Comunismo - Scintilla Rossa

Lettera di Lenin a Skvortsov-Stepanov, 1909

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view post Posted on 15/7/2015, 13:53
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addàrivenì baffone

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Lenin in risposta al compagno Skvortsov-Stepanov, interessante tassello al fine di comprendere meglio il periodo storico e le strategie politiche dei bolscevichi. Non ho trovato da nessuna parte nel web la versione in italiano, per tanto la posto qui tradotta da me. Se ci fossero problemi invito i compagni admin ad intervenire.


Lenin a Skvortsov



Caro amico,

Ho ricevuto la tua lettera del 20 settembre 1909, e sono stato davvero felice di sentirti. È un peccato non aver avuto tue notizie prima - siamo terribilmente isolati qui; abbiamo provato a metterci in contatto con te e Vyach. ma abbiamo fallito. Questi sono invero degli anni maledettamente difficili ed è per questa ragione che la possibilità di aver contatti con vecchi amici è dieci volte più importante. Risponderò alla tua lettera punto per punto. Tu hai visto il giornale del dicembre 1908. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti.

Con le cosiddette "sinistre" noi abbiamo completamente rotto, il ché è stato fatto nella primavera del 1909. Se ti sei imbattuto nel mio libro sulla filosofia (Te l'ho mandato immediatamente appena è uscito, ossia all'inizio dell'estate del 1908) e sul giornale del 1909, difficilmente potrai dire che stiamo facendo delle concessioni alle sciocche sinistre. C'è una formale e completa rottura con Maximov e i maximovisti. Una controversia totale. Loro potrebbero organizzare autonomamente i loro organi, oppure no. Stanno cercando di provocare qualcosa a San Pietroburgo e Odessa, ma non possono diventare una forza; credo che sia l'agonia mortale del "otzovismo-ultimatismo". La rottura con Maximov & co. ci costa non poche energie e tempo, ma credo che fosse inevitabile e sarà utile sul lungo periodo. Conoscendo le tue posizioni, credo, sono sicuro che su questo siamo in accordo.

Riguardo a quello che dici in merito al fatto che è tempo di "liquidare la fiducia in una seconda ondata dell'assalto general-democratico", non sono affatto d'accordo con te lì. Faresti solo il gioco degli otzovisti (che sono molto inclini a questo tipo "massimalismo": la rivoluzione borghese è dietro di noi, di fronte c'è quella "puramente proletaria") e dell'estrema destra dei liquidatori menscevichi. (A proposito: hai sentito della divisione fra i menscevichi? Plekhanov ha lasciato il consiglio editoriale del loro giornale, Voce social-democratica, e il consiglio del loro lavoro collettivo: il movimento sociale in russia e il XX secolo. Nell'agosto 1909 ha pubblicato Dnvenik N. 9, dove ha chiamato i menscevichi complici dei liquidatori (1) e su Potresov ha detto "lui non è un mio compagno", e che Potresov ha smesso di essere un rivoluzionario, e così via. Le cose con noi stanno andando al contrario rispetto ad un allineamento con Plekhanoviti menscevichi, con lo scopo di rinforzare il partito). Ma la cosa più importante, secondo me, è che questa visione è teoricamente errata. La "linea tedesca" è possibile - senza dubbio. E noi lo abbiamo francamente riconosciuto all'inizio del 1908. Ma questa possibilità può divenire realtà solo attraverso un numero di assalti "general-democratici" (o insurrezioni, o crisi, etc.) proprio come la Francia che arrivò alla fine dell'assalto "general-democratico" non dopo il 1789-93, ma dopo il 1871 (ossia dopo il 1830, 1848, 1871), e in Germania non nel 1849-50, ma anche qui dopo il 1871, ossia, dopo il Verfassungsstreit (conflitto costituzionale) dei sessanta. Struve, Guchkov e Stolypin stanno provando il loro meglio per "copulare" e creare una Russia bismarckiana - ma niente viene fuori. Niente. Sono impotenti. Tutti i segnali mostrano, e loro stessi lo ammettono, che non gli riesce. La politica agraria di Stolypin è corretta da un punto di vista bismarckiano. Ma lo stesso Stolypin "chiede" 20 anni per far si che qualcosa "venga fuori". Ma 20 anni, e anche un tempo più corto, è impossibile per la Russia senza i vari 1830-1848-1871 (come per la Francia) e 1863-1865 (come in Germania). E' impossibile. E tutte queste date sono "assalti general-democratici".

No, noi non possiamo "liquidare" l'idea dell'"assalto general-democratico" - sarebbe un errore fondamentale. Noi dovremmo riconoscere la possibilità di una "linea tedesca", ma non dovremmo dimenticare che è così lontana che non esiste. Semplicemente non esiste. Non dobbiamo collegare i destini del partito proletario con il successo o il fallimento della rivoluzione borghese - è indiscutibile. Dovremmo organizzare il lavoro in modo che, qualsiasi piega prendano gli eventi, esso porti ad una solida e inalienabile conquista. Ma siamo obbligati a fare il nostro dovere come capi di un movimento democratico, general-democratico, fino alla fine, fino ad un 1871 russo, fino al completo passaggio della classe contadina dalla parte di un Ordnungspartei (partito dell'ordine). E questa svolta, per quanto la Russia sia in tensione, è ancora da venire! Non possiamo negare la possibilità di una "linea tedesca", che è come dire una "scadente" soluzione del problema "general-democratico", ma siamo obbligati a fare di tutto, siamo obbligati a lavorare lungamente e duramente per far si che la soluzione non sia "scadente", non tedesca, ma francese, ossia, del tipo 1830-48-71 e non del tipo 1863-65 (cioè una mera crisi costituzionale). Non c'è garanzia che il nostro 1863-65 sia "scadente" o un successo, ma è nostro interesse, interesse del partito della classe operaia, fare qualsiasi cosa per rendere questo "scadente" sviluppo in un successo, far si che il tedesco Versfassunsstreit (crisi costituzionale) si sviluppi in un vero scontro francese. Non ci sono leggi storiche che prevengano una pessima crisi nel mutarsi in un vero scontro. Non ci sono queste leggi. Ogni cosa dipende dalle circostanze, dalle masse dei contadini poveri (i quali sono stati domati ma non soddisfatti da Stolypin), dalla forza del partito dei lavoratori, dalle condizioni, frizioni e conflitti tra Guchkov e le "sfere", etc., etc. Noi da ciò dobbiamo capire che siamo più forti (e al tempo del nostro 1863-65 dovremmo essere più forti di quanto siano stati i tedeschi), e che i contadini facciano ciò che noi diciamo, e non quello che i liberali ordinano loro. Solo la lotta deciderà quando tutto ciò sarà ottenuto. Noi esigeremo il tutto nel senso di un "assalto general-democratico": se sarà un successo noi otterremo tutto, se un insuccesso, una parte; ma, andando in battaglia, non dobbiamo confinare noi stessi esigendo solo una parte. Per costruire in un nuovo modo, per organizzare in un nuovo modo, per affrontare la crisi in un nuovo modo - quale è l'aspetto cruciale del momento, tutti i vecchi slogan, le richieste per il "tutto", devono essere mantenuti, sviluppati e rinforzati.

Tutto il meglio. ti auguro salute e buone cose.
Il tuo sincero, vecchio amico

Note:

(1) Liquidatori - aderenti ad una linea opportunistica fra i menscevichi durante la reazione seguita alla sconfitta della rivoluzione del 1905. Chiedevano la liquidazione dei partito rivoluzionario proletario illegale e la creazione al suo posto di un partito opportunisti operanti legalmente nella struttura del regime zarista. Lenin e gli altri bolscevichi hanno incessantemente denunciato i liquidatori, quali traditori della causa rivoluzionaria. Il congresso di Praga del PSDOR (gennaio 1912) espulse i liquidatori dal partito.

(2) In riferimento alla riforma agraria di Stolypin, finalizzata ad uso dei Kulaki come baluardo del regime nelle campagne. Il governo zarista emanò un editto nel novembre del 1906, che regolava il recesso dei contadini dalle comuni e il regolamento dei loro diritti di proprietà sulle terre assegnate. Sotto questa legge di Stolypin i contadini erano liberi di lasciare i villaggi della comune, prendere possesso del loro assegnamento su basi di proprietà, e venderla. La comunità rurale era obbligata a dare al contadino che recideva dalla comune un assegnamento di terra. La riforma di Stolypin accelerava lo sviluppo del capitalismo delle campagne e il processo di differenziazione fra la classe contadina, acuendo la lotta di classe nei villaggi. La riforma Stolypin è descritta e analizzata in numerosi lavori di Lenin, fra i più degni di nota: The Agrarian Programme of Social-Democracy in the First Russian Revolution, 1905–1907^^See Vol. 13 of this edition)^^.
 
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