Comunismo - Scintilla Rossa

Stalin venne lasciato morire, intervista allo storico Andrei Fursov

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view post Posted on 14/3/2019, 15:58
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addàrivenì baffone

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Andrej Fursov
“Stalin venne lasciato morire”



Integriamo la documentazione sulla svolta che si andava preparando con la morte di Stalin con l'intervista rilasciata il 13 marzo 2018 da Andrej Fursov, storico e editorialista russo, a Nicolaj Starikov e riportata dal sito www.nakanune.ru (traduzione italiana aurorasito.wordpress.com). L' intervista conferma sostanzialmente ciò che abbiamo scritto nella premessa a questo fascicolo. Fursov aggiunge anche alcune considerazioni molto interessanti sul ruolo di Stalin (e di Beria) nello sviluppo della tecnologia militare, che consente oggi al popolo russo di fronteggiare le minacce americane e NATO. Di ciò, visti i risultati di alcuni sondaggi, sembrano coscienti anche le nuove generazioni.

Domanda: 5 marzo, anniversario della morte di Stalin. In dicembre, il giorno della sua nascita, sulla tomba c’erano più di 10 mila garofani rossi, un record per gli organizzatori dell’azione “Due garofani per il compagno Stalin”. Cosa ne pensi, perché riceve tale risposta dai suoi discendenti?

Andrej Fursov: Innanzitutto, ora ci sono molte opere che forniscono una valutazione oggettiva dell’era staliniana e vengono date informazioni oggettive su Stalin. In secondo luogo, la figura di Stalin è valutata in confronto a ciò che è accaduto in Russia negli ultimi 25-27 anni. L’era di Stalin appare migliore della Russia post-sovietica. Quando l’Unione Sovietica era una superpotenza, nessuno avrebbe potuto annullare il Paese nel modo in cui l'hanno fatto alle Olimpiadi. Inoltre, l’Unione Sovietica era una società di dichiarata uguaglianza socio-economica. E questi due momenti, politica socio-economica e politica estera, geopolitica, mettono in rilievo il contrasto tra l’Unione Sovietica di Stalin e la Russia post-sovietica. Ma c’è un’altra cosa. Le persone capiscono perfettamente che viviamo ancora su una base creata da Stalin. Le armi nucleari, create nella seconda metà degli anni ’40 e all’inizio degli anni ’50, sono le fondamenta gettate da Stalin e Beria. E più le relazioni internazionali peggiorano, più le persone capiscono che se non siamo trattati come i serbi e i libici è semplicemente perché abbiamo quell’eredità.

Domanda: Riguardo alla morte di Stalin, oggi si possono analizzare molti elementi. A quali conclusioni arrivano gli storici? La morte del leader dell’URSS fu violenta? Sarebbe stato avvelenato? O si mostrò solo negligenza?

Andrej Fursov: Ci sono due punti qui. Il fatto che Stalin interferisse col vertice è ovvio. È evidente anche il fatto che un conflitto acuto si preparava dalla fine degli anni ’40. Questo conflitto si manifestò e fu abbastanza evidente al 19° Congresso del PC(b)U, quando il PC(b)U divenne PCUS. L’abbreviazione “b”, cioè “bolscevico”, fu tolta. Basta guardare il comportamento di Stalin al Congresso per capire che non ne era contento. E non è un caso che, subito dopo il Congresso al Plenum, abbia ampliato la composizione del Presidium del Comitato centrale del PCUS e la lista dei candidati presidenziali. In altre parole, certamente ostacolò il vertice. Cosa accadde il 5 marzo, se quella morte fu violenta, dovuta ad avvelenamento, o semplicemente permessa, è una domanda a cui è molto difficile rispondere. Ma non ho dubbi sul fatto che Stalin fu lasciato morire.

Domanda: C’erano molte persone interessate?

Andrej Fursov: Una parte dell’apparato del partito era interessata, e ciò coincideva cogli interessi dei nostri oppositori geopolitici. Dopotutto, non è un caso che, dalla fine degli anni ’40, i servizi speciali anglostatunitensi crearono un gruppo speciale congiunto intitolato “Come far sparire Stalin”.

Domanda: Forse hai visto il film “Morte di Stalin”, attorno al quale s'è fatto tanto rumore, figure pubbliche contrarie alla proiezione di tale commedia nera?

Andrej Fursov: Non l’ho visto, e penso che non valga la pena guardare film di questo tipo. Per un sovietico, un russo, una persona che abbia orgoglio nazionale, sono solo un insulto. E il fatto che tale film sia in commercio e abbia il permesso di proiezione, mostra solo in negativo chi lo permette.

Domanda: Cosa avrebbe fatto Stalin se fosse vissuto per almeno altri dieci anni? Dicono che non si fa la storia con i se, ma alcuni compiti da lui lasciati incompiuti avrebbero impedito il colpo di Stato di Krusciov?

Andrej Fursov: La storia ha un carattere soggettivo. Gli storici pessimi dicono che non è così. La storia ha sempre diverse opzioni. Dire che non ha i se, è negare completamente la molteplicità della storia e ridurla a un rigido determinismo, escludendo il problema della volontà umana, del soggetto e infine del caso. Marx disse che senza la casualità, la storia apparirebbe mistica, quindi, negare che la storia abbia anche un carattere soggettivo è un tentativo di darle un aspetto mistico. La storia ha sempre diverse opzioni. Stalin, certamente, avrebbe risolto il problema della successione. In secondo luogo avrebbe estromesso numerose persone dal Presidium, che prima e poi con Brezhnev si chiamava Politburo.

Domanda: Questo avrebbe impedito il processo avviato da Krusciov?

Andrej Fursov: Il punto era che Stalin già combatteva in condizioni sfavorevoli. La nomenclatura durante la guerra, quando fu risparmiata dalle purghe, era in effetti una quasi-classe. Inoltre, le strutture di partito erano diventate strutture economiche. Non è un caso che nel 1946 fu adottata una risoluzione sull’inammissibilità dell’assunzione di funzioni economiche da parte delle struttura del partito. Stalin combatté non solo contro i collaboratori più stretti, con certe persone in particolare, ma contro uno strato sociale gradualmente rinato. A questo riguardo, va detto che i timori di Stalin e di Trotski, due nemici, si dimostrarono fondati. Trotski alla fine degli anni ’30 aveva scritto apertamente della degenerazione della burocrazia sovietica in quasi-classe e aveva parlato del pericolo della sua degenerazione borghese. Stalin definì questo gruppo “casta maledetta”, ma pensò che ripulendo e irrigidendo la classe operaia, questo problema sarebbe stato risolto. Egli era ben consapevole del pericolo che, coll’avvicinarsi del socialismo, la lotta di classe si sarebbe intensificata. Alcuni di noi lo interpretano come lotta contro i “kulaki”, ma Stalin intendeva il pericolo che la birocrazia degenerasse in borghesia. E gorbaciovismo ed eltsinismo dimostrano che aveva ragione sull’accentuazione della lotta di classe durante la costruzione del socialismo.

Domanda: In quest’anno politicamente caldo, ci sono stati molti dibattiti su Stalin, che viene costantemente evocato. In precedenza, non era così, ma ora la personalità del Generalissimo è uno dei temi centrali. Come mai? Non è che provano a seminare divisioni tra le persone? Dicono, come per Ivan il Terribile, che bisogna dare informazioni perchè tra la gente, nella società non c'è un'opinione condivisa?

Andrej Fursov: Ebbene se l'informazione era destinata a dividere la società ha fallito lo scopo. Recentemente, c’è stato un sondaggio sull’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, “chi saresti stato nel 1917?” È incredibile, ma il pubblico giovanile ha risposto “i bolscevichi”. L’84% li avrebbe sostenuti. Un mese prima c'era stata un’indagine di massa sull’atteggiamento verso Stalin. Nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, se non sbaglio, il 74% aveva espresso un atteggiamento positivo nei confronti di Stalin. Quindi, se qualcuno pensava di dividere la società, ha ottenuto il risultato esattamente opposto.

Domanda: Gli attivisti raccolgono firme per l’installazione del monumento a Stalin. Pensi che arriverà il giorno in cui nella Federazione Russa ci sarà un monumento a Stalin a Mosca? Chi è il vincitore della Seconda Guerra Mondiale? Un rivoluzionario? O solo un leader forte?

Andrej Fursov: Penso che se la Russia è destinata a sopravvivere e superare la strettoia della crisi del prossimo decennio, i monumenti a Stalin non saranno solo a Mosca. Staranno in molte città. L’iniziativa arriverà non solo dall’alto, ma dal basso. Bene, un monumento a Stalin non è solo un piedistallo per il vincitore della Seconda Guerra Mondiale, per la Grande Guerra Patriottica, ma, più importante, sarà un monumento alla più grande figura della storia russa.

Domanda: Attraverso la strettoia della crisi?

Andrej Fursov: Sì, il mondo entra in una crisi molto, molto acuta, la crisi della fine dell’era capitalista. La crisi ci sarà e l’unica domanda è se sarà associata a un conflitto militare. Sfortunatamente, nella storia molto spesso vince l’opzione peggiore. Anche se questa fase passa, dobbiamo ancora prepararci al peggio, come Stalin fece nel 1931 per il 1941. Disse che se non avessimo fatto in 10 anni ciò che i paesi occidentali avevano fatto in 100, avremmo fallito. In effetti, entro 10 anni iniziò la Grande Guerra Patriottica, e gli anni ’30 passarono molto velocemente. Nel 1937, l’Unione Sovietica aveva ottenuto l’autosufficienza industriale-militare dal mondo capitalista. Ora la situazione è simile, ma forse più acuta, perché la Russia oggi è più debole dell’Unione Sovietica degli anni ’30 e, inoltre, non solo è materialmente debole, ma anche ideologicamente e politicamente. Alla vigilia della Grande Guerra Patriottica, Stalin aveva distrutto la “quinta colonna”, ora abbiamo la “quinta colonna” che opera silenziosamente attraverso tutti i canali, e nessuno la tocca. Non si tratta di distruggerla, ma certamente, sarebbe necessario tagliarle la leva finanziaria e colmare il vuoto informativo è il primo compito se vogliamo, ovviamente, superare la strettoia della crisi.

estratto da: www.associazionestalin.it/arcu2-1.html
 
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view post Posted on 16/3/2019, 22:52
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CITAZIONE
A questo riguardo, va detto che i timori di Stalin e di Trotski, due nemici, si dimostrarono fondati. Trotski alla fine degli anni ’30 aveva scritto apertamente della degenerazione della burocrazia sovietica in quasi-classe e aveva parlato del pericolo della sua degenerazione borghese. Stalin definì questo gruppo “casta maledetta”, ma pensò che ripulendo e irrigidendo la classe operaia, questo problema sarebbe stato risolto.

questione mal posta e sostanzialmente errata e così si fa solo un favore ai trotskisti.

1- Trotskij aveva una concezione burocratico-militarista del rapporto partito masse, basti vedere la sua semplicistica definizione del ruolo del sindacato come "cinghia di trasmissione del partito" e la sua posizione favorevole ad una militarizzazione del lavoro;
2 - Trotskij non concepì la lotta contro la burocrazia come tale ma come opportunistica contestazione della direzione staliniana e dell'unità del partito nel momento in cui le sue posizioni vennero poste in minoranza: per lui la contestazione della burocrazia era formale, la sostanza era la rottura del centralismo democratico, dell'unità e della direzione del partito per affermare in tale maniere le proprie posizioni sconfessate dalla realtà e dalla maggioranza dei comunisti sovietici;
3 - una volta in minoranza Trotskij divenne "l'avanguardia della burocrazia" cioè si mosse per frenare l'avanzata delle conquiste del socialismo sovietico sotto la direzione staliniana e in questa azione unì sotto la propria direzione (e degli altri rinnegati Zinoviev, Kamanev, Bucharin...) tutta la resistenza che la burocrazia opponeva a tale gigantesco processo di trasformazione (ricordiamo ad esempio i quadri dei settori economici che sabotarono l'industrializzazione socialista perchè provenivano dalle file dello specialismo borghese);
4 - la tesi trotskijsta per cui l'Urss (sia quello di Stalin, sia quello di Kruscev e successori), in quanto dominato dalla burocrazia, fosse uno "stato operaio degenerato" non ha nulla di dialettico e scientifico e fu utile solo per contestare la validità delle conquiste socialiste e della direzione staliniana: Trotskij e i suoi epigoni non analizzarono mai la società sovietica con metodo di classe, individuando i rapporti di classe e le contraddizioni della transizione, ma semplicemente agitarono questo feticcio della burocrazia che da un lato, secondo loro, invalidava ogni conquista del socialismo, ma dall'altro, ragionando in termini idealistici e manichei, qualora fosse sparito (cioè i trotkijsti avrebbero preso il potere) si sarebbe prodotto un risanamento socialista della società sovietica. Niente a che fare con la profonda analisi delle contraddizioni e problematizzazione in senso di classe e materialista dialettico che fecero Lenin, Stalin e Mao, pur con punti di vista in parte divergenti, sulle questioni della transizione.
 
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view post Posted on 17/3/2019, 20:34
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addàrivenì baffone

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Sì, infatti, quel pezzo lì era una cagata, cmq per quanto onesto ci troviamo davanti pur sempre ad uno storico borghese che pubblica nel mainstream accademico russo. Al netto di tutto per quanto nazionalista quantomeno si discosta dalle vulgate anticomuniste (pur nella contraddittorietà della propaganda borghese russa che rivaluta e condanna a suo uso e consumo) che pure in Russia sono abbastanza diffuse. Per il resto grazie mille per il prezioso approfondimento.
 
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Yenan
view post Posted on 21/3/2019, 01:23




A proposito della morte di Stalin, che desta in effetti tanti sospetti, consiglio la lettura dell'eccellente ricostruzione storica, scritta da Bill Bland, degli ultimi mesi di vita del grande Stalin dal complotto dei medici fino alla sua dipartita (al suo assassinio?). Qui potete reperire la prima metà di tale documento nella sua traduzione in italiano; purtroppo pare che non sia stata pubblicata la seconda parte... Se interessa, trovate l'intero testo qui, in lingua inglese...
 
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3 replies since 14/3/2019, 15:58   161 views
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