Comunismo - Scintilla Rossa

L'insurrezione armata, A. Neuberg

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Public Enemy
view post Posted on 29/11/2012, 17:43 by: Public Enemy




L'insurrezione di Amburgo

La situazione generale in Germania nel 1923

La situazione economica e politica in Germania nel 1923 era caratterizzata nell'insieme dai seguenti fattori:
Nel gennaio del 1923 l'occupazione militare della Ruhr e delle province renane aveva privato la Germania delle grandi basi vitali della sua economia: l'80% della produzione siderurgica e il 71% delle risorse estrattive. Di qui, per l'industria e per l'intera economia nazionale, una grave crisi economica, che raggiunse l'apice al termine della "resistenza passiva" contrapposta dal governo tedesco agli Alleati nei territori occupati (ottobre-novembre).
Le condizioni catastrofiche dell'economia tedesca sono caratterizzate da tre elementi: il marasma dell'industria e il diffondersi della disoccupazione, la disgregazione delle finanze e la svalutazione del marco.
La proporzione dei disoccupati rispetto al numero degli operai sindacalizzati in tutta la Germania è la seguente (dati ufficiali):

1923
Disoccupati Sottoccupati Totale (in 96)
Gennaio 4,2 12,6 16,8
Aprile 7 28,5 35,5
Settembre 9,9 39,7 49,6
Ottobre 19,1 47,3 66,4
Novembre 23,4 47,3 70,7
Dicembre 28,9 39,9 68,8

Media mensile dei disoccupati
1913 2,9%
1918 1,2%
1919 3,7%
1920 3,8%
1921 2,8%
1922 1,5%

Nel terzo trimestre del 1923 il totale dei disoccupati e degli operai sottoccupati (pochi giorni la settimana o qualche ora al giorno) raggiunse la cifra di 8 milioni, pari a oltre la metà dell'intera classe operaia tedesca.
Le ingenti spese provocate dalla politica delle braccia incrociate nella Ruhr e sul Reno (non esistono dati esatti, ma in media queste passività ammontavano mensilmente a 200 o 300 milioni di marchi), nonché la completa esenzione fiscale concessa alle classi possidenti (a seguito del fallimento del sistema monetario) fecero aumentare vertiginosamente e incessantemente il disavanzo del bilancio nazionale. Pertanto, nell'agosto del 1923, la proporzione delle entrate rispetto alle uscite era dell'1,8%; alla fine dello stesso mese il debito consolidato era salito a 1.666.667 miliardi di marchi. Le entrate erariali toccavano nel novembre appena 12,4 milioni di marchi-oro.
A questo punto quasi tutte le spese governative vengono coperte con emissione di carta-moneta, cioè con l'inflazione, balzello il cui onere ricade interamente sulla classe operaia e sugli strati medi della popolazione.
Il processo di svalutazione del marco precipita a un ritmo incredibile. Cosi, il 18 ottobre il dollaro è quotato a Berlino, ad Amburgo e a Francoforte dai 4 ai 6 miliardi di marchi (4 al mattino, 6 la sera); il 20 ottobre da 15 a 19 miliardi; il 22 ottobre, 46 miliardi; il 23 ottobre, 75 miliardi.
Le conseguenze sociali del fallimento dell'economia tedesca sono evidenti: è la pauperizzazione estrema della classe operaia e dei ceti medi (piccola borghesia, impiegati, pensionati, ecc.).1
Nel contempo si verifica il processo di accaparramento del patrimonio nazionale a opera delle banche, delle konzern e dei speculatori di valuta estera. È adesso che il famigerato Hugo Stin-nes sviluppa la sua folle attività per l'accaparramento di ricchezze sempre più ingenti a prezzo deH'affamamento della nazione. Gli agrari liquidano i loro debiti, riscattandoli con marchi-carta privi di valore. Il debito pubblico svanisce, sempre a spese dei più vasti strati della popolazione. Alla fine della resistenza passiva nella Ruhr, il governo interrompe ogni sussidio ai disoccupati dei territori invasi, mentre continua a distribuirli agli industriali della Ruhr a titolo d'indennizzo per le perdite subite con l'occu-pazione militare.
La crisi economica scatena la crisi politica. Ai primi d'agosto scoppia la sciopero generale organizzato dai comitati di fabbrica posti sotto l'influenza del Partito comunista. L'agitazione porta alla caduta del governo Cuno (nazionalista). Stresemann, che il presidente della Repubblica Ebert (socialdemocratico) incarica di formare il nuovo governo, dichiara di essere a capo "dell'ultimo gabinetto borghese." È convinto che il suo governo verrà rovesciato e che in Germania si costituirà la dittatura del proletariato.
In realtà, sotto il peso della miseria, la classe operaia tedesca diventa rapidamente rivoluzionaria. La piccola borghesia attende la salvezza soltanto da un intervento del proletariato e si orienta alla rivoluzione. Tra gli operai cresce a vista d'occhio l'influenza del Partito comunista, mentre continua a scemare quella della socialdemocrazia. In tutto il paese si registrano "disordini alimentari," gli operai si impadroniscono dei depositi di viveri, dividendone tra loro il contenuto. La classe operaia costituisce spontaneamente delle centurie di combattimento e si prepara allo scontro decisivo. In ottobre si contano nelle centurie proletarie ben 250.000 uomini, buona parte dei quali armati.
In settembre si costituiscono in Sassonia e in Turingia dei governi operai di comunisti e di socialdemocratici di sinistra, destinati a essere dispersi in seguito dalle truppe della Reich-swehr (generale Seckt) e il paese viene dichiarato in stato d'assedio. Mentre in tutta la Germania il comando militare è impegnato a ristabilire l'ordine, in Baviera la controrivoluzione organizza delle bande fasciste per marciare su Berlino e costituire un potere centrale forte, una dittatura. Nell'ovest entrano in gioco i separatisti, sostenuti dalle autorità d'occupazione. Il 20 ottobre riescono a prendere il potere a Aix-la-Chapelle, a Treviri, a Co-blenza e in altri centri. Proclamano la Repubblica indipendente
del Reno.
I vari fattori politico-economici qui ricordati dimostrano chiaramente come, nel secondo semestre del 1923, la Germania si trovasse in una acuta situazione rivoluzionaria. Con un Partito bolscevico forte e ideologicamente coerente, con un'azione abile e risoluta per la mobilitazione rivoluzionaria delle masse e per guidarne la lotta, con un'intensa opera di partito per preparare le masse e il Partito stesso all'insurrezione, il trionfo della rivoluzione era assicurato.
E tuttavia mancò quell'elemento soggettivo in mancanza del
quale la vittoria è impossibile.
L'orientamento alla preparazione dell'insurrezione era stato assunto soltanto dopo i tre giorni di sciopero generale dell'agosto, però il Comitato centrale del Partito comunista non aveva né le idee chiare sulla preparazione dell'insurrezione né la precisa volontà di condurla a buon fine.
I ministri comunisti di Sassonia e Turingia, invece di mettere l'apparato governativo al servizio dell'organizzazione, della mobilitazione e dell'armamento delle masse in vista di un'azione rivoluzionaria per la conquista del potere, adottarono una linea di condotta che, in ultima analisi, non si distingueva affatto da quella dei socialdemocratici di sinistra. Su questa questione del governo della Sassonia, come del resto su molte altre questioni, il Comitato centrale del Partito comunista, diretto da Brandler e sostenuto da Radek, portò avanti una politica estremamente indecisa e opportunista, che fu categoricamente condannata dal-l'VIII Congresso del P.C. di Germania e dal V Congresso dell'I.C.
II Partito dedicò troppo poca attenzione all'organizzazione dei disoccupati, l'elemento più rivoluzionario della classe operaia tedesca, si preoccupò troppo poco di chiamare al fronte rivo-luzionario gli elementi piccolo-borghesi delle città, e non si curò affatto dei contadini, non fece assolutamente nulla per disgregare l'esercito e la polizia. La tattica del fronte unico, là dove era stata applicata, era ispirata a un concetto opportunista (Sassonia e Turingia) che nulla aveva in comune con le direttive impartite dall'I.C. L'azione rivoluzionaria nei sindacati, settore decisivo della lotta rivoluzionaria, risultò gravemente compromessa dall'uscita dei comunisti dai sindacati stessi.
Tutti questi errori opportunisti della direzione del Partito comunista ebbero come conseguenza - né le cose potevano andare diversamente, nonostante le condizioni estremamente favorevoli e la volontà combattiva degli elementi determinanti del proletariato - la sconfitta della rivoluzione tedesca.
Questa era la piattaforma sociale e politica sulla quale si svolsero gli avvenimenti d'Amburgo del 23-25 ottobre 1923.

La situazione politica ad Amburgo

Per il 21 ottobre venne convocato a Chemnitz, su iniziativa del Partito comunista, un congresso dei comitati di fabbrica. Secondo il piano del Comitato centrale, il congresso avrebbe dovuto proclamare lo sciopero generale che, in seguito, si sarebbe trasformato in lotta armata per il potere. L'organizzazione amburghese era convinta che nella Germania centrale la situazione fosse tale da consentire a breve scadenza (in occasione appunto del congresso di Chemnitz) di dare il segnale dell'insurrezione che sarebbe divampata in tutto il paese. Tale opinione era ulteriormente rafforzata dal fatto che subito prima del sommovimento di Amburgo molte truppe erano state distaccate dal Nord-ovest per andare a reprimere i movimenti rivoluzionari del centro. La partenza di queste truppe aveva rincuorato notevolmente il proletariato amburghese.
Evidentemente convergevano ormai tutte le condizioni favorevoli a un intervento rivoluzionario delle masse. Ancora la settimana prima del congresso di Chemnitz i cantieri navali, il settore dei trasporti e ogni tipo di stabilimento industriale erano in sciopero. Se non scoppiò lo sciopero generale, ciò fu soltanto perché il Partito comunista, in attesa della battaglia decisiva che sarebbe dovuta divampare in tutta la Germania per ordine del Comitato centrale, non fece appello alle masse. Il convegno degli operai dei cantieri navali della Germania settentrionale, con sede ad Amburgo, inviò il 21 ottobre a Chemnitz una propria delegazione, pronta a ricevere l'ordine d'intervento. Un'altra delegazione fu anche inviata dal Comitato d'azione dei portuali, con Urbano a capo. Le masse chiedevano di passare all'offensiva e non aspettavano altro che l'invito del Partito comunista. Il 20 ottobre le strade d'Amburgo furono teatro di innumerevoli scontri tra gli operai e la polizia. Nonostante lo stato d'assedio e il divieto di riunione e di qualsiasi manifestazione, le masse impegnavano battaglia per il diritto di occupare il suolo pubblico. In una situazione così tesa si vedevano profilarsi nettamente le simpatie degli elementi piccolo-borghesi per i dimostranti operai. In molti casi gli stessi agenti di polizia non nascosero un certo sentimento di solidarietà con la popolazione affamata. Certi com-missariati di polizia, dietro ordine del prefetto, eressero davanti agli ingressi rotoli di filo spinato, raddoppiarono i turni di guardia e distaccarono pattuglie armate di fucili automatici. Tutte le forze di polizia vennero messe in stato d'allarme.
A questo punto la parte attiva della socialdemocrazia amburghese intensifica la sua agitazione anticomunista, getta il discredito sul programma dei comunisti, accusandoli di condurre direttamente alla guerra civile e a una strage sanguinosa. Distrae gli operai dall'idea di battersi contro la polizia e contro l'apparato militare statale, consiglia di astenersi dalla preparazione dello sciopero generale e si rifiuta di costituire i comitati d'azione di concerto con i comunisti.
Domenica 21 ottobre si nota nelle strade una certa animazione, ma il giorno festivo resta relativamente calmo.
Lunedì 22 ottobre si allarga lo sciopero. In alcuni quartieri della città si registrano nuovi scontri tra operai e poliziotti.
Ecco come viene caratterizzata la situazione, soprattutto per
11 quartiere di Barmbeck, nell'articolo di un operaio amburghese, pubblicato da un foglio clandestino all'indomani dell'insurrezione:

II 22 ottobre fu giornata di grande esaltazione, ma nelle strade del quartiere operaio di Barmbeck non si notava nessuna animazione apparente. Le donne camminavano in gruppetti di due o tre con dei panieri vuoti, alcune in silenzio, altre parlando ad alta voce e gesticolando: che cosa comprerebbero? Che cosa mangerebbe la famiglia? I prezzi continuano a salire di ora in ora!
Il sabato vennero messe a sacco diverse botteghe, soprattutto le panetterie. La polizia del quartiere fece ricorso alle armi, ma nessuno se ne preoccupò gran che.
Il pomeriggio di lunedì fu più tranquillo. Tuttavia il sangue ribolliva nelle vene di ogni operaio. Gli uomini stringevano i pugni. Le donne incrociavano le braccia sul petto. I ragazzi avevano smesso di giocare. Sembrava che si attendesse qualcosa. Che cosa?
Incontrai un compagno che mi disse: "Allora! Domani non potremo passeggiare così tranquillamente." Poi si avviò alla ricerca di un tozzo di pane. Un altro compagno, che davanti a una macelleria contemplava un quarto di bue, mi trattenne per un braccio dicendomi: "Se i comunisti non fanno subito qualcosa, il loro partito si dissolverà." La sera si tenne nel quartiere una riunione di donne. Ordine del giorno: la fame. La sala era strapiena. Molte delle presenti erano convenute alla riunione dopo un'intera giornata spesa vanamente alla ricerca di qualcosa da comprare, ed erano in preda a una grande agitazione. L'oratore parlò pacatamente, ma le interruzioni del pubblico schioccavano come colpi di sferza. A discorso terminato gli applausi erano accompagnati da grida di rabbia. La parola d'ordine generale era: combattiamo! Nelle vie gli uomini formavano piccoli gruppi neri. Ne arrivavano continuamente altri. La notte era scesa da tempo.
Le grandi strade di Amburgo erano piene di gente. La polizia fece nuovamente ricorso alle armi. Si udirono le grida strazianti delle donne ferite, le imprecazioni degli uomini costretti a mettersi al riparo. Ovunque nelle traverse si ricostituivano i gruppi poco prima dispersi. L'animazione giunse al colmo quando le masse cominciarono a reclamare le dimissioni di Cuno.
E si sussurrava intorno: "Si comincia? Quando? Stanotte? Domani?" Nessuno sapeva niente di preciso.

Quindi il morale era più rivoluzionario ad Amburgo che in qualsiasi altro luogo della Germania. Per tale motivo, e anche perché nella regione non c'erano soldati, il Comitato centrale del Partito comunista, dando per scontato l'esito a sé favorevole del congresso di Chemnitz, impartì all'organizzazione amburghese l'ordine di scatenare l'insurrezione. Questa sarebbe stata, a sua volta, il segnale dell'insurrezione generale in tutta la Germania, (v. cartina in fondo al volume).

Preparazione dell'insurrezione

Amburgo, con il suo sobborgo di Altona, è al tempo stesso un grande porto e una grande città industriale. Possiede un milione d'abitanti circa, di cui 600.000 proletari.
La città comprende i seguenti quartieri:
a] II centro, comunicante con la parte centrale di Altona attraverso la zona di San Paolo, dove si trovano i grandi uffici direzionali, la posta e il telegrafo, le imprese di trasporto, le banche, la Borsa, le camere di commercio e gli uffici industriali.
b] Al sud, il grande porto alle foci dell'Elba. Qui si trovano le imprese commerciali, la dogana, i cantieri navali, gli scali, i depositi e i magazzini, ecc. Tra la città e il porto le comunicazioni sono assicurate da un tunnel che passa sotto il braccio principale del fiume, e da ogni sorta di imbarcazioni e di battelli.
e) La parte nordorientale (quartieri San Giorgio, Hohen-feld, Borkfeld, Hamm, Horn, Schifibeck, Wandsbeck, Barmbeck, ecc.), quartieri operai e fabbriche.
d] La parte occidentale, che ospita le imprese manifatturiere di Altona: Ottenzen, Eimsbùttel, Barenfeld, ecc.
e] A nord della parte centrale, ai due lati delPAussen-Alter, nei quartieri di Ulenhorst, Harvestehude, Winterhude, sono situati i palazzi privati e le ville dell'alta borghesia.
Ad Amburgo non c'erano reparti della Reichswehr. Le unità accantonate a nord e a sud erano già in marcia, dirette verso la Germania centrale. Ad Amburgo si trovavano circa 5.000 agenti di polizia dotati di pistole e di fucili automatici. La polizia aveva inoltre a disposizione delle mitragliatrici, delle carabine e 6 autoblinde. Ingenti quantitativi di armi, conservati principalmente nei commissariati e in varie armerie, erano destinati ad armare i fascisti che potevano essere mobilitati in caso di un intervento armato del proletariato. Delle autoblinde si trovavano nelle caserme di polizia e a Wandsbeck.
In seno alla polizia il Partito non aveva mai condotto un lavoro sistematico d'organizzazione o di agitazione politica. I poliziotti erano pronti, nel complesso, a eseguire gli ordini dei capi rcazionari.
Per quanto trascurabile fosse l'influenza socialdemocratica sul grosso del proletariato amburghese, l'organizzazione socialdemocratica della città non contava meno di quarantamila aderenti, una parte dei quali (i membri dell'apparato) certamente ostile all'intervento rivoluzionario e pronti a opporvisi con ogni mezzo.
Il Partito comunista contava circa 18.000 organizzati, 1.300 dei quali costituenti l'organizzazione di combattimento. Questo nucleo attivo, il cosiddetto Ordnerdienst, abbreviato in OD, era organizzato con criteri territoriali su gruppi di 5 e di 10 uomini, sotto la guida di organizzatori militari subordinati ai comitati di quartiere, i quali dipendevano a loro volta, tramite l'organizzatore militare della città, dal comitato di Amburgo. Poco prima dell'insurrezione l'OD aveva assunto la seguente forma: alla base, un gruppo di 8 uomini con un capo; 4 di questi gruppi formavano una squadra, e 4 squadre un plotone comandato da un capoplotone. Ciascun plotone comprendeva un certo numero di ciclisti e motociclisti, diversi infermieri (della Società di mutuo soccorso operaio) e alcuni esploratori, soprattutto donne.
In origine l'OD era stato concepito come corpo di sorveglianza (servizio d'ordine) delle riunioni, dei comizi e delle manifestazioni del Partito. Rientravano altresì nelle sue funzioni la sorveglianza notturna nelle sedi dei comitati di quartiere e nelle tipografie comuniste, e l'affissione di manifesti e proclami. Ad Amburgo l'OD possedeva un'ottantina di armi da fuoco di diverso calibro, soprattutto rivoltelle.
Nel mese di agosto, allorché, secondo le direttive del Comitato centrale, cominciarono a costituirsi le centurie proletarie, l'OD potè fornire i quadri. Al momento della sommossa d'ottobre, c'erano ad Amburgo 15 centurie organizzate militarmente, ma prive di armi, forte ciascuna di 40 fino a 60 uomini. Queste centurie dovevano costituire la grande forza tattica del proletariato, la guardia rossa che, una volta armata, avrebbe dovuto sostenere la lotta contro le forze della controrivoluzione in occasione dell'insurrezione generale. Nonostante tutto le finalità delle centurie erano tutt'altro che chiare all'insieme dell'organizzazione comunista. Non era stata impartita nessuna direttiva concreta, nessuno sforzo venne fatto dal Comitato centrale per chiarire la situazione. Il Partito, o almeno una sua frazione, e in particolare l'OD, consideravano le centurie soltanto come un organismo ausiliario dello stesso OD, cioè uno strumento di combattimento. La base della guardia rossa era l'OD. Il Partito con-sacrò tutta la sua attenzione all'addestramento militare degli appartenenti all'OD, alla ricerca delle armi, ecc. È giusto rilevare che la preparazione militare dell'OD era veramente buona. Nel suo complesso l'OD aveva imparato a servirsi delle armi in dotazione, conosceva gli elementi fondamentali del combattimento negli abitati, compiva ricognizioni sui dispositivi avversari, soprattutto della polizia, si era procurato diverse informazioni utili ai fini del disarmo del nemico e della predisposizione del piano insurrezionale. L'OD, insomma, si preparava attivamente a scatenare, all'appello del Partito, lo scontro decisivo con la polizia
e i fascisti.
La sera del 21 ottobre, domenica, un consesso dei militanti attivi di Amburgo decise l'intervento. Essi ritenevano la situazione favorevole a un'azione di massa e pensavano che a dare il segnale della sollevazione generale del proletariato dovesse essere Amburgo, il cui esempio avrebbe trascinato le altre città. Era inutile attendere la proclamazione dello sciopero generale: bisognava coinvolgere nello sciopero già iniziato ad Amburgo categorie sempre nuove del proletariato, rendendo così generale l'agi-tazione. La situazione in città permetteva di pensare anche a un intervento spontaneo e non organizzato degli operai qualora il Partito comunista non si fosse posto alla guida del movimento. Tale circostanza avrebbe portato naturalmente un fiero colpo all'autorità del Partito presso le masse operaie.
Fu presa la decisione di cominciare a dichiarare lo sciopero dei ferrovieri, allo scopo di ostacolare l'invio delle truppe in
Sassonia.
Deliberata questa direttiva, la riunione venne aggiornata a lunedì 22, alle ore 20, per risolvere definitivamente la questione
dell'insurrezione.
Secondo la narrazione di un partecipante a quella seduta, il
piano adottato era il seguente:
a) Azione improvvisa dei reparti armati nei quartieri operai, con l'occupazione immediata delle armerie e dei negozi di
armi.
b] Disarmo della polizia e dei fascisti nei sobborghi.
e) Concentramento simultaneo dei reparti operai, ormai tutti provvisti di armi, attorno a una manifestazione di massa nella parte centrale della città, inseguimento dell'avversario (polizia e fascisti) dal centro città in direzione sud (verso il fiume, i cui attraversamenti dovevano essere preliminarmente occupati dagli insorti) e quindi disarmo definitivo del nemico.
d] Occupazione delle poste e telegrafi, dei principali centri di comunicazione interna ed esterna, dell'aeroporto e di altri obbiettivi, ancor prima dell'arrivo dei reparti dei sobborghi in centro, a opera delle forze comuniste che si trovavano all'interno dei vari edifici.
e] Per impedire il sopraggiungere di rinforzi nemici dall'esterno, erezione delle barricate sulle principali vie d'accesso, attraverso cui fosse probabile l'arrivo delle forze avversarie; l'erezione di queste barricate, così come l'interruzione delle strade a 25 km di distanza sui 360 gradi, doveva essere compiuta dalle organizzazioni locali dei centri e dei sobborghi operai; le organizzazioni di Amburgo, Wilhelmsburg, Utersen e Stade dovevano rendere impraticabile il canale navigabile dell'Elba.
Il piano venne approvato nella seduta del 22 ottobre alle otto di sera.
In quella stessa seduta i dirigenti militari di quartiere ricevettero le rispettive missioni speciali, i recapiti dei posti di collegamento, dello stato maggiore, ecc. L'entrata in azione dell'OD venne fissata per le ore 5 del mattino del 23 ottobre. L'attacco doveva essere un'assoluta sorpresa per l'avversario, e i primi successi dovevano essere il segnale dell'entrata in azione delle masse operaie per la presa del potere.
La mancanza di dati precisi non ci consente di dilungarci sugli altri provvedimenti presi a seguito della decisione generale dell'insurrezione. Esporremo invece, disponendo di un rapporto dettagliato del dirigente militare di Barmbeck (al quale vennero subordinati, in occasione della seduta già menzionata, i dirigenti di Ulenhorst e di Winterhude) lo svolgimento dell'insurrezione nei quartieri operai del Nordest. Del resto fu proprio qui che si verificarono gli avvenimenti principali della sollevazione.
Ricevuto l'ordine d'attaccare alle ore 5 del 23 ottobre, il dirigente militare di Barmbeck, egli stesso designato solamente nella seduta del lunedì (già era stato dirigente militare per quel quartiere, però era stato esonerato diversi mesi prima dall'incarico e si trovava così in una situazione difficilissima, non conoscendo gli uomini, mancando di informazioni sull'organizzazione tattica, sulle forze avversarie, ecc.), prese diverse misure preliminari nel settore affidato alle sue cure.
Suo obbiettivo essenziale e fondamentale era di radunare i suoi sottoposti, ottenere da essi ogni informazione utile sulle loro forze e su quelle della polizia, e distribuire loro gli obbiet-tivi particolari. Doveva inoltre coordinare il piano d'attacco con l'opera di mobilitazione dei comitati di quartiere, per fare entrare in lizza le masse operaie fin dai primi istanti dell'intervento dei reparti armati. Per tutto questo gli restava poco tempo.
All'assemblea delle donne di cui abbiamo già fatto cenno, il dirigente di Barmbeck aveva incaricato i compagni che ^ già conosceva di convocare i dirigenti delle organizzazioni tattiche per le ore 23 in uno degli appartamenti clandestini. Incontrò così i segretari delle organizzazioni di quartiere di Barmbeck e di Gross-Hamburg.2 Dovette constatare che costoro nulla sapevano della decisione di attaccare al mattino del giorno 23. Gli toccò spiegare il piano in tutta fretta; dopo uno scambio d'idee con il segretario del comitato di Barmbeck, convenne sull'opportunità di un nuovo incontro durante la notte per elaborare il testo definitivo del piano d'azione.
Sempre alle 11 di sera fu possibile riunire tutti i dirigenti militari di Barmbeck, ma quelli di Ulenhorst e di Winterhude non si presentarono. Per tal motivo si dovette convocare un'altra riunione per l'una del mattino.
Nella riunione delle 23 il dirigente di Barmbeck cominciò spiegando la decisione del Partito, e poi impartì l'ordine di mobilitare i gregari su certi recapiti predeterminati per attendere sul posto assegnato gli ulteriori ordini di missioni.
Ciascun gregario doveva portare con sé, oltre alle armi, anche un pezzo di pane e un pacchetto di medicazione.
L'organizzazione tattica di Barmbeck, che comprendeva anche quella dei rioni di Ulenhorst e di Winterhude, possedeva 19 fucili e 27 rivoltelle. In quello stesso quartiere l'avversario disponeva di 20 commissariati di polizia, 8 dei quali rinforzati; c'era inoltre la caserma di Wandsbeck, che ospitava circa 600 poliziotti con 6 autoblinde, dotata ciascuna di 2 mitragliatrici. Il nemico godeva quindi di una superiorità enorme.
Nella discussione del piano d'attacco, i dirigenti delle organizzazioni tattiche giunsero alla conclusione che sarebbe stato opportuno concentrare le forze per tentare un attacco di sorpresa contro l'accantonamento di polizia di Wandsbeck, prelevare le armi e le sei autoblinde che vi si trovavano e poi dirigere parte delle forze contro gli otto commissariati rinforzati, occupandoli o almeno accerchiandoli, invece di assaltare contemporaneamente i venti commissariati secondo le direttive della direzione militare del Comitato di Amburgo. Queste modifiche non furono però approvate dal comitato cittadino, e il dirigente di Barmbeck si vide confermato l'ordine di dimensionare il suo piano sull'attacco simultaneo ai venti commissariati, lasciando in un primo momento fuori dal suo raggio d'azione la caserma di Wandsbeck.
Per meglio caratterizzare i preparativi fatti nel corso della nottata sul 23 ottobre, conviene ricordare la seguente circostanza: il segretario dell'organizzazione di Barmbeck, avendo già assunto qualche informazione sull'insurrezione che si stava preparando al Comitato di Amburgo, comunicò al dirigente militare del suo quartiere che, in conformità con gli ordini superiori, egli avrebbe dovuto svegliare tutti gli aderenti al Partito e farli scendere in piazza alle 4 del mattino del giorno 23, per partecipare all'insurrezione e trascinare tutti gli operai alla lotta. Quando la direzione militare chiese alla direzione dell'insurrezione come si conciliasse quest'ordine con un'azione a sorpresa delle squadre, visto che questa era la base dell'intero piano insurrezionale, si sentì dire per tutta risposta che l'ordine non doveva poi essere preso tanto sul tragico, poiché non aveva nessuna importanza!
All'una del mattino, secondo quanto stabilito, tutti i capi militari si riunirono a colloquio, e questa volta non mancavano neppure quelli di Ulenhorst e di Winterhude. In questa seconda riunione il dirigente di Barmbeck espose ancora brevemente la situazione in Germania e ad Amburgo, sviluppò il piano d'azione e distribuì gli ordini di missione particolari. La ripartizione delle forze era la seguente: contro ciascun commissariato di polizia dovevano essere inviati uno o due gruppi di gregari. Un numero doppio doveva essere diretto contro i commissariati n. 46 (Es-senstrasse) e della porta di Mundsburgo, i quali erano particolarmente rinforzati. Ciascun gruppo doveva avere due rivoltelle oppure un fucile e una rivoltella. La caserma di Wandsbeck sarebbe stata attaccata dopo il disarmo dei commissariati. Ciascun gruppo doveva trovarsi alle ore 4,55 sulla propria posizione di partenza, per attaccare alle 5 in punto l'obbiettivo prestabilito. Per maggiore esattezza erano stati controllati e sincronizzati gli orologi.
I dirigenti abbandonarono la seduta e i gregari si radunarono negli appartamenti clandestini indicati, al gran completo e all'ora fissata. Il morale di tutti era eccellente.
Come già abbiamo visto l'armamento delle squadre di Barmbeck e dei rioni aggregati era estremamente limitato. Non una mitragliatrice! Per ottenerne una il dirigente militare inviò degli uomini, nel cuor della notte, a Bergedorf (20 km a sudest di Amburgo), dove un membro dell'OD nascondeva una mitragliatrice, con preghiera di consegnarla. Si contava di utilizzare quest'arma per l'attacco all'accantonamento di Wandsbeck. Per quanto gli inviati fossero personalmente noti al detentorc e fossero muniti di testimonianza sicura (parola d'ordine convenuta), la missione andò a vuoto, perché il compagno, all'oscuro dell'insurrezione imminente, non riuscì a vincere la diffidenza. Nondimeno la direzione comunista di Bergedorf inviò a quelli di Barmbeck un gruppo di ciclisti armati di rivoltelle e mobilitò sul posto i suoi organizzati, in modo da entrare in azione contemporaneamente ad Amburgo se veramente l'insurrezione fosse scoppiata.
Sulla strada del ritorno gli inviati sostarono a Schifflbeck (sobborgo operaio) per annunciare al comitato del Partito locale l'insurrezione prevista per il 23 mattina. Anche qui nessuno sapeva nulla di nulla. Comunque vennero prese immediatamente misure atte ad agire contemporaneamente agli altri quartieri.
Nei commissariati attaccati, in conformità con gli ordini del responsabile militare, si dovevano disarmare gli agenti, requisire tutte le armi e distribuirle agli attivisti e agli operai disposti a prendere parte alla battaglia che si trovassero nelle vicinanze. I poliziotti dovevano essere rinchiusi sotto buona guardia e gli attivisti disponibili si sarebbero immediatamente riuniti in un punto prestabilito per ricevere nuovi ordini.

L'attaccodell'organizzazione tattica e la condotta dell'insurrezione

La direzione dell'insurrezione, quando già era in corso l'ammassamento degli uomini, temeva che i componenti le squadre, apprendendo che sarebbero andati in battaglia praticamente disarmati e che la promessa data a suo tempo di fornir loro 'armi a sufficienza nel momento voluto non era stata mantenuta, cominciassero ad agitarsi e perdessero il morale. E così fu, infatti. Durante il tragitto dal punto di raduno al commissariato di polizia da attaccare, un terzo circa degli uomini si eclissò. Ci furono addirittura due gruppi che si squagliarono completamente prima di giungere sul punto dell'attacco.
Alle cinque e mezzo circa gli insorti avevano occupato e disarmato 17 commissariati (Barmbeck, Wandsbeck, alcuni commissariati di Winterhude, di Ulenhorst e di altri rioni). Il commissariato rinforzato n. 46 nella Essenstrasse non venne disarmato a causa della balordaggine di un capogruppo, il quale aveva aperto il fuoco dalla strada quando già gli altri gruppi si trovavano all'interno, in procinto di procedere al disarmo degli agenti. Gli uomini all'interno ebbero così l'impressione di essere attaccati dal di fuori. Per questo motivo, e anche perché un poliziotto aveva destramente gettato una bomba a mano in mezzo a una squadra, consentendo ai suoi di apprestarsi alla resistenza, l'attacco fallì.
Verso le ore 6 del mattino si ritrovarono nel punto di riunione circa 130 uomini armati di mitragliatrici e di rivoltelle. Tra le armi c'erano anche 3 mitragliatrici portatili (fucili mitragliatori). In qualità di istruttori, per addestrare gli uomini a servirsene, vennero impiegati gli stessi poliziotti prigionieri. Risultò che i commissariati erano dotati di pochissime munizioni e bombe a mano, ma certamente gli insorti non avevano saputo cercare bene. Capitò per esempio che verso le 10 del mattino vennero rinvenuti in un commissariato altri quaranta fucili che in precedenza non erano stati neppure notati.
Il grande successo dell'occupazione dei commissariati si spiega per due motivi:
1. Molto tempo prima dell'attacco i responsabili dei gruppi tattici avevano compiuto un'accurata ricognizione dei dintorni dei commissariati e del dispositivo interno. L'organizzazione d'attacco era stata studiata a fondo, con la massima attenzione per i minimi dettagli. Gli attaccanti manifestarono un'audacia e una perseveranza senza pari;
2. La polizia, che in seguito ai "torbidi in città" era da giorni e giorni in stato di "preparazione al combattimento di terzo grado,"3 alle ore 22 era già tornata alla situazione del primo grado, soprattutto perché negli ultimi giorni il personale aveva dato evidenti segni di sfinimento. La Questura di Amburgo, che aveva impartito un ordine simile, non era stata ovviamente informata dei preparativi d'insurrezione. Nella notte sul 23 ottobre, quindi, gli agenti dormivano. L'attacco li colse alla sprovvista.
A proposito dell'attacco ai commissariati, il colonnello di polizia Hartenstein, uno dei capi della lotta antinsurrezionale, osserva molto opportunamente:

Se il piano dell'insurrezione fosse stato a conoscenza della polizia alla vigilia del movimento, è lecito supporre che l'azione nemica sarebbe stata soffocata da idonee contromisure prima di estendersi.

All'inizio della sommossa la direzione dell'insurrezione aveva inviato dei compagni (quelli rimasti privi di armi) alle stazioni ferroviarie cittadine, alle porte delle fabbriche e negli altri luoghi di raccolta degli operai, per proclamare lo sciopero generale e trascinarli alla lotta attiva. Il successo fu completo. Tutti i mezzi di comunicazione smisero di funzionare, le fabbriche si fermarono e gli operai si concentrarono sui vari teatri delle operazioni.
Ben presto si videro giungere ai commissariati di polizia che non erano stati ancora disarmati, dei rinforzi, sotto forma di varie autoblinde che impedirono agli insorti la prosecuzione dell'azione. Ma il fallimento dei combattimenti intrapresi successivamente per disarmare gli ultimi commissariati si spiega anche con certi errori tattici commessi dagli assalitori, o meglio dai loro dirigenti (mancanza di coordinamento tra gli attacchi dei vari gruppi). ^
Considerate queste circostanze e visto il sopraggiungere dei rinforzi di polizia,4 la questione dell'attacco alla caserma Wands-beck sfumava da sola. Scoppiarono gli episodi di guerriglia. Si formarono piccoli gruppi di operai armati. La direzione delle operazioni cominciò ad affievolirsi sensibilmente. Gli insorti, insomma, venivano costretti alla difensiva. Verso le 7 del mattino fu impartito l'ordine di erigere le barricate.
Le masse, che pure ignoravano assolutamente che l'insurrezione sarebbe cominciata esattamente il 23 ottobre, non appena seppero nella mattinata dei combattimenti già ingaggiati, vi presero immediatamente parte in una forma o nell'altra. Dovunque si sentiva gridare: Dateci le armi! Dateci le armi! Ma le armi erano in numero risibilmente insufficiente. Non appena lanciata la parola d'ordine: erigere le barricate! si videro sorgere quasi d'incanto barricate in ogni quartiere. Questo fu possibile esclusivamente grazie alla partecipazione delle masse operaie, e in primo luogo delle donne.
La direzione dell'insurrezione, acquartierata nel punto prestabilito, non veniva informata del corso degli eventi negli altri quartieri, e così aveva motivo di pensare che gli operai di Barm-beck e dei rioni vicini avessero subito soltanto un rovescio temporaneo, senza importanza decisiva, che non poteva influire sull'insieme dell'insurrezione. Riteneva che, negli altri quartieri, gliinsorti avessero magari registrato il successo completo e che quindi Barmbeck dovesse conservare a tutti i costi le sue posizioni e difendersi con accanimento in attesa dei rinforzi. Dopo l'inizio della battaglia, quelli di Barmbeck non avevano avuto nessun contatto né con la direzione politica di Amburgo né con la dire-zione militare. Alcuni rapporti erano sì stati inviati al Comitato cittadino e al responsabile militare generale, ma nessuno di essi era arrivato a destino. Soltanto nella seconda metà della giornata gli insorti vennero a sapere che l'insurrezione era completamente cessata in centro e ad Altona e che ormai, in queste zone, tutto era tranquillo. Come si spiegava questo caso? Gli operai dei quartieri insorti non sapevano capacitarsene.
Il seguito del nostro racconto spiegherà come mai fosse rimasta isolata la battaglia nei quartieri nordorientali.
L'OD di Altona non aveva eseguito la sua missione, consistente nel disarmo della polizia. Secondo la relazione di uno dei dirigenti dell'insurrezione amburghese, tale circostanza risulta chiara per i seguenti motivi:
1. Risultò che lo stato maggiore insurrezionale era in errore, pensando che Altona si sarebbe potuta procurare, a così pochi giorni dall'insurrezione, le armi sufficienti a 240 uomini. Di armi non ce n'era neanche una.
2. Il dirigente dell'OD di Altona era stato nominato all'ultimo momento. È evidente che non aveva avuto il tempo di orientarsi in circostanze assolutamente nuove per lui. Inoltre aveva abrogato le disposizioni del piano d'azione precedentemente adottato.
3. Erano stati presi i provvedimenti per attaccare i posti di polizia con un plotone o anche con due plotoni OD. Mentre era in corso il concentramento dei plotoni, tra i partecipanti si propagò l'allarme a causa di certe voci, che si erano rapidamente diffuse, secondo cui dei delatori avevano già avvertito la polizia dell'attacco in preparazione. E così, dei 5 plotoni che dovevano dare l'assalto ai commissariati principali, uno solo riuscì a penetrare, alle ore 6 del mattino, nel commissariato di Ottenzen, di-sarmandovi 6 poliziotti. Sul posto divampò per un quarto d'ora uno scontro a fuoco tra gli assalitori e gli agenti non disarmati, ma quando le staffette annunciarono il sopraggiungere di 3 autocarri di agenti gli insorti si disperdettero, portando con sé le armi conquistate.
La mattina del 23 ottobre si ebbe ancora qualche tentativo insurrezionale in altri quartieri (San Giorgio, ecc.), ma questi tenlativi, vista la pessima direzione militare e politica nonché la mancanza di armi, non ebbero alcun successo. Soltanto Schiffbeck fece eccezione: qui gli insorti disarmarono la polizia e conservarono per due giorni il potere.
A Eilsbeck, Barmbeck, Hammbeck e in altri rioni, tra agenti di polizia e insorti una lotta accanita si protrasse fino alle ore 17. La polizia, avendo concentrato forze ingenti nella parte meridionale di Barmbeck, sferrò due vigorosi attacchi contro le barricate, entrambi però respinti con gravi perdite tra i poliziotti. Gli insorti, nascosti sui tetti delle case, dietro le persiane, sui balconi e dietro le barricate, godevano di uno stupendo campo di tiro e premevano ogni volta il grilletto a colpo sicuro. Dalla loro parte le perdite furono insignificanti. Prima di ogni assalto la polizia apriva contro le barricate, convinta che il grosso delle forze si trovasse là dietro, un fuoco battente con fucili e mitragliatrici. In realtà gli insorti avevano lasciato alle barricate uno sparuto manipolo di audaci difensori, mentre il grosso era dislocato sui tetti, alle finestre e sui balconi delle case vicine.
Un terzo attacco massiccio sferrato dalla polizia contro le barricate di Eilsbeck naufragò come gli altri. Il distaccamento di polizia concentratosi a questo scopo si era fatto precedere da un'autoblindo per mitragliare la barricata e quindi investirla a colpo sicuro. Ma ecco, all'improvviso, mostrarsi sulla barricata un insorto che uccide il conducente del mezzo. L'equipaggio si da tosto alla fuga, abbandonando la macchina. Gli agenti appiedati si guardarono bene dal proseguire l'assalto.
In seguito questa stessa barricata venne attaccata nuovamente soltanto dopo che gli insorti, alla chetichella, l'avevano abbandonata spontaneamente per ripiegare su nuove posizioni. Il fuoco infernale rovesciato sull'ostacolo da ingenti forze di polizia si rivelò pertanto inutile. Dietro non vi si trovava più un solo insorto.
Durante tutta l'insurrezione gli insorti non si limitarono alla difensiva: non appena la situazione si annunciava favorevole, passavano immediatamente all'offensiva, operando manovre aggiranti, ecc., sfiancando e demoralizzando così l'avversario.
In tal modo, mediante operazioni energiche e accorte, gli insorti sostennero una lotta asperrima contro i mezzi blindati della polizia. In una circostanza vennero scorte due autoblindo che, avanzando lungo la strada, erano finite contro una barricata; immediatamente al tergo sorsero nuove barricate e i mezzi si trovarono accerchiati e ridotti per diverse ore all'inazione. Di casi del genere, che dimostrano l'audacia, l'ostinatezza e lo spirito d'iniziativa degli insorti, se ne contarono a decine.
Prima di proseguire la narrazione degli eventi, conviene soffermarsi su una questione: perché nel quartiere nordorientale la lotta restò isolata; perché il piano di mobilitazione in massa in tutta la città, in vista di un attacco concentrico sul cuore dell'abitato, non venne neppure tentato in pratica; perché in tanti quartieri la battaglia, iniziata nella mattinata, cessò in seguito?
La ragione è che il 23 ottobre, nel momento in cui il proletariato amburghese aveva più che mai bisogno di una guida risoluta, questa guida gli venne a mancare. Da diversi quartieri giunse notizia che gli insorti avevano ricevuto l'ordine di cessare i combattimenti, che l'insurrezione era disdetta e che, di conseguenza, gli operai dovevano nascondere le armi in attesa di nuovi ordini dalla direzione del Partito.
Certi compagni del Comitato regionale5 ritengono che, avendo iniziato l'attacco alcuni rioni, gli altri dovevano imitarli, ma che ormai fosse già troppo tardi, visto che, a seguito dell'ordine insipientemente dato di cessare la lotta, l'insurrezione era già sopita in tutti i quartieri a eccezione di Barmbeck e dei rioni vicini. Intorno alle 10 si venne a sapere che l'ordine di sospendere l'insurrezione era stato impartito da Urbahns, segretario del Comitato cittadino amburghese, il quale era appena tornato dalla conferenza di Chemnitz.6 Si andò a cercarlo, per farsi dare ragione di questo contrordine, ma nessuno riuscì a trovarlo.
Urbahns, come si seppe in seguito, aveva impartito il contrordine in base alle risultanze del convegno di Chemnitz, nel corso del quale si doveva decidere la proclamazione dello sciopero generale destinato, nelle intenzioni del Comitato centrale, a trasformarsi in insurrezione armata per la presa del potere, mentre l'insurrezione di Amburgo avrebbe avuto la funzione di segnale per l'insurrezione generale; era però mancata l'organizzazione, così che, quando la questione dello sciopero generale era stata messa ai voti, si formò una maggioranza (per altro limitatissima) di socialdemocratici che votarono a sfavore. La conferenza di Chemnitz si era così rifiutata di dichiarare lo sciopero generale e la direzione del Partito comunista aveva deciso di astenersi, per il momento, da qualsiasi insurrezione.
Il convegno di Chemnitz aveva avuto luogo il 21 ottobre.
Perché mai nella giornata del 22 non ne erano state comunicate le delibere agli amburghesi, insieme con le decisioni prese di conseguenza dal Comitato centrale? L'interrogativo sembra dover restare per sempre senza risposta.
La direttiva pervenne alla direzione insurrezionale amburghese, circondata dalla polizia, soltanto alle ore 17 del 23 ottobre.
Nonostante il contrordine del Partito, le masse proletarie di Amburgo organizzarono di propria iniziativa dimostrazioni e assembramenti di piazza, si astennero dal lavoro, sempre in attesa di direttive d'azione. Davanti alla Camera dei sindacati si formò una gran folla di operai che, infranto il cordone di poliziotti invocato dai riformisti, penetrò all'interno e si mise a bastonare di santa ragione i dirigenti riformisti che non si erano già posti in salvo con la fuga. La folla si disperse soltanto sotto le fucilate degli agenti.
Nella zona meridionale di Barmbeck i combattimenti divamparono fin sul far della notte (ore 17). La polizia riportò gravissime perdite, riuscendo però, grazie al continuo afflusso di rinforzi, a respingere a poco a poco gli insorti verso nord. Alle ore 18,30 il colonnello Denner, comandante le forze di polizia, concluse che la continuazione della battaglia era inutile e che per il momento si poteva dare l'ordine di cessare il fuoco.
La notte tra il 23 e il 24 trascorse in piena calma. Gli insorti di Barmbeck, padroni di posizioni comode e defilate, aprivano di tanto in tanto il fuoco contro i nuclei di agenti che si facevano vedere, disperdendoli. Gli informatori percorrevano le strade. Gli insorti di Barmbeck, pur sapendo che negli altri rioni la sollevazione era mancata e che il Partito aveva dato il contrordine, erano comunque decisi a proseguire la lotta. La popolazione del quartiere prestò il proprio aiuto in ogni modo: erigevano barricate, distribuivano pane e sigarette, fornivano informazioni false agli agenti, ecc. Le donne ebbero un ruolo particolare nell'insurrezione. Oltre alle notizie sulla cessazione della lotta, tra gli insorti cir-colavano varie voci, come queste: lo sciopero generale è scoppiato nella Germania centrale, la Russia invia soccorsi (una nave con un carico d'armi, ecc.)... Soltanto nella notte sul 24, quando a Barmbeck giunse uno dei principali esponenti del Comitato cittadino amburghese con l'ordine del cessate il fuoco, gli insorti cominciarono a far ritorno alle proprie case.
Nella mattinata del secondo giorno si presentarono all'imboccatura del porto un incrociatore di Kiel, VAmburgo, e due torpediniere con a bordo 500 poliziotti di Lubecca. Le forze controrivoluzionarie si erano ulteriormente accresciute per il fatto che le formazioni fasciste amburghesi erano state rifornite di armi provenienti da arsenali segreti ed erano ormai in stato d'allarme.
Sul far del giorno la polizia cominciò a convergere da più punti su Barmbeck. All'operazione prendevano parte al completo gli agenti disponibili e tutti i fascisti. La ricognizione era stata compiuta dagli aerei che sorvolavano il sobborgo. Il reparto di fucilieri di marina dell'incrociatore Amburgo si rifiutò di marciare contro gli insorti. Comunque l'attacco fu inutile perché gli insorti avevano già abbandonato le posizioni. Restavano solo pochi tiratori isolati che, disseminati sui tetti, continuavano a tirare fucilate ben centrate sugli agenti.
Alle 11 del mattino il colonnello Denner inviò ai suoi superiori un rapporto sulla "caduta" di Barmbeck.
Dopo l'occupazione di Barmbeck, il grosso delle forze di polizia si diresse su SchifEbeck per rovesciarvi il potere dei Soviet, e sugli altri quartieri sudorientali per reprimervi i "disordini." Ci volle un'aspra lotta di parecchie ore per ricacciare gli insorti dalle barricate che essi occupavano.
Il 25 e persine il 26, a Barmbeck, gruppi isolati di insorti attaccarono piccoli reparti di polizia che compivano perquisizioni casa per casa, alla ricerca dei partecipanti al movimento.
Nell'intero corso delle operazioni la polizia ebbe una sessantina di morti e un gran numero di feriti. Da parte degli insorti si contarono quattro o sei morti (il numero dei feriti non è noto). Si ebbero molti morti e feriti nella popolazione che non aveva partecipato armi in pugno agli scontri, perché la polizia aveva aperto spesso e volentieri il fuoco sulla folla inerme. Tra i morti e i feriti si contarono anche molti bambini.
Le trascurabili perdite subite dagli insorti si spiegano con l'accorta tattica barricadiera, con l'abile presa di posizione sui tetti, sui balconi e, in genere, dietro ripari ottimamente defilati.
L'insurrezione di Amburgo fu accompagnata da attacchi parziali degli operai contro agenti di polizia e contro le autorità, dal saccheggio dei magazzini di viveri, ecc., in numerosi centri piccoli e grandi dei dintorni (Bergedorf, Itsigoe, Kiel, ecc.).

Conclusione

In primo luogo l'insurrezione amburghese durò due giorni e, nonostante la schiacciante superiorità delle forze nemiche, è da escludere che fosse sconfitta dalla controrivoluzione. Cessò soltanto su ordine del Partito e le forze armate del proletariato smisero di combattere volontariamente. In un rapporto speciale il questore di Amburgo riferiva ai suoi superiori berlinesi che, nonostante i suoi sforzi, non era riuscito a infrangere la resistenza degli insorti e che questi ultimi non erano stati annientati, ma avevano evacuato volontariamente il terreno, mettendosi al sicuro con le proprie armi. Sottolineava al tempo stesso il coraggio e l'audacia che gli insorti avevano incessantemente dimostrato dal principio alla fine. Constatava l'impotenza degli agenti a battersi contro l'insurrezione, che si era articolata su metodi assolutamente nuovi di difensiva attiva, con il largo uso delle barricate, dei tetti, dei balconi, delle finestre, e con il sostegno della popolazione.
Su questo giudizio del nemico noi siamo pienamente d'accordo.
In secondo luogo l'insurrezione di Amburgo fu senza dubbio alcuno un'insurrezione delle masse proletarie. Anche se è vero che il numero dei gregari inquadrati aventi una parte attiva negli scontri a fuoco era stato relativamente limitato (tra i 250 e i 300 uomini), rimane il fatto che la maggioranza del proletariato seppe dimostrare, con il suo atteggiamento, di essere a fianco degli insorti. L'erezione fulminea di tutta una rete di barricate non sarebbe stata possibile senza la partecipazione delle masse operaie, le quali dimostrarono ulteriormente la loro solidarietà con gli insorti, astenendosi dal lavoro in quasi tutte le fabbriche, sui docks, nei cantieri navali. La vita operaia si arrestò in tutta la
città.
L'insurrezione amburghese fu appoggiata dall'intervento degli operai in molti altri centri abitati del circondario.
L'insurrezione di Amburgo non era stata concepita come un'operazione isolata senza alcun nesso con il proletariato delle altre regioni tedesche. Nel concetto del Partito comunista, essa avrebbe dovuto avere la funzione di segnale dell'insurrezione generale nei principali centri industriali. Scoppiò nel momento in cui il fermento rivoluzionario era ovunque al culmine, in cui più profonda era la crisi politico-economica.
In terzo luogo, però, la preparazione politica dell'insurrezione era stata estremamente debole. I segretari politici di quartiere conobbero l'ordine d'insurrezione solo all'ultimo momento, alcuni persine casualmente, ciò che impedì loro di compiere la necessaria opera di preparazione politica e materiale.
Dal punto di vista della direzione generale, l'insurrezione amburghese resta un esempio classico di come non si debba organizzare un'insurrezione, di come non ci si debba comportare nei confronti dell'insurrezione. Se si voleva rimanere fedeli al marxismo, non era assolutamente lecito, una volta iniziata l'insurrezione e aver riportato ragguardevoli successi, suonare la ritirata. Tanto meno ciò si doveva fare, in quanto l'insurrezione era stata intrapresa in base alle direttive del Partito. "Non si gioca con l'insurrezione" (Marx). Invece certi dirigenti dell'organizzazione cittadina amburghese (come Urbahns) hanno giocato con l'insurrezione. Nonostante l'esito della riunione di Chemnitz, si dovevano comunque mobilitare, una volta iniziata l'insurrezione, tutte le forze del proletariato rivoluzionario amburghese e delle altre regioni, per estendere il movimento all'intera città e sostenerlo con una azione energica là dove fosse stato possibile. Ad Amburgo bisognava lanciare la parola d'ordine del potere sovietico e iniziare una possente agitazione per la formazione dei Soviet. Invece il Partito comunista, avanguardia del proletariato, che doveva organizzare e condurre la sollevazione in massa, non solo rimase inattivo, ma addirittura fece arenare lo sviluppo dell'insurrezione. Insomma il Partito, o meglio i suoi dirigenti, si comportarono nei confronti dell'insurrezione amburghese esattamente come aveva fatto Plekhanov nel 1905: "Non si dovevano prendere le armi."
Senza organizzazione, senza la guida di un partito rivoluzionario, non sono possibili insurrezioni vittoriose. Ad Amburgo, essendo venuta a mancare la guida del Partito, l'insurrezione non poteva concludersi altrimenti.
In quarto luogo: nonostante tutto, nonostante la mancanza di una guida sicura e la pessima preparazione, nonostante il fatto che l'organizzazione tattica fosse numericamente debolissima e quasi del tutto priva di armi, gli insorti riuscirono con la loro devozione illimitata alla causa della rivoluzione, con il loro coraggio, con le loro azioni risolute e accorte, e grazie all'apporto delle masse operaie, a condurre con successo il combattimento contro le forze, numericamente superiori e armate fino ai denti, ilclla polizia. Tale risultato testimonia del coraggio del nucleo attivo del proletariato amburghese, soprattutto a Barmbeck, dimo-sirando come, con una buona guida militare e politica, anche con pochissime armi a disposizione, dei reparti di combattimento risolili i possano sperare di trionfare sulla controrivoluzione. Non è tUfficile immaginarsi le conseguenze che avrebbe avuto l'insurre-o/.ione di Amburgo se non fossero stati commessi gli errori di dire-/ione da noi constatati. Ed era possibile evitarli!
In quinto luogo, non si può pensare che l'insurrezione, se avesse trionfato, cioè se avesse condotto alla conquista del potere, sarebbe riuscita a conservarlo nell'ipotesi di un'Amburgo rossa isolata, senza il concorso di analoghe insurrezioni nei principali centri tedeschi. Condizione imprescindibile della vittoria della stessa insurrezione di Amburgo, sarebbe stato lo scoppio di insurrezioni in altre città, almeno nella regione del Baltico. È nostro convincimento che Amburgo, date le condizioni della Ger-mania nel 1923, avrebbe potuto dare il segnale dell'insurrezione generale in un gran numero di città e regioni. Il proletariato di Amburgo poteva benissimo prendere il potere, nonostante il tradimento della socialdemocrazia. A tal fine, però, ci sarebbe voluta a capo del Partito comunista di Germania una direzione bolscevica. Questa direzione mancò.

1 L'indennità settimanale al disoccupato gli consentiva sf e no di acquistare un litro di latte o quattrocento grammi di pane. La pensione mensile di un ex impiegato statale o di un invalido gli bastava appena a comprare un giornale o una scatola di fiammiferi. La situazione degli operai ancora occupati non era certo migliore. La concessione da essi ottenuta - corresponsione del salario due volte la settimana - non era di gran sollievo, poiché la rapidità della caduta del marco e del rincaro del costo della vita li privava in un batter d'occhio del salario bisettimanale, esponendoli al più spieiato sfrut-liimcnto.
2 Con il nome di Gross-Hamburg si indica la periferia nordorientale della città.
3 Presso la polizia tedesca esistevano tre gradi di preparazione al combattimento: il terzo era quello in cui tutti gli effettivi erano messi in stato d'allarme.
4 II colonnello Hartenstem racconta in un suo libro che tutti gli agenti del porto di Amburgo vennero sostituiti da volontari fascisti, in modo che fu possibile inviare contro gli insorti le forze che si erano rese così disponibili. Aggiunge che durante la giornata del 24 ottobre vennero adibiti al servizio di polizia 800 fascisti.
5 In Amburgo, oltre al Comitato cittadino, aveva anche sede un "Comitato della regione marittima."
6 Urbahns è attualmente espulso dal Partito comunista.
 
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20 replies since 29/11/2012, 15:39   876 views
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