Comunismo - Scintilla Rossa

Trotskismo: controrivoluzione mascherata (1935), Moissaye J. Olgin

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Sandor_Krasna
view post Posted on 21/2/2015, 02:28 by: Sandor_Krasna
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13. Trockij storico

Trockij deforma il bolscevismo, perché non ha mai potuto formarsi idee più o meno precise sulla funzione del proletariato nella rivoluzione borghese russa.
Ma è cosa assai peggiore travisare la storia di questa rivoluzione. (Lenin, “Il significato storico della lotta all’interno del Partito in Russia”, Opere complete, vol. XVI, p. 348, corsivo nostro)


Per rendere più efficace la sua falsificazione del marxismo, Trockij ne ha falsificato la storia. Dovremo limitarci nuovamente ad alcuni esempi.

Appena l’ordine di smobilitare le truppe [de Pietrogrado] fu comunicato dal quartier generale al Comitato Esecutivo del Soviet di Pietrogrado […] divenne chiaro che gli ulteriori sviluppi della questione avrebbero avuto un’importanza politica decisiva. L’idea di un’insurrezione cominciò a prendere forma in quel momento. Non era più necessario inventarsi un organo sovietico. Il vero scopo del futuro comitato fu dichiarato inequivocabilmente nella stessa sessione, quando Trockij concluse il suo rapporto sul ritiro dei bolscevichi dal Pre-parlamento [un organo consultivo convocato da Kerenskij – M.J.O.] con l’affermazione: “viva la lotta diretta e aperta per un potere rivoluzionario in tutto il paese!”. Quella era la traduzione nel linguaggio della legalità sovietica dello slogan “viva l’insurrezione armata!”. (Lev Trockij, Storia della Rivoluzione russa, vol. III, p. 92)

Trockij fece un’esclamazione, e così iniziò l’insurrezione armata. Lo dice lui stesso.
Procede poi con modestia a raccontare il suo ruolo nella Rivoluzione. “Trockij aveva formulato alcune brevi risoluzioni generali. […] Trockij continuò a parlare. La folla continuava ad agitare le mani nell’aria. Trockij cesellava ogni parola: fate che il vostro voto sia un giuramento. […] La folla teneva in alto le mani. Erano d’accordo. Fecero il giuramento” (qui Trockij cita il menscevico Suchanov). “Trockij fu convocato per discutere la questione. […] Allora Trockij giocava il ruolo decisivo. Il consiglio che ci diede era frutto della sua intuizione rivoluzionaria” (Trockij cita Antonov). La bozza del piano d’azione “fu corretta da Trockij”. “Il presidente, Trockij, si avvicinava all’automobile…”.
Pare che ci fosse anche un altro uomo nella Rivoluzione, Lenin, ma in questi scritti sembra insignificante in confronto al magnifico Trockij. Stalin cita un paio dei suoi riferimenti a Lenin:

Volete sapere come è stata decisa dal nostro partito la questione dello scioglimento dell’assemblea costituente? Ascoltate Trockij:
“Bisogna certo sciogliere l’Assemblea costituente – diceva Lenin – ma che faranno i socialisti-rivoluzionari di sinistra?
Fummo però molto tranquillizzati dal vecchio Nathanson. Egli venne dai noi per ‘consigliarsi’ e le sue prime parole furono:
– Bisognerà probabilmente sciogliere l’Assemblea costituente con la forza.
– Bravo! – Esclamò Lenin – Quel che è giusto è giusto! Ma i vostri marceranno?
– Da noi alcuni esitano, penso però che in fin dei conti acconsentiranno – rispose Nathanson”.
È così che si scrive la storia.
Volete sapere come il partito avrebbe risolto la questione del Consiglio militare supremo? Ascoltate Trockij:
“Senza militari seri ed esperti non ce la faremo ad uscire da questo caos – dicevo io a Vladimir Ilič ogni qualvolta tornavo dallo stato maggiore.
– Credo che questo sia giusto. Temo però che tradiscano…
– Mettiamo vicino a ognuno di essi un commissario.
– Meglio ancora due – esclamò Lenin – e di quelli in gamba. È possibile che non abbiamo dei comunisti in gamba?
Così sorse l’ossatura del Consiglio militare supremo”.
È così che Trockij scrive la storia.
Che bisogno aveva Trockij di queste fiabe arabe che mettono in cattiva luce Lenin? (Stalin, “Trotskismo o leninismo?”, Opere complete, vol. VI, pp. 423-424)


La risposta è nell’intera carriera di Trockij.
Per dimostrare di essere l’autore della teoria del passaggio dalla rivoluzione democratica-borghese a quella socialista, racconta così la storia del bolscevismo:

Dall’anno 1905 il Partito Bolscevico ha condotto una lotta contro l’autocrazia con lo slogan “Dittatura democratica del proletariato e dei contadini”. Questo slogan, come il suo retroterra teorico, deriva da Lenin. In opposizione ai menscevichi, il cui teorico, Plechanov, si opponeva testardamente alla “erronea idea della possibilità di realizzare una rivoluzione borghese senza la borghesia”, Lenin riteneva che la borghesia russa fosse incapace di guidare la propria rivoluzione. Solo il proletariato e i contadini in stretta unità potevano portare a compimento una rivoluzione democratica contro la monarchia e i latifondisti. La vittoria di questa unione, secondo Lenin, doveva inaugurare una dittatura democratica, che non solo non era uguale alla dittatura del proletariato ma era in aperto contrasto con essa, perché il problema non era la creazione di una società socialista, e nemmeno la creazione di forme di transizione a quella società, ma solo la spietata pulizia delle stalle di Augia del feudalesimo.
L’idea popolare e anche ufficialmente riconosciuta dell’egemonia del proletariato nella rivoluzione democratica non poteva di conseguenza significare altro che il partito del proletariato avrebbe aiutato i contadini con un’arma politica del suo arsenale, suggerito loro i migliori metodi e mezzi per liquidare la società feudale e mostrare loro come mettere in pratica questi mezzi e metodi. In ogni caso, parlare del ruolo guida del proletariato nella rivoluzione borghese non significava affatto che il proletariato avrebbe usato l’insurrezione contadina al fine di mettere all’ordine del giorno con il suo supporto il proprio compito storico, la transizione diretta alla società socialista. L’egemonia del proletariato nella rivoluzione democratica era nettamente distinta dalla dittatura del proletariato e polemicamente in contrasto con essa. Il Partito Bolscevico era stato educato a queste idee già dalla primavera del 1905. (Lev Trockij, Storia della Rivoluzione russa, vol. I. pp. 314-315, corsivo nostro)


Trockij vorrebbe farci credere che prima del 1917 i bolscevichi non avessero mai insegnato al proletariato che la sua egemonia in una rivoluzione democratica-borghese doveva essere usata per mettere all’ordine del giorno la transizione diretta alla rivoluzione socialista. Fate il confronto con quello che abbiamo citato da Lenin a proposito della transizione immediata da una rivoluzione democratica-borghese a quella socialista. Fate il confronto specialmente con questo:

Dalla rivoluzione democratica cominceremo subito, nella misura delle nostre forze, delle forze di un proletariato cosciente e organizzato, a passare alla rivoluzione socialista. […] Con tutte le forze aiuteremo tutti i contadini a fare la rivoluzione democratica, affinché più facile sia a noi, partito del proletariato, passare con la massima rapidità a un compito nuovo e più elevato, alla rivoluzione socialista. (Lenin, “L’atteggiamento della socialdemocrazia verso il movimento contadino”, Opere complete, vol. IX, p. 220)

Lenin era infaticabile nell’esprimere il suo disprezzo per i metodi di Trockij. Parlò della “politica avventurista” della sua fazione, della sua “sottile perfidia”. Disse che Trockij “plagia”. Lenin conosceva bene Trockij.
Trockij falsifica la storia del leninismo, la storia della più grande conquista del proletariato mondiale, per servire la borghesia ed esaltare se stesso.

***


“Quella canaglia di Trockij”, come lo definì Manuil’skij al Tredicesimo Plenum del Comintern, e i suoi associati di ogni risma hanno il compito speciale di calunniare e diffamare il più rande leader vivente della Rivoluzione, Stalin. Ma invano. Egli è l’incarnazione di ciò che più aborre i borghesi: la rivoluzione proletaria guidata dai comunisti, il completamento della costruzione del socialismo in Unione Sovietica, la bolscevizzazione dei Partiti Comunisti nei paesi capitalisti, la lotta inarrestabile per la corretta linea leninista, la ripresa dell’offensiva contro il capitalismo da parte delle forze proletarie sul fronte mondiale, l’inclusione in questo fronte dei popoli oppressi nei paesi coloniali e semi-coloniali.
Se c’è qualcosa di ben noto a proposito di Stalin è la sua volontà di ferro, la sua perseveranza nel realizzare un programma, il suo colossale potere di guida che ha intriso di entusiasmo creativo milioni di persone. Leggete come il falsificatore della storia descrive Stalin:

Di fronte ai grandi problemi Stalin si ritira sempre: non per mancanza di carattere come nel caso di Kamenev, ma per la ristrettezza di vedute e la mancanza di immaginazione creativa. Nei momenti delle grandi decisioni e delle differenze di opinione, la sua sospettosa cautela lo spinge a ritirarsi nell’ombra, ad attendere, e se possibile a mettersi al riparo da qualunque effetto. (Lev Trockij, Storia della Rivoluzione russa, vol. III, p. 164)

Il combattente che insieme a Lenin diresse la Rivoluzione d’ottobre è uno che “si ritira sempre”. Il grande stratega della guerra civile, il cui piano di azione militare, messo in pratica rapidamente e con decisione, portò alla vittoria decisiva su un fronte di centinaia di miglia nella Russia meridionale contro le forze bianche del generale Denikin, è uno che “nei momenti delle grandi decisioni” si ritira “nell’ombra”. L’autore del piano quinquennale, un compito fondamentale su scala mai vista che mise al lavoro 160 milioni di persone per ricostruire un sesto della superficie della terra secondo un preciso disegno sociale, soffre di “mancanza di immaginazione creativa”. Il rivoluzionario che ha portato a compimento l’ultima grande guerra di classe nella Rivoluzione, la liquidazione dei kulaki come classe, è descritto come un uomo che ama “attendere” e “mettersi al riparo da qualunque effetto”. L’impavido leader sempre impegnato in battaglie ideologiche contro l’opportunismo, che scova l’opportunismo nascosto, non importa quanto ben mascherato, che nelle primissime fasi dell’opposizione di Trockij previde con straordinaria chiarezza che sarebbe diventata il “punto di raccolta degli elementi non proletari, che inspirano a indebolire, a disgregare la dittatura del proletariato”, è definito incapace di prendere decisioni. Il costruttore della vita delle minoranze nazionali in Unione Sovietica, l’uomo che ha applicato i metodi pratici della soluzione leninista della questione nazionale e ha diretto la costruzione del socialismo in modo da creare una vita culturale ricca, colorata e multiforme tra cento nazionalità diverse per sviluppo economico, lingua, storia, costumi e tradizioni ma unite nel lavoro comune per un meraviglioso futuro, è afflitto da “ristrettezza di vedute”. Il leader mondiale i cui consigli a ogni Partito del Comintern su ogni problema sono corretti, chiari, bilanciati e indicano la via verso nuove e più decisive battaglie di classe, sarebbe un uomo di “sospettosa cautela”.
È così che Trockij scrive la storia.
Qual è lo scopo di tutte queste calunnie? Nikolaev ha ucciso Kirov. I trotskisti creano consapevolmente un’atmosfera psicologica che potrebbe spingere qualche folle a tentare di uccidere Stalin?

Edited by Sandor_Krasna - 23/2/2015, 02:15
 
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