Comunismo - Scintilla Rossa

Cina: dove sta andando?

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view post Posted on 14/12/2020, 18:36
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mercoledì alle ore 21:00 UTC+01
Tutti · Evento organizzato da Meltemi Editore
Evento online
www.facebook.com/1249921215046189/posts/3678412002197086/
Oggi più che mai, l’attuale crisi del modello liberale occidentale ci obbliga a una maggiore comprensione dei meccanismi storici, economici e politici, che governano le relazioni internazionali. Nello scenario geopolitico contemporaneo, la Cina risulta essere l’emblema di tutto ciò che l’Occidente non ha voluto adottare, essere e rappresentare. A tale proposito, si è parlato di “capitalismo di Stato”, “dittatura”, “totalitarismo”… Ma è davvero di questo che si tratta? Carlo Formenti, nel suo ultimo libro, sostiene che «la definizione più adeguata a descrivere la Cina contemporanea sia quella di “economia socialista di mercato”, un sistema caratterizzato da contraddizioni e conflitti di classe che lasciano aperta sia la possibilità di un consolidamento degli elementi socialisti del sistema, sia quella di una regressione al capitalismo»
Il 16 dicembre alle h. 21:00,
in diretta on line sulla pagina ufficiale facebook di Meltemi e in streaming sul nostro canale YouTube, ne parleremo con:
- Carlo Formenti, studioso di storia e politica contemporanea.
- Andrea Zhok, professore di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.
- Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista
 
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view post Posted on 14/12/2020, 23:00
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CITAZIONE
un sistema caratterizzato da contraddizioni e conflitti di classe che lasciano aperta sia la possibilità di un consolidamento degli elementi socialisti del sistema, sia quella di una regressione al capitalismo

Sì, ma bisogna sempre determinare quale sia l'aspetto principale della contraddizione e per la Cina mi pare ovvio che l'aspetto principale sia l'elemento capitalistico. Non ce la si può cavare così facilmente :D
 
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view post Posted on 15/12/2020, 22:44
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Ogni sistema è attraversato da contraddizioni di classe...la questione è capire quale classe detiene il potere...Rizzo ha compreso benissimo lo sviluppo del capitalismo in Cina e la sua proiezione imperialista globale, tanto che si è messo a fare il filocinese dopo gli accordi sulla via della seta in Italia, con una svolta repentina e ideologicamente raffazzonata che lo smaschera ancora una volta come un politicante trasformista. La sua è volontà di intermediazione e rappresentanza politica di interessi capitalistici, come già fecero gli ex Pdci.
 
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view post Posted on 7/1/2021, 20:10
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Che in Cina vi siano due tendenze opposte come sempre avviene nei paesi socialisti che subiscono una controrivoluzione(quale fu quella della cricca di Deng), lo sappiamo bene. Ma sappiamo altrettanto bene che solo una delle due tendenze può essere dominante/principale, ed è altamente improbabile che in Cina - tale tendenza - sia quella socialista.

Noi di questo parliamo. Di rapporti di produzione dominanti nel paese, non di quanti affaristi o ricconi esistano sparsi in Cina. Non è che il fatto che fuori dalle città principali non esistano fisicamente ricchi ed affaristi dimostri che la Cina sia capitalista a Shanghai o Pechino e - magicamente - socialista altrove..
 
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view post Posted on 7/1/2021, 20:21

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Appunto: la Cina non è Shanghai. Prendi un volo e vai in Cina a guardare con i tuoi occhi.

https://www.google.com/search?q=special+ec...560&dpr=3#imgrc

Basta una ricerca su Google se non vuoi spendere soldi. Le riduzioni semplicistiche di Paesi così complessi sono oscene. Non siete degli stupidi, date meno corda ai deliri dei politicanti italiani e provate a conoscere meglio certe realtà.
 
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view post Posted on 7/1/2021, 20:29
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CITAZIONE (Kazan @ 7/1/2021, 20:17) 
Appunto: la Cina non è Shanghai. Prendi un volo e vai in Cina a guardare con i tuoi occhi.

Amico mio, tu utilizzi solo argomenti fallaci quali "io ho visto e dovresti vedere anche tu per parlare". Rimangono argomenti fallaci per quante volte tu possa ripeterli.

Rimandi ad un fuori-Shanghai che dovrebbe mostrarci chissà che cosa, ma non ti rendi minimamente conto del fatto che qui nel forum è pieno zeppo di analisi in tal senso che di certo non riducono il tutto ad una semplice osservazione sociologica di Shanghai. Se lo stato dei tuoi contributi si riduce a qualche osservazione sociologica sulla presenza - fuori Shanghai - di soviet nominali o di tendenze socialiste sparse qua e là(ovvie, come ve ne erano nell'URSS post-Krusciov, dato che le due tendenze continuano a porsi in contraddizione reciproca anche dopo la parziale restaurazione) o addirittura sulla esistenza di corsi marxisti(e bisognerebbe vedere in che modo essi vengano affrontati, dato che il "confucianesimo" la fa da padrone), capisco bene perché tu non possa far altro che scadere in sciocchi inviti di viaggio.

La domanda rimane sempre - marxisticamente e leninisticamente - una sola: in questo ovvio scontro di rapporti di forza tra tendenze, chi oggi ha una posizione dominante nel Partito e nelle istituzioni? La borghesia o il proletariato?
Quali sono i rapporti produttivi dominanti? Quelli socialisti o quelli capitalisti?

Nessuno qui pensa ad una Cina unicolore, tutta nera o tutta bianca, o tutta rossa o tutta nera. Si tratta di capire che solo uno dei due colori può essere dominante, come insegna Mao.

CITAZIONE
Basta una ricerca su Google se non vuoi spendere soldi. Le riduzioni semplicistiche di Paesi così complessi sono oscene. Non siete degli stupidi, date meno corda ai deliri dei politicanti italiani e provate a conoscere meglio certe realtà.

Ma tu veramente pensi che noi qua dentro rinviamo la presenza di rapporti capitalistici dominanti a partire dall'esistenza di zone speciali? È così che si svolge una analisi circa i rapporti di forza concreti tra le classi? Ma per chi ci hai preso?

Rapporti dominanti di produzione capitalistici possono esistere anche in un paese totalmente statalizzato. Non si tratta di privato VS statale, ma di quale classe detenga effettivamente il potere economico e politico.
 
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view post Posted on 7/1/2021, 21:53

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Al di là dei tuoi attacchi personali isterici che lasciano il tempo che trovano, proprio per quanto detto da te vi consiglio di dare una letta più attenta alle pubblicazioni cinesi e anche sulla Cina.

Se le argomentazioni sui "rapporti capitalistici dominanti" si riducono a essere delle sciocchezze alla stregua della "regola del 60/70/80/90" su misteriosi settori privati che sarebbero in mano a membri miliardari del PCC (deliri complottisti già smentiti), come spesso si sente da una certa "sinistra" italiana, allora si sta - appunto - riducendo un Paese intero a una dozzina di città.

L'esistenza di zone economiche speciali serve principalmente a capire la tecnologia straniera (motivo per cui la Cina viene spesso accusata di "rubare" tecnologie dai suoi avversari) e a lasciar arricchire rimasugli di borghesia - che puntualmente spariscono una volta che il settore produttivo diventa abbastanza efficiente da essere nazionalizzato. Huawei, per fare un esempio, ha sede in una di queste zone economiche.

Mi sembra che tu ed altri parliate prima di aver mai saputo anche mezza cosa sulle suddivisioni amministrative cinesi, parecchio diverse tra loro anche nei rapporti di produzione. Chiaramente zone come la provincia di Hainan confermano quanto detto da te:
www.google.com/url?sa=t&source=web...d=1610050244578
Un libro buono sulla geografia generale della Cina è questo https://b-ok.cc/book/875896/36326a
Ad ogni città/regione (di nuovo, è difficile anche solo definire cosa sia una città e cosa una regione in Cina) è lasciata una certa autonomia. In particolare nei centri ruali. https://web.archive.org/web/20130115173048...onsEGE2007.pdf#
Ci sono alcuni studi economici in cui si analizza la situazione delle regioni non costiere, per esempio questa introduzione:
www.tandfonline.com/eprint/ABWRVGI...9.2019.1705171&
Se l'argomento ti piace posso cercare altro.

Bisogna essere molto coraggiosi per prendere posizioni così nette ignorando completamente che la Cina è un Paese di un miliardo e mezzo di abitanti in cui chiaramente coesistono più modelli economici (nessuno nega l'esistenza di luoghi in cui viene "iniettato" capitalismo, come tu stesso sottolinei, basta capire a cosa servono).
La Cina di Mao, pur con i suoi passi da gigante, era molto indietro nelle regioni periferiche, in cui ci sono stati nel tempo rigurgiti reazionari e nazionalisti. La tendenza confuciana di Jiang Zemin e Hu Jintao e tutte le loro sciocchezze sull'"armonia" non è nata improvvisamente per restaurare chissà che struttura capitalistica. A quello è bastato Jiang Zemin (i cui uomini sono stati epurati dal partito da Xi durante le sue campagne di anti-corruzione). Qui c'è scritto qualcosa a riguardo:
https://b-ok.cc/book/2678990/fced83

Sui corsi sul marxismo, prova a dare un occhiata qua, di solito pubblicano articoli, anche se i siti in inglese sono striminziti quindi è difficile proprio reperire materiale che non sia in cinese:


Senza inalberarci in insulti noiosi e accuse altrettanto noiose, banalmente, cosa ti spinge a rifiutare una lettura delle nuove pubblicazioni cinesi - o comunque sulla Cina?
Lo vedo che siete preparati sul materialismo dialettico e sul marxismo, ma pare (sarò felice di essere smentito) che manchino proprio le conoscenze sulla Cina. Se vi aspettate che qualcuno pubblichi qualche saggio sulla Cina col lessico marxista state certi che farete notte. Sta anche a voi non fermarvi a lessici chiaramente idealisti diretti ad una cerchia di lettori non rivoluzionaria e a leggerla in termini materialisti dialettici. La Cina deve anche sopravvivere e non sono per niente sicuro che esisterebbe ancora se non fosse per quelle zone amministrative e per un atteggiamento internazionale di ricerca dell'egemonia (a tal proposito, pur con le loro pecche e i loro idealismi, possono essere utili i libri di Anteo Edizioni).
Non ho ancora letto le pubblicazioni di Xi Jinping quindi non so esprimermi in merito. Un altro articolo interessante è questo https://china.usc.edu/white-paper-chinas-p...rty-system-2007

CITAZIONE
Rapporti dominanti di produzione capitalistici possono esistere anche in un paese totalmente statalizzato. Non si tratta di privato VS statale, ma di quale classe detenga effettivamente il potere economico e politico.

Difficilmente si forma una nuova borghesia in regioni enormi in cui non si vede attività capitalista da decenni. È plausibile che si formi dove invece viene ammessa.
Ti chiedo di lasciar perdere gli insulti e le provocazioni perché non servono. (anche se penso proprio che prenderai queste frasi nello specifico e tirerai fuori qualche "chiusone" come spesso fate sul forum per il gusto di insultare)

Aggiungo qualche lettura per curiosità:
https://www.loc.gov/law/help/real-property...;20registration.
Qui si parla della "proprietà privata" (in realtà - qua concedimi una testimonianza empirica - è un po' più complicato, in sostanza il permesso non è di possedere temporaneamente case/terre ma di utilizzarle, caso in cui il PCC si tiene metà del diritto di utilizzo e effettua ispezioni sporadiche per controllare che tu stia producendo quello che hai dichiarato, mentre per le case dopo un tot. di anni in realtà puoi lasciare che tuo figlio ci viva. Per poter utilizzare più spazi si paga una mora (nelle Z. E. S. è frequente che si subaffittino appartamenti concessi dal PCC, fuori o perlomeno qua non è proprio autorizzato).

Una frequente affermazione del pcc è questa (non trovo l'originale di eredità denghista quindi passami l'articolo):
https://www.equaltimes.org/china-seeks-to-...en#.X_d5_rfSI0M
In realtà non è un'affermazione campata per aria: banalmente, cosa si socializza se non si ha niente da socializzare? Nei vari congressi del partito Xi Jinping (le sue parole vanno prese con le pinze, ma non so se le abbiano messe nel suo libro) ha ribadito che se gli obiettivi dei piani quinquennali fino al 2050 dovessero essere raggiunti in anticipo, questa transizione avverrebbe analogamente in anticipo. La nazionalizzazione avviene sovente. Quanto accade a Alibaba dovrebbe accadere anche ad alcune medie imprese. Chiaramente non è la proprietà (stato o o privata) a definire i rapporti di produzione. Quello che avviene non è "restaurazione del capitalismo di stato" tout court (ovvio nelle zone economiche di cui sopra, parziale nei porti "poli tecnologici"), è questo: compresenza di due sistemi diversi che non si toccano minimamente.
In soldoni, esistono tre tipi di "produzione pubblica":
1. Capitalismo di Stato (vedi la vendita dei vari supermercati e degli ingrossi in cui lo Stato rivende merce prodotta da privati con una tassa sul prodotto aggiuntiva; esistono figure manageriali che qua in cinese vengono chiamati dai cinesi "marionette" (gioco di parole tonale);
2. Socialismo reale tale e quale all'era maoista (vedi le miniere di grafite di Liumao per esempio, su cui peraltro mi pare avessero fatto anche un servizio su cctv; fabbriche dell'industria chimica e siderurgica; regioni autonome, ecc.);
3. Cooperative agricole in comunità rurali in democrazia diretta dei lavoratori iscritti al pcc;
Cui si aggiungono 3 tipi di azienda privata:
1. Joint ventures fra partito e stranieri gestite dal partito (tipo huawei);
2. Media impresa "controllata dal pcc" (comproprietà);
3. Piccolissima impresa "concordata col pcc" (ristoranti, singoli bar, ecc).
Quello che si è creato di fatto è un rigurgito di rapporti di produzione capitalistici lungo alcune zone costiere e altrettanto in alcune regioni rurali (in cui il pcc ha ripreso una narrativa nazionalista rossobruna per riprendere consensi e nel mentre rafforzare la propaganda, un dato riportato anche dai media borghesi).
Che vi posso dire, è oggettivamente difficile parlare della Cina anche fermandosi alla sua sovrastruttura, spero solo che non prendiate a modello delle zone molto popolose tipo Shenzhen per spiegare tutto il resto del Paese, anche perché quelle zone sono circoscritte e servono permessi particolari anche solo per entrarci.

Comunque forse è meglio spostare il topic in un luogo più apposito, se avete qualche domanda nello specifico da cui far partire una discussione migliore o anche semplici curiosità aneddotiche chiedete pure. C'è un bel libro di diritto cinese che sto cercando di ottenere in tempi decenti, potrò postare degli articoli se avete voglia.

Edited by Kazan - 7/1/2021, 22:39
 
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view post Posted on 7/1/2021, 22:52
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Al di là dei tuoi attacchi personali isterici che lasciano il tempo che trovano

Non sei stato attento allo sviluppo della nostra querelle, dato che mi sono limitato a rispondere ai tuoi argomenti ad personam atti a diminuire(in modo fallace) le tesi del tuo intorlocutore. Prova a rileggerti:

CITAZIONE
Prendi un volo e vai in Cina a guardare con i tuoi occhi.

Non hai nemmen argomentato. Ti sei limitato a ribadire che il tuo interlocutore non aveva preso un benedetto volo per la Cina e quindi dovesse stare zitto.
Fine. E ora ti lamenti - tu sì un po' istericamente e vittimisticamente - se mi sono permesso di chiamare questi tuoi attacchini come "sciocchi" o di ribadire come fino a quel momento non avessi portato un solo straccio di argomento?
Sei buffo. :D

Evita a prescindere di entrare così a gamba tesa, no?

CITAZIONE
Se le argomentazioni sui "rapporti capitalistici dominanti" si riducono a essere delle sciocchezze alla stregua della "regola del 60/70/80/90" su misteriosi settori privati che sarebbero in mano a membri miliardari del PCC (deliri complottisti già smentiti), come spesso si sente da una certa "sinistra" italiana, allora si sta - appunto - riducendo un Paese intero a una dozzina di città.

Purtroppo per te no. Stai facendo tutto da solo e come temevo sei convinto che qui la nostra posizione sia influenzata dal semplice numero di magnati e miliardari nel PCC. Questa sarebbe una semplice analisi sociologica e varrebbe zero.
Facciamo che ti fai un giro sul forum e tenti di capire quale sia la nostra quasi decennale posizione, invece di attaccare i tuoi interlocutori per tesi da loro mai espresse.

Inoltre continui ad usare l'argomento delle poche città. Qui si parla di chi assurga ad elemento dominante, non di quante città contengano fisicamente miliardari(analisi sociologica cui tu ti accodi). Chi possiede l'effettivo potere nel Partito e nelle Istituzioni? I tuoi sembrano giochi di prestigio.

CITAZIONE
L'esistenza di zone economiche speciali serve principalmente a capire la tecnologia straniera (motivo per cui la Cina viene spesso accusata di "rubare" tecnologie dai suoi avversari) e a lasciar arricchire rimasugli di borghesia - che puntualmente spariscono una volta che il settore produttivo diventa abbastanza efficiente da essere nazionalizzato. Huawei, per fare un esempio, ha sede in una di queste zone economiche.

Nessuno contesta la Cina a partire dalle zone speciali. Il fatto che esista un forte settore statale non dimostra nulla in termini di effettivi rapporti di forza tra le classi. L'idea che il socialismo sia l'economia nazionalizzata in quanto tale non ha niente di marxista.

CITAZIONE
Mi sembra che tu ed altri parliate prima di aver mai saputo anche mezza cosa sulle suddivisioni amministrative cinesi, parecchio diverse tra loro anche nei rapporti di produzione.

Io ho l'impressione che tu non abbia effettivamente molto chiaro il concetto di "rapporti di produzione". Magari mi sbaglio eh. Da quello che continui ad argomentare riduci i rapporti di produzione capitalistici al "privato" e quelli socialisti allo "statale". In questa tua ricostruzione, ecco che una suddivisione amministrativa favorevole al settore statale dimostra la predominanza di un supposto socialismo.

Parrebbe non esserti chiaro che anche in caso di una economia totalmente nazionalizzata, nulla è chiarito ancora circa i reali rapporti di forza tra le classi. Se lo "stato" è in mano alla borghesia nei suoi settori principali(e per borghesia non si intende necessariamente il settore privato..) quale socialismo vorresti mostrarci?


CITAZIONE
Bisogna essere molto coraggiosi per prendere posizioni così nette ignorando completamente che la Cina è un Paese di un miliardo e mezzo di abitanti in cui chiaramente coesistono più modelli economici (nessuno nega l'esistenza di luoghi in cui viene "iniettato" capitalismo, come tu stesso sottolinei, basta capire a cosa servono)

No, basta essere marxisti-leninisti e anche maoisti per accorgersi che anche entro un contesto nel quale diverse tendenze si scontrano non può che esistere UN SOLO aspetto principale/dominante della contraddizione che traina la contraddizione stessa. Tu vorresti "la notte in cui tutte le vacche sono nere", in cui ogni tendenza è uguale, in cui nessuna predomina. Questo non ha nulla di marxista e nemmeno di maoista. O forse sbaglio ad interpretare la tua posizione? Dimmi tu.


CITAZIONE
La Cina di Mao, pur con i suoi passi da gigante, era molto indietro nelle regioni periferiche, in cui ci sono stati nel tempo rigurgiti reazionari e nazionalisti. La tendenza confuciana di Jiang Zemin e Hu Jintao e tutte le loro sciocchezze sull'"armonia" non è nata improvvisamente per restaurare chissà che struttura capitalistica. A quello è bastato Jiang Zemin (i cui uomini sono stati epurati dal partito da Xi durante le sue campagne di anti-corruzione). Qui c'è scritto qualcosa a riguardo:

A me pare tu stia battendoti contro un interlocutore fantasma. Nessun ha mai scritto che le balle dell'armonia siano nate come complotto restaurazionista, dato che al massimo i fenomeni ideologici sono favoriti da dati terreni concreti e strutturali. Poi a loro volta favoriscono l'ulteriore affermazione di questi ultimi.

Quanto a Mao: cosa dimostrerebbe quanto hai scritto entro il nostro dibattito?

CITAZIONE
Sui corsi sul marxismo, prova a dare un occhiata qua, di solito pubblicano articoli, anche se i siti in inglese sono striminziti quindi è difficile proprio reperire materiale che non sia in cinese:

Ti ringrazio.

CITAZIONE
Senza inalberarci in insulti noiosi e accuse altrettanto noiose, banalmente, cosa ti spinge a rifiutare una lettura delle nuove pubblicazioni cinesi - o comunque sulla Cina?

Sono del tutto concorde sul non utilizzare insulti o accuse. Io ho semplicemente risposto al tuo attacco sugli aerei e ancor prima(con una battuta) alla tua entrata a gamba tesa, ma come puoi vedere non ti ho accusato. Non so quale sia la tua effettiva posizione e non mi va di urlarti dietro epiteti quali "denghista" etc.

Per quanto riguarda le pubblicazioni, io leggo spesso(tradotto alla bell'e meglio) il giornale del PCC. Quindi non sono certo uno totalmente chiuso o disinteressato alla Cina odierna. L'unica cosa che contesto è che si possa parlare di una predominanza del proletariato nel Partito e nelle istituzioni. Questo non significa che sia tutto nero. Significa solo che due tendenze si fronteggiano e una di queste riesce da 40 anni ad essere predominante. Ciò non significa che sia tutto finito o che non possa esserci un rivolgimento dei rapporti anche a causa di eventuali acuizioni della contraddizione di classe.


CITAZIONE
che manchino proprio le conoscenze sulla Cina.

A me pare(ma magari mi sbaglio) che tu non abbia veramente visionato le opinioni decennali del forum. O mi pare tu abbia ridotto tutti quanti a qualche opinione esasperata di qualche compagno.

Io so molto bene(magari meno di te che ci vivi, questo è ovvio) di come il Partito abbia effettivi poteri entro le stesse singole aziende. Di come il ritratto del Presidente cinese campeggi nelle imprese(anche quelle private). Il problema è capire: chi detiene la predominanza nel Partito?
Qui non si tratta di privato VS statale.

CITAZIONE
Se vi aspettate che qualcuno pubblichi qualche saggio sulla Cina col lessico marxista state certi che farete notte.

Esistono. Vedi Curatoli. Ma non ci convincono lo stesso. Non è questione di forma, ma di contenuti.

CITAZIONE
Sta anche a voi non fermarvi a lessici chiaramente idealisti diretti ad una cerchia di lettori non rivoluzionaria in termini materialisti dialettici.

Ovvio che per fare presa sui lettori si debba anche semplificare. Ma ti ripeto, non è un problema questo. Io personalmente preferisco anche leggere direttamente giornali cinesi.


CITAZIONE
La Cina deve anche sopravvivere e non sono sicuro che esisterebbe ancora se non fosse per quelle zone amministrative e per un atteggiamento internazionale di ricerca dell'egemonia

Però qui non facciamo una contestazione morale della Cina. Qui cerchiamo di capire quale classe sia riuscita a gudagnarci(in termini di rapporti di forza) dalla necessità di cui parli tu.
Tu parli di egemonia(di quote di mercato ed esportazione di capitali), e tale egemonia viene esercitata tramite poli monopolistici che fanno capo al polo monopolistico statale. Si chiama imperialismo. Non ha un altro nome. Conosco bene le ipotesi di alcuni analisti filo-cinesi che parlano di imperialismo diretto dal Partito del proletariato cinese, ma li ritengo per quello che sono: giochi di parole.

Ti ringrazio però per il consiglio. Vidi qualcosa in passato e ritengo sempre che sulla Cina si debba accettare qualunque cosa, pur di farsi un'idea generale della questione.


CITAZIONE
(anche se penso proprio che prenderai queste frasi nello specifico e tirerai fuori qualche "chiusone" come spesso fate sul forum per il gusto di insultare)

Amico mio, qui quello che è entrato a gamba tesa sei tu. Non fare il pianto greco ora..

CITAZIONE
Difficilmente si forma una nuova borghesia in regioni enormi in cui non si vede attività capitalista da decenni. È plausibile che si formi dove invece viene ammessa.

Tu continui a chiamare capitalista la sola impresa privata e dunque laddove non vedi impresa privata pensi di non vedere nemmeno attività capitalista, come se i rapporti di produzione capitalistici si basassero sulla sola proprietà privata nominale/formale o del singolo capitalista privato. Non vedendo proprietari formali o singoli, sembra tu non veda allora nessuna attività capitalista.

La borghesia si forma anche entro imprese socializzate se i rimasugli dei rapporti di produzione capitalistici non vengono continuamente smantellati, permettendo così a dirigenti etc(contrapposti - per via dei rimasugli stessi - al resto dei lavoratori) di acquisire vantaggi in termine di forza.

CITAZIONE
Qui si parla della "proprietà privata" (in realtà - qua concedimi una testimonianza empirica - è un po' più complicato, in sostanza il permesso non è di possedere temporaneamente case/terre ma di utilizzarle, caso in cui il PCC si tiene metà del diritto di utilizzo e effettua ispezioni sporadiche per controllare che tu stia producendo quello che hai dichiarato, mentre per le case dopo un tot. di anni in realtà puoi lasciare che tuo figlio ci viva. Per poter utilizzare più spazi si paga una mora (nelle Z. E. S. è frequente che si subaffittino appartamenti concessi dal PCC, fuori o perlomeno qua non è proprio autorizzato).

Molto interessante. Però concedimi una domanda di modo che potremo chiarirci una volta per tutte: il capitalismo per te è circoscritto alla sola proprietà privata formale? Per intenderci: al fatto che Pippo sia proprietario effettivo?

Voglio capire meglio questo punto della tua posizione, anche per evitare magari di contestare tesi non tue.


CITAZIONE
Nei vari congressi del partito Xi Jinping (le sue parole vanno prese con le pinze, ma non so se le abbiano messe nel suo libro) ha ribadito che se gli obiettivi dei piani quinquennali fino al 2050 dovessero essere raggiunti in anticipo, questa transizione avverrebbe analogamente in anticipo

Conosco. Lessi anche il suo intervento al congresso di qualche anno fa. L'idea che mi sono fatto è che non resta che attendere ed osservare. Di più non si può fare. Se accadrà ciò che promettono, ottimo. Sono dubbioso, ma non chiuso a prescindere. Solo bisogna capire se si tratterà di una socializzazione effettiva e non di una banale nazionalizzazione. Questa può farla anche la borghesia statale.


CITAZIONE
La nazionalizzazione avviene sovente. Quanto accade a Alibaba dovrebbe accadere anche ad alcune medie imprese. Chiaramente non è la proprietà (stato o o privata) a definire i rapporti di produzione. Quello che avviene non è "restaurazione del capitalismo di stato" tout court (ovvio nelle zone economiche di cui sopra, parziale nei porti "poli tecnologici"), è questo: compresenza di due sistemi diversi che non si toccano minimamente.

La nazionalizzazione di per sé non è socializzazione. Mi pare però interessante che tu escluda che la natura dei rapporti di produzione dipenda dal tipo di proprietà, però poi sotto sembri di nuovo confonderla. E dico sembra, perché probabilmente c'è qualche nodo della questione che non ci hai ancora chiarito. Potresti farlo?


CITAZIONE
1. Capitalismo di Stato (vedi la vendita dei vari supermercati e degli ingrossi in cui lo Stato rivende merce prodotta da privati con una tassa sul prodotto aggiuntiva; esistono figure manageriali che qua in cinese vengono chiamati dai cinesi "marionette" (gioco di parole tonale);
2. Socialismo reale tale e quale all'era maoista (vedi le miniere di grafite di Liumao per esempio, su cui peraltro mi pare avessero fatto anche un servizio su cctv; fabbriche dell'industria chimica e siderurgica; regioni autonome, ecc.);
3. Cooperative agricole in comunità rurali in democrazia diretta dei lavoratori iscritti al pcc;
Cui si aggiungono 3 tipi di azienda privata:
1. Joint ventures fra partito e stranieri gestite dal partito (tipo huawei);
2. Media impresa "controllata dal pcc" (comproprietà);
3. Piccolissima impresa "concordata col pcc" (ristoranti, singoli bar, ecc).

In tutte queste forme, quale classe detiene la predominanza? In che misura la socializzazione è davvero possesso/gestione effettivo/a dei mezzi produttivi da parte del proletariato e non semplice socializzazione nominale(mi riferisco al primo punto 2)?

Lo chiedo per chiarire.

CITAZIONE
Quello che si è creato di fatto è un rigurgito di rapporti di produzione capitalistici lungo alcune zone costiere e altrettanto in alcune regioni rurali (in cui il pcc ha ripreso una narrativa nazionalista rossobruna per riprendere consensi e nel mentre rafforzare la propaganda, un dato riportato anche dai media borghesi).
Che vi posso dire, è oggettivamente difficile parlare della Cina anche fermandosi alla sua sovrastruttura, spero solo che non prendiate a modello delle zone molto popolose tipo Shenzhen per spiegare tutto il resto del Paese, anche perché quelle zone sono circoscritte e servono permessi particolari anche solo per entrarci

Bene. E quale tendenza è dominante? O l'una o l'altra. Non possono essere sullo stesso piano.

Noi non ci basiamo su nessun aspetto unilaterale. Stai continuando a parlare di interlocutori fantasmi. Ci limitiamo a guardare alla storia della Cina e agli sviluppi recenti facendo qualche ipotesi basandoci sui principi del materialismo storico e dialettico. Tutto qua. Siamo ben lontani(almeno gli utenti storici, non voglio parlare per altri) da qualsiasi condanna morale basata sul numero di zone speciali o di ricchi.

Edited by Ruhan - 7/1/2021, 23:42
 
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Ho letto la risposta. Avendo aggiunto alcuni paragrafetti, ti invito a leggerli e - se c'è necessità - a rispondere anche a quelli. Così poi rispondo tutto in una volta.
 
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CITAZIONE (Kazan @ 7/1/2021, 22:58) 
Ho letto la risposta. Avendo aggiunto alcuni paragrafetti, ti invito a leggerli e - se c'è necessità - a rispondere anche a quelli. Così poi rispondo tutto in una volta.

Ho visto. Sto aggiungendo :)
 
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CITAZIONE (Kazan @ 7/1/2021, 19:46) 
Non mi frega nulla di Rizzo, non vivo più in Italia e non mi stava nemmeno simpatico quando facevano le manifestazioni con CSP, però mi sembra che sappiate poco sulla Cina da come vi esprimete. Vi invito a dare un'occhiata alle pubblicazioni cinesi più recenti se avete modo.

Ruhan, non ci provare con me, non sono nato ieri e non sono un adolescente. Il mio primo post è stato questo: un'esortazione e una banale vuota impressione, non un insulto o un attacco, cui tu hai risposto dopo vari messaggi. Non mi piace per niente il tono aggressivo che stai usando, mi interessa intavolare una discussione. I giochi di parole si fanno anche così e non sono scemo come ti piace far intendere. Grazie.

Il quotidiano cinese non c'è in inglese? Penso che ne esista una versione per gli expat... Posso cercare.
Se hai modo di accedere a JSTOR etc dovrebbero esserci articoli delle università principali tradotti in inglese (tsinghua, peking...)
 
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view post Posted on 7/1/2021, 23:11
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Kazan, nemmeno io sono nato ieri e a casa mia scrivere:

CITAZIONE
mi sembra che sappiate poco sulla Cina da come vi esprimete

È entrare a gamba tesa. E io ho risposto altrettanto a gamba tesa dicendoti che magari non avevi presenti 40 anni di storia cinese. Tu accusi noi(senza ulteriori argomenti) di sapere poco della Cina e noi non possiamo permetterci altrettanto?

L'attacco di cui parlo - invece - è quello dell'aereo(te ne sei dimenticato?) che è un banale argomento ad personam nel tentativo di ridicolizzare e zittire il tuo avversario. Purtroppo - per te - fallace.

CITAZIONE
Non mi piace per niente il tono aggressivo che stai usando, mi interessa intavolare una discussione. I giochi di parole si fanno anche così e non sono scemo come ti piace far intendere. Grazie.

Ascolta. Tu nella tua risposta hai usato un tono altrettanto "aggressivo". Io mi sono sempre premurato di usare il condizionale, almeno. Perche giochi alla vittima?

CITAZIONE
Il quotidiano cinese non c'è in inglese?

Credo di no.

Comunque io direi di lasciarci alle spalle tutto quanto e riniziare la nostra discussione. Ho cercato di essere il più dubitativo e pacato possibile, cercando di non farti fraintendere in nessun punto, anche perché l'impressione che avevo inizialmente di te(uno che parte un po' a gamba tesa e non porta argomenti o testimonianze interessanti) è ormai mutata con i tuoi ultimi interventi. Non ho preconcetti nei tuoi confronti e spero nemmeno tu nei miei. Dialoghiamo pure e se volessi condividere con noi:
CITAZIONE
anche semplici curiosità aneddotiche

ne saremo ben felici.
 
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Il giornale di cui parlo è questo:

http://cpc.people.com.cn/
 
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addàrivenì baffone

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compagno Ruhan e nuovo arrivato, continuate qui.
 
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view post Posted on 22/1/2021, 16:15

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Maronna che settimana di merda. Eccomi, scusa il ritardo Ruhan.
Sarà una risposta lunghetta e spero con degli spunti interessanti.
CITAZIONE (Ruhan @ 7/1/2021, 23:35)
Il giornale di cui parlo è questo:
http://cpc.people.com.cn/

La versione inglese non è un equivalente? http://en.people.cn/
Io seguo CCTV in inglese https://english.cctv.com/ se hai Sky in Italia dovrebbe esserci un canale verso il 500-600.
CITAZIONE (Ruhan @ 7/1/2021, 22:52)
Chi possiede l'effettivo potere nel Partito e nelle Istituzioni?
Nessuno contesta la Cina a partire dalle zone speciali. Il fatto che esista un forte settore statale non dimostra nulla in termini di effettivi rapporti di forza tra le classi. L'idea che il socialismo sia l'economia nazionalizzata in quanto tale non ha niente di marxista.

La mia risposta è sempre quella: dipende. Principalmente dipende dove: nelle regioni autonome? Nelle già menzionate zone economiche speciali? Nel comitato centrale? E' un grave errore pensare al PCC come un impianto monolitico (come invece è il partito dei lavoratori di Corea per esempio) con una posizione dominante su tutto il territorio cinese. Fino alle purghe di Xi Jinping c'era una situazione molto confusa dentro lo stesso PCC, non si capiva nè la direzione in cui stesse procedendo, nè quale fossero i piani per la Cina. Tra poche righe provo a dare qualche informazione in più a riguardo. E' una situazione oggettivamente difficile da spiegare e il rischio è di cadere in riduzionismi da ambedue le parti, con i "xijinpingisti" che difendono tutto a spada tratta e i critici della Cina che non vedono alcuni dettagli molto importanti che avrò cura di spiegare a breve.


CITAZIONE
Parrebbe non esserti chiaro che anche in caso di una economia totalmente nazionalizzata, nulla è chiarito ancora circa i reali rapporti di forza tra le classi. Se lo "stato" è in mano alla borghesia nei suoi settori principali(e per borghesia non si intende necessariamente il settore privato..) quale socialismo vorresti mostrarci?

Ma per sapere, non per provocare: dove sta scritto che lo Stato è in mano alla borghesia? Nei critici di Deng Xiaoping? Quello che, semmai, la linea dominante (di nuovo: dominante dove?) oggi all'interno del PCC sembra suggerire (mi riferisco agli scritti di Xi Jinping - "Governare la Cina") è che gli strumenti borghesi (big data, teorie di equilibrio generale, teorie del monopolio, terze vie titine ecc..) sono questo: strumenti. Chi li usa e perché è un altro discorso: privati del loro contesto ideologico aberrante, possono essere mezzi importanti per migliorare le forze produttive. L'equilibrio generale era studiato anche nell'URSS staliniana, l'elasticità, i modelli di scambio internazionale, etc. Voglio fare un esempio con le teorie - che indubbiamente ci lasciano perplessi - di Deng Xiaoping e Jiang Zemin, che già conoscete.
Eliminando il loro contesto controrivoluzionario, sollevano domande più che legittime: consci del fatto che "aprendo le finestre entrano anche le mosche", e che qualsiasi apertura (seppur a volte necessaria) genera rigurgiti reazionari e borghesi (lo vediamo anche in Corea a Rason, Kaesong, anche a Cuba all'Avana, etc.), può il recupero di elementi di cultura confuciana contrastare momentaneamente la degenerazione culturale occidentale? Se la borghesia può anestetizzare il proletariato nei Paesi capitalisti pur di avere bestie pronte da sfruttare, può il proletariato anestetizzare la borghesia in quelli socialisti? Fin dove questi elementi si possono spingere? Fin dove bisogna arrivare con il miglioramento dei fattori produttivi di cui parlava Xiaoping? Discorsi simili sono stati fatti anche dai teorici del Juche. Insomma non è che la borghesia si sia definitivamente impossessata del potere dopo Deng Xiaoping, anzi, è da una decina di anni che pare che si siano invertite le carte in tavola. Ma ancora: dipende da dove, in che aree, in quali organi (perchè ci sono problemi interni al partito anche nei suoi singoli organi come sicuramente sapete, è fatto noto).


CITAZIONE
No, basta essere marxisti-leninisti e anche maoisti per accorgersi che anche entro un contesto nel quale diverse tendenze si scontrano non può che esistere UN SOLO aspetto principale/dominante della contraddizione che traina la contraddizione stessa. Tu vorresti "la notte in cui tutte le vacche sono nere", in cui ogni tendenza è uguale, in cui nessuna predomina. Questo non ha nulla di marxista e nemmeno di maoista. O forse sbaglio ad interpretare la tua posizione? Dimmi tu.

L'unica cosa che contesto è che si possa parlare di una predominanza del proletariato nel Partito e nelle istituzioni. Questo non significa che sia tutto nero. Significa solo che due tendenze si fronteggiano e una di queste riesce da 40 anni ad essere predominante. Ciò non significa che sia tutto finito o che non possa esserci un rivolgimento dei rapporti anche a causa di eventuali acuizioni della contraddizione di classe.

Tu continui a chiamare capitalista la sola impresa privata e dunque laddove non vedi impresa privata pensi di non vedere nemmeno attività capitalista, come se i rapporti di produzione capitalistici si basassero sulla sola proprietà privata nominale/formale o del singolo capitalista privato. Non vedendo proprietari formali o singoli, sembra tu non veda allora nessuna attività capitalista.

Bene. E quale tendenza è dominante? O l'una o l'altra. Non possono essere sullo stesso piano.

Bene, su questo non mi trovo d'accordo.
Ruhan nazionalizzare qualcosa non equivale certo a dare esempi di socialismo, lo so (in ogni caso non è "banale", ha tutta una serie di ripercussioni materiali che non vanno sottovalutate). Tuttavia, bisogna innanzitutto discutere seriamente su questo: cosa è uno strumento creato dalla borghesia (la borghesia è bravissima a creare mezzi da utilizzare per migliorare l'efficienza di un apparato produttivo) e cosa è effettivamente la borghesia che - in Cina - costituirebbe la tendenza dominante? Chi sono, nell'amministrazione del PCC, i membri di questa borghesia? Siamo sicuri che oggi sia ancora valida l'asserzione per cui la classe al potere determina il metodo di produzione automaticamente? Può o non può il proletariato dirigere anche settori a concentrazione fortemente capitalistica?

Storicamente, la possibilità di restaurare - oltre al capitalismo che esiste - anche il potere borghese capitalista definitivamente è già esistita almeno tre volte nella storia cinese: dapprima con Zhao Ziyang, poi con le amministrazioni Zemin, e successivamente con il primo mandato Jintao. Questo non solo non è successo, ma in ognuna delle tre occasioni la tendenza maoista del partito e in realtà anche alcune tendenze borghesi hanno contenuto queste derive.

CITAZIONE
Tu parli di egemonia(di quote di mercato ed esportazione di capitali), e tale egemonia viene esercitata tramite poli monopolistici che fanno capo al polo monopolistico statale. Si chiama imperialismo. Non ha un altro nome. Conosco bene le ipotesi di alcuni analisti filo-cinesi che parlano di imperialismo diretto dal Partito del proletariato cinese, ma li ritengo per quello che sono: giochi di parole.

Qui mi permetto - essendo "del mestiere" - di dire che sono entrambe cacate micidiali, frutto di masturbazioni ideologiche, sia le giustificazioni alla Curatoli che le critiche feroci. Quanto la Cina ha fatto all'estero è nè più nè meno quello che l'estero ha fatto alla Cina (e fa ancora adesso): banalissimi scambi commerciali, investimenti di vario tipo, delocalizzazioni di parte della catena produttiva di alcune aziende. Sono le stesse precise identiche cose che fa la Corea del Nord in Guinea Equatoriale, che Cuba e Venezuela hanno fatto ognuna nel reciproco territorio, che l'URSS ha fatto con i Paesi satelliti. Ci sono due problemi fondamentali nel voler accusare la Cina di imperialismo rifacendosi alla teoria leninista:

1. L'imperialismo presuppone il dominio di una parte sull'altra e un monopolio (al massimo oligopolio di alcune fazioni della borghesia) delle risorse del Paese aggredito. Questo non solo non è successo, ma la Cina è stata la parte in gioco con i vantaggi comparati minori.
La forza-lavoro è una merce come le altre e si baratta negli scambi in cambio di altro: informazioni, tecnologie, infrastrutture, investimenti, etc.
Quello che semmai esiste è una partnership commerciale massiccia che lascia intatta la dominazione occidentale sui Paesi interessati.
L'AFRECON ed altri trattati multilaterali e multibilaterali non esistono per gioco: l'imperialismo in quei Paesi lo fanno i Paesi del patto atlantico, non la Cina. A meno che non si voglia considerare anche lo scambio (ineguale nei confronti della Cina) commerciale come imperialismo, ma quello allora è un aggiornamento teorico che va discusso in modo molto serio. Anche l'URSS staliniana effettuava scambi dello stesso tipo, seppur in misura diversa.
Come fa allora l'Africa a delocalizzare in Cina se la Cina delocalizza in Africa? Sono contraddizioni in seno al gioco imperialista, bene. Allora vuol dire che:
2. La Cina sarebbe al contempo vittima e carnefice, allo stesso tempo colonizzatrice e colonizzata: questo è perfettamente legittimo dentro una teoria di "gerarchie imperialiste", ma allora anche Corea del Nord e tutti gli altri Stati socialisti sono imperialisti. Non esistono scuse, giustificazioni o "sì, però", o tutti gli Stati socialisti sono imperialisti oppure nessuno lo è, nello scenario attuale. Tutti questi Stati possiedono tutte le caratteristiche dei Paesi imperialisti. Quindi, sono o non sono tutti imperialisti?

Chiarito questo punto, sorge una nuova domanda: ma allora il socialismo può realizzarsi solo negli anelli deboli dell'imperialismo oppure no? Assumendo che la Cina sia imperialista (non lo è, a meno di concezioni fantozziane della geopolitica in stile LIMES Rivista di Geopolitica, ma facciamo finta che lo sia): se l'imperialismo è la fase suprema del capitalismo, allora l'avanguardia dei lavoratori può prendere il potere in una società già pienamente sviluppata oppure no?

Temo che il discorso sulla Cina e il mondo estero sia parecchio complesso e l'atteggiamento di alcuni compagni italiani che vorrebbero vedere un Paese che sta là, buono buono a farsi i fatti suoi, mi fa capire che sottovalutano le enormi difficoltà del progetto socialista cinese nel 2021.


CITAZIONE
La borghesia si forma anche entro imprese socializzate se i rimasugli dei rapporti di produzione capitalistici non vengono continuamente smantellati, permettendo così a dirigenti etc(contrapposti - per via dei rimasugli stessi - al resto dei lavoratori) di acquisire vantaggi in termine di forza. Però concedimi una domanda di modo che potremo chiarirci una volta per tutte: il capitalismo per te è circoscritto alla sola proprietà privata formale? Per intenderci: al fatto che Pippo sia proprietario effettivo?

Voglio capire meglio questo punto della tua posizione, anche per evitare magari di contestare tesi non tue.

Assolutamente no, il capitalismo esiste anche di Stato! E che é Ruhan :D



CITAZIONE
In tutte queste forme, quale classe detiene la predominanza? In che misura la socializzazione è davvero possesso/gestione effettivo/a dei mezzi produttivi da parte del proletariato e non semplice socializzazione nominale(mi riferisco al primo punto 2)?
Lo chiedo per chiarire.

Nelle cooperative e nei soviet locali (affatto "nominali") il proletariato. Senza ombra di dubbio.
Nelle aziende private la borghesia.
Nel resto? Non lo so. Bisogna prima risolvere le questioni poste sopra, e temo di non essere abbastanza preparato per farlo.





Bene, mi permetto adesso di spiegare alcune cose sulla situazione attuale attorno al PCC ed altri partiti. Potete trovare qualcosa in più qua:
https://cpim.org/sites/default/files/marxi...heng%20Enfu.pdf
Riassumerò brevemente quanto riportato ma ti consiglio caldamente di leggere il documento intero per motivi di mancanza di tempo mio.

Come ben sapete il partito non è monolitico e specifiche correnti sono state "concentrate" in partiti minori legali.
Cheng Enfu, in un articolo riportato dal CPI-M indiano, riporta le seguenti correnti politiche attualmente presenti in Cina (non nel PCC, in Cina in generale). Queste sono le correnti di minoranza:
1) Neoliberalismo
2) Socialdemocrazia
3) "New Leftism"
4) Revival confuciano
5) Marxismo eclettico: questa è un'aberrazione che in sostanza riconosce la validità del materialismo dialettico come mezzo per l'analisi del mondo migliore possibile, ma ad uso e consumo della borghesia del partito; in alternativa, si fa ricorso al marxismo analitico in campo economico (ottimo) e del freudomarxismo in campo sociale (orribile)
6) Maoismo, che costituisce la maggioranza della minoranza del PCC.

A queste si aggiunge una settima corrente, di maggioranza:
7) "marxismo innovativo": a questa corrente appartiene Xi Jinping e la maggioranza del PCC. La loro principale accusa nei confronti dei critici è quella di volere un "socialismo martire", una "rivoluzione dei santi", di un popolo che si immola con una visione messianica del socialismo.
Fondamentale per questa corrente è il lavoro ideologico e lo studio delle opere del marxismo-leninismo-maoismo, l'approccio materialista dialettico nei confronti della scienza, l'esaltazione delle figure di Stalin e Mao, il recupero del ruolo di punta che il PCUS aveva durante il Comintern. L'avanguardia dei lavoratori deve per loro dirigere lo sviluppo economico del Paese ed effettuare progressive transizioni da corporations di stato a soviet attraverso terze vie a produzione socialista e consumo individuale (fase che deve esplicitamente durare massimo pochi anni a causa degli enormi debiti che genera).
Affinchè il Paese socialista sia un modello per tutto il mondo, secondo loro deve anche essere il più potente in tutti i settori, pur non scadendo nelle politiche di potenza.
A parole tutto molto bello, nei fatti non mancano le contraddizioni. Quello che bisogna capire è che la linea di Jinping non le giustifica affatto (come invece facevano i porci di Hu Jintao e Jiang Zemin): più di una volta Jinping ha ribadito che la Cina, pur volendo renderla un modello, non deve essere un "metodo standard" e che ogni contesto è differente e dunque le vie per arrivare al socialismo differiranno in base a queste differenze.

Di queste correnti, la numero 1, 2, 4 e 5 sono state il bersaglio delle purghe di Xi Jinping. Il 70% del congresso cinese è stato sostituito da esponenti delle altre linee. Questa categorizzazione è fondamentale per capire anche chi è la borghesia e chi il proletariato dentro il partito.

Lao Xie divide la maggioranza e l'opposizione nel congresso nei seguenti modi:
-la maggioranza è composta dal New Leftism, dai Xijinpingisti e dai Maoisti (l'attuale comitato centrale è un gigantesco compromesso fra loro e i socialdemocratici); di questi, il New Leftism è la componente più strettamente borghese (professori universitari, economisti, grandi imprenditori - paradossalmente la maggior parte di loro è più simile alle posizioni brezneviane che non a quelle liberali);
nella maggioranza si delineano due linee: riformisti (ossia coloro che pensano sia possibile tornare al socialismo reale "invertendo" il processo di riforme) e rivoluzionari (gruppi maoisti il cui lavoro consiste principalmente nell'agitazione delle masse, nell'attività armata contro le borghesie locali ecc.). Questo bisogna capire: i gruppi rivoluzionari maoisti, vuoi per opportunismo, vuoi per altro, pur essendo critici nei suoi confronti, fanno parte della maggioranza di Xi Jinping.
Della maggioranza fanno parte soprattutto professori, lavoratori, cooperative dei contadini, etc.
Il nodo principale della maggioranza - che ne divide le componenti - è quello che ho sollevato poco fa: capitalismo e socialismo stanno nella stessa contrapposizione in cui stanno borghesia e proletariato sempre? Su questo bisogna lavorare.
-la minoranza è composta dalle altre correnti; di queste, due sono quelle che vogliono distruggere lo stato di cose e restaurare il capitalismo: liberali e confuciani. I confuciani sono prevalentemente concentrati nelle campagne (i "rigurgiti reazionari" di cui vi parlavo).

A me, se posso esprimere una banalissima impressione vuota e uno sfogo, Xi Jinping piace. L'inversione di rotta della linea politica è un segnale positivo e la crescente polarizzazione del mondo spingerà tutti a prendere una posizione.
Jinping peraltro pare ben disposto a finanziare gruppi rivoluzionari come mi pare sia già successo con le Filippine. Un appoggio opportunistico alla Cina non è necessariamente inutile, specie negli anni che vengono. Qualcuno le armi le dovrà pur fornire e un aiuto militare non guasta mai.
Credo che i "comunisti italiani" (a cominciare dal FGC) stiano prendendo delle cantonate assurde quando scrivono che "per colpa della Cina il Laos e il Vietnam stanno restaurando il capitalismo", quando è semmai il Vietnam il vero problema del sud est asiatico. E' molto facile accusare la Cina come fanno i Mustillo Boys, perché il Vietnam è ancora "il poveretto", "il Paese sfigato costretto dagli USA ad assumere posizioni opportuniste contro la Cina", quella visione insopportabile del "socialismo martire" che ignora completamente il fatto che il Vietnam sia alleato USA da 40 anni e che non abbia mai perso occasione per dare enormi poteri a imprenditori, start-up e borghesie varie. Ora con Xi Jinping le relazioni con il partito comunista del vietnam si stanno normalizzando, ma rimane un Paese coinvolto nel contenimento anti-cinese, filo-americano, atlantista. Il Vietnam è la Yugoslavia dell'Asia, come si fa a schierarsi dalla sua parte, quasi provando pena (il Laos è volutamente filo-cinese, mica lo hanno costretto).
Tutti i Paesi attualmente (formalmente) socialisti tranne il Vietnam sono schierati con la Cina. Stiamo a vedere cosa succederà in futuro.
E' presto per dire se veramente entro il 2049 sarà tornato uno Stato socialista al 100%, ma prendere una posizione opportunista, nel frattempo, può esserci davvero d'aiuto. Lo dico ignorando completamente le schifezze che stanno combinando in Italia fronti e culi comunisti :D
Ma perché siamo messi così male in Italia?

Finito lo sfogo, avete letto per caso i libri di Marx21 sulla Cina? Non ho ancora letto, ma potrei acquistarli se sono interessanti.

CITAZIONE
ne saremo ben felici.

Chiedete pure :)


Come posso mettere a disposizione alcuni libri che ho acquistato? Avete una mail a cui posso mandarli?
Avrei molte cose da scrivere e ora che mi sono arrivati alcuni libri si possono anche postare degli estratti.
 
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610 replies since 3/10/2009, 09:10   16861 views
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