Comunismo - Scintilla Rossa

Risoluzione del Cominform sulla Iugoslavia

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Klim Voroshilov
view post Posted on 10/12/2011, 01:10




Il seguente testo è tratto da La crisi del movimento comunista di Ferndando Claudin. Le N.d.A. presenti nel testo sono, pertanto, dell'autore del suddetto volume.
K. V.


Risoluzione del Bureau d'Informazione dei Partiti Comunisti sulla situazione nel Partito Comunista Iugoslavo

(versione spagnola pubblicata in “Nuestra Bandera”, n. 28, 1948).



La risoluzione è in otto punti:

“1. Il Bureau d'Informazione pensa che la direzione del Partito comunista iugoslavo segue in questi ultimi tempi, nelle questioni fondamentali della politica estera e interna, una linea falsa che rappresenta una deviazione della dottrina marxista-leninista. Di conseguenza il Bureau d'Informazione approva l'azione del Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS che ha assunto l'iniziativa di smascherare la politica erronea del Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo, e, in primo luogo, la politica dei compagni Tito, Kardelj, Gilas e Rankovič.

“2. Il Bureau d'Informazione prende atto che la direzione del Partito comunista iugoslavo applica una politica di inimicizia nei confronti dell'Unione Sovietica e del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS. Essa ha permesso che si sviluppi in Iugoslavia un'indegna politica di diffamazione contro gli specialisti militari sovietici e di discredito dell'esercito sovietico. Per quanto riguarda gli specialisti civili sovietici in Iugoslavia, è stato creato per essi uno speciale regime in virtù del quale sono stati sottomessi alla vigilanza degli organi di sicurezza dello stato iugoslavo e sono stati seguiti dai loro agenti. Il rappresentante del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS presso il Bureau d'Informazione, compagno Yudin, e numerosi rappresentanti ufficiali dell'URSS in Iugoslavia sono stati sottoposti alla medesima vigilanza da parte degli organi di sicurezza dello stato iugoslavo.

“Tutti questi fatti e altri della medesima natura evidenziano che i dirigenti del Partito comunista iugoslavo hanno adottato una posizione indegna per dei comunisti; i dirigenti iugoslavi hanno cominciato ad identificare la politica estera dell'URSS con quella delle potenze imperialiste; e si comportano nei confronti dell'URSS come nei confronti degli stati borghesi. In relazione a questo atteggiamento antisovietico, nel Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo, è stata fatta una propaganda calunniosa in merito alla 'degenerazione' del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, in merito alla 'degenerazione' dell'URSS ecc.; propaganda presa dall'arsenale del trotzkismo controrivoluzionario.

“Il Bureau d'Informazione condanna questo orientamento antisovietico dei dirigenti del Partito comunista iugoslavo, incompatibile con il marxismo-leninismo e proprio dei nazionalisti.

“3. I dirigenti del Partito comunista iugoslavo nella loro politica interna si allontanano dalle posizioni della classe operaia e rompono con la teoria marxista delle classi e della lotta di classe. Negano il fatto della crescita degli elementi capitalisti nel loro paese e l'acutizzazione della lotta di classe nel campo iugoslavo che da essa deriva. Questa negazione ha la sua origine nella tesi opportunista secondo la quale nel periodo di transizione dal capitalismo al socialismo la lotta di classe non si esaspera, come insegna il marxismo-leninismo, ma si estingue, come affermano gli opportunisti tipo Bucharin, che propagandano la teoria della integrazione pacifica del capitalismo al socialismo (...).

“4. Il Bureau d'Informazione considera che la direzione del Partito comunista iugoslavo sta operando una revisione della dottrina marxista-leninista sul partito. Secondo la teoria marxista-leninista, il partito è la forza dirigente e orientatrice fondamentale nel paese, con un proprio programma e senza dispersioni nella massa dei senza partito [...] Ma in Iugoslavia non è il partito comunista, bensì il Fronte popolare a essere considerato come la forza dirigente del paese. I dirigenti iugoslavi riducono il ruolo del partito comunista, lo diluiscono di fatto all'interno del Fronte popolare senza partito [...] I dirigenti del Partito comunista iugoslavo ripetono gli errori dei menscevichi russi circa la dispersione del partito marxista nell'organizzazione delle masse dei senza partito. Tutto ciò dimostra l'esistenza di tendenze liquidazioniste nei confronti del Partito comunista iugoslavo [...]

“5. Il Bureau d'Informazione pensa che il regime burocratico creato dai dirigenti iugoslavi in seno al partito è nefasto per la vita e lo sviluppo del Partito comunista iugoslavo . Nel partito non esiste democrazia interna né eleggibilità degli organi interni, né critica e autocritica [...] È assolutamente intollerabile che nel Partito comunista iugoslavo vengano calpestati i diritti più elementari dei membri del partito, dal momento che la più piccola critica del comportamento erroneo nel partito determina severe rappresaglie [...] Il Bureau d'Informazione considera che non può essere tollerato in un partito comunista un regime tanto vergognoso, assolutamente sporco e terroristico [...].

“6. Invece di accettare onorevolmente la critica e di porsi sul terreno della correzione bolscevica degli errori commessi, i dirigenti del Partito comunista iugoslavo, presi da un'ambizione senza limiti, dall'arroganza e dalla presunzione hanno accolto la critica con animosità, hanno manifestato ostilità nei suoi confronti e si sono messi sulla strada antipartito, negando completamente i loro errori, violando gli insegnamenti del marxismo-leninismo sull'atteggiamento del partito politico nei confronti dei propri errori, e aggravando in tal modo i loro errori contro il partito. I dirigenti iugoslavi che non hanno avuto argomenti di fronte alla critica del Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS e dei Comitati centrali degli altri partiti fratelli, hanno intrapreso il cammino della menzogna flagrante nei confronti del loro partito e del loro popolo, nascondendo al Partito comunista iugoslavo la critica della politica erronea del Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo, e nascondendo inoltre al partito e al popolo le cause reali della repressione inflitta ai compagni Khuyovič e Hebrang.

“Negli ultimi tempi, dopo la critica, compiuta dal Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS e dai partiti fratelli, degli errori commessi dai dirigenti iugoslavi, questi ultimi hanno cercato di promuovere una serie di nuove disposizioni estremiste. [Ci si riferisce alle disposizioni per liquidare il piccolo commercio e la piccola industria, i kulaks, ecc. - N.d.A.] [...] Il Bureau d'Informazione considera che i decreti e le dichiarazioni estremiste dei dirigenti iugoslavi, per il fatto di essere demagogiche e al momento attuale irrealizzabili, possono soltanto compromettere la causa della costruzione socialista in Iugoslavia. Pertanto il Bureau d'Informazione giudica tale tattica avventurista come una manovra indegna e come un gioco politico intollerabile [...]

“7. [Condanna la risposta negativa del PCJ di assistere alla riunione del Bureau d'Informazione. - N.d.A.]

“8. Tenendo presente quanto sopra, il Bureau d'Informazione solidarizza con la valutazione della situazione nel Partito comunista iugoslavo e con la critica degli errori commessi dal Comitato centrale di tale partito, oltre che con l'analisi politica di questi errori, esposti nelle lettere del Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, e inviate al Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo dal marzo al maggio 1948.

“Il Bureau d'Informazione conclude unanimemente che i dirigenti del Partito comunista iugoslavo - per il loro orientamento antisovietico e antipartito incompatibile con il marxismo-leninismo, per tutta la loro condotta e per il loro rifiuto di partecipare alla riunione del Bureau d'Informazione - si sono collocati all'opposizione rispetto ai partiti comunisti aderenti al Bureau d'Informazione; si sono posti sulla strada della separazione del fronte unito socialista contro quello imperialista, sulla strada del tradimento della causa della solidarietà internazionale dei lavoratori, assumendo inoltre posizioni nazionaliste.

“Il Bureau d'Informazione condanna tale politica e l'atteggiamento antipartito del Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo.

“Il Bureau d'Informazione afferma che per quanto sopra esposto, il Comitato centrale del Partito comunista iugoslavo si pone, e pone il Partito comunista iugoslavo, fuori dalla famiglia dei partiti comunisti fratelli, fuori dal fronte comunista unico e, di conseguenza, fuori dalle fila del Bureau d'Informazione [...]

“I dirigenti iugoslavi a quanto pare non comprendono o fanno finta di non comprendere che una simile posizione nazionalista può soltanto portare alla degenerazione della Iugoslavia in una normale Repubblica borghese, alla perdita dell'indipendenza della Iugoslavia e alla sua trasformazione in una colonia dei paesi imperialisti [...]

“Sta alle forze sane del Partito comunista iugoslavo il compito di obbligare i loro dirigenti a riconoscere apertamente e onorevolmente i loro errori e a correggerli, a rompere con il nazionalismo, a volgersi verso l'internazionalismo e a rafforzare con tutti i mezzi il fronte socialista unico contro l'imperialismo; o, se i dirigenti attuali del Partito comunista iugoslavo si mostrano incapaci di ciò, sostituirli promuovendo una nuova direzione internazionalista del Partito comunista iugoslavo.”
 
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Klim Voroshilov
view post Posted on 4/4/2012, 21:47




Il testo della Risoluzione era già stato riprodotto nel volume Stalin, la vita e l'opera, in una forma più completa di quella da me trascritta. Mi scuso con i compagni per non essermi preventivamente accorto di questo fatto; e chiedo quindi gentilmente a un admin di spostare questa discussione in "Biblioteca", in quanto il materiale trascritto era già online. Ecco il testo presente sul sito del PMLI:
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"L'Ufficio Informazioni, composto dai rappresentanti del Partito operaio (comunista) bulgaro, del Partito operaio rumeno, del Partito dei lavoratori ungherese, del Partito comunista (bolscevico), del Partito comunista francese, del Partito comunista della Cecoslovacchia, del Partito comunista italiano, del Partito operaio polacco; dopo aver discusso la situazione esistente nel Partito comunista della Jugoslavia ed aver constatato che i rappresentanti del Partito comunista della Jugoslavia si sono rifiutati di prendere parte alla sessione dell'Ufficio Informazioni, ha votato all'unanimità la seguente risoluzione:
1. L'Ufficio Informazioni constata che la direzione del Partito comunista della Jugoslavia conduce negli ultimi tempi, nelle questioni fondamentali della politica estera e interna, una linea sbagliata che si traduce nella deviazione dal marxismo-leninismo. In relazione a ciò l'Ufficio Informazioni approva l'atteggiamento del CC del PC(b), il quale ha preso l'iniziativa di smascherare la politica sbagliata del CC del PC della Jugoslavia e, innanzitutto, la politica sbagliata dei compagni Tito, Kardelj, Djilas e Rankovic'.
2. L'Ufficio Informazioni constata che i dirigenti del PCJ conducono una politica ostile nei confronti dell'Unione Sovietica e del PC(b). In Jugoslavia viene tollerata una indegna politica di diffamazione degli specialisti militari sovietici e di discredito dell'Armata Sovietica. Per i cittadini sovietici specialisti in Jugoslavia era stato creato un regime speciale, in base al quale essi erano stati posti sotto il controllo degli organi della Sicurezza di Stato della Jugoslavia e pedinati. Sono stati oggetto di pedinamento e di controllo da parte della Sicurezza di Stato Jugoslava anche il rappresentante del PC(b) nell'Ufficio Informazioni, compagno Judin, e vari altri rappresentanti ufficiali dell'URSS in Jugoslavia.
Tutti questi fatti e altri analoghi dimostrano che i dirigenti del PCJ hanno assunto un atteggiamento indegno di comunisti e su questa base i dirigenti jugoslavi hanno cominciato a immedesimare la politica estera dell'URSS con la politica delle potenze imperialiste, comportandosi nei confronti dell'URSS alla stessa maniera come verso gli Stati borghesi.
Proprio in seguito a queste posizioni antisovietiche, adottate dal Comitato centrale del PCJ, si è diffusa una propaganda calunniosa, presa a prestito dall'arsenale del trotzkismo controrivoluzionario, sulla 'degenerazione' del PC(b), sulla 'degenerazione' dell'URSS eccetera. L'Ufficio Informazioni condanna queste concezioni antisovietiche dei dirigenti del PCJ poiché sono inconciliabili con il marxismo-leninismo e si addicono unicamente a dei nazionalisti.
3. Nella loro politica interna i dirigenti del PCJ abbandonano le posizioni della classe operaia e rompono i ponti con la teoria marxista delle classi e della lotta di classe. Essi negano il fatto che nel loro paese crescono gli elementi capitalisti e che in conseguenza di ciò si inasprisce la lotta di classe nelle campagne jugoslave. Questa negazione scaturisce dal punto di vista opportunistico secondo il quale - contrariamente all'insegnamento del marxismo-leninismo - nel periodo di transizione dal capitalismo al socialismo la lotta di classe non si inasprisce, bensì si estingue, come affermarono gli opportunisti tipo Bukharin i quali predicavano la teoria del pacifico inserimento del capitalismo nel socialismo.
I dirigenti jugoslavi conducono una politica sbagliata nelle campagne, ignorando la differenziazione di classe nelle campagne e considerando i cittadini individuali come un qualcosa di unitario, nonostante l'insegnamento marxista-leninista sulle classi e la lotta di classe, nonostante il noto insegnamento di Lenin che la piccola proprietà privata produce il capitalismo e la borghesia in continuazione, giorno per giorno, ora per ora, spontaneamente e in dimensioni di massa.
Purtroppo la situazione politica nelle campagne jugoslave non dà alcun diritto di essere compiaciuti e tranquilli. Nelle condizioni della Jugoslavia, dove predomina la proprietà contadina, non esiste la nazionalizzazione della terra, esistono la proprietà privata della terra e il sistema di compravendita della terra, dove notevoli possedimenti terrieri sono concentrati nelle mani dei kulaki, si applica il lavoro salariato eccetera, il Partito non può essere educato nello spirito dell'attenuazione della lotta di classe e della conciliazione delle contraddizioni di classe senza rimanere, con ciò stesso, disarmato di fronte alle difficoltà della edificazione socialista.
I dirigenti del PCJ deviano dalla strada marxista-leninista e imboccano la strada di un partito populista di kulaki nella questione del ruolo dirigente della classe operaia; infatti essi affermano che i contadini 'sono la più solida base dello Stato jugoslavo'. Lenin insegna che il proletariato, quale unica classe rivoluzionaria fino in fondo nella società contemporanea, 'deve essere la guida egemone nella lotta di tutto il popolo per la completa trasformazione democratica, nella lotta di tutti i lavoratori e degli sfruttati contro gli oppressori e gli sfruttatori'. I dirigenti jugoslavi violano questo principio del marxismo-leninismo. Per quanto riguarda i contadini, la loro maggioranza, e cioè i contadini poveri e medi, possono allearsi o sono già alleati, alla classe operaia ma in questa alleanza la direzione rimane a quest'ultima. La concezione dei dirigenti jugoslavi viola questi presupposti del marxismo-leninismo. Come si vede, questa concezione esprime punti di vista che si addicono a dei nazionalisti piccolo-borghesi e non a dei marxisti-leninisti.
4. L'Ufficio di Informazione ritiene che la direzione del PCJ attua una revisione dell'insegnamento marxista-leninista sul Partito. Secondo la teoria del marxismo-leninismo il Partito è la forza fondamentale che dirige e indirizza le forze del paese, la forza che ha un proprio speciale programma e non si diluisce nella massa dei senza-partito. Il Partito è la più alta forma organizzativa e l'arma più importante della classe operaia. In Jugoslavia, invece, non viene considerata forza dirigente fondamentale del paese il Partito comunista, bensì il Fronte popolare. I dirigenti jugoslavi sminuiscono il ruolo del Partito comunista, diluiscono di fatto il Partito nel Fronte popolare apartitico che comprende elementi di classi eterogenee (operai, piccoli contadini, lavoratori in proprio, contadini ricchi, commercianti, proprietari di piccole fabbriche, intellettuali borghesi), nonché svariati gruppi politici, ivi compresi alcuni gruppi borghesi...
È un fatto che sulla scena politica jugoslava si presenta solo il Fronte popolare, mentre il Partito e le sue organizzazioni non si mostrano apertamente e non si presentano in proprio... di fronte al popolo; e ciò non soltanto sminuisce il ruolo del Partito nella vita politica del paese ma mina il Partito stesso quale forza politica autonoma chiamata a conquistarsi la fiducia sempre più larga delle masse popolari e ad abbracciare, con la sua influenza, strati sempre più vasti del popolo lavoratore attraverso un'aperta attività politica, un'aperta propaganda delle sue posizioni e del suo programma.
L'Ufficio Informazioni ritiene che tale politica del CC del PCJ minaccia l'esistenza stessa del PCJ e, alla fin fine, nasconde in sé il pericolo di snaturare la Repubblica popolare jugoslava.
5. L'Ufficio Informazioni è del parere che il regime burocratico creato in seno al Partito dai dirigenti jugoslavi è dannoso per la vita e lo sviluppo del PCJ. Nel Partito manca la democrazia interna di partito, mancano la critica e l'autocritica. Il CC del PCJ, nonostante le vuote assicurazioni dei compagni Tito e Kardelj, è composto in maggioranza non da membri eletti ma cooptati. Il Partito comunista si trova, di fatto, in una situazione semilegale. Le riunioni di Partito non si tengono oppure si tengono in segreto e questo indebolisce l'influenza del Partito sulle masse. Tale tipo di organizzazione del PCJ non può essere definito altrimenti che settario-burocratico. Esso conduce alla liquidazione del Partito quale organismo autonomo attivo. Nel Partito si coltivano metodi militari di direzione, simili ai metodi che instaurò a suo tempo Trotzki. È completamente inammissibile che nel PCJ vengano calpestati i più elementari diritti dei membri del Partito e che, anche alla più lieve critica delle deficienze esistenti nel Partito, si reagisca con feroci rappresaglie.
L'Ufficio Informazioni considera vergognosi episodi quali l'espulsione dal Partito e l'arresto dei membri del CC del PCJ, compagni Zujovic' e Hebrang, per essersi permessi di criticare le concezioni antisovietiche dei dirigenti del PCJ e per essersi dichiarati a favore dell'amicizia della Jugoslavia con l'URSS...
6. L'Ufficio Informazioni è dell'opinione che la critica mossa al CC del PCJ dal parte del CC del PC(b) sovietico e dai Comitati centrali degli altri Partiti comunisti, nonché il fraterno aiuto offerto da essi al Partito comunista della Jugoslavia, offrano ai suoi dirigenti tutte le condizioni necessarie per una rapida eliminazione degli errori commessi. Purtroppo i dirigenti del PCJ, affetti da smisurata ambizione, da superbia e da presunzione, invece di accettare onestamente questa critica e di avviarsi sulla strada della correzione degli errori con spirito bolscevico, hanno reagito alla critica con animosità, hanno assunto nei suoi confronti un atteggiamento ostile, hanno imboccato la via antipartito della negazione in blocco dei propri errori, trasgredendo l'insegnamento marxista-leninista sul modo di comportarsi di un partito politico verso i propri errori e con ciò hanno aggravato i loro errori contro il Partito.
Impotenti di fronte alla critica del PC(b) sovietico e dei Comitati centrali degli altri Partiti fratelli, i dirigenti jugoslavi hanno imboccato la strada dell'inganno diretto del proprio Partito e del popolo, hanno tenuto nascosta al Partito comunista della Jugoslavia la critica mossa alla politica sbagliata del Comitato centrale, tenendo inoltre nascosti al Partito e al popolo i reali motivi della resa dei conti con i compagni Zujovic' e Hebrang.
Negli ultimi tempi, in seguito alla critica degli errori dei dirigenti jugoslavi fatta dal CC del PC(b) sovietico e dai Partiti fratelli, i dirigenti jugoslavi hanno tentato di decretare una serie di nuovi provvedimenti legislativi di sinistra.
In gran fretta i dirigenti jugoslavi hanno varato nuovi provvedimenti legislativi per la normalizzazione della piccola industria e del piccolo commercio, per la cui attuazione non è stato fatto alcun preparativo e che, data la fretta, possono unicamente aggravare la situazione del settore degli approvvigionamenti della popolazione jugoslava.
Con la stessa fretta essi hanno imposto ai contadini una nuova legge sulla tassa sul grano; anche a questa legge è mancata la preparazione e perciò essa potrà unicamente disorganizzare l'approvvigionamento della popolazione urbana in fatto di cereali. Infine i dirigenti jugoslavi, in modo completamente inatteso e con rumorose dichiarazioni verbali, hanno recentemente proclamato il loro amore e la loro fedeltà all'URSS sebbene sia ben noto che, fino ad oggi, nella prassi, è stata condotta una politica ostile nei confronti dell'URSS. E non basta.
I dirigenti del PCJ vanno annunciando negli ultimi tempi, con grande sicurezza di sé, una politica di liquidazione degli elementi capitalistici in Jugoslavia. Nella lettera inviata al CC del PC(b) sovietico, il 13 aprile di quest'anno, Tito e Kardelj scrivono che 'il Plenum del CC ha approvato misure, proposte dal Politburo del CC, che si prefiggono di liquidare residui capitalistici nel paese'. In armonia con tale concezione Kardelj ha dichiarato, nel suo discorso all'Assemblea nazionale della RPFJ del 25 aprile: 'Nel nostro paese i giorni sono contati per tutti i residui del sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo'.
Siffatto orientamento dei dirigenti del PCJ sulla liquidazione degli elementi capitalistici nelle attuali condizioni della Jugoslavia e quindi sulla liquidazione dei contadini ricchi (kulaki) quale classe, non può essere altrimenti definito che come avventuristico, antimarxista. Infatti tale problema non può essere risolto dal momento che nel paese predomina la proprietà individuale contadina, la quale inevitabilmente produce il capitalismo; non può essere risolto fino a quando non saranno state create le condizioni per la collettivizzazione in massa dell'agricoltura e fino a quando la maggioranza dei contadini lavoratori non si convincerà dei benefici del sistema collettivizzato dell'economia.
L'esperienza del PC(b) sovietico testimonia che soltanto sulla base della collettivizzazione in massa dell'agricoltura è possibile la liquidazione dell'ultima e più numerosa classe sfruttatrice, la classe dei kulaki e che la liquidazione dei kulaki come classe è parte inscindibile e organica della collettivizzazione dell'agricoltura.
Per poter attuare con successo la liquidazione dei kulaki come classe, e quindi anche la liquidazione degli elementi capitalistici nelle campagne, il Partito ha il dovere di compiere in precedenza un lungo lavoro preparatorio per la limitazione degli elementi capitalistici nelle campagne, per il rafforzamento dell'alleanza della classe operaia e dei contadini sotto la guida della classe operaia, per sviluppare l'industria socialista e metterla in grado di organizzare la produzione delle macchine necessarie alla conduzione di un'agricoltura collettivizzata. La fretta, in queste cose, può provocare soltanto danni irreparabili. Solo sulla base di tali provvedimenti, accuratamente preparati e conseguentemente attuati, è possibile il passaggio dalla fase della limitazione degli elementi capitalistici nelle campagne alla fase della loro liquidazione. Qualsiasi tentativo dei dirigenti jugoslavi di risolvere tale questione in fretta e con decreti stilati in ufficio significa o l'avventura a priori condannata al fallimento oppure un vuoto pavoneggiarsi in fumose dichiarazioni demagogiche.
L'Ufficio Informazioni è del parere che, con tale tattica sbagliata e demagogica, i dirigenti jugoslavi intendono dimostrare non soltanto di non stare sul terreno della lotta di classe ma di andare oltre le richieste che si possono fare al Partito comunista jugoslavo nel settore della limitazione degli elementi capitalistici dal punto di vista delle possibilità reali. L'Ufficio Informazioni è del parere che siffatti decreti e siffatte dichiarazioni di sinistra dei dirigenti jugoslavi sono a tal punto demagogici, e nel momento attuale irrealizzabili, da potere unicamente compromettere la bandiera dell'edificazione socialista della Jugoslavia. Perciò l'Ufficio Informazioni valuta tale tattica avventuristica come una manovra indegna e un gioco politico inammissibile. Come si vede, le citate misure e dichiarazioni demagogiche di sinistra dei dirigenti jugoslavi tendono a mascherare il loro rifiuto di ammettere i propri errori e di ripararli onorevolmente.
7. Considerata la situazione venuta a crearsi nel PCJ e nel tentativo di fornire ai dirigenti del PCJ la possibilità di uscire da questa situazione, il CC del PC(b) sovietico e gli altri Comitati centrali dei Partiti fratelli avevano proposto che alla sessione dell'Ufficio Informazioni venisse esaminata la situazione del PCJ sulla base degli stessi normali principi di partito applicati per l'esame dei lavori degli altri Partiti comunisti nella prima riunione dell'Ufficio Informazioni. Invece, alle ripetute proposte dei Partiti comunisti fratelli di discutere la situazione del PCJ nell'Ufficio Informazioni, i dirigenti jugoslavi hanno opposto un rifiuto. Nello sforzo di sfuggire alla giusta critica dei Partiti fratelli dell'Ufficio Informazioni, i dirigenti jugoslavi hanno inventato la tesi secondo la quale sarebbero venuti a trovarsi in 'una posizione di ineguaglianza'. Va detto che in questa tesi non c'è una sola briciola di verità. È a tutti noto che i Partiti comunisti, mettendo in piedi l'Ufficio Informazioni, sono partiti dal principio inoppugnabile che ciascun Partito ha diritto di criticare gli altri Partiti...
8. Tenuto presente quanto è stato fin qui esposto, l'Ufficio Informazioni concorda con la valutazione della situazione nel PCJ, con la critica degli errori del CC del PCJ e con l'analisi politica di questi errori come sono esposti nelle lettere inviate dal CC del PC(b) sovietico al CC del PCJ, dal marzo al maggio 1948.
L'Ufficio Informazioni è giunto alla unanime conclusione che i dirigenti del PCJ, con i loro punti di vista antipartito e antisovietici inconciliabili con il marxismo-leninismo, con tutto il loro modo di agire e con il loro rifiuto di partecipare alla sessione dell'Ufficio Informazioni, si sono opposti ai Partiti comunisti che fanno parte dell'Ufficio Informazioni, hanno imboccato la via del tradimento della solidarietà internazionale del popolo lavoratore e la via del passaggio sulle posizioni del nazionalismo.
L'Ufficio Informazioni condanna questa politica antipartito e l'atteggiamento del CC del PCJ. L'Ufficio Informazioni constata che, in seguito a quanto esposto, il CC del PCJ si è autoespulso e ha espulso il Partito comunista della Jugoslavia dalla famiglia dei Partiti comunisti fratelli, dal fronte unitario comunista e, pertanto, dalle fila dell'Ufficio Informazioni.
L'Ufficio Informazioni è del parere che, alla base di tutti questi errori dei dirigenti del PCJ, sta l'innegabile fatto che nella direzione del PCJ hanno prevalso apertamente, negli ultimi cinque o sei mesi, gli elementi nazionalisti che vi si trovavano già prima mascherati, che la direzione del PCJ ha rotto i ponti con le tradizioni internazionaliste del PCJ e ha imboccato la via del nazionalismo...
I dirigenti jugoslavi, orientandosi con difficoltà nella situazione internazionale e spaventati dalle minacce ricattatorie degli imperialisti, pensano di poter conquistare le loro simpatie con una serie di concessioni agli Stati imperialisti, pensano di potersi accordare con loro sull'indipendenza della Jugoslavia e di potere gradualmente indurre i popoli jugoslavi a orientarsi verso quei paesi, cioè verso il capitalismo. In proposito essi partono proditoriamente dalla nota tesi borghese-nazionalista secondo cui 'gli Stati capitalisti rappresentano un pericolo minore, per l'indipendenza della Jugoslavia, rispetto al pericolo dell'URSS'. I dirigenti jugoslavi probabilmente non capiscono o fanno finta di non capire, che una simile concezione nazionalista può portare unicamente alla degenerazione della Jugoslavia in una semplice repubblica borghese, alla perdita dell'indipendenza della Jugoslavia, alla trasformazione della Jugoslavia in colonia dei paesi imperialisti".
 
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