CITAZIONE
E' molto probabile che io abbia preso un abbaglio,ma è possibile che il discorso di Zdanov che ho citato sia di fatto una negazione della lotta di classe nel socialismo,che sicuramente c'è stata,mentre preferisce parlare di critica e di autocritica?
Zdanov si riferisce qui al fatto che le classi antagoniste erano ormai scomparse nell'URSS; esistevano, è vero, delle classi, come operai e colcosiani, ma erano classi alleate ed unite nel cammino verso il comunismo. Tuttavia, permangono pur sempre i residui della vecchia ideologia borghese nella mentalità della popolazione; compito del potere sovietico è di estirpare questi rimasugli. In questo senso, la lotta di classe continua anche nel socialismo, sul fronte interno. Questo Zdanov lo sapeva bene, com'è attestato dalle seguenti dichiarazioni (tutti i corsivi sono miei):
“Che cosa c’è di comune fra questa poesia e gli interessi del nostro popolo e del nostro stato? Proprio nulla. L’opera dell’Akhmatova è l’espressione di un lontano passato; essa è estranea alla realtà sovietica contemporanea e non può venir tollerata sulle pagine delle nostre riviste. La nostra letteratura non è una impresa privata destinata a soddisfare i vari gusti del mercato letterario. Noi non siamo affatto obbligati a far posto, nella nostra letteratura, a gusti e costumi che non hanno nulla in comune con la morale e le qualità del popolo sovietico. Che cosa possono dare di istruttivo alla nostra gioventù le opere dell’Akhmatova? Nulla, se non del male. Queste opere possono soltanto
seminare lo sconforto, la demoralizzazione, il pessimismo, l’aspirazione a evadere dai problemi essenziali della vita sociale, ad abbandonare l’ampia via della vita e dell’attività sociale per il ristretto piccolo mondo delle esperienze individuali. Come si può affidar loro l’educazione della nostra gioventù?! Eppure, si sono pubblicate con gran sollecitudine le cose dell’Akhmatova su Zviezdà e su Leningrad e perfino in volume. E’ stato un grosso errore politico.
Non è un caso che, in conseguenza di ciò, sulle riviste di Leningrado abbiano cominciato ad apparire le opere di altri scrittori che stanno scivolando nell’assenza di ogni ideologia e nel decadentismo. Alludo ad opere come quelle di Sadofiev e della Komissarova. In alcuni dei loro versi, Sadofiev e la Komissarova hanno incominciato a riecheggiare l’Akhmatova, a coltivare gli atteggiamenti di sconforto, di tristezza e di solitudine, tanto cari all’anima dell’Akhmatova.
Non occorre dire che simili atteggiamenti o l’apologia di simili atteggiamenti possono esercitare soltanto un influsso negativo sulla nostra gioventù, possono avvelenarne la coscienza con il soffio mefitico della mancanza di un’ideologia, dell’apoliticità, dello sconforto.”
(
Rapporto sulle riviste «Zviezdà» e «Leningrad»)
“Sapete che il Comitato Centrale del partito ha scoperto, negli ultimi tempi, dei fatti inammissibili di
insufficienza ideologica e di
apoliticità nella nostra letteratura e nella nostra arte.
Noi conosciamo bene la natura di questa insufficienza ideologica. Sono quelle sopravvivenze del capitalismo nella coscienza degli uomini che noi dobbiamo ancora vincere ed estirpare. Le ultime risoluzioni del Comitato Centrale del P.C. (b) dell’U.R.S.S., sui problemi del lavoro politico-ideologico, hanno avuto lo scopo di rafforzare l’intransigenza bolscevica verso le deviazioni ideologiche di qualsiasi genere e di portare a un livello nuovo, più elevato, tutti i mezzi della nostra cultura socialista: la stampa, l’agitazione e la propaganda, la scienza, la letteratura e l’arte. Abbiamo bisogno di un maggior numero di film di alto livello ideologico e artistico, di opere letterarie, teatrali, ecc.
Un’importanza particolarmente grande ha l’educazione politica della nostra giovane generazione. Il regime sovietico non può tollerare un’educazione della gioventù priva di orientamento ideologico, improntata all’indifferenza politica. E’ necessario
difendere la gioventù dalle deleterie influenze estranee e organizzare la sua educazione e istruzione nello spirito dell’ideologia bolscevica. Solo così si può educare la schiera ardita dei costruttori del socialismo, fiduciosi nel trionfo della nostra causa, attivi, impavidi dinnanzi a tutte le difficoltà, pronti a sormontare tutti gli ostacoli.”
(
Il XXIX anniversario della grande rivoluzione socialista d’ottobre)
“Bisogna affrettarsi a ricuperare il tempo perduto. I nostri compiti non possono attendere. La luminosa vittoria che il socialismo ha riportato nella grande guerra patria, e che è anche una luminosa vittoria del marxismo, è come un osso nella gola degli imperialisti. Oggi, il centro della lotta contro il marxismo si è trasferito in America e in Inghilterra.
Tutte le forze dell’oscurantismo e della reazione sono oggi al servizio della lotta contro il marxismo. Per armare la filosofia borghese, serva della democrazia del dollaro e della bomba atomica, vengono riesumati e riadoperati i più consunti ritrovati dell’oscurantismo e del clericalismo, il Vaticano e la teoria razzista, il nazionalismo sfrenato e la più sorpassata filosofia idealistica, la venale stampa gialla e la corrotta arte borghese. Ma le forze, a quanto pare, non bastano. Sotto la bandiera della lotta «ideologica» contro il marxismo, si reclutano oggi delle riserve sempre più larghe. Vengono arruolati i gangster, i lenoni, le spie, i delinquenti comuni. Voglio fare un esempio recente. Come il giornale
Izvestia ha comunicato in questi giorni, la rivista
Temps Modernes, diretta dall’esistenzialista Sartre, ha esaltato come una nuova rivelazione l’opera dello scrittore giallo Jean Genet,
Il diario di un ladro, che comincia nel seguente modo: «Il tradimento, il furto e l’omosessualità: ecco i miei argomenti fondamentali. Esiste un legame organico tra l’attrazione che provo per il tradimento, le imprese ladresche e le mie avventure amorose». L’autore, evidentemente, sa il fatto suo. Le opere teatrali di questo Jean Genet vengono rappresentate con gran chiasso sulle scene parigine, mentre egli viene insistentemente inviato in America. Questa è l’«ultima parola» della filosofia borghese.
L’esperienza della nostra vittoria sul fascismo ci ha già dimostrato in quale vicolo cieco la filosofia idealistica ha condotto interi popoli. Oggi essa si presenta nella sua nuova natura, sudicia e ripugnante, che dimostra l’abisso, la bassezza e la meschinità in cui è caduta la borghesia. I lenoni e i delinquenti comuni nella filosofia: è questo davvero il limite del crollo e della decomposizione.
Tuttavia queste forze sopravvivono ancora, sono ancora capaci di avvelenare la coscienza delle masse.”
(
Intervento nella discussione sulla storia della filosofia dell’Europa occidentale di G. F. Alexandrov)
“I compositori sovietici hanno dei compiti di responsabilità al più alto grado. Il principale, è sviluppare e perfezionare la musica sovietica. L’altro consiste nel
difendere la musica sovietica contro l’intrusione degli elementi della decadenza borghese. Non bisogna dimenticare che l’U.R.S.S. è attualmente l’autentica depositaria della cultura musicale universale, come anche in tutti gli altri campi è il baluardo della civiltà e della cultura umana contro la decadenza borghese e la decomposizione della cultura.
Bisogna aspettarsi che alle influenze borghesi venute da oltre frontiera facciano eco delle sopravvivenze del capitalismo nella coscienza di qualche rappresentante dell’intellettualità sovietica, dove si traducono in sforzi di una folle leggerezza per barattare i tesori della musica sovietica con lo stracciume dell’arte borghese contemporanea. Così, non è solo l’orecchio musicale, ma anche l’orecchio politico dei compositori sovietici che deve essere più sensibile. I vostri legami con il popolo devono essere più stretti che mai. Dovete tendere alla critica un orecchio molto attento.
Dovete seguire i processi che si sviluppano nell’arte occidentale.”
(
Intervento alla Conferenza dei musicisti sovietici)
Il gruppo di Zdanov era in lotta con i futuri revisionisti (Krusciov, Malenkov, Beria), i quali spalleggiarono il suo assassinio e distrussero l'organizzazione di partito di Leningrado ("affare di Leningrado", 1949-50), per eliminare i suoi collaboratori.