| Capitoli dedicati all'uccisione di Trotskij e alla II° Guerra Mondiale. Solo un appunto sul capitolo 18: ai tempi della pubblicazione del libro (1946) ancora non era noto che Frank Jacson era in realta' Ramón Mercader, agente del NKVD.
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Capitolo diciottesimo Assassinio nel Messico
L'imputato principale di tutti e tre i processi di Mosca era un uomo che si trovava a cinquemila miglia di distanza. Nel dicembre 1936, dopo il processo Zinoviev-Kamenev e l'arresto di Pjatakov, Radek e di altri membri dirigenti del centro trotskista, Trotskij fu costretto a lasciare la Norvegia. Varcò l'Atlantico e arrivò nel Messico il 13 gennaio 1937. Egli organizzò un nuovo quartier generale in una villa a Coyoacan, sobborgo di Città del Messico. Da Coyoacan, nei mesi successivi, Trotskij seguì, senza poter far nulla, lo sfacelo - pezzo per pezzo - della complicata e potente quinta colonna russa sotto i potenti colpi del governo sovietico... Al Messico, come in Turchia, in Francia e in Norvegia e ovunque aveva vissuto, Trotskij non tardò a essere circondato da una congrega di discepoli, avventurieri e guardie armate. Ancora una volta, viveva in un'atmosfera fantastica di intrigo. La villa di Coyoacan dove Trotskij aveva installato il suo quartier generale era virtualmente una fortezza. Un muro alto circa sette metri la cingeva. Nelle torri a quattro angoli montavano la guardia giorno e notte sentinelle armate di mitra. Oltre alla unità di polizia messicana distaccata appositamente fuori della villa, vi era la guardia del corpo armata di Trotskij che teneva il suo quartier generale sotto incessante controllo. Tutti i visitatori dovevano presentare documenti d'identità e subire un interrogatorio stringente simile a quello dei posti di guardia di frontiera. I loro lasciapassare dovevano essere firmati e controfirmati. Dopo essere stati ammessi a varcare i cancelli del muro di cinta, venivano perquisiti, in cerca di armi nascoste, prima di poter, entrare nella villa. All'interno della casa vi era un'atmosfera di intensa attività. Vi lavoravano numerose persone che prendevano istruzioni dal capo e eseguivano i suoi ordini. Segretari particolari preparavano scritti di propaganda antisovietica, i proclami di Trotskij, articoli, libri e comunicazioni segrete in russo, tedesco, francese, spagnolo e inglese. Come a Prinkipo, Parigi. e Oslo, molti di questi « segretari » di Trotskij portavano la rivoltella al fianco, e la stessa atmosfera fantastica di intrigo e di mistero circondava il cospiratore antisovietico. La posta era moltissima e affluiva al quartier generale messicano da tutte le parti del mondo. Spesso le lettere esigevano un trattamento chimico, trattandosi di messaggi scritti con inchiostro invisibile fra innocue righe visibili. Continua e intensa era la corrispondenza telegrafica e telefonica con I'Europa, l'Asia e gli Stati Uniti. Un fiume ininterrotto di giornalisti, celebrità, uomini politici, misteriosi visitatori in incognito, venivano a intervistare il capo « rivoluzionario » del movimento antisiovietico o a conferire con lui. Vi erano frequenti delegazioni di trotskisti esteri - trotskisti francesi, americani, indiani, cinesi, agenti del P.O.U.M. Dalla sua villa fortificata di Coyoacan, Trotskij dirigeva in tutto il mondo la sua organizzazione antisovietica: la quarta Internazionale. In tutta l'Europa, l'Asia, America del Nord e del Sud, legami stretti esistevano fra la quarta Internazionale e la rete nazista della quinta colonna. Nella Cecoslovacchia, trotskisti collaboravano con l'agente nazista Konrad Henlein e con il suo Sudeten Deutsche Partei (Partito dei Tedeschi dei Sudeti). Serghjéj Bessonov, il corriere trotskista che era stato consigliere dell'ambasciata sovietica a Berlino, depose, durante il suo processo nel 1938, che nell'estate del 1935 aveva stretto rapporti con Konrad Henlein a Praga. Bessonov dichiarò di aver fatto personalmente da intermediario tra il gruppo di Henlein e Lev Trotskij. In Francia, Jacques Doriot, agente nazista e fondatore del partito popolare fascista, comunista rinnegato, era trotskista. Doriot lavorava in stretto rapporto con la sezione francese della quarta Internazionale trotskista, al pari di altri agenti nazisti e fascisti francesi. In Spagna, trotskisti si trovavano in grande numero nelle file del P.O.U.M., l'organizzazione della qumta colonna che appoggiava la rivolta fascista di Franco. Il capo del P.O.U.M. era Andreas Nin vecchio amico e alleato di Trotskij. In Cina, trotskisti operavano sotto il controllo diretto dello spionaggio militare giapponese. La loro attività era molto apprezzata dagli ufficiali dirigenti lo spionaggio gtapponese. II capo del Servizio di spionaggio giapponese dichiarò nel 1937 a Pechino: « Dovremmo appoggiare il gruppo trotskista e aiutarlo attivamente, in modo che la loro attività nelle varie parti della Cina possa riuscire utile e vantaggiosa per l'impero, poiché questi Cinesi disgregano l'unità del paese. Essi lavorano con finezza e abilità non comuni ». In Giappone, i trotskisti erano chiamati il « trust dei cervelli del Servizio segreto ». In apposite scuole si insegnava agli agenti segreti giapponesi la tecnica di penetrare nel Partito comunista nella Russia sovietica e di combattere l'attività antifascista in Cina e in Giappone. In Svezia, Nils Hyg, uno dei trotskisti più in vista, aveva ricevuto un sussidio finanziario dal finanziere e truffatore filonazista Ivar Kreuger. Le prove dell'appoggio finanziario dato al movimento trotskista da Kreuger, vennero alla luce dopo il suicidio di Kreuger, quando i revisori trovarono fra le sue carte ricevute di avventurieri politici di ogni sorta, compreso Adolf Hitler. In tutto il mondo i trotskisti erano diventati lo strumento con cui i servizi di spionaggio dell'Asse cercavano di penetrare nei movimenti liberale, radicale e operaio per raggiungere i propri fini. Nel settembre 1939, un agente trotskista europeo, che viaggiava sotto il nome di Frank Jacson, arrivava negli Stati Uniti sul piroscafo francese Ile de France. Jacson era stato reclutato nel movimento trotskista da una trotskista americana, Sylvia Ageloff, mentre era studente alla Sorbona a Parigi. Nel 1939, a Parigi fu avvicinato da un rappresentante dell' « Ufficio della Quarta Internazionale » segreto e incaricato di recarsi al Messico per diventarvi uno dei « segretari » di Trotskij. Gli fu consegnato un passaporto che in origine aveva appartenuto a un cittadino canadese, Tony Babich, membro dell'esercito repubblicano spagnuolo, ucciso in Spagna dai fascisti. I trotskisti avevano ottenuto il passaporto di Babich, ne avevan tolto la fotografia sostituendola con quella di Jacson. Jacson fu accolto al suo arrivo a New York City da Sylvia Ageloff e da altri trotskisti, e fu condotto a Coyoacan, dove iniziò il suo lavoro per Trotskij. In seguito Jacson diede le seguenti informazioni alla polizia messicana: « Trotskij stava per mandarmi in Russia con l'incarico di organizzarvi un nuovo ordinamento. Mi disse che dovevo andare su aereo a Sciangai, dove avrei trovato altri agenti su certa nave, e insieme, attraverso il Manciukuò, saremmo andati in Russia. La nostra missione consisteva nel portare la demoralizzazione in seno all'esercito rosso, nel commettere atti diversi di sabotaggio negli impianti bellici e in altre fabbriche ». Jacson non partì mai per la sua missione terroristica nell'Unione Sovietica. Nel tardo pomeriggio del 20 agosto 1940, nella villa di Coyoacan, potentemente fortificata, Jacson assassinò il suo capo, Lev Trotskij, fracassandogli la testa con una piccozza da montagna. Arrestato dalla polizia messicana, Jacson disse di aver voluto sposare Sylvia Ageloff, e che Trotskij aveva vietato questo matrimonio. Un litigio violento, che riguardava la ragazza, scoppiò fra i due uomini. « Per amore di lei - disse Jacson - decisi di sacrificarmi fino all'estremo ». In ulteriori dichiarazioni, Jacson affermò: « .. . Invece di trovarmi faccia a faccia con un capo politico che dirigesse la lotta per la liberazione della classe operaia, mi vidi dinanzi un uomo che non voleva altro che sodisfare i suoi bisogni e le sue ambizioni di vendetta e di odio e che si serviva della lotta operaia soltanto come di un mezzo di celare la propria bassezza e i suoi calcoli spregevoli... . « Quanto a questa casa, che egli disse giustamente di aver trasformato in una fortezza, molto spesso mi domandavo da dove fosse venuto il denaro per tali lavori... Forse il console di una grande nazione straniera che spesso lo visitava potrebbe rispondere alla domanda in vece nostra ... « Fu Trotskij a distruggere il mio carattere, il mio avvenire e tutti i miei affetti. Mi trasformò in un uomo senza nome, senza paese, in uno strumento suo. Ero in un vicolo cieco... Trotskij mi fece a pezzi con le sue mani come se fossi stato un pezzo di carta ». La morte di Lev Tfotskij lasciava un solo candidato vivente alla parte di Napoleone in Russia: Adolf Hitler.
Libro quarto La seconda guerra mondiale e il dopoguerra
Capitolo diciannovesimo La seconda guerra mondiale
1. Monaco.
« Il fatale decennio 1931-1941 - dichiarava iI Dipartimento di Stato americano nella sua pubblicazione ufficiale Pace e Guerra: politica estera degli Stati Uniti - si iniziò e si concluse con atti di violenza da parte del Giappone e fu contrassegnato da una decisa, spietata politica di dominazione mondiale da parte del Giappone, della Germania e dell'Italia ». La seconda guerra mondiale cominciò nel 1931 con l'invasione giapponese della Manciuria col pretesto di salvare l'Asia dal comunismo. E due anni più tardi Hitler abbatteva , la repubblica tedesca con il pretesto di salvare la Germania dal comunismo. Nel 1935 l'Italia invadeva l'Etiopia per salvarla dal « bolscevismo e dalla barbarie », nel 1936 Hitler rimilitarizzava la Renania; la Germania e il Giappone firmavano iI Patto Anti-Comintern e le truppe tedesche e italiane invadevano la Spagna col pretesto di salvarla dal comunismo. Nel 1937 l'Italia si unì alla Germania e al Giappone nel Patto Anti-Comintern, mentre il Giappone aggrediva nuovamente la Cina, impadronendosi di Peiping, Tientsin e Sciangai. L'anno dopo la Germania compì l'annessione dell'Austria e si costituiva l'Asse Berlino-Rorna-Tokio « per salvare il mondo dal cornunismo... » Nel settembre del 1937, rivolgendosi all'Assemblea della Lega delle Nazioni, il ministro sovietico degli Esteri, Maxim Litvinov, diceva: « Conosciamo tre stati che negli ultimi anni hanno compiuto attacchi contro altri stati. Malgrado le differenze tra i regimi, le ideologie, i livelli materiali e culturali dei paesi attaccati, tutti e tre gli stati aggressori giustificano le loro aggressioni con un solo e medesimo motivo: la lotta contro il comunismo. I capi di quegli stati credono ingenuamente, o meglio pretendono di credere, che basti pronunziare la parola " anticomunismo " perché siano loro perdonati tutti i tradimenti e tutti i cromini internazionali! » Sotto la maschera del Patto Anti-Comintern, la Germania, il Giappone e l'Italia marciavano alla conquista e all'asservimento dell'Europa e dell'Asia. Due sole vie possibili si presentavano al mondo: o l'unione di tutte le nazioni contro l'aggressione nazista, fascista e giapponese per arrestare la minaccia di guerra dell'Asse prima che fosse troppo tardi; o la disunione, la resa di un paese alla volta agli aggressori e l'inevitabile vittoria fascista. I ministri della propaganda dell'Asse, gli agenti di Trotskij, i reazionari francesi, britannici e americani si erano stretti tutti insieme nella campagna fascista contro la sicurezza collettiva. La possibilità di unione contro l'aggressione veniva attaccata come « propaganda comunista», respnta come « sogno utopistico», calunniata come « incitamento alla guerra», e al posto suo veniva avanzata la politica del compromesso, il disegno di far deviare la guerra inevitabile verso un assalto concorde contro la Russia sovietica. Molta di questa politica fu opera della Germania nazista. Nel settembre del 1938 la politica di compromesso raggiungeva la sua fase culminante quando i governi della Germania nazista, dell'Italia fascista, della Gran Bretagna e della Francia firmavano il patto di Monaco, vera santa alleanza antisovietica quale la reazione aveva sognato fin dal 1918. Il Patto lasciava la Russia senza alleati: il trattato franco-sovietico, pietra angolare della sicurezza collettiva europea era morto; la regione cèca dei Sudeti fu annessa alla Germania nazista e le porte dell'Oriente furono così spalancate alla Wehrmacht. « L'accordo di Monaco - scriveva Walter Duranty in The Kremlin and the People - parve segnare la più grande umiliazione che l'Unione Sovietica avesse patito dopo Brest-Litòvsk ». Il mondo aspettava la guerra nazi-sovietica. Al suo ritorno in Inghilterra, Neville Chamberlain, agitando un pezzo di carta con la firma di Hitler, esclamò: « Questo significa la pace per il nostro tempo! » Venti anni prima, la spia inglese, capitano Sidney George Reilly aveva esclamato: «A ogni costo, questa folle oscenità che è nata in Russia deve scomparire... Pace, con la Germania, pace con chiunque... Pace, pace ad ogni costo e, dopo, un fronte unito contro i veri nemici dell'umanità ». L'11 giugno 1938 Sir Arnold Wilson, sostenitore di Chamberlain nella Camera dei Comuni, dichiarava : « L'unità ha un'importanza capitale, perché il pericolo reale proviene oggi non dalla Germania e dall'Italia... ma dalla Russia ». Ma le prime vittime del patto antisovietico di Monaco non furono i popoli sovietici, bensì i popoli democratici dell'Europa. Ancora una volta la facciata antisovietica copriva il tradimento contro la democrazia. Nel febbraio 1939 i governi britannico e francese riconobbero la dittatura fascista di Franco quale legittimo governo della Spagna e negli ultimi giorni di marzo, dopo un anno e mezzo di epica e disperata lotta, la Spagna repubblicana diventò una provincia fascista. Il 15 marzo la Cecoslovacchia cessava di essere uno stato indipendente, le divisioni corazzate entravano a Praga, le fabbriche Skoda di munizioni e altre ventitré fabbriche di armi, che costituivano un'industria degli armamenti grande tre volte quella dell'Italia fascista, diventavano proprietà di Hitler. Il generale filofascista Jan Sirovy, già capo delle truppe controrivoluzionarie cecoslovacche che avevano operato nella Siberia sovietica, consegnava al comando supremo tedesco gli arsenali, i magazzini, un migliaio di aeroplani e tutto il perfetto equipaggiamento militare dell'esercito cecoslovacco. Il 20 marzo la Lituania consegnava alla Germania il suo unico porto, Memel. La mattina del venerdì santo, il 7 aprile, le truppe di Mussolini, varcato l'Adriatico, invadevano l'Albania. Cinque giorni dopo il re Vittorio Emanuele III accettava la corona albanese. Da Mosca, proprio mentre Hitler moveva contro la Cecoslovacchia, Stalin ammoniva gli uomini del « compromesso » dell'Inghilterra e della Francia che la loro politica antisovietica sarebbe terminata in un disastro per loro stessi, e il 10 marzo 1939 pronunciava un discorso davanti al XVIII Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica: La guerra senza dichiarazione che le potenze dell'Asse stavano ormai combattendo in Europa e in Asia sotto la maschera del Patto Anti-Comintern, era secondo Stalin diretta non soltanto contro la Russia sovietica, ma anche e prima di tutto in realtà, contro gli interessi dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti. « La guerra è ormai condotta - affermò Stalin - da stati aggressori che in ogni modo offendono gli interessi degli stati non aggressivi, e in primo luogo dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti, i quali invece hanno indietreggiato, facendo concessioni su concessioni ai trasgressori.. . senza il minimo tentativo di resistenza ed anzi con un certo grado di connivenza. Incredibile ma vero. « Gli uomini politici reazionari delle democrazie occidentali particolarmente in In ghilterra e in Francia, avevano rinunziato alla politica della sicurezza collettiva, e sognavano invece una coalizione antisovietica mascherata con frasi diplomatiche, quali " compromesso " e " non intervento " ». Ma questa politica era ormai condannata. L'Unione Sovietica desiderava, voleva ancora una cooperazione Internazionale contro gli aggressori ed una politica realistica di sicurezza collettiva, ma tale collaborazione, affermava Stalin, doveva essere sincera e aperta. L'esercito rosso non aveva nessuna intenzione di cavar le castagne dal fuoco per conto dei politicanti del compromesso dell 'Inghilterra e della Francia. Ma, se fosse venuto il peggio, l'esercito rosso confidava nella propria forza e nella lealtà del popolo sovietico: « In caso di guerra, - dichiarò Stalin - le retrovie e il fronte del nostro esercito saranno più forti di quelli di qualsiasi altro paese, e questo i popoli al di là dei nostri confini a cui piacciono i conflitti armati, farebbero bene a ricordarlo ». Ma il chiarissimo, significativo monito di Stalin fu ignorato. Nell'aprile 1939 un referendum della pubblica opinione inglese dimostrò che l'87% della popolazione era favorevole ad una alleanza anglo-sovietica contro la Germania nazista; ma la voce del popolo britannico non venne ascoltata . « Una stretta e solida alleanza con la Russia - osservava il " Times " - intralcerebbe altri negoziati ... » Così la Russia sovietica doveva rimanere isolata ed esser lasciata sola ad affrontare - la Germania nazista, passivamente, se non attivamente, appoggiata dai governi europei ispirati dalla politica di Monaco. Joseph E. Davies spiegava più tardi a quale alternativa fosse costretto il governo sovietico. Scrivendo il 18 luglio 1941 ad Harry Hopkins, consigliere del Presidente Roosevelt, l'ex ambasciatore presso l'Unione Sovietica, dichiara: « Secondo le osservazioni e i contatti da me avuti dal 1936 in poi, credo che, all'infuori del solo Presidente degli Stati Uniti, nessun governo al mondo abbia visto più chiaramente del governo sovietico la minaccia di Hitler alla pace e la necessità della sicurezza collettiva e di alleanza fra paesi non aggressori. Il governo sovietico era pronto a combattere per la Cecoslovacchia; aveva annullato prima di Monaco il suo patto di non-aggressione con la Polonia, perché desiderava sgombrare la via al passaggio delle sue truppe attraverso la Polonia per andare in aiuto della Cecoslovacchia, se fosse stato necessario per adempiere agli obblighi del trattato. Anche dopo Monaco e persino nella primavera del 1939, il governo sovietico acconsentì ad unirsi alla Gran Bretagna e alla Francia qualora la Germania attaccasse la Polonia o la Romania, ma insisteva che si tenesse una conferenza internazionale di stati non aggressori per stabilire oggettivamente e realisticamente che cosa ciascuno avrebbe dovuto fare e poi render nota a Hitler la loro concorde volontà di resistenza...Il suggerimento venne declinato da Chamberlain in conseguenza della contrarietà della Polonia e della Romania a includere la Russia... « Per tutta la primavera del 1939 i Soviet cercarono di condurre a termine un accordo che stabilisse un'unità d'azione ed una coordinazione dei piani militari per fermare Hitler. « La Gran Bretagna... rifiutò di accordare alla Russia riguardo agli Stati Baltici le stesse garanzie di protezione che la Russia accordava alla Francia e alla Gran Bretagna in caso di aggressione contro il Belgio e l'Olanda. I Soviet si convinsero, e ben a ragione, che nessun accordo generale efficace, diretto e pratico si poteva stabilire con la Francia e la Gran Bretagna. Furono così spinti ad un patto di non-aggressione con Hitler ». Venti anni dopo Brest-Litòvsk, gli uomini politici antisovietici avevano di nuovo costretto la Russia sovietica a un trattato non desiderato e difensivo con la Germania. Il 24 agosto 1939, l'Unione Sovietica firmava un patto di nonaggressione con la Germania nazista .
2. Seconda guerra mondiale.
Il 1 ° settembre 1939 le divisioni meccanizzate naziste invadevano da sette punti la Poloni a, e due giorni dopo la Gran Bretagna e la Francia dichiaravano guerra alla Germania. In due settimane il regime polacco - che, sotto l'influenza dell 'antisovietica « cricca dei colonnelli », si era alleato col nazismo, aveva rifiutato l'aiuto sovietico e si era opposto alla sicurezza collettiva - crollava e i nazisti rastrellavano gli sparsi resti di quello che era stato il loro alleato. Il 17 settembre, mentre le colonne naziste correvano attraverso la Polonia e il governo polacco era preso dal panico, l'esercito rosso passava il confine polacco orientale, occupava la Bielorussia, l'Ucraina occidentale e la Galizia prima che le divisioni corazzate naziste vi giungessero, e movendo rapidamente verso occidente occupava tutto il territorio che la Polonia si era annesso nel 1920 prendendolo alla Russia sovietica. « Che gli eserciti russi si schierassero su questa linea era n'ecessario per la salvezza della Russia contro la minaccia nazista... - dichiarò Winston Churchill nella sua radiotrasmissione del l° ottobre. - È stato creato un fronte orientale che la Germania nazista non osa assalire. Quando von Ribbentrop venne chiamato a Mosca la scorsa settimana, fu per apprendere e accettare questo: che i progetti nazisti sugli Stati Baltici e sull'Ucraina hanno subito un arresto definitivo ». L'avanzata dell'esercito rosso verso occidente fu la prima di una serie di mosse compiute dall'Unione Sovietica per controbilanciare il dilagare del nazismo e rafforzare le difese sovietiche in vista di un inevitabile urto col terzo Reich. Durante le ultime settimane di settembre e i primi giorni di ottobre, il governo sovietico firmò patti di mutua assistenza con l'Estonia, la Lituania e la Lettonia, patti che specificavano come negli Stati Baltici si dovessero stabilire guarnigioni dell'esercito rosso, aeroporti sovietici e basi navali sovietiche. Ma, nel Nord, rimaneva come potenziale alleato militare del terzo Reich la Finlandia, il cui capo militare, barone Karl Gustav von Mannerheim era in stretti e continui rapporti con l'alto comando tedesco. Con l'aiuto di ufficiali e tecnici tedeschi, la Finlandia era stata trasformata in una potente fortezza che doveva servire di base per l'invasione dell'Unione Sovietica. Tecnici tedeschi avevano presieduto alla costruzione della linea Mannerheim, serie di intricate e magnificamente predisposte fortificazioni che correvano per parecchie miglia lungo la frontiera sovietica ed erano dotate di cannoni pesanti in un punto che distava soltanto ventun miglia da Leningrado. Quando la costruzione della linea Mannerheim fu prossima alla fine, nell'estate 1939, il capo di stato maggiore di Hitler, generale Halder, giunse dalla Germania a compiere un'ultima ispezione alla massiccia fortificazione. Il governo sovietico propose alla Finlandia un patto di mutua assistenza e offrì di cedere parecchie migliaia di chilometri quadrati di territorio nella Carelia centrale in cambio di alcune isole strategiche finlandesi vicino a Leningrado, una parte dell'istmo della Carelia e il permesso per trent'anni di costruire una base navale sovietica nel porto di Hangö. I capi sovietici consideravano questi ultimi territori come essenziali per la difesa della base navale di Kronstadt e per la difesa della città di Leningrado. Alla metà di novembre la cricca filonazista che dominava il governo finlandese interruppe improvvisamente i negoziati e alla fine di novembre l'Unione Sovietica e la Finlandia entravano in guerra. Gli elementi antisovietici in Inghilterra e in Francia credettero ormai giunta la guerra santa da tanto tempo attesa. La guerra stranamente inattiva che si combatteva ad occidente contro la Germania nazista era la « guerra sbagliata », la guerra giusta era invece ad oriente. In Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti cominciò un'intensa campagna antisovietica al grido di: « Aiutiamo la Finlandia! » Il primo ministro Neville Chamberlain, che, poco tempo prima, aveva affermato che il suo paese mancava di armi adatte per combattere i nazisti, dispose rapidamente per l'invio in Finlandia di 144 aerei britannici, 114 cannoni pesanti, 185.000 proiettili, 50.000 granate, 15.700 bombe aeree, 100.000 cappotti e 48 ambulanze. In un momento in cui l'esercito francese aveva disperato bisogno di ogni sorta di oggetti di equipaggiamento per tener testa all'inevitabile offensiva nazista, il governo francese cedette all'esercito finlandese 179 aeroplani, 472 cannoni, 795.000 proiettili, 5.100 mitragliatrici e 200.000 granate a mano. Mentre sul fronte occidentale l'inattività continuava, il Comando supremo britannico, dominato ancora da militaristi antisovietici come il generale Ironside, preparò dei piani per mandare 100.000 uomini in Finlandia attraverso la Scandinavia, e il Comando francese fece preparativi per un attacco simultaneo contro il Caucaso sotto il comando del generale Weygand, il quale affermò apertamente che bombardieri francesi erano pronti nel vicino Oriente per muovere contro i pozzi di petrolio di Bakù. Un giorno dopo l'altro, i giornali britannici, francesi ed americani davano a grandi titoli notizia di decisive vittorie finlandesi e di catastrofiche disfatte sovietiche. Ma, dopo tre mesi di combattimenti in un terreno straordinariamente difficile e in condizioni atmosferiche incredibilmente dure, con una temperatura che spesso giunse a 60 e 70 gradi sotto zero, l'esercito rosso sfondava 1'« inespugnabile » linea Mannerheim e sbaragliava l'esercito finlandese. Il giorno che terminarono le ostilità finno-sovietiche, il generale Mannerheim dichiarò in un proclama alle truppe finlandesi che la loro « sacra missione " era " di essere un avamposto della civiltà occidentale in Oriente ». Le truppe tedesche cominciarono ad arrivare in numero considerevole in Finlandia. Numerosi agenti nazisti vennero ad ingrossare il personale dell'ambasciata tedesca a Helsinki e dei dodici consolati sparsi nel paese. Nella primavera 1940 terminò improvvisamente la sosta del fronte occidentale, e il 9 aprile truppe tedesche invasero la Danimarca e la Norvegia. Le truppe britanniche, recatesi in aiutodei Norvegesi, abbandonavano le loro poche e precarie posizioni e un regime fantoccio veniva istituito a Oslo sotto il maggiore Vidkun Quisling. Il 10 maggio, Chamberlain, diede le dimissioni da primo minstro dopo aver portato il suo paese nella situazione forse più dlsperata di tutta la sua lunga storia. Lo stesso giorno, mentre il re chiamava a formare il nuovo gabinetto Winston Churchill, l'esercito tedesco invadeva l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo. Il 21 maggio i Tedeschi, travolta la disordinata opposizione, raggiunsero la Manica e tagliarono fuori gli Alleati nelle Fiandre. Il panico invase tutta la Francia, mentre dappertutto la quinta colonna era all'opera. Le truppe francesi vennero abbandonate dai loro ufficiali e intere divisioni si trovarono senza rifornimenti militari. Ormai, la quinta colonna aveva il controllo della Francia. L'ex ministro francese dell'aviazione; Pierre Cot, scrisse più tardi nel suo Triomphe de la trahison: « I fascisti ebbero via libera nel paese e nell'esercito. L'agitazione anticomunista era una cortina fumogena, dietro la quale si andava preparando la grande cospirazione politica che doveva paralizzare la Francia e facilitare l'opera di Hitler... Gli strumenti più efficaci della quinta colonna ... furono Weygand, Pétain e Lav al. Il Consiglio dei Ministri tenuto a Cangé presso Tours, Il 12 giugno 1940, il generale Weygand insistette presso il governo affinché si ponesse fine alla guerra. Il suo principale argomento fu che a Parigi era scoppiata una rivoluzione comunista... » Dal 29 maggio al 4 giugno l'esercito britannico evacuò le sue truppe da Dunkerque, salvando eroicamente 350.000 uomini. Il 10 giugno l'Italia fascista dichiarava guerra alla Francia e all'Inghilterra. Il 14, Parigi cadeva; Pétain, Weygand, Laval e il trotskista Doriot diventavano i governanti-fantocci della Francia. Il 22 giugno, veniva firmato un armistizio fra Germania e Francia nella foresta di Compiègne, nella stessa vettura ferroviaria in cui il maresciallo Foch, ventidue anni prima, aveva dettato i termini della resa ai Tedeschi disfatti.
Mentre la Francia crollava, l'esercito rosso procedeva rapidamente a rafforzare le linee difensive dell'Unione Sovietica e, alla metà di giugno, precorrendo un imminente putsch nazista negli Stati Baltici, le divisioni corazzate sovietiche occupavano l'Estonia, la Lettonia e la Lituania. Il 27 giugno l'esercito rosso entrava in Bessarabia e nella Bucovina settentrionale, tolte dalla Romania ai Russi dopo la rivoluzione di Ottobre. L'Unione Sovietica e la Germania nazista si trovavano ora di fronte sulle loro future linee di battaglia. Era l'anno 1941: un'atmosfera di intensa attesa gravava su tutta l'Europa mentre la Russia sovietica e la Germania nazista, le due maggiori potenze militari del mondo, si preparavano a scontrarsi sul campo di battaglia. Il l° marzo, i Tedeschi entravano a Sofia, e la Bulgaria diventava una base nazista. Il 6 aprile, dopo che una rivolta popolare ebbe rovesciato il regime del reggente jugoslavo principe Paolo e gli agenti nazisti furono costretti a sgombrare il paese, il governo sovietico firmò un patto di non-aggressione col nuovo governo jugoslavo, ma lo stesso giorno la Germania nazista dichiarò guerra alla Jugoslavia e la invase. Il 5 maggio, Stalin diventava primo ministro dell'URSS. Alle quattro antimeridiane del 22 giugno 1941, senza dichiarazione di guerra, i carri armati di Hitler, le forze aeree, l'artiglieria da campagna, le unità motorizzate e le fanterie venivano scagliati oltre i confini dell'Unione Sovietica, su un fronte estendentesi dal Baltico al Mar Nero. Il proclama di Hitler affermava: « Còmpito di questo fronte non è più la protezione di singoli paesi, ma la difesa dell'Europa e perciò la salvezza di tutti ». L'Italia, la Romania, l'Ungheria e la Finlandia si unirono alla guerra contro la Russia sovietica. Speciali contingenti fascisti vennero raccolti in Francia e in Spagna e gli eserciti uniti dell'Europa controrivoluzionaria furono lanciati in una guerra santa contro i Soviet. Il piano del generale Max Hoffmann stava per esser messo alla prova. Il 7 dicembre 1941, senza preavviso, bombardieri e navi giapponesi attaccavano la flotta degli Stati Uniti a Pearl Harbour e, la Germania nazista e l'Italia ; fascista dichiaravano loro guerra. La maschera era caduta : la guerra segreta dell'Asse Anti-Comintern contro la Russia sovietica si era fusa con la guerra mondiale contro i popoli liberi. Il 15 dicembre 1941, in un messaggio al Congresso, il presidente Roosevelt dichiarava: « Nel 1936, il governo del Giappone si associò apertamente alla Germania, entrando nel Patto Anti-Comintern. Questo patto, come tutti sappiamo, era nominalmente diretto contro l'Unione Sovietica, ma il suo vero scopo era quello di formare una lega del fascismo contro il mondo libero, particolarmente contro la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti ». La seconda guerra mondiale era entrata nella sua fase finale decisiva, come conflitto tra le forze del fascismo internazionale e gli eserciti uniti dell'umanità progressiva.
Capitolo ventisimo Anti-Comintern americano
1. L'eredità delle Centurie nere.
Obiettivo principale della diplomazia dell'Asse dopo il 22 giugno 1941 fu quello di evitare ad ogni costo che gli Stati Uniti si unissero all'alleanza anglo-sovietica contro la Germania nazista. L'Isolamento dell'America era di importanza vitale per il piano degli stati maggiori tedesco e giapponese, e perciò l'America diventò un punto focale della propaganda e degli intrighi dell'Asse antisovietico. Fin dal 1918 il popolo americano era stato sottoposto ad una continua falsa propaganda intorno alla Russia sovietica. La rivoluzione russa veniva presentata come l'opera di « folle rozze, turbolenti » aizzate da « assassini, criminali e degenerati »; l'esercito rosso era un'« accozzaglia indisciplinata »; l'economia sovietica « inapplicabile » e l'industria e l'agricoltura sovietiche « in un disperato stato di anarchia»; il popolo sovietico aspettava soltanto la guerra per sollevarsi contro gli « spietati padroni di Mosca ». Allorché la Germania nazista attaccò la Russia sovietica, un coro di voci negli Stati Uniti predisse l'immediato collasso del1'URSS. Ecco alcune affermazioni tipiche fatte da Americani dopo l'invasione della Russia sovietica: « In trenta giorni Hitler avrà il controllo della Russia » (MARTIN DIES, deputato al Congresso, 24 giugno 1941). « Ci vorrà un miracolo più grande di quanti si siano visti da quando fu scritta la Bibbia per salvare i rossi dall'estrema disfatta in brevissimo tempo » (FLETCHER PRATT, « New York Post », 27 giugno 1941). « La Russia è condannata e 1'America e la Gran Bretagna sono impotenti a impedirne la rapida distruzione per opera del martellamento della guerra-lampo» (« New York Journal American » di Hearst, 27 giugno 1941). « ...Nella preparazione e nel comando, nell'addestramento e nell'equipaggiamento, i Russi non possono esser messi a paragone con i Tedeschi; Timoscenko e Budiennij e Stern non sono generali della statura di un Keitel e di un Brauchitsch. Le epurazioni e la politica hanno indebolito l'esercito rosso» (HANSON W. BALDWIN, « New York Times », 29 giugno 1941). Il 20 novembre 1941 un editoriale col titolo « Ignoranza sulla Russia » appariva nel « Houston Post » e formulava una domanda che dominava la mente di molti Americani: « Ciò che non è stato spiegato in modo soddisfacente è perché negli ultimi vent'anni gli Stati Uniti siano stati tenuti all'oscuro dei progressi materiali della Russia sovietica. « Quando Hitler attaccò la Russia, era opinione unanime nel nostro paese che Stalin non sarebbe durato a lungo. I nostri "cervelli fini " non avevano alcuna speranza nella Russia e prevedevano una rapida conquista di quel paese da parte dei nazisti... La maggior parte degli Americani si aspettavano che la Russia piegasse man mano che i nazisti avanzavano... Come e perché gli Americani non sono stati per tanto tempo informati? » Dal 1918 era stata alzata una barriera fra il popolo americano e il popolo della Russia sovietica. Odi artificiosi e paura nei riguardi della Russia sovietica erano stati creati da uomini politici reazionari e da uomini d'affari, da Russi bianchi emigrati e da agenti controrivoluzionari e infine da rappresentanti dei Ministeri della propaganda e dei Servizi segreti dell'Asse. Immediatamente dopo la rivoluzione russa, i Russi bianchi emigrati cominciarono a inondare l'America di falsificazioni antisovietiche, e a provocare sospetti e ostilità contro la Russia sovietica. Fin dall'inizio la campagna antisovietica degli emigrati zaristi negli Stati Uniti si fuse con una segreta guerra fascista contro l'America stessa. Le prime cellule naziste si formarono negli Stati Uniti nel 1924, agli ordini di Fritz Gissibl, capo della associazione nazista Teutonia di Chicago. Lo stesso anno, il capitano Sidney George Reilly e i Russi bianchi suoi soci costituirono un ramo della Lega Internazionale antibolscevica negli Stati Uniti. Fra il 1920 e il 1930 agenti nazisti come Fritz Gissibl e Heinz Spanknoebel, agli ordini di Rudolf Hess e di Alfred Rosenberg svolsero la loro attività antidemocratica e antisovietica in America in stretta collaborazione con i Russi bianchi antisovietici.
2. « Salvare l'America dal comunismo ».
Nel 1931 uscì il « Piano per un Movimento internazionale per combattere il pericolo rosso » sotto gli auspici di un'organizzazione chiamata Federazione Civica Nazionale, il cui fondatore e capo era un ex giornalista di Chicago, Ralph M. Easley, specialista in agitazioni anticomuniste e antioperaie. Tra i soci della Federazione Civica Nazionale erano il deputato Hamilton Fish di New York; Harry Augustus Jung, che era stato propagandista antisemita e spia a danno dei lavoratori a Chicago; George Sylvester Viereck, ex agente del Kaiser e poi agente nazista; Matthew Woll, vice-presidente reazionario della Federazione Americana del Lavoro e presidente effettivo della Federazione Civica Nazionale, che riferendosi alla Russia sovietica, diceva « questo mostro rosso », questa follia »; e numerosi altri autorevoli americani aderenti alla crociata antibolscevica. All'inizio del 1933 Easley diventò presidente di un'organizzazione chiamata Sezione americana del Comitato Internazionale per la Lotta contro la minaccia mondiale del comunismo. Il quartier generale di questa organizzazione era nell'Europa Haus di Berlino. Molti membri della Federazione Civica Nazionale aderirono con Easley alla nuova organizzazione. La Sezione Americana del Comitato Internazionale per la Lotta contro la Minaccia mondiale del Comunismo patrocinò il prirno documento ufficiale della propaganda nazista che circolò negli Stati Uniti sotto forma di un libro antisovietico in inglese, intitolato Il Comunismo in Germania. Il libro era stato stampato in Germania dalla Casa editrice Eckhart, e spedito a migliaia di copie in America, dove veniva diffuso gratuitamente, specie nelle riunioni « patriottiche » di New York, Las Angeles, Chicago e altre città, appoggiato anche da una larga campagna di articoli di giornali, conferenze, riunioni e lettere che raccomandavano la lettura del libro. Nel frontespizio si leggeva la seguente epigrafe:
« All'inizio di quest'anno, per settimane, siamo stati ad un pelo dal caos bolscevico! » Il cancelliere Adolf Hitler nel suo proclama del 1° settembre 1933».
Nella pagina seguente si leggeva la seguente dichiarazione:
PERCHÉ GLI AMERICANI DEVONO LEGGERE QUESTO LIBRO « La questione della propaganda e delle attività comuniste è cosa di immediato interesse per il popolo americano in considerazione dell'importanza che va acquistando la questione del riconoscimento dell'URSS da parte del governo degli Stati Uniti. « Ecco qui un libro accusatore, che dovrebbe esser letto da ogni cittadino che rifletta, perché narra la storia della lotta mortale intrapresa dalla Germania contro il comunismo. Esso rivela come i metodi sovversivi e gli scopi di distruzione dei comunisti in Germania siano gli stessi che vengono impiegati da questi nemici delle nazioni civili negli Stati Uniti ». « Il valore di questa esposizione fatta dai Tedeschi come ammonimento obiettivo ad altri paesi ha indotto il nostro comitato a metterlo nelle mani dei dirigenti dell'opinione pubblica in tutti gli Stati Uniti ». Immediatamente sotto questo avviso seguiva un elenco di nomi dei principali membri della Sezione americana del Comitato Internazionale per la Lotta contro la minaccia mondiale del comunismo, e fra essi quello del deputato Hamilton Fish. « All'inizio del 1930, quale presidente di un comitato incaricato dal Congresso di fare un 'inchiesta sul " comunismo americano ", Hamilton Fish fu il principale portavoce degli emigrati russo-bianchi antisovietici negli Stati Uniti e di altri inveterati nemici della Russia sovietica. Fra gli "esperti " che rifornivano di materiale il comitato di Fish erano l'ex agente dell'Ocrana Boris Brasol e il propagandista tedesco Georg Viereck. Quando Hitler si impadronì del potere, Fish salutò il capo nazista come colui che aveva salvato la Germania dal comunismo. Come esponente principale dell'isolazionismo e della conciliazione, Fish si alleò con i più noti filonazisti americani e ne diffuse la propaganda nel " Congressional Record ". Alla fine del 1939, egli conferì in Germania col ministro degli Affari Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop, col ministro degli Esteri italiano, conte Galeazzo Ciano, e con altri capi dell'Asse. Fish girò l'Europa su un aeroplano tedesco, insistendo per una seconda Monaco e proclamando che « le richieste della Germania » erano giuste. Nel febbraio 1942, al processo dell'agente nazista Viereck venne rivelato che l'ufficio di Fish a Washington era servito come quartier generale di un centro di propaganda nazista e che il segretario di Fish, George Hill, era uno dei principali elementi della propaganda tedesca negli Stati Uniti... » Al momento dell'entrata in guerra dell'America una quantità di organizzazioni fasciste americane che si dichiaravano « anticomuniste » agivano attivamente negli Stati Uniti, secondo le direttive e, molte di esse, anche con l'aiuto finanziario di Berlino e di Tokio, Molte furono fondate da agenti pagati dalla Germania nazista e se alcune, come l'Associazione tedesco-americana e il Kyffhauser Bund non fecero che qualche debole tentativo per camuffare la loro affiliazione straniera, altre, come le Camicie d'Argento, il Fronte Cristiano, le Guardie americane, la Confederazione Nazionalista Americana e i Crociati dell'Americanismo si camuffarono da società patriottiche, miranti a « salvare l'America » dalla « minaccia del comunismo ». Nel 1939 si erano costituite negli Stati Uniti non meno di 750 organizzazioni fasciste, che inondavano il paese di bollettini, riviste, circolari e giornali filoasse, antisemiti e annsovietici. Sotto la veste di salvare l'America dal comunismo queste organizzazioni e queste pubblicazioni miravano al rovesciamento del governo degli Stati Uniti, all'instaurazione di un regime fascista americano e ad un'alleanza con 1'Asse contro la Russia sovietica. Il 18 novembre 1936 William Dudley Pelley, capo dell'organizzazione delle Camicie d'Argento, di ispirazione nazista, dichiarava: « Sia ben chiaro che se una seconda guerra civile dovrà scoppiare in questo paese, non sarà una guerra per rovesciare il governo americano, ma per rovesciare gli usurpatori giudaico-comunisti che si sono impadroniti del governo americano e si propongono di farne un ufficio dipendente da Mosca ». Dopo l'invasione della Russia da parte dei nazisti , Padre Charles E. Coughlin, capo del Fronte Cristiano filonazista, dichiarava nel numero del 7 luglio 1941 del suo organo di propaganda « Social Justice »: « La guerra della Germania contro la Russia è una battaglia per il cristianesimo... Ricordatevi che il comunismo ateo venne concepito e instaurato in Russia soprattutto per tramite degli Ebrei senza Dio ». La stessa propaganda fu diffusa in tutti gli Stati Uniti nel Defender di Gerald B. Winrod a Wichita nel Kansas, in Beacon Light di William Kullgren a Atascadero in California, in X-ray di Court Asher a Muncie nell'Indiana, in Publicity di E. J. Garner a Wichita nel Kansas, iri A merica in Danger! di Charles B. Hudson a Omaha nel Nebraska e in molte altre pubblicazioni simili, favorevoli all'Asse e antisovietiche. Dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti, molti di questi individui vennero accusati dal Dipartimento di Giustizia di propaganda sediziosa e di cospirazione con gli agenti nazisti allo scopo di rovesciare il governo degli Stati Uniti, ma nonostante ciò essi continuarono durante tutta la guerra a diffondere la loro propaganda: che le potenze dell' Asse s.tavano combattendo una guerra santa e che gli Stati Uniti erano stati attirati nel conflitto dalla connivenza fra i « cospiratori giudeo-comunisti di Washington, Londra e Mosca ».
3. Aquila solitaria.
Alla fine del 1940, mentre Hitler andava completando il soggiogamento dell'Europa e preparando il suo prossimo cozzo con l'esercito rosso, apparve sulla scena politica dell'America uno strano fenomeno: l'America First Commiztee. Durante tutto il '41 per mezzo della stampa, della radio, di riunioni di massa, di comizi volanti, con ogni sorta di espedienti, questo comitato promosse fra il popolo americano un'energica propaganda antisovietica, antibritannica e isolazionista. Il Comitato annoverava tra i suoi dirigenti e portavoce più noti il generale Robert E. Wood, Henry Ford, il colonnello Robert R. McCormick, i senatori Burton E. Wheeler, Gerald P. Nye e Robert Rice Reynolds, i deputati Hamilton Fish, Clare E. Hoffman e Stephen Day, e infine Katherine Lewis, figlia di John L. Lewis. La più zelante esponente del Comitato era l'ex aviatrice e nota mondana Laura Ingalls, poi condannata come agente prezzolata del governo nazista, Dietro le quinte un altro agente nazista, Georg Sylvester Viereck elaborava gran parte del materiale propagandistico che poi i pubblicisti dell'America First diffondevano. Ralph Townsend, più tardi condannato come agente giapponese, capeggiava una sezione dell'America First sulla costa occidentale ed era membro della direzione degli organi di propaganda del Comitato stesso, lo « Scribner's Cornmentator » e 1'« Herald ». Werner C. von Clemm, più tardi condannato per contrabbando di diamanti d'accordo con l'Alto Comando tedesco, funzionava da stratega in incognito e finanziatore della sezione di New York. Frank B. Burch, poi condannato per aver ricevuto 10.000 sterline dal governo nazista per fare propaganda illegale negli Stati Uniti era uno dei fondatori della sezione di Akron nell'Ohio. Nel luglio del 1942 un atto di accusa del Dipartimento di Giustizia individuava l'America First Committee come strumento di una cospirazione per minare il morale delle forze armate degli Stati Uniti. Ma il capo e il portavoce di gran lunga più importante di tutti era il famoso aviatore Charles A. Lindbergh, già noto filonazista e agitatore antisovietico in Europa e America. Lindbergh aveva visitato per la prima volta la Germania nell'estate del 1936, come ospite del governo nazista, che aveva organizzato in suo onore cerimonie grandiose e gli aveva concesso speciali favori. Alti funzionari nazisti lo accompagnarono personalmente durante un « giro d'ispezione » delle industrie belliche e delle basi aeree. Lindbergh fu profondamente impressionato dalla Germania nazista, e in occasione dei fastosi ricevimenti dati in suo onore dal maresciallo Hermann Goering e da altri pezzi grossi nazisti espresse la convinzione che l'aviazione tedesca era imbattibile. « L'aviazione tedesca è superiore a quella di qualsiasi altro paese - dichiarò all'asso della Luftwaffe generale Ernst Udet. - Essa è invincibile! » « Volete sapere che cosa diavolo farà questo Americano? - chiedeva il comandante dell'aria tedesco, generale Bruno Loerzer, alla giornalista Bella Fromm. - Metterà una fifa del diavolo in quei matti di Americani con le sue chiacchiere sull'invincibile Luftwaffe. Proprio quello che vogliamo! » « Egli rappresenta la miglior campagna in nostro favore che noi potessimo sp er are », disse Axel von Blomberg, figlio del ministro nazista della Guerra, dopo aver partecipato un ricevimento in onore di Lindbergh nel 1936. Due anni dopo, nei giorni cruciali che precedettero il patto di Monaco, Lindbergh visitò l'Unione Sovietica e vi rimase soltanto pochi giorni. Al suo ritorno incominciò subito a diffondere la voce che l'esercito rosso era irrimediabilmente mal equipaggiato, male addestrato e miseramente comandato. Asseriva che in qualsiasi alleanza contro la Germania la Russia sovietica avrebbe costituito un alleato passivo, e dichiarava che a suo avviso era necessario collaborare con e non contro i nazisti. L'aeroplano nero e arancione di Lindbergh era ormai di casa sugli aeroporti delle agitate capit ali d'Europa, mentre egli volava da un paese all'altro, patrocinando la formazione di alleanze politiche ed economiche col terzo Reich. Mentre i negoziati di Monaco erano in corso, gruppetti scelti di aristocratici, di uomini d'affari e politici britannici antisovietici, si riunivano nella proprietà di Lady Astor a Cliveden per ascoltare le opinioni di Lindbergh sulla situazione europea. Lindbergh parlava della grande potenza aerea della Germania, della produzione di guerra in rapido aumento e della sua brillante condotta militare. « I nazisti - ripeté più volte - sono invincibili ». E raccomandava che la Francia e la Gran Bretagna venissero a patti con Hitler e « permettessero alla Germania di estendersi a est nell'interno della Russia senza dichiarare la guerra » [1]. Si svolsero vari colloqui privati fra Lindbergh e membri del Parlamento inglese e uomini politici di primo piano, fra i quali David Lloyd George, che più tardi ebbe così ad esprimersi sul trasvolatore americano: « Rimase in Russia, mi pare, una settimana: non vide nessuno dei grandi capi russi, non poté veder molto della forza aerea di quel paese, poi ritornò per riferirci che l'esercito russo non valeva nulla, che le fabbriche russe si trovavano in uno spaventoso disordine. E vi fu molta gente che gli credette, salvo Hitler ». La conversazione di Lloyd George con Lindbergh lasciò nell'ex primo ministro la convinzione che - come egli stesso affermò - l'aviatore americano era « l'agente e lo strumento di persone assai più furbe e malvage di lui ». Dall'Unione Sovietica fu formulata la stessa accusa in un linguaggio più esplicito. Un gruppo di noti aviatori russi pubblicò a Mosca una dichiarazione che accusava Lindbergh di mettere in giro la « colossale menzogna » che « la Germania possiede una forza aerea tale da poter sconfiggere le aviazioni riunite dell'Inghilterra, della Francia, della Russia e della Cecoslovacchia ». E continuavano: « Lindbergh fa la parte dello sciocco mentitore, del servo e dell'adulatore dei fascisti tedeschi e dei loro aristocratici protettori inglesi. Egli ha avuto l'ordine da parte dei circoli reazionari inglesi di dimostrare la debolezza dell'aviazione sovietica e di fornire a Chamberlain un argomento per la capitolazione di Monaco in relazione con la Cecoslovacchia ». Tre settimane dopo la firma del Patto di Monaco, il governo del terzo Reich dimostrò ufficialmente di apprezzare i servizi resi da Lindbergh alla Germania nazista, conferendogli, per mano del maresciallo Goering, la sera del 18 ottobre 1938 durante un pranzo in suo onore, la più alta decorazione tedesca: l'Ordine dell'Aquila nera... Dopo esser vissuto all'estero per tre anni e mezzo, Lindbergh fece ritorno negli Stati Uniti poco prima dello scoppio della guerra nel 1939. Appena i nazisti invasero la Polonia e la Gran Bretagna e la Francia dichiararono guerra alla Germania, Lindbergh si affrettò a pubblicare un'urgente dichiarazione: la guerra contro la Germania era una guerra sbagliata; la guerra giusta era quella a oriente. Durante il 1940 Lindbergh fece causa sempre più strettamente con il movimento isolazionista, antisovietico e spesso filo-Asse, che stava sorgendo allora sulla scena americana, e diventò il principale portavoce dell'isolazionistico No Foreign Wars Committee e l'idolo della quinta colonna degli Stati Uniti. A un convegno di studenti della Università di Yale, organizzato dal ricco studente R. Douglas Stuart, egli così si esprimeva: « Noi dobbiamo fare la pace con le nuove potenze europee ». Poco dopo il gruppo di Stuart veniva incorporato a Chicago nell'America First Committee. Parlando davanti a grandi masse adunate promosse in tutto il paese dal medesimo comitato e alla radio Lindbergh diceva che la Russia sovietica, e non la Germania nazista era il vero nemico. La guerra « fra la Germania da una parte e l'Inghilterra e la Francia dall'altra - egli ammoniva - non poteva terminare che con una vittoria tedesca o con un 'Europa prostrata e devastata ». La guerra doveva perciò essere trasformata in una offensiva unita contro l'Unione Sovietica. Tutta l'organizzazione pubblicitaria dell'America First venne messa in moto per una campagna di protesta su piano nazionale contro il piano d'aiuti Affitti e Prestiti all'Unione Sovietica. Lindbergh, il deputato Hamilton Fish, i senatori Burton K. Wheeler e Gerald P. Nye ed altri portavoce dell'America First denunciarono l'aiuto all'esercito rosso e dichiararono che il destino della Russia non riguardava gli Stati Uniti. Herbert Hoover prese parte alla campagna e il 5 agosto, con John L. Lewis, Hanford McNider e tredici altri capi isolazionisti, fece una pubblica dichiarazione di protesta contro « la promessa di non autorizzati aiuti alla Russia... e altre simili mosse dei belligeranti ». La dichiarazione così continuava : « Avvenimenti recenti fanno dubitare se questa guerra sia una netta affermazione della libertà e della democrazia. Non si tratta soltanto di un conflitto mondiale fra tirannia e libertà. L' alleanza anglo-russa ha dissipato questa illusione ». Quando i Giapponesi attaccarono Pearl Harbour, l'America First Committee venne ufficialmente sciolto e il suo presidente, generale Wood, promise l'appoggio dei suoi membri allo sforzo bellico degli Stati Uniti contro la Germania e il Giappone. Lindbergh si ritirò dalla scena pubblica americana e si impiegò presso Henry Ford come consulente tecnico della Ford Motor-Company. Ma la propaganda antisovietica dell'America First continuò... Quando l'esercito rosso cominciò le sue grandi controffensive in Russia, gli antichi portavoce dell'America First, i quali avevano poco tempo prima annunciato che la Russia era schiacciata, dichiararono ora che Mosca e i suoi « agenti del Comintern » erano in procinto di « bolscevizzare » l'Europa [2]. Quando l'esercito rosso si avvicinò ai suoi confini occidentali, i seguaci dell'America First predissero che le truppe sovietiche non avrebbero passato la frontiera , ma avrebbero fatto una « pace separata » con la Germania nazista, lasciando la Gran Bretagna e gli Stati Uniti combattere da soli. E, quando l'esercito rosso varcò la frontiera, essi levarono nuovamente il grido di un'Europa « dominata da Mosca... » Tre dei più influenti giornalisti degli Stati Uniti che avevano precedentemente appoggiato l'America First Committee, continuarono a diffondere una velenosa propaganda antisovietica anche dopo che Stati Uniti e Russia sovietica si allearono nella guerra contro la Germania nazista. Erano William Randolph Hearst, il capitano Joseph M. Patterson, e il colonnello Robert R. McCormick, i quali stamparono per i molti milioni dei loro lettori un 'infinita serie di articoli destinati a destare sospetti e antagonismo contro l'alleato dell'America, l'Unione Sovietica. Ecco alcuni passi tipici pubblicati durante la guerra : « Ricapitolando la situazione sui vari fronti, sembra che le cose vadano molto bene in Russia - per la RUSSIA. Naturalmente la Russia non è pienamente solidale con le Nazioni Unite; essa è semisolidale con l'Asse» (« New York Journal-American » di Hearst, 30 marzo 1942). « Ciò a cui mira Stalin è questo: egli prepara la strada per una pace separata con la Germania nel momento in cui penserà che sia una buona politica il farla e crea i precedenti per questa mossa accusando gli Alleati di non mantenere i loro impegni. Di conseguenza si considera liberato da quelli che egli possa aver contratti. Può darsi che non abbia bisogno di questa scusa, ma essa è pronta se ne avrà bisogno; il terreno è preparato » (« Chicago Tribune » di McCormick, 10 agosto 1943). « Che cosa sarà meglio, un'Europa russa o un'Europa tedesca? » («Daily News » di Patterson, 27 agosto 1943).
Il 28 aprile 1942 il presidente Roosevelt ammonì che « lo sforzo bellico non doveva essere ostacolato da pochi falsi patrioti che si servono della sacra libertà di stampa per far eco ai sentimenti dei propagandisti di Tokio e Berlino ». Alla fine del 1944, quando la Germania nazista si trovava ormai di fronte all'imminente sconfitta risultante dalle offensive combinate degli eserciti degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, tornò a risonare negli Stati Uniti l'appello ad armarsi contro la Russia sovietica. Da Roma, recentemente liberata, William C. Bullit, ex ambasciatore a Mosca e a Parigi, invitava ad un'alleanza antisovietica per salvare la civiltà occidentale dalla minaccia dell'« imperialismo sovietico ». La carriera di William C. Bullitt aveva seguito un corso che ormai ci è familiare... Nel 1919 era stato uno degli emissari di Woodrow Wilson nella Russia sovietica e quindici anni più tardi, nel 1934, era diventato il primo ambasci atore americano nella Russia sovietica. Ricco, ambizioso, dotato del gusto dell'intrigo diplomatico, Bullitt strinse amichevoli relazioni con molti trotskisti russi e cominciò a parlare della necessità per la Russia sovietica di cedere Vladivostòk al Giappone e di fare delle concessioni alla Germania nazista in Occidente. Nel 1935 visitò Berlino. William E. Dodd, allora ambasciatore in Germania, così riferisce: « Giunto a Berlino nella primavera o nell'estate del 1935, egli [Bullitt] mi riferì che era certo che il Giappone avrebbe attaccato la Russia orientale entro sei mesi e si attendeva che il Giappone avrebbe preso tutto l'Estremo Oriente russo. « Bullitt disse che la Russia non aveva alcun diritto di tenere la penisola che avanza da Vladivostòk nel Mar del Giappone e tanto valeva cederla subito al Giappone. Gli dissi: - Voi ammettete che si permetta alla Germania di far quello che le pare e piace, e invece alla Russia con i suoi 160.000.000 di abitanti si dovrebbe negare l'accesso al Pacifico e al Baltico? - Rispose: - Oh, è indifferente... - Io fui stupito di un simile discorso da parte di un diplomatico responsabile... » Durante una colazione con l'ambasciatore francese, ripeté lo stesso atteggiamento ostile e discusse a lungo con l'ambasciatore stesso delle probabilità di insuccesso del patto di pace francosovietico che si stava allora negoziando e che l'ambasciatore inglese mi diceva essere la miglior garanzia possibile di una pace europea ... Più tardi, o press'a poco alla stessa epoca, quando giunse qui direttamente da Mosca il nuovo ambasciatore italiano, ci fu riferito che Bullitt aveva dichiarato le sue simpatie per il fascismo prima di lasciare Mosca. Il 27 gennaio 1937 l'ambasciatore Dodd notava: « Rapporti pervenutimi recentemente affermano che le banche americane stanno considerando l'eventualità di nuovi grandi crediti e prestiti all'Italia e alla Germania, il cui apparato bellico è ancora abbastanza ingente da minacciare la pace del mondo. Ho anche sentito dire - ma mi sembra incredibile - che Bullitt dà il suo appoggio a simili progetti ». Nel 1940, dopo la caduta della Francia, Bullitt, ritornato negli Stati Uniti, dichiarò che il maresciallo Pétain era un « patriota », perché, arrendendosi al nazismo, aveva salvato il suo paese dal comunismo. Quattro anni più tardi, quando la seconda guerra mondiale volgeva al termine, Bullitt comparve sul continente europeo come « corrispondente » della rivista « Life », alla quale mandò da Roma un articolo sensazionale, pubblicato nel numero del 4 settembre 1944. Col pretesto di riferire le opinioni di anonimi « romani », Bullitt ripeteva la propaganda antisovietica che il fascismo internazionale aveva sfruttato per venti anni nel suo tentativo di conquistare il mondo: « Una triste barzelletta che fa il giro di Roma rivela l'essenza della loro [dei Romani] speranza: Che cosa è un ottimista ? Una persona che crede che fra circa quindici anni comincerà la terza guerra mondiale fra l'Unione sovietica e l'Europa occidentale, appoggiata dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. Che cosa è un pessimista? Una persona che crede che l'Europa occidentale, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non oseranno combattere ». Bullitt affermava che la minaccia contro cui la civiltà occidentale doveva unirsi era Mosca e i suoi « agenti comunisti ». Era lo stesso grido con cui, un quarto di secolo prima, alla fine della prima guerra mondiale, il capitano Sidney George Reilly aveva creduto di poter sollevare la controrivoluzione in tutto il mondo. Ma profondi cambiamenti erano frattanto avvenuti nel mondo. Proprio mentre William C. Bullitt invitava ad una nuova crociata contro la Russia sovietica, gli eserciti della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica convergevano da ogni parte verso la cittadella della controrivoluzione, Berlino. Di fronte alla minaccia della schiavitù fascista e contro la forza più reazionaria che il mondo avesse mai visto, le democrazie occidentali avevano trovato il loro più potente alleato nello Stato che era nato dalla rivoluzione russa. L'alleanza non era accidentale. La inesorabile logica degli avvenimenti, dopo un quarto di secolo di tragici malintesi e di ostilità artificialmente alimentati, aveva inevitabilmente portato a unirsi nella lotta comune i popoli amanti della libertà, e dall'incomparabile spargimento di sangue, dalle sofferenze della seconda guerra mondiale emergevano le Nazioni Unite.
Nella lotta per l'esistenza, s'imparano a conoscere propri amici e a riconoscere i propri nemici. Nel corso della seconda guerra mondiale molte illusioni e menzogne furono messe a nudo. La guerra procurò al mondo molte sorprese. Esso rimase dapprima sbalordito quando, in Europa e in Asia, le quinte colonne balzarono fuori dall'ombra per impadronirsi del potere con l'aiuto dei nazisti e degli eserciti giapponesi. La fulmineità con cui furono vinte le prime vittorie dell'Asse stupì tutti coloro che non avevano notizia dei lunghi anni di preparativi, di intrighi, di terrore e di cospirazioni da parte dell'Asse stesso. Ma la più grande sorpresa della seconda guerra, mondiale fu la Russia sovietica. Sembrava che da un giorno all'altro si fosse dissipata una fitta nebbia, dalla quale emergevano la vera statura e il vero significato della nazione sovietica, i suoi capi, la sua economia, il suo esercito, il suo popolo, e - per dirlo con le parole di Cordell Hull - « l'epica qualità del suo fervore patriottico ». La prima grande constatazione scaturita dalla seconda guerra mondiale fu che l'esercito rosso, sotto la guida del maresciallo Stalin, era la forza combattiva meglio addestrata e più potente del progresso e della democrazia. Il 23 febbraio 1942 il generale Douglas MacArthur dell'esercito degli Stati Uniti faceva ai suoi concittadini, a proposito dell'esercito rosso, la seguente comunicazione : « La situazione mondiale mostra che in questo momento le speranze della civiltà sono riposte nelle gloriose insegne del coraggioso esercito russo. Durante la mia vita ho partecipato a molte guerre e sono stato testimonio di altre, ho anche studiato nei loro particolari le campagne dei maggiori condottieri del passato. Ma mai ho osservato una così efficace resistenza ai più duri colpi da parte di un nemico non ancora sconfitto, seguita da un contrattacco travolgente quale quello che sta ora respingendo il nemico verso il suo territorio. Le proporzioni e la grandiosità dello sforzo denotano che esso è il più grande avvenimento militare della storia ». La seconda grande constatazione fu che l'Unione Sovietica possedeva un sistema economico di efficienza mirabile e capace di sostenere una produzione di massa in condizioni tragicamente avverse. Al suo ritorno da una missione ufficiale a Mosca nel 1942, il vice-presidente dell'Ufficio per la produzione di guerra degli Stati Uniti, William Batt, affermava: « Partii con un certo sentimento di perplessità sulla capacità dei Russi di sostenere una guerra che li impegnava a fondo, ma mi convinsi molto rapidamente che l'intiera popolazione partecipava alla lotta, sino all'ultima donna e all'ultimo fanciullo. « Ero piuttosto dubbioso quanto alla competenza tecnica del Russi e invece li trovai straordinariamente realisti e capaci nel far funzionare le loro fabbriche e nel produrre macchine da guerra. « Ero molto perplesso e turbato per le voci che qui circolavano sulla scarsa compattezza e sul carattere non rappresentativo del governo russo; e trovai un governo forte, competente e appoggiato da un immenso entusiasmo popolare. « In una parola, partendo mi facevo questa domanda: la Russia è un alleato solido, sul quale si possa fare affidamento?... E la domanda ha avuto una risposta pienamente affermativa ». La terza grande constatazione fu che i popoli dell'Unione Sovietica, appartenenti a varie nazionalità, erano uniti dietro il loro governo con un fervore unico nella storia. A Quebec, il 31 agosto 1943, il primo ministro Winston Churchill dichiarava, a proposito del governo sovietico e dei suoi capi: « Nessun governo è finora stato capace di sopravvivere a colpi così gravi e crudeli come quelli inflitti da Hitler alla Russia... Non soltanto la Russia è sopravvissuta e si è riavuta da quegli spaventosi colpi, ma ha inflitto, come nessuna altra forza nel mondo avrebbe potuto, danni mortali all'esercito tedesco ». La quarta grande constatazione fu che l'alleanza delle democrazie occidentali con la Russia sovietica era stata la premessa concreta di un nuovo ordine internazionale di pace e sicurezza fra tutti i popoli. L'11 febbraio 1943, il « New York Herald Tribune » così si esprimeva in un editoriale: « Non vi sono oggi che due alternative per le democrazie. Una è quella di collaborare con la Russia nel ricostruire il mondo; e si presenta un'eccellente occasione per farlo se crediamo nella forza dei nostri principi e la mettiamo alla prova applicandoli. L'altra, di ingolfarci in intrighi con tutte le forze reazionarie e antidemocratiche d'Europa, col solo risultato di alienarci il Cremlino ». L'8 novembre 1943 il presidente dell'Ufficio per la produzione di guerra, Donald Nelson, così parlava a New York del suo viaggio in Russia: « Sono tornato dal mio viaggio con una profonda fiducia nell'avvenire della Russia e nei vantaggi che questo avvenire recherà al mondo intiero, noi compresi. Per quello che io posso prevedere una volta che noi saremo giunti alla vittoria e questa guerra sarà alle nostre spalle, il sospetto reciproco è l'unica cosa che potrà farci paura. Se collaboreremo con le altre Nazioni Unite per produrre per fini pacifici e per elevare dappertutto il tenore di vita dei popoli, noi saremo sulla via di raggiungere nuovi livelli di prosperità e soddisfazioni umane maggiori di quanto abbiamo mai conosciuto in passato ». Il 1° dicembre 1943, nella storica conferenza di Teheran , fu data la risposta alla congiura antidemocratica e antisovietica che per venticinque anni aveva tenuto il mondo in un'incessante ridda di diplomazia segreta, di intrighi controrivoluzionari, di terrore, di paure e di odi e che aveva culminato inevitabilmente nella guerra dell'Asse per asservire l'umanità. I capi delle tre più potenti nazioni del mondo, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, il primo ministro della Gran Bretagna Winston Churchill e il maresciallo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Josif Stalin, si incontravano per la prima volta e, dopo una serie di conferenze militari e diplomatiche, diramavano la dichiarazione delle Tre Potenze. La dichiarazione di Teheran assicurava che il nazismo sarebbe stato spazzato via dall' azione unita dei tre grandi Alleati, ma, più ancora, la dichiara zione apriva al mondo, dilaniato dalla guerra, la prospettiva di una pace durevole e di una nuova èra di amicizia fra le nazioni. L'accordo di Teheran fu seguito dalle decisioni della conferenza di Yalta del febbraio 1945. Ancora una volta i tre statisti, - Roosevelt, Churchill e Stalin - riunitisi, questa volta a Yalta in Crimea, si accordarono sulla politica da seguire per la disfatta finale della Germania nazista e la completa eliminazione dello stato maggiore tedesco. Le discussioni di Yalta si estesero al periodo di pace che si avvicinava e posero le fondamenta di quella fatidica conferenza delle Nazioni Unite tenuta a San Francisco, in cui doveva essere promulgata, in aprile, la Carta di una organizzazione per la sicurezza mondiale, basata sull'alleanza delle tre massime potenze. Alla vigilia della conferenza di San Francisco, il 12 aprile 1945, la Russia sovietica perdeva un grande amico e tutto il mondo un grande capo democratico: il presidente Franklin Delano Roosevelt. Il presidente Harry S. Truman, assumendo immediatamente la carica di presidente, si impegnava a condurre la guerra contro l'Asse sino alla conclusione vittoriosa insieme con gli altri membri delle Nazioni Unite e condurre a compimento il programma post-bellico di Roosevelt per una pace durevole, in stretto accordo con la Gran Bretagna e la Russia sovietica. L'8 maggio 1945 i rappresentanti dello stato maggiore tedesco, alla presenza dei generali in capo americano, britannico e sovietico firmavano tra le rovine di Berlino l'atto finale della resa incondizionata delle forze della Wehrmacht nazista. La guerra in Europa era finita. Winston Churchill, in un messaggio al maresciallo Stalin, disse: « Le generazioni future riconosceranno incondizionatamente il loro debito verso l'esercito rosso come lo riconosciamo noi che siamo stati testimoni delle sue gesta gloriose ». Nessuna guerra della storia è stata combattuta con tanto accanimento come quella fra la Germania nazista e la Russia sovietica. Per millequattrocentodiciotto giorni, per quarantasette mesi, per quattro anni, battaglie di una portata e di una violenza mai prima raggiunte infuriarono sui giganteschi campi di battaglia del fronte orientale. Esse finirono il 2 maggio 1945, quando le truppe corazzate dell'esercito rosso presero d'assalto il cuore della cittadella nazista, Berlino. Un ignoto soldato inalberò la bandiera rossa sul Reichstag. E le bandiere della libertà sventolarono in tutta l'Europa [3].
[1] Parlando della sua attività durante questo periodo a una riunione del First America Committee, il 30 ottobre 1941, Lindbergh così si espresse: « Nel 1938 ero giunto alla conclusione che se fosse scoppiata una guerra fra la Germania da una parte e l'Inghilterra e la Francia dall'altra, essa si sarebbe conclusa o con una vittoria della Germania o con un Europa prostrata e devastata. Perciò io auspicai che Inghilterra e Francia... consentissero alla Germania di espandersi ad oriente nella Russia senza dichiarare guerra ».
[2] Il 22 maggio 1943 il Comintern venne formalmente sciolto. In uno speciale articolo per l' « United Press », l'ex ambasciatore amencano presso l' Unione Sovietica , Joseph E. Davies, così riassunse lo scioglimento del Comintern: « Per i bene informati dei ministeri degli Esteri del mondo questo atto non è giunto di sorpresa. Esso è venuto semplicemente a coronare e chiudere un capitolo della politica estera sovietica . Lo si potrà meglio comprendere dando un breve sguardo ai fatti storici in relazione con il Comintern... Questo venne organizzato nel 1919 quando il giovane governo rivoluzionario veniva attaccato da tutte le parti... Sotto Stalin tuttavia esso finì per diventare una camera di compensazione per il movimento della classe operaia negli altri paesi. Nei paesi democratici questi partiti [comunisti] mirarono a conquistare una posizione legale e svolsero la loro attività secondo metodi pacifici e costituzionali, diventando in genera le delle minoranze battagliere ma non violente. Soltanto nei paesi aggressivi o ostili è probabile che il Comintern abbia dato il suo appoggio attivo ad una guerra di classe rivoluzionaria e ad attacchi sovversivi contro i propri governi... Il nemico - i nazisti, i fascisti e i Giapponesi - ha fatto tutto il possibile per spaventarci con lo spauracchio della minaccia comunista alla nostra civiltà occidentale e questo sotto la maschera di un cosiddetto patto anti -Comintern stretto fra loro nel 1936, 1937, 1939 e 1940 e con l' intento di sottomettere noi come tutto il resto del mondo ». « ...Ad un tratto, il 22 maggio 1943, Stalin ed i suoi compagni fecero fallire il giuoco di Hiùer... Quando abolirono il Comintern, essi inchiodarono il più grosso cannone della propaganda di Hitler... Per di più l'abolizione del Comintern fu un atto definitivo che confermò il preciso proposito non di fomentare inquietudini per i loro alleati, con i quali si sono impegnati a collaborare, ma di continuare appunto a collaborare per vincere la guerra e la pace. ...L'abolizione del Comintern contribuisce a rinsaldare la fiducia fra gli alleati nel loro sforzo bellico ed è anche un contributo alla costruzione postbellica, per instaurare un a onesta comunità mondiale di nazioni, che, realisticamente, cerchino di costruire quel mondo attraverso la collaborazione, come dei buoni vicini ».
[3] La guerra anglo-americana in Estremo Oriente contro il terzo membro dell'Asse, il Giappone, continuava. Anche qui la Russia dimostrò la sua forza e la sua identità di interessi con la causa democratica. Per tutto il periodo in cui lottava contro la Wehrmacht nazista all 'est, l'esercito rosso teneva immobilizzato in Estremo Oriente, ai confini della Manciuria, un grosso esercito giapponese, che si diceva composto di 500.000 effettivi delle migliori truppe meccanizzate al comando di Tokio. Il 9 agosto 1945 entrò in guerra contro il Giappone, assolvendo così l'impegno, assunto nel gennaio 1945 alla conferenza di Yalta, di entrare in guerra nell'Estremo Oriente entro novanta giorni dalla disfatta della Germania nazista. In seguito alla dichiarazione di guerra sovietica e al lancio da parte degli Americani di bombe atomiche su due centri industriali giapponesi, il governo giapponese capitolò e chiese la pace. Il 2 settembre il Giappone riconobbe la propria sconfitta e firmò l' atto di resa incondizionata. In Oriente, come in Occidente, la seconda guerra mondiale era finita .
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