Comunismo - Scintilla Rossa

Le bugie concernenti la storia dell'Unione Sovietica

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Khleb
view post Posted on 20/1/2021, 11:18 by: Khleb
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addàrivenì baffone

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CITAZIONE
2 non aver mai voluto bene al figlio che poi morì catturato dai nazisti

Altra fesseria mostruosa. A parte qualche aneddoto grottesco sulla giovinezza di Jakov che non merita attenzioni di sorta, anche perchè tutti da dimostrare, l'unica questione di rilevanza pubblica, se così si può dire, è la cattura in guerra del tenente dell'Armata Rossa Jakov Dzhugashvili. In questo frangente l'accusa ridicola della pubblicistica borghese sarebbe quella che Stalin non avrebbe fatto nulla per liberare il figlio, cioè non accettando uno scambio di prigionieri coi tedeschi i quali volevano in cambio di un tenente un Feldmaresciallo! Stalin, pur fra le sofferenze di padre, non poté naturalmente fare alcuna deroga, sarebbe stato francamente inconcepibile, soprattutto per il leader di uno Stato proletario coinvolto in una lotta mortale e dove decine di milioni di padri e madri pativano per la sorte dei figli. Quindi semmai si dovrebbe ammirare e sottolineare la giustizia e il sacrificio di Stalin che non si sognò di abusare del suo ruolo per privilegi personali.

Poi, nella dialettica fra padri e figli gli scontri e dissapori possono esserci, è così da che mondo è mondo. Nel caso specifico c'è anche da dire che Jakov crebbe con la zia paterna e raggiunse il padre già da adolescente quindi magari era anche possibile che i rapporti non fossero così stretti e affettuosi, stiamo parlando sempre di un uomo con delle responsabilità immense che certo non poteva andare dietro a tutti i capricci dei figli. Ti posto alcune memorie dello Stalin "privato" che ne danno un'idea sia dell'integrità dell'uomo sia di questa dialettica assolutamente normale fra padri e figli che non ha nulla di terrificante o favolistico. Da Conversazioni con Molotov, Felix Cuev, pp. 188-193.

Svetlana Alliluyeva racconta che il padre trattava male il primogenito Jakov.
— Jakov era un senza Partito. Lo incontravo di rado a casa di Stalin. Tra i due non correva buon sangue, Jakov era un comunista, ma quest'aspetto era in lui secondario. Era un piccolo borghese, un bel ragazzo e niente più. Durante la guerra fu un semplice artigliere. Fatto prigioniero, si comportò da degno figlio di Stalin, morendo da eroe. Stalin non lo preferì alle altre migliaia di soldati prigionieri: "Laggiù, sono tutti figli miei".
Vassili era un comunista più o meno attivo. O meglio, era un cittadino sovietico con mentalità militare. Beveva molto e frequentava cattive compagnie. Si ferì durante la guerra. Erano ubriachi e fecero esplodere involontariamente un ordigno.

- Vassili non era un buon comunista. Aveva molti lati negativi. Soprattutto le lodi gli diedero alla testa. Non aveva particolare talento. Non aveva certo appreso dal padre. Gli inviti e gli onori di cui lo circondavano ne fecero un velleitario, politicamente assai poco evoluto. Soprattutto aveva pessime amicizie. Molti se ne approfittavano.

***

Per il tramite della Croce Rossa svedese, avevano proposto a Stalin di scambiare Jakov con il Feldmaresciallo Von Paulus, fatto prigioniero a Stalingrado. Così rispose Stalin: "Non scambio un maresciallo per un soldato". E poi aggiunse: "Dobbiamo catturare più marescialli possibile per scambiarli con un uomo solo Ernst Thalmann". Nel giornale Stella Rossa del 15 agosto '41, lessi un reportage dal fronte: "Nei combattimenti di Vitebsk, l'artigliere Jakov Djugachvili ha mostrato grande eroismo, restando al suo posto fino all'ultimo colpo di obice» . Il giornale ometteva di scrivere che l'artigliere Jakov, mantenendo il giuramento alla Patria e al suo Capo, era stato fatto prigioniero dai tedeschi. Vidi la tessera di membro del Konsomol di Jakov. All'interno vi teneva una foto del padre.

Le sue ultime parole furono: "Se non mi è dato di far ritorno al mio Paese, intendo dichiarare a mio padre che non l'ho mai tradito e che tutto ciò che può aver dichiarato la stampa tedesca è una menzogna" Questa è una dichiarazione degna di un uomo coraggioso.

***

Stalin non aveva tempo per i figli. Eppure, si informava dei loro progressi a scuola. E, se necessario, non mancava di tirargli le orecchie. Soprattutto a Vassili. Riproduco due lettere di Stalin. La prima è alla figlia Svetlana:

A Svetlana la padrona,
padrona, ho ricevuto la tua lettera. Sono contento che non ti dimentichi del tuo babbo.
Visto che hai fatto la brava, ti mando delle mele e dei mandarini. Mangiali e divertiti.
A Vassili, che non vuole impegnarsi a scuola, non mando nulla. Fa bel tempo.
Ma la padrona non è con me e mi annoio. In bocca al lupo, padrona. Bacini.
Il povero segretario della padrona Svetlana 8.X.35, ll miserabile Stalin

La seconda lettera è indirizzata a un professore di Vassili. Evidentemente lui studiava poco e si comportava male. Non potendo ne più, il suo istitutore inviò una lettera a Stalin per lamentarsi dell'atteggiamento del figlio. Era il 38! Ecco cosa rispose Stalin:

Al professore, compagno Martychkine. Ho ricevuto la sua lettera sulle prodezze di Vassili Stalin e la ringrazio. Le rispondo con notevole ritardo, causa i numerosi impegni. Vassili è un ragazzaccio di cattive maniere, una specie di selvaggio. La prego di scusarmi. È bugiardo, arrogante e svogliato. In una parola, velleitario. È Stato rovinato da tutti i parassiti che lo circondano e non smettono di ricordagli che è "il figlio di Stalin". Sono contento che lei sia una persona rispettabile e che lo tratti come gli altri alunni, esigendo da lui il pieno rispetto della disciplina scolastica. Vassili lo hanno rovinato certe persone accondiscendenti, come quel direttore, di cui lei fa menzione, indegno di occuparsi del l'insegnamento dei nostri giovani. Se quel villano di Vassili non è ancora irrecuperabile lo dobbiamo ad insegnanti come lei che non la fanno passare liscia a dei figli di papà capricciosi. Le consiglio di trattare Vassili con implacabile severità, senza lasciarsi intimidire dalle sue ridicole minacce di suicidio. Avrà tutto mio sostegno. Purtroppo i miei impegni mi impediscono di occuparmi di lui come vorrei. Ma, all'occasione, saprò dargli una bella strigliata.

I miei saluti
I. Stalin

***
[qua Molotov cita Artiom Sergeiev, figlio orfano del grande dirigente compagno Artiom e adottato da Stalin]

Un'altra volta ci chiamò tutti e tre, Jakov, Vassili ed io, per dirci: «Figli miei, tra poco scoppierà la guerra. Dovete diventare dei soldati». Jakov ed io diventammo artiglieri, Vassili, pilota. Tutt'e tre partimmo per il fronte il primo giorno. Fu questo il privilegio che Stalin ottenne per i suoi figli.

Le lettere di Vassili al padre sono state conservate. In una, Vassili chiede al padre del denaro perché era stata aperta una mescita presso la sua unità; inoltre, desiderava farsi una nuova divisa. In questa lettera Stalin scrisse: «1. Per quanto ne so, la razione distribuita alle unità dell'Aviazione è sufficiente. 2. Il regolamento dell'Armata Rossa non prevede un'uniforme specifica per i figli di Stalin» . Così Vassili non ricevette nulla.
Artiom Sergueiev si fece tutta la guerra, conquistando il grado di maggiore generale. Tutti i figli di Stalin furono mandati al fronte. Uno, com'è noto, non tornò a casa.

***

PS. comunque delle 5 critiche citate l'unica da prendere seriamente sarebbe quella sulla cibernetica ma non ne so molto. Le altre su questioni private fanno veramente parte della mitologia nera e se non totalmente false sono in grandissima parte distorsioni.

Edited by Khleb - 20/1/2021, 11:40
 
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