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| CITAZIONE i destri esistevano anche quando alla guida del partito c'era Stalin, dopo la sua morte questo incessante "braccio di ferro" ha visto la destra prevaricare sulla sinistra, anche grazie alle diffamazioni di krusciov. In questo lasso di tempo suppongo che vi fosse ancora una parte del partito rimasta fedele al marxismo leninismo, ma quest'ultima non ha saputo/potuto resistere alla spinta della destra. Nonostante questo "strappo" iniziale, il susseguirsi delle vicende negli anni a seguire ha permesso la restaurazione del capitalismo, infatti questa è una conseguenza possibile in uno stato socialista, dato che in questa fase è ancora attuabile un' involuzione, a maggior ragione se è il partito stesso che rema verso questa direzione!
Non a caso la storia è piena zeppa di esempi, sia in campo sociale che militare, di movimenti/eserciti sconfitti o finiti dopo un ricambio della leadership Sono quelle che tu poni in queste righe le questioni storiche principali per il movimento comunista, se esso non recede dalla prospettiva rivoluzionaria e dunque valorizza in termini positivi e propositi il patrimonio che viene dalle lotte passate, in primis quelle relative alla costituzione/costruzione dei paesi socialisti. La dirigenza rivoluzionaria non può che formarsi dalla prosecuzione della lotta di classe nel socialismo e dunque nelle contraddizioni vigenti all'interno di quest'ultimo. Nella continuità della contraddizione, che si sviluppa in senso reazionario se le forza revisioniste prevalgono e in senso rivoluzionario se prevalgono, invece, le forze comuniste, è mancata, a mio avviso, una corrispettiva continuità rivoluzionaria nella dirigenza dei partiti comunisti, nella stragrande maggioranza dei paesi socialisti. La valorizzazione positiva dell'esperienza negativa che ha contrassegnato, in tal senso, la storia del movimento comunista, ci deve portare a ritenere la questione della transizione come la principale questione epocale (non immediata dunque) per sconfiggere il capitalismo. Una questione che dovrà essere affrontata senza nessuna fuga a destra (negazione di quell'esperienza storica come fanno i revisionisti di destra) ma neanche senza nessuna fuga a sinistra (negazione della criticità di tale esperienza). Sia chiaro: io non sono nessuno per pretendere di risolverla, sopratutto perchè sarà nella prassi storica che si verificheranno le teorie. Però ciò non toglie che, fin da oggi, la riflessione dei comunisti deve porsi il problema, anche per rispondere al "senso unico" dell'ideologia borghese che ha fatto del restaurazionista 1989 la sua bandiera più forte. Non esiste, infatti, un "pensiero forte" che sancisca l'inevitabilità del capitalismo senza che a ciò corrisponda un "pensiero debole" (revisionista) del proletariato sulle sue esperienze di "assalto al cielo".
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