Ecco un mio articolo sulle foibe
Foibe: una storia raccontata a metà
Posted on 10 febbraio 2012 by MilitantUn utile contributo per approfondire la questione sulle foibe.
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Possiamo considerare la storia come un libro, quello dell’umanità, i suoi periodi come capitoli, le sue frasi come eventi. In un libro ogni frase è collegata indissolubilmente con l’altra, senza questo collegamento le frasi perdono di significato e il libro diventa indecifrabile, così anche gli eventi della storia sono profondamente collegati gli uni con gli altri, dall’inizio fino alla fine della storia stessa. Purtroppo spesso si tende a dimenticare questo collegamento profondo e così certi eventi sembrano dettati da follia insensata e scollegata con il complesso del periodo storico, il capitolo del nostro libro, che stiamo studiando e cercando di capire. Perciò molti, non vedendo questo invisibile collegamento di tutte le cose che si sono svolte, preferisce prendere semplicemente atto di quell’evento come una parentesi di pazzia e insensatezza nel libro della storia e la salta, oppure si accontenta di conoscerla in quanto fatto noto, ma prendano tutti nota che Hegel disse “Ciò che è noto, proprio perché è noto, non è conosciuto. Nel processo della conoscenza, il modo più comune per ingannare sé e gli altri è di presupporre qualcosa come noto e di accettarlo come tale. Nel primo caso si perde la memoria di un evento, si dimentica e lo si cancella, cosa gravissima per chiunque voglia seriamente capire la storia; nel secondo caso avviene una cosa aconra più grave, la decontestualizzazione dell’evento in atto dal resto delle azioni che si svolgono in quel periodo, cioè l’estrapolazione della frase e l’utilizzo di essa impropriamente, poiché non si ha ben chiaro il suo significato se non collegato con gli altri. Le Foibe rientrano in entrambi i casi citati, poiché la loro storia è stata tenuta nascosta quando coveniva ai governi che stavano dalla parte occidentale della cortina di ferro, incluso quello italiano, ed oggi, per altrattanta convenienza, poiché lo spirito nazionalista è un ottimo pseudo collante per un paese dilaniato da gravissimi problemi quale il nostro, viene riesumato solo per metà e decontestualizzato. Bisogna che tutti conosca per intero quell’evento e prendano atto del fatto che gli italiani sono stati la causa che ha scatento l’effetto foibe, che la repressione dell’Italia prima monarchica e poi fascista ha fatto crescere un odio spaventoso per tutte le popolazioni coinvolte nell’evento, finch’è questo non è scattato contro i suoi stessi aguzzini gridando a piena voce il suo diritto di auto-determinazione nazionale, rispetto popolare e diritto ad una vita non asservita. Di quali popolazioni stiamo parlando? Certi potrebbero chiederselo, altri più smaniosi di manifestare la prorpia visione monca della storia sarebbero anche pronti a dire che quello era territorio italiano e non c’era alcun diritto di auto-determinazione che doveva essere rispettato. In realtà in quel tempo, quello poco prima delle foibe, l’Italia aveva invaso e teneva sotto il suo controllo l’intera costa dalmata, parte del Montenegro, la Slovenia (totalmente annessa sotto il nome italiano di Lubiana, una vera e propria nuova regione) e la Croazia. Altri ancora potrebbero affermare che non fu mai torto un capello ai civili di quelle regioni. La smetita arriva dalla storia, come sempre, da riesumare per intero. I crimini in Croazia dei fascisti dell’Ustascia o dell’Oriunasci, i nazionalisti croati, cooperanti con le truppe fasciste italiane, erano tremendi, tutti rivolti contro l’etnia serba e la popolazione locale che non aderiva a tali atti barbarici. In Slovenia i morti non causati dai combattimenti ma solo dalle truppe fasciste che saccheggiavano, stupravano e deportavano sono circa 300.000, molti dei quali compiuti dalla II armata italiana e dal generale Roatta. Il comandante partigiano cattolico Edvard Kocbek così descriveva la situazione “”I villaggi bruciano, i campi di grano e i frutteti sono stati devastati dal nemico, le donne e i bambini strillano, quasi in ogni villaggio degli ostaggi vengono passati per le armi, centinaia di persone vengono trascinate nei campi di prigionia, i bovini muggiscono e vanno vagando per i boschi. La cosa più sconvolgente è che questi orrori non vengono perpetrati da un’accozzaglia di primitivi come al tempo delle invasioni turche, ma dai gioviali soldati del civile esercito italiano, comandati da freddi ufficiali che impugnano fruste per cani… “. Chi conosce poi i lager di i leger di Kraljevica, in Croazia, Lopud sulla costa dalmata, Kupari ancora in Croazia, Korica in Serbia, Brac, Hvar, Rab (isola di Arbe)? Sicuramente pochi, e pochissimi apparati scolastici si prodigano a far conoscere questa verità, come disse Giorgio Bocca «Non hanno mai sentito parlare dei lager in cui i fascisti, prima e dopo l’ armistizio, hanno chiuso decine di migliaia di cittadini colpevoli unicamente di essere di etnia slovena». Nessuno poi provi a dar la colpa dei conflitti alle popolazioni slovene o croate, Mussolini stesso disse:
“Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”.
Nei campi di cocentramento italiani morirono 7.000 donne e bambini, e vengono riportate le donne ed i bambini per chiunque volesse considerare quelle vittime dei rivoltosi criminali.
“Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo di ingrassamento. Individuo malato=individuo che sta tranquillo.”
Generale Gastone Gambara, manoscritto in risposta al documento medico dopo la visita al campo di concentramento di Arbe (Rab), dove gli internati “presentavano nell’assoluta totalità i segni più gravi dell’inanizione da fame”, 15/12/42
Furono migliaia i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, dalla Slovenia alla “Provincia del Carnaro”, dalla Dalmazia fino alle Bocche di Cattaro e Montenegro senza aver subito processo, ma in seguito a semplici ordini di generali dell’esercito, di governatori o di federali e commissari fascisti.Questo è stato parte di ciò che accadde prima delle Foibe, repressionei e torture durissime sfociarono nell’insurrezione che molti vorrebbero far apparire come un massacro ingiusto, ma esso fu il prezzo che gli italiani pagarono epr il massacro di intere popolazioni e per la loro invasione, tutti furono complici della privazione della terra al popolo jugoslavo, anche i civili che la occuparono. E dopo? Durante le foibe? Chi furono i morti? Citiamo Claudia Cernigoi, dal suo articolo ” a proposito di martiri delle foibe”
“Leggere di “almeno diecimila” infoibati, di “compagni del CLN” gettati nelle foibe, di paragoni tra Tito e Pol Pot, così come insulti al presidente Pertini, e citazioni fuori tema su Goli Otok (che fu campo di prigionia, orribile fin che si vuole, ma destinato ad oppositori interni e non c’entra per niente con le “foibe”), il tutto per rispondere all’equilibrata e documentata presa di posizione del Comitato antifascista e per la memoria storica mi ha fatto riflettere sul senso che ha cercare di fare ricerca storica circostanziata se poi quello che continua ad essere diffuso sono stereotipi di falsità e propaganda.”
Come scritto da lei, possiamo considerare “martiri” i membri dell’Ispettorato Speciale di PS ? Oppure gente come Alessio Mignacca che picchiò una donna arrestata fino a farla abortire, ed uccise almeno tre persone che cercavano di sfuggire all’arresto, sparando contro di loro?
Parliamo anche della Foiba di Bassovizzia, una delle più famose(che non è nemmeno una foiba ma il pozzo di una miniera), dove furono ritrovati dei corpi “irriconoscibili” ma di truppe tedesche, poiché avevano indosso resti della divisa. Nella foiba di Opicina (Monrupino) si trovarono solo alcuni corpi di soldati morti in battaglia gettati lì per evitare che le carcasse diffondessero epidemie; nella foiba di Fianona non si è mai trovato nulla e nella zona nessuno ha mai sentito parlare di corpi ivi gettati. E a Fiume non ci sono foibe! L’unica foiba in cui si rinvennero i cadaveri di 18 fucilati è l’abisso Plutone. Prigionieri fascisti che vennero fucilati dalla cosiddetta banda Steffè, una banda composta in realtà da militari della X MAS che commettevano crimini facendosi passare per partigiani al fine di screditare questi ultimi agli occhi della popolazione.E che dire della teoria del genocidio degli italiani e delle cifre montate che girano presso i circoli fascisti più accaniti ma anche date per vere da politici noti come Gasparri o Fassino? Nel suo libro “Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione” Claudia Cernigoi dimostra che dall’attuale provincia di Trieste nei fatidici “40 giorni” sono scomparse 517 persone, suddivise per categorie: militari, polizia (compresi i membri delle SS), collaborazionisti e spie. Il curriculum di squadristi, aguzzini e spie, nonché la presenza tra gli uccisi di diversi sloveni, smentisce la tesi degli infoibati uccisi solo in quanto italiani e chiarisce il vero motivo del fenomeno foibe. Non si può certo parlare di genocidio, né di pulizia etnica.
Le foibe poi furono anche usate in precendenza dalle truppe fasciste italiane, una canzoncina del ventennio recitava
“Fioi mii, chi ofende
Pisin, la pagherà
In fondo alla Foiba
Finir el dovrà”
Canzone stampata sui libri di scuola italiani in Istria durante il ventennio fascista.
Molti considerano le foibe come un capitolo storico chiuso, si affidano alle informazioni che sente e non approfondisce, in questo modo non danneggia solo la memoria storica ma anche la sua stessa cultura. Bisogna abbandonare il metodo di analisi approssimativo e decontestualizzante che facilmente viene diffusa e studiare la storia secondo il periodo in cui essa si verifica con rigore. Certo non affermeremo mai che bisogna condurre analisi storiche imparziali, poiché idealmente questo sarebbe giusto ma praticamente è impossibile perché qualsiasi tipo di informazione viene letta sotto un ottica di parte sia dalle istituzioni italiane sia dallo storico singolo, ma bisogna sforzarsi di ricercare la verità con onestà intellettuale e solo così si potrà davvero dare alla storia il rispetto che merita senza farne la concubina della propaganda politica moderna.
Documenti verificabili :↑ “I campi di concentramento italiani nel Litorale croato 1941-1943″ e la mostra “Il ghetto di Varsavia”