Comunismo - Scintilla Rossa

I Processi dello Sviluppo Capitalistico dell'Economia Cinese., Tomor Cerova.

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Hoxhaista
view post Posted on 24/6/2012, 20:41




Da Albania Today, 1980,2

I Processi dello Sviluppo Capitalistico dell’Economia Cinese

Di Tomor CerovaDocente, Professore presso la Facoltà di Economia dell’Università di Tirana



Nell’economia, così come in altri ambiti, i revisionisti cinesi stanno propugnando per molti anni tesi ora riformiste, ora opportuniste e revisioniste, e implementando le medesime pratiche inventate da loro oppure ispirate ai vecchi e nuovi nemici borghesi e revisionisti che sono in palese contraddizione con gli insegnamenti del Marxismo-Leninismo, l’esperienza della grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e la prassi della costruzione del socialismo.

Nell’intento di trasformare la Cina in una superpotenza, i dirigenti del revisionismo cinese perseguono ampiamente la pragmatica e profondamente antisocialista politica economica che hanno elaborato e seguitano ad attuare persistentemente. Attualmente questa politica è incentrata sulle “quattro modernizzazioni”, nell’ambito economico, finalizzate ad accelerare l’implementazione in pratica di una serie di riforme e riorganizzazioni al fine di porre l’economia cinese definitivamente sulla strada dell’economia di mercato, per aprire le porte al capitale imperialista.

I revisionisti cinesi hanno introdotto la loro economia nella prospettiva dello sviluppo capitalistico gradualmente ogni giorno che passa. Ora la loro propaganda sta pressochè completamente promuovendo tesi borghesi e revisioniste Essi affermano che“i concetti di economia pianificata e di economia di mercato non sono fondamentalmente in contraddizione reciproca”, che “la legge del valore dovrebbe essere utilizzata come regolatrice,dal momento che si trova al di sopra di tutte le altre leggi economiche”, che “la produzione dovrebbe cambiare in concomitanza con i cambiamenti di mercato”, che “l’unificata distribuzione dei mezzi di produzione e l’unificato approvvigionamento dei beni di consumo da parte dello stato non sono accettabili”,etc.. etc. Su queste basi, le corporazioni cinesi hanno ottenuto la facoltà di stabilire contatti con I monopoli stranieri e di mantenere, analogamente al modello jugoslavo, parte dei profitti per sé. Le più vantaggiose condizioni stavano e sono state create per l’ulteriore influsso di capitale monopolistico straniero in Cina, inoltre una recente sessione dell’Assemblea Nazionale cinese ha approvato una nuova legge che è stata immediatamente applicata, tramite la quale gli investimenti del capitale straniero in Cina sono incoraggiati e i diritti degli investitori stranieri sono protetti. Questa legge consente la creazione delle cosiddette “imprese comuni”del capitale straniero e cinese in numerosi rami dell’economia, garantisce agli investitori stranieri il diritto di spartire il profitto in base all’ammontare del capitale investito,come altresì il diritto di trasferire questo profitto dalla Cina all’estero; garantisce loro persino il privilegio di essere esentati dalle tassazioni sui profitti. In base alla medesima suddetta legge, gli investitori stranieri beneficeranno anche della facoltà di di nominare direttori e vice-direttori alle“imprese comuni”, attraverso la quale essi potranno stabilire sia il piani di produzione che quelli di vendita, e l’assunzione oppure il licenziamento dei lavoratori,e il livello dei loro salari. Pertanto, l’immediatezza dei circoli d’affari del mondo capitalista nell’esprimere il loro entusiasmo in merito a questa nuova legge dei revisionisti cinesi, dichiarando che essa è “estremamente liberale” e che “sarà seguita da un influsso di uomini d’affari stranieri desiderosi di investire in questo paese”.

Queste posizioni e questa prassi anti-marxiste non sono aberrazioni casuali dei revisionisti cinesi nè alcunchè di distaccato dalla politica e dall’ideologia che essi stanno seguendo e implementando. Comunque, una tale manifesta palesazione della loro politica espone con maggiore facilità l’insieme dei processi dell’economia cinese sulla strada del capitalismo.

Essenzialmente, gli interi processi e tutte le metamorfosi che l’economia cinese ha subito on nella sua prospettiva di sviluppo capitalistico dimostra che sia nella teoria che nella pratica, i revisionisti cinesi hanno opposto la tesi opportunista della “graduale integrazione dell’economia capitalista nell’economia socialista”, ai princìpi dell’assoluta necessità dell’espropriazione della borghesia da parte del proletariato e della socializzazione dei mezzi di produzione, hanno opposto lo spontaneo, , anarchico sviluppo e la competizione capitalistica, avallata tramite lo slogan dello “sviluppo dell’economia mediante salti”, alla legge dello sviluppo pianificato proporzionale dell’economia, hanno opposto la tesi revisionista del “vantaggio dei crediti, dei prestiti e la tecnologia avanzata” ricavata dai monopoli dei paesi capitalisti sviluppati al principio socialista dell’autodeterminazione, etc. In questo modo, come spiega il Compagno Enver Hoxha, i revisionisti cinesi non hanno mai, in nessuna fase storica,introdotto la loro economia nella prospettiva dello sviluppo socialista. Il baccano che hanno creato e stanno continuando a creare in merito ai “grandi” risultati che hanno presumibilmente conseguito nell’ambito della costruzione del socialismo non è altro che la loro astute propaganda volta a presentarli come rivoluzionari in modo da svolgere il loro riprovevole lavoro più facilmente a scapito degli interessi vitali del proletariato e delle masse lavoratrici della Cin, come zelanti servitori della borghesia capitalista quali sono.


“Il pensiero di Mao Tsetung” è stato e rimane nella base ideologica della metamorfosi capitalistica dell’economia cinese.

La politica economica perseguita dai revisionisti cinesi è sempre stata basata sul “Mao Tsetung-pensiero”, il quale, come asserisce il Compagno Enver Hoxha, non è altro che “un insieme di teorie in cui le idee e le tesi prese in prestito dai Marxisti sono mescolate con altri idealisti, pragmatici e revisionisti princìpi filosofici” (E. Hoxha,“Imperialismo e Rivoluzione”, p. 388).

Un importante ruolo nel “Mao Tsetung-pensiero” è rivestito dalle distorsioni revisioniste di una serie di problemi essenziali del Marxismo-Leninismo inerenti l’economia. Partendo dall’idea di Mao Tsetung secondo la quale lo sviluppo del capitalismo sarebbe presumibilmente nell’interesse del popolo, e che le contraddizioni fra la classe lavoratrice e la grande borghesia nelle condizioni cinesi sarebbero presumibilmente “contraddizioni in seno al popolo” e che dovrebbero presumibilmente essere risolte attraverso metodi democratici, essi hanno promulgato e continuano a promulgare molti decreti e leggi che non contrastano gli interessi della grande borghesia, dei contadini ricchi e dei monopoli stranieri, che offrono e continuano a offrire loro varie concessioni a scapito degli interessi delle masse lavoratrici.

E’ trascorso un periodo di tempo notevolmente lungo prima che fosse implementata la riforma della terra, un considerabile numero di imprese private non furono nazionalizzate e le nazionalizzazioni che furono attuate ebbero un carattere capitalistico, in quanto erano a svantaggio della compensazione, i cui proprietari guadagnavano il completo valore della proprietà. Nell’ambito dell’organizzazione e della gestione della produzione, la distribuzione di beni materiali, gli investimenti, l’utilizzo di fondi accumulati, lo sviluppo del commercio interno ed estero, conformemente al “Mao Tsetung-pensiero”, le forme anti-marxiste e i metodi che difendono gli interessi della borghesia, che assicurano lo sviluppo dell’economia nella prospettiva capitalista, furono utilizzati e sono tuttora utilizzati. Al contempo, non diversamente dai revisionisti di altri paesi ed epoche, i revisionisti cinesi hanno tentato di celare le loro vili azioni con frasi rivoluzionarie e di presentarle come implementazioni creative del Marxismo-Leninismo nelle condizioni della Cina.

Quando Mao Tsetung non rivestiva ancora l’incarico di capo del Partito Comunista Cinese, fu l’autore di molte formulazioni revisioniste, tesi e parole d’ordine che avallarono la conciliazione degli interessi della classe lavoratrice e dei contadini con gli interessi della grande borghesia,dei proprietari terrieri e dei contadini arricchiti. Egli sostenne che “Per quanto riguarda i rapporti di lavoro sono interessate queste due politiche finalizzate, da una parte, ad aiutare, se le possibilità lo consentono, il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e, dall’altra, a non impedire lo sviluppo dell’economia capitalista all’interno di limiti ragionevoli. Nell’ambito agricolo, queste due politiche, da una parte, stabilisce la condizione che il proprietario del terreno dovrebbe ridurre l'affitto e gli interessi sui prestiti e, dall'altro, esige il pagamento da parte dei contadini di questo canone ridotto e l'interesse " (Mao Tsetung, Opere scelte, vol. 4, p. 13, edizione albanese). Inoltre nel 1934 egli asserì: “Non soltanto noi non ostacoliamo l’attività economica privata, ma al contrario la incoraggiamo e stimoliamo, se i proprietari delle imprese private non violano le leggi promulgate del governo, poiché lo sviluppo dell’economia privata è ora necessario,è nell’interesse dello stato e del popolo” (Mao Tsetung, Opere scelte, vol. 1, p, 180, edizione albanese). E, sollevando la questione al principio, affermò che “La legislazione inerente il lavoro della Repubblica Popolare difende gli interessi dei lavoratori,ma non è diretto contro l’arricchimento della borghesia nazionale... questo sviluppo non è nell’interesse dell’imperialismo, ma nell’interesse del popolo cinese” (Mao Tsetung, Opere scelte, vol. 1, p. 209, edizione albanese).

Accettare che lo sviluppo dell’economia capitalista sostenga gli interessi del popolo significa rinunciare alla via rivoluzionaria, significa diventare servo e difensore della grande borghesia che lavora per la perpetuazione dell’espropriazione delle masse lavoratrici.

Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare di Cina, nel 1949, i revisionisti cinesi capeggiati da Mao Tsetung, adempirono al loro corso anti-marxista sia nella teoria che nella pratica. Ma le condizioni interne ed esterne che esistettero a quel tempo li obbligarono ad onorare una parte delle promesse che hanno rivolto alle masse lavoratrici durante la guerra civile, sebbene anche queste non superassero i compiti della rivoluzione borghese-democratica. Queste misure furono accolte con gioia dal popolo lavoratore in Cina e anche elogiate dalle forze rivoluzionarie del mondo. Ma, come dimostrò la loro attività successiva, i revisionisti cinesi non intesero approfondirle ulteriormente e introdurre l’economia cinese nella prospettiva dello sviluppo socialista. Dopo la morte di Stalin e l’ascesa al potere dei revisionisti krusceviani, Mao Tsetung e i suoi collaboratori non soltanto appoggiarono il corso revisionista nell’Unione Sovietica e negli altri paesi, ma nel medesimo tempo espressero apertamente le loro tesi anti-marxiste in merito alla cessazione della lotta di classe, l’integrazione del capitalismo nel socialismo, la definizione del capitalismo di stato come forma di costruzione socialista, etc. Queste tesi anti-marxiste che erano incluse nel “Mao Tsetung-pensiero” sono alla base delle azioni pratiche nell’ambito dell’economia. Da ciò si deduce ovviamente che l’economia cinese si è sviluppata e continua a svilupparsi sulla via capitalista, poichè è noto che senza l’egemonia del partito Marxista-Leninista, senza instaurare la dittatura del proletariato, senza condurre la lotta di classe, senza contrastare gli interessi economici della grande borghesia, i rapporti di produzione socialisti non possono essere stabiliti e sviluppati.

Mentre agiscono come servi della grande borghesia cinese e internazionale, i revisionisti cinesi non cessano mai di fare un gran baccano in merito alla loro costruzione del socialismo nelle “condizioni” e con le “peculiarità” della Cina. Essi mistificano gli insegnamenti del Marxismo-Leninismo nella più spregevole maniera. Così, per esempio, nei loro tentativi di presentare il capitalismo di stato oppure il capitalismo privato di stato come una forma socialista di economia, provano a giustificarla con la politica della NEP che fu implementata come un indietreggiamento temporanea nell’Unione Sovietica, ma tacciono nel silenzio il periodo estremamente corto di questo indietreggiamento e le lezioni che sono state tratte da questo, per non menzionare l’intera esperienza della Rivoluzione Socialista d’Ottobre nella direzione della socializzazione dei mezzi di produzione senza compensazione, dell’instaurazione della dittatura del proletariato contro le classi sfruttatrici, dello sviluppo pianificato dell’economia conformemente alle direttive impartite dal partito Marxista-Leninista.

E’ risaputo che Marx, Engels, Lenin e Stalin offrirono al proletariato e alle masse sfruttate il socialismo scientifico, delinearono le leggi generali dello sviluppo del socialismo, fra cui l’attuazione della rivoluzione attraverso la violenza, l’instaurazione e l’incessante consolidamento della dittatura del proletariato, la socializzazione dei mezzi di produzione, l’affermazione del ruolo primario del partito Marxista-Leninista, etc. Essi hanno sostenuto che la lotta di classe e la rivoluzione proletaria non sono fini a sè stesse, ma attraverso queste si realizza l’emancipazione delle classi oppresse, sono create le condizioni per il loro sviluppo generale e l’incremento del loro tenore di vita e il benessere generale. Tuttavia, contrariamente a questi insegnamenti, I revisionist cinesi sono andati così lontano al punto di dichiarare che la teoria di Marx non definisce le vie per la costruzione del socialismo e del comunismo e che le hanno scoperte i cinesi. Il giornale “Guanmin Zhibao” del 29 Gennaio 1959 afferma che Marx, Engels e Lenin “non hanno indicato le forme di transizione”, che “noi abbiamo trovato la migliore forma di organizzazione della costruzione del socialismo e della graduale transizione verso il comunismo”.

I sofismi e le eclettiche, pragmatiche formulazioni, la piattaforma ideologica anti-socialista, come le posizioni favoreli alla borghesia e all’imperialismo dei revisionisti cinesi sono sempre stati alla base di tutte le loro azioni anche nell’ambito dell’economia. Ciò ha procurato alla Cina un serio danno e ha creato una cupa prospettiva per essa.


Alcune delle principali strade dello sviluppo capitalistico dell'industria cinese e dell'agricoltura

Il corso revisionista della leadership cinese nell'economia si materializza nella lunga forma di utilizzo di metodi capitalisti. Così, con la proprietà confiscate dalle principali forze borghesi e le imprese nazionalizzate che appartenevano ai monopoli della coalizione fascista, così come il capitale che apparteneva agli apparati burocratici, già nel 1949, il settore statale dell'economia è stato impostato. Tuttavia, questo settore non ha mai assunto le caratteristiche socialiste, perché, mentre i mezzi di produzione di questo settore erano state proclamate proprietà dello stato, la distribuzione dei beni era ancora lasciata nelle mani di capitalisti che, attraverso le commissioni commerciali, gestite tramite la vendita di merci prodotte nello stesso settore, e in cambio per questo godeva il diritto di appropriarsi del profitto che è stato creato attraverso il differenziale tra i prezzi all'ingrosso e al dettaglio. Ad esempio, nel 1957 l'impresa di Stato Tiamen produttrice di carbone ha venduto la sua produzione attraverso 1.400 unità private, che, nell'ambito dei contratti, hanno preso il 15 per cento del reddito derivante dalla vendita, i grassi e gli Enterprise Oil effettuate le vendite attraverso 1.200 unità private, che aveva il diritto di condividere 14-16 per cento del reddito, ecc. I vecchi e nuovi elementi capitalisti, essendo i veri signori incontrastati nel campo della distribuzione di beni del settore statale, non solo hanno soddisfatto i propri bisogni e quelli delle imprese private , ma, attraverso le loro transazioni di mercato, hanno partecipato anche direttamente nello sfruttamento della classe operaia impegnata nel settore statale. In questo modo, invece di sviluppare un settore socialista dell'economia, fin dai primi anni della sua esistenza, il settore statale della produzione si sviluppò come un settore capitalista.

Circa le altre imprese capitalistiche, i revisionisti cinesi hanno dichiarato che, dopo aver studiato la situazione, avrebbero preso misure per trasformarli in proprietà socialista. Ma questa è rimasta una promessa, perché le misure che sono state prese in seguito e non hanno influenzato per nulla il modo capitalistico di produzione e distribuzione. E 'un fatto che, dal 1949 al 1951 le commissioni per la registrazione delle attività di capitalisti, proprietari terrieri e dei contadini ricchi sono stati istituiti e gestiti in tutta la Cina. Rappresentanti dello Stato e capitalisti hanno partecipato a queste commissioni. Questa è la prima concessione. Il compito di queste commissioni era quello di valutare le attività, per studiare la situazione delle operazioni finanziarie, per registrare la proprietà delle imprese capitalistiche e il capitale investito da ogni capitalista in società degli azionisti. Questa misura è stata destinata a creare l'illusione tra fra il popolo cinese lavoratore che i nuovi governanti si stavano preparando per le misure rivoluzionarie, che avrebbero nazionalizzato i mezzi di produzione in città e nella campagna. Ma in realtà nulla di tutto ciò accadde. Sebbene la leadership cinese avesse dichiarato che il capitale privato è stato stimato in 3 miliardi e 800 milioni di yuan, tuttavia lo Stato, rispetto al carattere "patriottico" della grande borghesia cinese e con il desiderio di rafforzare la "unità" non nazionalizzando le attività immediatamente o entro 20 anni, li paga ogni anno con il 5 per cento del valore del loro capitale (dal libro "Trasformazioni socialisti dell'industria capitalistica e del commercio in Cina", Pechino, 1962, p. 55). Sia la grande borghesia cinese che la grande borghesia internazionale hanno gioito di questa situazione.

Per raggiungere "l'integrazione dell'economia capitalista nel socialismo" i cosiddetti revisionisti cinesi utilizzano alcune forme che, con il loro contenuto, assicurano la strada dello sviluppo capitalistico dell'economia. Alcune imprese dell'industria pesante, dei trasporti ferroviari e trasporti marittimi sono stati acquistati dallo Stato con compensazione immediata, ed i loro proprietari erano tenuti come amministratori. Il reddito derivante dalla vendita di queste imprese sono state depositate dai capitalisti della Banca Nazionale della Cina, che ha cominciato subito a pagare un tasso di interesse pari al profitto medio, quando le imprese erano loro proprietà. In questo modo, la promessa circa la nazionalizzazione dei mezzi di produzione era in parte, anche se solo formalmente e per ragioni demagogiche, onorato, ma i rapporti di sfruttamento sono stati conservati, tranne che ora lo sfruttamento delle masse lavoratrici da parte della borghesia è stato realizzato attraverso finanziamento del capitale.

I revisionisti cinesi hanno collaborato con un'altra branca di capitalisti con investimenti provenienti da fondi statali nelle imprese capitalistiche, o attraverso la creazione di nuove imprese con fondi congiunti dello Stato e dei capitalisti, in entrambe le categorie di imprese, ai capitalisti è stato riconosciuto il diritto di condividere i profitti con lo Stato nella misura del capitale investito, di rimanere nei posti più importanti che conducono e ricevono un salario da due a cinque volte superiore a quelle dei funzionari statali elevati per eguale lavoro. Mediante questa pratica, fino al 1970 la grande borghesia cinese ha realizzato un utile di 6 miliardi 150 milioni di yuan (2 miliardi 350 milioni di yuan in più del suo capitale stimato nei primi anni dopo la liberazione), di cui 2 miliardi e 800 milioni di yuan dalla condivisione dei profitti e il resto dai premi, dal tasso del 5 per cento di interessi e stipendi elevati. Questo processo continua fino ai giorni nostri. Come i capi revisionisti stessi hanno ammesso, questa pratica include anche i capitalisti cinesi che hanno assunto la cittadinanza americana, la maggior parte dei quali sono emigrati per i crimini che hanno commesso contro il popolo cinese e la loro stretta collaborazione con il regime di Chiang Kai-shek (Dal giornale "Wenhuibau", maggio 1968).

Molte altre imprese capitalistiche esistenti sono state lasciate libere di svolgere la propria attività, mentre un certo numero di imprese capitalistiche è stato creato. Nel 1952, a differenza del 1949, il loro numero nel settore dell'industria è cresciuto dell’ 1,4 per cento e nel commercio del 7 per cento.

Questi dati dimostrano che l’economia capitalista, sia nel settore industriale che commerciale, non solo non è limitata, ma al contrario, le condizioni sono state create per lo sviluppare ulteriormente i tassi. Questo anche per il fatto che la tassazione sul reddito era bassa e il settore privato è stato assistito dallo Stato attraverso le materie prime, mezzi di trasporto e crediti bancari.

Sotto lo slogan sulla "pregevole iniziativa privata", i revisionisti cinesi fornito ai commercianti e gli altri elementi di arricchimento intenzionati a creare imprese per la produzione di beni di consumo generali, pezzi di ricambio e strumenti. Ufficialmente, le imprese artigiane sono stati chiamati 'collettivi. Hanno comprato il mezzo di lavoro da privati con denaro contante con le risorse finanziarie create attraverso il contributo dei loro partecipanti. Lo stato non ha esercitato alcun controllo su di essi. Assortimenti di produzione, il regime di lavoro, prezzi, i mercati di vendita, fonti di materie prime e dei salari sono stati fissati dai gruppi più importanti di questi collettivi. I redditi derivanti dalla vendita di beni sono stati stabiliti per lo più dai nuovi proprietari, perché sono stati condivisi non solo in base al lavoro svolto, ma anche in base ai contributi di ciascuno nel fondo comune, ed era naturale che il capitalista venisse prima del lavoratore per loro. I cinesi pubblicizzarono e propagandarono la creazione di queste imprese capitaliste come attuazione del principio di autonomia e un mezzo per ridurre la disoccupazione, mentre in realtà sono stati utilizzati per assistere gli elementi capitalisti che si rovinavano attraverso la concorrenza, così come per aumentare il reddito della nuova borghesia burocratica dalla tassazione sulle licenze.

Quando la Repubblica popolare cinese è stata proclamata, ci fu una banca commerciale con 50.000 dipendenti, così come 900 banche private. Per il Controllo dello Stato è stata istituita nella capitale la Banca nazionale, ma gli interessi dei suoi azionisti non sono stati colpiti, mentre le altre banche hanno perso il diritto di esportazione di capitali all'estero, ma sono stati lasciati liberi di concedere crediti agli elementi capitalistici. Dopo 9 anni, la Banca nazionale ha "assorbito" l'attività delle banche private, ma senza intaccare gli interessi dei suoi azionisti. Ha riconosciuto loro il diritto al risarcimento con un 5 per cento del tasso di interesse, nonché il pagamento degli interessi bancari. Ha continuato a concedere crediti alle imprese private per proteggerli contro il fallimento (Chen e Lin Nan Lei "Circolazione monetaria nel PR della Cina", 1959).

Sia quando giunsero al potere che in seguito i revisionisti cinesi non attuarono la nazionalizzazione delle imprese e dei capitali appartenenti ai monopoli e delle varie aziende degli Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Francia e altri paesi capitalisti che hanno condotto la loro attività in Cina . Hanno giustificato questo con il loro desiderio di preservare la presunta "amicizia" con i paesi dell'ex coalizione antifascista. Questa posizione dimostra che i revisionisti cinesi avevano lavorato per molto tempo per mantenere buone relazioni con i grandi monopoli imperialisti e gli stati imperialisti potenti. D'altro canto, volevano usare queste imprese come esempi del modo di produzione capitalistico e come base della costruzione dei loro legami con i grandi monopoli capitalistici.

La creazione di nuove imprese congiuntamente di proprietà dello Stato e dei capitalisti, la partecipazione dello Stato nelle imprese capitalistiche esistenti con investimenti e la presentazione di queste imprese come un settore socialista, era una distorsione flagrante gli insegnamenti del marxismo-leninismo, che ha portato al consolidamento della proprietà privata in varie forme. Pertanto, allo stato attuale, tre forme di proprietà capitalista prevalgono nell'industria, nel commercio e negli altri rami dell'economia cinese, vale a dire lo stato di proprietà capitalistica derivante dalla proprietà nazionalizzata della borghesia burocratica che fu rovesciato nel 1949, e la proprietà confiscate dei grandi criminali di guerra e dei monopoli dei paesi della coalizione fascista, lo stato del comune e la proprietà privata capitalistica, comprendente tutte le imprese private in cui lo Stato fa investimenti, le nuove imprese create con investimenti comuni da parte dello Stato e dei capitalisti, o attraverso la fusione di gruppi di aziende capitaliste di Stato con le imprese private capitalistiche: esse sonoo affiancate anche dalla proprietà privata diretta.

Entrambe le proprietà dello Stato capitalista e dello stato comune e la proprietà privata capitalista non hanno nulla in comune con la proprietà socialista, perché la proprietà privata è conservata in vari modi, nella produzione e circolazione, appropriazione individuale del plusvalore e sfruttamento dei lavoratori da parte della borghesia lì esistenti tuttora. Ciò è dimostrato dal fatto che solo nel periodo fra il 1949-1970 la borghesia cinese ha realizzato un utile di 2.800 milioni di yuan. Ci sono stati casi di capitalisti come Chun Yi-cheng, che nel 1957 possedeva un capitale di 18 milioni di yuan e ha preso un profitto mensile pari al totale dei salari di 1.500 lavoratori cinesi. (Quest'anno, questo novello capitalista ha guidato la delegazione degli industriali cinesi presso la GFR.). Complessivamente, il profitto medio è in costante aumento. Così, nel periodo 1951-1955 era cresciuto al 20-30 per cento, dal 13,7 per cento, che era il massimale per il periodo prima del 1949 (Dalla "Storia dell'Industria cinese moderna" , vol. 1. 1957) .

La leadership revisionista cinese ha sempre cercato di proteggere la borghesia nazionale e garantire lo sviluppo capitalista dell'economia. Questo è evidente sia nel campo della propaganda che in quello della legislazione. Questo ha portato all'espansione effettiva della proprietà privata, che altrimenti dovrebbe essere limitata o del tutto eliminata. Così, nel 1955 la proprietà privata a Shanghai è stato stimata a 2 miliardi di yuan, contro 1.700 milioni di yuan nel 1950 (Wu Xian-i, "Questioni di trasformazione dell'industria capitalista e Commercio nel PR della Cina", 1960).

Non solo i vecchi capitalisti cinesi hanno fatto profitti economici, ma attraverso i diritti politici di cui godono, hanno anche avuto il permesso di occupare posti importanti per l'economia e gli organi di potere legislativo e dello stato. Così, i vecchi elementi capitalisti hannoi occupato il 50 per cento dei seggi del consiglio di gestione di un caseificio nei sobborghi di Pechino. Nello stato di imprese capitalistiche e imprese private i prezzi sono fissati dal capitalista, con i rappresentanti dello Stato e gli operai ad esaminarli solo formalmente e restituirli al capitalista per l'approvazione. Il capitalista ha il diritto di partecipare agli utili ad un importo non inferiore al 10 per cento e non più del 30 per cento. Questa restrizione formale non preoccupa affatto i capitalisti cinesi, perché il margine di profitto è molto vantaggioso per loro.

I revisionisti cinesi hanno creato una serie di altri privilegi e strutture per la borghesia come classe. Essi hanno garantito il diritto di ereditare i mezzi di produzione, depositi bancari, di donare o trasferire eredità, hanno dato ai loro eredi o qualsiasi altra persona di loro scelta, il diritto di assegnare il 5,5 per cento dal capitale, e così via. Questo ha fatto sì che il numero dei capitalisti in Cina è aumentato costantemente con il passare degli anni.

Anche nella questione in merito alla terra, i revisionisti cinesi hanno seguito la strada dello sviluppo capitalistico. La riforma agraria è stata attuata nel contesto delle misure adottate nel corso della rivoluzione democratico-borghese. Tuttavia, a parte le debolezze intrinseche della legge sulla riforma agraria, una serie di istruzioni sono stati emessi anche con l'obiettivo di difendere gli interessi dei proprietari terrieri e dei contadini arricchiti. In questo modo, la riforma agraria è stata effettuata in contrasto con gli insegnamenti del marxismo-leninismo. La legge sulla riforma agraria ha apertamente difeso la proprietà capitalistica nelle campagne. L'articolo VI della legge sulla riforma agraria dice che ... "tutta la terra che appartiene ai contadini ricchi e che viene coltivata da loro o attraverso il lavoro assunto, così come qualsiasi altra proprietà dei contadini ricchi è protetta dalla legge e inviolabile. Questo è l'unico modo per difendere l'economia dei contadini ricchi ... tutti gli appezzamenti di terreno non troppo grandi che i contadini ricchi hanno dato in affitto, sono protetti e inviolabili.".

Così come nell'industria, anche nell'agricoltura il terreno è stato stimato pari a un prezzo garantito di 240 yuan per una mu (1/5 ettari). Incoraggiati dalla promessa che i terreni acquistati dai proprietari terrieri e dei contadini ricchi rimarrebbe di proprietà del compratore, migliaia di contadini medi e poveri si precipitò ad acquistare i terreni più fertili dai proprietari terrieri e divennero fortemente indebitati, i prezzi dei terreni salirono a quasi 5.000 yuan per mu. Per quanto riguarda i terreni che non sono stati venduti, ma distribuiti ai contadini, ai sensi della legge sulla riforma agraria, i proprietari terrieri e i contadini ricchi avevano diritto a un importo annuo 5 per cento del compenso per il valore totale dell'appezzamento. In questo modo, la riforma agraria è stata attuata mediante la compensazione, anche se in maniera indiretta e dissimulata, non per i contadini, ma per Stato, che ha fatto questa spesa attraverso un sistema di tassazione pesante sulla terra, reddito, ecc.

Allo stesso modo, fino al 1952, l'acquisto e la vendita di terreni erano consentiti, e fino al i 1958 redditi agricoli collettivi sono stati distribuiti in base sia alla quantità di lavoro svolto sia alla superficie dei terreni agricoli e agli altri strumenti messi nella fattoria collettivizzata da ciascuno dei suoi membri. Forme di sviluppo capitalistico sono evidenti nel settore agricolo cinese, anche dopo la creazione di comuni popolari. Al fine procedere ulteriormente su questa strada, sotto lo slogan di incoraggiare l'iniziativa privata, i revisionisti cinesi al potere permettono di incentivare il pagamento per cottimo, il membro del Comune può svolgere attività di produzione e il commercio in proprio dopo aver prestato in un dato numero giorni di lavoro in comune, e, inoltre, al fine di creare le condizioni necessarie per lui per fare questo, l'appezzamento di terreno personale è stato esteso.

La propaganda revisionista cinese ha compiuto spudoratamente sforzi per convincere che la borghesia cinese non avrebbe ottenuto la sua ricchezza attraverso lo sfruttamento degli altri, ma attraverso la sua frugalità, e presumibilmente dopo aver accettato la strada della costruzione del socialismo dopo il lavoro educativo che è stato fatto con esso. "Sotto scoppiettanti fuochi d'artificio, con tamburi, canti e danza", la propaganda cinese si vantava nel 1951: "la borghesia cinese sta imboccando la larga strada del socialismo." "Siamo stati generosi verso gli elementi borghesi giusti", Chou En-lai ha sottolineato, "e ha contribuito a coloro che volevano essere rieducati. Noi non li priviamo dei loro diritti civili, garantiamo il loro lavoro e il loro tenore di vita ". (Chou Fin-lai," Relazione sull'attività del governo alla prima seduta della seconda legislatura ", Pechino, 1959, p. 51). Nel 1964, uno dei capi revisionisti del tempo ha ammesso: "La borghesia cinese va con il partito, fa la rivoluzione, costruisce il socialismo. Questa è la borghesia più bella del mondo "(!).

I revisionisti cinesi hanno mantenuto uno stretto contatto con i capitalisti cinesi all'estero. Implementazione in pratica l'assunto di Mao Tse-tung dello "spirito patriottico" della grande borghesia, il governo ha ripetutamente invitato i capitalisti cinesi in diversi paesi del mondo per trasferire parte del loro capitale alle banche statali cinesi, garantendo loro un alto tasso di interesse e il rimborso del capitale ogni volta che volevano. E, in questo modo, sotto l'apparenza dell' origine cinese, non solo il capitale dei cinesi emigrati capitalisti, ma anche il capitale dei monopoli dei paesi capitalisti sviluppati fu versato in Cina. Questo capitale è cresciuto di anno in anno fino alla fine, ha preso la forma di crediti aperti e prestiti.

Al fine di rafforzare i loro legami con gli emigrati e i monopoli capitalisti dei paesi capitalisti, con l'interesse diretto dei leader cinesi revisionisti, diverse società capitalistiche sono state create molto tempo prima a Hong Kong, come la "Corporazione d'Oltreoceano Cinese" e altri. Queste aziende sono attinenti alla vendita di azioni agli emigranti cinesi e altri stranieri, con l'accumulo di denaro e con un investimento capitalistico e la sua amministrazione nella Cina continentale. I proventi da tali operazioni vengono utilizzati per fondare varie aziende in Cina. Inoltre, una serie di privilegi sono stati creati per i capitalisti cinesi emigrati ed i loro parenti e genitori in Cina. E' assegnata la terra per fare investimenti e sfruttare per un periodo di 20-50 anni, viene assegnato un 8 per cento del tasso di interesse sul capitale investito in Cina, sono autorizzati a costruire sgargianti ville private, club e scuole speciali per i propri figli, ecc. In questo modo, dal 1964 l'afflusso di valuta pregiata da emigrati capitalisti non è inferiore a 200 milioni di dollari l'anno (dai dati della rivista "South China Morning Post", 29 ottobre 1966), considerando che dal libero scambio capitalista e le attività di banca di Hong Kong i revisionisti cinesi hanno ottenuto un utile netto di circa 27 miliardi di dollari nel 1967, attraverso le loro banche, imprese commerciali, cinema e teatri, studi cinematografici e la vendita di acqua, senza menzionare i profitti derivanti dal traffico di droga ("Neue Zeitung Züricher ", 3 luglio 1967).

La collaborazione dei revisionisti cinesi con gli emigrati capitalisti, così come l'ulteriore rafforzamento di tali collegamenti, si sta facendo sentire non solo in campo economico, ma anche in campo politico, ideologico, sociale e culturale.

Contrariamente agli insegnamenti dei classici del marxismo-leninismo sulla necessità per lo sviluppo pianificato e centralizzato delle attività economiche, anche se, come già nel 1953 sono stati formalmente annunciati i loro piani quinquennali, i revisionisti cinesi hanno assunto varie forme e modalità per favorire speculazioni, concorrenza, e anarchia di mercato. Già nel 1956 Mao Tse-tung lanciò lo slogan: "Dobbiamo abbattere i limiti del piano". Alla legge sullo sviluppo pianificato e proporzionato dell'economia socialista hanno sempre opposto il loro cosiddetto metodo di sviluppo della economia attraverso salti. V.I. Lenin, nella lotta contro le opinioni di Trotsky sullo sviluppo attraverso salti, ha sottolineato che il salto è una priorità, e tutte le priorità impreviste nell'ambito dei piani di sviluppo dell'economia non sono altro che la spontaneità, caratteristico fenomeno dell'economia capitalista.

I rapporti di produzione capitalistici non solo rendono impossibile per l'economia cinese sviluppare secondo i piani, ma impediscono anche la gestione centralizzata. Nel 1970 circa l'80 per cento delle imprese industriali che appartenevano al settore statale dell'economia, e molte imprese private-statali sono state trasferite agli organi locali. Il decentramento ha incoraggiato i dirigenti delle imprese di deviare la produzione, gli investimenti, la struttura dei costi e dei prezzi dalla loro destinazione finale. In queste condizioni di spontaneità, dopo la brama dei profitti e della concorrenza, si diffusero tendenze auto-gestionali anche sviluppate. Il capo dei revisionisti cinesi, Hua Kuo-feng, ha espresso la sua ammirazione per il sistema capitalista di "auto-gestione" durante la sua visita in Jugoslavia l'anno scorso. E la forma capitalista dell'autogestione è sempre più ampiamente in corso di attuazione in Cina. Nel nome de "Le quattro modernizzazioni", hanno creato "consigli di produzione", "comitati dei lavoratori", e altri organismi simili che funzionano come quelli delle imprese autogestionali in Jugoslavia.

Il decentramento è diventato la causa della creazione di decine di migliaia di piccole imprese capitalistiche, che sono diventate una fonte di estenstione della classe borghese con nuovi elementi, per l'ulteriore eliminazione dei controlli sulla produzione e le distribuzioni. Speculazioni e altre attività illecite hanno assunto ampia estensione, e casi di abuso e di furto di materie prime, ricambi, ecc sono aumentati.

Avvalendosi delle strutture create per essa da parte dello Stato, soprattutto dopo l'avvento al potere di Hua Kuo-feng e Teng Hsiao-ping, la borghesia ha cercato di trovare nuovi modi di profitti, tra cui quello di aggirare le tasse sulla produzione di beni. In questo contesto, società segrete sono state create, tra cui un cantiere navale per 500 tonnellate, e il "cartello di 11 fabbriche che operano nelle principali città della Cina e controllano, su una base di cooperazione, la produzione all'ingrosso di beni, ecc . Questo gruppo della borghesia ha dichiarato: "In pieno giorno costruiamo il socialismo, nel buio della notte si costruisce il capitalismo.". Ma in realtà, il capitalismo in Cina si sta costruendo sia in pieno giorno che nel buio della notte, e questo è il risultato della conservazione delle forme capitaliste dell'economia, della degenerazione sempre maggiore della borghesia burocratica, della negazione della lotta di classe e la dittatura del proletariato. I capi revisionisti cinesi hanno recentemente adottato una serie di misure per andare oltre e più in basso nella strada dello sviluppo capitalistico, come ad esempio il ripristino di tutti i diritti e i privilegi dei capitalisti, che avranno tutti i loro capitali in denaro, oro, o argento , così come altre attività, depositate in banche o confiscate durante la Rivoluzione Culturale, restituiti. Allo stesso modo, gli amministratori capitalisti hanno avuto i loro stipendi e bonus aumentati, in modo che essi "possano migliorare le loro condizioni di vita". Con decisione speciale del Consiglio di Stato, nel dicembre del 1978, compensi per le invenzioni e ammodernamenti tecnici sono stati approvati. Questi compensi raggiungono da 2.000 a 10.000 yuan al mese, in un momento in cui il salario medio del lavoratore è 30-40 yuan al mese. Allo stesso tempo, la Cina ha promesso di dare ai capitalisti americani un risarcimento di circa 200 milioni di dollari per le attività che un tempo avevano in Cina.


Connessioni dell'economia cinese con il capitale dei grandi monopoli capitalistici

Nel campo delle relazioni economiche con l'estero, i revisionisti cinesi hanno seguito e continuano a seguire una politica reazionaria che è gravida di pericolose conseguenze per l'economia e le sorti del popolo cinese. Al fine di districarsi dalla loro difficile situazione economica, al fine di accelerare la corsa agli armamenti, che assorbe circa il 40 per cento del loro bilancio dello Stato, sono venuti fuori abbastanza apertamente alla ricerca di prestiti e crediti dai monopoli dei paesi capitalisti sviluppati. I fatti riguardanti i collegamenti che si stanno costituendo e gli accordi che vengono stipulati, sono numerosi. In confronto con il più alto livello del periodo prima del 1949, gli investimenti stranieri in Cina sono aumentati di cinque volte con le previsioni dicendo che aumenteranno molto di più in futuro. I revisionisti cinesi stanno cooperando a stretto contatto con la British Steel per la produzione di acciai speciali, Rolls-Royce e per la costruzione di velivoli SHS-146, la società francese Pramatome, l'azienda tedesca West-KWU, e l'americana General Electric per la costruzione in Cina di quattro centrali nucleari con una capacità di 600 MW ciascuno (secondo la rivista francese "Problèmes économiques", No. 1617, aprile 1979).

I revisionisti cinesi hanno grandi speranze nei rapporti sino-giapponesi. Fino ad oggi hanno firmato accordi a lungo termine, validi fino all'anno 1990, sulla collaborazione nel settore del carbone, rame, titanio, e l'estrazione di stagno, lo sviluppo della metallurgia non ferrosa, ecc. Il Giappone si è impegnato a fornire fino al 1982 alla Cina di macchinari e attrezzature stimati a 10 miliardi di dollari e compreranno petrolio della Cina e pellame per lo stesso valore (dalla rivista giapponese "Chensi Electronics", n ° 11, anno 1978). La bilancia commerciale della Cina è più a favore del Giappone, con l'esportazione dal Giappone alla Cina più grande dell'i esportazione dalla Cina al Giappone. Così la Cina ha iniziato a procurarsi i primi debiti.

L'economia cinese è sempre più ogni giorno nelle grinfie dei grandi monopoli americani. Il Ministero del Commercio degli Stati Uniti ha dichiarato che gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina per l'anno 1978 sono aumentati a 900 milioni di dollari. Oltre a questo, le porte della Cina sono state aperte agli investimenti americani su larga scala. Così, gli ingegneri della Kayser stanno ricevendo numerosi ordini per l'apparecchiatura alla miniera di ferro di Nan Fein, a est di Pechino, Hotels Corporation ha firmato un accordo per l'investimento di 500 milioni di dollari per la costruzione di hotel in Cina, la General Motors Corporation e Ford Motor Company investono per la costruzione di un imponente stabilimento dell'industria automobilistica nella regione Simhum, in prossimità di Hong Kong.

I grandi monopoli capitalistici conoscono bene la situazione economica e politica in Cina, le sue riserve di materie prime, le difficoltà che l'economia cinese sta attraversando, ecc. Le informazioni che ricevono dai servizi segreti stranieri, in particolare dalla CIA, e che sono anche pubblicati di volta in volta dalla stampa dei paesi capitalisti, servono ai monopoli giapponesi e occidentali per entrare in tali accordi che vedono maggiori vantaggi per se stessi. I revisionisti cinesi stanno partecipando agli intrighi delle potenze imperialiste per cogliere i mercati petroliferi, per monopolizzare la tecnologia della prospezione e trasformazione del petrolio e controllare i prezzi del petrolio.i E' noto che la Cina rappresenta quasi il 3 per cento della produzione mondiale di petrolio. Tuttavia, anche con questa percentuale piccola in suo possesso cerca di disorientare il mercato del petrolio, annunciando la scoperta di inesistenti fonti, e vendere il proprio petrolio a prezzi inferiori a quelli fissati dall' OPEC. Quindi, i monopoli del petrolio dei grandi paesi capitalistici, che tengono d'occhio il petrolio del Medio Oriente e del continente africano, sono pronti a fornire alla Cina apparecchiature geofisiche, piattaforme galleggianti per l'off-shore della prospezione, a mandare i propri specialisti per valutare le riserve di petrolio della Cina, al fine di sfruttarle in futuro (dalla rivista "Le Courier des Pays de l'Est", No. 197, anno 1976).

I revisionisti cinesi con Hua Kuo-feng, Teng Hsiao-ping e altri in testa, stanno cercando di presentare la loro collaborazione con i grandi monopoli dei paesi capitalisti sviluppati, i crediti assegnati e gli investimenti effettuati da capitalisti stranieri come una nuova e redditizia strada che hanno scoperto per la costruzione del socialismo. Ma non possono nascondere il fatto che anche prima ci sono stati opportunisti, i quali predicavano questo tipo di collaborazione con i monopoli. E tutto questo, come la storia ha dimostrato, non è altro che l'occupazione imperialista, realizzato non con le armi, ma con i crediti e i prestiti. "Il capitalista", sottolinea il Compagno Enver Hoxha, "non concede aiuto a nessuno senza prima considerare i propri interessi economici, politici e ideologici". Pertanto, "i crediti americani, tedeschi-occidentali, giapponesi e altri e gli investimenti in Cina non possono non incidere sulla sua indipendenza e la sovranità in un modo o nell'altro" (E. Hoxha, "L'imperialismo e la rivoluzione", pp, 349-350, Engl. ed.).

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La strada del capitalismo, che i revisionisti cinesi stanno seguendo in tutti i campi, e soprattutto nel campo economico, ha causato gravi danni allo sviluppo delle forze produttive in Cina. Con una popolazione che costituisce il 22 per cento della popolazione mondiale, in 30 anni di dominio dei revisionisti cinesi, la Cina è riuscita a produrre solo l' 1,4 per cento del mondo di energia elettrica, 5 per cento della ghisa, 3,6 per cento del acciaio. Per anni e anni, l'agricoltura cinese non è stato in grado di soddisfare le esigenze del paese per il grano il pane, e solo durante il periodo 1970-1978 la Cina ha dovuto importare 33 milioni di tonnellate di grano, pagando oltre 4 miliardi di dollari per esso.

Le "quattro modernizzazioni", che i revisionisti cinesi hanno annunciato che realizzeranno con l'aiuto dei grandi monopoli capitalistici, stanno mettendo l'economia cinese sempre più nella morsa della crisi economica del mondo capitalista e revisionista, che si fa sentire nell'aumento della disoccupazione, del parassitismo della società, sempre più rapido tasso di esportazione del lavoro, ecc. Le riorganizzazioni che vengono fatte nel dell'economia cinese sono destinate a dare un ulteriore impulso ai rapporti di produzione capitalistici.

Le opinioni propagate dai revisionisti cinesi e le loro pratiche capitalistiche in tutti i campi e, soprattutto, nel campo economico, sono stati e rimangono anti-marxisti e reazionari. Esse mostrano che i revisionisti cinesi non sono mai stati ispirati dagli insegnamenti del marxismo-leninismo, ma dal "Mao Tsetung-pensiero", che è al servizio della borghesia vecchia e nuova in Cina. Il Partito del Lavoro d'Albania e il Compagno Enver Hoxha così come gli autentici marxisti-leninisti del mondo, hanno continuamente esposto l'essenza anti-marxista, controrivoluzionaria e reazionaria di questa ideologia e le pratiche dei revisionisti cinesi sulla base del "Mao Tsetung-pensiero. ".
 
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view post Posted on 12/7/2012, 17:35
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Chiudo quindi la discussione, impostando un'apposita discussione nella sezione "Storia" di Scintilla Rossa.
 
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