Comunismo - Scintilla Rossa

quanto incassa la chiesa cattolica dallo stato italiano

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view post Posted on 21/8/2009, 11:47

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Ecco come e perché la Chiesa incassa ogni anno una intera manovra finanziaria dello Stato italiano.

Anche il nuovo papa insiste nel tentativo di mettere il cappello sulla Costituzione europea e lancia periodicamente accorati appelli sulle “radici cristiane dell’Europa”, radici che a volte diventano “ebraico cristiane” per accattivarsi l’appoggio di chi ieri era demonizzato e oggi è corteggiato perché più potente di prima. Ma la Comunità europea, ingrata, risponde diffidando lo Stato italiano dal continuare a regalare privilegi economici e fiscali alla Chiesa del papa. Grazie all’Europa scopriamo che in Italia la Chiesa è leader in ben quattro settori economici: immobiliare, turismo, sanità ed educazione privata.
C’è di che allibire. Eppure da Oltretevere rispondono, come al solito piangendo miseria, accusando l’esistenza di un “complotto contro la Chiesa” e continuando a dichiarare che i soldi incamerati servono per opere di carità. Ma come stanno le cose? E le casse vaticane come stanno? Quanto incamerano all’anno dallo Stato italiano, tra sgravi fiscali, cioè soldi ai quali il nostro Stato rinuncia a favore del Vaticano, e soldi regalati direttamente alla “santa sede” e dintorni?

Come vedremo, la cifra totale è valutata - per esempio dal matematico Piergiorgio Odifreddi - in non meno di 11 miliardi di euro, pari ad oltre 20 mila miliardi annui di vecchie lire. Come sappiamo, ogni anno il nostro governo per salvare il bilancio statale dalla bancarotta impone una manovra finanziaria, cioè nuove tasse, per cifre dello stesso ordine di grandezza di quelle intascate dal Vaticano. Detto in altre parole: SE LA CHIESA PAGASSE LE TASSE GLI ITALIANI POTREBBERO PAGARNE MENO. I cattolici si riempiono la bocca e si stracciano le vesti in nome della “difesa della famiglia”, ma tanto strepito di fatto nasconde una realtà deprecabile: la Chiesa cattolica campa a sbafo proprio delle famiglie! Una parte consistente delle tasse di tutti noi, padri e madri di famiglia comprese, e non solo l’8 per mille volontario della dichiarazione dei redditi, finisce infatti in Vaticano. Come si è arrivati a tanto? Partiamo dall’inizio.

Come è noto, fatta l’unità d’Italia sfrattando i Borboni e il papa dai rispettivi Stati, la Chiesa rifiutò di riconoscerla e anzi proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica nazionale. Per superare questo ostracismo il governo italiano firmò nel 1871 la Legge delle Guarentigie, che riconosceva alla Chiesa il possesso dei palazzi del Vaticano e del Laterano e la residenza estiva di Castel Gandolfo. La legge inoltre istituì una serie di privilegi materiali a favore del papa e del clero compresa una cifra annuale di 3.225.000 lire dell’epoca, pari a una decina di milioni di euro di oggi. Il papa però non la incassò mai, onde evitare il riconoscimento formale dell’unità italiana.

Solo l’11 febbraio 1929, spianando così la strada al fascismo, il Vaticano firmò con Mussolini i Patti lateranensi, che fruttarono alla Chiesa un Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato. Il Trattato riconobbe la sovranità della Chiesa e l’indipendenza dello Stato del Vaticano. La Convenzione economica elargì una ricompensa come risarcimento dei “danni ingenti” subiti con la “conquista” di Roma nel 1870. Venne così anche pagata l’intera cifra arretrata dei soldi della Legge delle guarentigie del 1871 non riscossi dal papa, cifra pari a 3.160.501.113 lire dell’epoca, pari a una decina di miliardi di euro odierni (ovvero 20.000 miliardi di lire prima dell’euro).

Venne anche stabilito, oltre al monopolio sui matrimoni e relativo rito, che lo Stato italiano avrebbe pagato lo stipendio, detto “la congrua”, a tutti i preti, che però non potevano far politica e, se nominati vescovi dal papa, dovevano avere il gradimento italiano e giurare fedeltà al regime. Fu così che Pio XI, imbottito di quattrini e privilegi, il 14 febbraio 1929 definì raggiante Mussolini “l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare”. Qualcosa di simile accadrà in seguito con un altro uomo della Provvidenza in Germania, un certo Adolfo Hitler. Le conseguenze, non solo italiane e tedesche, sono tragicamente note.

Craxi nel 1983 ha purtroppo rinnovato il Concordato, dopo sette tentativi andati a vuoto tra il ’67 e l’83, togliendo il divieto ai preti di fare politica e il giuramento di fedeltà dei vescovi allo Stato italiano. Il matrimonio è stato svincolato solo in parte dalla tutela ecclesiastica. La “congrua” mensile per i preti è stata sostituita con il finanziamento volontario dell’8 per mille sul gettito totale delle tasse da noi pagate con l’Irpef, novità che comporta per il Vaticano l’incasso di un miliardo di euro l’anno.

Nuovi privilegi sono stati regalati dal governo nelle mani di Berlusconi. Il Cavaliere nel 2003 ha creato un organico di 15.507 posti di insegnanti di religione (di fatto solo cattolica), fatti diventare in massa di ruolo scavalcando anche i diritti pregressi degli insegnati delle altre materie, ben più importanti per il progresso del Paese. Da notare che gli insegnanti di religione li nomina, e li può licenziare!, il vescovo locale e non il ministero della Pubblica istruzione.

Contrariamente a quanto sostiene la Chiesa per accattivarsi il pubblico, solo il 20% dell’8 per mille regalato volontariamente con l’Irpef viene speso in opere di carità. Per il resto, il 34% va per il sostentamento del clero e ben il 46% alle non meglio specificate “esigenze di culto”.

Da notare che la Chiesa incassa quasi tutto, per l’esattezza nel 2006 l’89,16 %, l’8 per mille che arriva dall’Irpef, nonostante solo un terzo dei contribuenti scelga di devolverlo allo Stato, alla Chiesa o ad altre religioni (da notare che le organizzazioni umanitarie o scientifiche hanno fatto la loro ignorata comparsa solo negli ultimissimi tempi). La legge infatti grazie all’articolo 37 è truffaldina: assegna alla maggioranza della minoranza che devolve l’8 per mille il potere di stabilire di fatto a chi dare il resto del ricco gruzzolo che il contribuente non indica a chi versare. E poiché la maggioranza (nel 2006 il 35,24%) di questa minoranza assegna l’obolo alla Chiesa, questa diventa l’asso piglia tutto: piglia cioè l’89,16%, pari a un miliardo di euro l’anno. Da notare che soli i valdesi, che ricevono appena l’1,30 della torta Irpef, presentano un rendiconto molto particolareggiato e danno tutto in opere assistenziali. La comunità ebraica riceve lo 0,39 %, i luterano lo 0,27 e via con gli altri spiccioli per gli altri questuanti.

Altri mille miliardi di lire li sborsa direttamente lo Stato con contributi tra i più disparati: nel 2004 ad esempio dai 470 milioni per stipendi agli insegnanti di religione ai 258 per le scuole cattoliche, 25 milioni per l’acqua consumata dal Vaticano (!), 20 milioni per una Università dell’Opus Dei e altri 44 per le cinque Università cattoliche, ecc., ecc. Più la gran parte del miliardo e mezzo di euro per la sanità privata, quasi tutta in mano a istituzioni cattoliche (specie nella Lombardia governata dal ciellino Roberto Formigoni).

Arriviamo così ogni anno ad almeno 3 mila miliardi di euro, ovvero 6 mila miliardi di vecchie lire, all’ombra del Cupolone, cioè della basilica di S. Pietro. Non so se nel conto abbiano calcolato anche i “rimborsi” del 10 % del costo della carta per la miriade di giornali, giornaletti e bollettini di riffa o di raffa facenti capo al mondo cattolico, giornali che prontamente si schierano con il papa e i vescovi quando criticano o attaccano la nostra vita politica.

Altri 6 miliardi di euro la Chiesa se li tiene grazie alla rinuncia dello Stato italiano a riscuotere le tasse in molte, troppe occasioni. Per lo stesso motivo i Comuni italiani perdono circa 2 miliardi e 250 milioni di euro l’anno. Arriviamo così al totale pazzesco di oltre 10 miliardi di euro, ovvero oltre 20 mila miliardi di lire! Una intera manovra finanziaria di proporzioni niente affatto trascurabili che dalle nostre tasche, cioè anche dalle tasche delle famose famiglie che la Chiesa dice di voler proteggere, finiscono ogni anno direttamente nelle sue casse.

Ogni dieci anni, si arriva a oltre 100 miliardi di euro, pari ad oltre 200 mila miliardi di lire… No comment. Mi limito a dire che questa Chiesa, così bene ingrassata con i nostri soldi regalati dal nostro Stato, è la stessa che poi accusa questo stesso Stato di sperpero delle nostre tasse per parassitismo e privilegio dei partiti, strizzando l’occhiolino alla proposta di sciopero fiscale lanciata da Umberto Bossi. Ed è la stessa Chiesa che, da noi pagata, attacca sempre più a testa bassa la laicità delle nostre istituzioni e quindi le basi della nostra libertà e coesistenza sociale. Insomma, siamo di fronte a quanto di più assurdo e imbarazzante, se non vergognoso, si possa immaginare.

Vi consiglio la lettura di un articolo di Luca Iezzi sul quotidiano "Repubblica" e uno di Pierluigi Franz su "La Stampa". Per facilitarvi le cose ve li riporto qui in basso.

LUCA IEZZI - L’Europa sospetta che l’Italia abbia un occhio di riguardo per “l’azienda Chiesa” e le conceda un regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti laici. La commissione Ue non mette in dubbio le prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del Vaticano. Il problema nasce per le attività economiche collegate a quella pastorale e in almeno quattro i settori la Chiesa è leader nazionale: immobiliare, turismo, sanità ed educazione privata. Visti gli sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell’aiuto di Stato assume consistenza.

Ici - Tutto nasce dall’immenso patrimonio immobiliare: impossibile definirlo con certezza, le stime dicono 100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di valore. Riducendo l’analisi a realtà più piccole, ma rappresentative, come Roma, l’elenco è impressionante: 550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole, 200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18 ospedali.

Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva dell’Ici esentava i luoghi di culto e le loro pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi, sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università).

Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che se in un fabbricato si svolgeva un’attività commerciale doveva pagare l’imposta. Il governo Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e un primo interesse dell’Ue). Ora la legge colpisce solo locali utilizzati “esclusivamente” per attività commerciali.

Una formulazione che lascia molto spazio al proprietario che autocertifica l’uso ai fini dell’Ici. La nuova formula secondo l’Ares fa perdere ai comuni 2,2 miliardi di euro. “Per Roma è meno di 20 milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso per caso, i contenziosi non sono molti e con questo tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise”. Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri spiega: “La normativa non aiuta ad evitare i contenziosi, ci sono casi di uso “promiscuo” commerciale e no-profit in cui l’attività a scopo di lucro è evidentemente preponderante”.

Ires - Conventi, palazzi e condomini sono diventati sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se l’attività è svolta da enti di assistenza e beneficenza l’Ires scende del 50% (esenzione totale se il reddito è generato da un immobile di proprietà diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera nel turismo. E anche in questo caso Roma si è trasformata l’epicentro di un impero: il turismo religioso genera un fatturato di 5 miliardi l’anno con 40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore gestiscono 250 mila posti letto.

L’attività è considerata meritoria tanto che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli itinerari della fede. Con un ulteriore facilitazione: le organizzazioni no-profit collegate a entità religiose mantengono la qualifica a vita senza dover ogni anno presentare bilanci certificati e senza correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la qualifica per inadempimenti formali o sostanziali (come appunto la generazione di profitti).

Irap - Infine sul fronte del costo del personale le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini dell’Irap, ma per ognuno di loro le associazioni possono dedurre una quota nella determinazione del reddito d’impresa.

PIERLUIGI FRANZ - La «patata bollente» dell’esenzione Ici sugli immobili della Chiesa e degli enti ecclesiastici destinati in Italia ad attività commerciali remunerate (alberghi, pensionati, ostelli, centri vacanze, ristoranti, negozi, uffici, banche, cinema, cliniche, università, ecc.), cioè non direttamente legati al culto, denunciato dal sottosegretario all’Economia Paolo Cento (Verdi), è un classico «pasticcio all’italiana» per colpa di un avverbio maldestramente inserito nella legge. In ballo ci sono imposte sugli immobili per circa 700 milioni di euro (secondo l’Anci) o addirittura per circa 1 miliardo (secondo stime vaticane). Il mancato introito crea un buco nelle casse dei Comuni e, in parte, dello Stato.
Ora l’Italia rischia di essere sanzionata dall’Unione Europea per violazione della concorrenza. Difatti, per vanificare gli effetti di una clamorosa sentenza emessa nel 2004 dalla Cassazione che aveva dato torto alla Chiesa costringendola anche a pagare 5 anni di arretrati, il 2 dicembre 2005, ricorrendo al voto di fiducia, il governo Berlusconi, come chiedeva la Cei (Conferenza episcopale italiana), esenta dall’Ici le attività commerciali svolte da confessioni religiose e onlus. A parole il governo Prodi si prefigge di cancellare subito la riforma, ripristinando il pagamento dell’Ici sugli immobili degli enti ecclesiastici destinati allo svolgimento di attività commerciali. Ma l’art. 39 del decreto legge Bersani, scritto in perfetto «burocratese», lascia di fatto in vigore l’esenzione.

Tutto ruota attorno all’avverbio «esclusivamente», che trae in inganno persino il senatore Natale Ripamonti (Verdi), relatore di maggioranza. Nel suo documento presentato in Senato nel luglio 2006 afferma che «l’art. 39 ripristina il pagamento dell’Ici per gli enti ecclesiastici e le Onlus relativamente agli immobili in cui vengono svolte attività esclusivamente commerciali. La stima prudenziale è di 100 milioni di Euro».

Poi, però, Ripamonti si accorge che nella frase c’è qualcosa che non va e che occorre cancellare l’avverbio «esclusivamente». Presenta quindi un emendamento, altrimenti sarebbe rimasto tutto invariato. In pratica, per aggirare la nuova legge Bersani bastava che presso l’immobile in cui ha sede un’attività commerciale gestita della Chiesa vi fosse un luogo di culto cattolico per far sì che tale attività commerciale fosse interamente esentata dal pagamento dell’Ici. L’emendamento Ripamonti e quello di altri senatori finisce però nel cestino per il voto di fiducia a Palazzo Madama.
Successivamente torna alla carica il deputato della Rosa nel Pugno Maurizio Turco; ma il 18 novembre scorso una sua proposta viene bocciata a larghissima maggioranza (435 no e appena 29 sì). L’esponente della Rosa nel Pugno ricorda che l’Unione Europea nei mesi scorsi aveva indotto la Spagna ad adeguare il regime Iva che favoriva la Chiesa cattolica, e che la Corte di Giustizia Europea prevede che gli aiuti di Stato si applicano ad ogni soggetto che eserciti un’attività commerciale, senza privilegi per alcuno, vigendo il divieto di concorrenza sleale. Il verdetto di Bruxelles è atteso per fine anno.

Anche se non esiste un censimento preciso si può affermare che una parte significativa dei beni immobili di Roma è in mano alla Chiesa e ad enti ecclesiastici. Nella capitale gli istituti religiosi che non pagano l’Ici in base al Concordato ed alle successive leggi in vigore causano al Comune di Roma un mancato introito di circa 20 milioni di euro l’anno. Gran parte del Centro storico di Roma appartiene al Vaticano, compresi beni extraterritoriali: molti collegi e case generalizie, abitati ora da pochi religiosi, sono stati trasformati in alberghi a 4 stelle, residence e pensionati di lusso.
Dare un valore commerciale a questo «impero» è praticamente impossibile. Ci si può trovare indifferentemente di fronte a ettari di terreno edificabile o al palazzetto storico pronto alla ristrutturazione. Nel 2003 su circa 100 mila immobili appartenenti in Italia alla Chiesa e ad enti ecclesiastici si contavano nel campo dell’istruzione 8.784 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 universitarie o parauniversitarie, 5 grandi università oltre a 2.300 musei e biblioteche.

Poi 4.712 centri di assistenza medica, suddivisi in 1.853 ospedali e case di cura, 10 grandi ospedali, nonché 111 ospedali di media dimensione, 1.669 centri di «difesa della vita e della famiglia», 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere. Il tutto per un valore globale di alcune centinaia di miliardi di euro. Infine, 118 sedi vescovili, 12.314 parrocchie, quasi altrettanti oratori, 360 case generalizie di ordini religiosi, un migliaio di conventi maschili o femminili e 504 seminari. Oltre agli attuali benefici fiscali sull’Ici, la Chiesa beneficia di circa 930 milioni di euro l’anno grazie all’8 per mille (dal 2007 c’è anche la novità dell’ulteriore 5 per mille).
Vanno poi aggiunte le donazioni liberali dei contribuenti a favore della Chiesa, detraibili dalle denunce dei redditi fino a circa 1000 euro, nonché l’esenzione totale sui lasciti testamentari di beni mobili ed immobili da parte dei fedeli. In base ai Patti Lateranensi sono esenti da Irpef gli stipendi dei dipendenti della Santa Sede e le loro pensioni. Per la Chiesa sono poi previsti sconti sull’imposta Ires, nonché esenzioni Iva sul gas metano e anche sulla fornitura dell’acqua, tanto che è ancora aperto un contenzioso di circa 30 milioni di euro con l’Acea.

nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/

di Pino Nicotri, giornalista dell'Espresso
 
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view post Posted on 15/10/2009, 14:22

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NOVE MILIARDI DI EURO
RISPARMIAMOLI SUBITO!



BASTA UNA FIRMA!



Questa lettera è rivolta anche a tutti i cittadini al fine di incoraggiarli e stimolarli affinché diventino veri Cittadini della Repubblica Italiana e non sudditi servi genuflessi alla Pontificia Italia Papalina.

Lettera aperta a:

Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale
00187 Roma


Silvio Berlusconi
Presidente Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370
00186 Roma


Illustri Signori Presidenti,

confidando nella lungimiranza e nell’obiettività delle EE. VV., questa lettera aperta è stata scritta da esperti nel settore economico e legale aderenti al movimento internazionale di libero pensiero “Axteismo”, allo scopo d’informare il Cittadino Italiano sulla realtà dei fatti riguardo argomenti, evidentemente, noti a pochi ovvero noti, ma in maniera molto poco precisa.

Nel delicato e difficile momento in cui si trova il Paese e i Cittadini e davanti alla terribile congiuntura prevista per tutto il 2009 e oltre, riteniamo sia necessario intervenire subito con misure straordinarie e drastiche. Non ci stiamo riferendo a ulteriori tagli delle spese o a nuove tasse, perché ormai la coperta è fin troppo corta. Nemmeno stiamo pensando a lotte all’evasione fiscale o di gestione degli sprechi, perché forniscono risultati in tempi troppo lunghi.

Ci stiamo riferendo a quelle agevolazioni concesse e stipulate illo tempore nel Concordato fra lo Stato Italiano e lo Stato del Vaticano nel 1984. Quegli accordi hanno consentito alla Chiesa Cattolica, nella fattispecie allo Stato del Vaticano, di ottenere, sin dal 1984, una imponente quantità di denaro pubblico di tutti i Cittadini italiani, agevolazioni spropositate ed esenzioni dalle tasse italiane, mancati contributi, togliendo così enormi risorse monetarie al Popolo Italiano che, per il solo 2008, sono valutabili attorno a:


NOVE MILIARDI DI EURO!



A questa cifra di NOVE MILIARDI DI EURO si arriva sommando l’Ottopermille, più le esenzioni da ICI (quando era prevista), IRAP, IRES, mancate tasse su tutte le donazioni a diocesi, mancati gettiti, esenzioni sul business dei pellegrinaggi (40 milioni di pellegrini ogni anno) esenzioni sul business ricettivo alberghiero ecclesiastico, depositi e trasferimenti monetari di probabili evasori italiani presso la banca del Vaticano IOR, fondi donati dallo Stato Italiano per gli insegnanti di religione e così via. Tutto questo peraltro in barba ai regolamenti dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato. Lo Stato del Vaticano è uno Stato estero, ma stranamente può operare a suo piacimento su tutto il territorio italiano, come fosse a casa propria e agisce ed opera anche sollecitando e imponendo certe leggi al Parlamento italiano. Tutto questo grazie al Concordato in essere tra Stato Italiano e Stato del Vaticano.

Questa situazione inaccettabile è ingiusta nei confronti dei Cittadini italiani, i cui interessi dovrebbero avere la priorità, essendo il Popolo l’unico Sovrano della Repubblica Italiana.

Non è giusto che i poveri pensionati, troppo spesso abbandonati a se stessi, le famiglie indigenti e di medio livello, i disoccupati, i lavoratori precari, i giovani, debbano fare enormi sacrifici, non poter arrivare alla metà del mese, o non poter pagare i mutui, quando enormi risorse e montagne di soldi vanno a chi è già enormemente ricco come lo Stato del Vaticano.

È dinanzi agli occhi di tutti che la evidente mancata capacità dei governi nella gestione di passaggio LIRA-EURO, dei prezzi sul mercato abbiano peggiorato di molto la qualità di vita degli italiani. La mancata capacità di controllo da parte della Banca d’Italia e della Consob sulle azioni delle banche hanno permesso la diffusione dei titoli-spazzatura: i mutui e i costi insostenibili hanno fatto il resto. La recente dilagante crisi speculativa mondiale del 2008 ha impoverito i cittadini e scoraggiato gli investimenti. In ultimo, e forse la più grande delle catastrofi, sono le conseguenze dovute al “SIGNORAGGIO”, che hanno costretto tutti quanti al perenne indebitamento senza soluzione, creando una sorta di “moderna schiavitù”.

Signori Presidenti, alla luce di questa grave situazione, riteniamo sia ormai indispensabile abrogare con la massima urgenza il Concordato che fu stipulato tra lo Stato Italiano e lo Stato del Vaticano e cancellare ogni agevolazione e privilegio ad esso correlata - ed ecco che, come per magia,

NOVE MILIARDI DI EURO CHE OGNI ANNO



lo Stato del Vaticano ottiene dallo Stato Italiano, grazie al Concordato, tornerebbero a beneficio dei servizi sociali dei Cittadini italiani, specialmente quelli bisognosi, rispettando così anche le regole UE. Siamo sicuri che Joseph Ratzinger, capo dello Stato del Vaticano, il quale predica la carità, l’accoglienza, l’umiltà, l’aiuto ai bisognosi, certamente capirà le necessità degli italiani e che i tempi sono cambiati per tutti e non se ne avrà a male, ma sarà ben contento di non incassare più i

NOVE MILIARDI DI EURO ANNUI



dallo Stato Italiano. NOVE MILIARDI DI EURO rappresenta 1/4 della legge finanziaria. Dal 1984 ad oggi allo Stato del Vaticano abbiamo regalato la stratosferica cifra di oltre DUECENTODICIOTTO MILIARDI DI EURO. Con la somma di denaro pubblico di


DUECENTODICIOTTO MILIARDI DI EURO



da poter spendere tutti noi cittadini avremmo ora ospedali modernissimi e funzionanti, abitazioni per tutti in abbondanza, scuole pubbliche, asili pubblici, case di riposo accoglienti per anziani, assistenza gratuita ad anziani e a disabili, parchi pubblici accoglienti, università e ricerca scientifica molto competitive, strade sicure e tanto altro.

D’altronde lo Stato del Vaticano - solo in Italia nelle diocesi - possiede oltre 250.000 immobili e ricchezze per un valore stimato di oltre 95 (novantacinque) miliardi di euro, mentre molte famiglie italiane non hanno nemmeno una casa propria, altre non hanno nulla e, come sappiamo bene, le preghiere non danno un tetto, non pagano le bollette e tanto meno danno da mangiare.

Signori Presidenti che ci rappresentate, riteniamo che questa lettera sia da Voi recepita nel bene comune di tutti noi Italiani, auspicando che vengano davvero prese da Voi quelle misure economiche ormai indispensabili e pressanti per l’intera comunità italiana, decidendo cioè di cancellare il Concordato tra Stato Italiano e Stato del Vaticano.

Invitiamo tutti i Cittadini a manifestare la propria indignazione per il Concordato tra Stato Italiano e Stato del Vaticano inviando lettere di dissenso al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio nelle quali si chieda l’abrogazione del Concordato. Per il bene di tutti i Cittadini e il futuro dei nostri figli e nipoti è indispensabile che lo spreco di denaro pubblico, causato dal Concordato, cessi per sempre.

Distinti saluti.

Axteismo - Movimento Internazionale di Libero Pensiero

http://nochiesa.blogspot.com

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ViciousBaader
view post Posted on 15/10/2009, 19:30




Le religioni sono la rovina dell'umanità
 
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view post Posted on 15/10/2009, 23:41
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Abdullah Calahamed (EAU) Vladimir Sevchenko (Belarus)

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CITAZIONE (ViciousBaader @ 15/10/2009, 20:30)
Le religioni sono la rovina dell'umanità

neanche io ho letto tutto il topic :asd:
 
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fumino
view post Posted on 15/10/2009, 23:53




CITAZIONE (Kalashnikoba @ 16/10/2009, 00:41)
CITAZIONE (ViciousBaader @ 15/10/2009, 20:30)
Le religioni sono la rovina dell'umanità

neanche io ho letto tutto il topic :asd:

:lol: Kala sei un genio!
SPOILER (click to view)
manco io l'ho letto, ma qui ci sta un bel dio porco a prescindere
 
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Sakiemi
view post Posted on 16/10/2009, 12:59




CITAZIONE (Kalashnikoba @ 16/10/2009, 00:41)
CITAZIONE (ViciousBaader @ 15/10/2009, 20:30)
Le religioni sono la rovina dell'umanità

neanche io ho letto tutto il topic :asd:

ahahahahahahahahahah
 
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view post Posted on 3/11/2016, 14:11

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i restauri se li paghino loro


Pubblicato il 01/11/2016 di pennatagliente

Chi scrive è da sempre contrario, in quanto si tratta – come sostenuto in origine dal compagno Karl Marx, nella sua celebre opera “Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico” – di ‘oppio dei popoli’, a qualunque tipo di religione si intenda professare sul territorio italiano.

Detto questo, oltre a non sopportare la catechizzazione delle masse da parte di un’entità che non ha ragione di esistere, va da sé che il medesimo ragionamento – condivisibile o meno che sia – debba sostenerlo a riguardo dell’esistenza degli edifici di culto: spesso molto belli e ricchi, ma del tutto inutili.

Se questo mio concetto risulta (lo ammetto) opinabile, mi pare invece che non sia discutibile un altro aspetto di questa mia esposizione, che vado subito ad illustrare: in questo nostro Paese abbiamo decine – o forse centinaia – di migliaia di costruzioni dedicate alle religioni più disparate, ma la parte del leone la fanno le chiese cristiane cattoliche apostoliche romane.

Ebbene, questi edifici – in forza dei Patti Lateranensi, siglati nel 1929 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri, il Puzzone, e dal segretario di stato vaticano, cardinale Pietro Gasparri, e successivamente rivisti, nel 1984, dai loro omologhi Benedetto Craxi detto Bettino e Agostino Casaroli – sono considerati enclavi extraterritoriali: in sostanza, al loro interno vale la legge che vige nella piazzetta pomposamente chiamata Città del Vaticano.

Se questa è la realtà – che, tra le altre cose, vieta all’autorità italiana di perseguire una persona che si rifugia in chiesa, salvo che non ricorra ad una rogatoria internazionale – mi domando perché, qualora gli edifici in questione abbiano bisogno di manutenzione, debba essere lo Stato italiano (quindi tutti i contribuenti, siano essi credenti o meno) ad occuparsi della spesa occorrente.

Non si può certo dire che la piazzetta sopra richiamata soffra di problemi economici: basta andare a visitare, naturalmente a pagamento, il tesoro custodito nei sotterranei della basilica di San Pietro per capire quale immensa ricchezza possieda questa istituzione; tutto questo senza tirare in ballo l’Istituto per le Opere Religiose – il famigerato Ior, la banca vaticana – il cui ammontare di depositi non si riesce nemmeno ad immaginare.

Qui sotto, per concludere, riporto un interessante articolo del Brigante – pagina a cura del Partito Comunista Italiano su una nota rete sociale – che contiene le cifre annuali del latrocinio clericale ai danni dello Stato italiano.

QUANTO CI COSTA IL VATICANO OGNI ANNO ?
I Patti Lateranensi erano e sono costituiti tutt’ora da due distinti accordi firmati da Benito Mussolini e il Cardinale Gasparri l’11 Febbraio del 1929: il “Trattato” che riconosce la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato Vaticano; e il “Concordato” che definiva le responsabilità civili, religiose e finanziarie fra i due Stati. In seguito fu emessa una legge, che oggi ritroviamo nell’articolo 7 della Costituzione Italiana e che dice esplicitamente:
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
Ciò significa che lo Stato Italiano non può rinunciare in nessun caso i Patti Lateranensi, qualora ve ne sia necessità, se non cambiando il Trattato e stringendo un nuovo accordo con il Vaticano stesso. Il Concordato prevedeva inoltre che la Chiesa, quindi lo Stato del Vaticano, fosse esente dalle tasse statali e che venisse restituito come risarcimento 1 miliardo e 700 milioni di lire per i precedenti danni causati dal potere temporale, cioè dallo Stato. Analizziamo quali sono oggi le proprietà in mano alla Chiesa, così da individuare quanto denaro trattiene a scapito dello Stato Italiano:
8.779 scuole, tra cui asili, elementari, medie, superiori, università e musei; 4.712 centri di assistenza medica; 118 sedi vescovili; 12.314 parrocchie; 12.000 oratori; 360 case generalizie di ordini religiosi; 504 seminari; 1.000 conventi maschili o femminili.
milioni espressi in euro ).

Questi invece quanto ci costa il concordato in termini economici:
650 milioni per stipendiare gli oltre 22mila insegnanti di religione;
260 milioni per finanziare le suole e le università cattoliche;
25 milioni per la fornitura del servizio idrico alla Città del Vaticano;
18 milioni per i buoni scuola da dare a studenti delle scuole cattoliche;
9 milioni per la sicurezza dei dipendenti vaticani e le loro famiglie;
8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari;
7 milioni per il fondo di previdenza del clero;
11 milioni per la costruzione di edifici di culto e la loro ristrutturazione.

Vanno aggiunti i circa 6 miliardi di euro riguardanti i vantaggi fiscali di cui la Chiesa beneficia, quindi Ici, Iva e tutte le altre imposte statali quali un cittadino italiano deve pagare. E considerando che circa il 23% degli immobili sul territorio italiano sono di proprietà del Vaticano, provate ad immaginare su che cifre ci aggiriamo, inoltre vanno aggiunto l’oltre 1 miliardo di euro annui che proviene dal’8 per mille alla Chiesa Cattolica e siamo quindi arrivati a circa 9 miliardi di euro. Denaro tolto alle casse dello Stato Italiano e ai suoi cittadini.
 
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view post Posted on 5/12/2016, 17:03

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via renzi e anche l’ignobile ministro pinotti, servetta
dei generali che riempie di soldi i cappellani militari

(da proletari comunisti)
Pubblicato il 05/12/2016 di pennatagliente
Nove milioni di euro di soldi pubblici. Ecco gli stipendi dei cappellani militari, pagati dallo Stato

Anche nel 2017 dalle tasche dei contribuenti verranno prelevati 9.579.962 euro per il pagamento degli stipendi dei Cappellani militari: i sacerdoti con le stellette. A tanto, infatti, ammonta la spesa prevista dal “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017” per il pagamento degli stipendi dei 200 cappellani militari nonostante lo scorso 16 maggio che per effetto della riforma che dai primi mesi di quest’anno è allo studio di una apposita Commissione paritetica tra la Chiesa e lo Stato, annunciata nel marzo del 2015 a seguito delle pressioni mediatiche e delle pubbliche promesse per la rinuncia ai gradi da ufficiale delle forze armate e per quanto riguarda l’Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, al grado e allo stipendio da generale di corpo d’armata che ammonta a circa 147mila euro all’anno.


La tabella degli stipendi dei cappellani
tabella_2




Parlando della riforma allo studio della Commissione paritetica è stato proprio il vicario del capo dei cappellani militari, don Angelo Frigerio, in una intervista rilasciata lo scorso 25 maggio ai microfoni di Radio Vaticana, ad affermare che «Il tutto parte dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, permettendo un risparmio in tutti i settori, anche nel settore dell’assistenza spirituale alle Forze Armate, e questo risparmiando il più possibile e dove è possibile. Ad oggi il numero è progressivamente diminuito: siamo in 158. L’arcivescovo, sulla base di questa esperienza, ha fatto questo ragionamento: io posso scendere da un organico di circa 200 a 160, perché riesco a garantire l’assistenza spirituale agli uomini e alle donne delle Forze Armate. Di questi 42 sacerdoti cappellani militari, 12 sono dirigenti: questo vuol dire che la spesa non scenderà di un quinto, ma scenderà più di un terzo, perché lo stipendio lordo di un colonnello è quattro volte o tre volte quello di un tenente. Questa spesa, intorno ai 9 milioni di euro, scenderà a poco più di 5 milioni di euro, forse massimo 6 milioni di euro…
Quindi la spesa è quasi della metà. La proposta di Marcianò è questa: io rinuncio alla dirigenza di questa porzione di Forze Armate, tenendo il vertice dell’organizzazione e quindi: ordinario militare e vicario generale militare, 160 cappellani militari assimilati di rango da tenente a tenente colonnello; inoltre, un cappellano militare, con la nuova riforma, sarà assimilato al grado di tenente colonnello dopo 30 anni di servizio: 10 da tenente, 10 da capitano, 10 da maggiore; dopodiché diventa tenente colonnello. Ma naturalmente per “assimilazione”, non per identificazione.»
Nonostante le buone intenzioni anche per il 2017 le parole dell’altro prelato militare sono smentite dai numeri della legge di bilancio. Infatti, la tabella allegata, riferita alle spese dei singoli ministeri, riportano i seguenti numeri: la spesa prevista per il 2017 sarà di 9.579.962 euro e i preti con le stellette saranno ancora 200 di cui 9 dirigenti, 94 con trattamento superiore (generale o colonnello), 97 ufficiali.

14 novembre 2016

Dal Renzismo al Razzismo: Chicco Testa e il tweet
post-referendum contro Napoli, Bari e Cagliari



Da LegaAmbiente alle lobby del nucleare, da membro del CNEL a sostenitore agguerrito per la vittoria del SI qe quindi per la sua abolizione. Chicco Testa è stato sempre un personaggio molto poliedrico. Secondo molti era papabile ministro dello sviluppo da grande renziano quale era diventato.

La sua rabbia per la sconfitta del SI è stata talmente tanta che oggi ha deciso di dare libero sfogo razzista. Il tweet è questo:

immagine__1



http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-da...liari/82_18126/
 
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view post Posted on 9/1/2017, 20:40

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Chiesa, 2mila miliardi di immobili nel mondo



di Marzio Bartolini 15 febbraio 2013


Il suo patrimonio mondiale è fatto di quasi un milione di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro. Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti. Ha oltre 1,2 milioni di "dipendenti" e quasi un miliardo e duecento milioni di "cittadini".

Questo Paese immaginario dotato delle infrastrutture di un big dell'economia occidentale e della popolazione della Cina va sotto il nome di Chiesa... segue qui http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=Ab3cTeUH

e la gente muore di freddo perchè è senza un tetto!

Bravo papa Francesco
 
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view post Posted on 6/3/2017, 19:55

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