Comunismo - Scintilla Rossa

A proposito della linea di condotta politica ed economica immediata della RPD di Corea (1972), Kim Il-sung

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Enrikovic
view post Posted on 3/8/2012, 15:44




Risposta alle domande dei giornalisti del quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun

Prefazione
Vi auguro caldamente il benvenuto nel nostro paese. Finora voi avete mostrato un atteggiamento amichevole nei confronti del nostro paese ed avete offerto un'assistenza inestimabile ai nostri cittadini residenti in Giappone nella loro azione di difesa dei diritti nazionali democratici e in quella per il rimpatrio.
Voi avete fatto inoltre notevoli sforzi per migliorare i rapporti tra i nostri due paesi, Corea e Giappone. Ve ne siamo riconoscenti.
Avete parlato molto del lavoro di direzione che noi effettuiamo sul posto; se noi veniamo a contatto con le masse è più per apprendere da loro che per dirigerle.
Per noi, che abbiamo portato avanti nel passato la lotta rivoluzionaria, ci sono stati molti problemi da risolvere quando abbiamo voluto intraprendere l'opera di costruzione. Pensavamo che per risolvere questi problemi ci occorreva venire a contatto con le masse, in particolare con gli operai ed i contadini, che sono produttori diretti, per imparare da loro. È partendo da questo punto di vista che ci rechiamo spesso nella fabbriche e nei villaggi per consultare gli operai, i contadini e le altre masse lavoratrici.
Anche un partito marxista-leninista che rappresenta gli interessi della classe operaia e delle masse lavoratrici, una volta al potere, può cadere nel soggettivismo e burocratizzarsi. Per evitare questo occorre venire a contatto con le masse. Più la situazione si fa difficile e più occorre mantenere il contatto con le masse per discutere su tutti i problemi ed imparare da esse. Le masse popolari sono i nostri insegnanti. Noi impariamo sempre da esse.
Sia nel periodo di costruzione pacifica dopo la liberazione, sia nel periodo della guerra di Liberazione della patria, sia all'epoca della rivoluzione socialista e della costruzione del socialismo nel dopoguerra, noi ci siamo sempre mantenuti in contatto con le masse e di comune accordo abbiamo sempre cercato il mezzo per superare le difficoltà sorte ed abbiamo attinto da loro la nostra fiducia e il nostro coraggio. Possiamo citare parecchi esempi.
Il successo della lotta rivoluzionaria e dell'opera di costruzione sta nell'unità del partito con le masse, ecco il nostro credo che non cambia mai.
Attualmente, innumerevoli eroi anonimi lavorano nelle nostre fabbriche e nelle campagne del nostro paese. Sono loro che, sostenendo il partito, fanno andare avanti la rivoluzione e la costruzione. Il nostro partito rende partecipi le masse popolari delle sue intenzioni, fa la sintesi delle loro idee creatrici e, su questa base, stabilisce la sua linea di condotta e la sua politica.
È per questo che la linea di condotta politica del nostro paese e la politica del nostro partito godono dell'approvazione completa della masse popolari e sono messe in pratica con ottimi risultati grazie agli sforzi congiunti di tutto il popolo.
Il nostro partito respira sempre la stessa aria delle masse popolari. Possiamo affermare che sta qui il segreto che ha permesso al nostro partito di non cadere finora nel soggettivismo, né di commettere degli errori. Anche in futuro continueremo a rinforzare il vincolo di sangue con le masse popolari per non commettere gli errori di soggettivismo e per sviluppare ulteriormente i successi già ottenuti.
Le domande che mi avete posto mi sono giunte tramite il Comitato centrale dell'Unione dei giornalisti coreani. Le vostre domande riguardano vasti campi e molti problemi. Risponderò raggruppandole, per facilità, in soggetti, seguendo il loro contenuto.

1. Sulle idee del Juché
Mi avete domandato di darvi una spiegazione dettagliata delle idee del Juché. Vorrei rispondervi brevemente a questo proposito. Credo che comprendereste meglio il problema se leggeste una serie di miei scritti a questo proposito. Le idee del Juché sono l'ideologia della direzione unica del nostro partito e la guida della direzione della Repubblica popolare democratica di Corea in tutte le sue attività. Prendendo le idee del Juché come salda guida di direzione nella rivoluzione e nella costruzione, noi introduciamo con fermezza in tutti i campi il Juché.
Istituire il Juché significa avere un atteggiamento degno di un maestro nei confronti della rivoluzione e della costruzione del paese. In altre parole, ciò significa realizzare lo spirito di indipendenza e lo spirito creativo per risolvere i problemi che sorgono durante la lotta rivoluzionaria e l'opera di costruzione, grazie principalmente alle proprie forze ed in conformità alla situazione del proprio paese, partendo da una posizione d'indipendenza e da una posizione di creatività. La rivoluzione non può essere né importata né esportata. Gli stranieri non possono fare la rivoluzione al nostro posto. L'artefice della rivoluzione di ciascun paese è il suo stesso popolo, ed il fattore decisivo della vittoria della rivoluzione è la forza stessa di questo paese. Inoltre man mano che il movimento rivoluzionario della classe operaia e delle masse popolari cresce, numerosi problemi, difficili e complicati, che non si erano posti fino a quel momento, si pongono ora in modo nuovo. Così, per la rivoluzione di ciascun paese, il popolo stesso che ne è padrone, deve innanzi tutto fare degli sforzi e sostenere una lotta, esaminare e valutare di sua spontanea iniziativa tutti i problemi che si pongono durante la rivoluzione e la costruzione e risolverli con le proprie forze in conformità con la situazione del paese. Solo così la rivoluzione e la costruzione possono essere realizzate con successo. Le idee del Juché esigono che tutti mettano la rivoluzione del loro paese al centro del loro pensiero e della loro pratica rivoluzionaria. La rivoluzione e la costruzione sono l'opera dell'uomo, di conseguenza, per uscire vittoriosi dalla rivoluzione, si deve avere una giusta concezione rivoluzionaria del mondo; in questo contesto è importante possedere una ideologia ed un punto di vista propri per condurre la rivoluzione e la ricostruzione del paese sotto la propria responsabilità. Le idee del Juché sono fondate su questa esigenza della rivoluzione. L'istituzione del Juché si è dimostrato un problema particolarmente importante per noi.
Già molto tempo fa nel nostro paese il servilismo per le grandi potenze, questa ideologia umiliante che consiste nel non riporre fiducia nelle proprie forze, nel venerare ciecamente gli altri e nell'adulare le grandi nazioni, è apparsa nella mentalità di alcuni. Coloro i quali erano imbevuti di questa ideologia non pensavano, neanche nel momento in cui il loro paese si trovava in pericolo, a salvarlo con i propri sforzi, confidando fermamente nel loro popolo, ma si limitavano a discussioni settarie ciascuno appoggiandosi al proprio sovrano e non guardando che gli altri; questo ha portato all'asservimento del nostro paese agli altri. Il servilismo verso le grandi potenze non venne eliminato in seguito; anzi, vi si aggiunse il dogmatismo, che portò gravi danni allo sviluppo della rivoluzione del nostro paese. Il contenimento del movimento nazionalista nel nostro paese e l'insuccesso del movimento comunista nel suo primo periodo sono dovuti principalmente al servilismo verso le grandi potenze ed al frazionismo che ne è derivato. Questo non è il caso soltanto del nostro paese; gli esempi sono numerosi anche negli altri paesi. Nel movimento di liberazione nazionale e nel movimento comunista di altri paesi si è verificato l'apparire di frazioni che, anziché preservare la loro posizione indipendente, si appoggiavano alle correnti ideologiche di altri paesi, recando così grave danno allo sviluppo della rivoluzione. Noi ne abbiamo avuto una vera lezione: quando un uomo si abbandona al servilismo per le grandi potenze, diventa idiota; quando una nazione vi si abbandona, porta il paese alla rovina ed allorché un partito vi ricorre, conduce la rivoluzione al fallimento. Quando si è caduti nel servilismo verso le grandi potenze e si seguono gli altri alla cieca, non si può sapere in cosa consistono gli errori né trovare il modo di correggerli. Ma quando si considerano tutti i problemi in piena autonomia e si risolvono conformemente alla situazione del proprio paese, si può non solo portare a termine la rivoluzione e la costruzione, ma anche, in caso di errori commessi, trovare sul posto la loro causa e correggerli.
I rivoluzionari coreani, traendo profitto da questa esperienza storica, avevano preso la decisione di non cadere mai nel servilismo nei confronti delle grandi potenze durante la lotta rivoluzionaria e di costruire, al momento della creazione di una nuova patria, uno Stato letteralmente sovrano ed indipendente basandosi infallibilmente sulle idee del Juché. Questo era in passato il desiderio dei rivoluzionari coreani. La questione dell'istituzione del Juché si è rivelata per noi più importante dopo che a partire dal 15 agosto, in seguito all'occupazione della Corea del sud fatta dall'imperialismo americano, la rivoluzione del nostro paese ha assunto un carattere complesso e difficile; dopo che il culto del servilismo nei confronti degli Stati Uniti, hanno messo le loro radici nella Corea del sud e l'illusione sul militarismo giapponese si è diffusa.
Riuscire o meno ad affermare il Juché è stato da noi considerato come un punto base per la riuscita della rivoluzione e della costruzione; finora in tutto quest'ultimo periodo abbiamo portato avanti una lotta tenace contro il servilismo per le grandi potenze e contro il dogmatismo, per inserire fermamente il Juché. Questa lotta storica ci ha permesso di realizzare la liberazione morale completa del nostro popolo dal giogo ideologico del servilismo verso le grandi potenze che tormentava da molto tempo il suo spirito d'indipendenza nazionale e la sua intelligenza, e di dare maggiore concretezza alle idee del Juché in tutti i campi della rivoluzione e della costruzione del nostro paese. Il nostro popolo, per non parlare dei membri del partito e dei quadri, è fermamente convinto delle idee del Juché. Qualunque sia il vento che soffia negli altri paesi esso non vacilla minimamente. L'ideologia del nostro popolo è molto sana. Voi mi avete domandato in che cosa consistono i punti essenziali della nostra politica basata sul Juché. Tutta la politica interna ed estera del nostro partito è fondata sulle idee del Juché. Alla base degli orientamenti concreti, senza parlare della linea e della politica in tutti i campi, politico, economico, culturale e militare, si trovano ugualmente le idee del Juché. Le idee del Juché si trovano incarnate soprattutto nella linea di sovranità per quanto riguarda la politica, di indipendenza nell'economia e di autodifesa, per quanto riguarda la difesa nazionale. La sovranità politica costituisce il primo indice di uno Stato sovrano ed indipendente. Una nazione, qualunque essa sia, non può assicurare l'indipendenza del suo paese se non esercita pienamente i suoi diritti alla autodeterminazione politica. Noi abbiamo stabilito e stabiliamo in completa indipendenza tutte le linee politiche basandoci sulle idee del Juché. Noi non agiamo dietro l'ordine o le direttive di chicchessia, né prendiamo in blocco, né imitiamo ciò che appartiene agli stranieri. Alcune delle politiche definite ed applicate dal nostro partito dal primo giorno della Liberazione fino ad ora non sono state copiate da nessun'altra parte, ma siamo stati noi che aderendo alla posizione del Juché le abbiamo espresse in modo creativo e conforme alle esigenze di sviluppo della rivoluzione del nostro paese. Ciò non vuol dire tuttavia che noi non abbiamo affatto tenuto conto dei movimenti rivoluzionari degli altri paesi e delle loro esperienze. Ci siamo riferiti alle esperienze straniere, ma lo abbiamo fatto correttamente; infatti abbiamo applicato in modo costruttivo i princìpi universali del marxismo-leninismo, conformandoli alla realtà del nostro paese, aderendo alla posizione del Juché. Per questo non abbiamo commesso errori ed abbiamo potuto condurre la rivoluzione e la costruzione su una strada diritta. È sempre partendo dalle posizioni del Juché che abbiamo risolto tutti i problemi in modo conforme alla situazione reale del nostro paese. Per esempio, è stato proprio nella situazione in cui tutto era stato distrutto dalla guerra che noi abbiamo avanzato la linea fondamentale della costruzione economica socialista tendente ad assicurare lo sviluppo prioritario dell'industria pesante e, nello stesso tempo, a sviluppare l'industria leggera e l'agricoltura, allo scopo di affrontare l'insieme degli obiettivi tendenti a gettare le basi di un'economia nazionale indipendente ed a migliorare rapidamente il livello di vita estremamente arretrato del popolo. È una linea originale, che riflette correttamente le esigenze di sviluppo economico del nostro paese e che sviluppa creativamente la teoria marxista-leninista. Inoltre, tenendo giustamente conto delle condizioni concrete del nostro paese, abbiamo presentato la proposta di cooperativizzazione agricola tendente a riformare i sistemi economici prima di attuare la riforma tecnica ed abbiamo tracciato le linee di trasformazione socialista del commercio e dell'industria capitalista. Queste sono le linee di condotta creative che nessun paese aveva applicato.
Quando il nostro partito ha proposto questa linea e questi orientamenti, coloro i quali sono imbevuti di servilismo nei confronti delle grandi potenze e del dogmatismo, li hanno biasimati dicendo: « non c'è nessun libro che ne parli » e « nessuno ha fatto quest'esperienza ». Nonostante ciò l'esattezza di questa linea e di questi orientamenti è dimostrata dalla realtà del nostro paese trasformato in brevissimo tempo in Stato industriale con una solida economia agricola e socialista. Per quanto riguarda la politica nei confronti degli intellettuali noi l'abbiamo applicata diversamente da come hanno fatto in altri paesi. Nonostante che gli intellettuali nel nostro paese abbiano avuto in passato una vita agiata essi hanno uno spirito rivoluzionario nazionale che è nato in loro per il fatto che hanno subìto l'oppressione nazionale coloniale dell'imperialismo giapponese. Per quanto riguarda gli intellettuali della vecchia scuola, e che hanno ricevuto in passato un'educazione sorpassata ed hanno favorito la società borghese o quella feudale, noi abbiamo adottato una politica consistente nel fare la rivoluzione insieme a loro, a condizione che essi servano il popolo e lo sviluppo della nazione e li abbiamo educati e rieducati nella pratica rivoluzionaria. In questo modo sono stati trasformati in intellettuali rivoluzionari che servono la causa rivoluzionaria della classe operaia ed hanno lavorato molto fino ad oggi. Ancora oggi lavorano correttamente. La linea tendente a far progredire parallelamente la costruzione economica e la costruzione della difesa nazionale per rinforzare nello stesso tempo la capacità economica e la capacità di difesa nazionale del paese di fronte alle manovre di aggressione e di provocazione di guerra da parte degli imperialisti; la linea e l'orientamento tendenti a riunificare pacificamente la patria da parte dello stesso popolo coreano, senza alcuna ingerenza straniera, dopo aver espulso dalla Corea del sud gli aggressori imperialisti americani, sono tutte linee ed orientamenti originali che concretizzano le idee del Juché. È proprio perché tutta la politica del nostro partito è conforme alla situazione reale del nostro paese ed alle aspirazioni del nostro popolo che noi possiamo sostenere fermamente la nostra sovranità politica, senza alcuna oscillazione, qualunque vento soffi.
L'indipendenza economica è la base materiale dell'indipendenza politica. Un paese che dipende economicamente da un paese straniero, ne dipende forzatamente, anche sul piano politico. Per questo noi abbiamo avanzato, subito dopo la Liberazione, la linea di costruzione di un'economia nazionale indipendente e l'abbiamo applicata superando tutte le difficoltà. Costruire un'economia nazionale indipendente con i propri sforzi non significa affatto chiudere le porte. Confidando nelle proprie forze abbiamo costruito una economia nazionale indipendente e, nello stesso tempo, abbiamo sviluppato, sulla base dei princìpi della uguaglianza completa e del reciproco vantaggio le relazioni economica con altri paesi per supplire ai reciproci bisogni e cooperare. Grazie alla nostra lotta che ha dato eccellenti risultati, siamo arrivati ad avere un'economia nazionale indipendente caratterizzata da tecniche moderne e sviluppate in modo da assicurare con fermezza l'indipendenza politica del paese. Il principio dell'autodifesa, nella difesa nazionale, costituisce la garanzia militare dell'indipendenza politica e dell'indipendenza economica del paese. Fin che il mondo è diviso in nazioni ed in più esiste l'imperialismo, si deve avere una capacità di autodifesa in grado di difendere il proprio paese, la propria nazione, dall'aggressione straniere; altrimenti non si può essere sicuri della propria sovranità ed indipendenza. Grazie all'applicazione perfetta della linea militare di autodifesa disponiamo di una forte capacità di difesa nazionale in grado di proteggere con tranquillità la sicurezza della patria e le conquiste della rivoluzione, sventando tutte le manovre di provocazione degli aggressori. Rendendo concreti i princìpi della sovranità nella politica, di indipendenza nell'economia e di autodifesa nella difesa nazione, abbiamo costruito una patria nuova, socialista, fiera, forte e degna di fiducia, in conformità con ciò che desideriamo da molto tempo. Se noi non avessimo introdotto il juché, lasciandoci andare secondo il vento, e danzando su musica altrui, ci sarebbe stato impossibile compiere le realizzazioni odierne.
Alcuni giornali di paesi capitalisti tacciano un paese socialista sovrano di « comunismo nazionale ». Le nostre idee del juché non hanno niente a che fare con il « comunismo nazionale » che proclamano i reazionari. Le idee del juché sono fondate sui princìpi enunciati da Marx: « Proletari di tutti i paesi unitevi! » e sono perfettamente conformi all'internazionalismo proletario. Noi teniamo per principio a mantenere e difendere lo spirito di indipendenza sulla base delle idee del juché e, nello stesso tempo, a rinforzare la coesione e la cooperazione socialista. L'indipendenza che noi raccomandiamo non è affatto a scapito dell'internazionalismo proletario. Così come l'internazionalismo non può esistere senza l'indipendenza, l'indipendenza non può esistere senza l'internazionalismo. Voltare le spalle all'internazionalismo proletario con la scusa di attaccarsi all'indipendenza non è atteggiamento di comunisti, e questo significa precisamente degenerare in egoismo nazionale. Al momento attuale siamo in rapporto con altri paesi sulla base dell'uguaglianza completa e dell'indipendenza. Noi non vogliamo danneggiare gli interessi di altre nazioni e non permettiamo a nessuno di calpestare il diritto e la dignità della nostra nazione. Con i paesi che trattano amichevolmente il nostro paese, siano grandi o piccoli paesi, noi sviluppiamo rapporti politici ed economici sulla base dell'uguaglianza completa e del reciproco rispetto. L'indipendenza è una condizione preliminare per la coesione e la cooperazione stessa tra i paesi socialisti e se essi vogliono arrivare alla coesione autentica, devono, gli uni e gli altri, osservare strettamente il principio dell'indipendenza. Attualmente nel nostro lavoro tendente a realizzare l'unità e la coesione tra i paesi socialisti noi ci teniamo ai nostri princìpi.
Eccoli: primo: combattere l'imperialismo; secondo: sostenere il movimento di liberazione nazionale nei paesi colonizzati ed il movimento operaio di tutti i paesi; terzo: continuare a camminare verso il socialismo ed il comunismo; quarto: attenersi ai princìpi della non-ingerenza negli affari interni, del reciproco rispetto, dell'uguaglianza e del vantaggio reciproco. Per promuovere la coesione noi riteniamo di dovere porre in secondo piano le altre divergenze d'opinione se pure esistono, a questi quattro princìpi. Per quanto riguarda la nostra posizione nei confronti della lotta rivoluzionaria e del movimento democratico degli altri paesi, è la stessa cosa: aderiamo fermamente ai princìpi dell'indipendenza e della non-ingerenza negli affari interni. Il partito ed il popolo di ciascun paese conoscono meglio di chiunque altro i problemi dei loro paesi. Di conseguenza il fatto di sapere come portare avanti il movimento rivoluzionario di ciascun paese deve essere deciso a giusto titolo, dal suo partito e dal suo popolo.
Noi non facciamo altro che sostenere ed incoraggiare, con tutti i mezzi possibili, i popoli di altri paesi nella loro giusta lotta per la liberazione nazionale e sociale; noi non vogliamo affatto ingerirci né imporre le nostre idee. Non solo non introduciamo meccanicamente ciò che appartiene agli altri, ma ancora di più non domandiamo agli altri di accettare in blocco ciò che appartiene a noi. Il movimento rivoluzionario ed il movimento democratico che si sviluppano oggi in molti paesi non potranno svilupparsi con successo e riportare la vittoria se il partito ed il popolo di questi paesi non stabiliscono, partendo dalla loro posizione di indipendenza, la giusta teoria direttrice ed il metodo di lotta scientifico che si adattino alla realtà del loro paese.

2. Sull'edificazione socialista del nostro paese e gli obiettivi fondamentali del piano di sei anni
Come sapete, il V Congresso del nostro partito ha fatto il bilancio dei successi registrati nella realizzazione del piano settennale ed ha approvato un piano di sei anni, nuovo obiettivo della costruzione socialista. Il piano di sette anni, iniziato nel 1961 doveva terminare nel 1967 ma la sua realizzazione è stata differita a causa della tensione della situazione creata intorno al nostro paese. Proprio mentre il nostro popolo iniziava il piano settennale, gli imperialisti americani hanno creato la crisi del Mar dei Caraibi, allargato ancora la loro guerra d'aggressione contro il popolo vietnamita ed aggravato al massimo la situazione. In particolare, gli imperialisti americani si sono abbandonati a gravi provocazioni militari contro la parte nord della repubblica, accelerando in Corea del sud i preparativi per una nuova guerra. In questa situazione abbiamo dovuto rinforzare le difese del paese e fare tutti i preparativi necessari per far fronte all'aggressione del nemico. Il nostro partito ha elaborato una nuova linea consistente nello spingere parallelamente la costruzione dell'economia e quella della difesa nazionale, e secondo questa linea, ha riorganizzato il lavoro di costruzione socialista nel suo insieme e stanziato una gran parte dei fondi per la costruzione della difesa nazionale. Così siamo stati obbligati ad impiegare un tempo maggiore per portare a termine il piano settennale dell'economia nazionale. Se gli imperialisti americano hanno osato toccarci benché abbiamo provocato l'incidente della «Pueblo»[1] e quello dell'«EC 121»[2] e tentano sotto gli occhi di tutti un'invasione armata contro la metà nord della repubblica, è perché noi abbiamo reso allora invulnerabile la difesa della patria, facendo dei grandi sforzi per rafforzare la capacità di difesa nazionale, malgrado le restrizioni che dovevano subire lo sviluppo economico del paese e l'elevazione del livello di vita del popolo. Malgrado le difficili condizioni, abbiamo portato a termine con successo il piano settennale. Anche se lo abbiamo fatto in dieci anni, la nostra economia nazionale si è sviluppata ad un ritmo molto veloce. Durante gli ultimi dieci anni, quelli nei quali abbiamo portato a termine il piano settennale, la produzione annuale della nostra industria è aumentata del 12, per cento. Credo che sia un ritmo di crescita molto rapido in confronto agli altri paesi. Il nostro popolo ne è molto fiero ed orgoglioso. L'anno scorso, il nostro popolo ha iniziato la realizzazione del piano sessennale che è un nuovo piano per il futuro. Il piano sessennale è un progetto che farà registrare un grande progresso nella lotta per consolidare ancora il regime socialista nel nostro paese e giungere alla vittoria completa del socialismo, ed a trasformare la nostra patria socialista in un paese più prospero e più forte, sovrano, indipendente. Come ha precisato il documento del V Congresso del nostro partito il compito fondamentale del piano sessennale nel campo della costruzione di un'economia socialista è quello di rafforzare maggiormente le basi materiali e tecniche del socialismo e di liberare i lavoratori dai lavori pesanti in tutti i settori dell'economia nazionale, e tutto questo attraverso il consolidamento e lo sviluppo dell'industrializzazione e portando la rivoluzione tecnica ad uno stadio nuovo, più avanzato. I tre grandi compiti della rivoluzione tecnica costituiscono il punto centrale del piano sessennale. I tre grandi compiti della rivoluzione tecnica stabilita dal nostro partito consistono, in primo luogo nello spingere energeticamente la rivoluzione tecnica nel settore industriale per diminuire la differenza tra lavoro pesante e lavoro leggero; in secondo luogo nel continuare ad accelerare la rivoluzione tecnica nelle campagne per diminuire la differenza tra lavoro agricolo e lavoro industriale; in terzo luogo nel portare a termine la rivoluzione tecnica per liberare le donne dai pesanti lavori domestici. In una parola, i tre grandi compiti della rivoluzione tecnica sono compiti rivoluzionari che devono liberare i lavoratori dai lavori difficili e faticosi. Essi riflettono l'esigenza dello sviluppo economico del nostro paese, dove l'industrializzazione socialista è già stata realizzata e così anche le ardenti aspirazioni dei lavoratori. Il nostro partito ha scoperto nella produzione delle macchine utensili il nodo centrale delle tre grandi tappe della rivoluzione tecnica. La rivoluzione tecnica è la rivoluzione meccanica. Per portare a termine la rivoluzione tecnica occorre avere parecchie macchine utensili. È per questo motivo che l'anno scorso, primo anno del piano sessennale, abbiamo concentrato i nostro sforzi sulla produzione delle macchine utensili. Gli operai della fabbrica di macchine utensili di Hytcheun[3] e della altre fabbriche di macchine utensili del nostro paese, rispondendo calorosamente all'appello del nostro partito, hanno condotto una tenace lotta per aumentare la produzione di macchine utensili, procedendo all'ammodernamento dei macchinari ed all'automazione dei processi di produzione. Così la nostra industria meccanica ha superato il livello di produzione annuale di 30.000 macchine utensili. Abbiamo già aperto una grande breccia nella realizzazione dei tre grandi obiettivi della rivoluzione tecnica, e siamo arrivati ad avere una prospettiva sicura di realizzazione del piano sessennale. Per realizzare i tre grandi obiettivi della rivoluzione tecnica continueremo a concentrare i nostri sforzi sulla produzione delle macchine utensili; allargheremo così la loro gamma e miglioreremo la loro qualità, mentre ne aumenteremo la quantità. In più, aumenteremo la produzione dei trattori e delle automobili e produrremo molte macchine agricole di diverso tipo. Inoltre pensiamo di fare grandi sforzi per lo sviluppo dell'industria elettronica e dell'industria d'automazione allo scopo di rafforzare costantemente la rivoluzione tecnica. Inoltre pensiamo di produrre e di assicurare molti più laminati d'acciaio e materiali non ferrosi necessari all'industria meccanica, a quella elettronica ed a quella d'automazione. A giudicare dalle realizzazioni dell'anno scorso e dall'ardore messo nella lotta dai nostri lavoratori, siamo convinti che i tre grandi obiettivi della rivoluzione tecnica saranno portati a termine in breve tempo. Nel corso del piano sessennale un miglioramento sensibile sarà anche apportato alla vita del nostro popolo. Attualmente il nostro popolo non ha preoccupazioni o inquietudini per quanto riguarda il vitto, l'abbigliamento e l'abitazione; conduce una vita semplice e dignitosa. Abbiamo intenzione d'intraprendere una serie di iniziative per elevare ancora di più il livello di vita del popolo, nel corso del piano sessennale. Il più importante degli obiettivi in questo senso, è quello di eliminare rapidamente le differenze del livello di vita tra gli operai e i contadini, tra gli abitanti delle città e gli abitanti della campagna. Per questo abbiamo intenzione di sistemare i dipartimenti e mettere in risalto il loro ruolo in quanto base d'approvvigionamento della campagna, di mettere in servizio autobus per tutti i comuni rurali e realizzare la canalizzazione dei villaggi con acqua corrente. Inoltre abbiamo intenzione di costruire annualmente abitazioni per 300.000 famiglie nelle città e nelle campagne e di sviluppare di più il lavoro della sanità pubblica. Inoltre contiamo di migliorare i salari di tutti gli operai e gli impiegati e fare dei cambiamenti nella produzione dei beni di largo consumo in modo da alzare considerevolmente il livello di vita dei lavoratori. Se lotteremo bene tra qualche anno il nostro popolo non avrà niente da invidiare agli altri. Abbiamo intenzione di spingere con energia sia la rivoluzione culturale sia la rivoluzione tecnica nel corso del piano sessennale. Durante questo periodo porteremo il numero dei tecnici e degli specialisti a più di 1.000.000, eleveremo ancora il livello delle conoscenze generali ed il livello tecnico di tutti i lavoratori e svilupperemo ulteriormente la scienza, la letteratura e le arti, così come la cultura fisica. L'applicazione dell'insegnamento obbligatorio per una durata di dieci anni è uno degli obiettivi importanti che si impongono nel corso del piano sessennale, per la realizzazione della rivoluzione culturale. Sin dal 1967 il nostro paese mette in pratica l'insegnamento obbligatorio di nove anni grazie al quale tutti i bambini ed i giovani dagli 8 ai 17 anni ricevono l'istruzione gratuita nelle scuole regolari. L'entrata in vigore dell'insegnamento tecnico obbligatorio di 9 anni fu un avvenimento importante nello sviluppo dell'insegnamento popolare di una cultura socialista nel nostro paese. Grazie al quale tutti i membri della nuova generazione del nostro paese acquistano delle capacità culturali e tecniche degne di fiducia, estese a tutti i settori e sono dotati di vasta conoscenza generale di base della scienza e della tecnica moderna. Noi pensiamo di applicare in futuro l'insegnamento obbligatori per la durata di 10 anni sulla base delle realizzazioni e delle esperienze acquisite con l'insegnamento tecnico obbligatorio di 9 anni e di migliorare ancora il lavoro d'insegnamento sulla base dei princìpi della pedagogia socialista formulata dal nostro partito. L'applicazione dell'insegnamento di 10 anni obbligatorio per tutti migliorerà ancora il livello dell'insegnamento e porterà un gran progresso nello sviluppo della scienza e della tecnica del paese. Naturalmente applicare l'insegnamento obbligatorio di 10 anni non è affatto un'impresa facile. Per farlo lo Stato deve destinare grandi fondi. Ma noi abbiamo la capacità di farlo e non risparmiamo niente per il lavoro dell'insegnamento futuro. L'anno scorso l'abbiamo applicato a titolo sperimentale in alcune scuole ed abbiamo messo insieme le esperienze. Da qui a qualche anno applicheremo l'insegnamento obbligatorio di 10 anni su scala nazionale. Mettere insieme correttamente l'unità politica ed ideologica del popolo con la lotta di classe riveste un'importanza molto grande per lo sviluppo della società socialista. È per questo che il nostro partito vi ha sempre prestato una grande attenzione. Nella parte nord del nostro paese già da molto tempo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo è stato eliminato ed è stato creato un regime socialista. Così il rapporto tra i lavoratori è divenuto un rapporto di collaborazione fatto di aiuto reciproco e di reciproca cooperazione e l'unità politica ed ideologica di tutto il popolo si è consolidata ancora di più. Questo non significa naturalmente che la realizzazione del regime socialista porta con sé il rafforzamento dell'unità delle masse popolari. Sotto il regime socialista restano ancora degli elementi ostili benché poco numerosi, e le sopravvivenze delle ideologie passate permangono nello spirito dei lavoratori. In queste condizioni, per serrare le file rivoluzionarie e portare avanti la costruzione socialista, è necessario promuovere e mettere insieme il lavoro di rafforzamento dell'unità e della coesione delle masse popolari e la lotta contro le azioni degli elementi ostili. Si commetteranno errori di sinistra se si mette l'accento soltanto sulla lotta di classe, attribuendole eccessiva importanza e dimenticando il fatto che l'alleanza della classe operaia con i contadini e gli intellettuali, è alla base dei rapporti sociali sotto il socialismo. In questo caso non si darà fiducia agli uomini, si tratteranno gli uomini innocenti come elementi ostili, e si creerà un'atmosfera d'inquietudine nella società. Al contrario, si commetteranno errori di destra se non si vede altro che la unità politica ed ideologica delle masse popolari e la si considera come assoluta, dimenticando che anche sotto il socialismo esistono gli elementi ostili e le superstiti, vecchie ideologie e che la lotta di classe prosegue. In questo caso la vigilanza contro gli elementi ostili si assopirà, la lotta contro le vecchie ideologie si indebolirà e la concezione capitalista della vita potrà diffondersi largamente nella vita sociale. È per questo motivo che ci mettiamo in guardia contro le deviazioni sia di sinistra che di destra ed organizziamo la lotta contro gli elementi ostili rafforzando l'unità e la coesione dei lavoratori. In tal modo riaffermiamo continuamente l'unità e la coesione delle masse popolari. Per rinforzare maggiormente l'unità politica ed ideologica dei lavoratori, si deve rivoluzionare tutta la società e trasformarla in classe operaia, mettendo al primo posta la rivoluzione ideologica. Solo mettendo al primo posto la rivoluzione ideologica si può realizzare correttamente l'obiettivo storico di rendere rivoluzionaria tutta la società e di trasformarla in classe operaia, e conquistare più rapidamente il baluardo materiale dell'edificazione del socialismo e del comunismo senza parlare del suo baluardo ideologico. Rendere rivoluzionaria tutta la società e trasformarla in classe operaia è una lotta di classe per eliminare tutte le vecchie ideologie, tutti gli elementi estranei alla classe operaia in tutte le sfere della vita sociale. Ma questa lotta si distingue nettamente dalle lotte di classe precedenti e deve avere per forza una forma diversa. L'attività intesa a rendere rivoluzionaria la gente e trasformarla sul modella della classe operaia rappresenta sempre un problema che si pone in vista della rieducazione dei lavoratori che lottano per costruire meglio e più rapidamente il socialismo e il comunismo; è quindi un obiettivo che si pone per portare tutti i lavoratori alla società comunista. Per questo il nostro partito compie un intenso lavoro per far divenire i lavoratori dei rivoluzionari e trasformarli sul modello della classe operaia attraverso metodi di spiegazione e di persuasione, mettendo l'accento sull'educazione ideologica. Anche per quanto riguarda le persone le cui origini, ambiente e precedenti di vita socio-politica sono complessi, se esse vogliono seguire il nostro partito, noi accordiamo loro fiducia senza eccezione e senza esitazione e le guadagniamo alla causa della rivoluzione, è partendo da questi princìpi che noi ci sforziamo instancabilmente di rendere rivoluzionarie le masse di tutte le classi e ceti sociali e di trasformarle in classe operaia. Grazia alla lotta che abbiamo portato avanti correttamente per rivoluzionare tutta la società e trasformarla il classe operaia, un cambiamento radicale è stato operato oggi nella ideologia e nella mentalità del nostro popolo e la nostra società si è consolidata più che mai al suo interno. La coesione è stata inoltre rafforzata tra la nostra classe operaia, i nostri contadini ed i nostri intellettuali; tutti i lavoratori, fermamente uniti, formano una grande famiglia rossa nella quale si aiutano a vicenda e si sostengono. Il processo di costruzione del socialismo e del comunismo è il processo della rivoluzione di tutti i membri della società: operai, contadini ed intellettuali, è il processo di eliminazione di tutte le differenze di classe per la trasformazione di tutto il paese ad immagine della classe operaia. Per costruire il socialismo ed il comunismo occorre eliminare gradualmente le differenze tra tutti gli elementi della società per quanto riguarda il livello ideologico, morale, culturale e tecnico, e nello stesso tempo occorre eliminare le differenze tra la classe operaia e quella contadina per quanto riguarda le condizioni di lavoro, sviluppando le forze produttive. L'importante è risolvere in modo giusto il problema rurale. Solo quando avrà recuperato completamente il ritardo della campagna con la soluzione definitiva della questione rurale, lo Stato socialista potrà distruggere totalmente le basi ed i punti d'appoggio in cui possa trovar ricettacolo per una sua azione il veleno borghese reazionario proveniente dall'esterno e dai rimanenti della classe sfruttatrice rovesciata. D'altra parte solo quando si sarà portata la proprietà cooperativa a livello di proprietà di tutto il popolo si potranno sviluppare ad un livello elevato le forze produttive dell'agricoltura, estirpare gli elementi egoistici che sussistono presso i contadini e condurre sicuramente tutti i lavoratori sulla strada del collettivismo che li porti a lavorare con un entusiasmo cosciente, molto elevato per la società ed il popolo. Seguendo la linea d'azione precisata nelle «Tesi sulla questione agraria socialista nel nostro paese», il nostro partito elimina il ritardo tecnico dell'economia agraria sull'industria moderna, il ritardo culturale della campagna sulla città ed il ritardo ideologico dei contadini sulla classe operaia, la classe più rivoluzionaria, dando un grande impulso alla rivoluzione tecnica, alla rivoluzione culturale ed alla rivoluzione ideologica nelle campagne, rinforza certamente la direzione e l'aiuto del partito, dello Stato e della classe operaia nei confronti della campagna e riavvicina costantemente la proprietà cooperativa alla proprietà di tutto il popolo unendo organicamente lo sviluppo delle proprietà di tutto il popolo con quello della proprietà cooperativa. Se così facendo viene eliminata la differenza di classe tra la classe operaia e quella contadina e la proprietà cooperativa viene trasformata in proprietà di tutto il popolo, l'unità politica ed ideologica di tutta la società sarà perfettamente realizzata su una stessa base socio-economica e su una stessa ideologia. Noi lottiamo per affrettare il giorno in cui vi arriveremo.

3. Sul problema della riunificazione del nostro paese
Oggi la situazione generale del nostro paese si evolve favorevolmente alla lotta del nostro popolo per riunificare la patria in modo indipendente e pacifico. Le realizzazioni nella costruzione socialista registrate nel nord del paese sotto la bandiera delle idee del juché rafforzano le basi politiche ed economiche della riunificazione in piena indipendenza della patria e ispirano grande speranza e fiducia alla popolazione del sud e incoraggiamento con forza alla lotta per la riunificazione pacifica del paese. In questi ultimi tempi, nella Corea del sud, la tendenza alla riunificazione pacifica si va accentuando e la lotta contro la dominazione fascista e per la democratizzazione della società si intensifica più che mai. Le azioni massicce che la gioventù studentesca ed il popolo hanno intrapreso senza interruzione prima e dopo le « elezioni » presidenziali fantocce effettuato l'anno scorso, e le vive discussioni che ne sono seguite nel mondo sociale e politico sulla riunificazione della patria, dimostrano che la tendenza contro l’attuale regime e per la riunificazione pacifica si sviluppa in modo impetuoso ed irresistibile nella Corea del sud. Dato che il nostro orientamento per la riunificazione pacifica ha avuto il sostegno unanime di una gran parte dell'opinione pubblica mondiale, senza parlare del popolo coreano, e che la tendenza alla riunificazione pacifica si è accentuata nella Corea del sud, anche le autorità sud-coreane che rifiutavano qualsiasi contatto tra il nord ed il sud, sono state obbligate, sotto la pressione della tendenza attuale, a presentarsi ai negoziati della Croce Rossa del nord e del sud. Certamente, i negoziati preliminari attualmente in corso a Panmunjon[4] tra le organizzazioni della Croce Rossa del nord e del sud sembrano tardive ed il quadro nel quale sono discusse le questioni è limitato, ma non per questo non sono un avvenimento di grande importanza, dato che i coreani riuniti, prendono decisioni fra di loro sui problemi interni della nazione. Si potrebbe dire che è un passo in avanti che il nostro popolo ha fatto nella lotta per la riunificazione pacifica della patria divisa. La nostra posizione è chiara per quanto riguarda i negoziati delle organizzazioni della Croce Rossa del nord è del sud. Noi vogliamo fare riuscire i negoziati attraverso tutti gli sforzi sinceri, in modo da alleviare al più presto il popolo dalle sofferenze causate dalla divisione, e su questa base aprire la strada che conduce alla riunificazione pacifica della patria. Al contrario, la posizione delle autorità sud-coreane è diametralmente opposta. Dal giorno stesso in cui si videro trascinare sul luogo dei negoziati esse li hanno portati alla lunga con questo o con quel pretesto ed hanno gettato dell'acqua fredda sulla tendenza scottante della riunificazione pacifica, dicendo che «non si deve essere troppo entusiasti», e che i negoziati «sono prematuri». Peggio ancora dicendo che noi non tarderemo a «invadere il sud» perché avremo già portato a termine (sic) i preparativi di guerra, esse hanno proclamato lo «stato d'urgenza nazionale» e, per appoggiarlo, fabbricano nuove leggi viziose e fasciste e aggravano deliberatamente la situazione. Questa campagna della cricca fantoccio sudcoreana non può essere considerata altrimenti che come tendente a mantenere ciò che resta della sua vita affondando la tendenza alla riunificazione pacifica (tendenza che aumenta di giorno in giorno nella Corea del sud), silurando i contatti e le trattative tra il nord ed il sud e perpetuando la divisione. Non è per caso che perfino alcuni ambienti governativi reazionari degli Stati Uniti e del Giappone e la stampa loro assoldata dicono a questo proposito che la proclamazione dello «stato d'urgenza» nella Corea del sud è una manovra politica tramata più per la situazione interna che per la minaccia «d'invasione contro il sud». I governanti sudcoreani non possono ingannare nessuno e non possono risolvere niente attraverso simili assurde manovre. Sembra che, spaventati dalla situazione interna ed esterna che cambia rapidamente a loro svantaggio, siano stati colpiti da un attacco di febbre, ma è necessario che raffreddino i bollenti spiriti e riflettano a sangue freddo. Oggi i tempi sono cambiati e la situazione si è evoluta. L'attuale situazione non è più quella degli anni '40, quando valendosi del nome dell'ONU, gli imperialisti americani hanno diviso il nostro paese in nord e sud. È finito il tempo in cui gli imperialisti americani si intromettevano negli affari degli altri paesi per deciderne a loro piacimento. Attualmente gli imperialisti americani ed i militaristi giapponesi non sono neppure in grado di risolvere i loro problemi. Noi pensiamo che è venuto il momento per i governanti sudcoreani di liberarsi della posizione antinazionale che essi hanno assunto finora, consistente nel trovare salvezza attaccandosi ai panni degli aggressori imperialisti americani ed introducendo gli aggressori giapponesi, mentre voltano le spalle ai loro compatrioti. Se i governanti sud coreani vogliono trovare realmente una via d'uscita dovranno aderire alla posizione nazionale ed abbandonare, anche a partire da questo momento, le loro assurde pretese di «accrescere la forza» appoggiandosi alle forze straniere, allo scopo di contenere la Corea del nord con la forza e realizzare così la «riunificazione tramite il trionfo sul comunismo», e dovranno accettare le nostre proposte giuste ed imparziali: riunificare la patria tramite gli sforzi congiunti degli stessi coreani ed in modo pacifico. Mi avete chiesto qual è il nostro orientamento concreto sul problema della riunificazione della patria. Il nostro orientamento non differisce da quello del passato. Noi siamo conseguenti sul fatto che il problema dell'unificazione della nostra patria, affare interno della nostra nazione, deve essere regolato dagli stessi coreani e non attraverso ingerenze straniere; in modo pacifico e non con la guerra; Abbiamo precisato nuovamente l'orientamento della riunificazione della patria in modo indipendente e pacifico nel progetto di salvezza nazionale in otto punti presentato nel mese di aprile dell'anno scorso dall'Assemblea popolare suprema della Repubblica democratica di Corea, nel discorso del 6 agosto e nel messaggio di Capodanno 1972. Anche nel futuro impiegheremo conseguentemente tutti i nostri sforzi per realizzarlo. Fare riuscire i negoziati che si tengono attualmente tra le organizzazioni della Croce Rossa del nord e quella del sud con grande interesse di tutta la nazione, servirà a creare un'atmosfera favorevole alla riunificazione pacifica della patria. Le autorità sud-coreane, adducendo non si sa quali «tappe» pretendono che questo è possibile, e quest'altro è impossibile e che questo è da regolare per prima cosa e quell'altro da rimettere a più tardi; è questa una tattica di ritardo e non una presa di posizione tendente a regolare il problema. Se i negoziati della Croce Rossa dei nord e del sud si concluderanno con successo e se i componenti delle famiglie, i parenti, gli amici separati tra il nord ed il sud potranno liberamente scambiarsi delle visite, sara' possibile non solo alleviare delle sofferenze, ma sciogliere in questo processo i sentimenti gelidi tra le parti contendenti e approfondire la comprensione reciproca. L'eliminazione della tensione del nostro paese è un problema di grande importanza non solo per la riunificazione pacifica della patria, ma anche per la pace in Asia e nel mondo. Per eliminare la tensione in Corea, è necessario innanzitutto sostituire l'accordo d'armistizio della Corea con un accordo di pace tra il nord ed il sud. Noi insistiamo perché il nord ed il sud della Corea concludano un accordo di pace e perché le forze armate del nord e del sud siano considerevolmente ridotte a condizione che le truppe di aggressione dell'imperialismo americano vengano ritirate dalla Corea del sud. Non è la prima o la seconda volta che abbiamo precisato il fatto che non abbiamo intenzione di «invadere il sud». Se i governanti sud coreani non avessero l'intenzione di realizzare la « riunificazione attraverso la marcia verso il nord » non avrebbero alcuna ragione per non dare il loro consenso per la conclusione dell'accordo di pace. Se essi desiderano veramente la pace e la riunificazione pacifica del nostro paese dovranno consentire a concludere l'accordo di pace, anziché far chiasso intorno alla «minaccia d'invasione contro il sud», minaccia inesistente. Noi abbiamo intenzione d'intavolare trattative politiche tra nord e sud allo scopo di rinforzare i contatti ed i legami che li uniscono e per risolvere il problema della riunificazione della patria. C'è un gran numero di problemi da risolvere per spazzare via il malessere causato dalla divisione nazionale e riunificare il paese per via pacifica. Tutti questi problemi non potranno essere giustamente risolti che attraverso negoziati politici tra nord e sud. Noi siamo disposti ad intavolare dei negozi in qualsiasi momento, e in qualsiasi luogo consentito con tutti i partiti politici della Corea del sud, dal Partito repubblicano democratico al Partito neo-democratico, al Partito nazionalista. Ora le autorità sud coreane ci attribuiscono delle cose assurde senza neanche incontrarci. Rifiutare i negoziati pretendendo solo a parole la riunificazione pacifica non è l'atteggiamento di chi vuole risolvere pacificamente il problema della riunificazione. Per risolvere pacificamente il problema della riunificazione della patria, bisognerebbe intavolare concretamente dei negoziati bilaterali o multilaterali tra i diversi partiti politici del nord e del sud della Corea, per scambiarsi le opinioni e ricercare i mezzi ragionevoli per la riunificazione pacifica. La nostra porta è sempre aperta a tutti per i negoziati ed i contatti tra il nord ed il sud. Anche per quanto riguarda coloro i quali hanno commesso dei crimini nei confronti della patria e del popolo, noi non chiederemo conto dei loro crimini ma li consulteremo volentieri per quanto riguarda il problema della riunificazione del paese, purché essi si pentano sinceramente del loro passato e si incamminino per la via del patriottismo per la riunificazione pacifica del paese. Se tutti i coreani lottano uniti per la riunificazione della patria, sarà possibile respingere gli aggressori americani e giapponesi, eliminare il pericolo di rovina che minaccia la Corea del sud e realizzare a colpo sicuro la riunificazione pacifica del paese. Siamo convinti che si apra una prospettiva affinché il problema della riunificazione della Corea sia risolto presto o tardi per via pacifica secondo la volontà dei nostro popolo, secondo il principio dell'autodeterminazione nazionale, benché vi saranno ancora delle vicissitudini.

4. Su alcuni problemi internazionali
Al giorno d'oggi le forze imperialiste sono in decadenza, mentre le forze popolari per la pace e la democrazia, l'indipendenza nazionale ed il socialismo aumentano in ampiezza ed in forza. L'imperialismo americano che, nella guerra di Corea ha subìto una scottante sconfitta, la prima della sua storia, è schiacciato sotto i colpi successivi che riceve dappertutto nel mondo, e prosegue il suo cammino di declino. Attualmente l'imperialismo americano si trova in una crisi seria tanto all'interno quanto all'estero. All'interno degli Stati Uniti il movimento popolare contro la guerra si sviluppa impetuosamente e le contraddizioni tra gli ambienti dirigenti vanno anch'esse aggravandosi. L'economia si trova in un marasma cronico e la bilancia dei conti non fa che peggiorare. L'imperialismo americano subisce rovesci su rovesci in Indocina e dappertutto nel mondo e si vede isolato anche dai suoi paesi satelliti, senza parlare dei suoi colleghi imperialisti. Attualmente l'imperialismo americano è indebolito; mentre prima si imponeva agli altri e li forzava a seguirlo attraverso il ricatto nucleare e del dollaro, adesso non trova più paesi che lo seguono. Il ricatto nucleare non produce più il suo effetto ed i dollari sono sul punto di crollare in borsa. Cercando di rimediare a questa situazione imbarazzante, l'imperialismo americano ha ostentato la tristemente nota «dottrina Nixon» consistente nel far combattere gli asiatici in Asia e i popoli del medio oriente nel Medio Oriente. Ma non c'è nessuno che l'accetti, tranne degli individui ottusi, come Sato[5]. In questa situazione, l'imperialismo americano ha dovuto ostentare di nuovo l'insegna della «pace» e Nixon è obbligato ad andare a testa bassa in pellegrinaggio diplomatico per chiedere grazia. Eppure questo non significa assolutamente che l'imperialismo americano sia completamente rovinato, o meglio che la sua natura sia cambiata. L'imperialismo americano rimane sempre il capofila dell'imperialismo e la sua natura aggressiva non è per nulla cambiata. Seguendo la loro natura, gli imperialisti ricorrono alle manovre d'astuzia dell'aggressione e della guerra sotto l'insegna della «pace» quando si trovano in una situazione difficile. Attualmente gli imperialisti americani praticando anch'essi la politica della doppia faccia, si mostrano più astuti per aggredire altri paesi. È per questo che i popoli dei paesi che fanno la rivoluzione ed i popoli di tutti i paesi in lotta sono chiamati a raddoppiare sempre la vigilanza di fronte alle nuove manovre di aggressione, trama di guerra che l'imperialismo americano dietro la facciata della «pace» ed a sviluppare, tutti uniti, una lotta più vigorosa contro di esso. È solo così che essi possono salvaguardare la pace, giungere all'indipendenza nazionale e realizzare il progresso sociale. L'imperialismo americano dà una particolare importanza al militarismo giapponese per la realizzazione della «dottrina Nixon» in Asia. È già da molto tempo che gli imperialisti americani si abbandonano al gioco di fare del nazionalismo giapponese una «truppa di assalto» della loro aggressione contro l'Asia, mentre i militaristi giapponesi cercano dal canto loro di approfittarne per realizzare la loro sorniona ambizione. I negoziati dei capi di stato americano e giapponese che hanno avuto luogo qualche giorno fa, per quanto in ribasso rispetto ai precedenti, hanno rivelato che questa complicità e questa collusione di forze aggressive americano-giapponesi per quanto riguarda l'aggressione dell'Asia, non hanno subìto modificazioni. Nella «dichiarazione comune» resa pubblica alla fine di questi negoziati, Nixon e Sato hanno confermato nuovamente il famigerato «trattato di sicurezza nipponico-americano», sotto l'insegna della «pace» e della « stabilità » e si sono impegnati a « cooperare strettamente » nell'aggressione dell'Asia. È un fatto notevole che il militarismo sia resuscitato in Giappone sotto l'egida dell'imperialismo americano e che i militaristi giapponesi incoraggiati da questo si presentino come pericolose forze di aggressione in Asia: Come tutti gli imperialisti, i militaristi giapponesi oggi si servono, nella loro aggressione contro altri paesi del metodo consistente nell'introdurre in grande stile merci e capitali per asservirli economicamente, nell'intensificare la penetrazione ideologica e culturale per paralizzare la coscienza di indipendenza dei popoli di questi paesi, ed infine nell'introdurre le loro forze armate aggressive con il pretesto di proteggere le loro concessioni economiche. Il nostro paese è il primo bersaglio dell'aggressione oltremare del militarismo giapponese. Attualmente i militaristi giapponesi, in complicità con i fantocci sud coreani, hanno affondato in profondità i loro diabolici tentacoli d'aggressione sulla metà sud del nostro paese in tutti i campi: politico, economico, culturale e militare. D'altra parte essi hanno elaborato dei piani di operazione per l'aggressione del nostro paese e di altri paesi socialisti asiatici e continuano a dedicarsi strepitosamente alle esercitazioni di guerra. Sato è arrivato a parlare di un «attacco d'iniziativa» contro il nostro paese. Poiché oggi è così, non è più il tempo di discutere se il militarismo giapponese sia o meno resuscitato. Il problema è di opporsi alle manovre di aggressione del militarismo giapponese resuscitato e di lottare per respingerlo. La lotta del popolo giapponese è di grande importanza nella lotta per respingere le manovre d'aggressione dei militaristi giapponesi. Come ho già detto in altre occasioni, il popolo giapponese non è più quello che era in passato. È un popolo che ha conosciuto le sofferenze e le conseguenze dell'aggressione d'oltremare compiuta dal militarismo, è un popolo sveglio. Non resterà a braccia conserte se i militaristi giapponesi tenteranno di provocare un'altra guerra d'aggressione. Il popolo giapponese conduce in questo momento una lotta energica contro le forze militariste aggressive, per la democrazia, la neutralità e la pace. Questa lotta esercita una grande pressione negli ambienti dirigenti reazionari del Giappone. Alcune divergenze si manifestano anche in seno agli ambienti dirigenti giapponesi per quanto riguarda la domanda: si deve o no fare la guerra d'aggressione? Il Giappone è un paese insulare ed importa dagli altri paesi tutte le materie prime industriali; in queste condizioni, una volta scoppiata la guerra, si troverà in una situazione molto difficile, e per di più gli avversari di questa aggressione, non sono affatto trascurabili. È per questo, ritengo, che alcuni si oppongono alla guerra. Infatti, l'Asia odierna non è più quella di ieri; il suo volto è completamente cambiato. Se tutte le forze che sì oppongono alla guerra si uniranno in Giappone, e se i popoli asiatici, a partire dal popolo coreano e da quello cinese, uniranno le loro forze nella loro lotta, i militaristi giapponesi per quanto inclini alla guerra, non oseranno dichiararla e le loro manovre di aggressione saranno sventate. Ai giorni nostri l'Asia si presenta come l'arena principale della lotta rivoluzionaria antimperialista, e l'evoluzione della situazione in Asia esercita un'influenza fondamentale sul cambiamento della situazione mondiale nel suo insieme. I popoli del nostro paese e degli altri paesi socialisti dell'Asia come quelli di tutti i paesi in lotta riportano clamorose vittorie sia nella lotta rivoluzionaria antimperialista che nella costruzione di una nuova società superando le difficoltà e le prove che si susseguono. L'imperialismo americano ha praticato per più di vent'anni una politica tendente ad isolare e bloccare la Cina. Malgrado ciò, la Cina, lungi dall'incamminarsi verso la rovina è divenuta un forte Stato socialista e si è ingrandita e rafforzata per divenire una forza rivoluzionaria antimperialista degna di fiducia. Il prestigio della Repubblica popolare cinese aumenta di giorno in giorno sul piano internazionale. La Repubblica popolare cinese ha ripreso il suo legittimo seggio all'ONU grazie al sostegno di numerosi paesi del mondo, mentre la cricca di Chiang Kai-shek è stata bandita da tutte le organizzazioni dell'ONU. È un grande avvenimento di politica internazionale. Esso costituisce una grande vittoria del popolo cinese e nello stesso tempo è una vittoria dei popoli per la pace e il progresso. Il popolo vietnamita, con la sua eroica lotta contro gli aggressori imperialisti americani, ha inferto irrimediabili colpi ai nemici, e porta un grande contributo all'opera dei popoli progressisti di tutto il mondo per la ace, l'indipendenza nazionale ed il socialismo. Al momento attuale il popolo vietnamita conduce la lotta più tenace per cacciare dal Sud Vietnam le truppe d'aggressione dell'imperialismo americano, per realizzare l'indipendenza vera e la riunificazione della patria. La questione vietnamita deve essere regolata sulla base della «Proposta in quattro punti» avanzata dalla Repubblica democratica del Vietnam per la soluzione pacifica della questione vietnamita e sulla base della «Proposta in sette punti» del Governo rivoluzionario provvisorio della repubblica del Sud Vietnam. Se gli imperialisti americani continueranno a lanciare sfide anziché accettare le giuste proposte del popolo vietnamita, allora subiranno una disfatta più disastrosa. Il popolo vietnamita non mancherà di riportare la vittoria finale sulla sua lotta, innalzando ancora più alta la bandiera rivoluzionaria antimperialista. Il popolo cambogiano ed il popolo laotiano che hanno già registrato grandi vittorie nella guerra di resistenza antimperialista per la salvezza nazionale, sferrano attacchi vigorosi uno dietro l'altro contro gli imperialisti americani e contro i loro mercenari fantocci e li spingono verso una strada senza uscita. L'imperialismo americano vive attualmente le sue ultime ore in Asia. I popoli dell'Asia a cominciare dal popolo della Corea, della Cina, del Vietnam, della Cambogia e del Laos, finiranno per costruire una nuova Asia, indipendente e prospera, dopo aver liquidato completamente l'imperialismo ed il colonialismo in tutte le sue forme, in una stretta unione sotto la bandiera della lotta comune antimperialista ed anti-americana. Come ben sapete, alcuni cambiamenti sono avvenuti negli ultimi tempi all'interno dell'ONU; essi riflettono i cambiamenti nei rapporti di forza tra il progresso e la reazione sul piano mondiale. Diventa, per gli imperialisti americani, sempre più difficile agire a loro piacimento, come prima, all'interno dell'ONU. Ciò testimonia che è finito il tempo in cui l'imperialismo americano poteva far passare per buoni alcuni atti criminali, usando abusivamente la bandiera dell'ONU. Attualmente, come voi dite, per quanto riguarda il problema dell'ONU, numerosi paesi ed una grande parte dell'opinione pubblica affermano che il 1972 è «l'anno della Corea». Dobbiamo vedere se quest'anno sarà realmente «l'anno della Corea»; noi consideriamo questa frase come una manifestazione del sostegno e della fiducia dei popoli di tutto il mondo nei confronti della lotta del nostro popolo per la dignità della nazione, per la sua riunificazione e per la sua indipendenza. Per quanto riguarda la nostra posizione nei confronti dell'ONU la Repubblica popolare democratica coreana ha rispettato finora la Carta dell'ONU; non l'ha mai trasgredita. Coloro i quali l'hanno brutalmente calpestata e che hanno sporcato il nome dell'ONU non sono altro che gli imperialisti americani. Gli imperialisti americani hanno usato abusivamente la bandiera dell'ONU ogni volta che praticavano la politica dell'aggressione e della guerra; in particolare sotto la maschera dell'ONU essi hanno scatenato l'aggressione contro la Corea, lasciando cosi una macchia tra le più infamanti della storia dell'ONU. Penso che l'ONU, per essere fedele alla sua Carta, deve necessariamente riparare questo errore commesso nel periodo passato per quanto riguarda il problema coreano. L'ONU deve sopprimere tutte le «risoluzioni» sulla questione coreana fabbricate dall'imperialismo americano, in maniera illegale per l'ONU. È inoltre auspicabile che adotti una linea di condotta assennata per quanto riguarda la Corea, in modo da rendere nulle ed inesistenti le vecchie «risoluzioni» illegali. L'ONU è tenuta, giustamente, a prendere le misure appropriate per fare evacuare le truppe di aggressione dell'imperialismo americano che occupano la Corea del sud sotto il suo nome e per sciogliere la «commissione per la riunificazione e la ricostruzione della Corea», strumento d'aggressione dell'imperialismo americano contro la Corea. L'ONU deve cessare d'intervenire in tutti gli affari interni della Corea.

5. Sul problema delle relazioni tra Corea e Giappone
Il Giappone è il nostro vicino; ma, come sapete, attualmente i nostri due paesi sono «tanto vicini quanto lontani»; non si potrebbe non dire che è uno stato di cose molto anormale. Dal punto di vista storico il nostro paese è un paese aggredito dal Giappone; nei confronti del nostro paese il Giappone è un paese aggressore. Tuttavia, coloro che nel passato aggredivano il nostro paese erano gli imperialisti giapponesi e non il popolo giapponese. Stabilire normali relazioni tra vicini: la Repubblica popolare democratica di Corea ed il Giappone, è una buona cosa. Dal giorno stesso della sua fondazione, la Repubblica popolare democratica di Corea ha sperato di stabilire delle relazioni di buon vicinato anche con il Giappone, malgrado la differenza dei sistemi sociali. Questa nostra posizione si basa sulla politica estera della nostra Repubblica, politica giusta ed imparziale, che consiste nello stabilire relazioni di amicizia con tutti i paesi che trattano amichevolmente il nostro paese, sulla base dei princìpi dell'uguaglianza e della reciprocità. Tuttavia, con nostro dispiacere, il governo giapponese si è dimostrato sin dall'inizio nemico del nostro paese. Ci sono stati parecchi rimaneggiamenti ministeriali da Yoshida[8] a Sato passando per Kishi[9] e Ikeda[10], ma non c'è stato alcun cambiamento nella politica ostile del governo giapponese nei nostri confronti. Con Sato al governo, questa politica di ostilità nei nostri confronti è peggiorata. Il governo giapponese, concluso il «trattato sud-coreano-giapponese» con i fantocci sud coreani, si infiltra nella Corea del sud e sostiene questi fantocci che si oppongono alla riunificazione del paese e che tentano di provocare una guerra fratricida. Il primo ministro giapponese, Sato, ed il suo seguito, mirano apertamente a partecipare alla guerra contro la Repubblica popolare democratica di Corea ed offendono al massimo il popolo coreano. Se le relazioni di buon vicinato non sono state allacciate finora tra il nostro paese ed il Giappone, ciò è da attribuirsi interamente alla politica di ostilità del governo giapponese nei confronti del nostro paese. La nostra posizione sul problema delle relazioni tra Corea e Giappone è chiara e coerente. Oggi anche noi desideriamo che termini il più presto possibile questo stato di cose, anormale, esistente tra i due paesi e che si stabiliscano delle normali relazioni. Crediamo che ciò sia conforme alle aspirazioni ed agli interessi dei popoli di ambedue i paesi e vantaggioso per la pace in Asia e nel mondo. Per potere stabilire relazioni d'amicizia e relazioni diplomatiche tra la Corea ed il Giappone occorre innanzitutto che il governo giapponese rettifichi la sua posizione nei confronti del nostro paese. Che il governo sia rimaneggiato o no in Giappone è una questione interna nella quale non abbiamo certo intenzione di intrometterci. Si tratta dell'atteggiamento del governo giapponese verso il nostro paese. Anche quando in Giappone il primo ministro fosse rimpiazzato, le relazioni tra i nostri due paesi non potrebbero cambiare se la politica nei nostri confronti restasse la stessa. Se il governo giapponese si mostrasse amichevole verso il nostro paese, tutti i problemi sarebbero risolti senza difficoltà. Il governo giapponese deve correggere la sua politica ingiusta in conformità del momento attuale. Esso deve rinunciare assolutamente alla sua politica ostile nei confronti della Repubblica popolare democratica di Corea, annullare il «trattato sud-coreano-giapponese», cessare le sue manovre di nuova aggressione contro la Corea del sud e porre fine ai suoi stupidi atti tendenti a far lottare i coreani, gli uni contro gli altri, istigando i fantocci sud coreani, ad immischiarsi per pescare nel torbido. In questi ultimi tempi, tra il popolo giapponese e gli ambienti progressisti si sviluppa su larga scala un movimento per il ripristino delle relazioni di buon vicinato con la Repubblica popolare democratica di Corea. Già da qualche tempo è sorta la «Federazione dei parlamentari per la promozione dell'amicizia tra il Giappone e la Corea» che riunisce 234 parlamentari facenti parte sia del partito al potere che del partito di opposizione. Inoltre, alcuni consigli locali hanno votato risoluzioni che esigono la ripresa delle relazioni di Stato con la Repubblica popolare democratica di Corea. Pensiamo che sia una buona cosa e che la loro lotta porterà dei buoni risultati. Se il popolo coreano e quello giapponese mettono in atto una lotta fruttuosa, in comune, le relazioni diplomatiche tra i nostri due paesi potranno essere stabilite. Quando le relazioni diplomatiche saranno stabilite tra i due paesi, cesserà la politica errata che il governo giapponese ha messo in atto finora, nei confronti del nostro paese. Noi pensiamo che le relazioni di amicizia potranno essere allacciate tra i due paesi anche prima che siano stabilite delle relazioni diplomatiche. A giudicare dalla situazione attuale, sotto diversi aspetti, sarà necessario un certo periodo di tempo per stabilire tali relazioni diplomatiche. Noi siamo disposti, anche prima che siano stabilite delle relazioni diplomatiche con il Giappone, ad effettuare su scala molto vasta scambi di delegazioni commerciali, economiche e culturali. Le relazioni di amicizia tra i due paesi, Corea e Giappone, devono essere stabilite in ogni caso secondo il principio della reciprocità. Attualmente, scambi vengono effettuati in una certa misura tra i due paesi, ma hanno sempre un carattere unilaterale a causa dell'atteggiamento sbagliato del governo giapponese. Non sappiamo se è per paura di irritare gli Stati Uniti o i fantocci sud coreani che il governo giapponese si comporta in questa maniera. È evidente che il problema delle relazioni tra i due paesi non potrà mai risolversi con questi metodi. Insomma. qualunque sia la procedura concreta, l'istituzione o meno delle relazioni di buon vicinato tra i due paesi, e la loro realizzazione più o meno rapida dipendono interamente dall'atteggiamento del governo giapponese. In quanto al problema dei 600.000 coreani residenti in Giappone si tratta essenzialmente di un problema legato alle conseguenze della dominazione coloniale che l'imperialismo giapponese un tempo aveva esercitato nostro paese. Oggi, i cittadini coreani residenti in Giappone non possono godere di un trattamento legittimo in quanto stranieri, benché essi abbiano incontestabilmente la loro patria. Anche questo è dovuto all'atteggiamento ostile del governo giapponese nei confronti del nostro paese. I cittadini coreani residenti in Giappone hanno sviluppato una lotta vigorosa per difendere i loro diritti nazionali democratici, superando molteplici difficoltà. In particolare, dopo aver organizzato l'Associazione generale dei coreani residenti in Giappone (Tchongryeunn[11]), l'organizzazione dei cittadini d'oltremare della Repubblica popolare democratica di Corea, essi hanno concretizzato perfettamente le idee del Juché nel movimento dei coreani residenti in Giappone e, fermamente mente uniti attorno al compagno presidente Han Deuk Sou[12] hanno riportato grandi successi nella lotta per difendere i loro diritti nazionali democratici, per accelerare la riunificazione pacifica della patria e per rafforzare la solidarietà internazionale con il popolo giapponese ed i popoli progressisti del mondo. Se i cittadini coreani residenti in Giappone hanno riportato questi successi sotto la direzione della Tchongryeunn malgrado differenti manovre di ostruzionismo da parte del governo giapponese, è perché essi hanno beneficiato del sostegno e dell'incoraggiamento attivo del popolo giapponese, di partiti politici ed organizzazioni sociali progressiste e di personalità di diverse classi e strati sociali giapponesi. Noi gliene siamo molto riconoscenti e, cogliendo questa occasione, esprimiamo dì tutto cuore i nostri ringraziamenti ai nostri amici giapponesi tramite il giornale «Yomiuri Shimbun». È legittimo che i cittadini coreani residenti in Giappone salvaguardino i loro diritti nazionali, ciò è d'altronde conforme ai diritti internazionali. Credo che i giapponesi residenti all'estero vogliano anch'essi salvaguardare i loro diritti e non abbandonarli. È lo stesso per tutte le nazioni. Prendiamo ad esempio il lavoro dell'insegnamento nazionale dei cittadini coreani residenti in Giappone. Come sapete la nazione è caratterizzata innanzitutto dalla stessa lingua e dalla stessa scrittura. Senza la nostra lingua e la nostra scrittura non si può avere la nazione coreana . Ecco perché gli ostacoli da parte del governo giapponese per quanto concerne l'insegnamento nazionale dei cittadini coreani residenti in Giappone non può essere considerato che come una conseguenza di scopi politici ingiusti. Noi diamo una grande importanza al lavoro dell'insegnamento dei cittadini coreani residenti in Giappone e continueremo anche in futuro a dare un sostegno materiale e morale a questo lavoro. Attualmente, gli ambienti reazionari del governo giapponese in complicità con la cricca fantoccio sud coreana, costringono i coreani residenti in Giappone a chiedere il «diritto alla residenza permanente» ed impongono loro la «nazionalità sud coreana» Essi ostentano, pro-forma, la «libertà» di scegliere la nazionalità ma in fondo essi riservano un « trattamento speciale » ai coreani del Giappone che hanno la «nazionalità sud coreana» ed esercitano una pressione arbitraria su coloro che hanno la nazionalità della Repubblica popolare democratica di Corea. Sembra che alcuni coreani residenti in Giappone abbiano scelto la « nazionalità sud coreana » per evitare questi ostruzionismi. Ma è fuori di dubbio che seppure cambiassero nazionalità per costrizione, essi sosterrebbero attivamente la Repubblica popolare democratica di Corea, così come attualmente il popolo sud coreano ci sostiene alla unanimità. Il rimpatrio dei cittadini coreani residenti in Giappone, rimpatrio che è stato interrotto per un certo periodo, è ricominciato secondo l'accordo tra le organizzazioni della Croce Rossa della Corea e del Giappone. È un'ottima cosa non solo per salvaguardare i diritti nazionali dei cittadini coreani residenti in Giappone ma anche per sviluppare i rapporti di amicizia tra il popolo coreano e il popolo giapponese. Speriamo che quest'opera continuerà in futuro anche con l'appoggio del popolo giapponese, in modo che tutti i cittadini coreani residenti in Giappone che desiderino rimpatriare, possano ritornare nella loro patria. È importante assicurare ai cittadini coreani, residenti in Giappone la libertà di andare a visitare la loro patria oltre al diritto al rimpatrio. Tra i cittadini coreani residenti in Giappone ve ne sono anche alcuni che non possono rimpatriare subito per diversi motivi. Pertanto essi non dovrebbero essere privati del diritto di andare nel loro paese. Attualmente, tra gli stranieri residenti in Giappone, solo i cittadini coreani non hanno la libertà di recarsi nel loro paese. Queste misure discriminanti, ingiuste, e questi atti di violazione dei diritti dell'uomo devono cessare immediatamente. Occorre che la nave per il rimpatrio, facente la spola tra Tcheungdjir[13] e Niigata, trasporti non solo coloro che rientreranno definitivamente nella loto patria, ma anche coloro che vanno a trovare le famiglie, i parenti, gli amici che sono in patria per poi tornare in Giappone. Noi rispettiamo le idee della Chongryon per quanto riguarda la difesa dei diritti nazionali democratici dei cittadini coreani residenti in Giappone. Siamo convinti che in futuro anche il popolo giapponese, i partiti politici, le organizzazioni sociali progressiste e le personalità delle diverse classi e dei diversi strati sociali del Giappone si consultino con la Chongryon e continuino a dare il loro appoggio ed il loro incoraggiamento alla giusta lotta dei cittadini coreani residenti in Giappone.

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[1] Nave spia americana, catturata dai nord coreani nel 1968 per aver varcato le acque territoriali della Repubblica popolare.
[2] Simile al caso Pueblo avvenuto un anno e mezzo prima: un EC-121 americano venne abbattuto per aver violato lo spazio aereo nord-coreano.
[3] Vecchia traslitterazione della città di Huichon, dove è tuttora operante una delle più importanti fabbriche di macchine utensili del paese.
[4] Vecchia traslitterazione del villeggio di Panmunjeom, dove venne firmato l'armistizio tra le due Coree nel 1953.
[5] Eisaku Sato, primo ministro giapponese in carica dal 1964 al 1972.
[6] La proposta in quattro punti comprendeva il riconoscimento dei diritti del popolo vietnamita (pace, indipendenza, unità e integrità territoriale), rispetto degli accordi di Ginevra del 1954 (e quindi neutralità del paese e ritiro delle truppe americane), riconoscimento del ruolo e del programma del Fronte di liberazione del Sud, riunificazione pacifica senza ingerenze straniere.
[7] La proposta in sette punti proposta dal governo rivoluzionario del Sud Vietnam comprendeva: 1) Il fissaggio di una data per il ritiro delle truppe americane dal territorio vietnamita 2) Rispetto del diritto di autodeterminazione del popolo vietnamita e fine delle ingerenze straniere 3) Risoluzione dei problemi interni nel Sud Vietnam da parte delle due parti vietnamite, con spirito di concordia e pace 4) Riunificazione delle due parti con il dialogo e con mezzi pacifici e senza interferenze straniere 5) Conseguimento da parte del Sud Vietnam di una politica estera neutrale e pacifica, instaurando e mantenendo rapporti economici con tutti i paesi, indipendentemente dal loro regime politico e sociale 6) Il governo degli Stati Uniti dovrà assumersi la piena responsabilità per le perdite e la distruzione che ha causato al popolo vietnamita in entrambe le parti del Vietnam 7) Le parti garantiranno con degli accordi le forme di rispetto dei trattati conclusi.
[8] Shigeru Yoshida, primo ministro del Giappone dal 1946 al 1947 e dal 1948 al 1954. Apparteneva al partito liberale.
[9] Nobusuke Kishi, primo ministro del Giappone dal 1957 al 1960.
[10] Hayato Ikeda, primo ministro del Giappone dal al 1960 al 1964.
[11] Ora traslitterato in Chongryon.
[12] Han Duk-su è morto del 2001.
[13] Vecchia traslitterazione della città portuale di Chongjin.

Edited by Sandor_Krasna - 6/12/2014, 21:25
 
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view post Posted on 3/8/2012, 15:52

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Enrikovic, grazie è interessantissimo, difficile trovare scritti di kim il sung in italiano.. spero lo stai facendo con ocr cosi ti è più facile...
 
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Enrikovic
view post Posted on 3/8/2012, 17:02




Sì, sto usando un programma di OCR però non avendo lo scanner e facendo le foto con il cellulare alcune parole non le riconosce bene e devo modificarle. Comunque figurati, mi fa molto piacere contribuire agli web-inediti!

Edited by Enrikovic - 4/8/2012, 00:40
 
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view post Posted on 3/8/2012, 21:38
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Enrikovic
view post Posted on 3/8/2012, 22:06




Fatto.
 
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