Comunismo - Scintilla Rossa

COSA BLOCCA IL COMUNISMO IN ITALIA, APPROCCIO STORICO DEVIATO AL COMUNISMO IN ITALIA

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HAMSTER HALLORAN
view post Posted on 17/12/2012, 20:20




Spesso questi concetti che cerco di rispolverare ed chiarire in un assetto programmatico vengono denominati spesso vagamente come parlamentarismo in Italia,ma vanno approffonditi perchè non serve ridurre tutto lo spessore di un discorso in un termine od terminologia che non aiutano la reale comprensione.Certo in questo forum aver capito queste cose è già dato per scontato,perchè è da tempo che ne discutiamo ed ci confrontiamo.Per questo mi ritrovo anche se con vari alti e bassi mi ritrovo nell'interpretazione di questo forum ed dei suoi aderenti.Questo non lo dico per esplicitare che esistano varie interpretazioni del marxismo,sappiamo che l'unico marxismo è quello di Marx ed sviluppato dai Maestri del Proletariato Mondiale,ma sappiamo tutti,è inutile nasconderlo che esistano sette ed deviazioni ed interpretazioni che spesso come nel caso che sto per affrontare quello Italiano si sono sedimentate culturalmente,ed con il processo di globalizzazione ed la caduta del marxismo nei paesi storici dove si era realizzato,stanno prendendo piede in vaste zone del pianeta.

La prima interpretazione ingannevole del marxismo in Italia,parte dal concetto errato di marxismo come risposta antagonista al processo di industrializzazione,Marx critica infatti l'alienazione del sistema tayloristico ma non mette in discussione completamente l'industrialismo,che anzi sara un caposaldo dello stalinismo ed del suo sviluppo industriale in Unione Sovietica,mentre in Italia da anni vige un falsamento del marxismo in senso anti-industriale,dove al concetto di liberazione del proletariato dal sistema del lavoro alienante ed dallo sfruttamento dell'imprenditore,ed della casta degli imprenditori,cioè dalla stessa finanza,si arriva ad mettere in discussione lo stesso concetto di lavoro,che può anche essere un presupposto del marxismo nella sua fase completa (quando cioè la robotica viene impiegata al posto degli esseri umani nella produzione soddisfacendo tutti i bisogni in egual modo di tutto il proletariato)ma mettere in discussione lo stesso concetto di lavoro,che è comunque un bisogno umano per regolare la propria vita ed dargli un senso,è un concetto che non si è mai verificato nemmeno nei sistemi comunisti più perfezionati come in Urss ed Cina.Certamente c'è stata una riduzione degli orari di lavoro,c'è stata la produzione non più ai fini dell'arricchimento del Capitale ma del Proletariato,ed l'esproprio del Capitale.Allo stesso tempo il marxismo se pone il lavoro non più come mezzo di sussitenza per il singolo,ma come dono del singolo ad tutta la comunità degli uguali,lo stesso comunismo realizzato nei paesi come Urss ed Cina,ha mai messo in discussione che esistessero dei lavori praticamente operai,ma anzi allargando lo spettro del concetto di operaio ad tutti gli altri lavori,cioè allargando la specializzazione degli operai per ramificare la loro preparazione in vasti campi del lavoro,quindi assimilando i lavori un tempo tecnici od intelettuali alla classe operaia,introducendo essa in tutti gli ambiti dove un tempo era esclusa ed dando essa preparazione in tutti i rami.
Però non ha mai messo in discussione lo stesso concetto di produzione operaia,ed è per questo che la fase più avanzata della lotta alla diseguaglianza od divisione del lavoro,si ha nel comunismo cambogiano di Pol Pot,dove la stessa dicotomia intelettuale od tecnico accompagnata alla teoria maoista dello studio delle risorse fondamentali di una nazione,in contrasto con la teoria della specializzazione di Adam Smith,ed individuando Pol Pot nel riso ed nell'agricoltura il fattore di costruzione del socialismo per poi avviare l'industrializzazione,ha assimilato alla produzione agricola la restante classe tecnica-intellettuale,attraverso il percorso di costruzione rivoluzionaria.
Mentre qui in Italia questi concetti vengono spesso messi in discussione.(mi riferisco al passaggio del Manifesto del Partito Comunista dove Marx dopo aver analizzato le società precedenti ad quella industriale ed i sistemi di divisione in classi ed di sfruttamento,che rimangono nella società borghese ed industriale,non mette in discussione però allo stesso tempo il concetto di industria ed di operaio,ma quella di lavoro alienante ed di arricchimento del capitalista od detentore dei mezzi di produzione)
Questo concetto si sposa male con il processo favorito dai marxisti italiani di de-industrializzazione,come all'ambientalismo rivoluzionario.Certo il processo di industrializzazione nel marxismo non mette mai in rischio la salute dei cittadini,ma l'ambientalismo estremo fa parte della deviazione dal marxismo che si verifica nel nostro paese,accompagnata alla seconda deviazione storica dei comunisti italiani,cioè quella idealistica.
La concezione idealistica del marxismo è quella per cui marxismo ed il comunismo,sono ideologie al pari delle altre ideologie,quindi particolari visioni del mondo,da realizzare,dimenticando completamente l'aspetto di scienza economica ed deterministica del marxismo,che di per se è la reazione spontanea alla fase terminale del capitalismo monopolistico,quindi volendo il marxismo nella sua essenza di scienza economica supera la stessa organizzazione rivoluzionaria leninistica per anticipare i tempi della rivoluzione.(Infatti il leninismo si espleto in dinamiche antitetiche alle dinamiche studiate dallo stesso Marx,nella Gran Bretagna dove il processo industriale era più accentuato che nella dimensione della Russia rimasta allo stadio feudale,più che a quello borghese industriale),ora la fase attuale è quella dominata dallo scenario di desolazione post-industriale,de-industrializzazione,ed capitale finanziario cosmopolita ed di finanza come sistema di spoliazione virtuale del proletariato.
I marxisti italiani,anche le Avanguardie hanno sempre guardato malamente allo spontaneismo,come all'interpretazione deterministica del marxismo che è sempre più attuale,l'interpretazione che vede il marxismo non come ideologia particolare Guida Mentale ed Esistenziale di una determinata Costruzione Umana,come è stato in passato,ma come processo dinamico in continua evoluzione date le premesse della crisi del capitalismo globale.
Ma allo stesso tempo il marxismo ha un ruolo futuristico quello di ricostruire la dimensione del lavoro umano,occupando ed riprendendo il capitale finanziario,quindi la teoria di Stalin ed la via nazionale al comunismo è oggi attualissima.
Un altra tendenza deviazionista è quella del marxismo inteso come Umanesimo globale,ora la tendenza del marxismo ad essere uno slancio utopico nelle sue premesse antropologiche è innate è lampante,ma questa interpretazione del marxismo che si sta rapidamente diffondendo a livello globale,dopo il crollo dei regimi sovietico ed cinese,porta in se il germe del revisionismo economico,dove questa teoria tornando all'organizzazione del partito,è convinta che i partiti che si accingono ad governare in una dimensione parlamentaristica anche se eticchettati sotto il nome di "comunista" od "comunisti" siano per la loro stessa ettichetta avviati ad un processo graduale ed quanto mai anti-deterministico realizzazione dello stesso comunismo.Questo falso intepretativo si fa pressante nella situazione in cui questi partiti rigettando la teoria che invece fece sua Pol Pot di balzo in avanti,si siedono sul governo delle contingenze ed sulle riforme graduali,ormai il marxismo sempre più confuso con la Sinistra,viene identificato in una forma esacerbata di applicazione della teoria Keynesiana,tanto più dopo la trasmigrazione della sinistra italiana dell'ex pci dal comunismo ad una svolta che oggi viene alimentata guardando ad "miti" ed "icone" internazionali come Obama.Questa cattiva intepretazione del marxismo si manifesta nel pensare che per essere marxisti basti implementare la spesa pubblica ed sociale,al pari delle teorie del New Deal,lasciando perdere la dimensione deterministico-economica.
Il marxismo invece è per sua essenza contro uno Stato Gestionale,ed è per la sua stessa essenza Anti-Statalista,come Anti-Fascista quando per fascismo non si intende lo stato nazionale attore privilegiato anche dai Maestri del Proletariato,ma l'identificazione tra Comunità di Popolo con il concetto di amministrazione statale ed sovrastruttura di esso,associata ancora con l'aspetto gerarchico,dello statalismo gestionale sia esso di matrice fascista od semplicemente di Sinistra.
Mentre nel marxismo la stessa Comunità di Popolo od Nazione è l'insieme dei supremi interessi del Proletariato ed non di amministrazioni particolari ed di sovrastrutture.

EDOARDO BUSO
 
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babeuf
view post Posted on 18/12/2012, 14:53




Marx critica il taylorismo? .. sei sicuro? misteri della fede.
 
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HAMSTER HALLORAN
view post Posted on 18/12/2012, 16:24




ciao babeuf almeno dalle mie conoscenze cosi mi risulta.fammi sapere se sai di più,e grazie per aver letto l'articolo ciao

www.aeeeitalia.it/documenti/Articolo%20organizzazione.pdf
 
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Andrej Zdanov
view post Posted on 18/12/2012, 17:35




CITAZIONE
il marxismo nella sua essenza di scienza economica supera la stessa organizzazione rivoluzionaria leninistica per anticipare i tempi della rivoluzione.(Infatti il leninismo si espleto in dinamiche antitetiche alle dinamiche studiate dallo stesso Marx,nella Gran Bretagna dove il processo industriale era più accentuato che nella dimensione della Russia rimasta allo stadio feudale,più che a quello borghese industriale)

Questo è un diffuso fraintendimento di Marx. In realtà, Marx affema semplicemente che un paese economicamente avanzato è più vicino di altri alla transizione al socialismo. La sfera politica gode di un'autonomia relativa rispetto all'economia. Come questa autonomia si esplichi, dando vita a situazioni storiche originali, lo spiega molto bene Stalin, nel primo capitolo dei Principi del leninismo:

Per la Russia e per Lenin “è avvenuto” qualche cosa di simile a quel che, tra il 1840 e il 1850, “era avvenuto” per la Germania e per Marx ed Engels. Come la Russia al principio del secolo XX, la Germania era allora gravida della rivoluzione borghese. Nel Manifesto dei Comunisti, Marx scriveva allora che:

Sulla Germania rivolgono i comunisti specialmente la loro attenzione, perché la Germania è alla vigilia della rivoluzione borghese, e perché essa compie tale rivoluzione in condizioni di civiltà generale europea più progredite e con un proletariato molto più sviluppato che non avessero l’Inghilterra nel secolo XVII e la Francia nel XVIII; per cui la rivoluzione borghese tedesca non può essere che l’immediato preludio di una rivoluzione proletaria.

In altri termini, il centro del movimento rivoluzionario si spostava verso la Germania.
Non vi può esser dubbio che appunto questa circostanza, segnalata da Marx nel passo sopra riportato, fu probabilmente la causa per cui appunto la Germania fu la patria del socialismo scientifico e i capi del proletariato tedesco - Marx ed Engels - ne furono i creatori.
Lo stesso, ma in misura ancora maggiore, si deve dire della Russia dell’inizio del secolo XX. La Russia si trovava in quel periodo alla vigilia di una rivoluzione borghese; ma doveva compiere questa rivoluzione quando le condizioni dell’Europa erano più progredite, il proletariato più sviluppato che nel caso della Germania (senza parlare dell’Inghilterra e della Francia) e tutti i dati indicavano che questa rivoluzione sarebbe stata il lievito e il preludio della rivoluzione proletaria. Non si può reputare accidentale il fatto che già nel 1902, quando la rivoluzione russa era soltanto all’inizio, Lenin scrivesse nel suo opuscolo Che fare? queste parole profetiche:

La storia ci pone oggi (cioè ai marxisti russi. G. St.) un compito immediato, il più rivoluzionario di tutti i compiti immediati del proletariato di qualsiasi altro paese. L’adempimento di questo compito, la distruzione del baluardo più potente della reazione non soltanto europea, ma anche... asiatica, farebbe del proletariato russo l’avanguardia del proletariato rivoluzionario internazionale.

In altri termini, il centro del movimento rivoluzionario doveva spostarsi verso la Russia.


La citazione di Marx non lascia adito a dubbio alcuno. Se le cose stessero altrimenti, non si capirebbe perché Marx sostenne la teoria della rivoluzione ininterrotta (cfr. Indirizzo alla Lega dei Comunisti, 1850). Ma ammettiamo che quello di Marx fosse solo ardore rivoluzionario giovanile, in seguito sostituito da una maggior serietà scientifica. Al che, nella prefazione di Marx ed Engels all'edizione russa del 1882 (Marx morirà circa un anno dopo) del Manifesto del Partito comunista si legge:

All’epoca della rivoluzione del 1848-49, non solo i monarchi, ma anche i borghesi europei vedevano nell’intervento russo l’unica salvezza contro il proletariato, che proprio allora incominciava arisvegliarsi. Essi proclamarono lo zar capo della reazione europea. Oggi egli se ne sta nella sua Gatcina, prigioniero di guerra della rivoluzione, e la Russia forma l’avanguardia del movimento rivoluzionario in Europa.

Non si vede nemmeno qui traccia della concezione positivista-determinista della rivoluzione che certuni continuano ad imputare a Marx. Del resto, nella prefazione alla prima edizione del Capitale, usualmente considerata come il manifesto per eccellenza del determinismo marxiano, Marx aveva chiaramente delimitato l'ambito cui attiene questo determinismo:

In sé e per sé, non si tratta del grado maggiore o minore di sviluppo degli antagonismi sociali derivanti dalle leggi naturali della produzione capitalistica, ma proprio di tali leggi, di tali tendenze operanti ed effettuantisi con bronzea necessità. Il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l'immagine del suo avvenire.

La frase che ho sottolineato dovrebbe fugare ogni dubbio. Alla luce di ciò, appare come la teoria leninista del partito non contraddica affatto la scienza economica di Marx. Al contrario, furono proprio Lenin e Plekhanov a mostrare, in polemica con i populisti, il carattere generale delle leggi economiche scoperte da Marx e la loro applicazione alla situazione russa. Hanno ugualmente torto gli attuali "riscopritori" di Marx, che vedono perfino una contraddizione interna a Marx stesso, tra la prefazione alla prima edizione del Capitale e le lettere a Vera Zasulic (D. Fusaro, Bentornato Marx!, Bompiani, p. 193).
 
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view post Posted on 18/12/2012, 23:40
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Ringrazio Zdanov per il suo splendido intervento, che, tra l'altro, rende il topic molto meno naif.
 
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Felix12
view post Posted on 19/12/2012, 01:24




CITAZIONE (Andrej Zdanov @ 18/12/2012, 17:35) 
CITAZIONE
il marxismo nella sua essenza di scienza economica supera la stessa organizzazione rivoluzionaria leninistica per anticipare i tempi della rivoluzione.(Infatti il leninismo si espleto in dinamiche antitetiche alle dinamiche studiate dallo stesso Marx,nella Gran Bretagna dove il processo industriale era più accentuato che nella dimensione della Russia rimasta allo stadio feudale,più che a quello borghese industriale)

Questo è un diffuso fraintendimento di Marx. In realtà, Marx affema semplicemente che un paese economicamente avanzato è più vicino di altri alla transizione al socialismo. La sfera politica gode di un'autonomia relativa rispetto all'economia. Come questa autonomia si esplichi, dando vita a situazioni storiche originali, lo spiega molto bene Stalin, nel primo capitolo dei Principi del leninismo:

Per la Russia e per Lenin “è avvenuto” qualche cosa di simile a quel che, tra il 1840 e il 1850, “era avvenuto” per la Germania e per Marx ed Engels. Come la Russia al principio del secolo XX, la Germania era allora gravida della rivoluzione borghese. Nel Manifesto dei Comunisti, Marx scriveva allora che:

Sulla Germania rivolgono i comunisti specialmente la loro attenzione, perché la Germania è alla vigilia della rivoluzione borghese, e perché essa compie tale rivoluzione in condizioni di civiltà generale europea più progredite e con un proletariato molto più sviluppato che non avessero l’Inghilterra nel secolo XVII e la Francia nel XVIII; per cui la rivoluzione borghese tedesca non può essere che l’immediato preludio di una rivoluzione proletaria.

In altri termini, il centro del movimento rivoluzionario si spostava verso la Germania.
Non vi può esser dubbio che appunto questa circostanza, segnalata da Marx nel passo sopra riportato, fu probabilmente la causa per cui appunto la Germania fu la patria del socialismo scientifico e i capi del proletariato tedesco - Marx ed Engels - ne furono i creatori.
Lo stesso, ma in misura ancora maggiore, si deve dire della Russia dell’inizio del secolo XX. La Russia si trovava in quel periodo alla vigilia di una rivoluzione borghese; ma doveva compiere questa rivoluzione quando le condizioni dell’Europa erano più progredite, il proletariato più sviluppato che nel caso della Germania (senza parlare dell’Inghilterra e della Francia) e tutti i dati indicavano che questa rivoluzione sarebbe stata il lievito e il preludio della rivoluzione proletaria. Non si può reputare accidentale il fatto che già nel 1902, quando la rivoluzione russa era soltanto all’inizio, Lenin scrivesse nel suo opuscolo Che fare? queste parole profetiche:

La storia ci pone oggi (cioè ai marxisti russi. G. St.) un compito immediato, il più rivoluzionario di tutti i compiti immediati del proletariato di qualsiasi altro paese. L’adempimento di questo compito, la distruzione del baluardo più potente della reazione non soltanto europea, ma anche... asiatica, farebbe del proletariato russo l’avanguardia del proletariato rivoluzionario internazionale.

In altri termini, il centro del movimento rivoluzionario doveva spostarsi verso la Russia.


La citazione di Marx non lascia adito a dubbio alcuno. Se le cose stessero altrimenti, non si capirebbe perché Marx sostenne la teoria della rivoluzione ininterrotta (cfr. Indirizzo alla Lega dei Comunisti, 1850). Ma ammettiamo che quello di Marx fosse solo ardore rivoluzionario giovanile, in seguito sostituito da una maggior serietà scientifica. Al che, nella prefazione di Marx ed Engels all'edizione russa del 1882 (Marx morirà circa un anno dopo) del Manifesto del Partito comunista si legge:

All’epoca della rivoluzione del 1848-49, non solo i monarchi, ma anche i borghesi europei vedevano nell’intervento russo l’unica salvezza contro il proletariato, che proprio allora incominciava arisvegliarsi. Essi proclamarono lo zar capo della reazione europea. Oggi egli se ne sta nella sua Gatcina, prigioniero di guerra della rivoluzione, e la Russia forma l’avanguardia del movimento rivoluzionario in Europa.



Non si vede nemmeno qui traccia della concezione positivista-determinista della rivoluzione che certuni continuano ad imputare a Marx. Del resto, nella prefazione alla prima edizione del Capitale, usualmente considerata come il manifesto per eccellenza del determinismo marxiano, Marx aveva chiaramente delimitato l'ambito cui attiene questo determinismo:

In sé e per sé, non si tratta del grado maggiore o minore di sviluppo degli antagonismi sociali derivanti dalle leggi naturali della produzione capitalistica, ma proprio di tali leggi, di tali tendenze operanti ed effettuantisi con bronzea necessità. Il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l'immagine del suo avvenire.

La frase che ho sottolineato dovrebbe fugare ogni dubbio. Alla luce di ciò, appare come la teoria leninista del partito non contraddica affatto la scienza economica di Marx. Al contrario, furono proprio Lenin e Plekhanov a mostrare, in polemica con i populisti, il carattere generale delle leggi economiche scoperte da Marx e la loro applicazione alla situazione russa. Hanno ugualmente torto gli attuali "riscopritori" di Marx, che vedono perfino una contraddizione interna a Marx stesso, tra la prefazione alla prima edizione del Capitale e le lettere a Vera Zasulic (D. Fusaro, Bentornato Marx!, Bompiani, p. 193).

Compagno Zdanov, la tua risposta è semplicemente: MERAVIGLIOSA. Essa fa piazza pulita DEFINITIVA, con argomentazioni INOPPUGNABILMENTE SCIENTIFICHE (poiché attingono direttamente alla fonti) della più celebre delle deviazioni dal Marxismo-Leninismo, appunto quella che attribuisce al Marxismo una (assolutamente inesistente in realtà) natura 'positivistico-deterministica', e dell'altra a lei collegata che è quella della 'immaturità della russia' per la rivoluzione.
 
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HAMSTER HALLORAN
view post Posted on 19/12/2012, 13:29




scusa Andrej,ma bisogna mettersi d'accordo,l'analisi sociologicamente accettata del marxismo è quella che io espongo.Quando dico sociologica,non voglio dire che esista una sola interpretazione sociologica,ma voglio dire che a livello teorico Marx è un sociologo,analizzato da altri sociologi contemporanei e successivi a lui,mentre non c'è la stessa consistenza di Marx,dal punto di vista economico scientifico e quindi dal punto di vista di studio sociologico,nei lavori di Lenin e Stalin e Mao successivi,in quanto per la loro natura successivi e quindi impostati sotto un profilo OLTRE CHE DI STUDIO,ideologico.Questo non nega che siano opere meravigliose,ma bisogna precisare che le scuole sociologiche tradizionali sono più concentrate sui lavori di Marx,che costituiscono la BASE ANALITICA di OGNI SOCIOLOGO,sia esso occidentale,orientale,e di qualsiasi estrazione politica.Nel mio articolo mi sono riferito a questi studi sociologici del marxismo,e alle loro basi comuni,(quando si studia una materia si parte da delle basi comuni di analisi che costituiscono lo stesso metodo scientifico applicato anche alle materie economiche e sociologiche,e non solo a quelle fisiche o biologiche),certo esistera un analisi storico-sociologica del marxismo che comprende Lenin Stalin Mao ecc,ma la pura base sociologica è stata analizzata in questa ottica,con diverse variazioni,ma l'ottica era quella di cui parlavo io.Almeno il ragionamento sociologico era alla base del mio scritto,che poi è stato sfumato in un interpretazione anche delle azioni dei maestri,più che delle loro idee elaborate e scritte,che hanno un valore comunque fondamentale.
 
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view post Posted on 19/12/2012, 14:16
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CITAZIONE
a livello teorico Marx è un sociologo

"invece della parola d'ordine conservatrice un giusto salario [...] gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario 'soppressione del lavoro salariato."

"La classe operaia deve conquistare il suo diritto all’emancipazione sul campo di battaglia”.

«Voi dovete passare attraverso quindici, venti, cinquant'anni di guerre civili e di battaglie internazionali, non solo per trasformare i rapporti esistenti, ma anche per trasformarvi voi stessi e rendervi atti al dominio politico"

"Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato."

Eccoti il tuo "sociologo"!!!
 
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HAMSTER HALLORAN
view post Posted on 19/12/2012, 14:27




"invece della parola d'ordine conservatrice un giusto salario [...] gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario 'soppressione del lavoro salariato."

"La classe operaia deve conquistare il suo diritto all’emancipazione sul campo di battaglia”.

«Voi dovete passare attraverso quindici, venti, cinquant'anni di guerre civili e di battaglie internazionali, non solo per trasformare i rapporti esistenti, ma anche per trasformarvi voi stessi e rendervi atti al dominio politico"

"Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato."

Questo non è contrario a ciò che ho scritto.caro Carre,non sleghiamo il mio intervento di risposta al caro Andrej,dalla contestualizzazione dell'articolo.Io ho semplicemente analizzato il marxismo nella sua portata sociologica,questo non esclude che il marxismo ha un altra grande portata quella rivoluzionaria,che tra le altre cose traspare nel mio articolo,quindi se si pensa che i miei interventi siano uno sminuimento del lavoro di Marx,siamo nella pura "paranoia",senza offesa,il forum è grande,e mi pareva utile anche analizzare aspetti che altri topic non hanno analizzato,anche per arricchire le tematiche sempre nell'ottica dello studio del marxismo.
 
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babeuf
view post Posted on 20/12/2012, 10:00




Mi limitavo semplicemente a farti notare che i Principi di Taylor sono stati pubblicati qualche decennio dopo la morte di K.Marx.
Io non credo assolutamente che Marx sia un sociologo, credo che abbia tracciato i lineamenti di una nuova scienza, il materialismo storico che è un metodo di interpretazione complessivo della realtà.
Quanto al determinismo marxista, credo che sia da imputare ai teorici della II internazionale più che al nostro.

CITAZIONE (HAMSTER HALLORAN @ 18/12/2012, 16:24) 
ciao babeuf almeno dalle mie conoscenze cosi mi risulta.fammi sapere se sai di più,e grazie per aver letto l'articolo ciao

www.aeeeitalia.it/documenti/Articolo%20organizzazione.pdf
 
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9 replies since 17/12/2012, 20:20   348 views
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