propria sicurezza".

Così, proprio in corrispondenza con il 75° anniversario della fine della guerra, si sono accentuate le accuse all'Unione Sovietica di essere stata corresponsabile del suo scoppio, unite alle falsità sui reali artefici della disfatta del nazismo. Accuse e falsità che nascondono almeno due obiettivi, che è necessario tenere ben distinti. Da una parte, la disputa geopolitica sul ruolo della Russia moderna: su questo versante, non crediamo che Mosca abbia necessità di esser difesa dall'esterno e ci sembra anzi quantomeno zoppicante l'intreccio, teorizzato anche in certa sinistra, secondo cui "chiunque pratichi l'antisovietismo, giunge inevitabilmente alla russofobia". Una variante di tale "teoria" è in Russia quella dei cosiddetti nazional-patrioti di "sinistra", che esaltano forza e potenza dell'URSS, ma sono estranei al marxismo e ripetono i mantra dei nazionalisti borghesi, i quali tacciono sul fatto che le conquiste dell'URSS fossero il frutto del potere sovietico, delle scelte del partito bolscevico, di Lenin e di Stalin.

Dall'altra parte, c'è invece il più becero antisovietismo, e questo riguarda molto direttamente i comunisti in ogni parte del mondo, dal momento che l'attacco alla bandiera con falce e martello issata sulle rovine del Reichstag, non rappresenta che il viatico per dare forma "legale" alla moderna crociata contro il comunismo e i comunisti.

L'anticomunismo "istituzionalizzato"

In questo senso, la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019, è stata solo una tappa nella "istituzionalizzazione" della tesi sulla pari responsabilità di Germania nazista e URSS nello scatenamento della guerra e su un fantomatico "retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo", dato che, già da anni, si sta percorrendo quella strada. Per un sommario e incompleto elenco di simili obbrobri, basti citare la risoluzione del 1996 su "Misure per smantellare l'eredità degli ex sistemi totalitari comunisti"; del 2006 su "Necessità di condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti"; del 2008 su "Coscienza europea e comunismo"; del 2012 su "Regolamentazione giuridica dei crimini comunisti", insieme a tutte le sparate di paesi come Polonia e Baltici che, mentre proibiscono "ideologia e simbologia comunista", celebrano i veterani locali delle divisioni SS e istituzionalizzano le loro sfilate.

Curioso peraltro notare come quelle risoluzioni, oltre ai simboli, mirino alla sostanza dell'ideologia che rappresentano, laddove, ad esempio, sentenziano che "le proprietà, comprese quelle delle chiese, sequestrate illegalmente o ingiustamente dallo Stato, nazionalizzate, confiscate o altrimenti espropriate durante il regno dei sistemi totalitari comunisti, in linea di principio, siano restituite ai proprietari originari in integrum, se questo è possibile senza violare i diritti degli attuali proprietari". Proprietari che, spesso, fino a trent'anni fa, rivestivano ruoli dirigenti nei partiti e negli Stati ex socialisti.

D'altronde, come detto, le sparate "europeiste" incontrano un terreno fertile nella stessa Russia eltsiniano-putiniana.

Come scriveva pochi anni fa il comunista lituano Juozas Ermalavičjus "Gli attacchi sofisticati dell'anticomunismo sono diretti contro lo strumento principale della liberazione rivoluzionaria dell'uomo: quella scienza che ha ricevuto una base teorica e metodologica onnipotente nella dottrina filosofica del materialismo dialettico... Guidati dal loro approccio dialettico-materialista, K. Marx e F. Engels hanno rivelato che la causa fondamentale della schiavitù umana è la proprietà privata dei mezzi di produzione". Oggi "l'escalation globale dell'anticomunismo è fondamentalmente l'incarnazione dell'agonia generale del capitalismo monopolistico transnazionale.

Gli intrighi controrivoluzionari del dominio indiviso del sistema sociale capitalista su scala globale sono oggettivamente destinati al fallimento... Il degrado sociale e spirituale della società borghese porta al completo esaurimento del suo potenziale creativo, quindi si conclude con la cessazione della sua esistenza... Gli sforzi anticomunisti della borghesia imperialista testimoniano del suo destino fatale. L'anticomunismo è la manifestazione più caratteristica dell'impotenza e della disperazione del capitalismo monopolistico transnazionale".
 
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view post Posted on 26/1/2021, 23:53
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secondo quanto dice la figlia Svetlana , aver mandato nei campi di lavoro l'amante di sua figlia , il fotografo Aleksej kapler , con un processo farsa, e solo perché non accettava l'amore di sua figlia per un uomo 20 anni più grande di lei.

A parte il fatto che avere una tresca con una ragazzina di 16, se ne hai 40, non è proprio il massimo...
comunque questa storia è stata narrata da Svetlana dopo che ella stessa, anticomunista, spesso preda di deliri mistici, si era "rifugiata" negli Usa...diventando un pupazzo della propaganda yankee...Kapler non fu accusato di cose generiche, ma di spionaggio a favore degli inglesi...
 
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view post Posted on 27/1/2021, 01:08

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Non si capisce bene come abbia potuto la figlia di Stalin diventare un mostro anticomunista del genere , certo la destalinizzazione non deve essere stata facile , però contribuire così alla demonizzazione del padre ...
 
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view post Posted on 5/6/2021, 21:00

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Compagni ,qualcuno ha qualche informazione su questo fatto usato dalla propaganda borghese per calunniare l'URSS? https://it.m.wikipedia.org/wiki/Affare_Nazino
 
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view post Posted on 9/6/2021, 13:22
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Una storia perlopiù inventata dall'anticomunista francese werth...il numero dei deportati è ingigantito...comunque effettivamente vi fu quel campo di rieducazione nel quale vennero rinchiusi criminali antisociali che presero il potere nella struttura a seguito di una rivolta...l'episodio comportò penuria di cibo e forse casi di cannibalismo...ovviamente dovettero intervenire i compagni...il governo e il partito furono informati dei fatti e il campo venne chiuso in tempi rapidi
 
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view post Posted on 9/6/2021, 20:52

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CITAZIONE (primomaggio1945 @ 9/6/2021, 14:22) 
Una storia perlopiù inventata dall'anticomunista francese werth...il numero dei deportati è ingigantito...comunque effettivamente vi fu quel campo di rieducazione nel quale vennero rinchiusi criminali antisociali che presero il potere nella struttura a seguito di una rivolta...l'episodio comportò penuria di cibo e forse casi di cannibalismo...ovviamente dovettero intervenire i compagni...il governo e il partito furono informati dei fatti e il campo venne chiuso in tempi rapidi

Ok , grazie mille. Sai per caso anche se ci furono eventuali condanne per i responsabili del campo per gli errori in questa vicenda?
 
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view post Posted on 30/7/2021, 16:52
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Le purghe del PCUS negli anni ‘30


Estratto e curato da “La lotta di classe negli anni Trenta in Unione Sovietica”
di Mário Sousa
Presentato alla Società Stalin da Ella Rule, marzo 2005
Le purghe o espulsioni dal Partito Comunista sovietico durante gli anni ‘30 sono l’argomento preferito
dai propagandisti borghesi. Questo problema viene sollevato più e più volte nei mass media borghesi
che danno al pubblico un resoconto completamente falso delle purghe, dei processi politici e
dell’Unione Sovietica di quel periodo. Il loro scopo è diffamare il socialismo e l’Unione Sovietica per
scoraggiare le persone dall’ascoltare i comunisti per far sì che accettino il capitalismo come eterno.
Ecco perché è importante diffondere la verità su questo capitolo della storia dell’Unione Sovietica, sia
per contrastare le menzogne borghesi, sia per comprendere le difficoltà che i bolscevichi hanno dovuto
affrontare durante il periodo di transizione rivoluzionaria.
Fatti sugli anni ‘30
Cominciamo fornendo al lettore un quadro dell’Unione Sovietica negli anni Trenta, decennio decisivo
della sua storia. Fu negli anni Trenta, tra l’altro, che furono realizzati il primo e il secondo piano
quinquennale ed ebbe luogo la collettivizzazione dell’agricoltura. Il reddito nazionale passò da 29
milioni di rubli del 1929 a 105 milioni del 1938: un aumento del 360 percento in dieci anni, un risultato
unico nella storia dell’industrializzazione!
Durante gli anni ‘30, la produzione in Unione Sovietica crebbe a un ritmo senza precedenti. All’inizio
del 1930 il valore totale della produzione industriale era di 21 milioni di rubli. Otto anni dopo, tuttavia,
era salito al di sopra dei 100 milioni di rubli (entrambe queste cifre si basano sui prezzi del 1926-27).
La produzione industriale del paese aumentò di quasi cinque volte in otto anni! All’inizio del 1930 la
superficie seminata a colture di vario genere era di 118 milioni di ettari. Nel 1938 erano 136,9 milioni
di ettari. Allo stesso tempo, era stata completata la collettivizzazione dell’agricoltura, nel corso della
quale erano stati superati i giganteschi problemi legati alla collettivizzazione e alla modernizzazione.
All’inizio del 1930 l’Unione Sovietica aveva 34.900 trattori ma nel 1938 ne aveva 483.500. Il numero
di trattori era aumentato di quasi quattordici volte in otto anni. Nello stesso periodo il numero di
mietitrebbie passò da 1.700 a 153.500 e il numero di mietitrici da 4.300 a 130.800.
Negli anni ‘30 anche lo sviluppo culturale dell’Unione Sovietica fece passi da gigante. Il numero di
studenti in tutte le scuole nel 1929 era di circa 14 milioni. Nel 1938 il numero era aumentato a circa 34
milioni, e a quel tempo gli studenti di tutti i tipi di corsi, compresi quelli a tempo parziale, erano più di
47 milioni. Quasi un terzo di tutti i cittadini era coinvolto nel sistema scolastico. All’inizio degli anni
‘30, l’analfabetismo in Unione Sovietica era ancora del 33 per cento (rispetto al 67 per cento nel 1913).
Nel 1938 l’analfabetismo era stato da tempo completamente sradicato. Durante questo periodo il
numero di studenti dell’istruzione superiore quasi triplicò, passando da 207.000 a 601.000. Il numero
di biblioteche nel 1938 era di 70.000 rispetto ai 40.000 del 1933. Il numero di libri in queste biblioteche
aveva raggiunto nel 1938 la cifra impressionante di 126 milioni, rispetto agli 86 milioni del 1933. Negli
anni Trenta fu attuato un altro provvedimento, a dimostrazione della forza ideologica e materiale
dell’Unione Sovietica, nonché del suo impegno per l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini, ovvero
l’introduzione del requisito che tutta l’istruzione elementare dovesse essere nelle lingue delle diverse
nazionalità. Ciò richiese una mole colossale di lavoro sul fronte culturale, con un gran numero di nuovi
libri, libri di testo e altri materiali didattici prodotti in lingue, alcune delle quali in precedenza a
malapena esistevano anche in forma scritta. Fu pubblicata la letteratura per la prima volta nelle rispettive
lingue per diverse nazionalità. È su questo sfondo che si è svolta la lotta di classe in Unione Sovietica
negli anni ‘30 e questo dovrebbe essere tenuto presente quando si legge questo opuscolo.
Lo sviluppo del Partito Comunista
Negli anni ‘30 milioni di nuovi membri entrarono nel PCUS(b) e presero parte alla lotta per la
produzione e lo sviluppo sociale. Il grande afflusso popolare e l’enorme aumento della produzione,
tuttavia, ebbero il loro lato negativo. Il Partito era obbligato a valutare il lavoro sociale e di partito di
vecchi e nuovi membri ed espellere o epurare coloro la cui condotta non corrispondeva a quanto
richiesto dai comunisti.
In questo periodo, la minaccia esterna contro l’Unione Sovietica andò aumentando. Oltre al blocco, agli
atti di sabotaggio e alla minaccia di aggressione da parte dei paesi capitalisti, emerse un nuovo nemico
il cui scopo era l’annientamento dell’Unione Sovietica socialista e l’annientamento degli slavi come
popolo. Nel gennaio 1933 il nazismo salì al potere in Germania con la promessa, tra le altre, di
annientare il comunismo, conquistare nuove colonie in Oriente e di impiegare la gente del posto come
lavoratori schiavi nell’economia tedesca.
Lo sviluppo dell’Unione Sovietica durante gli anni ‘30, quindi, fu vitale. Fu la base stessa per la vittoria
dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale. La lotta contro le
inadeguatezze all’interno del Partito Comunista e le epurazioni era essenziale per ottenere successi nello
sviluppo della produzione e assicurare le difese del paese. Gli storici borghesi raramente lo menzionano.
Secondo la mitologia borghese, le purghe furono una sanguinosa persecuzione di coloro che criticavano
il regime; erano i mezzi con cui una burocrazia assetata di potere si serviva di una vasta struttura
amministrativa e dell’apparato della violenza di Stato, insieme a un’eccessiva crudeltà, per uccidere
letteralmente un’opposizione progressista, sì anche un’opposizione che ospitava – secondo taluni storici
– socialisti e comunisti “genuini”. La mano che guidò questa persecuzione fu ovviamente quella di
Stalin, descritto come un paranoico. Secondo la borghesia, Stalin aveva un piano a lungo termine di
uccidere tutti gli oppositori e tutti i vecchi bolscevichi per assicurarsi il potere assoluto. Vedremo fino
a che punto questo mito è stato smascherato da onesti storici borghesi che hanno accesso a materiale
d’archivio sovietico.
Gli archivi di Smolensk
Molto prima che Gorbaciov aprisse gli archivi sovietici, nel 1945 era già nelle mani dell’Occidente e
degli Stati Uniti un vasto materiale d’archivio. Quando la Germania nazista invase l’Unione Sovietica
durante la seconda guerra mondiale, raggiunse la periferia di Mosca e di Leningrado. Le truppe tedesche
avevano occupato dal 1941 in poi l’oblast occidentale, la regione occidentale, che aveva come centro la
città di Smolensk. A Smolensk i tedeschi trovarono gli archivi della regione occidentale, che per qualche
ragione non erano stati distrutti dalle truppe sovietiche in ritirata. Questi archivi furono inviati in
Germania nello stesso anno. Alla fine della guerra nel 1945 gli archivi di Smolensk arrivarono nella
zona di occupazione americana della Germania. Sebbene appartenessero all’Unione Sovietica, all’epoca
alleata degli Stati Uniti, i generali americani che ne avevano il possesso, naturalmente nell’interesse del
capitalismo, li spedirono in USA. Questi archivi di Smolensk si trovano oggi negli archivi nazionali
degli Stati Uniti.
Gli archivi di Smolensk sono molto grandi. Salvo poche eccezioni, vi sono raccolte tutte le attività
importanti del Partito Comunista della regione occidentale, dai registri dei membri e dalle direttive
politiche a tutti i livelli, agli stralci di discussioni e dibattiti durante le riunioni, comprese quelle della
principale istituzione dell’area, vale a dire, l’Ufficio Organizzativo. Sono inclusi tutti gli aspetti della
vita politica, dalle politiche agricole e strategie industriali alla pianificazione delle ferie annuali dei
lavoratori. Visono conservati i documenti riguardanti le epurazioni del Partito nella regione occidentale.
Gli archivi di Smolensk dovrebbero essere una miniera d’oro per tutti coloro che cercano uno spaccato
del funzionamento della società sovietica. Tuttavia, gli archivi di Smolensk sono stati utilizzati molto
poco.
Nuovi fatti a sostegno di nuove conclusioni
Solo nel 1985 è stato pubblicato un libro basato su un vero esame degli archivi di Smolensk. Questo
libro porta il nome Origins of the Great Purges – The Soviet Communities Reconsidered, 1933 – 1938,
del professore di storia americana J. Arch Getty (Origins of the Great Purges – The Soviet Municipality
Party Reconsidered, 1933 – 1938, Cambridge, Cambridge University Press, 1985). Ci fornisce
statistiche e altri documenti di grande valore per lo studio della storia dell’Unione Sovietica.
Lo stesso Getty è un autore borghese con una capacità limitata di comprendere le condizioni della lotta
di classe in Unione Sovietica. In un libro successivo, The Road to Terror, che dovrebbe mostrare che i
bolscevichi si sono sterminati durante gli anni ‘30 a causa di lotte intestine, non c’è per esempio una
parola sui di gran lunga più grandi sviluppi sociali nella storia dell’umanità che ebbero luogo in Unione
Sovietica negli anni ‘30. Non una parola su questo!
Eppure, per la maggior parte degli anni Trenta, l’Unione Sovietica ha lottato contro il tempo per
preparare le difese del paese di fronte alla minaccia di invasione della Germania nazista. Se non si
attribuisce la dovuta importanza a questo fatto, si trarranno inevitabilmente conclusioni errate. Se i
bolscevichi si fossero sterminati a vicenda, invece di sviluppare il paese il più possibile e costruire le
sue difese, i nazisti avrebbero vinto la guerra e sradicato l’Unione Sovietica e il popolo slavo.
Arch Getty, tuttavia, contraddice almeno uno storico precedente, il suo collega americano Merle
Fainsod, che aveva avuto anch’egli accesso agli archivi di Smolensk, ma che nel suo libro Smolensk
sotto il governo sovietico sosteneva che «L’assassinio di Kirov nel dicembre 1934 ha provocato un
nuovo ciclo di purghe quasi continue che si diffusero in circoli sempre più ampi e raggiunsero un
crescendo clamoroso nella virtuale distruzione della direzione oblast del Partito nel 1937».
La ricerca di Getty contraddice totalmente questa scoperta.
Una breve storia prima delle purghe degli anni ‘20
Dopo la vittoria della rivoluzione, quando il Partito Comunista era diventato il partito di governo, la
direzione del Partito e Lenin furono obbligati a riconoscere che alcuni elementi sgraditi erano penetrati
nel Partito e nell’apparato statale. Queste erano persone che volevano fare carriera attraverso
l’appartenenza al Partito. All’Ottava Conferenza del Partito nel dicembre del 1919, Lenin sollevò questo
problema. Secondo Lenin era «naturale, da un lato, che tutti gli elementi peggiori si aggrappassero al
partito di governo solo perché è il partito di governo». Per questo era importante valutare il contributo
dei membri del Partito. Su proposta di Lenin, il Partito effettuò una nuova registrazione di tutti i membri
del Partito. Ogni membro doveva rispondere delle sue azioni davanti a un collettivo di membri: coloro
che erano considerati inaffidabili erano esclusi. Quella fu la prima purificazione dell’apparato del
Partito. Questo metodo – rafforzare il Partito eliminando gli elementi opportunistici – caratterizzerà il
Partito Comunista per molti anni a venire.
Il comportamento che giustificava l’epurazione dei membri del Partito includeva corruzione, passività,
violazioni della disciplina del Partito, alcolismo, criminalità e antisemitismo. Per gli individui borghesi
e i kulaki che nascondevano la loro origine di classe, l’espulsione era certa, a differenza di coloro che,
una volta ammessi nel Partito, avevano ammesso il loro background di classe. Anche gli ex ufficiali
zaristi che nascondevano il loro passato furono inevitabilmente espulsi. Tutti coloro che erano stati
espulsi potevano a loro volta appellarsi alla Commissione Centrale di Controllo, e i loro casi venivano
poi riesaminati ad un livello superiore.
Come vedremo in seguito, fu riammesso un numero relativamente alto. Le decisioni nelle assemblee
generali di centinaia di membri erano, di regola, più rigorose di quelle prese al centro del partito. Il
Comitato Centrale del Partito, che aveva avviato le epurazioni e deciso la loro forma, cercò di
incoraggiare i membri a livello di base a prendere la parola per reprimere i funzionari corrotti e i loro
sodali.
Questo si rivelò un lavoro difficile. I burocrati corrotti conoscevano migliaia di trucchi per sfuggire alle
critiche e alle situazioni difficili. La maggioranza degli espulsi, invece, era costituita da membri ordinari
che spesso non potevano difendersi dalle accuse di passività, ignoranza politica o cattive abitudini
alcoliche portate dai segretari di partito.
Le purghe degli anni ‘20
Dopo la nuova registrazione del 1919, Lenin e la direzione del Partito scoprirono che c’erano ancora
notevoli carenze nel Partito. La nuova registrazione non aveva raggiunto il suo scopo. Un gran numero
di nuovi iscritti continuò ad essere attratto nel Partito senza riguardo per la direttiva che eleggessero
solo lavoratori ed elementi affidabili di altre classi. Nuove purghe ebbero luogo nel 1921, 1928 e 1929.
Nella tabella 1 possiamo vedere la percentuale di membri che furono espulsi in queste occasioni. Negli
altri anni il tasso di espulsione dei membri del Partito variava tra il tre e il cinque per cento.
Tab.1 - Grandi purghe durante gli anni ‘20 [Getty, Origins of the Great Purges]
Anno Morivo della esclusione Percentuale di espulsi *
1919 Nuova registrazione 10 – 15
1921 Epurazione 25
1928 “Verifica” (solo 7 regioni) 13
1929 Epurazioni 11
* Rappresenta la percentuale di espulsi di coloro sottoposti alla verifica, che non sempre era la completa affiliazione.
In relazione alle epurazioni del 1929, la tabella 2 fornisce una descrizione dettagliata delle cause. In
effetti fornisce una buona informazione e almeno distrugge il mito che le purghe fossero un modo per
eliminare l’opposizione all’interno del Partito. Nel 1929 1,53 milioni di membri del Partito passarono
attraverso il processo di epurazione. Di questi circa 170.000, ovvero l’11%, furono espulsi. Quando
fecero appello alla Commissione Centrale di Controllo, 37.000 furono riammessi (il 22 per cento degli
espulsi). A Smolensk ben il 43 per cento degli espulsi fu riammesso. A un ulteriore esame, si scopre
che la grande maggioranza erano membri ordinari della classe operaia, che erano stati espulsi dai
funzionari locali del Partito per passività. Non si era tenuto conto delle condizioni di vita che rendevano
più difficile per questi membri la partecipazione alle attività del Partito.
Tab.2 - L’epurazione del partito del 1929 [Getty: Origins of the Great Purges]
Motivi di espulsione percentuale
Difetti nella condotta personale 22
Elementi alieni o connessione ad essi 17
Passività 17
Reati 12
Violazioni della disciplina del Partito 10
Altro 22
Totale 100
Secondo Getty, gli espulsi per motivi politici – attività “frazionistica” o di opposizione – sono stati
inclusi nel 10% degli espulsi per “violazione della disciplina del Partito”. I primi costituiscono il 10%
di questo 10%. Pertanto, le espulsioni per motivi politici non furono più dell’uno per cento di tutte le
espulsioni effettuate durante le purghe del 1929. Si confronti questo con il mito prevalente sugli
“stalinisti che eliminano tutti gli oppositori”. Inoltre, la borghesia sostiene sempre che gli espulsi in
seguito abbiano trovato morte certa nei campi di lavoro del Gulag o siano semplicemente scomparsi. La
realtà è un’altra. Degli espulsi, solo coloro che avevano commesso atti criminali – furto, appropriazione
indebita, ricatto, sabotaggio o simili – e che furono processati in tribunale, ricevettero una qualche
punizione. Per gli altri che erano stati espulsi, la vita continuò come al solito, senza gli obblighi implicati
dall’appartenenza al partito, ma anche senza il sostegno che essa dava.
Le purghe nel PCUS(B) negli anni ‘30
Robert Conquest ha svolto un ruolo fondamentale nella diffamazione del socialismo e dell’Unione
Sovietica nel dopoguerra. Conquest è un disinformatore addestrato in uno dei più antichi e grandi servizi
segreti del mondo, quello britannico. Conquest divenne il loro principale specialista di disinformazione
sulla questione dell’Unione Sovietica. È un maestro nella manipolazione dell’informazione e nel
trasformare il nero in bianco. Verso la fine degli anni ‘50, Conquest lasciò improvvisamente i servizi
segreti britannici. La volta successiva che sentiamo parlare di lui è negli USA, dove la CIA pubblica i
suoi libri e scritti! Si presume che gli sia stata offerta una paga migliore dalla CIA rispetto a quella che
riceveva dagli inglesi e per questo motivo si era trasferito negli Stati Uniti. Inoltre, la CIA gli ha fornito
un travestimento decente, un posto di ricerca in un’università. Le storie di Conquest sono state diffuse
per decenni dalla CIA nei mass media capitalistici di tutto il mondo e sfortunatamente sono ritenute
vere da molte persone.
L’opera più nota di Conquest, The Great Terror – Stalin’s Purges of the Thirties, è stata pubblicata nel
1968 ed è stata una delle principali armi della borghesia contro il socialismo. Il libro è in parte basato
su materiale prodotto durante il periodo di Conquest con i servizi segreti britannici. Le sue fonti sono
estremamente dubbie: collaboratori nazisti, disertori e terroristi.
Le purghe del 1933
Durante gli anni Trenta il Partito subì tre grandi purghe, quelle del 1933, 1935 e 1937-1938.
La prima epurazione, quella del 1933, avvenne in un clima di grande entusiasmo, con le cooperative
agricole che si diffondevano in tutta l’Unione Sovietica a un ritmo sorprendente e la produzione
industriale che raggiungeva risultati del tutto inediti. Il Partito aveva aperto le sue porte a tutti coloro
che volevano battersi per il socialismo e nei primi tre anni degli anni Trenta furono eletti centinaia di
migliaia di nuovi iscritti. A causa di questo grande assalto, la direzione del Partito ritenne essenziale
fare una valutazione di tutti i nuovi membri del Partito. Indagò su opportunisti, burocrati corrotti,
criminali, antisemiti, alcolizzati e membri che violavano la disciplina del Partito.
Le direttive del partito chiarivano che tutte le epurazioni avrebbero dovuto essere effettuate in
un’atmosfera fraterna e che non ci sarebbe dovuta essere un’eccessiva intrusione nella vita privata delle
persone. Inoltre, la direzione del Partito incoraggiava i membri ordinari a criticare apertamente i
burocrati locali e diffidò le direzioni locali del Partito dall’espellere tali membri per motivi di passività
o ignoranza politica. Gli errori del 1929 non dovevano ripetersi. Si doveva prestare attenzione allo
sviluppo generale dei membri e si prevedeva che i membri del Partito potessero essere retrocessi allo
status di candidati o simpatizzanti fino a quando non avessero migliorato la loro comprensione politica
o aumentato la loro partecipazione alle attività del Partito, a seconda dei casi. L’espulsione doveva
essere evitata per quanto possibile.
Nonostante queste direttive, l’epurazione del 1933 andò diversamente da quanto previsto dal Comitato
Centrale. In un paese vasto come l’Unione Sovietica, i segretari locali del Partito avevano un grande
potere, e questo a volte si rivelava disastroso. I fatti mostrano che i segretari di partito locali fecero di
tutto per evitare le critiche rivolte a se stessi o a chi gli era vicino. Solo al fine di dimostrare la loro
obbedienza alla richiesta di epurazione, alcuni Segretari locali espulsero molti membri ordinari, operai
e contadini, anche quando erano fedelissimi e proprio quelli che non avrebbero dovuto essere espulsi.
La maggior parte degli espulsi erano persone che avevano aderito al Partito tra il 1930 e il 1933, che
non avevano avuto il tempo di acquisire piena conoscenza di tutte le questioni del Partito. Molti non
avevano potuto approfondire il programma del Partito o il marxismo-leninismo in generale, ed erano
quindi considerati ignoranti dai segretari di partito. Altre erano persone che avevano difficoltà a
partecipare pienamente alla vita del Partito a causa della loro situazione lavorativa o a causa di problemi
familiari. Nell’epurazione del 1933 fu espulso il 18,5% dei membri e dei candidati del Partito, circa
792.000.
L’epurazione del 1933, terminata a metà del 1934, rivelò una grave contraddizione all’interno del
partito. Il Comitato Centrale aveva intenzione di cacciare ladri e burocrati corrotti, ma il gruppo più
numeroso espulso – che comprende quasi un quarto del totale – è stato espulso per passività [vedi tabella
3]. La passività, tuttavia, non figurava nelle direttive del Partito come criterio di espulsione. Con l’uso
di metodi burocratici o con l’abuso dell’autorità acquisita come risultato di precedenti meriti, i dirigenti
locali del Partito hanno fatto ciò che volevano senza prestare attenzione all’importanza delle direttive
del Comitato Centrale. L’acuirsi delle contraddizioni si riflette nel fatto che un quarto degli espulsi è
stato espulso per motivi di passività. Il Comitato Centrale doveva fare qualcosa per la violazione delle
direttive del Partito da parte dei dirigenti locali del Partito, ma, come il futuro doveva mostrare, questo
non era un compito facile. Ciò divenne molto acuto negli anni a venire, quando l’Unione Sovietica fu
costretta ad aumentare il ritmo dello sviluppo economico per sopravvivere.
Tab. 3 - Le espulsioni del 1933 [Getty: Origins of the Great Purges]
Motivo dell’espulsione Percentuale di espulsi
Corruzione morale, carrierista, burocrate 17.5
Elementi estranei / occultamento di elementi estranei 16.5
Violazione della disciplina del Partito 20.9
Passività 23.2
Altro 17.9
Non menzionato in Origini delle grandi purghe 4.0
Un altro aspetto delle statistiche scoperte da Getty riguarda l’affermazione di Conquest e di altri
elementi di destra secondo cui l’epurazione del 1933 era stata organizzata per cacciare i vecchi
bolscevichi – vecchi quadri del Partito dai tempi di Lenin – che erano venuti a opporsi a Stalin. Secondo
Getty, è improbabile che questa accusa sia vera. La stragrande maggioranza degli espulsi, due terzi in
effetti, era entrata nel Partito dopo il 1928 ed era quindi un membro relativamente nuovo del Partito. La
distribuzione degli espulsi – 23 per cento lavoratori agricoli/contadini, 14,6 per cento dipendenti
pubblici e circa il 62 per cento lavoratori – mostra che la stragrande maggioranza, l’85 per cento, erano
lavoratori ordinari piuttosto che quadri del Partito dell’epoca di Lenin. Nel Grande Terrore, Robert
Conquest parla dell’epurazione del 1933 e suggerisce che oltre un milione di membri furono espulsi per
motivi politici. Per chiunque conosca la storia delle purghe, è evidente che l’accusa di Conquest è una
menzogna.
“Proverka” – verifica dei documenti del Partito nel 1935
L’epurazione del 1933 rivelò che in tutto il paese c’erano problemi molto seri nel Partito. L’elenco dei
membri non aveva alcun rapporto con la realtà. In molte parti del paese il numero dei membri non
corrispondeva al numero indicato. Molti iscritti si erano trasferiti, avevano lasciato il Partito, o erano
stati espulsi o erano morti senza che ciò fosse riportato nelle liste dei membri. I segretari di partito locali
furono travolti dal lavoro economico, cioè dalla realizzazione del piano quinquennale e dalla
collettivizzazione. Per tale motivo, o semplicemente per negligenza o disinteresse, le liste dei membri
non venivano aggiornate. Di conseguenza, anche i registri finanziari del Partito erano in disordine.
Quando questo fu scoperto, e il centro del Partito venne a conoscenza della disastrosa situazione che
regnava nell’area dei record di appartenenza, divenne chiaro che era essenziale verificare tutti i
documenti del Partito.
Nell’ottobre 1934, il Comitato Centrale decise che l’intero Partito sarebbe stato sottoposto a un processo
di reiscrizione dei membri. Il Comitato Centrale inviò rappresentanti a tutte le Regioni del Partito, sia
per esaminare lo stato dei registri del Partito sia, se possibile, per attuare una soluzione, assistendo allo
stesso tempo nei lavori di reiscrizione.
Il compagno Ostrovsky fu inviato al comitato cittadino (gorraikom) di Smolensk. Iniziò chiedendo di
prendere alcune decisioni semplici come nominare una persona che si occupasse della tenuta dei registri
locali del Partito e si assicurasse che la documentazione del Partito fosse conservata in un posto chiusa
a chiave o alsicuro. Chiese anche di non distribuire nuove tessere del Partito a chi aveva perso la propria,
a meno che non fosse stata condotta un’attenta indagine. Ostrovsky chiese anche di redigere un nuovo
elenco di membri a partire dal gennaio 1935 e di sottoporre tutti i comitati di partito sotto il comitato
cittadino alla stessa procedura.
Come si scoprì subito, i problemi da gestire erano troppo grandi per Ostrovsky. I rappresentanti del
Comitato Centrale in molte parti del paese ebbero la stessa esperienza. Verso la fine di aprile 1935 erano
stati compiuti pochissimi progressi nella reiscrizione. Un rapporto del Comitato cittadino di Smolensk
mostra che «nel processo di indagine dei documenti del Partito, è stata rivelata una serie di enormi
carenze, che richiedono un’analisi e una verifica particolarmente attente».
Il Partito Comunista all’inizio degli anni ‘30
I lettori di questo opuscolo potrebbero trovare tutto questo difficile da credere. I media borghesi hanno
portato la maggior parte delle persone nel mondo occidentale a credere che nel Partito Comunista
Sovietico regnasse una disciplina totalmente cieca, per cui tutto e tutti erano soggetti a registrazione e
attento controllo, e tutto veniva registrato – preferibilmente più volte su lunghe liste – senza che nessuno
fosse esente da questo controllo così pervasivo e presumibilmente continuo – un controllo, per inciso,
che sarebbe stato estremamente costoso mantenere – mentre investiva i burocrati del Partito di ampi
poteri.
Questa immagine è completamente falsa. In effetti, ci si avvicina molto di più alla verità capovolgendo
tutte queste accuse. Assorbiti com’erano nella lotta per la produzione, e storditi dagli incredibili risultati
nella produzione che avevano stabilito ripetuti record mondiali, molti segretari di partito locali
ignoravano le altre questioni del partito. Consideravano l’aumento della produzione la cosa più
importante, in grado di risolvere tutti i problemi, mentre tutto il resto era banale. Anche una questione
di fondamentale importanza per qualsiasi partito – e soprattutto per un partito al potere – e cioè che solo
gli iscritti al Partito dovessero possedere la tessera del Partito – era considerata da molti una questione
di secondaria importanza. Le tessere del Partito erano, di regola, conservate in una normale scrivania o
in un armadio facilmente accessibile nei locali del Partito, e in tutto il paese erano soliti scomparire a
migliaia. Nello stesso modo irresponsabile, le tessere del Partito erano distribuite a tutti coloro che
affermavano di aver perso le proprie. Per la maggior parte non era effettuata alcuna indagine per
accertare che fine avesse fatto la tessera smarrita. Anche i membri che erano stati espulsi conservarono
la tessera del Partito senza che nessuno ne chiedesse il ritorno. Quando si trattava di membri deceduti,
le famiglie, di regola, non restituivano la tessera al Partito, il che spesso portava all’abuso della tessera
del defunto. La produzione stava crescendo a tal punto che i dirigenti locali del Partito si convinsero
che presto ci sarebbero state eccedenze tali da spazzare via tutte le difficoltà.
Duecentomila tessere del partito smarrite
All’inizio del 1935 il Comitato Centrale fu costretto a concludere che oltre 200.000 tessere del Partito
erano andate perdute! La maggior parte era stata data a persone che avevano perso le loro tessere del
Partito o le avevano rubate. Più di 1.000 nuove tessere inutilizzate erano state rubate dagli uffici del
Partito e 47.000 tessere erano state date a persone che non avevano avuto il tempo di registrarsi come
membri del Partito. La tessera del Partito era un documento importante. Una persona con una tessera
del Partito poteva, tra l’altro, entrare in tutti i locali del Partito in qualsiasi parte del Paese, cioè nei
luoghi in cui erano conservati documenti importanti e si svolgevano riunioni importanti. Per questo
motivo le tessere del Partito erano molto ricercate da nemici, spie, elementi dell’opposizione e agenti
stranieri. Era quindi un grosso problema che, come si è scoperto, queste persone avevano poche
difficoltà ad impossessarsi di una tessera del Partito Comunista, che potevano utilizzare per facilitare le
loro attività volte a minare il lavoro del Partito. La situazione nel 1935 era tale che non si poteva mai
essere certi che un titolare di una tessera del Partito fosse davvero un membro fedele e leale del Partito.
Quella persona poteva infatti essere altrettanto facilmente un nemico, una spia o un sabotatore.
Il 13 maggio 1935 il Comitato Centrale decise di attuare una nuova verifica nazionale dei documenti
del Partito: la proverka. La campagna per implementare la verifica dei documenti del Partito fu condotta
a livello centrale da una commissione del Segretariato del Comitato Centrale guidata da Ežov e dal suo
vice, Malenkov. La verifica richiedeva che ciascun membro del Partito venisse interrogato dal
Segretario del Partito locale nella propria località o luogo di lavoro in merito alla propria vita, storia,
lavoro e altre cose. Questi fatti sono stati poi utilizzati per aggiornare i registri del Partito. In caso di
irregolarità, veniva effettuato un più attento esame dell’interessato e nel frattempo veniva revocata la
tessera del Partito. Coloro che non potevano confermare la loro appartenenza al Partito furono espulsi
e le loro tessere ritirate. Tutti coloro che erano stati espulsi, secondo la Costituzione del Partito, avevano
il diritto di appellarsi a un organo superiore, che a sua volta doveva svolgere una nuova indagine e
prendere la sua decisione entro due settimane.
L’ordine bolscevico
Era giunto il momento di «introdurre l’ordine bolscevico nella nostra stessa casa del Partito». Il
Comitato Centrale si rivolse soprattutto ai dirigenti locali del Partito, responsabili del disordine: «il
Comitato Centrale ha avvertito i dirigenti delle organizzazioni di Partito a tutti i livelli che se non
avessero provveduto... a ottemperare a questo importante compito... e a ristabilire immediatamente
l’ordine in questo importante affare, allora il Comitato Centrale del PCUS(B) avrebbe adottato severe
misure punitive fino all’espulsione dei trasgressori dal Partito».
A differenza della situazione delle precedenti epurazioni, nella campagna del 1935 per verificare la
documentazione del Partito, le questioni sociali e politiche non erano in discussione per quanto riguarda
l’espulsione.
Qual fu il risultato della campagna per il controllo delle tessere del Partito?
Si è scoperto che molti dei segretari di partito locali responsabili dell’attuazione del controllo non
presero molto sul serio il compito. Non accordarono al compito la priorità che il Comitato Centrale
aveva richiesto. I rapporti che cominciarono ad affluire al Comitato Centrale mostravano che c’era una
tendenza generale ad effettuare un rapido controllo e basta. Spesso, l’impegno dei segretari di partito
locali nel compito era praticamente nullo. I problemi della regione occidentale erano molto evidenti. Il
vice segretario del partito della regione, A.L. Shil’man, e il capo locale della commissione di controllo,
Kiselev, furono oggetto di severe critiche pubbliche da parte del Comitato Centrale e furono presentati
come esempio di come non si dovrebbe fare il controllo delle tessere. Il segretario del partito, Stepanov,
capo di un distretto della regione occidentale, fu espulso dal partito. Nel suo esercizio di verifica aveva
dedicato all’indagine sulla loro autenticità al massimo cinque minuti per membro. Il Comitato Centrale
esigeva un impegno personale nell’attuazione di questo importantissimo esercizio, ma questo segretario
di partito si preoccupava solo di mostrare l’alta percentuale di membri di cui aveva riesaminato lo status
e il numero di falsi iscritti che aveva scoperto. Il Comitato Centrale si oppose a questo modo burocratico
di affrontare il compito. Volevano indagini approfondite in modo da poter essere sicuri che i membri
sulla lista fossero membri reali. ma questo segretario di partito si preoccupava solo di mostrare l’alta
percentuale di membri di cui aveva rivisto lo status e il numero di falsi membri che aveva scoperto.
Un ulteriore esercizio di verifica dei documenti del Partito
Il Comitato Centrale fu costretto a concludere che l’esercizio di verifica dei documenti del Partito era a
rischio di fallimento. Il 27 giugno 1935 il Comitato Centrale decise un secondo ciclo di verifica, da
effettuarsi questa volta in occasione delle assemblee generali dei soci. Tutti i membri avevano ora
l’opportunità di pronunciarsi contro coloro che non consideravano degni di essere membri del Partito.
Questo cambiò completamente le cose. Il Comitato Centrale aveva pubblicamente criticato i Segretari
del Partito per un lavoro mal svolto. Ciò aveva incoraggiato i membri a fare critiche e autocritica alle
riunioni, che così si trasformarono in enormi arene di dibattito. Quei segretari di partito che avevano
qualcosa da nascondere si spaventarono, poiché tale controllo continuo avrebbe potuto rivelare difetti
nella direzione locale del partito. Alcuni cercarono di frenare l’urgenza del dibattito affermando che la
campagna era per la verifica della documentazione del Partito, non un’epurazione. Non era ancora
possibile soffocare completamente le critiche dei membri. Getty in Origins of the Great Purges ci offre
una visione interessante delle accuse mosse in una riunione dei membri del comitato cittadino di
Smolensk nel luglio 1935. Alla riunione furono sollevate 616 accuse.
Tab. 4 - Le accuse durante la Proverka a Smolensk nel luglio 1935 [Getty: Origins of the Great
Purges]
Kulak, commercianti, familiari 226
Degenerati, ubriachi, donnaioli, trasgressori della disciplina 143
Illeciti ufficiali, furto, appropriazione indebita 106
Tessere del Partito perse o dubbie 62
Trotskisti, menscevichi, ecc. 28
Ufficiali dell’esercito bianco, polizia zarista 41
Antisemiti 10
Totale 616
Come si può vedere nella tabella 4, più di un terzo delle accuse riguardava kulak e uomini che si erano
arricchiti durante la NEP (la nuova politica economica). Un altro terzo e più delle accuse indicavano
persone che avevano commesso gravi crimini morali ed economici. Solo una piccola parte delle accuse,
appena il cinque per cento, aveva a che fare con l’opposizione politica. Allo stesso tempo, un’accusa su
sei (circa il 17 per cento) riguardava attività criminali da parte di quadri dirigenti e funzionari politici.
A livello nazionale, l’esercizio di controllo della tessera del Partito ha portato all’espulsione di 170.000
iscritti su 1,8 milioni indagati, ovvero il 9,1 per cento.
Le riunioni di partito nel luglio 1935 divennero arene nella campagna contro i funzionari arroganti del
Partito e altri prepotenti. Nonostante il fatto che la critica e l’autocritica fossero la politica del Partito,
era tutt’altro che certo che questa fosse effettivamente applicata a livello di base. Ma da allora, almeno
per un po’, queste circostanze cambiarono radicalmente a favore dei membri ordinari. Stalin si è
pronunciato sulla necessità della critica e dell’autocritica e ha sottolineato che la mancanza di critica
era un errore fatale, che «distruggeva i quadri» non mettendo in discussione le loro colpe. L’esercizio
di verifica dei documenti del Partito del 1935 evidenziò anche un’altra gravissima lacuna del Partito: il
fatto che era facile falsificare le tessere del Partito, e che non erano quindi una guida affidabile per
l’adesione.
La campagna delle bugie della borghesia e la realtà
Discutiamo ora per un momento alcune delle bugie diffuse dai mass media capitalistici sull’esercizio di
verifica del 1935. Come possiamo vedere dagli esempi forniti dalle riunioni dei membri a Smolensk, i
dibattiti aperti hanno inferto un duro colpo agli elementi borghesi che si erano intrufolati nel Partito,
persone in cerca di vantaggi economici e sociali. Questi includevano kulak e mercanti, ladri, ex ufficiali
dell’esercito bianco e poliziotti zaristi. Contrariamente alla versione della storia dei falsificatori,
l’opposizione non è stata affatto colpita. Quello che è successo durante l’esercizio di verifica della
tessera del Partito è stato, soprattutto, che i lavoratori del Partito hanno cacciato gli elementi borghesi
che si erano introdotti di nascosto. Questo è ciò che fa davvero infuriare i falsificatori della storia
sovietica. Sono persone abituate ad avere diritti speciali nella società mentre i lavoratori sono “la folla”,
da tenere al guinzaglio, e vanno completamente fuori di testa quando sono costretti a riconoscere che
sono gli operai che comandano nel partito dei lavoratori, così che la scoperta di valori ostili e borghesi
ha portato all’espulsione. Le opportunità per la borghesia di riconquistare un po’ di potere dopo anni di
attento sabotaggio furono annientate.
Un’altra bugia è che l’esercizio di verifica della tessera del Partito sia stato intrapreso dalla dirigenza
del Partito – cioè da Stalin – come atto di vendetta per l’assassinio di Kirov. Kirov, membro del
Comitato Centrale e Presidente del Partito a Leningrado, fu assassinato il 1° dicembre 1934 nella sede
del Partito della città – l’assassino, Nikolayev, era entrato nella sede del Partito utilizzando una vecchia
tessera del Partito non valida. Questa accusa di vendetta di natura orribile e sanguinosa, con un numero
enorme di esecuzioni, ha origine dall’agente di polizia Robert Conquest. Chiunque non abbia familiarità
con questi problemi storici che legga il suo libro, Il grande terrore, avrà difficoltà a vedere attraverso il
suo inganno. Ma per coloro che hanno fatto il lavoro di acquisire una conoscenza genuina della storia
di questo periodo, questa accusa di vendetta è a dir poco insensata. L’esercizio di verifica della tessera
del Partito del 1935 fu semplicemente una conseguenza di una decisione del Comitato Centrale
concernente la reiscrizione dei membri presa nell’ottobre 1934. In effetti, Kirov prese parte a questa
decisione, presa due mesi prima del suo assassinio! Dobbiamo credere che Kirov abbia partecipato alla
decisione di vendicarsi del suo stesso assassinio, che sarebbe avvenuto due mesi dopo?!
1936 – Il cambio dei documenti del Partito
Dopo l’esercizio di verifica della documentazione del Partito del 1935, e come conseguenza di esso, il
Comitato Centrale decise di cambiare tutti i documenti del Partito. Ci furono sforzi per far distribuire le
tessere del Partito, per quanto possibile, solo ai membri autentici, comunisti devoti che hanno davvero
onorato la loro appartenenza al partito. Le direttive del Comitato Centrale erano molto precise e ricche
di dettagli che nessuno aveva il diritto di ignorare. In primo luogo, nessuna delle nuove tessere del
Partito poteva essere distribuita in una determinata area fino alla conclusione dell’esercizio di verifica
del 1935. In secondo luogo, solo i segretari di partito avevano il diritto di emettere le nuove tessere.
Inoltre, lo scambio delle nuove tessere con le vecchie poteva avvenire solo nell’edificio dove aveva
l’ufficio il segretario del Partito, e lì solo in presenza dell’iscritto interessato e del segretario di partito
della cellula cui l’iscritto apparteneva. Il membro era quindi invitato a compilare un modulo in duplice
copia e a fornire i dati personali necessari. Gli era chiesto di firmare la nuova tessera del Partito e i due
moduli, vistati dal Segretario del Partito. Il segretario distrettuale faceva altrettanto e poi timbrava la
nuova tessera. Ogni tessera doveva riportare una foto del membro, altrimenti non era valida. Le nuove
schede venivano inviate solo ai Segretari di Partito regionali e per posta dell’NKVD, e potevano essere
compilate solo con un inchiostro speciale inviato dal Comitato Centrale. Le firme di tutti i Segretari di
Partito (cioè quelli che erano stati autorizzati a rilasciare le tessere di Partito) erano conservate in un
apposito archivio presso la sede centrale del Partito. Lo scambio delle tessere del Partito di milioni di
iscritti è stato un importante esercizio dell'organo centrale del Partito volto a stabilire una
documentazione efficace per la prova dell'appartenenza che sarebbe stata molto difficile da falsificare.
Lo scopo di cambiare le tessere del Partito non era scoprire ed espellere ulteriori nemici del Partito in
una nuova epurazione. Lo scopo del Comitato Centrale era esattamente l’opposto, come espresso nella
sua direttiva sullo scambio delle tessere del Partito: «Se, nella proverka, le organizzazioni del Partito
hanno prestato particolare attenzione alla scoperta della penetrazione nascosta del Partito da parte di
nemici, canaglie e truffatori, allora, nel cambio, devono rivolgere la loro principale attenzione a liberarsi
dei membri passivi che non meritano l’alto titolo di membro del Partito; di persone che si trovano
accidentalmente nel PCUS(b)».
Solo il due per cento di espulsioni
Il cambio dei documenti del Partito doveva svolgersi da febbraio ad aprile 1936, ma in alcuni luoghi fu
completato alla fine del novembre 1936. Non esistono statistiche nazionalisul numero di membri espulsi
durante quel periodo, ma le cifre di Smolensk indicano che questi erano relativamente pochi.
Nell’organizzazione del Partito di Smolensk sono state emesse 4.348 tessere del Partito e sono state
espulse 97 persone, circa il 2,1 per cento. Approssimativamente le stesse percentuali si trovano in altri
distretti della regione occidentale. Sfortunatamente, la grande maggioranza degli espulsi erano membri
ordinari della classe operaia espulsi per "passività".
Il cambio di documenti del Partito nel 1936 è utilizzato anche da Robert Conquest e da altri falsificatori
della storia nella loro sporca guerra contro il socialismo. Conquest afferma che durante lo scambio
furono intraprese massicce epurazioni e che il numero di membri eliminati era più alto rispetto a
qualsiasi precedente epurazione del Partito. Tutto questo fu, secondo Conquest, provocato da Stalin
come una manovra per accendere l’opinione pubblica contro l’opposizione che attendeva i processi del
19-24 agosto 1936. Questi processi furono contro il centro Trotsky-Zinoviev guidato da Zinoviev,
Kamenev e Smirnov che furono accusati di aver preso parte a una cospirazione guidata dall’estero da
Trotsky per uccidere i capi del governo sovietico e prendere il potere. Le affermazioni di Conquest sulle
espulsioni di massa nel 1936 non sono state per molti anni contraddette. Le cifre portate alla luce dalla
ricerca di Getty negli archivi di Smolensk dimostrano che le affermazioni di Conquest sono menzogne
complete. In effetti, i numeri epurati nel 1936 furono i più bassi nella storia del Partito, cioè tra il due e
il tre per cento degli iscritti.
I processi politici del 1936 – 1938 in Unione Sovietica
I processi politici [2] e le purghe nel Partito Comunista erano due cose separate e non avevano nulla a
che fare direttamente l’una con l’altra. I membri del Partito che furono espulsi e processati in tribunale
per essere stati coinvolti in attività criminali o controrivoluzionarie furono una piccola minoranza di
tutti gli espulsi.
L’epurazione del Partito del 1937 e la lotta alla burocrazia
Nel 1937 divenne chiaro che si dovevano affrontare due grandi problemi e trovarne una soluzione se si
voleva continuare la costruzione del socialismo in Unione Sovietica. Uno di questi problemi era stato
messo in luce dai processi per tradimento Zinoviev-Kamenev e Pyatakov-Radek. Questi dimostravano
che la vecchia opposizione non aveva deposto le armi. Le prime autocritiche erano state semplicemente
un gioco, un modo per garantire a coloro che le facevano di tornare alle posizioni importanti che avevano
precedentemente ricoperto. Le attività clandestine dell’opposizione erano continuate ininterrottamente
dall’inizio degli anni Trenta e il numero delle persone coinvolte era sconosciuto. L’altro problema era
la lotta alla burocrazia, alla corruzione e all’opportunismo all’interno del Partito. Si riferiva in
particolare ai potentati locali e regionali che i membri della base non potevano o non osavano denunciare
e che quindi detenevano posizioni stabili e sicure nelle leadership locali e regionali.
Il Comitato Centrale convocò una riunione nel febbraio 1937 per trattare queste due questioni principali.
Questo incontro risultò essere il punto di partenza di una lotta di partito che infuriò tra il 1937 e il 1938.
All’inizio dell’incontro erano presenti Bukharin e Rykov, membri del Comitato Centrale. Furono
accusati di aver collaborato con i nemici del Partito e anche di essere stati, con Trotsky, parte di
un’organizzazione controrivoluzionaria il cui scopo era rovesciare il governo dell’Unione Sovietica. Le
accuse si basavano su materiale emerso durante le indagini sul processo Pyatakov-Radek, recentemente
concluso. Le accuse contro Bukharin e Rykov furono presentate da Pyatakov e Radek durante il
processo stesso. Bukharin e Rykov cercarono di difendersi ma furono bollati come traditori dal Comitato
Centrale ed espulsi dal Partito. Il loro caso fu consegnato alle autorità competenti per le indagini e
l’azione penale. Torneremo più avanti sul processo a Bucharin, Rykov e agli altri della loro
organizzazione.
Il discorso di Stalin
Durante la riunione del Comitato Centrale Stalin tenne un discorso molto importante intitolato “Difetti
nel lavoro del Partito e misure per liquidare i trotzkisti e altri doppiogiochisti”. Nel suo discorso, Stalin
si rivolse agli altri compagni del Comitato Centrale per chiedere come fosse possibile che agenti
stranieri, trotskisti e i loro alleati politici, penetrassero nelle organizzazioni economiche e
amministrative dello Stato sovietico, così come nelle organizzazioni di partito, e compiere atti di
sabotaggio, spionaggio e demolizione. Inoltre, Stalin chiese come fosse potuto accadere che questi
elementi estranei fossero riusciti ad acquisire posizioni di responsabilità e persino ad aiutare alcuni
compagni di spicco nel garantire queste posizioni.
Stalin continuò presentando un elenco di atti di sabotaggio e spionaggio negli anni precedenti e dopo
aver fatto riferimento alla lettera di avvertimento del Comitato Centrale alle organizzazioni del Partito,
proseguì dicendo:
«I fatti mostrano che i nostri compagni hanno reagito molto lentamente a questi segnali e avvertimenti.
Lo dimostrano eloquentemente tutti i fatti noti emersi dalla campagna di verifica e di scambio dei
documenti del Partito. Come spiegare il fatto che questi avvertimenti e segnali non abbiano avuto
l’effetto richiesto? … Forse i nostri compagni di partito sono peggiorati, sono diventati meno coscienti
e meno disciplinati? No certo che no! Forse hanno cominciato a degenerare? Di nuovo, ovviamente
no! Non ci sono fondamenti per una simile ipotesi. Qual è il problema allora? Da dove questa
disattenzione, trascuratezza, compiacenza, cecità? Il fatto è che i nostri compagni, trascinati dalle
campagne economiche e dai colossali successi sul fronte della costruzione economica, hanno
semplicemente dimenticato alcuni fatti molto importanti che i bolscevichi non hanno il diritto di
dimenticare. Hanno dimenticato il fatto principale nella posizione internazionale dell’URSS ... Hanno
dimenticato che il potere sovietico è vittorioso solo su un sesto del globo ... ci sono, inoltre, molti altri
paesi, paesi borghesi, che continuano a guidare il modo capitalista della vita e che circondano l’Unione
Sovietica, in attesa di un’occasione per attaccarla, schiacciarla o, comunque, minare la sua potenza e
indebolirla».
Spie dai paesi capitalisti
Stalin poi proseguì facendo riferimento ai rapporti tra i paesi capitalisti:
«È stato dimostrato in modo altrettanto sicuro come due più due fa quattro che gli stati borghesi si
scambiano tra loro spie,sabotatori, diversivi e talvolta anche assassini, incaricandoli di penetrare nelle
istituzioni e nelle imprese di questi stati, di istituire le loro agenzie e “in caso di necessità” disgregare
le loro retrovie, al fine di indebolirli e di minare le loro forze. … Oggi la Francia e l’Inghilterra
brulicano di spie e diversivi tedeschi, e, d’altra parte, spie e diversivi anglo-francesi sono impiegati in
Germania; L’America brulica di spie e diversivi giapponesi, e il Giappone brulica di spie e diversivi
americani. Tale è la legge dei rapporti tra gli Stati borghesi. La domanda sorge, perché gli Stati
borghesi dovrebbero trattare lo Stato socialista sovietico in modo più gentile e amichevole di quanto
non trattino gli Stati borghesi come loro? Perché dovrebbero inviare in Unione Sovietica meno spie,
sabotatori, diversivi e assassini di quanti ne inviano ai loro affini stati borghesi? Perché lo dovremmo
pensare? Non sarebbe più corretto, dal punto di vista del marxismo, presumere che gli stati borghesi
inviino in Unione Sovietica il doppio o il triplo di sabotatori, spie, diversivi e assassini di quanti ne
inviano a qualsiasi stato borghese? Non è chiaro che finché esisterà l’accerchiamento capitalista
avremo saccheggiatori, spie, diversivi e sicari inviati da agenti di stati stranieri?».
Queste erano, secondo Stalin, circostanze importanti che i compagni di spicco avevano dimenticato, e
questo era il motivo per cui il sabotaggio e lo spionaggio avevano colto impreparati molti di loro. I
risultati economici spiegavano il lassismo e l’incuria. I passi in avanti straordinariamente grandi
nell’edificazione socialista erano sfociati in una tendenza a vantarsi, una tendenza a sopravvalutare il
potere dalla propria parte e a sottovalutare quello del nemico. I grandi successi avevano dato origine a
un’“atmosfera di successo – successo dopo successo, conquista dopo conquista, superamento dopo
superamento del piano –avevano dato luogo a disattenzione e autocompiacimento, creando
un’atmosfera di vistosi trionfi e reciproche congratulazioni, che uccide il senso delle proporzioni e
offusca l’intuizione politica, toglie lo stimolo al popolo e lo fa riposare sugli allori.
L’accerchiamento capitalista
E Stalin continua ironicamente a presentare le riflessioni a proposito di un funzionario locale del Partito.
«Accerchiamento capitalista? Oh, ma non è niente! Che importanza ha l’accerchiamento capitalista se
stiamo realizzando e superando i nostri piani economici? Le nuove forme di demolizione, la lotta al
trotskismo? Piccole sciocchezze! Che importano queste sciocchezze se stiamo realizzando e superando
i nostri piani economici? Le Regole del Partito, l’elezione degli organi del Partito, le relazioni dei
dirigenti del Partito ai membri del Partito? C’è davvero bisogno di tutto questo? Vale la pena
preoccuparsi di tutte queste sciocchezze se la nostra economia sta crescendo e le condizioni materiali
degli operai e dei contadini stanno migliorando sempre di più? Piccole sciocchezze! I piani si stanno
realizzando troppo, il nostro Partito non è male, anche il Comitato Centrale del Partito non è male –
di cos’altro abbiamo bisogno? Sono delle persone buffe sedute lì a Mosca, nel Comitato Centrale del
Partito, che inventano ogni sorta di problemi, parlano di disastri, non dormono loro stessi e non
lasciano dormire gli altri…»
Corsi di educazione al partito e leninismo
Stalin poi elabora una serie di errori nel lavoro di partito e le misure che riteneva necessarie per
correggere gli errori che erano sorti. Conclude presentando una proposta di studio organizzato da parte
dei quadri dirigenti del Partito, dai dirigenti delle cellule ai dirigenti delle regioni e delle organizzazioni
di partito delle repubbliche sovietiche. «Per l’educazione del Partito e la riqualificazione dei segretari
delle organizzazioni (cellule) del Partito, dovrebbero essere istituiti “Corsi di Partito” della durata di
quattro mesi in ogni centro regionale».
«Per la riqualificazione politica dei primi segretari delle organizzazioni distrettuali, dovrebbero essere
istituiti “corsi Lenin” di otto mesi, diciamo, in dieci dei centri più importanti della URSS”.
«Per la riqualificazione ideologica e il miglioramento politico dei segretari delle organizzazioni
cittadine, dovrebbero essere istituiti “Corsi semestrali per lo studio della storia e della politica del
Partito” nell’ambito del CC del PCUS(b)».
«Infine, dovrebbe essere istituita una “Conferenza su questioni di politica interna e internazionale” di
sei mesi sotto il CC del PCUS(b). Qui dovrebbero essere inviati i primi segretari delle organizzazioni
regionali e territoriali e dei comitati centrali dei partiti comunisti nazionali».
Lo studio è il modo giusto per risolvere i problemi e le contraddizioni del Partito – una linea stabilita
da Stalin, Ždanov e Kirov dal gennaio 1934.
Nel suo discorso in risposta al dibattito Stalin fa riferimento ad alcune importanti controversie emerse
durante il dibattito. Tra le altre cose, Stalin sottolinea che coloro che un tempo erano stati trotskisti o
simpatizzanti di Trotskij ma che da allora erano cambiati, avevano lavorato bene ed erano leali al Partito,
non erano bersagli nella lotta contro i trasgressori e le spie trotskisti.
«In questa materia, come in tutte le altre, è richiesto un approccio individuale e discriminato. Non si
possono misurare tutti con lo stesso metro».
Controllo dei funzionari di partito
Nella sua sintesi, Stalin dirige aspre critiche ai rapporti dei funzionari del Partito con i membri di base.
Stalin non usa mezzi termini. Inizia criticando la selezione dei funzionari del partito.
«Il più delle volte, i lavoratori (del Partito)sono scelti non perragioni oggettive, ma perragioni casuali,
soggettive, ipocrite, piccolo-borghesi. Molto spesso, i cosiddetti conoscenti, amici, concittadini,
persone personalmente devote, maestri nell’arte di lodare i loro capi, vengono scelti senza riguardo
per la loro idoneità politica e organizzativa. Naturalmente, invece di un gruppo dirigente di lavoratori
responsabili, abbiamo una piccola famiglia di persone intime, un artel, i cui membri cercano di vivere
in pace, cercano di non offendersi, di non lavare i panni sporchi in pubblico, di lodarsi a vicenda altro,
e di tanto in tanto inviare al centro rapporti insulsi e disgustosi sui successi. Non è difficile capire che
in un clima così familistico non può esserci posto per la critica dei difetti del lavoro, o per l’autocritica
da parte dei responsabili del lavoro. Naturalmente, un’atmosfera così familistica crea un mezzo
favorevole per la progressione di leccapiedi, di persone che mancano del senso di rispetto di sé e,
quindi, non hanno nulla in comune con il bolscevismo».
Più avanti Stalin commenta la necessità che i funzionari del Partito siano controllati non solo dai loro
superiori ma, cosa ancora più importante, dai membri della base.
«Alcuni compagni pensano che le persone possano essere messe alla prova solo dall’alto, quando i
leader mettono alla prova coloro che sono guidati dai risultati del loro lavoro. Ciò non è vero.
Naturalmente, il test dall’alto è necessario come una delle misure efficaci per testare le persone e
verificare l’adempimento dei compiti. Ma i test dall’alto non esauriscono l’intera faccenda dei test. C’è
un altro tipo di prova, la prova dal basso, quando le masse, quando coloro che sono guidati, mettono
alla prova i leader, attirano l’attenzione sui loro errori e indicano il modo in cui questi errori possono
essere corretti. Questo tipo di test è uno dei metodi più efficaci per testare le persone».
Applicare il leninismo
Stalin critica fortemente anche coloro che non erano disposti a criticare se stessi nella convinzione che
questo sarebbe stato preso come un segno di debolezza dal nemico che se ne sarebbe avvantaggiato e
avrebbe anche potuto portare alla disorganizzazione e all’indebolimento.
«Questa è una sciocchezza, compagni, una pura sciocchezza. Al contrario, l’aperta ammissione dei
nostri errori e la loro onesta rettifica non può che rafforzare il nostro Partito, elevare il prestigio del
nostro Partito... Risparmiare e coccolare i quadri dissimulando i loro errori significa uccidere di sicuro
questi stessi quadri».
Infine, Stalin esorta i dirigenti delle organizzazioni del Partito ad ascoltare la voce delle masse, un certo
modo di esercitare una corretta leadership. Critica con fermezza
«l’atteggiamento formale e spietato burocratico di alcuni dei nostri compagni di partito nei confronti
del destino dei singoli membri del partito».
Secondo Stalin i leader devono conoscere i membri, il loro percorso e il loro stile di vita per poter dare
un giudizio equo e individuale di ciascuno. In mancanza di tale conoscenza
«essi agiscono di solito in modo casuale: o li lodano indiscriminatamente, senza misura, o ne abusano
apertamente, anche indiscriminatamente e senza misura, ed espellono migliaia e decine di migliaia di
iscritti dal Partito».
Stalin si oppone a tutte le espulsioni per presunta passività o per il fatto che i membri in questione non
avevano ben compreso il programma del Partito. Solo marxisti sperimentati e teoricamente avanzati
possono comprendere appieno il programma del partito.
Stalin fa appello ai dirigenti del Partito affinché applichino la formula leninista per l’adesione al Partito,
secondo la quale «un membro del Partito è colui che accetta il programma del Partito, paga le quote
associative e lavora in una delle sue organizzazioni». Nessun membro del Partito avrebbe dovuto essere
espulso per mancanza di una profonda conoscenza del programma o delle politiche del Partito. Stalin
definisce come una politica spietata e un enorme burocratismo escludere i lavoratori per piccoli errori
come essere in ritardo alle riunioni del Partito o per non aver pagato le quote del Partito. Prima di
sollevare la questione dell’espulsione, si dovrebbe dare alla persona in questione una critica, un
avvertimento o un certo tempo per consentirle di migliorare. Ai dirigenti del partito era richiesto di
avere una genuina cura dei membri «questo è esattamente ciò che manca ad alcuni dei nostri compagni»,
conclude Stalin.
I membri del partito iniziano a criticare
Quando i discorsi di Stalin furono pubblicati, divennero il punto di partenza per il dibattito pubblico,
così come altri discorsi di Molotov, Ždanov e Ežov. Gli argomenti principali erano il discorso di Stalin
in risposta al dibattito e la proposta di Ždanov per i voti segreti alle elezioni del partito, che era stata
accettata dal Comitato Centrale. Quindi, le questioni che suscitarono il maggior interesse riguardavano
il potere dei dirigenti del Partito e le loro azioni, nonché la democrazia del Partito. Si discusse anche del
processo Bukharin-Rykov e della necessità di vigilare contro spie e sabotatori, nonché delle critiche ai
fallimenti dei membri rispetto alla disciplina del Partito. Ma la questione principale restava
l’onnipotenza e la corruzione tra i dirigenti locali del Partito.
Per tutti gli anni ‘30 il Comitato Centrale aveva esortato i membri del Partito a criticare i leader e a
denunciare i segretari di Partito corrotti e disinvolti. Ora, finalmente, la discussione era iniziata! In
seguito alla riunione di febbraio del Comitato Centrale, furono organizzate ovunque riunioni di partito.
Riunioni che fino ad ora erano state condotte in modo abitudinario e burocratico in un clima di
clientelismo, dovettero essere improvvisamente riconvocate per rispondere alle schiaccianti richieste da
parte dei membri. Gli archivi di Smolensk forniscono molti esempi di incontri in cui i leader locali
furono letteralmente messi contro il muro e costretti a criticarsi di fronte ai membri. Le masse dei
membri non erano indulgenti. In molte riunioni nei Comitati Distrettuali e nei luoghi di lavoro o nelle
cellule locali, i dirigenti del Partito non solo furono completamente smascherati, ma furono anche privati
delle loro posizioni sul posto, con nuovi leader che avevano la fiducia dei membri che venivano
immediatamente eletti. Queste elezioni non facevano parte del piano del Comitato Centrale per i nuovi
scrutini segreti nelle elezioni della leadership del Partito. A quel tempo questo piano era solo in fase di
preparazione. Ma nulla poteva impedire ai membri di sostituire burocrati corrotti.
Esempio nel distretto di Belyi
Un tipico esempio dell’atmosfera nella classe operaia dopo la riunione del Comitato Centrale del
febbraio 1937 è il seguente. Nel distretto di Belyi (Belyi Raion) si svolse un incontro per analizzare le
attività del Partito. Questo incontro durò quattro giorni. Il verbale della riunione è disponibile negli
archivi di Smolensk. I membri della base che avevano parlato di rado alle riunioni, o che erano stati
etichettati come passivi, presero la parola in questa occasione e “senza guardare in faccia nessuno” non
usarono mezzi termini. 220 dei 240 membri erano presenti alla riunione del comitato distrettuale di
Belyi (Belyi Raion). Settantasette presero la parola alla riunione e sollevato dure critiche al segretario
distrettuale Kovalev, accusato di essere diventato un burocrate senza considerazione per i membri.
Aveva falsificato rapporti sull’educazione politica e chiuso aule studio con la scusa che non erano
necessarie. I suoi metodi erano dittatoriali, prevenuti e brutali. I membri che per qualsiasi motivo
venivano convocati all’ufficio distrettuale si erano sempre sentiti a disagio, sapendo che sarebbero stati
tenuti in attesa per lungo tempo o sarebbero tornati senza completare l’attività in corso.
Il capo dell’NKVD a Belyi, Vinogradov, venne in aiuto di Kovalev. Chiese ai membri del Partito di non
discutere del lavoro del Partito. Secondo lui, le direttive della riunione di febbraio del Comitato Centrale
significavano che i membri dovevano discutere la campagna della semina primaverile. Kovalev, da
parte sua, cercava di rivolgere la critica ai livelli inferiori del Partito, le cellule del Partito. Secondo lui,
era lì che si dovevano cercare gli errori, non nel distretto. Anche Golovashenko, il rappresentante
dell’obkom (il Comitato regionale) venne in aiuto di Kovalev. Cercò di calmare il dibattito e attaccò i
membri che avevano criticato severamente Kovalev. Ma niente poteva aiutare Kovalev. Le critiche dei
membri proseguirono senza interruzione per tutta l’assemblea e l’elenco delle accuse si allungò sempre
di più.
Il discorso di Stalin in risposta al dibattito: uno strumento nella lotta
La storia non finisce qui. Il capo locale dell’NKVD aveva cercato di aiutare Kovalev e così anche il
rappresentante regionale. Una decisione del Segretariato regionale annullò la nomina del segretario
distrettuale, Karpovsky, e propose invece un altro membro, Boradulin, per la posizione. Si svolse
un’altra grande riunione dei membri durante la quale Boradulin fu dichiarato ancora più incompetente
di Kovalev e durante la quale i membri elessero ancora una volta Karpovsky segretario distrettuale. Ciò
avvenne nonostante lo stesso Karpovsky avesse esortato i membri ad accettare la proposta del
Segretariato regionale.
Questa era l’atmosfera dopo la riunione di febbraio del Comitato Centrale. Con il discorso di Stalin in
risposta al dibattito nelle loro mani, i membri della base iniziarono immediatamente a cacciare carrieristi
e burocrati corrotti e ad eleggere i propri leader, indipendentemente dai desideri delle autorità superiori.
Fu una lotta spontanea, come dimostrano chiaramente i rapporti negli archivi di Smolensk, e presto
avrebbe avuto conseguenze di vasta portata. Allo stesso tempo, i burocrati corrotti in posizioni di potere
continuavano a proteggersi a vicenda. A Kovalev, per esempio, fu assegnato un buon posto nel
dipartimento del personale della regione. La lotta, però, era appena iniziata.
Le elezioni del Partito del 1937
Una delle importanti risoluzioni approvate alla riunione di febbraio del Comitato Centrale era quella di
tenere le elezioni generali del Partito sulla base dello scrutinio segreto. Il 20 marzo 1937, due settimane
dopo la riunione del Comitato Centrale, fu emanato dal Comitato Centrale un decreto relativo alle
elezioni per l’organizzazione del Partito e ciò diede inizio a un dibattito sulla stampa sulla necessità
dell’autocritica, della democrazia del partito e del controllo dei funzionari di partito. La direzione
centrale fece del suo meglio per impedire ai dirigenti corrotti del partito di manipolare le riunioni
elettorali.
Le elezioni si svolsero nell’aprile 1937. Le dirigenze locali furono ampiamente criticate durante le
riunioni elettorali. In precedenza, le riunioni di discussione e critica del Partito erano sempre state un
forum per la critica dei membri di base per mancanza di disciplina del Partito o cattiva condotta. Ora,
la situazione era invertita. Questa volta, le leadership locali sono state al centro delle critiche. Quasi
sempre, molti membri furono nominati nei consigli di partito in queste riunioni. Le discussioni furono
lunghe e accuratamente verbalizzate. Per ultime si tennero le elezioni segrete. Ci sono molti documenti
negli archivi di Smolensk riguardanti le elezioni del Partito, comprese le schede elettorali.
Si cambiano le vecchie dirigenze
I risultati nazionali delle elezioni del Partito furono successivamente riportati dalla stampa. Delle 54.000
organizzazioni di partito di cui si conoscevano i risultati elettorali nel maggio 1937, la vecchia dirigenza
fu cambiata nel 55 percento di esse. Questo fu un risultato incredibile. In primo luogo mostrò che la
sfiducia nei vecchi dirigenti era stata molto diffusa, e in secondo luogo che i membri di base avevano
in pratica la forza collettiva necessaria per cacciare i politici che erano incompetenti o abusavano del
loro potere. Evidentemente, la riunione del Comitato Centrale aveva dato voce a una consolidata
insoddisfazione.
Le elezioni del Partito, però, ebbero anche un altro aspetto. La maggior parte dei dirigenti del Partito
espulsi operava a livello locale, nei distretti e nelle cellule, il livello in cui i membri ordinari potevano
facilmente decidere cosa era giusto e cosa era sbagliato e scoprire corruzione, abuso di potere o
sabotaggio. Più in alto nei Comitati comunali e regionali, le elezioni del Partito non diedero risultati
simili. Le direzioni regionali del Partito mostrarono una grande capacità di sopravvivere alle critiche.
Ci furono diversi casi a livello regionale di politici corrotti, noti per essere inclini a comportarsi come
piccoli re, che riuscirono ciononostante a ottenere un voto a loro favorevole. I membri ordinari non
ebbero la stessa opportunità di valutare il lavoro di questi leader come nel caso di quelli locali. C’era
ancora un altro fattore che operava contro i membri ordinari: i segretari regionali e comunali corrotti e
incompetenti si erano sempre circondati di gruppi che li sostenevano in ogni caso. Non era facile per i
membri ordinari superare tutto questo nella loro ricerca della verità.
Si cambiano le leadership regionali
Tuttavia la lotta contro la burocrazia e la corruzione all’interno del Partito Comunista continuò anche
ai livelli più alti. All’inizio di giugno iniziarono come di consueto le conferenze regionali annuali del
Partito. A queste conferenze non era stata accordata alcuna importanza particolare, poiché di solito si
limitavano a discutere i rapporti riguardanti il lavoro delle direzioni regionali. Questa volta, però,
successe qualcosa di nuovo. Anche alle conferenze regionali, i dirigenti del Partito furono criticati. La
dirigenza del Partito sapeva che sarebbe stato molto più difficile per i membri ordinari far sentire la
propria voce a livello regionale. Pertanto, questa volta la direzione centrale decise di inviare
rappresentanti del Comitato Centrale alle conferenze regionali. Questi rappresentanti arrivarono, a volte
senza alcun preavviso, presero posto e parteciparono alle discussioni. Ciò ebbe l’effetto di far pendere
la bilancia in diverse conferenze regionali a svantaggio dei leader regionali del Partito. Delle venticinque
conferenze regionali riportate dalla stampa, quattro si sono concluse con le dimissioni della dirigenza
del Partito. Tuttavia in molte aree i satrapi regionali continuarono al potere a fare ciò che volevano senza
riguardo per le direttive del Partito.
Il processo militare contro i generali
Fu in occasione delle conferenze regionali del partito che si verificò un evento decisivo per il futuro
della società sovietica. L’11 giugno 1937, la Pravda annunciò che il maresciallo Tukhachevskii e i
generali Putna, Iakir, Uborevich, Feldman, Kork, Primakov ed Eideman erano stati arrestati e accusati
di tradimento. Questi generali erano stati arrestati il 26 maggio 1937 con l’accusa di «tradimento
continuato e disvelamento di segreti militari a un potere fascista ostile, e di aver lavorato come spie per
attuare la caduta dello stato sovietico e ripristinare il capitalismo» per un lungo periodo di tempo.
La cospirazione dei generali era la parte militare della lotta dell’opposizione contro il governo sovietico.
Il processo per tradimento Pyatakov-Radek aveva inferto un duro colpo all’opposizione, ma i generali
non avevano annullato i loro piani per un colpo di stato. Al contrario, si resero conto che qualsiasi ritardo
sarebbe stato a loro svantaggio. I loro piani erano stati attuati ed era ora di agire. Dopo il processo a
Pyatakov e la denuncia del gruppo Bucharin-Rykov, ora agli arresti, i cospiratori militari aumentarono
i loro sforzi. Verso la fine di marzo 1937, decisero i tempi del colpo di stato. Doveva svolgersi entro sei
settimane, o al massimo entro il 15 marzo.
Il ritorno dei commissari politici
Quando venne a conoscenza dei piani per un colpo di stato, il governo sovietico agì rapidamente. L’8
maggio fu approvata un’importante delibera: i commissari politici furono reintegrati nell’esercito a tutti
i livelli. Il sistema dei commissari politici che sovrintendevano agli ufficiali e alle decisioni militari era
stato abbandonato dieci anni prima, il 13 maggio 1927, per volere di Frunze, un vecchio quadro di
partito bolscevico e di alto rango che era diventato uno dei principali ufficiali dell’esercito. Abolì i
commissari politici e ripristinò il potere degli ufficiali. L’11 maggio 1937, il maresciallo Tukhachevskii
fu retrocesso dal suo incarico di vice commissario di guerra e inviato in una missione minore nell’area
del Volga. Il generale Gamarnik, uno dei cospiratori (che in seguito si suicidò), fu retrocesso lo stesso
giorno del vice commissario alla guerra. Anche i generali Iakir e Uborevich furono declassati, mentre i
generali Kork ed Eideman furono arrestati, accusati di spionaggio per la Germania nazista. I cospiratori
persero così i mezzi pratici per dirigere un colpo di stato militare.
La società socialista si difende
Il rapido intervento del governo sovietico evitò il tentativo di colpo di stato contro l’Unione Sovietica
socialista, ma non si sapeva quanto fosse diffusa la presa dei cospiratori all’interno della società civile
e dell’esercito.
Gli incontri regionali del Partito e la lotta contro la controrivoluzione
Nel giugno 1937 la situazione in Unione Sovietica era estremamente tesa. Nessuno conosceva
esattamente le dimensioni della cospirazione militare, ma c’erano molte indicazioni che fosse più grande
del gruppo che era stato scoperto. Il Comitato Centrale decise di avviare un’indagine approfondita. La
cospirazione militare veniva dall’alto e le sue radici nella società civile andavano cercate tra le persone
con incarichi di rilievo. Nelle regioni furono organizzati incontri straordinari dei membri per valutare
l’operato dei vertici regionali del Partito e per conoscere la portata del complotto. Il relativo incontro
della regione occidentale si svolse nell’arco di tre giorni tra il 19 e il 21 giugno 1937. Kaganovich prese
parte all’incontro in qualità di rappresentante del Comitato Centrale.
Rumiantsev sottoposto a critiche
Ivan Petrovich Rumiantsev era un “vecchio bolscevico” che aveva aderito al partito già nel 1905. Nel
1929 fu nominato dal Comitato Centrale Primo segretario di Smolensk e portò con sé alcuni suoi vecchi
compagni da installare in molti dei posti di primo piano della regione. Questa procedura nepotistica fu
bollata come antimarxista da Stalin alla riunione di febbraio del Comitato Centrale, ma questo non
infastidì Rumiantsev. Nel giugno 1937, Rumiantsev aveva 61 anni ed era un membro del Comitato
Centrale con una forte posizione nella regione occidentale, dove diverse aziende e fabbriche erano state
intitolate a lui. In pratica, Rumiantsev era immune alle critiche. Il “vecchio bolscevico” Rumiantsev nel
corso degli anni si era trasformato in un burocrate pomposo interessato soprattutto al proprio benessere.
Le condizioni erano, tuttavia, radicalmente cambiate prima dell’incontro del 19-21 giugno 1937. Ciò
non solo per la presenza di Kaganovich e il suo sostegno alle voci critiche. Un fattore ancora più
importante nel rendere i membri così espliciti fu che uno dei generali cospiratori e condannati,
Uborevich, era un membro del Comitato regionale e aveva collaborato strettamente con Rumiantsev.
C’erano sospetti che Rumiantsev fosse uno degli alti funzionari del Partito coinvolti nella cospirazione
militare. Le vecchie ingiustizie commesse da Rumiantsev e dalsuo gruppo contro singoli membri furono
portate alla luce senza pietà.
La situazione per la leadership della regione occidentale diventò sempre più pesante. Tra le altre
questioni, fu sollevato il licenziamento del segretario del Partito Kovalev. Kovalev era stato rimosso dai
membri del Partito alla riunione dei membri del distretto di Belyi, ma gli era stato dato un posto
confortevole per il suo pensionamento da... Rumiantsev. I membri ora tirarono fuori l’accaduto ed erano
dell’opinione che fosse stato Rumiantsev a far agire Kovalev contro la volontà dei membri del Partito.
Era stato lui il responsabile delle trasgressioni e degli abusi di potere avvenuti nel distretto di Belyi.
Ricorrendo al nepotismo e al clientelismo, Rumiantsev aveva «soppresso la critica e l’autocritica,
creando una cerchia di “gente sua”». L’elenco delle accuse di corruzione e onnipotenza contro i vertici
della regione occidentale si allungava sempre di più. Di conseguenza, l’intera dirigenza fu licenziata
durante la riunione. A seguito di successive indagini, Rumiantsev e il suo gruppo furono arrestati con
l’accusa di corruzione e abuso di potere.
Il Comitato Centrale lancia un vasto contrattacco
Nel luglio 1937 il Comitato Centrale aveva raccolto prove sufficienti per dimostrare che la cospirazione
militare era stata parte di uno schema che coinvolgeva molti alti funzionari del Partito. La situazione
era estremamente grave. Anche nello stesso Comitato Centrale c’erano membri corrotti coinvolti nella
cospirazione. La costruzione del socialismo fu accompagnata da conseguenze che alcuni vecchi
bolscevichi e nuovi alti funzionari del partito non potevano accettare. L’immagine lontana e un po’
romantica del potere operaio durante i giorni della rivoluzione del 1917 era stata ora messa in pratica
nell’Unione Sovietica che era ora effettivamente governata dai lavoratori. Questo fu uno sviluppo
spaventoso per alcune persone che erano state privilegiate e vivevano comodamente. Avevano scelto la
strada della controrivoluzione. Trovarono i loro alleati indispensabili nella loro lotta per fermare lo
sviluppo socialista al di fuori dell’Unione Sovietica. Il Comitato Centrale decise di combattere questo
terrore bianco e tradimento in modo deciso.
Il compito di seguire gli indizi emersi dal tentativo di colpo di stato dei traditori è stato gestito dalla
polizia di sicurezza, l’NKVD, sotto la guida di Ežov. In tutto il paese furono indagate persone che erano
note per aver avuto legami con i cospiratori del gruppo Pyatakov o con i generali. Molti furono arrestati.
La situazione politica era insicura e non era ancora chiaro quali fossero stati i legami esteri dei
cospiratori. I generali avevano divulgato segreti sulla difesa dell’Unione Sovietica e non era chiaro fino
a che punto ciò avesse indebolito il paese.
Le purghe colpiscono i ranghi più alti
Le purghe nel Partito presero slancio dopo che il Comitato Centrale aveva messo in dubbio la lealtà dei
dirigenti regionali del Partito al socialismo. Le riunioni del Partito furono fortemente influenzate dalla
situazione generale di tensione e i membri ordinari si rivolgevano sempre più rumorosamente contro
funzionari corrotti e inefficienti. Persone che si consideravano totalmente immuni si sono trovate
improvvisamente espulse dalle posizioni di comando dalle masse del Partito. Alcuni furono consegnati
direttamente alla giustizia per i loro crimini. La storia borghese in Occidente parla di terrore contro alti
funzionari e amministratori di società, persone più abbienti della media. «Nessuno poteva dormire al
sicuro nei propri letti», dicono gli storici borghesi.
Ma perché non si parla di individui che avevano barattato beni pubblici “sottobanco”, che avevano
utilizzato fondi statali per finanziare le proprie attività e che avevano generosamente distribuito regali
e tangenti ad amici e conoscenti? Perché si sarebbe dovuto essere particolarmente premurosi con i
dirigenti del Partito che hanno usato il potere per opprimere i membri ordinari e maltrattarli? Perché
non perseguitare generali e altri ufficiali di alto rango che avevano tradito i segreti del paese e
collaborato con il nemico? Perché si sarebbero dovuti liberare o trattare meglio di altri criminali?
Le espulsioni e i “vecchi bolscevichi”
La ricerca mostra anche che la maggior parte delle persone espulse durante questo periodo erano persone
dei circoli dirigenti del Partito. Facciamo un esempio concreto dal distretto del Partito di Belyi. Su 244
membri e candidati nell’organizzazione del partito di Belyi, 36 furono espulsi nel 1937, 29 di questi
erano in posizioni di primo piano: due primi segretari di partito dei comitati distrettuali e due
vicepresidenti del comitato esecutivo sovietico distrettuale, un Segretario di distretto del Komsomol, il
procuratore distrettuale, il capo del distretto dell’NKVD e uno dei suoi colleghi ufficiali, i direttori delle
tre più grandi scuole del distretto, il capo dell’ufficio del territorio distrettuale, il direttore della stazione
di macchine e trattori Belyi, quattro capi di imprese industriali, due responsabili di organizzazioni di
categoria, cinque presidenti delle fattorie collettive e cinque presidenti dei soviet rurali.
Il mito delle espulsioni del 1937
Il mito del terribile anno 1937, di cui la borghesia ha fatto uno dei suoi capisaldi, non a caso tramite
l’agente di polizia Robert Conquest e la CIA/MI5, i veri padri del mito vengono smascherati dalle
statistiche sulle epurazioni durante tutti gli anni ’30.
Tab. 5 - Espulsioni dal Partito per anno
Operazione Numero espulsi dal Partito Percentuale
1929 170,000 11.0
1933 792,000 18.5
1935 170,000 9.0
1936 — —
1937 100,000 5.0
1938 70,000 2.0
Nota: non ci sono statistiche nazionali per il 1936. A Smolensk il due/tre per cento dei membri furono espulsi quell’anno.
Analizzando le statistiche si può percepire la grandezza delle bugie borghesi. In effetti, il 1937 è stato
uno degli anni in cui è stato espulso il minor numero di persone, cioè non più del cinque per cento!
Come mai la borghesia e i suoi lacchè hanno trasformato il 1937 nell’“incredibile anno di Stalin del
1937” con “milioni di false accuse, milioni di deportati, milioni di uccisi”, come ama affermare lo
scrittore svedese Per Englund. Quali sono gli interessi dietro tutto ciò? È immaginabile che in un tale
movimento di massa di critica e autocritica che coinvolse milioni di persone, saranno state prese alcune
decisioni sbagliate e colpite persone innocenti. Ma cose del genere si verificavano anche in precedenti
purghe. Decine di migliaia di membri del Partito erano stati espulsi per ragioni sbagliate, ma questi sono
stati reintegrati dopo essersi semplicemente appellati al centro del Partito. Le ingiustizie che hanno
colpito i lavoratori ordinari più di altre non interessano l’Occidente. Come spiegare l’interesse mostrato
per le espulsioni del 1937? Perché proprio il 1937 è considerato il peggiore che sia accaduto all’Unione
Sovietica?
La questione di classe dà la risposta
La spiegazione è legata alla classe. La grande differenza tra le epurazioni del 1937 e le altre epurazioni
del Partito è che durante queste ultime erano stati espulsi principalmente membri di base, lavoratori
ordinari, che costituivano fino all’80 per cento di tutti gli espulsi. La relazione era esattamente l’opposto
nel 1937. Di tutti gli espulsi, circa l’80% erano pezzi grossi del Partito corrotti e ufficiali dell’esercito
di alto livello. Si trattava di persone che, avendo acquisito privilegi e vantaggi economici, erano disposte
anche a collaborare con la Germania nazista pur di mantenerli. Queste erano persone a cui non
dispiaceva calpestare i membri ordinari e che prontamente buttavano via coloro che non accettavano le
loro trasgressioni. Nel 1937 furono espulsi i funzionari e gli ufficiali di partito con inclinazioni
occidentali e di pensiero borghese. Persero le loro posizioni di potere, furono espulsi dal Partito e
processati. Possiamo capire l’odio della borghesia per l’anno sovietico 1937.
La politica del Partito e le difficoltà della lotta di massa
Lo scopo delle purghe era quello di cacciare burocrati corrotti e traditori dal Partito e dall’esercito. Una
lotta di così vasta portata, che coinvolge milioni di membri del Partito, non poteva essere condotta senza
errori. Vecchi contrasti personali potrebbero aver portato a decisioni ingiuste. Potrebbe essere sorta una
forte sfiducia nei confronti di tutti i quadri del Partito e potrebbe essersi facilmente diffusa quando un
funzionario del Partito di alto livello si fosse rivelato un burocrate corrotto. Il Comitato Centrale era
consapevole di queste difficoltà e metteva in guardia fin dall’inizio contro le esagerazioni.
In alcuni ambienti questo principio era difficile da applicare. I membri del partito che, per esempio,
avevano un lavoro da colletti bianchi e non avevano mostrato un genuino interesse per la vita del partito
potevano essere facilmente espulsi nonostante la loro lealtà al socialismo dimostrato nel loro lavoro. Il
Comitato Centrale si oppose e corresse le ingiustizie quando ascoltò gli appelli di coloro che erano stati
espulsi. Nell’ottobre 1937, durante un ricevimento per i quadri tecnici del Donbas, Stalin criticò
personalmente coloro che mettevano in discussione tutti i quadri dirigenti. Secondo Stalin i nuovi tecnici
ed economisti (colletti bianchi) dell’Unione Sovietica provenivano dal proletariato e meritavano il
rispetto del popolo.
Conclusione
Ciò che emerge chiaramente da tutto quanto sopra è che le epurazioni facevano parte di una lotta mirata
alla burocrazia e al tradimento e non ai quadri dirigenti del Partito in generale, ai “vecchi bolscevichi”,
o anche a persone che semplicemente si trovavano in minoranza su questioni politiche, a meno che ciò
non li abbia portati ad attività criminali e al tradimento.
Mário Sousa, 2001,
[email protected]
A cura di Ella Rule 20

La Riscossa
 
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view post Posted on 30/7/2021, 16:55
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Preziosissimo.

Grazie compagno!
 
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Compagni, sapevate che i soldati tedeschi erano "liberatori della dittatura di Stalin"? E che la Wehrmacht ha conquistato Stalingrado nel 1942?
Non lo sapevate? È perché non hanno frequentato una scuola tedesca. Alla vigilia del 9 maggio papà ha deciso di sfogliare i libri di testo per prepararsi agli esami finali in palestra. E io non potevo credere ai miei occhi.
A quanto pare, cito: "I soldati tedeschi in Russia sono stati all'inizio percepiti periodicamente come liberatori della dittatura di Stalin". Probabilmente hai sentito storie come questa quando gli abitanti russi gridavano "Evviva" agli uomini delle SS che avanzavano? Anche noi, ma i libri di testo tedeschi hanno una loro realtà alternativa.
E anche "nel 1942 la Wehrmacht cattura Stalingrado, di importanza strategica, nell'est del paese". Oh, queste fantasie!
Beh, il classico: "Gli obiettivi militari degli alleati nella coalizione anti-Hitler". Gli Stati Uniti (evidenziati in grassetto) - "garantiscono la pace" e l'URSS - per incarnare le loro "idee comuniste" nella zona di occupazione tedesca.
Ora è chiaro da dove viene la poltiglia in teste tedesche: dal banco della scuola.
 
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view post Posted on 28/1/2024, 13:33
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☭ ИОСИФ ВИССАРИОНОВИЧ СТАЛИН ☆
Евгений Иванов ·

·

LA STAMPA BORGHESE SUL COMUNISMO


Leggendo la stampa borghese sull'URSS, la Corea del Nord, la RPC ricorda, non c'è niente di nuovo sotto la Luna. Artista americano Robert Minor, 1919 :
"Ero seduto in un caffè a Stoccolma e Christiania e ho visto come i corrispondenti dei giornali scrivono storie assurde sull'Orrore Rosso. Un'ex principessa russa flirta con i corrispondenti in uno di questi caffè, e loro modificano i loro messaggi per accontentarla. In un altro luogo ho incontrato il cugino di Nikolay Romanov e altri rappresentanti della famiglia reale, che intrattengono corrispondenti e versano veleno in tutto ciò che scrivono. Ho visto un ex granduca presentare un articolo che era una bugia dall'inizio alla fine. Questo è lo stesso tipo di messaggio di quelli sulla base dei quali le truppe americane sono state inviate in Russia e che hanno causato la morte di molti soldati americani. Il 99% dei materiali pubblicati sulla Russia sono completamente falsi o di parte.
Vengono stampate storie sulla nazionalizzazione delle donne. Nessuno tranne i delegati della conferenza di pace di Parigi li prende sul serio. In Russia non c'è nazionalizzazione delle donne nel senso che di solito si usa questa parola... E non ci sono truccatrici che girano per strada, uomini adatti. Non ci sono leggi in Russia che differiscano i diritti delle donne dai diritti degli uomini, tranne in due casi.
Nel primo, le donne con bambini piccoli ricevono buoni pasto aggiuntivi. In secondo luogo, le donne incinte ricevono tre mesi di congedo, pasti gratuiti e cure ospedaliere dal governo sovietico.
Recentemente ho letto un messaggio su un giornale londinese su... che i bolscevichi hanno fatto irruzione nelle case della borghesia e rapito giovani donne. Non è mai successo niente del genere. Le uniche ragazze delle famiglie borghesi che ho visto vicino ai bolscevichi erano delle macchiniste del governo sovietico.
"Nuova maggioranza" dal 25 ottobre 1919.
 
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