Comunismo - Scintilla Rossa

L'insurrezione armata, A. Neuberg

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Public Enemy
view post Posted on 29/11/2012, 15:39 by: Public Enemy




Prefazione

Gli editori, ritenendo che quest'opera abbia una grande im¬portanza teorica e pratica e che risponda all'interesse ognora cre¬scente per queste questioni del proletariato rivoluzionario nel¬l'attuale periodo, pubblicano il libro in tutta fretta, senza atten¬dere le aggiunte o correzioni che l'autore avrebbe potuto apportare.
Il libro di Neuberg è prezioso per due motivi. In primo luogo perché si tratta di una dette poche opere scritte da un marxista e rivoluzionario attivo, che ha lottato, armi in pugno, contro il mondo capitalista. In secondo luogo perché quest'opera è di straordinaria attualità nella situazione storica presente.
Così si legge nel programma dell'I.C. votato in occasione del VI congresso mondiale: "Quando le classi dirigenti sono disor¬ganizzate, le masse in uno stato d'effervescenza rivoluzionaria, gli strati sociali intermedi disposti, nelle loro esitazioni, a unirsi al proletariato; quando le masse sono pronte alla lotta e al sacri¬ficio, il partito del proletariato ha il compito di guidarle diretta¬mente all'assalto dello Stato borghese. Ciò avviene tramite la pro¬paganda di parole d'ordine transitorie sempre più accentuate (So¬viet, controllo operaio della produzione, comitati contadini per l'espropriazione della grande proprietà fondiaria, disarmo della borghesia, armamento del proletariato, ecc.) e attraverso l'orga¬nizzazione di azioni di massa. A queste azioni di massa si riferi¬scono: gli scioperi, scioperi e manifestazioni combinate, scioperi combinati con le manifestazioni armate e, infine, lo sciopero gene-rale collegato all'insurrezione armata contro il potere dello Stato della borghesia. Quest'ultima forma superiore della lotta è sog¬getta alle regole dell'arte militare e presuppone un piano strate¬gico dette operazioni offensive, l'abnegazione e l'eroismo del pro¬letariato."1 Nel prosieguo, il programma sottolinea in particolare che lasciar trascorrere il momento culminante della situazione rivoluzionaria proprio mentre al partito del proletariato si richiede un attacco audace e deciso contro il nemico, "... lasciarsi sfuggire quest'occasione senza dare il via all'insurrezione, significa lasciare l'iniziativa all'avversario e condannare la rivoluzione alla scon¬fitta. "
II sesto congresso dell'I.C. che ha adottato il programma, ha ricordato nella sua risoluzione politica l'approssimarsi certo e a breve scadenza d'una nuova ondata rivoluzionaria. La decima se¬duta plenaria del C.E. dell'I.C., tenutasi a un anno di distanza dal VI congresso, cioè nel luglio 1929, ha constatato che il "fatto nuovo dopo il sesto congresso è stato un nettissimo orien¬tamento a sinistra della classe operaia internazionale e l'approssi¬marsi di una nuova ondata rivoluzionaria nel movimento ope¬raio." Prendendo le mosse da tale valutazione della situazione in¬ternazionale, il Comitato esecutivo in seduta plenaria ha presen¬tato a tutta l'Internazionale e a ciascun partito comunista in par¬ticolare, come obbiettivo principale del momento, la conquista della maggioranza della classe operaia e, come problema decisivo per il raggiungimento di questo obbiettivo, i grandi scioperi poli¬tici la cui organizzazione, a seguito delle decisioni adottate, "ser¬virà ai partiti comunisti per realizzare una maggiore unità negli interventi economici disparati delle masse proletarie, arricchendone l'esperienza politica e guidandole così alla lotta immediata per la dittatura del proletariato."
Gli eventi verificatisi dopo la decima seduta del C.E. dell'I.C. ne hanno confermato interamente le conclusioni: essi annunciano in genere l'avvicinarsi del momento indicato da quelle risoluzioni, il momento della lotta immediata per la dittatura del proletariato.
La lotta immediata per la dittatura del proletariato è neces¬sariamente la lotta armata, la sollevazione armata delle masse pro¬letarie che, secondo il programma dell'I.C., deve basarsi sulle re gole-dell'arte militare e presupporre un piano militare. Ma se il momento si approssima, i partiti comunisti e tutto il proletariato internazionale vi si devono preparare, devono studiare l'arte mili¬tare, devono familiarizzarsi con l'esperienza e la lezione delle sol¬levazioni armate, tenendo conto delle condizioni concrete e delle particolarità dei rispettivi paesi. Tale esigenza si riferisce natural¬mente e innanzi tutto ai partiti comunisti e al proletariato dei paesi nei quali la nuova ondata rivoluzionaria in questo momento avanza più rapidamente, e cioè la Germania, la Polonia e la Fran¬cia. Però anche negli altri paesi, nelle condizioni attuali, i partiti e il proletariato non possono e non devono rimandare a domani lo studio del problema dell'insurrezione armata.
Netta presente opera Neuberg si è proposto di esaminare sol¬tanto le questioni riguardanti l'aspetto militare, tattico o tecnico, dell'insurrezione, per cui in certi brani si potrà rilevare un "partito preso militare" che si esprime attraverso l'insù fidente attenzione dedicata al chiarimento degli elementi politici. La sollevazione armata, essendo un ramo particolare dell'arte militare, ubbidisce a regole particolari, indicate a suo tempo da Lenin nei dettagli, che ogni proletario rivoluzionario deve assolutamente conoscere.
Il programma dell'I.C., riassumendo l'immensa esperienza in¬ternazionale delle insurrezioni proletarie, svela come esse scatu¬riscano dagli scioperi e dalle manifestazioni normali, attraverso varie combinazioni di grandi scioperi politici e di manifestazioni armate. Questa esperienza internazionale, generalizzata nel pro¬gramma sotto forma di direttiva, dimostra come, nella prepara¬zione della sollevazione armata, il punto centrale sia la volontà del Partito di chiamare sulle piazze, attraverso lo sciopero, le masse proletarie le quali, una volta scese in piazza, possano es¬sere animate e organizzate in vista della lotta per il potere. Di conseguenza è opportuno dedicarsi soprattutto all'analisi di que¬sti diversi fattori: vedere come si sono presentati, come i partiti hanno reagito, come ha reagito il proletariato, come si sono svi¬luppati gli eventi, quali conclusioni, positive o negative, se ne possono trarre per il futuro. Per il futuro imminente questo è il problema essenziale. Bisogna offrire ai partiti e alle masse prole¬tarie un'analisi per quanto possibile dettagliata dell'esperienza ac¬cumulata finora, insegnando loro a portare gli scioperi e le mani¬festazioni a un livello superiore, per trasformarli in scioperi gene¬rali combinati con una sollevazione armata contro il potere dello Stato della borghesia.
Nel capitolo sul lavoro in seno all'esercito non si è tenuto sufficientemente conto né dei fatti nuovi intervenuti nella poli¬tica militare della borghesia, né dell'esperienza -più recente dei partiti comunisti a questo riguardo.
Scrive Neuberg:
"Se un esercito e una polizia militarmente ben addestrati..., sostenuti dai distaccamenti fascisti armati oggi presenti in ogni paese, si battono effettivamente contro la rivoluzione, potreb¬bero riuscire a rendere molto difficile la vittoria di quest'ultima, quand''anche fossero favorevoli tutte le altre condizioni."
Da qui Neuberg trae opportunamente la conclusione che èindispensabile dedicarsi a un'assidua opera attiva per demoraliz¬zare le forze armate detta borghesia, citando in proposito il se¬guente passo dell'articolo di Lenin sulla lezione dell'insurrezione di Mosca: "Se la rivoluzione non trascina le masse e non coin¬volge l'esercito, la lotta rischia di farsi gravissima." Per precisare e completare l'idea di Lenin è utile però aggiungere al brano citato le righe che subito dopo ricorrono nel medesimo articolo: "Le masse devono sapere che si stanno avviando a una lotta ar¬mata, cruenta e disperata. Lo sprezzo della vita deve difondersi tra le masse, garantendo la vittoria. L'offensiva contro il nemico deve essere quanto più energica è possibile; l'attacco, non la di¬fesa, deve essere la parola d'ordine delle masse; lo sterminio im¬placabile del nemico, il loro obbiettivo; l'organizzazione del com-battimento sarà mobile e flessibile; gli elementi titubanti della truppa saranno trascinati nella lotta attiva." Tutta l'esperienza delle rivoluzioni dimostra come la conquista della truppa si attui nel corso stesso della battaglia, durante il contatto diretto tra le masse rivoluzionarie e gli elementi esitanti dell'esercito, già inclini alla demoralizzazione. A questo punto si avrà la lotta materiale per l'esercito di cui parla Lenin, con lo sterminio degli ufficiali, modificata in conformità con i fatti nuovi della politica militare della borghesia intervenuti nel dopoguerra. Attualmente l'indica¬zione di Lenin assume un'importanza particolare. Uno degli aspetti più notevoli della nuova politica militare borghese è infatti l'o¬rientamento alla costituzione di un esercito politicamente sicuro, fenomeno che si osserva in tutti i paesi borghesi e che porta al¬l'istituzione di eserciti mercenari e di organizzazioni paramilitari volontarie della borghesia, a fianco o, addirittura, al posto dei tra¬dizionali eserciti "nazionali" del servizio militare obbligatorio. In moltissimi paesi questa tendenza ha già portato, come conse¬guenza, a una situazione in cui questi distaccamenti reclutati in previsione della guerra civile contro il proletariato sono divenuti parte essenziale della forza armata della borghesia. Ciò è vero non soltanto in Germania, in Austria e in Inghilterra, dove non esi¬steva il servizio militare obbligatorio, ma anche in Francia, dove, in forza della recente legislazione, l'esercito del tempo di pace si compone essenzialmente di volontari. In Finlandia l'esercito della leva obbligatoria conta solo trentamila uomini, mentre l'organiz¬zazione volontaria della borghesia, i cosiddetti schutzkors, ne ha circa centomila e meglio armati.
Sarebbe però un grave errore rinunciare a tentare di infiac¬chire questi eserciti di mercenari. Si deve disorganizzare assolutamente ogni tentativo fatto dalle classi dominanti per assicurarsi forze armate obbedienti e fidate. Si tratta di un lavoro dificilis-simo, ma non per questo impossibile, poiché queste formazioni volontarie della borghesia comprendono elementi proletari e semi¬prole tari, a parte il fatto che non si deve escludere in partenza la possibilità di infiltrarvi appositamente elementi rivoluzionari che le scompiglino e le disorganizzino. Un compito del genere impone però molta tenacia, poiché proprio dal momento che queste truppe sono l'ultimo baluardo della borghesia, la minima oscillazione, la minima traccia di demoralizzazione tra esse costituiranno un mo¬mento delicatissimo per la borghesia stessa.
Tuttavia non si può sperare che un lavoro del genere, anche il più ardito e il più perseverante, consenta a conquistare alla rivo¬luzione il grosso delle truppe mercenarie. Il proletariato deve at-tendersi e tenersi pronto a vedere queste forze "battersi contro la rivoluzione." Per contro, anche se nel 1923 non si poteva spe¬rare di conquistare una parte rilevante della Reichswehr e detta polizia militare alla rivoluzione, non per questo si doveva esclu¬dere la possibilità di vittoria del proletariato tedesco: per fare una grande guerra tra di loro o contro l'URSS, gli Stati imperia¬listi non avevano abbastanza eserciti mercenari o organizzazioni fasciste altamente qualificate come quelle ài cui dispongono oggi. Le classi dominanti saranno costrette a mobilitare, attorno a que¬ste unità "sicure," grosse masse d'operai e di contadini e ad ar¬marle, fatto che produrrà le condizioni più favorevoli atta con¬quista del grosso delle forze militari, soprattutto in una situazione rivoluzionaria quale quella che necessariamente si presenterà in presenza di nuove guerre imperialiste. Tutto questo, però, non significa dar ragione a quegli opportunisti di destra i quali pre¬tendono che la vittoria della rivoluzione proletaria sarebbe possi¬bile soltanto a seguito di una guerra. Bene ha fatto Neuberg a dissociarsi categoricamente da un simile punto di vista, facendo giustamente notare come una situazione rivoluzionaria possa ma¬turarsi non soltanto dopo una guerra, bensì anche in presenza di una situazione "pacifica."
Se già nel 1906, quando la Russia aveva il servizio di leva obbligatorio e quindi si poteva sperare di scardinare le forze ar¬mate, Lenin insisteva sulla necessità di una lotta fisica accanita per guadagnare la truppa e di una guerra a morte contro le unità fedeli atto zarismo, oggi, con le armate mercenarie e con le orga¬nizzazioni fasciste, la cosa è tanto più vera. Occorre sottolineare ulteriormente la necessità che 'il proletariato si appresti tempestivamente non soltanto a lottare per conquistare a sé le truppe, ma anche a combatterle con le armi, a "sterminare il nemico," come diceva Lenin.
Con che cosa sterminarlo? Come armare il proletariato, viste le difficoltà crescenti che si oppongono allo scaldamento delle forze armate?
Per l'armamento del proletariato in occasione della rivoluzione del 1905, Lenin forniva i seguenti consigli: "I distaccamenti do¬vranno armarsi da soli come potranno (fucili, rivoltelle, bombe, coltelli, manganelli, bastoni, stoppacci imbevuti di petrolio per appiccare il fuoco, corde e scale di corda, badili per erigere le barricate, cartucce di pirossilina, rotoli di filo spinato, chiodi [contro la cavalleria], ecc.). In nessun caso si dovranno atten¬dere soccorsi dall'esterno: bisognerà procurarsi tutto da soli." ("Sulla questione dei compiti dei reparti dell'esercito rivoluzio¬nario," ottobre 1905, in Léninski Sbornik, tomo V).
Se la borghesia dei paesi capitalisti avanzati dispone oggi di mezzi d'oppressione più perfezionati rispetto a quelli della bor¬ghesia russa del 1905, anche il proletariato avrà maggiori possi¬bilità di allora nel procurarsi le armi. Gli operai addetti all'indu¬stria bellica, al settore metallurgico, alla produzione chimica, han¬no familiarità con i materiali esplosivi, sanno fabbricare le armi, sanno caricare i mortai, trasportano tutto questo materiale sulle vie ferrate o fluviali ecc.
In queste condizioni, dunque, è possibile prevedere una lotta a fondo vittoriosa contro gli eserciti mercenari e i reparti fascisti anche in tempo di pace. Naturalmente tale lotta sarà realizzabile solo in presenza di condizioni altrimenti favorevoli, cioè soprat¬tutto se gli elementi decisivi della popolazione lavoratrice saranno risoluti a prendere le armi e daranno prova di grande attivismo, di spirito d'iniziativa e d'inventività per armarsi da soli "come potranno."
I fattori essenziali detta vittoria dell"insurrezione non riposano esclusivamente su un'adeguata preparazione militare e tecnica, ma anche sulla disposizione delle masse a combattere, ad accet¬tare dei sacrifici, nonché sull'esistenza di un partito bolscevico che si metta politicamente alla testa del movimento, organizzandolo. In moltissimi casi sono appunto questi ultimi fattori ad avere il peso decisivo.
Neuberg aferma che nel 1923 in Germania bastarono pochi mesi a formare una guardia rossa di 250 mila uomini, ma che questa guardia rossa, mancando la conoscenza della tattica del combattimento nelle strade e della tattica insurrezionale in ge¬nere, lasciava molto a desiderare. Che l'organizzazione della guar¬dia rossa tedesca lasciasse molto a desiderare è un fatto certo, ma è bene guardarsi dalla conclusione erronea che ne traggono gli opportunisti. Le guardie rosse del proletariato insorto otter-ranno il massimo effetto in combattimento e subiranno perdite minime se i loro uomini meglio addestrati e i loro capi saranno convenientemente armati e conosceranno bene l'arte militare, al¬meno per quanto riguarda il maneggio delle armi, la tattica del combattimento urbano e in aperta campagna, ecc. Sarebbe però un grave errore d'opportunismo attendere la formazione dei re¬parti d'una guardia rossa ben addestrata e ben armata per scate¬nare l'insurrezione nonostante una situazione rivoluzionaria favo¬revole e politicamente ben preparata. Quando, nel febbraio 1917, i proletari russi scesero nelle strade per rovesciare l'autocrazia e ancora, nell'ottobre 1917, per rovesciare la borghesia, il loro ar¬mamento e la loro organizzazione militare, come ognuno sa, erano estremamente rudimentali, soprattutto in febbraio. Eppure, nel corso della battaglia (come più tardi, nel 1923, gli operai di Cra-covia), trovarono armi, alleati tra le truppe, capi militari che, at¬traverso tutte le asperità della guerra civile, li condussero alla vittoria su un nemico ben armato e sostenuto da un robusto appa¬rato governativo. Tra i fattori essenziali alla vittoria in ogni in¬surrezione armata Neuberg annovera "la superiorità militare delle forze insorte rispetto alle forze armate del nemico," "la parteci¬pazione delle masse al combattimento contemporaneamente al¬l'intervento dell'organizzazione tattica." In realtà questa parteci¬pazione delle masse è, non uno degli obbiettivi essenziali, bensì il vero obbiettivo essenziale della preparazione dell'insurrezione, al quale tutti gli altri vanno subordinati, altrimenti sarebbe asso¬lutamente impossibile evitare le deviazioni del settarismo o devia¬zioni grossolanamente opportuniste.
Al tempo stesso dobbiamo rallegrarci dell'insistenza con cui Neuberg spiega l'importanza degli elementi della tecnica militare nella preparazione della sollevazione armata, giacché in ogni par¬tito si riscontra una marcata tendenza a sottovalutare questi fat¬tori. Il proletariato deve convincersi che l'entusiasmo da solo e la risolutezza non bastano a rovesciare il potere della borghesia: a questo fine sono indispensabili le armi e una buona organizza¬zione militare fondata sull'arte militare e su un piano operativo. Ecco il grande merito che va riconosciuto a Neuberg.
A proposito della lotta per l'acquisto delle forze armate delle classi dominanti, Neuberg scrive: "il compito principale del lavoro da portare avanti nell'esercito, nella marina, nella polizia e nella gendarmeria, sta nel tentare di attrarre al fronte comune del pro¬letariato i soldati e i marinai."
A ciò occorre aggiungere che bisogna operare un'attenta di¬scriminazione tra le diverse formazioni che compongono le forze armate della borghesia. Un esempio del modo in cui debba essere trattata questa questione si può trovare in un proclama che, prima dell'insurrezione del dicembre 1905, venne affisso nelle vie di Mosca. Ecco, tra gli altri, alcuni consigli che venivano offerti agli operai insorti: "Distinguete bene i vostri nemici coscienti dai vostri nemici inconsapevoli e casuali. Annientate i primi, rispar¬miate i secondi. Nella misura del possibile non toccate la fanteria. I soldati sono figli del popolo e di propria volontà non marce¬ranno contro il popolo. Sono gli ufficiali, i comandi superiori, a spingerli. È contro questi ufficiali, contro questi comandi, che voi dirigerete i vostri colpi. Ogni ufficiale che conduce i soldati al massacro degli operai è dichiarato nemico del popolo e posto fuori legge: ucciderlo senza remissione. Nessuna pietà per i cosacchi. Si sono coperti di troppo sangue popolare, sono sempre stati i nemici degli operai. Attaccate i dragoni e le pattuglie di cavalle¬ria, e annientateli. Nel combattimento contro la polizia agite così: in ogni circostanza favorevole uccidete tutti gli ufficiali fino al grado di commissario compreso; disarmate e arrestate i graduati di truppa e uccidete quelli tra loro che sono noti per crudeltà e infamia; ai semplici agenti togliete soltanto le armi e costringeteli a servire non più la polizia, bensì voi."
Questa questione nulla ha perduto della sua importanza dalla rivoluzione del 1905 a oggi. Anzi, con le nuove tendenze dei paesi borghesi in materia militare, secondo cui il sistema dei re¬parti armati particolarmente fidati e degli eserciti speciali in pre¬visione della guerra civile si combina con le forme più variate e allargate di militarizzazione generale della popolazione (fino alla costituzione di organizzazioni paramilitari socialfasciste e pseudo¬operaie sul tipo della Reichsbanner in Germania e dello Schùtz-bund in Austria), il problema esige il più attento esame.
Il libro di Neuberg non chiarisce a sufficienza la questione dello scardinamento diretto dell'esercito nell'insurrezione, né le questioni della lotta per l'acquisto delle forze armate, della dire¬zione degli interventi rivoluzionari dei soldati e dell'organizza¬zione della rivolta all'interno dell'esercito. // capitolo che do¬vrebbe trattare di tali problemi, infatti, si limita quasi esclusivamente a parlare dell'opera in seno alle forze armate in tempo di pace e, inoltre, come si desume dal titolo, del lavoro del Partito comunista, senza quasi mai accennare all'azione che sui soldati deve esercitare il proletariato in genere, alla fraternizzazione tra la popolazione lavoratrice e i soldati, ai collegamenti tra le ca¬serme e le fabbriche, tutte questioni che, invece, si pongono im¬periosamente in ogni lotta a fondo e in particolare nella solleva¬zione armata. Un brillante esempio di quest'opera di scardina¬mento dell'esercito ci viene dall'azione dei bolscevichi russi du¬rante la guerra imperialista e poi, sotto il potere dei Soviet, du¬rante la guerra civile. A tal proposito merita un esame particolare da parte dei partiti comunisti di ogni paese capitalista, la lezione della sollevazione dei marinai francesi a Odessa nel 1919, affinchè vi si possa trovare lo spunto di un'applicazione più vasta e rigo¬rosa nel caso che si ripetano le medesime condizioni.
Neuberg accenna al ruolo del Partito bolscevico nei prepara¬tivi per l'insurrezione armata soltanto a proposito delle questioni pratiche organizzative e di funzionamento delle sezioni militari del Partito stesso. È verissimo che il buon funzionamento di queste sezioni costituisce una dette condizioni essenziali alla migliore preparazione dell'insurrezione armata e che, ciò nonostante, fino a tempi recenti, le sezioni militari di tutti i partiti non sono state affatto all'altezza del compito e sono in genere insufficientemente dirette dalle autorità del Partito (anche se le 21 condizioni d'ade¬sione all'Internazionale comunista contengono un articolo spe¬ciale che impone a tutti i partiti comunisti il lavoro presso l'eser¬cito); ma se è necessario chiarire il funzionamento delle sezioni militari, sarà ancor più necessario chiarire la questione degli orga¬nismi speciali destinati alla preparazione e alla condotta imme¬diata dell'insurrezione, vale a dire i comitati rivoluzionari, ai quali andrebbe consacrato un capitolo a sé, cosa che non è stata fatta in questo libro. A questo proposito si potrebbe approfittare soprattutto della ricca esperienza della rivoluzione d'Ottobre. La preparazione diretta dell'insurrezione è l'elemento essenziale di successo per la lotta armata del proletariato. È un lavoro che non si lascia organizzare secondo gli schemi soliti degli stati maggiori, giacché si tratta di azioni combinate delle forze armate della rivo¬luzione e delle masse proletarie con gli elementi operai che le sostengono; si tratta di dirigere la lotta armata e gli scioperi poli-liei dette masse; si tratta di coordinare e di condurre gli interventi rivoluzionari di tutte le organizzazioni di massa, distruggendo e annientando radicalmente l'influenza politica di tutti i partiti e raggruppamenti social-fascisti o puramente fascisti, utilizzando largamente i sindacati e, soprattutto, i comitati di fabbrica per trasformare le battaglie parziali del proletariato in battaglie ar¬mate per la dittatura del proletariato. Sarà essenziale, tra l'altro, dimostrare con degli esempi concreti la necessità di una fermezza incrollabile: una volta iniziata l'insurrezione, bisogna svilupparla senza esitare di fronte a nessun ostacolo, per difficile che possa apparire. Quante e quante volte sarebbe naufragata la rivoluzione d'Ottobre se il Partito comunista si fosse orientato secondo le proposizioni opportuniste e conciliatrici dei Zinov'ev e dei Ka-menev!
È di estrema importanza che i quadri del Partito (e le masse proletarie) comprendano la differenza tra le funzioni dei comi¬tati militari rivoluzionari e quelle delle organizzazioni di Partito. I comitati, costituiti atta vigilia dell'insurrezione, preparano l'at¬tacco militare contro l'ordine costituito; le organizzazioni del Partito continuano l'opera di mobilitazione rivoluzionaria delle masse e di smascheramento degli avversari politici della prepa¬razione dell'insurrezione armata. Al tempo stesso dirigono i co¬munisti facenti parte dei comitati militari rivoluzionari, richia¬mano quelli tra loro che manifestano esitazioni o incapacità, inte¬grano i comitati con nuovi membri, ecc.
Occorre soprattutto mettere in luce il ruolo che spetta al Partito nella preparazione diretta dell'insurrezione armata. Come si sa, il Partito bolscevico ha posto la questione della preparazione all'insurrezione armata davanti a tutta l'opinione proletaria (nei congressi, sui manuali, sui giornali, ecc.) già diversi mesi prima della rivoluzione d'Ottobre. La cosa era indispensabile, conside¬rato il fatto che l'insurrezione armata predisposta dal Partito bol¬scevico del proletariato non è una cospirazione blanquista ordita nel più rigoroso segreto da un pugno di rivoluzionari. È ovvio che i piani militari debbano essere elaborati con la più assoluta segretezza, però politicamente, quanto alla preparazione dette mas¬se alla lotta armata, l'insurrezione deve essere preordinata con il concorso del grosso del proletariato. Condizione indispensabile del successo è la diffusione dell'idea dell'insurrezione armata tra le masse, la perfetta comprensione da parte dei semplici operai dello sviluppo degli avvenimenti, del significato delle manifesta¬zioni armate e degli scioperi politici di massa sempre più fre¬quenti, dei compiti che incombono a ogni proletario in caso di scontro armato tra le forze della rivoluzione e quelle delle classi dominanti.

Si richiama in particolare l'attenzione del lettore su quelle parti del libro in cui si tratta della partecipazione dette masse contadine atta preparazione e all'esecuzione delle sollevazioni ar¬mate. A questo proposito s'impone più che mai il richiamo alle ricche esperienze offerte dai movimenti partigiani dell'URSS e della Cina, esperienze che, tra le altre cose, forniscono indicazioni pratiche di somma importanza circa la struttura degli eserciti rivo¬luzionari contadini: 1. Gli eserciti rivoluzionari contadini sono strutturati secondo il principio territoriale; 2. Ogni località desi¬gna uno stato maggiore subordinato alla direzione politica (il Co¬mitato del Partito comunista o della Lega contadina), con la presenza di una frazione comunista; 3. Lo stato maggiore della località: a) organizza l'approvvigionamento dell'esercito, impo¬nendo determinate prestazioni a tutti gli abitanti, b) designa tra gli anziani una guardia del villaggio e dei vari accessi al villaggio stesso, e) recluta tra i giovani le riserve per i reparti mobili, da mettere un po' per volta a disposizione dette corrispondenti unità operanti, d) organizza il servizio di ricognizione nel settore del¬l'armata e nelle vicinanze, conservando il collegamento perma¬nente con le unità operanti; 4. Le condizioni necessarie del suc-cesso, nell'organizzazione come nella condotta delle operazioni de¬gli eserciti rivoluzionari contadini, sono: a) la composizione pro¬letaria e semi-proletaria di questi eserciti, b) la presenza di una dirigenza di operai industriali e di comunisti che occupi gli inca¬richi del comando militare e politico, e) il coordinamento delle azioni contadine con la lotta rivoluzionaria del proletariato urbano.
A proposito delle organizzazioni volontarie paramilitari delle classi dominanti, Neuberg, citando le decisioni prese al VI con¬gresso dell'I.C., scrive: "Occorre risvegliare l'animosità più accesa detta popolazione contro questi reparti, svelandone la vera natura. " Tale indicazione richiede un ulteriore sviluppo: non basta risve¬gliare l'odio, ma bisogna anche organizzare la lotta, frantumando con ogni mezzo l'attività e l'esistenza stessa delle unità paramili¬tari borghesi. La pratica della lotta di classe ha già forgiato un'arma utile a questo fine nell'attuale periodo di pace: si tratta delle or¬ganizzazioni di difesa proletaria. Per il momento, essendo insuffi¬ciente la lotta contro il fascismo condotta da queste organizzazioni, basta offrire loro al più presto utili consigli sul modo di svilup¬pare, nelle condizioni attuali, una vasta offensiva contro il fascismo.
È impossibile accettare l'affermazione di Neuberg secondo cui le insurrezioni detta Comune di Parigi, di Canton e di Mosca (1905) sarebbero state oggettivamente votate all'insuccesso in quanto si sarebbero verificate in un momento in cui l'ondata rivo¬luzionaria non era già più al suo culmine, affermazione che con¬traddice al giudizio marxista già acquisito alla storia. In parti¬colare, per le insurrezioni che si presentano come combattimenti di retroguardia in periodo di declino per la rivoluzione, occorre ricordarsi che, se si sviluppano con successo, possono servire sem¬pre come punto di partenza per una nuova ondata rivoluzionaria. Occorre infine soffermarsi sui capitoli dedicati ai moti di Canton e di Sciangai, a proposito dei quali Neuberg ci offre mate¬riale preziosissimo, mai pubblicato prima d'ora. Egli spiega però questi movimenti in un modo che non coincide affatto con la linea dell'Internazionale comunista.
Neuberg, caratterizzando la situazione cantonese alla fine del 1927, cioè atta vigilia dell'insurrezione, parla di "sviluppo della lotta proletaria," ecc. Tuttavia, nella chiusura del capitolo, scrive che soltanto in un secondo tempo fu stabilito dall'I.C. che l'insur¬rezione di Canton era stata una battaglia di retroguardia. È evi¬dente che l'autore avrebbe dovuto cominciare proprio da qui, spiegando la decisione dell'ottava seduta del C.E. dell'I.C. che qualificava l'insurrezione cantonese come combattimento di retro¬guardia, e descrivendo paratamente che cosa sia un combatti¬mento di retroguardia. Non è affatto vero, per esempio, che una battaglia di retroguardia sia necessariamente votata all'insuccesso, giacché, come abbiamo già accennato, può servire da punto di partenza per una fase nuova della lotta. Invece Neuberg, par¬tendo dalla definizione di battaglia di retroguardia riservata al¬l'insurrezione cantonese, trae la conclusione, falsa, che "non esi¬stevano a Canton in grado sufficiente le condizioni indispensabili di carattere sociale senza le quali la vittoria dell'insurrezione ar¬mata è impossibile."
Nel capitolo sull'insurrezione di Sciangai dell'aprile 1927 ri¬scontriamo diverse formule inesatte dalle quali si deve dedurre che Neuberg ritiene che nell'aprile 1927 la presenza del Partito comunista cinese nel Kuomintang fosse un errore. Come si sa, l'I.C. si era assolutamente opposta a quel tempo all'uscita dal Kuomintang del Partito comunista. Gli avvenimenti successivi confermarono in pieno la fondatezza di questo parere. Neuberg poteva illustrare come il Partito comunista doveva agire sempre restando nel Kuomintang, sfruttando la propria influenza tra i ranghi per formare un potente blocco rivoluzionario operaio e contadino che si mettesse a capo detta lotta armata delle masse a Sciangai e altrove, in vista dell'instaurazione della dittatura rivo¬luzionaria degli operai e dei contadini.
Il capitolo riguardante l'insurrezione di Canton e quella di Sciangai esige quindi dal lettore un'attenzione particolarmente critica.
Gli editori danno alle stampe questo libro nella certezza che, nonostante i suoi difetti, ne scaturirà una lettura estremamente utile a ogni comunista, a ogni proletario rivoluzionano.
Il Comitato Centrale del Partito Comunista (S.F.I.C.)

1 Thèses et résolutions du VIe congrès, p. 96. Bureau d'Éditions, Paris.
 
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