Comunismo - Scintilla Rossa

Bielorussia, Lukashenko rieletto presidente. I diritti sociali in primis

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view post Posted on 20/10/2015, 16:47

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La Bielorussia tra Mosca e Bruxelles



Belarus President Alexander Lukashenko and Russian President Vladimir Putin, (out of camera range) meet in Minsk, 14 December 2007. As the two began talks, Lukashenko, who is a virtual pariah in the West and subject to European Union sanctions, played down media speculation that they would take steps toward a long-delayed plan on merging Belarus with its giant ally Russia. AFP PHOTO / NATALIA KOLESNIKOVA (Photo credit should read NATALIA KOLESNIKOVA/AFP/Getty Images)
NATALIA KOLESNIKOVA/AFP/Getty Images
Già si sapeva del risultato delle elezioni che si sono tenute l’11 ottobre in Bielorussia: Aleksandr Lukašenko ha vinto con una maggioranza schiacciante – circa l’84% dei voti[1] – e si è riconfermato al quinto mandato consecutivo a partire dal 1994, anno in cui in Bielorussia si tennero le prime elezioni democratiche dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Contrario al collasso dell’URSS, ha guidato ininterrottamente la Bielorussia ed oggi è considerato l’ultimo dittatore in Europa[2].

A spaventare, seppur relativamente, il Presidente Lukašenko sono stati gli avvenimenti ucraini, dove la sua controparte ucraina Vyktor Yanukovič è stata delegittimata dalla sua posizione dopo aver rifiutato di firmare gli Accordi di Associazione con l’Unione Europea, scatenando il movimento di protesta che prese il nome di Jevromaidan.

Per sua fortuna, il rischio di un Maidan bielorusso è da scongiurarsi a causa della mancanza di un’opposizione forte e capace di catalizzare i suoi interessi verso un movimento di protesta ampio e coeso[3]. Nonostante questo Lukašenko ha preferito premunirsi contro ogni rischio e ha iniziato a impersonare un ruolo di mediatore tra la Russia e l’Europa, non distanziandosi dal suo fedele alleato senza però chiudere le porte in faccia all’Unione Europea, che mantiene un embargo verso il Paese dal 2006, isolando di fatto la Bielorussia. Seppur poco influente sul piano internazionale[4], la Bielorussia ha cercato di ritagliarsi il suo spazio ospitando e mediando le parti in causa della crisi ucraina. Gli Accordi di Minsk, oltre a sancire il cessate il fuoco tra le truppe di Kiev e quelle separatiste, ha sancito l’emergere della Bielorussia come attore internazionale, volendo anche affidabile. Con questa mossa Lukašenko ha mantenuto i rapporti con Mosca[5] tali e quali a quelli antecedenti il summit e ha potuto mostrarsi all’Unione Europea come una nazione volenterosa nella ricerca della pace e della stabilità nella regione. Una mossa sicuramente azzeccata, che ha scongiurato per ancora un po’ di tempo lo spettro ucraino della rivolta di piazza nonostante la perdita di smart power da parte della Russia sui suoi storici alleati[6] (acquistandone, invece, nell’Europa occidentale).

Nonostante la stabilità a lei conferita dalla mediazione agli Accordi di Minsk, la Bielorussia non può stare del tutto serena. Per questa ragione il Paese si muove a zig zag nell’ambito della politica estera[7], mostrando delle aperture verso occidente, che influenzò notevolmente il Paese nel XVIII secolo, e mantenendo saldi i rapporti con il Cremlino. Di esempi ce ne sono molti, tra le visite nella filo-occidentale Georgia, la critica al referendum d’annessione della Crimea[8] o le mancate sanzioni contro Mosca. Importante è stata sicuramente anche la presa di posizione che ha tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite[9] contro le cosiddette “rivoluzioni colorate”, nate proprio nei Paesi dell’ex Unione Sovietica il cui modello è stato esportato in tutto il mondo: le affermazioni di Lukašenko vanno nella direzione della difesa del proprio regime dalle ingerenze esterne e della difesa dell’area di influenza russa.

Di particolare interesse restano tuttavia due fatti, apparentemente slegati tra loro ma che mostrano come la Bielorussia, vogliosa di rimanere in una zona neutra tra l’Unione Europea e la Russia, sia arpionata da entrambe le parti e trascinata verso occidente e oriente. I casi sono due: l’assegnazione del Premio Nobel alla giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievič e la firma dell’accordo di cooperazione militare con la Russia. Svetlana Aleksievič, nata negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha svolto numerose inchieste, racchiuse sotto forma di interviste e romanzi, volte a denunciare sia l’operato di Lukašenko che quello di Putin[10]. Il conferimento del Nobel assume quindi non solo un valore artistico, come premio alla carriera a uno scrittore, ma anche un significato prettamente politico: l’assegnazione del Nobel diventa una critica alla geopolitica russa, in particolare per la decisione di operare direttamente nel teatro siriano, e in parte minore alle decisioni di politica interna assunte da Lukašenko. Di scrittori dissidenti russi, ai quali poteva essere assegnato l’ambito premio, ve ne sarebbero potuti essere molti altri: il significato della vittoria della Aleksievič va ritrovato anche nel via libera dato da Putin nello stanziamento di caccia militari russi SU-27 in Bielorussia. Gli aerei saranno stanziati presso una base russa attualmente in costruzione a seguito della firma dell’accordo tra Minsk e Mosca, il cui annuncio dev’essere tuttavia ancora dato[11]. Ciò porterebbe a un coinvolgimento anche militare dell’Unione Economica Eurasiatica, giacché la Bielorussia diventerebbe il terzo Paese dopo Kirghizistan e Armenia ad ospitare una base militare russa sul suo suolo. La cooperazione militare tra i due Paesi non è tuttavia cosa recente, dal momento che i due Paesi condividevano già lo spazio aereo, in ottica difensiva, che acquista ancora maggior peso con la perdita dell’influenza russa sull’Ucraina.

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La volontà del Presidente Lukašenko è dunque quella di porsi in un limbo tra Oriente e Occidente, cercando da un lato di non causare l’irritazione dello storico alleato russo – per non perdere i rifornimenti energetici, militari e finanziari – e, dall’altro, di aprirsi timidamente all’Europa scongiurando in tal modo una Maidan bielorussa, sperando inoltre nella rimozione dell’embargo imposto sul Paese dal 2006.

Note:
[1] «Elezioni in Bielorussia: Lukashenko vince con l’83,49% dei consensi», Il Sole 24 Ore, www.ilsole24ore.com, 12/10/2015.

[2] Ludovico Tallarita, «Alexander il Magnifico», The Post Internazionale, www.tpi.it, 12/02/2015.

[3] Jagienka Wilczak, «Tra la dittatura e il Cremlino», Internazionale, n. 1116, pp. 44-47.

[4] Valer Bulhakau (a cura di), The Geopolitical Place of Belarus in Europe and the World, Varsavia, Wyższa Szkoła Handlu i Prawa, 2006. Pp. 19-109.

[5] «Belarus: Russia’s Close But Restive Ally», Stratfor, www.stratfor.com, 10/10/2015.

[6] Dario Fabbri, «Fomenta e Domina», Limes, 4/2014.

[7] Mirko Spadoni, «La Bielorussia alla vigilia del voto», Il caffè geopolitico, www.ilcaffegeopolitico.org, 17/09/2015.

[8] «Belarus Says Russia’s Annexation of Crimea Sets a ‘Bad Precedent’», The Moscow Times, www.themoscowtimes.com, 24/05/2015.

[9] La trascrizione integrale del discorso alle Nazioni Unite è possibile consultarla al link http://gadebate.un.org/sites/default/files.../70_BY_en_2.pdf

[10] Luigi Gavazzi, «Svetlana Aleksievic Nobel 2015, il trionfo della letteratura dei fatti», Panorama, www.panorama.it, 10/10/2015.

[11] Giacomo Dolzani, «BIELORUSSIA. Via libera di Putin per base militare russa», Notizie Geopolitiche,


http://geopoliticalreview.org/blog/2015/10...ca-e-bruxelles/
 
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view post Posted on 10/8/2020, 17:04
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Lukashenko rieletto nuovamente
agli imperialisti (ovviamente) brucia il didietro e cercano di destabilizzare foraggiando le opposizioni!

2Cz5OKSl


:gira:

 
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view post Posted on 10/8/2020, 19:28
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vietcong

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La reputo una buona notizia, bene così.
 
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addàrivenì baffone

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Maidan ha dato una bella lezione a tutti. Per quanto le situazioni fossero un tantino differenti.

Bielorussia, la leader golpista si rifugia in Lituania (dove si perseguitano comunisti e pacifisti nel silenzio assenso dell'UE)



La leader dei golpisti bielorussi Tikhanovskaya, che è stata rilasciata quasi subito dopo il suo fermo a Minsk, si rifugia in Lituania il cui governo annuncia "è al sicuro da noi".

________________

Nel frattempo il verme Enrico Staisereno Letta chiama all'intervento armato contro la Bielorussia.

Screenshot-20200811-200557
 
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view post Posted on 11/8/2020, 19:23
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《 La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Afghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi «ultra» democratici e «socialisti», «rivoluzionari» e repubblicani dello stampo, ad esempio, di Kerenski e Tsereteli, Renaudel e Scheidemann, Cernov e Dan, Henderson e Clynes durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l’imperialismo. 》

[ [ Josif Stalin, "Questioni del Leninismo" ] ]



Questa citazione andrebbe riletta e strariletta da taluni che pensano di essere rivoluzionari, progressivi e di sinistra saltando a veloci conclusioni riguardo la questione bielorussa. Questi fessi urlicchiano: "non è socialismo!!!" o gli ancora più fessi "non è democrazia!!" e non hanno la minima capacità di capire che una opposizione è progressiva SE e SOLO SE è relativamente progressiva, ovvero se è progressiva rispetto al governo a cui si oppone. Può una opposizione essere oggettivamente progressiva se anziché scalzare l'imperialismo più aggressivo attualmente(quello atlantico), lo consolida e gli bacia le mani? Vaglielo a far capire..
 
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view post Posted on 11/8/2020, 22:54
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Quindi anche l'ISIS - nonostante sia estremamente reazionaria in sé - svolge comunque un ruolo positivo nello scalzare l'imperialismo?
 
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view post Posted on 12/8/2020, 11:33
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CITAZIONE
Quindi anche l'ISIS - nonostante sia estremamente reazionaria in sé - svolge comunque un ruolo positivo nello scalzare l'imperialismo?

secondo qualcuno si.
secondo me assolutamente no.

L’imperialismo è nostro nemico “mortale” quanto il capitalismo. Proprio così. Nessun marxista dimenticherà che il capitalismo è progressista rispetto al feudalesimo e l’imperialismo è progressista rispetto al capitalismo premonopolista. Dunque noi non dobbiamo appoggiare ogni lotta contro l’imperialismo. Non sosterremo là lotta delle classi reazionarie contro l’imperialismo; non sosterremo l’insurrezione delle classi reazionarie contro l’imperialismo e il capitalismo.

Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all'economicismo imperialistico” , 1916
 
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view post Posted on 12/8/2020, 13:01
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addàrivenì baffone

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CITAZIONE
secondo qualcuno si.

Cmq nessuno mi pare si sogni di dire che abbiano avuto un ruolo "positivo" nella lotta all'imperialismo (tanto che questo spesso li ha supportati in Siria). Diciamo che ad un certo punto gli imperialisti, apprendisti stregoni, si sono trovati una patata bollente fra le mani.
 
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view post Posted on 12/8/2020, 14:22
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Ti ha risposto Kollontaj. È una questione antica su cui ci scontrammo tutti parecchio qui dentro.

In ogni caso:

CITAZIONE
Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all'economicismo imperialistico” , 1916

Non ho capito se lo hai citato in riferimento a Lukashenko o cosa.

CITAZIONE
Diciamo che ad un certo punto gli imperialisti, apprendisti stregoni, si sono trovati una patata bollente fra le mani.

Esattamente.
 
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view post Posted on 12/8/2020, 14:48
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CITAZIONE
Non ho capito se lo hai citato in riferimento a Lukashenko o cosa.

nono mi riferivo all'ISIS.
la questione bielorussa è la solita manfrina mediatica e politica che l'imperialismo usa per attaccare i suoi obiettivi quando ce n'è occasione.
 
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view post Posted on 12/8/2020, 15:27
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CITAZIONE (Kollontaj @ 12/8/2020, 15:48) 
CITAZIONE
Non ho capito se lo hai citato in riferimento a Lukashenko o cosa.

nono mi riferivo all'ISIS.
la questione bielorussa è la solita manfrina mediatica e politica che l'imperialismo usa per attaccare i suoi obiettivi quando ce n'è occasione.

Ah ok :D
 
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view post Posted on 15/8/2020, 16:24
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io ho cambiato molte mie posizioni sull'Europa avvicinandomi alla democrazia liberale,ma tuttavia vedo contro Lukashenko ,.Putin ed Erdogan un certo accanimento di forze internazionali che non si capisce bene e non mi piace molto.Lukashenko se ha governato fino ad adesso,qualcosa saprà fare...anche se il suo paese non è l'esempio della liberalizzazione economica
 
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view post Posted on 15/8/2020, 16:41
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Erdoğan non lo paragonerei a Lukashenko.

CITAZIONE
anche se il suo paese non è l'esempio della liberalizzazione economica

E meno male :lol:
 
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view post Posted on 15/8/2020, 17:02
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addàrivenì baffone

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DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIO POLITICO DEL CC DEL PCOR-PCUS SULLE ELEZIONI IN BIELORUSSIA E SULLA SITUAZIONE DETERMINATASI DOPO DI ESSE



A seguito delle elezioni presidenziali svoltesi in Bielorussia e degli sviluppi determinatisi in quel paese[1], riportiamo un’analisi della vicenda attraverso una dichiarazione del 13 agosto del Consiglio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Operaio Russo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCOR-PCUS)[2].



Nella Repubblica di Bielorussia si sono tenute le elezioni presidenziali. Secondo i dati ufficiali, la maggioranza degli elettori ha votato per Lukašenko (80%).

Non siamo in grado di stabilire quanto questi dati corrispondano alla realtà, né quanto questo risultato sia stato assicurato dalla risorsa amministrativa, che senza dubbio possiede chi da tanto tempo ricopre la carica di presidente, ma sottolineiamo solo il punto più saliente: l’opposizione non riconosceva questi risultati anche prima che fossero resi pubblici, persino molto tempo prima delle elezioni.

Anche in questo caso non è particolarmente significativo se questa opposizione di destra sia filo-occidentale o filo-russa, poiché in ogni caso è appunto filo-imperialista. Tuttavia è significativo che essa abbia un carattere chiaramente nazionalista, per molti aspetti analogo al maidan di Kiev, fino all’utilizzo dei simboli del collaborazionismo del 1941.

Queste forze non possono perdonare a Lukašenko di non avere imboccato la via di Gaydar col metodo della «terapia d’urto», di non aver consentito una privatizzazione da rapina, né quelle riforme finanziarie antipopolari che in un attimo hanno fatto precipitare nella povertà la popolazione della Russia. Inoltre, Lukašenko ha garantito la salvaguardia della grande industria statale e dell’agricoltura, della regolamentazione statale, delle garanzie sociali, ecc.. Ciò detto, non nutriamo illusioni e comprendiamo come il modello costruito da Lukašenko sia comunque un modello capitalistico.

E il sistema borghese crea il proprio ambiente e l’ideologia corrispondente. La piccola borghesia vuole diventare grande e avere più libertà di sfruttamento e commercio. Pertanto, si affida sempre volentieri alle forze degli imperialisti stranieri per tradurre le loro aspirazioni in realtà. In questo caso, hanno preferito il sostegno dell’UE e degli Stati Uniti, dei predatori più potenti, con il loro obiettivo di lunga data di inserire un cuneo tra i popoli di Russia e Bielorussia. E riconosciamo l’impronta dolorosamente familiare degli eventi in Ucraina, in Venezuela e in altre regioni del mondo: i risultati delle elezioni non vengono accettati, il candidato dell’opposizione viene proclamato vincitore, viene presentato appello alla comunità mondiale, la popolazione viene chiamata a scendere in piazza e le autorità vengono provocate con violenti scontri e rivolte, fino all’organizzazione delle vittime sacrificali.

Si deve sottoporre Lukašenko a serie critiche per il fatto che è in gran parte egli stesso responsabile dell’attuale situazione acuta, poiché fin dall’inizio ha imboccato la via del capitalismo e del mercato. Ha cercato di preservare le garanzie sociali per la popolazione, ma non ha voluto fare affidamento sui lavoratori. Non ha accumulato capitali personali e non si è circondato di amici oligarchi, come il «garante» russo, ha cercato con tutte le sue forze di preservare la sovranità della Repubblica di Bielorussia e di sviluppare la sua economia, ha cercato di costringere i funzionari a lavorare per questa idea in condizioni di mercato, ma non è riuscito, né poteva riuscire, a garantire tutto ciò nel quadro del capitalismo. Contare su questo è ingenuo e, come noto, non esiste un mercato buono, favorevole ai lavoratori. Il mercato, prima o poi, porta sempre al Maidan come forma di presa del potere da parte del grande capitale finanziario. Il potere della borghesia è sempre essenzialmente la dittatura della classe borghese. Questa dittatura può assumere varie forme, ma la sostanza è la stessa: la dittatura degli sfruttatori contro gli sfruttati.

Non c’è stata opposizione da parte dei lavoratori in queste elezioni. La classe operaia e le sue organizzazioni non sono state capaci di avanzare un proprio candidato. Siamo costretti a costatare che la debolezza del movimento operaio nel paese è in parte uno dei risultati della politica di Lukašenko, una politica di repressione di ogni tentativo di lotta di classe. I lavoratori sono privati del diritto di sciopero, passati a contratti a tempo determinato e persino privati del diritto di licenziarsi di loro spontanea volontà, per non parlare dell’attività politica. In Bielorussia, ancora prima che nella Federazione Russa, è stata innalzata l’età pensionabile, sono state proposte tasse per i disoccupati, sono stati ridotti i diritti sindacali, ecc.. Le autorità negano la registrazione ai nostri compagni del Partito Comunista Bielorusso dei Lavoratori (BKPT) e non consente loro l’accesso alla legittima politica ufficiale. Quindi, non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che Lukašenko parla solo di una via capitalistica per la Bielorussia («come in tutto il mondo»), mentre in politica interna persegue una linea di rafforzamento dell’assolutismo del potere presidenziale e di aumento dello sfruttamento dei lavoratori. Questa politica ha portato alla crescita di umori piccolo-borghesi nella società e del malcontento tra i lavoratori. Tutto ciò è servito come base per organizzare le proteste dell’opposizione.

Il Partito Comunista Operaio Russo ritiene che i lavoratori della Bielorussia debbano chiarirsi e fare la propria scelta, determinata da una politica operaia autonoma. La classe operaia non deve stare sotto una bandiera altrui, deve combattere per i propri interessi e non per gli interessi dei capitalisti.
Ci sono abbastanza esempi davanti agli occhi dei lavoratori: l’esempio di Kiev, quando una parte dei lavoratori si schierò dalla parte di alcuni capitalisti contro altri e l’esempio del Donbass, dove minatori e trattoristi si opposero ai rabbiosi seguaci di Bandera scaldati dal Maidan, combattendo sotto le bandiere rosse.

Possiamo solo consigliare al popolo, ai lavoratori della Bielorussia di ascoltare meno sia gli autoproclamati “difensori dei diritti umani“, gli apologeti della democrazia borghese e dei “valori universali“, sia i fautori della linea della repressione da parte del potere statale.

Il PCOR invita i lavoratori della Bielorussia a non consentire l’avvio e lo sviluppo del Maidan bielorusso secondo il modello di Kiev, ma allo stesso tempo a utilizzare la situazione di insoddisfazione di parte della società per i risultati delle elezioni per rafforzare le proprie forze di classe, per tenere riunioni nei reparti di fabbrica e nella produzione per sviluppare le proprie rivendicazioni nei confronti delle autorità. Ora è il momento per gli operai di avanzare la rivendicazione decisa di un cambiamento della legislazione del lavoro nell’interesse di tutti i lavoratori e del ripristino dell’età pensionabile sovietica, di organizzare scioperi a sostegno di queste richieste. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che gli scioperi organizzati dalla leadership delle forze filo-imperialiste e volti a soddisfare le richieste del Maidan sono inequivocabilmente reazionari, proprio come quello stesso movimento e i lavoratori non devono aderirvi in nessuna circostanza.

Uno dei risultati di questo lavoro di organizzazione e auto-organizzazione dei lavoratori può essere lo svolgimento di un congresso nazionale di operai, contadini, specialisti e impiegati che elegga un organo permanente di lavoro, basato sulla forza della classe operaia, sulla forza di tutti i lavoratori della Bielorussia, in grado, sotto la guida ideologica dell’avanguardia formatasi nella lotta – il partito comunista operaio -, di perseguire una politica operaia contro la barbarie capitalista, per la democrazia, per il socialismo!

Stepan Sergeevič Malencov, Primo Segretario del PCOR-PCUS



Note:

[1] Per approfondire: Bielorussia: un futuro complesso tra due imperialismi in lotta tra loro, L’Ordine Nuovo, 15 agosto 2020.

[2] Не допустить развития белорусского майдана!, Partito Comunista Operaio Russo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, 14 agosto 2020.
 
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view post Posted on 17/8/2020, 10:56
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Il Partito Comunista Bielorusso ha organizzato contro proteste contro l'opposizione anti-Lukashenko sostenuta dall'Occidente. In una dichiarazione rilasciata ieri, hanno detto:

"Noi, i comunisti di diciotto partiti comunisti fraterni, facciamo appello a tutti quei cittadini della Bielorussia che sono orgogliosi della nostra comune storia eroica sovietica, che condividono la scelta socialista, che si sforzano di ricreare un unico Stato dell'Unione, a radunarsi attorno al provato e leader nazionale testato - AG Lukashenka!

Siamo per la pace e la tranquillità nella Repubblica, ma, allo stesso tempo, per la dura repressione di queste forze criminali che istigano la situazione.

Siamo con il presidente e i lavoratori della Bielorussia! "

Fonte: www.comparty.by/…/my-s-prezidentom-i-trudovym-narodo…




http://www.comparty.by/news/my-s-prezident...arodom-belarusi

SIAMO CON IL PRESIDENTE EI LAVORATORI DELLA BIELORUSSIA!



Il 9 agosto 2020, il popolo bielorusso ha espresso un forte sostegno per il corso creativo che il Paese sta seguendo sotto la guida di Alexander Lukashenko. La sua vittoria incondizionata alle elezioni presidenziali è una naturale conseguenza della costante crescita socio-economica della Repubblica, rafforzandone la posizione nell'arena internazionale.
Rispetto ai primi anni dopo il crollo dell'Unione Sovietica, quando oligarchi e nazionalisti delle caverne dettero il tono allo stato, i redditi dei cittadini sono cresciuti in modo significativo ormai, energia, trasporti, ingegneria meccanica, agricoltura, cultura e sport si stanno sviluppando a un ritmo potente. La formazione del moderno settore IT sta procedendo rapidamente. Il 22 luglio 2012 la Bielorussia è diventata una potenza spaziale: per la prima volta è stato lanciato un dispositivo bielorusso dal cosmodromo di Baikonur, che ha permesso di creare un sistema indipendente per il telerilevamento della Terra.
Continua il rafforzamento a tutto tondo dei legami politici, socioeconomici, scientifici e culturali tra la Bielorussia e gli Stati membri della Comunità degli Stati indipendenti. È questa unità di popoli fraterni, di cui il presidente Lukashenko è stato portabandiera in tutti questi anni, che suscita l'odio feroce dell '"Occidente collettivo".
E ieri, in una campagna stabile, amichevole e aperta, si stanno svolgendo provocazioni inedite: risuonano esplosioni, vengono lanciate pietre contro i difensori dell'ordine pubblico, le imprese industriali vengono fermate. Le forze distruttive stanno aggravando abilmente la situazione utilizzando i social network di Internet globale. Il lavoro sovversivo è svolto da istigatori appositamente formati: dai fascisti veri e propri a criminali incalliti. Le loro vili imprese, come al solito, vengono portate a termine dalle mani di giovani creduloni.
Tali "proteste" non sono nuove nei paesi post-sovietici. Ovviamente, i "burattinai" stranieri mirano a compiere un colpo di stato ora in Bielorussia. È chiaro che se vincono, il Paese dovrà affrontare un caos sanguinoso e un degrado da frana.
Noi, i comunisti di diciotto partiti comunisti fraterni, facciamo appello a tutti quei cittadini della Bielorussia che sono orgogliosi della nostra comune eroica storia sovietica, che condividono la scelta socialista, che si sforzano di ricreare un unico Stato dell'Unione, a riunirsi attorno al leader nazionale collaudato - A.G. Lukashenko!
Siamo per la pace e la tranquillità nella Repubblica, ma, allo stesso tempo, per la dura repressione degli atti criminali delle forze nere, "scuotendo" la situazione.
Siamo con il Presidente e i lavoratori della Bielorussia!

CONSIGLIO CENTRALE SKP-KPSS
14 agosto 2020
 
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