Comunismo - Scintilla Rossa

Il caso Giuseppina Ghersi. Incongruenze, falsi e zone d’ombra. (Una prima ricognizione)

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view post Posted on 21/9/2017, 18:26

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Il caso Giuseppina Ghersi.
Incongruenze, falsi e zone d’ombra.


(Una prima ricognizione)

di Nicoletta Bourbaki *

La grande maggioranza dei commentatori che negli ultimi giorni si sono precipitati a esprimere giudizi indignati ed emettere sentenze a dir poco tardive sul caso Giuseppina Ghersi, non ne aveva mai sentito parlare prima del 15 settembre scorso, quando ne ha scritto – e vedremo in che modo – il Corriere della Sera.
Altri ne avevano forse un vago ricordo, per aver letto Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, che dedica alla storia mezza paginetta.
In realtà, nel Savonese le polemiche durano da oltre vent’anni. Il caso Ghersi è da tempo il cavallo di battaglia dell’estrema destra locale.

Anche stavolta, a rialzare il polverone sono stati i neofascisti. Le polemiche su un’annunciata targa in ricordo della tredicenne presuntamente uccisa «dai partigiani» hanno saturato i media locali, per poi travalicare i confini della Liguria. Quando lo “scandalo” è diventato nazionale, la narrazione tossica era già confezionata, pavloviana, perfetta, pronta per scatenare il linciaggio mediatico. «L’ANPI di Savona giustifica chi stuprò una bambina! Vergogna! «Chiudete l’ANPI di Savona!», ha intimato più di un pennivendolo, e gli attacchi velenosi all’ANPI nel suo complesso si sono sprecati, da parte non solo di fascisti ma anche di quelli che io-sono-antifascista-ma.

Si tratta – come dimostrato in modo meticoloso da Yadad de Guerre – di una «bufala nella bufala»: l’ANPI Savona non aveva dichiarato niente del genere. Ma smentite e precisazioni sono state ignorate, e a peggiorare la situazione è giunto un comunicato dell’ANPI nazionale scarno e tutto sulla difensiva.

A completare il quadro, la diffusione virale di una foto che – pure questo lo vedremo – si riferisce a tutt’altro luogo, tutt’altra circostanza, tutt’altre dinamiche, ma che è stata ripubblicata in modo ossessivo. Nella convinzione che mostrasse Giuseppina «portata via dai partigiani», l’immagine è stata brandita come «prova» di non si sa bene cosa, forse di qualunque cosa.

Tutto ciò senza verifiche né approfondimenti, senza mai la richiesta di una fonte, prendendo semplicemente per oro colato quanto, sulla morte di Giuseppina Ghersi, raccontano – ogni volta aggiungendo dettagli – i neofascisti.

Come spesso accade, la matrice neofascista dello “scandalo” è stata occultata. Sui giornali tale Roberto Nicolick – estremista di destra espulso dalla Lega Nord e finito persino in un’inchiesta della Procura di Roma sui contatti europei del Ku Klux Klan – diventa un semplice «insegnante in pensione» (e chi legge può pensare che insegnasse storia, mentre era educazione fisica); tale Enrico Pollero, consigliere comunale di Forza Nuova, è definito – bell’eufemismo – «di centrodestra».

Praticamente nessuno, nei giorni scorsi, si è posto questioni di merito e metodo che a noi sembrano imprescindibili. In fondo, di Giuseppina Ghersi non frega niente a nessuno, è solo l’ennesima palla da cogliere al balzo, l’ennesimo cadavere da strumentalizzare, l’ennesima donna su cui si sfidano branchi maschili, l’ennesimo stupro da rinfacciare all’Altro, da usare per parlare d’altro. Anche questa è cultura dello stupro.

La tomba di Giuseppina Ghersi


A differenza di molti, noi vogliamo davvero sapere chi uccise Giuseppina e perché.
E l’unico modo per avvicinarsi alla verità è discutere di questa storia seriamente.

Per poterlo fare, vanno prima esclusi il “rumore”, l’approccio scandalistico, le cose che non c’entrano. Vanno ignorate le emozioni un tanto al quintale, la compulsione a far girare “memi” e altre immaginette, ogni genere di reazione impulsiva e inconsulta. Va esclusa l’idea che un capo frettolosamente cosparso di cenere sia meglio di una testa che si prende il suo tempo per ragionare.
Vanno vagliate le fonti, e va ricostruita la genesi della storia come oggi viene ripetuta.

Nella fase preliminare di questa inchiesta, prenderemo in esame soltanto e rigorosamente il materiale già disponibile in rete al momento in cui sono esplose le polemiche (seconda settimana di settembre 2017), lasciando da parte quanto abbiamo acquisito in seguito e tuttora stiamo acquisendo. Perché?
Per dimostrare che certe verifiche sarebbero state possibili.

Ripartiamo dunque dall’articolo del Corriere che tutti hanno ripreso e citato, e da come descrive il “fatto”.

qui tutto l'articolo https://www.wumingfoundation.com/giap/2017...ppina-ghersi-1/
 
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