Comunismo - Scintilla Rossa

Stalin La giornata internazionale della donna

« Older   Newer »
  Share  
Yuri Gagarin
view post Posted on 8/3/2013, 20:52




Stalin La giornata internazionale della donna



Nessun grande movimento degli oppressi si è compiuto nella storia dell’umanità senza la partecipazione delle donne lavoratrici. Le donne lavoratrici, le più oppresse fra tutti gli oppressi, non sono mai restate e non potevano restare ai margini della grande strada del movimento di liberazione. Il movimento di liberazione degli schiavi ha fatto sorgere, com’è noto, centinaia e migliaia di grandi martiri ed eroine. Nelle file dei combattenti per l’emancipazione dei servi della gleba militavano decine di migliaia di donne lavoratrici. Non c’è da meravigliarsi se il movimento rivoluzionario della classe operaia, il più potente di tutti i movimenti di emancipazione delle masse oppresse, ha raccolto sotto la sua bandiera milioni di donne lavoratrici.

La giornata internazionale della donna indica l’invincibilità e preannuncia il grande avvenire del movimento di emancipazione della classe operaia.

Le donne lavoratrici, operaie e contadine, costituiscono una grandissima riserva della classe operaia. Questa riserva rappresenta una buon metà della popolazione. Sarà questa riserva favorevole o contraria alla classe operaia? Da questo dipendono le sorti del movimento proletario, la vittoria o la sconfitta della rivoluzione proletaria, la vittoria o la sconfitta del potere proletario. Perciò il primo compito del proletariato e del suo reparto d’avanguardia, il partito comunista, è di condurre una lotta risoluta per sottrarre le donne, le operaie e le contadine, all’influenza della borghesia, per educare politicamente e organizzare le operaie e le contadine sotto la bandiera del proletariato.

La giornata internazionale della donna è un mezzo per conquistare al proletariato la riserva costituita dalle donne lavoratrici.

Ma le donne lavoratrici non sono soltanto una riserva. Esse possono e devono diventare – mediante una giusta politica della classe operaia – un vero esercito della classe operaia, che agisce contro la borghesia. Temprare la riserva costituita dalle donne lavoratrici, trasformandola in un esercito di operaie e di contadine che agisce fianco a fianco del grande esercito del proletariato: questo è il secondo compito decisivo della classe operaia.

La giornata internazionale della donna deve diventare un mezzo per trasformare le operaie e le contadine da riserva della classe operaia in un esercito operante del movimento di emancipazione del proletariato.

Viva la giornata internazionale della donna!
Pubblicato sulla Pravda n. 56, 8 marzo 1925

In merito all’8 Marzo, le sue radici politiche e di classe



Negli anni precedenti al 1917, il femminismo era alla ricerca di una giornata internazionale di rivendicazione dei diritti delle donne. Il 28 febbraio, il 19 marzo sono stati i primi tentativi di stabilire il giorno della donna. Nel 1913, per la prima volta, si utilizza l’8 marzo da parte delle donne russe per protestare contro l’imminente guerra imperialista.

Il 3 marzo 1917, 30.000 operai della fabbrica Putilov diventano disoccupati a causa della chiusura della fabbrica. Le loro manifestazioni e proteste a Pietrogrado furono represse nel sangue dalla repressione zarista. 5 giorni dopo, l’8 marzo, le donne tornano nelle strade di Pietrogrado per rivendicare i propri diritti. Stanchi della guerra imperialista in cui morivano i loro figli e mariti, stanchi di aspettare in lunghe code per il pane, le donne di Pietrogrado manifestarono con lo slogan “Pace e Pane”. Le manifestazioni furono cariche di parole d’ordini contro il criminale regime zarista. Fu l’inizio della rivoluzione di febbraio, 5 giorni dopo lo Zar abdicò.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, le donne avevano conquistato il diritto di voto, il divorzio e l’aborto. Alexandra Kollontaj, Commissario del Popolo nel primo governo bolscevico, esortò l’istituzione ufficiale della celebrazione dell’8 marzo in URSS, come il giorno delle lavoratrici. La celebrazione dell’8 marzo venne di seguito attuata in altri paesi (in Spagna, ad esempio è stata adottata nel 1936, dal neo-eletto governo del Fronte Popolare). In Italia, per la prima volta venne celebrata il 12 Marzo del 1922 per iniziativa del Partito Comunista d’Italia. L’Onu solo nel ’77.

In Unione Sovietica, l’8 marzo era un giorno festivo. Le donne venivano festeggiate e omaggiate con doni (solitamente fiori). Se c’è stato un grande balzo in avanti nella lotta delle donne, questo è avvenuto dopo e grazie la Rivoluzione d’Ottobre.

FONTE

http://paginerosse.wordpress.com/
 
Top
Tetram
view post Posted on 8/3/2013, 23:51




Vero.
Le donne nella storia hanno sempre avuto un ruolo...
Stessa cosa nella lotta per liberare le masse oppresse,quindi questa festa dovrebbe essere anche per loro.
 
Top
view post Posted on 8/3/2017, 15:26

Group:
Member
Posts:
23,823
Location:
ScintillaRossa

Status:


jpg

 
Web  Top
view post Posted on 8/3/2022, 10:20
Avatar

compagno

Group:
Founder
Posts:
15,545
Location:
Comunismo . Scintilla Rossa

Status:


“Gloria alle donne sovietiche, attive costruttrici del socialismo!” (1947)

donne_sovietiche

da fb di Asgaard Olafsen
 
Top
view post Posted on 9/3/2024, 10:05
Avatar

compagno

Group:
Founder
Posts:
15,545
Location:
Comunismo . Scintilla Rossa

Status:


http://piattaformacomunista.com/index.php/...le-delle-donne/

Origini, significato e attualità della Giornata Internazionale delle Donne


La Giornata Internazionale delle Donne si inserisce in un’importante tradizione di lotta proletaria e rivoluzionaria.

L’idea di una giornata internazionale della donna nasce nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano. Nel 1910 la proposta venne raccolta e rilanciata da Clara Zetkin, comunista tedesca e membro della Conferenza internazionale delle donne socialiste.

Ma ancora non c’era una data unica in cui celebrare i diritti delle donne.

Perché proprio l’8 Marzo?

Ci hanno raccontato la tragica storia delle operaie della fabbrica Cotton a New York, del loro tributo umano in un incendio vastissimo e delle mimose che furono portate loro in segno di rispetto.

In realtà, per capire il perché dell’8 Marzo dobbiamo andare a Pietrogrado, il 23 febbraio 1917 del calendario giuliano.

Nei giorni precedenti, la cronaca aveva registrato alcuni tafferugli, qualche tentativo di sciopero, subito però abortito, qualche timida protesta per i prezzi del cibo alle stelle, come il burro, il pane, la farina ma niente di più.

La rabbia, per una guerra sempre più lunga è sempre più crescente. I quasi due milioni di morti al fronte, i prezzi dei generi alimentari esorbitanti, il razionamento delle derrate imposto dalle autorità stanno esasperando la popolazione e in particolare le donne che, con gli uomini in guerra, devono tirare avanti la famiglia e l’intera economia.

A Vyborg, quartiere proletario della capitale, dove sorge un importante distretto tessile, quel 23 febbraio – che nel resto del mondo è l’8 Marzo – le donne operaie hanno poco da festeggiare e decidono di dire basta alle infinite file notturne, al freddo, per cercare di accaparrarsi qualcosa da mangiare. Spengono semplicemente gli impianti, dichiarano lo sciopero.

Sciopero, una parola che gli uomini avevano solo sussurrato nelle giornate precedenti, quelle donne, invece, la urlano senza paura, stanche di soffrire, di vedere i loro figli morire di stenti, di non sapere se i propri figli e mariti torneranno e di lottare disperatamente contro la fame.

Si uniscono a loro altri operai, come quelli delle officine Putilov, che da settimane, invano, chiedono aumenti salariali.

Il grido di “pane, pane” diventa un boato e quell’iniziale piccolo corteo diventa un torrente in piena, che si colora del rosso delle bandiere e di slogan rivoluzionari.

La reazione dei cosacchi inviati dallo Zar Nicola II a reprimere la protesta delle lavoratrici incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo dell’appoggio delle forze armate, rendendo possibile ciò che non era avvenuto nel 1905, quando i primi tentativi rivoluzionari furono duramente stroncati nel sangue.

Così l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della “Rivoluzione russa di Febbraio” e il preludio della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre.

Per questo motivo, con l’intenzione di fissare un giorno comune a tutti i paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste, tenuta a Mosca fissò l’8 marzo come la «Giornata internazionale dell’operaia».

L’avvento delle dittature di stampo fascista e nazionalsocialista in Europa contribuì a cancellare il ruolo del movimento delle donne comuniste che portò all’8 Marzo. E così nacque la revisione storica, che a molti sembrò verosimile, dato che in effetti le donne nelle fabbriche erano soggette a sfruttamento e che nel marzo 1911 a New York aveva preso fuoco la fabbrica Triangle, dove morirono operaie e operai.

L’8 marzo 1946 la Giornata Internazionale delle Donne venne celebrata in Italia per la prima volta a livello nazionale dopo la Liberazione dal nazifascismo. In quell’occasione comparve la mimosa, scelta dalle comuniste Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei perché fioriva in quel periodo dell’anno ed era un fiore largamente presente nelle campagne italiane, quindi, alla portata anche delle classi meno abbienti.

Oggi più che mai, quando a capo del governo abbiamo una donna e un partito di estrazione fascista, che vorrebbero relegare le donne ad un ruolo subordinato, è importante tornare alle origini della Giornata Internazionale delle Donne.

Una ricorrenza che è sinonimo di lotta. Una lotta per la fine di tutte le discriminazioni di genere, per l’uguaglianza sostanziale, che è parte fondamentale della lotta per la costruzione di una società diversa, fondata sul potere della classe proletaria, in cui siano abolite tutte le forme di sfruttamento.

Una lotta che non può ridursi alla sola giornata dell’8 Marzo.

La “festa della donna”, come viene chiamata, è diventata di fatto una ricorrenza in cui la borghesia spinge la popolazione a mettere al centro delle proprie attenzioni la donna attraverso ciò che la propaganda commerciale propone, per distogliere l’attenzione dal problema fondamentale che è la duplice oppressione sociale di cui la donna soffre e ricondurre così tutte le forme di violenza a cui le donne sono sottoposte a fattori individuali.

A più di 100 anni di distanza la situazione non è sostanzialmente diversa. Sono le donne proletarie e degli strati popolari che pagano a caro prezzo la crisi economica, la mancanza di lavoro, la distruzione del welfare, la violenza sessista. Sono queste donne, insieme agli uomini delle stesse classi sociali, che devono chiedere a gran forza la fine delle politiche neoliberiste e di guerra che servono solo a far soffrire e sfruttare gli operai, i popoli e a macinare profitti per le industrie belliche.

Come comuniste e comunisti oggi non possiamo non solidarizzare con le donne palestinesi che vedono morire di stenti e sotto le bombe i loro figli e compagni. Nel 2024 con un governo dei padroni che esalta la “sacra famiglia”, che considera l’aborto un crimine e la denatalità l’unico problema dell’Italia, che taglia le spese sociali, è vergognoso che si appoggi questo genocidio e uno stato sionista e razzista che continua ad occupare le terre palestinesi, a compiere stragi e togliere persino la corrente elettrica agli ospedali, e che, per questo, si aggrediscano le nostre studentesse e i nostri studenti che protestano.

Non è tollerabile che si faccia silenzio sulla reazione e il fascismo dilaganti che, grazie a una falsa opposizione borghese sempre pronta ad appoggiare le missioni di guerra e la NATO, mirano a reprimere le lotte proletarie e popolari, a sopprimere le libertà e i diritti conquistate con decenni di lotte, fra cui quelli delle donne.

L’8 Marzo può riacquistare il suo significato solo riprendendo una lotta serrata contro la borghesia e il capitalismo, scioperando e manifestando per i diritti delle donne, contro le politiche dei governi imperialisti che portano a guerre sanguinose fra i popoli, per una società diversa e migliore, consapevoli che solo il comunismo è sinonimo di uguaglianza e libertà.

Uno scopo che si può raggiungere solo con la partecipazione attiva, cosciente e organizzata delle donne.

8 Marzo 2024

Militanza Comunista Toscana

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

 
Top
4 replies since 8/3/2013, 20:52   362 views
  Share