Comunismo - Scintilla Rossa

Sulla tesi riformista del socialismo del XXI secolo, (estratti)

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view post Posted on 20/10/2022, 11:32

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QUOTE (Shokut L @ 20/10/2022, 10:17) 
"Con una buona politica del proletariato, con una lotta di classe sistematica, contro gli elementi capitalistici fuori e dentro le organizzazioni cooperative, sotto la direzione dell’industria socialista, la cooperazione agricola diventa una delle leve più potenti della trasformazione socialista della campagna, della collettivizzazione di essa.

Sarebbe interessante leggere di qualche esempio storico o cronaca locale che mostri questo meccanismo, di imprese capitaliste cioè che si trasformano in imprese socialiste per "adattamento" invece che per lotta violenta.
 
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view post Posted on 20/10/2022, 11:34
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Sarebbe interessante leggere di qualche esempio storico o cronaca locale che mostri questo meccanismo, di imprese capitaliste cioè che si trasformano in imprese socialiste per "adattamento" invece che per lotta violenta.

I colcos
 
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view post Posted on 13/4/2023, 09:30

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Rosa Luxemburg, Riforma Sociale o Rivoluzione?

Per ciò riguarda le cooperative, e soprattutto le cooperative di produzione, esse rappresentano per la loro stessa natura qualche cosa di ibrido in mezzo all'economia capitalistica: una produzione socializzata in piccolo in un contesto capitalistico di scambio. Ma nell'economia capitalistica lo scambio domina sulla produzione e, tenuto conto della concorrenza fa sì che uno sfruttamento spietato, cioè il predominio assoluto degli interessi del capitale sul processo produttivo, sia condizione di vita dell'impresa.

Praticamente questo si manifesta nella necessità di render il lavoro il più possibile intensivo, abbreviarlo od allungarlo a seconda della condizione del mercato, assumere forza di lavoro oppure licenziarla e metterla sul lastrico, a seconda delle richieste del mercato di smercio, in una parola applicare tutti i ben noti metodi che mettono un'impresa capitalistica in grado di sostenere la concorrenza. Ne deriva nella cooperativa di produzione la necessità contraddittoria per i lavoratori di reggere se stessi con tutto l'assolutismo richiesto, e di rappresentare verso se stessi la funzione dell'imprenditore capitalistico. Per questa contraddizione la cooperativa di produzione va in rovina, trasformandosi in impresa capitalistica, o, se gli interessi dei lavoratori sono predominanti, sciogliendosi. Questi sono i dati di fatto che Bernstein stesso constata, ma interpreta male, quando vede con la signora Potter-Webb nella mancanza di "disciplina"la causa della rovina delle cooperative di produzione in Inghilterra. Ciò che qui viene superficialmente e vagamente chiamata disciplina, non è altro che il naturale regime assoluto del capitale che i lavoratori però non possono in alcun modo esercitare verso se stessi.

Ne consegue che la cooperativa di produzione può assicurare la propria esistenza entro l'economia capitalistica soltanto quando elimina con una via traversa la contraddizione che le è inerente tra modo di produzione e modo di scambio, sottraendosi artificialmente alle leggi della libera concorrenza. E lo può fare soltanto assicurandosi a priori un mercato di smercio, una cerchia fissa di consumatori. Come tale mezzo d'aiuto la serve appunto la cooperativa di consumo. E da capo in questo fatto, e non nella distinzione tra cooperative di acquisto e di vendita o comunque suoni la trovata di Oppenheim, si deve cercare il segreto discusso da Bernstein, perché le cooperative di produzione autonome vanno in rovina, e solo la cooperativa di consumo è in grado di assicurare loro esistenza.

Ma se quindi le condizioni di esistenza delle cooperative di produzione nell'odierna società sono legate alle condizioni di esistenza delle cooperative di consumo, ne deriva come ulteriore conseguenza che nel caso più favorevole le cooperative di produzione sono destinate al piccolo smercio locale ed a pochi prodotti di necessità immediata, preferibilmente generi alimentari. Tutti i rami più importanti della produzione capitalistica: l'industria tessile, carbonifera, metallurgica, petrolifera, come pure la fabbricazione di macchine, locomotive, navi, sono escluse a priori dalla cooperativa di consumo e quindi anche da quella di produzione. A prescindere, dunque, dal loro carattere ibrido, le cooperative di produzione non possono essere considerate come una riforma sociale generale. Già per il fatto che la loro attuazione generale presuppone anzitutto la soppressione del mercato mondiale e la dissoluzione dell'economia mondiale in piccoli gruppi locali di produzione e di scambio, quindi essenzialmente un ritorno dall'economia mercantile del capitalismo sviluppato a quella medievale.

Ma anche nei limiti della loro possibile realizzazione, sul terreno della società attuale, le cooperative di produzione si riducono necessariamente a semplici appendici delle cooperative di consumo, le quali si presentano così in primo piano come i principali portatori della ideata riforma socialista. Così, però, tutta la riforma socialista attuata mediante le cooperative si riduce, da lotta contro il capitale produttivo, cioè contro il tronco principale dell'economia capitalistica, a lotta contro il capitale commerciale, e precisamente contro quello del commercio al minuto e intermediario, cioè solo contro rami secondari del tronco capitalistico.
 
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view post Posted on 13/4/2023, 16:46

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Personalmente non ho la minima fiducia in quello che sosteneva Rosa Luxemburg.
Le sue tesi sono in genere altamente inaffidabili e ampiamente smascherate da Lenin in più occasioni.
 
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33 replies since 6/5/2010, 19:20   1446 views
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