Comunismo - Scintilla Rossa

L'insurrezione armata, A. Neuberg

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Public Enemy
view post Posted on 30/11/2012, 11:29 by: Public Enemy




La direzione del lavoro militare del Partito

Naturalmente la direzione del lavoro militare nel suo complesso è dovere di tutto il Partito, di tutte le organizzazioni giovanili e di ciascun militante in particolare.
Nondimeno, considerate le specifiche particolarità del lavoro militare, ci vuole un apparato apposito, con sufficiente personale di militanti preparati, che sia adibito allo scopo. Credere che si possa organizzare proficuamente quest'opera senza apparato specializzato sarebbe un errore. Ciò non vale soltanto per la situazione immediatamente rivoluzionaria, quando gli obbiettivi militari assumono un'importanza preminente, ma anche per il periodo cosiddetto "di pace." Non si potrebbe concepire, per esempio, un lavoro militare all'interno delle forze armate senza del personale pratico o senza un apparato dirigente speciale. L'esperienza dimostra come affidare la guida completa del lavoro nel-l'esercito al corrispondente comitato del Partito significhi spesso rinunciare a tale lavoro. Se la cosa va bene per l'azione sindacale e nell'agitazione in seno alle grandi organizzazioni del proletariato (cooperative, società sportive, ecc.), non vale più per quanto riguarda le forze armate. Tale risvolto interessa soprattutto i partiti comunisti che operano nella legalità. Il lavoro militare del Partito, per ciò che concerne le misure organizzative prima della situazione immediatamente rivoluzionaria, è in fondo un lavoro illegale, che richiede l'applicazione di metodi cospirativi complessi e che impone accortezza, immaginazione, ecc. Ci vuole quindi il personale adatto.
In assenza di una situazione immediatamente rivoluzionaria, l'apparato militare potrebbe essere costituito come segue:
a) La Commissione militare in seno al Comitato centrale del Partito, comprendente tre compagni, dei quali uno, il presidente, sia membro del Comitato centrale;
b) Le commissioni militari in seno ai comitati di Partito in provincia, o altri organismi corrispondenti, comprendenti da due a tre compagni, a seconda dell'entità del compito;
c) I delegati militari presso i comitati distrettuali;
d) Le commissioni militari, o dei delegati, a seconda dell'importanza del centro abitato e la portata del compito, in seno ai comitati urbani.
Uno dei membri della Commissione militare deve essere sempre membro del Comitato di Partito al quale la commissione è aggregata. La commissione deve comprendere inoltre, nella persona di uno dei tre membri, un esponente del relativo Comitato della gioventù comunista.
A disposizione delle commissioni militari, secondo gli obbiet-tivi e le possibilità del Partito, deve essere messo un certo numero di militanti, tra i quali alcuni aderenti alla Gioventù, il cui lavoro essenziale di Partito sta nell'attuazione dei compiti affidati dalle commissioni militari.
Le funzioni delle commissioni militari consistono nel condurre e dirigere, a seconda delle direttive impartite dai corrispondenti comitati di Partito, il lavoro presso l'esercito, la polizia, la flotta e le associazioni militari borghesi; Dell'organizzare le informazioni per il Partito; nel formare i quadri militari della futura guardia rossa; nel procurarsi le armi; nel pubblicare e diffondere, su decisione del Comitato centrale o dei comitati provinciali, tutto il materiale a stampa (volantini, opuscoli, periodici militari); nel fornire materiale alle redazioni della rubrica militare dei fogli di Partito, ecc. La ripartizione delle funzioni dovrà avvenire in conseguenza.
Una decisione del comitato del Partito deve mettere a disposizione della commissione militare corrispondente le risorse finanziarie necessarie per l'esecuzione del lavoro affidato alla commissione stessa. Là dove le disponibilità finanziarie lo consentono, i membri delle commissioni o i delegati militari, almeno nelle città o province principali, devono essere mantenuti a spese del Partito e esonerati da ogni altro lavoro.
Con l'accentuarsi della lotta di classe e con l'approssimarsi della situazione rivoluzionaria, allorché il Partito lancia parole d'ordine di lotta sempre più accentuate, orientando tutta la sua azione politica alla preparazione immediata per la presa del potere, lanciando la parola d'ordine della formazione di una guardia rossa, ecc., le commissioni militari devono essere completate con militanti opportunamente preparati. In questo periodo bisognerà pure formare nuove commissioni militari nelle regioni in cui già non esistevano. Nei grandi centri politici ed economici (capitali, grandi città industriali, porti) in cui esistono, oltre ai comitati urbani, dei comitati di quartiere, è opportuno costituire anche delle commissioni militari di quartiere oppure designare dei delegati. Nel contempo si dovranno aumentare sensibilmente gli effettivi della direzione militare in seno alle commissioni di quartiere stesse. La costituzione di reparti della guardia rossa, l'addestramento militare degli uomini, il disgregamento della macchina governativa borghese e, soprattutto, dell'esercito e della polizia, la creazione di una rete di informatori in campo avverso, la ricerca intensa delle armi, ecc., tutto questo richiederà un personale molto più numeroso che non in circostanze normali.
Spetterà ancora alle commissioni militari l'elaborazione, in base alle indicazioni di massima fornite dai corrispondenti comitati di Partito, della parte militare del piano insurrezionale in ciascuna città, in ciascuna provincia o nell'insieme del paese. Nel corso dell'insurrezione le commissioni si costituiranno in stato maggiore, cioè nell'apparato tecnico al seguito del comitato rivoluzionario corrispondente che dirigerà le operazioni.
La direzione generale del lavoro militare di Partito nell'intero paese, come dell'attività in ciascun settore (sindacati, stampa, gruppo parlamentare, cooperative, ecc.), spetta al Comitato centrale, in quanto autorità suprema del Partito nell'intervallo tra conferenze e congressi. Localmente questo lavoro sarà diretto, in conformità con le direttive del Comitato centrale, dal corrispondente comitato di territorio, di regione, ecc.
Il Comitato centrale determina il carattere e il contenuto del lavoro in seno alle forze armate. Designa le parole d'ordine di ciascuno stadio dello sviluppo della rivoluzione, fornisce le indicazioni utili a collegare queste parole d'ordine con l'insieme del lavoro politico del Partito, indica i centri e le regioni da considerare prioritariamente dal punto di vista del disgregamento delle forze armate delle classi dirigenti, rinforzando di conseguenza i comitati corrispondenti con l'invio di fondi e di militanti; con-trolla infine tutto questo lavoro. Decide il momento in cui iniziare la costituzione della guardia rossa, fornisce le indicazioni sul reperimento delle armi, giudica dell'utilità o dell'inopportunità di questa o quella diversione, ecc. Insomma, tutte le iniziative di qualche importanza che abbiano interesse politico generale per il Partito devono essere sottoposte dai comitati locali, e anche dal Comitato centrale della Gioventù comunista, alla sanzione del Comitato centrale. Le commissioni militari non hanno una linea di condotta propria che non derivi dall'orientamento generale del Partito. Operano secondo le direttive delle organizzazioni comuni del Partito.
Questi principi possono sembrare elementari e universalmente noti. Tuttavia non è inutile insistervi, visto che talvolta vengono trascurati.
Nell'insurrezione di Canton, come abbiamo visto, persine. la data dell'insurrezione non era stata stabilita dal Comitato centrale, ma dal comitato provinciale del Kuang-Tung. Il Comitato centrale venne a sapere dell'insurrezione solo quando ormai tutti ne parlavano diffusamente. L'assurdità di questo fatto è evidente. Nella seconda insurrezione di Sciangai l'inizio dello sciopero e della sollevazione armata venne deciso dai militanti sindacali con la partecipazione di un folto gruppo di aderenti al Partito, ma senza il consenso del Comitato centrale. In diverse province della Cina, nel 1927, furono organizzate diverse insurrezioni ignorate persine dalle alte sfere del Partito.
È evidente che, per motivi vari, si manifestano talvolta, nell'organizzazione militare, delle tendenze autonomiste: rifiuto di piegarsi alle decisioni dei comitati o del Partito, desiderio di prendere decisioni politiche indipendentemente dagli organismi qualificati, ecc. Tendenze del genere si sono constatate in Russia dopo la rivoluzione di febbraio e, più tardi, nell'organizzazione militare di certe regioni. A proposito dei dibattiti in corso presso il Comitato centrale e presso la Segreteria panrussa delle organizzazioni militari, il Comitato centrale si vide costretto, nella seduta del 29 agosto, a porre la questione dei rapporti tra l'organizzazione militare e l'insieme del Partito. Venne presa la seguente decisione:

La segreteria militare è l'organizzazione che fa la propaganda tra i soldati... Secondo lo statuto del Partito non può esistere nessuna organizzazione dirigente che funzioni parallelamente a un'altra organizzazione di Partito. Ciò vale tanto per le organizzazioni pannasse quanto per gli organismi locali. Pertanto la segreteria panrussa delle organizzazioni militari non può esistere come centro politico a sé stante.1

Tra la direzione del Partito e alcune organizzazioni militari, a causa delle tendenze autonomistiche di queste ultime, si veri-ficarono seri attriti a Tomsk, a Ekaterinburg e in altre città nel corso del 1917.
Tendenze analoghe si osservarono nell'organizzazione di combattimento tedesca nel 1923.
I principi organizzativi del bolscevismo impongono la rigorosa subordinazione dell'organizzazione militare, come di qualsiasi altra organizzazione di Partito (gruppo parlamentare, correnti sindacali, ecc.), alla direzione generale del Partito. Questa è la sola garanzia di disciplina e dell'unità d'azione e di dottrina. Questo principio accresce le attitudini combattive del Partito, moltiplicando le possibilità di vittoria durante la battaglia decisiva per la dittatura del proletariato.

1 Resoconto del Comitato centrale, citato nell'articolo di RABINOVIC, Le organizzazioni militari bolsceviche nel 1917, in "Rivoluzione proletaria," 1918, nn. 6-7.
 
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