Comunismo - Scintilla Rossa

Le torture "italiane"

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view post Posted on 4/4/2014, 17:24

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PELAZZA: Nassiriya è stata una missione di pace?
Anche i militari italiani sono stati autori di interrogatori e torture in Iraq?



Feci e urine sui prigionieri, mutilazioni, elettricità ai genitali, waterboarding (simulazione di annegamento). Queste sarebbero le prassi che i nostri connazionali in divisa avrebbero portato avanti in Iraq (e non solo) durante le varie missioni di pace. Anzi, durante le “missioni di pace”. L’ultima puntata de Le Iene ha portato alla luce le testimonianze (una delle quali raccontata a viso scoperto) di un ex militare e di un “esecutore” – come vengono chiamati nell’ambiente i militari selezionati per interrogare i prigionieri sospettati di essere terroristi – i cui dettagli raccapriccianti squarciano il velo di omertà costruito sulla nostra presenza militare in ambiti internazionali.

FONTE
http://frontierenews.it/2014/04/le-torture...ni-a-nassiriya/
http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/157233

VIDEO http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/0...ace-_8488.shtml

La tortura in Italia. Le “Iene” intervistano vittima ed ex carabiniere


Venerdì, 02 Marzo 2012 14:35 Redazione Contropiano 804 Commenta per primo!
E' andata in onda nella trasmissione “Le Iene” un intervista doppia a Giuseppe Gullotta, un uomo condannato per la straga di Alcamo in cui, in circostanze ancora da chiarire furono uccisi due carabinieri all'interno della caserma nella quale prestavano servizio, Giuseppe Gullotta, ha trascorso 22 anni in prigione da innocente, la revisione del suo processo, che ha poi portato alla sua scarcerazione è avvenuta unicamente perchè un ex brigadiere dei Carabinieri, Renato Olino, presente all'interrogatorio 22 anni prima, preso dal rimorso ha deciso di rompere il muro di omerta che abitualmente vige nelle caserme quando si tratta di fatti che coinvolgono colleghi, come egli stesso ammette, decide qundi di denunciare le torture subite da Gullotta per estorcergli la confessione, parlando di waterboarding, pratica di soffocamento con acqua e sale fatta bere forzatamente all'interrogato con un imbuto privandolo della capacità di respirare, corrente elettrica sui genitali botte da orbi e minaccie di morte con pistola puntata alla testa e denuncia le stesse come pratiche abituali nelle caserme e se ne dissocia, anche se con molto ritardo, dichiarando di non aver mai partecipato attivamente ma di aver visto in decenni di carriera applicare metodi d'interrogatorio simili più e più volte e giustificandosi per non aver denunciato prima in quanto, testuali parole: "ho impiegato un po' a liberarmi del lavaggio del cervello che si subisce quando si entra nell'arma, di seguito il link al video dell'intervista originale andata in onda ieri: http://www.video.mediaset.it/video/iene/pu...lia-innocente-a...

La campagna di denuncia e inchiesta sulla tortura in Italia prosegue.

FONTE http://contropiano.org/in-breve/italia/ite...-ex-carabiniere
 
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view post Posted on 11/4/2014, 13:36

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UN MILITARE RACCONTA: "GLI ITALIANI TORTURAVANO A NASSIRIYA"


Il racconto choc al programma tv "Le Iene" di un militare che nel 2003 si trovava nella base di White Horse. L'uomo parla di violenze e torture sui prigionieri interrogati dai soldati italiani durante la missione in Iraq.

Roma
10 aprile 2014


Prigionieri torturati, con la testa incappucciata e le mani legate con fascette da elettricista, che venivano sistematicamente malmenati in un crescendo di violenze, passando da una camera alla successiva finchè non parlavano. E' quello che accadeva nella missione militare italiana a Nassiriya, in Iraq, secondo il racconto di un militare al programma tv 'Le iene'. A più di 10 anni dalla strage che costò la vita a 19 italiani (tra civili e militari) e 9 iracheni, queste testimonianze potrebbero costringere a rivedere gli scenari sulla presenza italiana in Iraq. Gia la settimana scorsa, lo stesso programma aveva mandato in onda un servizio in cui un ex militare aveva raccontato al giornalista Luigi Pelazza delle presunte torture che sarebbero avvenute durante la missione in Iraq nel 2003. Questa volta lo stesso Pelazza ha incontrato un altro militare, che ha raccontato nuovi dettagli.

Il racconto choc
Nel 2003 si trovava nella base di White Horse. La faccia fuori fuoco, la voce camuffata, il militare non sa di essere ripreso. Nella base si facevano interrogatori "un po' particolari", spiega. "Gente incappucciata, legata con le mani dietro con le fascette... questo facevate lì dentro?", chiede il cronista. "Chi di dovere lo faceva", "dovevi farli parlare", è la risposta. Chi prendeva queste persone? "Il Sismi". Per quanti giorni erano trattenuti? "Dipende, non c'era un tempo... c'era gente che parlava immediatamente, c'era gente a cui piaceva prendere i colpi".

Il filmato
Il militare mostra quindi un filmato che sostiene di aver girato all'interno di una tenda militare italiana a Nassiriya. Nel video si vedono chiaramente le mani dei detenuti legate con delle fascette da elettricista, una grossa benda verde sugli occhi, la testa abbassata. Poi disegna su un pezzo di carta la disposizione delle aree di una struttura di reclusione dove, dice, sarebbero stati rinchiusi gli iracheni, prima di entrare in quella che definisce "la casa", per essere interrogati. "Loro stavano qua, allo stato brado", dice. Insomma chiarisce il cronista, tra gli escrementi. E per mangiare e bere? "Io non gliel'ho mai portato". Il militare cita un sergente (oggi, precisa, diventato sergente maggiore) specializzato in alcune tecniche di tortura, come quelle con gli elettrodi. Aggiunge poi che i prigionieri durante gli interrogatori venivano "incatenati a testa in giù".

I caschi blu in Somalia e le accuse di torture
Nel 1997 alcuni militari italiani impegnati in missione di pace in Somalia furono accusati di violenze e stupri sui somali. A distanza di anni, un'inchiesta indagò sugli abusi. Il maresciallo della Folgore, Valerio Ercole, nel 1997, subì un processo per aver praticato la tortura, ma fu assolto dalla Corte d’Appello di Firenze, per prescrizione. La difesa degli altri militari processati fu motivata dalla brutalità della situazione in cui erano costretti ad operare. La missione italiana in Somalia sotto l'egida dell'Onu, denominata 'Ibis'(cominciata il 13 Dicembre 1992 e conclusa il 21 marzo 1994) fu condotta dai parà della Folgore. Durante l'operazione di pace furono uccisi undici soldati italiani (luglio 1993), la giornalista Ilaria Alpi e il telecineoperatore Miran Hrovatin (marzo 1994).

fonte RaiNews.it
 
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view post Posted on 11/4/2014, 15:38

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Torture a Nassiriya. Interpellanza del M5S alla Camera


Una interpellanza parlamentare sulle torture inflitte a prigionieri iracheni da parte di militari italiani a Nassirya, è stata presentata da alcuni parlamentari del M5S. Nel frattempo si aggiunge, alle notizie diffuse dal programma “Le Iene” dalle interviste con due militari italiani, la testimonianza della vedova di Massimiliano Bruno, di uno dei carabinieri italiani rimasti uccisi a Nassirya durante la guerra in Iraq. "Ho visto il carcere di questi iracheni, una cosa squallida, bruttissima, nudi", mi aveva raccontato mio marito. Quando ha visto certe cose, era proprio stravolto. Massimiliano ha informato i suoi superiori, ma senza alcun esito». La vedova di Massimiliano Bruno, non ha dubbi su questo punto. Pina Bruno venne intervistata dal Tg3 pochi giorni dopo i funerali di Stato. “Massimiliano mi disse che ognuno aveva un compito. C'era una persona che comunicava quello che aveva visto, quello che succedeva e quello che stava per succedere. Tutte le informazioni arrivavano all'Italia. Tutte. È assurdo che dicono che non sapevano niente”. “Non credeva a quello che aveva visto: se me lo raccontavano non ci credevo. Trattati peggio degli scarafaggi, mi ha detto”.

Qui di seguito il testo integrale dell'interpellanza parlamentare presentata il 10 aprile:

Atto Camera

Interpellanza 2-00503

presentato da DI BATTISTA Alessandro

testo di Giovedì 10 aprile 2014, seduta n. 209

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
a più di 10 anni dalla strage di Nassiriya, e senza alcun intento da parte degli interroganti di voler infangare la memoria dei 17 italiani che hanno perso la vita nel famigerato attentato, sono apparse gravi e inquietanti testimonianze su avvenimenti raccapriccianti che gettano un'ombra sulla presenza italiana in Iraq e potrebbero costringere a rivederne criticamente gli esiti;
infatti, le due puntate del programma televisivo Le Iene, trasmesse il 2 e 9 aprile 2014, hanno riportato le testimonianze dirette di un ex militare a viso scoperto e di un altro invece a viso coperto e con voce contraffatta (un «esecutore» come abitualmente vengono chiamati nell'ambiente militare coloro che vengono selezionati per interrogare i prigionieri sospettati di terrorismo);
le immagini trasmesse e i dettagli raccontati sono apparsi sconcertanti e eloquenti squarciando il velo di omertà sulla presenza dei militari italiani inviati in Iraq nel 2003, come era già accaduto in Somalia, ad esempio, nel corso della missione «Ibis», poiché, secondo il racconto di uno dei due militari, a Nassiriya ci sarebbe stata una vera e propria centrale per portare avanti brutali interrogatori, sistematiche torture e umiliazioni su detenuti iracheni (feci e urine sui prigionieri, mutilazioni, elettricità ai genitali, waterboarding - simulazione di annegamento), forse membri della resistenza all'occupazione delle truppe straniere;
la sede della tortura, chiamata White House, sarebbe stata allestita in una zona periferica top secret di Nassiriya, a poca distanza dalla base fatta saltare in aria e dalla stessa sede dove si trovava il comando della «Sassari» in quell'area;
a quanto pare, queste sarebbero le prassi che i militari italiani avrebbero portato avanti in Iraq (e non solo) durante le varie «missioni di pace»; per la cronaca, qualcosa era già venuto fuori già nel 2004. In un articolo apparso su La Repubblica (firmato da Carlo Bonini) si apprendeva che: «Nelle camere di sicurezza della galera di Nassiriya, la polizia irachena ha sistematicamente torturato e abusato dei prigionieri che in quei fetidi stanzoni venivano scaricati. Non era un segreto per nessuno. Non in Iraq, perché di quelle violenze erano stati più volte testimoni i carabinieri italiani del Msu (Multinational spedalised unit). Non a Roma, al Comando Operativo di vertice interforze (Coi) del ministero della Difesa, dove, dal giugno del 2002, siede il tenente generale Filiberto Cecchi. Almeno uno dei comandanti che si sono avvicendati al comando dell'unità del Msu dell'Arma, il colonnello Carmelo Burgio, di quelle violenze ripetute informò infatti nel tempo la sua catena gerarchica che al ministero della Difesa faceva riferimento. A Nassiriya, il comandante della task force italiana, generale Gian Marco Chiarini (e prima di lui il generale Bruno Stano). A Bassora, il comandante del nostro contingente, generale Francesco Paolo Spagnuolo» (...);
come è noto, tutto è stato poi lasciato lentamente cadere nell'oblio malgrado le pur pesanti dichiarazioni del colonnello Burgio che, di ritorno dall'Iraq, a proposito delle camere di sicurezza di Nassiriya, aveva rilasciato un'intervista al Corriere della sera in cui affermava, riferendosi al maresciallo Massimiliano Bruno (deceduto nel famigerato attentato): «...Assisteva a scene disumane... Legnate sugli arrestati, bruciature di ferri da stiro sui corpi, uomini in fin di vita in spazi angusti infestati da topi»; quanto bastava perché il procuratore Intelisano si interessasse del caso per chiedere conto a Burgio di quelle circostanze alle quali lo stesso prontamente rispose affermando che informò per tempo i suoi superiori gerarchici nel teatro di operazioni consegnando alla procura militare documentazione definita di interesse –:
quali informazioni intenda fornire a seguito delle interviste rilasciate dagli ex militari evidenziate in premessa soprattutto con riferimento alla eventuale partecipazione attiva dei militari nell'esecuzione delle torture e quali verifiche intenda condurre per acclarare le responsabilità di quanti hanno assistito alle torture della polizia locale senza impedirle e senza adottare o promuovere le conseguenti iniziative disciplinari.
(2-00503)

interpellanza firmata dai deputati: Di Battista, Rizzo, Nesci, Manlio Di Stefano, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Artini, Scagliusi, Del Grosso, Grande, Frusone, Corda, Sibilia, Tofalo

fonte
 
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Yuri Gagarin
view post Posted on 11/4/2014, 17:20




Addirittura i 5 stelle ? di battista è un elemento con una prassi diversa rspetto al parlamento italiano .
Può rappresentare una frattura interborghese , bisogna indagare , anche se è decisamente migliore di ciò che sta al parlamento
 
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view post Posted on 11/4/2014, 17:41

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nessuno può negare che alcuni elementi validi nel M5S ci sono!
 
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4 replies since 4/4/2014, 17:24   346 views
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