Comunismo - Scintilla Rossa

Berlusconi condannato a 4 anni

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view post Posted on 27/11/2013, 18:59

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CITAZIONE (mao tse-tung @ 27/11/2013, 18:55) 
ci siamo liberati di sto fascista di merda.

se ci fosse il compagno stalin sti coglioni di bossi,maroni,berlusconi,letta,alfano e renzi sarebbero in un gulag.

se ci fosse il compagno Stalin già da tempo questi tizi erano a Vorkuta..
ma addaveni Baffone
 
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view post Posted on 28/11/2013, 15:12

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Fine corsa - Adieu, Silviò. Non ci mancherai.

Il 27 novembre Berlusconi ci ha lasciato.



Momento atteso, mitizzato, invocato, liberatorio. Nel pomeriggio il Senato ha votato per la sua decadenza da parlamentare, una (piccola) manifestazione del suo “popolo” sotto palazzo Grazioli ha cercato di dargli conforto nel momento triste, alla procura di Milano – e in altre - forse si preparano nuovi mandati di cattura. Questa volta non si risolleverà dal baratro.

“Lo vuole l'Europa”, più che la politica italiana. Lo vuole fuori dai piedi così come l'aveva accettato benvolentieri quando si trattava di demolire la credibilità internazionale di questo paese e del suo establishment, in modo da aprir meglio la strada allo svuotamento della Costituzione repubblicana, alla distruzione della “sinistra radicale” (sempre disponibile a farsi asservire dal centrosinistra in nome del “pericolo Caimano”), al prepotere della finanza continentale, e infine al governo della Troika. Spremuto il limone di quanto poteva utilmente dare, restava solo l'impresentabile macchietta porno-mafiosa, l'impresario che evade il fisco e tocca il sedere alle ballerine, che si fa scrivere le leggi dai suoi avvocati portati appositamente in Parlamento.

Fine corsa.

Ma non si tornerà per questo indietro. Non torneremo al “Parlamento sovrano” dove partiti politici, espressione di interessi sociali differenti e opposti, battagliano per trasformare la ricchezza prodotta dal paese in dividendi sociali ineguali, ma “liberamente contrattati”.

Questo ancora non è stato capito dai protagonisti – si fa per dire – della squinternata “sinistra” italiana. L'invasione che c'è stata due anni fa, con la nomina regale del “governo Monti”, ha sancito per sempre che il “gioco politico” si esercita ormai su aree molto ristrette e per nulla discrezionali del bilancio complessivo. E anche le “riforme strutturali” vengono dettate in base a interessi e strategie altrui. Senza troppe consultazioni.

L'eliminazione politica di Berlusconi è diventata necessaria nel momento in cui il “blocco sociale” coagulato intorno alla sua figura è entrato nel cono d'ombra dei “tagli alla spesa”. Un blocco formato da evasione/elusione fiscale, cannibalizzazione di appalti e subappalti con fondi pubblici, economia sommersa o direttamente criminale, piccola impresa galleggiante sul lavoro nero, rendita immobiliare diffusa e ricchezza patrimoniale basata su prezzi “fuori mercato”... Un pezzo di lardo accumulato da smagrire, spremere, svuotare di potere. La “competitività” si deve fare strada anche grazie a “sacrifici” caricati su questo insieme. E non è più accettabile – dal punto di vista dei poteri continentali – che questo blocco disponga di una “rappresentanza politica” potente, dotata di mezzi di comunicazione di massa gestiti con abilità e sfrontatezza, peso condizionante le scelte del governo (la “legge di stabilità” messa al voto di fiducia ieri notte è il risultato di questo condizionamento; e non a caso non piace a nessuno, né risolve alcun problema, neppure dal punto di vista liberista).

Adieu, Silviò. Non ci mancherai. Di certo la tua assenza sarà un problema per quel “discorso politico”, veicolato per venti anni da alcuni media soi-disant “progressisti”, che ha fatto scomparire programmaticamente ogni problema sociale e politico dietro quel tuo ghigno da jokerman minaccioso. Dovranno reinventarsi, o chiudere finalmente bottega per assoluta mancanza di idee proprie.

Adesso la nuda realtà ci guarda dritto in faccia, senza più veli. Ve la sentite di guardarla negli occhi?
 
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view post Posted on 30/11/2013, 18:53

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27 novembre 2013: un bel giorno per la democrazia! a seguire il comunicato di proletari comunisti



Ventisette novembre: una data che resterà impressa nella memoria di tutti gli italiani onesti ed antifascisti: un bel giorno per la democrazia – seppure quella borghese – italiana, talmente radioso che si stenta a crederci.
L’aula di palazzo Madama – la sede del Senato della Repubblica – dopo mesi di cervellotiche discussioni messe in piedi dalla banda di servi del Delinquente di Arcore, vota la decadenza dello stesso dalla carica che usurpa da circa vent’anni.
Sono le ore 17:00 quando i membri della camera alta del Parlamento iniziano ad esprimersi – con il voto palese, ed al termine di un lunghissimo dibattito rappresentato dalle dichiarazioni di voto dei vari gruppi – sulla defenestrazione del Satrapo Lombardo dal seggio indegnamente occupato.
Alle ore 17:35 viene respinto l’ultimo dei nove ordini del giorno presentati dai leccac… del Malvivente Milanese: qui di seguito i risultati delle singole votazioni.
1. 192 no, 114 sì, 2 astenuti;
2. 193 no, 114 sì, 2 astenuti;
3. 193 no, 114 sì, 2 astenuti;
4. 194 no, 113 sì, 2 astenuti;
5. 194 no, 114 sì, 2 astenuti;
6. 194 no, 112 sì, 4 astenuti;
7. 192 no, 115 sì, 2 astenuti;
8. 191 no, 115 sì, 3 astenuti;
9. 194 no, 114 sì, 2 astenuti; 192 no, 115 sì, 2 astenuti.
Per completezza di informazione, occorre dire che le votazioni dell’o.d.g. G9 sono due perché il senatore proponente Giacomo Caliendo (forzitaliota) ha chiesto che avvenissero per parti separate del dispositivo.
Alle ore 17:43 il Criminale Lombardo – nonostante il voto a lui favorevole degli indegni rappresentanti di Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Lega Nord, e Grandi Autonomie e Libertà – è dichiarato decaduto; queste le parole del vicepresidente della Repubblica, senatore Pietro Grasso: “Essendo stati respinti tutti gli ordini del giorno presentati in difformità dalla relazione della Giunta per le Immunità, che proponeva di non convalidare l’elezione di B., la relazione della Giunta deve intendersi approvata”.
Qui di seguito il commento a caldo di Proletari Comunisti.

CHE GOVERNO E NAPOLITANO CADANO INSIEME A B.!
B. escluso dal Senato. Ora deve essere arrestato.
Nonostante gli sforzi e le convulsioni portati avanti in tanti mesi si è arrivati alla esclusione dal parlamento, ma i gravi reati commessi in tutte le forme da B., dai suoi governi e dai suoi uomini devono essere perseguiti fino in fondo, mettendo fine all’ingiustizia ad personam che ha caratterizzato il suo potere moderno fascista. Senza andare fino in fondo, B. trasformerà l’attuale “battuta d’arresto” in ricompattamento per un rilancio, cacciato dalla porta rientrerà dalla finestra come e peggio di prima.
Il governo Letta che si è retto finora sui suoi voti si è indebolito e se ne deve andare.
L’arroganza con cui si pretende di andare avanti reggendosi sui voti di un gruppo di transfughi in libera uscita di Al Fano e della domestica di Ligresti, con il PD invischiato al suo interno dallo scontro tra faide e cricche, rende sempre più improponibile questo governo che su B. si reggeva e con B. deve cadere.
Questo governo, che fino a ieri ha fatto la politica del partito di B. non ha legittimità a rimanere un solo giorno di più.
Napolitano, grande regista delle ‘larghe intese’ se ne deve andare.
Il “piccolo vecchio”, miserabile orchestratore, a difesa dei padroni e del sistema, di questa squallida operazione delle ‘larghe intese’ in aperto contrasto anche con i risultati elettorali nel tentativo di salvare B. e di imporre una modifica reazionaria della Costituzione, a fronte del fallimento anche di questa operazione, non ha ragione di rimanere un giorno in più al Quirinale.
Nel parlamento la farsa continua.
In preda alle convulsioni di tre destre in azione, travestite ora da centro destra ora da centrosinistra, questo parlamento non è in grado di approvare alcuna legge a favore dei proletari, delle masse popolari, ma solo di fare da gran cassa di partiti impegnati sin da ora in una nuova campagna elettorale, con parlamentari attaccati ai soldi e alle poltrone in spregio alle condizioni di immiserimento e povertà che si estendono nel paese.
Il governo Pd/Al Fano procede lungo la strada della politica antipopolare al servizio dei padroni, della grande finanza e della troika europea.
Intanto il governo pur se “azzoppato” rafforza la sua compattezza interna lungo la linea delle tasse, delle grandi opere, delle spese militari, del taglio alle spese sociali, del sostegno ai padroni nella loro politica di licenziamento, precarizzazione, flessibilità, scarico della crisi sui lavoratori, fino all’infame sostegno a padroni assassini come Riva. Un governo che non può essere salvato con provvedimenti di facciata e di puro stampo elettorale come il mini reddito minimo garantito.
Un governo che ha e cerca solo l’appoggio della troika europea, degli Usa e di Putin.
B. rilancia un partito reazionario di massa cercando di capitalizzare a suo favore l’estendersi del malcontento di massa.
La marcia del moderno fascismo come tendenza generale che ha in B. l’esponente principale, non viene certo interrotta o fermata dall’uscita di B. dal parlamento, anzi. Essa può trovare ora la forma del partito reazionario di massa, che cercando di intercettare il malcontento delle masse rispetto ai governi della troika di cui Letta è espressione attuale, può puntare ancora più nettamente all’ulteriore trasformazione reazionaria dello Stato in senso presidenzialista e alla prospettiva della dittatura aperta. In questo senso va letta anche la terminologia di “colpo di Stato”.
Occorre contrastare anche nelle piazze e tra le masse l’azione del partito di B. e di ogni forza di stampo fascista.
Proletari e masse popolari hanno ripreso la lotta di opposizione di massa al governo e allo Stato dei padroni, in particolare con il segnale importante dello sciopero generale del sindacalismo di base e di classe del 18 ottobre e l’assedio popolare (movimento per la casa, immigrati, precari, disoccupati, No Tav, No Muos…) del 19 ottobre, e con le lotte, dalle fabbriche dei licenziamenti ai tramvieri di Genova.
Bisogna andare avanti su questa strada, fuori e contro tutti i partiti parlamentari, i sindacati confederali complici del governo e alleati con i padroni.
Puntare alla rivolta generale per rovesciare ogni governo dei padroni che apra la strada ad un’alternativa rivoluzionaria per il potere proletario.

pennatagliente http://pennatagliente.wordpress.com/
 
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view post Posted on 4/12/2013, 17:13

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una ‘condanna’ ridicola


La signorina Daniela Garnero sedicente Santanché condannata a giorni 4 di galera e 4 giorni di galera e 100 euro di ammenda.
Pena sostituita con una ammenda complessiva di 1100 euro.

Forse allora è vero, non è soltanto un sogno: il ventennio più nero della Repubblica Italiana sta finendo; dopo la condanna definitiva – a quattro anni, per il reato di frode fiscale – del Delinquente di Arcore, si cominciano a vedere le prime crepe nel muro di assoluta impunità dietro al quale loschi personaggi legati al Criminale Lombardo fino a ieri si permettevano di fare ciò che meglio credevano.
Lunedì due dicembre è finalmente il caso della signorina Daniela Garnero sedicente Santanché alla quale viene comminata una pena – giorni quattro di galera ed Euro cento di multa, convertiti in Euro millecento di sanzione pecuniaria – per manifestazione non autorizzata.
Nel 2009 si arrogò il diritto di convocare, nel giorno della festa musulmana di fine Ramadan, un’adunata per protestare contro l’uso del burqah: naturalmente pensò bene di non chiedere i necessari permessi alla Questura.
La Prostituta della Granda, nel commentare la ridicola sentenza – per lei millecento Euro di multa equivalgono a molto meno di un caffé – si lamenta per aver “ricevuto lo stesso trattamento di centri sociali e No Tav”.
A parte il fatto che un reato resta tale a prescindere da chi lo commette, trovo altamente offensivo lo sproloquio della Fascista Cuneese: le persone a cui si paragona, spesso per aver fatto molto meno, subiscono procedimenti giudiziari e condanne infinitamente più pesanti di quella a lei appioppata dalla Giustizia borghese.

fonte http://pennatagliente.wordpress.com/2013/1...danna-ridicola/
 
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view post Posted on 19/7/2014, 09:05

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Berlusconi assolto, il regime ha una forma stabile


Prendiamo la notizia nuda e cruda dal Corriere online: "I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby, per entrambi i capi di imputazione. In primo grado l’ex premier era stato condannato a 7 anni . A proposito dell’accusa di concussione, i giudici dell’Appello hanno detto che “Il fatto non sussiste” . Riferendosi all’accusa di prostituzione minorile invece è stato scritto che i fatti a lui contestati “non costituiscono reato” . Il collegio presieduto da Enrico Tranfa ha quindi emesso una sentenza che va nel senso opposto rispetto alla condanna a 7 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, inflitta all’ex premier nel processo di primo grado dal collegio presieduto da Giulia Turri il 24 giugno 2013. Le motivazioni sono attese entro 90 giorni".

Dunque: telefonare alla questura per far rilasciare una minorenne fermata con l'accusa di furto non è concussione (costringere o "convincere" un pubblico ufficiale a fare il conrario di quello che dovrebbe fare); fare sesso con una minorenne non è reato se fai finta di non sapere la sua età (se sei abbastanza potente, non come il marito della Mussolini); Ruby è probabilmente la nipote di Mubarak o poteva sembrarlo.

Non ci interessa qui entrare nel merito di un processo di cui, come tutti, conosciamo soltanto i rendiconti giornalistici e non "le carte processuali". Ma a nessuno può sfuggire il significato politico di questa sentenza, così come non può sfuggire l'olimpica calma con cui stavolta il Caimano ha atteso la sentenza. Né l'insistenza con cui ha tenuto buoni i suoi nel mantenere fede al "patto del Nazareno" con Renzi, di cui - sia detto per chiarezza - ben pochi conoscono il vero contenuto.

L'impressione è dunque fortissima: il regime si è stabilizzato, il blocco che ha portato Renzi a palazzo Chigi si è preoccupato di salvare l'ex Cavaliere per evitare lacerazioni pericolose nel blocco sociale egemone (tra un'ala moderna ed "europea" e una "sanfedista", arretrata, criminogena e criminale) e in cambio di una mano sostanziosa al processo di stabilizzazione. Quello che avviene in parlamento è lo specchio esatto di questo appeasement che evita altri morti e feriti nella classe dirigente, specie ora che il "cambio generazionale" è avvenuto e le vecchie diatribe del passato possono essere messe nell'armadio insieme a tutti gli altri scheletri della Repubblica italiana. Berlusconi è un "costituente" del nuovo regime, quindi può esser salvato e accompagnato all'uscita senza quest'ultimo disonore.

Notiamo, incidentalmente, che il cambio di linea della magistratura coincide con il "nuovo clima politico", quello in cui tutto l'arco dei principali dirigenti politici esce fuori dall'alveo democristiano, massone, piduista, ormai decisamente padrone anche del cosiddetto Partito Democratico.

Sarebbe sperabile che quanti hanno avuto l'idea che votando "utile", ovvero Pd, si contribuiva a "battere la destra e Berlusconi" riescano ora finalmente ad accendere il cervello. Qui il gioco della democrazia è finito da un pezzo, anche formalmente. E il regime non presenta più alcuna smagliatura tra una presunta "destra" e una ancor più presunta "sinistra". A livello delle politiche economiche e istituzionali comanda la Troika (Unione Europea, Bce, Fmi); al livello dell'"amministrazione" c'è invece un personale ampiamente interscambiabile, dall'identità inesistente e corrotta ancor prima di arrivare a una qualsiasi poltrona.

Come cinguettano tutti i Tg, "l'assoluzione di Berlusconi rafforza il patto del Nazareno e zittisce i frondisti di tutti gli schieramenti". Appunto. Non l'opposizione sociale che, a questo punto, deve guardare altrove per trovare anche un'espressione o una rappresentanza politica.

FONTE
 
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view post Posted on 19/7/2014, 19:01

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l’italia vuol diventare il nuovo paradiso del turismo sessuale


pennatagliente

Incredibile, ma forse neanche toppo: i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno assolto il Delinquente di Arcore dalle accuse in merito al processo per prostituzione minorile per aver fatto sesso con Karima El Maghroub, quella che il Criminale Lombardo fece passare per la nipote dell’allora capo di Stato egiziano, Muhammad Hosni Sayyid Ibrahim Mubarak.
Allora, quella che ora è una ragazza, sposata con prole, era soltanto una bambina di diciassette anni: il Malvivente Milanese approfittò di lei in più di un’occasione, quando si presentava a villa San Martino per i noti festini in cui erano coinvolte decine di ragazze, qualcuna persino maggiorenne.
Lungi da me discutere la sentenza in sé, ma penso sia doveroso commentarne il risvolto politico; sì, perché un tale tipo di ripercussione ce l’ha, eccome: nella smania di portare a termine il suo progetto autoritario, il Nipotino di Gelli ha ordinato alla Magistratura di assolvere Frodo da Arcore da qualunque reato gli venga ascritto.
Altrimenti i suoi tirapiedi non votano più le schifezze volute dal Giovane Vecchio Democristiano, e il “Piano di rinascita democratica”, rivisto e corretto per adattarlo ai tempi che corrono, subisce un’inaccettabile – per lui ed i suoi accoliti – battuta d’arresto.
Poco importa a lorsignori che, in questo modo, si rischi di far diventare l’Italia un Paese con vocazione al turismo sessuale, dove andare a letto con minorenni non costituisce reato: secondo questi giudici, basta non pagarli in moneta sonante – ma piuttosto fare loro dei regali – e non si va in galera.
 
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view post Posted on 20/7/2014, 09:51

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Lo Stato e la mafia hanno raggiunto l'accordo


L'assoluzione di Berlusconi in sede d'appello del “processo Ruby” segna probabilmente più di altri eventi il passaggio di regime. Se ne è avuta la conferma plastica, ieri, nella celebrazione dell'anniversario – il ventiduesimo – della strage di via D'Amelio e dell'uccisione del giudice Paolo Borsellino. Da un lato il Potere, tornato ai fasti di un tempo, distante “dal popolo” e tutto compreso nei propri riti. Dall'altra la piccola massa di quanti, nell “scrematura” legalitaria dello Stato, dei suoi apparati, e quindi nella recisione dei legami tra Stato e mafia, avevano creduto.
Il capo della polizia, Pansa, ha ricordato le vittime deponendo una corona alla caserma Lungaro. Al chiuso, tra poliziotti. Nessun “politico” si è fatto vedere in via D'Amelio, a parte Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia e ormai fuori dai vertici del Partito Democratico. Nemmeno ha ha avuto però sconti. Quelli delle Agende Rosse – familiari delle vitime e attivisti delle associazioni antimafia - le hanno voltato le spalle alzando il diario scomparso di Borsellino divenuto loro simbolo ed emblema di una verità negata sulle stragi. Anche fisicamente, dunque, popolo e Potere si sono definitivamente separati sul tema dirimente: la mafia va combattuta o ci va trovato un punto d'equilibrio? La risposta ci sembra chiarissima.
Ma è stato soprattutto il pm Nino Di Matteo, mente storica dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, a marcare la distanza tra l'antimafia recitata e quella reale, indicando per nome e cognome gli “uomini delle istituzioni” che hanno remato sistematicamente contro l'accertamento della verità sulla stagione delle stragi di mafia. A partire ovviamente dall'ineffabile Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica disonorata, che ieri, nel consueto messaggio “dovuto” istituzionalmente e inviato a Manfredi Borsellino, è stato capace di auspicare «che i processi ancora in corso possano fare piena luce su quei tragici eventi, rispondendo così all'anelito di verità e giustizia che viene da chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che si estende all'intero Paese»; cercando dunque di far dimenticare che proprio lui si è rifiutato di deporre davanti ai magistrati siciliani su quanto accaduto durante le ormai mitologiche “trattative Stato-mafia”. Come si possono pronunciare queste parole («È indispensabile non dimenticare che un'azione di contrasto sempre più intensa alla criminalità organizzata trae linfa vitale dallo sforzo di tutti nell'opporsi al compromesso, all'acquiescenza e all'indifferenza») mentre si mette una lapide sopra le pagine più oscure dell'ultimo trentennio? Solo con l'improntitudine del potere che sa di non correre più alcun rischio.
Proprio lui, dunque, è stato il bersaglio grosso su cui il pm Di Matteo - probabilmente a un passo ormai dalla estromissione dalle indagini e anche dalla magistratura – ha sparato le sue accuse. «Non si può ricordare Paolo Borsellino ed assistere in silenzio ai tanti tentativi in atto - dalla riforma già attuata dell'Ordinamento Giudiziario a quelle in cantiere sulla responsabilità civile dei giudici, alla gerarchizzazione delle Procure anche attraverso sempre più numerose e discutibili prese di posizione del Csm - finalizzate a ridurre l'indipendenza della magistratura a vuota enunciazione formale con lo scopo di comprimere ed annullare l'autonomia del singolo Pubblico Ministero».
Poi il riferimento al capo dello Stato. «Non si può assistere in silenzio all'ormai evidente tentativo di trasformare il pm in un semplice burocrate inesorabilmente sottoposto alla volontà, quando non anche all'arbitrio, del proprio capo; di quei dirigenti degli uffici sempre più spesso nominati da un Csm che rischia di essere schiacciato e condizionato nelle sue scelte di autogoverno dalle pretese correntizie e politiche e da indicazioni sempre più stringenti del suo Presidente». Ovvero da Napolitano, il primo a rendere di fatto “presidenziale” - con i suoi comportamenti pratici – la Repubblica nata nella Costituzione come “parlamentare”. Il suo presiedere sia il Csm che il Consiglio di Difesa, che la Costituzione intendeva come poco più che presenza formale, di “unità repubblicana” tra i diversi poteri dello Stato, è stato invece un decidere di fatto, un imporre una gestione politica a questi organismi di garanzia. Quale direzione politica? Quella indicata da Di Matteo, per quanto riguarda il Csm; ossia il riportare il potere giudiziario – il terzo tra quelli di una democrazia borghese liberale – sotto il controllo dell'esecutivo, del governo.
Ma è tutta la svolta della politica sotto Renzi a segnare questo passaggio dalla stagione della “lotta alla criminalità organizzata” a quella del ritorno della stessa criminalità organizzata nelle stanzedel potere, attraverso terminali politici decisamente “sotto controllo”. Ha detto Di Matteo: «Oggi un esponente politico, dopo essere stato definitivamente condannato per gravi reati, discute con il Presidente del Consiglio in carica di riformare la legge elettorale e quella Costituzione alla quale Paolo Borsellino aveva giurato quella fedeltà che ha osservato fino all'ultimo suo respiro».
Semplice, quasi una pura constatazione, neanche un commento o una critica. È così, e Renzi lo rivendica pure... «Le sentenze non si commentano ma si rispettano – ha ribadito dal Mozambico - ma dal punto di vista istituzionale io mantenevo la parola anche se lo condannavano».
Il regime si è stabilizzato, dunque, ha trovato la sua "quadra", sono stati raggiunti gli accordi necessari. Berlusconi uscirà di scena (non è più “presentabile” fuori della fogna italiana), dotato del “salvacondotto” che da sempre richiedeva contro le attenzioni della magistratura; ma il suo blocco sociale e gli interessi che ha rappresentato trovano piena cittadinanza nella “terza repubblica”, quella che abolisce la Costituzione nata dalla Resistenza e costruisce un assetto oligarchico impermeabile alla pressione popolare. Come l'Unione Europea, insomma.
Le reazioni velenose di diversi politici di seconda fascia al discorso di Di Matteo chiariscono perfettamente il cambio di stagione. Luca d'Alessandro (FI) definisce il pm palermitano «esempio della parte peggiore della magistratura, che approfitta di ogni occasione per svolgere un ruolo politico». Fabrizio Cicchitto (Ncd) lo definisce invece «un mediocre imitatore di Ingroia. È inquietante che un tipo del genere abbia per le mani indagini delicatissime e ovviamente uno dei suoi scopi è quello di andare addosso al Presidente della Repubblica». Secco anche Andrea Mazziotti, di Scelta Civica, che invita il pm a indagare «seriamente e in silenzio».
Del resto, se si abolisce in Europa il potere legislativo del Parlamento (quello di Strasburgo, per cui avete appena votato, non può proporre alcun disegno di legge, ma solo ratificare o emendare le decisioni del governo comunitario, ovvero della Commissione), perché mai dovrebbe restare in vita – e in Italia, per di più - il potere indipendente della magistratura? Lo schema ideale di Tocqueville viene ancora una volta riposto nel museo delle belle idee inapplicate, la mafia può tornare a trattare il suo peso politico traducendolo in poltrone e appalti; i magistrati devono tornare all'obbedienza verso gli inquilini dei Palazzi. La maggior parte lo ha capito da tempo, e condivide il disegno. E, come si dice, d'ora in poi "parleranno attraverso le sentenze". Perché in effetti, senza grandi sforzi di dietrologia, ci sono sentenze che parlano...

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view post Posted on 18/7/2015, 13:31

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Chi tace acconsente


Pubblicato il 18/07/2015 di pennatagliente

Leggendo pagina undici della Repubblica di sabato undici luglio non si può che rimanere sorpresi; il pezzo di Gabriella De Matteis è intitolato: “Bari, B. (il cognome è citato per intero ma qui sopra non comparirà mai, n.d.r.) al processo escort fa scena muta”.

Ma come: l’essere immondo che ha costruito le sue fortune – e le disgrazie per l’Italia e gli italiani – sulla falsificazione di qualunque avvenimento, a causa delle sue indubbie capacità affabulatorie, non si difende?

Per anni è riuscito a passare indenne sotto le forche caudine della Magistratura borghese grazie alla sua abilità nel manipolare la realtà – anche grazie al martellamento mediatico, attuato dai suoi zerbini sedicenti giornalisti, dell’opinione pubblica – ed ora tace di fronte alle accuse?

Forse pensa che il non proferire verbo possa fargli guadagnare le simpatie della gente; ma nessuno è sceso in piazza per difenderlo quando, nelle scorse settimane, ha preso tre anni di galera per la vicenda dell’acquisto dei senatori per destituire il Mortadella dalla presidenza del Consglio dei ministri, e tanto meno lo farà adesso: se ne faccia una ragione.

Avvalersi della facoltà di non rispondere equivale – se non per il codice di procedura penale, certamente nella testa delle persone – ad una ammissione di colpevolezza; ora la parte sana del Paese attende la condanna del Criminale Lombardo: e soprattutto una sua lunga permanenza in qualche istituto di pena a spese dello Stato.
 
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