Comunismo - Scintilla Rossa

Antagonismi di classe nell'Antica Roma.

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Leonid Brezhnev
view post Posted on 30/10/2011, 18:46




Antagonismi di classe nell'Antica Roma



Il Materialismo Storico suddivide le varie tipologie di società susseguitesi nel corso della storia, a seconda dei loro Rapporti di Produzione vigenti, in cinque differenti forme di organizzazione, ovvero la Società Schiavistica; la Società Feudale; la Società Capitalistica, attualmente in corso; la Società Socialista ed infine la Società Comunista.

In particolare, durante la Società Schiavistica, contrassegnata da rapporti sociali umani che permasero sino al raggiungimento della società capitalistica, contrassegnata dai rapporti di scambio basati sul denaro e privi di qualsivoglia rilevanza esercitata dall'identità individuale bensì dalla capacità personale di ricavare profitto (a tal proposito occorre prendere in considerazione il concetto di Alienazione del Prodotto e dell'attività lavorativa produttiva dal Produttore stesso), avvenne un fatto curiosamente estraneo allo stadio evolutivo dell'epoca, tradizionalmente attribuito alla fase primordiale della società capitalistica, ovvero la nascita di una sorta di Borghesia il quale potere economico diviene entro breve contrapposto a quello politico detenuto dalla Classe Aristocratica, in concomitanza con la nascita di un'entità definibile Proletariato, ad un certo punto organizzatosi persino politicamente.

In apparenza, un simile ordinamento sociale si attribuirebbe al periodo di tempo compreso fra la seconda metà del XVIII Secolo sino alla conclusione della Rivoluzione Industriale, seguita dall'effettiva affermazione della Borghesia quale classe dominante. Tuttavia, esso comparve anche presso l'Antica Roma, rivelandosi l'anticipazione di contesti sociali appartenenti a Rapporti di Produzione successivi. Lo sviluppo progressivo di tale ordinamento, in particolar modo, risale al periodo successivo alle Guerre Puniche, contrassegnato dall'acquisizione di una notevole quantità di territori e dall'inadeguatezza dell'apparato statale repubblicano alla luce del nuovo ordine sociale in procinto di costituirsi. I territori acquisiti mediante le conquiste territoriali divennero possedimenti del Ceto Equestre, originariamente composto da coloro che erano in grado di procurarsi l'equipaggiamento da cavaliere organizzatisi progressivamente come classe sociale. La gestione dei suddetti possedimenti territoriali fu caratterizzata prevalentemente da un impiego massiccio di schiavi al fine di agevolare la produzione, creando una forma primordiale di produzione su larga scala, tipica dell'organizzazione capitalistica della produzione. Per questo motivo il Ceto Equestre è equiparabile alla Borghesia odierna. Esso, inoltre, trasse beneficio dai recenti conflitti contro la potenza cartaginese sottraendo al Ceto Senatorio, ovvero la Classe Aristocratica, il monopolio del commercio marittimo. Tali eventi, sommati all'approvazione di una legge, denominata Lex Claudia, che impediva al Patriziato di armare le proprie navi da carico, favorirono l'acquisizione da parte del Ceto Equestre di una rilevanza economica (e conseguentemente anche politica) in concomitanza con una marginalizzazione del potere aristocratico-senatorio sempre più marcata.

Contemporaneamente, l'estensione del dominio degli Equites sulle nuove acquisizioni territoriali, impedendo l'eguale distribuzione di grano, comportò la diffusione della disoccupazione fra la Plebe, quest'ultima divenuta il Proletariato Urbano. In un contesto simile si distinsero i fratelli Tiberio Sempronio Gracco e Caio Gracco, i quali, coadiuvati dal senatore Appio Claudio Pulcro, tentarono di porre rimedio alle precarie condizioni dei ceti maggiormente poveri della popolazione. In particolare Tiberio, eletto tribuno della plebe nel 133 a.C. varò una riforma volta ad una distribuzione maggiormente equa dell’Ager Publicus, ovvero il demanio pubblico, strenuamente osteggiata dal Ceto Equestre e dal Senato, il quale, nel medesimo anno, sobillò un’insurrezione popolare durante la quale Tiberio e oltre trecento dei suoi sostenitori persero la vita. Nel 123 a.C. venne eletto tribuno della plebe il fratello di Tiberio, Caio Gracco, intenzionato a riaffermare la validità della Lex Semproniae proponendo di estenderla anche alle popolazioni italiche alleate di Roma, conferendo loro la cittadinanza. La reazione dei ceti dominanti si rivelò nuovamente drastica. Il tribuno corrotto Livio Druso, infatti, diffuse demagogicamente fra la plebe romana la convinzione secondo la quale l’estensione della cittadinanza e della possibilità di beneficiare dei diritti garantiti dalla legge agraria avrebbe comportato una diminuzione dei diritti per la plebe stessa, provocando un’ulteriore sommossa popolare nella quale persero la vita Caio Gracco e tremila dei suoi sostenitori. Alla luce degli esiti negativi dei tentativi riformatori dei Gracchi, è possibile constatare che il principale errore commesso da quest’ultimi consistette nell’incapacità di prevedere le reazioni delle classi dominanti svantaggiate e nella trascuranza della natura repressiva dell’apparato statale, all’interno del quale essi pretesero di varare le riforme.

A partire dalla fine del II Secolo a.C., il conflitto sociale fra Plebe e classi dominanti si tramutò nel confronto politico fra Populares, rappresentati da Caio Mario e, in seguito, da Giulio Cesare; ed Optimates, rappresentati da Silla e in seguito da Gneo Pompeo. Tale periodo fu contrassegnato da varie guerre civili ed intrighi politici culminati con l’uccisione di Gneo Pompeo e l’ottenimento del consolato da parte di Giulio Cesare, avvenuto nel 58 a.C. Nonostante la finalità palesemente opportunistica dell’appartenenza di Giulio Cesare alla fazione popolare, occorre tuttavia considerare che il suo consolato fu contrassegnato da vari interventi a favore della plebe, seppur non indirizzati ad un mutamento istituzionale di carattere rivoluzionario.

Tutt’altra parvenza assunse invece il consolato del figlio di Cesare, Ottaviano Augusto, il quale, a differenza del padre, che incentrò la risoluzione della questione sociale nella realizzazione di riforme concrete, attuò una politica demagogica e populista intraprendendo l’iniziativa di distogliere l’attenzione della Plebe dalle problematiche reali mediante il considerevole finanziamento di eventi d’intrattenimento, celebrazioni religiose e opere letterarie propagandistiche ed elogiative nei confronti della figura del Principe e della sua famiglia.

In conclusione, ritengo che sia possibile notare una notevole quantità di analogie con le caratteristiche degli antagonismi di classe odierni, le quali dovrebbero indurre a riflettere maggiormente in merito alla validità delle tesi del Materialismo Storico, recentemente trascurato da una considerevole parte del movimento comunista, con particolare riferimento alle deviazioni revisioniste.


Leonid Brezhnev.
 
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Antropius
view post Posted on 31/10/2011, 10:15




Gli antagonismi di classe però risalgono a prima dell'antica Roma. Le differenze di classe nascono insieme alle città, nell'antica Mesopotamia.
In particolar modo nella zona dove sorse la città di Ur, gli agglomerati umani preistorici, in cui ognuno lavorava solo per sé e la loro organizzazione politica consisteva semplicemente nello scegliere norme comuni da rispettare, si trasformarono nelle città, in cui il lavoro specializzato di qualcuno andava al servizio di quello di un altro non in grado di svolgere quella mansione e viceversa. All'inizio i re delle città applicarono un modello che riusciva a mantenere l'uguaglianza tra i diversi lavoratori: i contadini fornivano il grano allo stato che lo redistribuiva in parti uguali a tutti i lavoratori dipendenti. In seguito però, visto che gli scribi, gli unici cittadini in grado di leggere e scrivere e che per lavoro svolgevano appunto questa mansione, erano inferiori di numero e quindi più preziosi, il re, per paura che questi andassero a prestare il loro servizio ad altre città che potevano offrire loro salari migliori, decise di cambiare la distribuzione del grano dandone di più alla casta degli scribi.
Così nacquero le prime differenze di classe .
In seguito in Grecia un legislatore ateniese ampliò ancora di più queste differenze: oltre al potere economico, le classi superiori dovevano anche avere più potere politico poiché nel caso le loro decisioni avessero causato danni allo stato questi dovevano essere in grado di rimborsarlo. Ad Atene la società era divisa tra:
-Pentacosiomedimni, ossia coloro in grado di produrre 500 medimni (un medimno è un unità di misura) di grano. Essi rappresentano i più ricchi ed avevano quindi un potere maggiore;
-Cavalieri, coloro in grado di mantenere un cavallo, la cui funzione è simile a quella dei cavalieri romani;
-Zeugiti, in grado di mantenere una coppia di buoi, rappresentano la nostra piccola borghesia;
-Teti, i nostri proletari che non avevano diritto a possedere terre e che avevano per ricchezza solo la propria manodopera che vendevano a quelli delle classi superiori.
Nonostante ciò, però, si mantenne il principio democratico secondo cui anche i Teti avessero diritto di voto, ma solo nelle assemblee.
A Sparta erano molto premuniti dinanzi alle possibili sollevazioni della loro classe più bassa, gli Iloti, che venivano infatti decimati ogni anno dagli Spartiati, la classe superiore. Qui gli Iloti erano addirittura considerati proprietà dello stato, e non avevano alcun diritto.
Per me l'unica differenza che c'è tra schiavismo, feudalesimo e capitalismo è il modo in cui vengono stabilite le differenze di classe: nelle prime due per diritto di nascita e nell'ultima per capacità di accumulare ricchezza.
Nel socialismo suppongo che le differenze di classe verranno stabilite dal lavoro che ognuno è un grado di produrre, e così si parlerà di dittatura del proletariato. Quando cadrà anche questo sistema e le classi spariranno allora si potrà parlare di Comunismo.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 11:12

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CITAZIONE
Le differenze di classe nascono insieme alle città, nell'antica Mesopotamia.

Interessanti le vostre analisi, ma su questo non sono d'accordo.

Gli antagonismi di classe sono nati con la nascita delle classi stesse. Ora stabilire quando queste sono nate non è cosa facile, ma certamente bisogna risalire a epoche primitive.
Per Rousseau il benessere dell'uomo primitivo era esclusivamente legato alla sua vita individuale, autosufficiente; i problemi sorsero nel momento stesso in cui l'uomo ebbe bisogno dell'aiuto di un altro uomo.
Forse qui Rousseau toppa, l'uomo è per sua natura un "animale sociale" e sin dalle sue origini pare sia vissuto in branco. Soltanto che lentamente nella stessa "rudimentale" società primitiva è incominciato a prevalere l'interesse individuale o di gruppo. L'occupazione delle terre ha dato l'avvio alla proprietà privata, che era vista come un mezzo per emanciparsi e poter "gestire" il lavoro altrui, con tutte le conseguenze che ne derivano.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 11:55
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compagno

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Sicuramente lo studio de "L'origine della famiglia" di Engels potrebbe evitare alcune inesattezze riportate.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 12:22

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si può trovare qui:
http://femminismoproletario.noblogs.org/fi...dello-stato.pdf

Mi sembra questo scritto di Engels conferma in parte quanto ho detto io, cioè che l'antagonismo di classe si origina in epoche primitive e non con le città della Mesopotamia. Ma ancora devo leggerlo tutto e bene, ora ho solo dato una "occhiata"

"il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell'antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico, e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile." (Engels)

Sinceramente non vedevo "uomo" e "donna" come classi. Grazie Carre
 
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Klim Voroshilov
view post Posted on 31/10/2011, 12:33




Qui il formato html dell'opera di Engels.



Nell'altrettanto importante Dialettica della natura, a proposito del ruolo delle trasformazioni della proprietà della terra nella divisione in classi, Engels scrive:

"L'iniziale proprietà collettiva del suolo corrispondeva da una parte a uno stadio di sviluppo dell'uomo, che limitava in generale il suo orizzonte alle cose più vicine, e presupponeva d'altra parte una certa abbondanza di terreno a disposizione, che consentiva un certo giuoco di fronte ad eventuali cattivi risultati di quell'economia primitiva di tipo forestale. Esauritasi questa sovrabbondanza di terreno, si disgregò anche la proprietà collettiva. Ma tutte le forme superiori di produzione hanno portato alla divisione della popolazione in diverse classi e con ciò al contrasto tra classi dominanti e classi oppresse; con ciò però l'interesse della classe dominante diveniva l'elemento che dava impulso alla produzione, nella misura in cui quest'ultima non si limitava alle più indispensabili necessità di vita degli oppressi."
 
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Leonid Brezhnev
view post Posted on 31/10/2011, 15:56




Attenzione, nell'articolo non ho asserito che gli antagonismi di classe comparvero durante il periodo dell'Antica Roma, bensì ho incentrato l'analisi sul fatto che, in apparente contrasto con il susseguimento dei rapporti sociali teorizzato dal Materialismo Storico, in quel lasso di tempo si manifestarono contraddizioni estranee ai Rapporti di Produzione vigenti nell'epoca, ovvero quelli schiavistici.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 16:34
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compagno

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CITAZIONE
in quel lasso di tempo si manifestarono contraddizioni estranee ai Rapporti di Produzione vigenti nell'epoca, ovvero quelli schiavistici.

Ecco, io credo che questo assunto sia sostanzialmente errato.
E l'errore deriva da una cattiva interpretazione di quello che è realmente il capitalismo.
Non esiste alcuna forma di capitalismo nella società antica, oltre ad una forma iniziale di borghesia mercantile.
Non esiste alcuna forma di proletariato nel mondo antico, nel senso di "proletariato" come inteso da Marx.
Questo in Marx ed Engels è spiegato esaurientemente.
 
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Leonid Brezhnev
view post Posted on 31/10/2011, 16:47




Ovviamente non attribuisco alle classi sociali dgli stadi evolutivi precedenti i medesimi connotati odierni, ritengo invece che durante quel periodo si sia manifestata una forma anticipatoria e totalmente primordiale degli antagonismi di classe attualmente presenti.

Il tentativo da parte delle classi dominanti di ostacolare mutamenti produttivi a loro svantaggio; l'affermazione di un'entità sociale differente da quella Aristocratica e detentrice del monopolio economico in concomitanza con determinate espansioni territoriali (una sorta di "proto-borghesia imperialistica") e l'attuazione di politiche demagogiche finalizzate ad allontanare le masse la prospettiva di mutamento dell'ordine sociale vigente costituiscono elementi comuni a tutti gli stadi evolutivi dei Rapporti di Produzione.
 
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babeuf
view post Posted on 31/10/2011, 19:17




Breznev se si tratta di una suggestione letteraria..ok. Quando andavo al liceo anche io mi sono baloccato a favore del partito dei poplari contro gli ottimati.
I Gracchi erano i nostri eroi..
Se parliamo seriamente ovviamente nessun raffronto e' possibile...
Ogni formazione sociale ha i suoi antagonismi di classe che con il conflitto capitale/lavoro vivo hanno poco a che spartire. Anche per un elementare dettaglio, la presenza del lavoro schiavistico che con "liberta'" del salariato nulla ha a che fare.
Se proprio dobbiamo leggere anticipazioni storiche, piu' interssante mi sembra il conflitto tardo medievale tra popolo minuto e popolo grasso. Penso ai ciompi, ad esempio.
Se sei un appassionato di storia romana ti consiglio il testo del Kovaliov, testo davvero esauriente.
 
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view post Posted on 31/10/2011, 19:34
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Bravo babeuf!
 
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Klim Voroshilov
view post Posted on 31/10/2011, 20:18




La formazione di capitali ante litteram era causata dalla produzione mercantile e non era limitata al mondo romano, ma esisteva anche in Grecia e a Cartagine, ad esempio.

Caratterizzando sinteticamente i tratti fondamentali del capitalismo, Lenin scrisse in Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa:

"Il capitalismo è la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'anarchia della produzione."

 
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