Comunismo - Scintilla Rossa

DOPO L'ARANCIONE, LA ROSA, LA VELLUTO... ECCO LA NUOVA RIVOLUZIONE COLORATA:VERDE-CIA-MUSSAVI

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mattia--
view post Posted on 7/7/2009, 18:48




DOPO L'ARANCIONE, LA ROSA, LA VELLUTO... ECCO LA NUOVA RIVOLUZIONE COLORATA:VERDE-CIA-MUSSAVI (con in platea tutto il cocuzzaro degli utili idioti)
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Già, la verità. Buffo come tutti continuano a cercarla, ma quando la ottengono non le credono perchè non è la verità che volevano sentire.
( Helena Cassadine)
La verità che fa l'uomo libero è perlopiù la verità che gli uomini preferiscono non sentire.
(John Ruskin)
Uno dei più grandi problemi del mondo è l'impossibilità di trovare la verità su un qualsiasi
argomento quando si pensa di possederla già.
(Dave Wilbur)
Non conta ciò che è vero. Conta ciò che si percepisce come vero.
(Henry Kissinger)
Ci risiamo con le rivoluzioni colorate, con la Cia, con il Mossad, con USAid, con la NED (National Endowment for Democracy), con George Soros, con Otpor, insomma con tutto l’armamentario del “regime change” che l’imperialismo USA-UE-SION mette in campo contro governi e popoli renitenti, prima di ricorrere a misure stragiste dal rapporto costi-benefici più incerti. Stavolta la “rivoluzione” è verde e assomiglia come una sfilata di cacchette di capra a quelle precedenti, o riuscite come in Serbia, Georgia e Ucraina, o fallite come in Venezuela, Bolivia, Libano, Uzbekistan. Ovunque un voto non sia andato come auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale del saccheggio e della morte. E ci risiamo inesorabilmente con l’unanimità destra-centro-sinistra su "giovani e donne contro tirannia, oscurantismi, fondamentalismi, terrorismi, brogli". Quella dei brogli, poi, venendo da un mondo che il voto l’ha sfigurato fino al suo contrario, è degna del Bagaglino: vai avanti tu, chè a me viene da ridere. Quanto ai “giovani” e alle “donne”, a guardar bene le immagini che simpatizzanti ed accorati inviati dirittoumanisti filo-Mussavi ci trasmettono da Tehran, si capisce subito tutto. A voler capire, s’intende. Come a Belgrado, a Kiev, a Tblisi, a Beirut, lo jato antropologico è drastico che più drastico non si può: nella folla dei filo-Mussavi, volti pariolini, lisci, curati, truccati, fighetti in mise che sembrano usciti da una selezione di “Amici”, o da un cartellone di Benetton; nei cortei dei sostenitori di Ahmadinejad, le solite facce proletarie e contadine del Sud del mondo, rughe, veli, abiti stazzonati, i volti del nostro neorealismo. Plebaglie.

Come andrebbe ripetuto ad nauseam , quando sono concordi sinistre e destre, è la destra che vince e la sinistra che la prende nel culo. E’ un teorema così incontrovertibile che quello di Pitagora al confronto pare un’affermazione del guitto mannaro su Noemi. Non dovrei aver bisogno di rivendicare la mia militanza giornalistica contro l’Iran degli ayatollah. Ci sono decine di mie pubblicazioni a ribadirla. Critiche, certo, per motivi diversi, a volte opposti, rispetto ai sensocomunisti (non male, come calambour, no?), agli unanimisti umanitaristi, cercando di non farmi imbrigliare dal senso comune, appunto, di ideologhi a scatola chiusa, ignoranti e opportunisti, con dentro i batteri dell’infiltrazione. Siamo stati in pochi a ricordare che il “rivoluzionario” Khomeini, ospitato e foraggiato dall’Occidente, giunto da Parigi a Tehran su aereo Usa, per prima cosa ha fatto piazza pulita di coloro, comunisti e marxisti islamici, che a milioni avevano cacciato lo Shah: necessità di ricambio e aggiornamento imperialista-sionista per un regime feudal-gossiparo privo di base di massa, logoro e sputtanato. Ricambio di elites, per sventare il rischio che l’insurrezione popolare facesse entrare l’Iran nell’orbita sovietica o non-allineata.
Voces clamantes in deserto, abbiamo documentato il complotto khomeinista per falciare il moderato Carter e promuovere il cane rabbioso Reagan con il rilascio degli ostaggi Usa in coincidenza con la vittoria dell’attoruccolo da mezzogiorno di fuoco. Ne abbiamo illustrato il pagamento di pegno a USraele quando, rifornito di armi e istruttori israeliani, ha assaltato l’Iraq di Saddam Hussein, ultimo baluardo di una nazione araba da unificare nel segno della laicità, del progressismo sociale, dell’antimperialismo e dell’identificazione con la causa palestinese. Con i quattrini pagati dal regime degli ayatollah ai fornitori USraeliani e indi trasferiti ai mercenari Contras, Khomeini ha restituito il favore contribuendo alla distruzione del Nicaragua e alla cacciata dei sandinisti. In un’affascinante altalena tra collusione e collisione, i due compari anti-arabi hanno poi sbranato l’Iraq, aggredito l’Afghanistan dei Taliban (odiato da Tehran fin dal primo giorno) e chiuso il cerchio con un’alleanza di burattinai e fantocci che s’è vista consacrare dall’Occidente nella recente processione a Tehran della fraternita di Ahamedinejad, Al Maliki, Karzai e Zardari. Tutto questo sta molto bene all’imperialismo-sionismo, in quanto contributo all’eliminazione di popoli di troppo. Ma ancora meglio andrebbe un sodale meno pretenzioso e autonomo, magari un fiduciario assai più ossequioso, senza pretese di egemonia regionale, magari un agente Cia, magari un corrotto ladrone ricattabile che, magari, rinunciasse a certi equilibri tra cosche assassine e, magari, abbandonasse Hezbollah e Hamas al destino programmato dagli sterminatori israeliani. E, visto che il padrino della cosca, Rafsanjani, lo “squalo”, ha perso un po’ di smalto a furia di ladrocini e complotti antipopolari, vada per il vecchio, fidato arnese della guerra all’Iraq con armi USraeliane, Musavi, primo ministro al tempo di quell’impresa congiunta, e delfino del satrapo filo-Usa, Akbar Rashemi Rafsanjani.

Abbiamo cercato di spiegare come i persiani, nella loro millenaria strategia di potenza regionale, siano astuti biscazzieri che giocano su vari tavoli, anche opposti: con gli Usa e Israele a sventrare l’Iraq e vanificare l’unità araba, con Hezbollah e Hamas (la cui autonomia palestinese e araba non si ha il minimo motivo di mettere in discussione: i sostegni si accettano leninisticamente anche dal diavolo), a contrastare l’avanzata dell’altra potenza regionale: Israele. Quelli che tagliano la geopolitica con l’accetta, secondo schemi prefissati e incartapecoriti, succubi di sparate demagogiche dell’uno o dell’altro protagonista dello scenario, farebbero bene a studiarsi qualche manuale della realpolitik degli Stati. E farebbero benissimo a estrarre il “moderato” e “democratico” Mir-Hossein Musavi, virtuoso antagonista dell’oscurantista radicale Ahmadinejad, dalle nebbie soffiategli addosso dagli specialisti delle rivoluzioni colorate e collocarlo sul vetrino del loro microscopio.

Chi è Mir-Hussein Mussavi?
Cosa hanno in comune l’ultrà neocon Michael Ledeen, amico dei fascisti italiani, il saudita Adnan Kashoggi, massimo mercante d’armi mondiale con logo Cia e Mir-Hussein Musavi?
Sono tutti amici e associati di Manucher Ghorbanifar, anche lui grande mercante d’armi, doppio agente iraniano del Mossad, figura centrale nella porcata Iran/Contra, l’affare triangolare armi in cambio di ostaggi e dell’assalto all’Iraq messo in piedi con i persiani di Khomeini e Musavi dall’amministrazione Reagan.

Del compare di Mussavi, Ghorbanifar, si legge nel rapporto Walsh su Iran/Contra: “Ghorbanifar, informatore Cia, fiduciario del primo ministro Musavi, si fece prestare da Kashoggi milioni di dollari, con pieno consenso di Washington, per l’acquisto delle armi israeliane da usare per distruggere l’Iraq (colpevole di aver creato il Fronte del rifiuto contro la svendita egiziana di arabi e palestinesi a Tel Aviv e Washington) Ottenuti fondi dal governo di Tehran, Ghorbanifar compensò Kashoggi con una tangente del 20% . Sfiduciato in un primo momento da Khomeini, Ghorbanifar rientrò nel gioco diventando il fiduciario e braccio operativo di Mir-Hossein Musavi, primo ministro iraniano. A questo proposito, ecco il commento di Michael Ledeen, allora consulente del Pentagono per l’antiterrorismo, sulla coppia di compari: “Si tratta delle persone più oneste, istruite e affidabili che abbia conosciuto”. Per altri si tratta di bugiardi che non saprebbero dire la verità sugli abiti che indossano”.




Il rapporto Walsh si dilunga poi su certe lamentele di Musavi al presidente Reagan per una spedizione di elicotteri Hawk non corrispondenti al modello ordinato (dovevano servire contro l’opposizione laica e di sinistra non ancora del tutto domata e contro l’Iraq). E aggiunge: “All’inizio di maggio, 1985, il colonello Oliver North (il gangster che raggirò il Congresso per occultare l’operazione Contra), il capostazione Cia, George Cave, Ghorbanifar e Musavi si incontrarono a Londra per discutere questa ed altre collaborazioni Iran-Usa-Israele. Ledeen fu incaricato di informarsi presso il primo ministro israeliano, Shimon Peres, sul suo accesso a buone fonti e a buoni contatti in Iran. Israele diede garanzie in tal senso e Reagan approvò che all’Iran di Mussavi si spedissero missili Usa Tow in cambio del rilascio degli ostaggi statunitensi in mano alla resistenza libanese. Il capo della Cia, Casey, raccomandò che il Congresso fosse tenuto all’oscuro di tutto l’affare”.
ll rapporto di amicizia e collaborazione tra Ledeen, Ghorbanifar e il candidato “riformista” Musavi resistette nel tempo, fino ad alimentare il sostegno dei “moderati” Usa alla candidatura del provato fiduciario. Fino all’attuale tentativo di regime change alla serba, o all’ucraina. Davvero un bell’eroe riformista che s’è scelto la sinistra italiota.

Fattosi le ossa con le cinque pagine di lirica esaltazione per un discorso di Obama al Cairo, zeppo di banalità e retorica e di sostanziale identificazione con i nazisionisti di Tel Aviv (fatta salva la “preoccupazione” per la “continuità” dell’espansione delle colonie in Cisgiordania), il “manifesto”, in assoluta sintonia con il coro delle destre, si è fatto reclutare, con la nota Marina Forti, nelle schiere colorate della spia Musavi, quasi fosse un novello Mossadeq o Dubcek. Astutamente l’inviata ha messo le mani avanti fin dai giorni della vigilia, sia anticipando brogli (è la regola dalla Serbia di Milosevic in qua), sia dando voce esclusivamente a intervistati dell’eversione filoccidentale. Viaggiava sottobraccio a quella Lucia Goraci del TG3 che, rinnovando i fasti collaborazionisti e mistificatori dell’ancor più nota collega Giovanna Botteri, nuotava felice nell’elegante piscina verde delle masse scese dai quartieri alti. Accodatisi tutti quanti alle geremiadi su brogli, conclamati senza un’ombra di evidenza dalle centrali della disinformazione ontologica (CNN, Reuters, Fox di Murdoch, NBC, New York Times, Time), hanno dovuto subire l’onta di una smentita addirittura di fonte statunitense. Un sondaggio condotto da un’organizzazione non profit, “The Center for Public Opinion”, che da tre anni monitora le posizioni dei cittadini iraniani cogliendo sempre nel segno e venendo per questo premiata con un “Emmy Award”, aveva constatato una prevalenza di Ahmadinejad sul diretto rivale addirittura superiore all’esito finale del 66% contro il 32%. 12 milioni di voti di differenza, all’anima dei brogli! La ricerca era stata condotta dall’11 al 20 maggio in tutte le 30 province del paese. Sul campo aveva operato con una società di ricerca che da anni lavora per le televisioni ABC e BBC e aveva previsto una vittoria del presidente in carica per 2 a 1. Nei media infervorati per i “riformisti” si rivendicava a Musavi la gran maggioranza dei giovani dotati di internet. Peccato che solo un terzo degli iraniani ha accesso a tale tecnologia e che il gruppo di età fra i 18 e i 24 è risultato il blocco dal sostegno più forte per Ahmadinejad. Dove il suo rivale primeggiava era tra studenti, laureati e ceti dal reddito elevato. Il che dovrebbe far riflettere anche quegli integerrimi puristi della lotta di classe che individuavano in Musavi il vindice delle richieste sociali delle masse. Quanto ai wrestlers per la “democrazia” contro la “tirannia” dei mullah, che confrontino l’ultralibero e vivacissimo dibattito pre-elettorale di quel paese, la quota dei suoi votanti (80%), con l’assetto mediatico del nostro paese e il numero di elettori e votanti nel paese-modello Usa, questo sì organizzatore di brogli vincenti a casa sua (due presidenze fasulle) e nei paesi satelliti.

Dice, ma alla protesta degli sconfitti (anzi, “derubati del voto”) si sta reagendo con la repressione, le bastonate, gli spari, la censura ai media stranieri. Vogliamo vedere cosa farebbe qualsiasi governo occidentale se bande istigate a foraggiate dal Cremlino facessero tutto questo ambaradan, bloccassero il paese, in seguito a un’elezione non vinta? Vogliamo ricordare cosa capitò ai militanti scesi in strada perchè non tollerarono il ritorno del fascismo in salsa tambroniana? Se i media stranieri sparano balle al servizio degli destabilizzatori di un governo, compiono reati che vanno puniti perlomeno con l’espulsione. Da noi i giornalisti che pubblicheranno le nefandezze del guitto mannaro e dei suoi commensali finiranno in carcere e, quanto alla censura, si guardi al modello israeliano, che non ha ammesso neanche un giornalista alla carneficina di Gaza, che ha espulso il sottoscritto perché non assecondava la ferocia e le menzogne della Guerra dei sei giorni. Gli assassini mirati e le stragi di bambini per mano israeliana, gli stermini di oppositori in Iraq, sono stati oggetto di analoga indignazione? Perché non se la prendono con le milizie di tagliagole controllate da Tehran che hanno fornito il contributo decisivo all'assassinio di quasi due milioni di inermi iracheni? Perché in quel caso sta bene all’Occidente e punisce un popolo che ha sostenuto Saddam? E soprattutto perchè non manifestano un qualche dubbio sulla credibilità di una stampa schierata interamente a favore di figuri equivoci come quelli sopra descritti, quando perentoriamente attribuisce sette morti ai cecchini pasdaran sui tetti? Potrebbe, dovrebbe, venire in mente a loro come a me cosa accadde nel golpe amerikano contro Hugo Chavez, aprile 2001, quando decine di morti, proprio tra le loro file, vennero attribuite ai militanti chavisti scese in piazza in difesa della legalità e della rivoluzione. Ci vollero pochi giorni perchè circolassero ovunque, ma non nei media complici e nella Cnn, i video in cui si vedevano cecchini sui tetti e poliziotti addestrati da istruttori e al soldo dei golpisti Usa che sparavano su manifestanti inermi. Come ovunque in Latinoamerica, quando si tratta di provocazioni e terrorismi a favore di tirannie e oligarchie filoamericane, comparve anche in quella occasione l'ombra degli onnipresenti specialisti del Mossad.

Tutti allineati e coperti nelle formazioni d’assalto dell’eurocentrismo, nel disprezzo e nella persecuzione di popoli e culture, costumi e fedi generati da altre storie, altri ambienti, necessitati da altre priorità e sensibilità. Tutti ostinatamente incorreggibili. Nel 2001, quando un colpo di Stato promosso dalle stesse matrici Usa ed eseguito dalle bande CIA-NED di Otpor incendiando il parlamento e distruggendo le schede, rovesciò il democratico governo serbo e sventrò la trincea jugoslava contro l’espansione UE-Nato, riducendo i Balcani a sette malavitosi micro-protettorati del vampirismo occidentale, “Liberazione” titolò, all’unisono con i bollettini mafio-imperiali: “Belgrado ride” . Ancora meglio il “manifesto” con “La primavera di Belgrado”. Una primavera finita nella ghiacciaia. Oggi lo stesso giornale, sotto le foto del manutengolo USraeliano e dei suoi fan in maglietta verde, spara in prima pagina: “I giorni dell’Iran” e, il giorno dopo, “Iran contro” . Perseverare diabolicum. Ma nei covi dei cospiratori e serial killer USraeliani si brinda a tale stampa come Nelson ai rincalzi di Bluecher a Waterloo. Se avesse vinto Mussavi si rallegrerebbero, costoro, che i patrioti libanesi e palestinesi verrebbero a perdere l’unico punto d’appoggio in tutto il mondo, almeno politico, forse strumentale ma tant’è, e che il fronte USraeliano, con il corredo dei suoi vassalli e fantocci alla Abu Mazen, si avvantaggerebbe di un ancora più disciplinato e incondizionato apporto persiano per meglio sistemare Afghanistan, Pakistan, pieni di odiati sunniti, la Russia, la Cina, tutti noi? Ma ci sono o ci fanno? E’ così che si sostiene l’autodeterminazione dei popoli? Mettendovi a capo spioni dell’impero, chiamandone i manichini estratti dal sangue dei loro popoli “governo”, “presidente”, “primo ministro”, come una qualsiasi Ong di merda?

Sempre su questa linea quattro donne stronze, quattro studenti imbecilli, indegni dell’Onda, quattro fascisti revanscisti, un capopartito che di politica internazionale ne capisce quanto io di astrofisica (Di Pietro), hanno fatto casino contro Muhammar Gheddafi, il dittatore, il pagliaccio. E quando sono venuti il nazista nucleare Lieberman, l’assassino seriale Olmert, il licantropo in gonnella Condoleezza, il fantoccio Karzai, il macellaio Uribe? Zitti e mosca. Prima di aprire bocca su un presidente di un paese che dal buco nero del colonialismo ha tirato fuori un popolo e gli ha dato dignità e benessere, dove le leggi vengono formulate e votate da assemblee di popolo, costoro dovrebbero sfondarsi il petto di mea culpa per i connazionali che, tra il 1911 e il 1941, hanno massacrato un libico su sette, ne hanno gassato, torturato e impiccato decine di migliaia, sono corresponsabili della catastrofe inflitta all’Africa intera dal colonialismo europeo. Quella catastrofe per la quale la Libia diventa l’imbuto in cui finiscono i profughi delle tragedie sociali, politiche, ambientali da noi provocate in tutto il continente. E’ Gheddafi che dovrebbe sistemare a proprio agio e a tempo indeterminato questi profughi delle terre da noi devastate, o dovremmo essere noi, solo noi, smettendola intanto di esaltare o riconoscere i vari tirannelli indiamantati che le nostre multinazionali mettono su troni con le gambe radicate nel sangue, eurocentristi del cazzo?
 
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mattia--
view post Posted on 7/7/2009, 20:02




"CON QUESTI NON VINCEREMO MAI!" IRAN: l'internazionalismo destro dei sinistri

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Dunque, la rinnovata adesione del PRC alla truffa dei “due stati per due popoli in Palestina” e alla “lotta del popolo iraniano”, lo pone in ottima compagnia: Netaniahu, Obama, Cicchitto, Sarkozy, la Cia, il Mossad, TG1, TG5, CNN, BBC, l’intera banda della disinformazione universale e, immancabile alle scadenze dei genocidi, Adriano Sofri.
Così il “manifesto” e “Liberazione”, condotti per mano dai fiduciari di punta della lobby ebraica. Così, petto in fuori e vessilli crociati o laici al vento, tutta l’armata pacifinta e diritto-umanista che, serrati gli occhi sull’obliterazione di Iraq, Palestina, Jugoslavia, Afghanistan e ora, grazie alla “svolta” di Obama, anche Pakistan e Somalia, torna a infervorarsi, come ai tempi di Sarajevo, Belgrado, Kiev, Tblisi, Beirut, per l’affresco dell’Iran appeso dall’imperialismo bianco, cristiano, civile, moderno, nel museo colossal delle Grandi Turlupinature della Storia.

Del PRC non c’è da meravigliarsi. Al guinzaglio del guinzagliato Veltrinotti in marcia di avvicinamento al postribolo borghese, il partito aveva affidato il suo internazionalismo a Von Klausewitz della geopolitica come Salvatore Cannavò e Ramon Mantovani, che celebravano la resa della Serbia a Usa-UE per mano dei “compagni no-global”, ma anche Cia, di Otpor (poi operativi in Georgia e Ucraina); o come Gennaro Migliore, il quale inorridiva con Sharon davanti allo slogan “Intifada fino alla vittoria” ; o come Fabio Amato che, sceso dai suoi Sound System, inneggia oggi alla “rivoluzione verde” in coppia con il responsabile esteri di un’organizzazione iraniana di cui si sono perse le tracce trent’anni fa. Arriva, il PRC, facendo sghignazzare di goduria Cia, Mossad, MI6, a chiedere “a tutte le forze democratiche italiane, alle organizzazioni dei lavoratori e degli studenti, di sostenere il movimento iraniano, moltiplicando gli atti di protesta a supporto della lotta democratica del popolo iraniano” . Si celebra così il matrimonio morganatico (del principe con il plebeo) tra PD, UDC, PDL e la cosiddetta “sinistra radicale”, autenticando la “diversità assoluta” rispetto al PD che era stata codificata nelle tavole della legge del nuovo PRC. Tra le righe si percepisce l’invocazione, a stento repressa, al solito “intervento umanitario”.

In questo diadema di vetraccio fatto passare per diamanti, spicca uno che, assoldato alla pulizia etnica condotta da croati, bosniaci, kosovari, israeliani, fin da quando transitò dall’antimperialismo rivoluzionario di Lotta Continua (perciò lo conosco bene) al libro paga di Giuliano Ferrara (Il Foglio), Carlo Rossella (Panorama) e Ezio Mauro (Repubblica), segna di menzogna tutta la compagnia cantante il coro de diritti umani. Si chiama Adriano Sofri, scrive intrugliati saggi al servizio di ogni possibile guerra, di bombe o di velluto. In tal modo si è guadagnato libertà, privilegi e guiderdone come a nessun condannato per omicidio è mai capitato. Al tempo del ricambio imperialista dell’imperatore persiano con un chierico rancoroso, stragista di comunisti e iracheni, Sofri e la sua spalla Carlo Panella, pure lui nella truppa di ascari USraeliani di Ferrara, inneggiarono alla “rivoluzione islamica”. Pareva che non avessero capito nulla, invece, istruiti nelle segrete stanze, avevano capito tutto.

Khomeini era l’asso nella manica degli ultrà della rivincita colonialista che, togliendo di mezzo l’Iraq, doveva far fuori la minacciosa prospettiva dell’unità araba. Così, ancor meglio, quel corrotto satrapo ladrone, filo-yankee da sempre, di Rafsanjani e, poi, un po’ meno bene, il riottoso Mahmud Ahmadi Nejad. Solo che a costui è andata di lusso finchè ha partecipato, insieme agli Usa e all’Occidente, all’allestimento del banchetto iracheno e alla liquidazione dei Taliban. Ma poi, diventato in virtù del suo antisionismo e delle sue ambizioni da potenza regionale, portate avanti anche con l’appoggio alla resistenza palestinese e libanese, un catalizzatore della collera araba e di tutti i Sud del mondo e quindi uno scoglio intollerabile contro le razzie israeliane, ha incominciato ad andargli malissimo. Si scatena la superpotenza nucleare Israele e trasforma lo sviluppo del nucleare civile iraniano, legittimo in tutto il mondo, in megatoni d’assalto contro i sopravvissuti della Shoah. Ripartono le geremiadi delle nostre zannute ginocrate sull’infame velo. Venendo da una società in cui donne, più degradate che in qualsiasi paese musulmano, per far soldi devono rendere servizietti al premier, o sbatterci in faccia capezzoli e inguini, sotto facce ottuse, tutte uguali, non c’è male come coerenza femminista. Insomma tanto si è fatto, tanto si è sparlato da creare ricche motivazioni per indurre la conventicola teocratica giudeo-cristiana a infilare Ahmadi Nejad nella categoria dei reprobi da regime change e da scatenargli contro il vecchio fantoccio Musavi, collaudato nei traffici Cia dell’Iran-Contra, con dietro la classe sociale di mercanti, trafficoni (anche di droga), feudatari e fighetti borghesi. E pour cause : sugli interessi di questi ceti parassiti, oltre a tutto, Ahmadi Nejad aveva fatto prevalere, a forza di redistribuzione della ricchezza, di interventi su sanità, istruzione, viveri a prezzi sussidiati, gli interessi dei poveri, lavoratori, contadini, certo con tanto di velo e senza culi e tette al vento.

Conviene, comunque, ricordare ai chierichetti diritto-umanisti, più o meno consapevole mercenariato imperialista, i connotati precisi della nemesi iraniana Mir Hussein Musavi (vedi anche il mio precedente post sulla rivoluzione verde). Angolo persiano dell’esagono USA che comprendeva Michael Ledeen (neocon del Pentagono)-Kashoggi (miliardario saudita, fiduciario Cia)- Ghorbanifar (mercante d’armi iraniano)-Oliver North (esecutore Iran-Contra)-Ronald Reagan (mandante Iran-Contra), l’ex-premier 1980-85 negli anni ’80 si è arricchito del traffico d’armi e droga con cui Israele, Khomeini e la Cia finanziarono l’assalto Usa al Nicaragua sandinista (20mila morti), nonché la guerra dell’Iran all’Iraq su mandato USraeliano. Tutto questo accadeva sotto l’ombrello di alcuni istituti specializzati in operazioni sporche destinate a rimuovere fisicamente avversari e a effettuare cambi di regime senza l’intervento ufficiale delle forze armate. Nella Coalizione per la Democrazia in Iran figuravano, oltre ai partner di Musavi sopra citati, esperti di destabilizzazioni come lo JINSA (Istituto Ebraico per la Sicurezza nazionale), l’ex-capo della Cia James Woolsey, l’American Enterprise Institute, l’Hudson Institute, il National Endowment for Democracy, più una prezzemolata di ultrà del bellicismo Usa. Tutta roba già attivatasi con soldi, logistica e capobastoni neocon come Brzezinski, Richard Perle, Elliott Abrams. Robert Kagan, William Kristol, per le varie rivoluzioni colorate, a partire da Belgrado e dalla Cecenia e a finire con il Darfur e ora l’Iran. Come anche documentato egregiamente da un’ agghiacciante puntata di “Report” di qualche tempo fa.

Ineguagliabile la prosa da neomelodico Adriano Sofri (apertura in prima pagina di Repubblica): “La minaccia ha la divisa nera dei picchiatori e degli sfregiatori arruolati a milioni (bum!) dal delirio khomeinista". Tra chi è il confronto, secondo questo Oriano Fallaci da macero? “Tra uomini fanatici dalle barbe accuratamente incolte e le ragazze libere e intrepide…”. Ragazze che così gli raccontano la “rivoluzione”:
“Sto ascoltando la musica che amo, anzi voglio mettermi a ballare con qualche canzone. Ho le sopracciglia sottili, può darsi che, prima, passi da un salone di bellezza domani…”
Questa la descrizione dell’ inedito “soggetto rivoluzionario” fresco di salone di bellezza: “Sempre nuove ragazze si sono riguadagnate millimetro per millimetro la loro cospirazione per la libertà, un fazzoletto spostato indietro sulla fronte, una ciocca di capelli sbucata come per distrazione da una tempia, una festa senza la tetra mascheratura come in una effimera terra di nessuno…. Mai è stato così chiaro da che parte stare. Di un Dio che bastona e stupra e lapida (guardate, non è mica il dio di Bush, a quello Sofri leva alleluia), o di un dio che sorrida dal vento tra i capelli delle ragazze…” Stiamo, come tendenza culturale, tra il vecchio Bolero Film e Carolina Invernizio. Quelli che mettono le mani nei “capelli delle ragazze”, sono rozza plebaglia al seguito di costruttori di bombe atomiche (per Sofri, più celere di Netaniahu e Lieberman, l’Iran ce l’ha già. Di quelle israeliane non si parla) che vogliono la “distruzione di Israele” (solita sineddoche falsa e tendenziosa: Ahmadi Nejad ha sempre parlato di smantellamento dello Stato sionista e razzista, non di Israele) e pretendono di aver vinto “un’elezione normalmente truccata” . Naturalmente, all’ex-rivoluzionario trasvolato tra gli ascari di Pannella e poi di Craxi non cale assolutamente dell’aspetto di classe della vicenda iraniana. Di capelli e saloni di bellezza negati si tratta, nell’eterna guerra dei ricchi contro i poveri. Tanto più che i ricchi come Sofri possono godere della “fortuna, del vanto e del privilegio di vivere in democrazia" e, dunque, di “poter scegliere che uso fare del vento fra i capelli ”. Fortuna e vanto di cui godiamo l'impareggiabile privilegio grazie a zoccole, lodi Alfano, sbirri, militari e ronde spaccacrani. Fortuna negata a quelli di Gaza, visto che il vento nein capelli e nei pomoni gli porta fosforo e uranio. O a quelli del Messico dove il favorito di Marcos e di Sofri, Calderon, da Washington ha fatto soffiare un vento che gli ha portato in grembo un milione di voti rubati al vincitore Obrador. Ma di ciò a Sofri poco importa.

Si chiedano gli indignati apostoli dei diritti umani, fatti di capelli al vento e saloni di bellezza e mai di pane, istruzione, casa, terra, autodeterminazione, come ci si trova chiusi, insieme a Sofri, Allam, Fallaci e ascari vari, in una camera iperbarica dove l’alimentazione Cia-Mossad tiene in funzione i detriti comatosi del trasformismo italiota. Se lo chiedano meglio, ricordando questo caporale di giornata sull’attenti a ogni convocazione imperialsionista, mentre a Sarajevo avallava la bufala assassina del fascista Izetbegovic sulle “bombe serbe” contro donne bosniache in fila al mercato. Bombe che invece il despota islamico aveva fatto lanciare, lui, sulla sua gente, in combutta con gli squartatori Nato della Jugoslavia (come appurato dalla commissione d’inchiesta ONU). Ma tant'è, la "rivelazione" dell'emissario agevolò i successivi bombardamenti Nato.

Sia chiaro: sui governanti di Tehran, immancabilmente definiti “dittatori” anche da coloro cui il nostro regime sta sottraendo perfino le bolle di sapone della legalità borghese, io mi sono espresso negli anni senza la minima indulgenza. Pur laico e anticlericale da far impallidire le migliori intenzioni di Robespierre, non mi sono azzardato a far da grillo parlante su costumi, religioni e culture di altri mondi con altri tempi. Ma quanto al cinismo di un regime che, d’intesa con i peggiori serial killer dell’umanità, da un lato assassina l’Iraq e collabora all’assassinio dell’Afghanistan (pur, come l’Iran, senza “vento nei capelli”) e, dall’altro, si espande regionalmente sfruttando la giusta resistenza di libanesi e palestinesi alla soluzione finale sionista, non gliene ho mai fatta passare una. Fin da quando nel 1979, sulle montagne del Kurdistan iracheno, vedevo villaggi iracheni bruciare sotto proiettili israeliani da cannoni persiani, mesi prima dello scoppio della guerra. Fin da quando vedevo i militari di Saddam (laico, socialista, con tutto il vento del mondo nei capelli delle ragazze, ma diabolizzato lo stesso) rastrellare i sabotatori infiltrati dall’Iran in tempo di pace. Fin da quando stavo sotto le bombe bushiane di Shock and Awe che davano via libera alle milizie assassine scite al soldo di Tehran. E fin da quanto si scoprì che a gassare i curdi di Halabja erano stati gli iraniani, a dispetto di una bufala, ingoiata da tutti, che aveva attribuito la strage a Saddam. Non corrano, gli utili idioti, a darmi del filo-Ahmadi Nejad perché tra un quisling della destabilizzazione voluta dall’imperialismo e un presidente nazionalista, democraticamente eletto, non mi piego all’ennesima truffa colorata. Qui non era in gioco il crepuscolare “vento nei capelli delle ragazze” (ragazze, peraltro, che lì possono abortire fino al 45° giorno, divorziare, prostituirsi, cambiare sesso con la mutua, fare tutti i mestieri e laccarsi le unghie prima di scendere in piazza). Qui l’Iran si sta giocando il ruolo di ultimo Stato della regione, accanto alla Siria, non divorato dagli sterminatori della sovranità dei popoli. Dei morti ammazzati nei cortei di Tehran, come delle devastazione fatte prima da un vento che non scompigliava capelli, ma incendiava e saccheggiava case, edifici pubblici e verità, si chieda conto ai burattinai di tutte le “rivoluzioni colorate”. Stanno a Washington, a Langley, a Tel Aviv. Stavano anche sui terrazzi di Caracas, quando, per incolpare Chavez di strage analoga, cecchini di estrazione israeliana spararono e ammazzarono. Allora furono 60.

C’è di tutto sul carrozzone degli utili idioti e degli amici del giaguaro che, trainato da somari, viaggia verso il paese dove le orecchie da somaro crescono a chiunque. E il contrario di tutto, concesso ma non ammesso che quello che in Italia si definisce di sinistra, o centrosinistra, sia il contrario di quanto si definisce di destra. Cosa smentita anche in questo caso dal comune rovesciamento della verità iraniana. Tra i paggetti sul retro del Landau c’è anche tal Niki Vendola, governatore delle Puglie, un OGM delle coltivazioni postcomuniste dalle fattezze di cera sotto calore, la cui onestà intellettuale viaggia disinvolta tra contraddizioni vertiginose. Agli anatemi contro i fondamentalisti di Tehran, fautori di veli e persecutori di omosessuali, si sposa una scalmanata devozione a Chiesa e papi che l’omosessualità la vedono come Khomeini vedeva Moana. Primo atto del governatore della Puglia, seguito dalla privatizzazione del massimo acquedotto nazionale, l’intitolazione dell’aeroporto di Bari al caro polacco Woytila. Il secondo atto venne forse suggerito dalla necessità di un miracolo per la sua giunta sprofondante nella melma della sanità pugliese (vicepresidente inquisito e dimissionario, uomo della “primavera” di Vendola), oppure dal bisogno di un’assoluzione per essersi fatto fuori, secondo gli autorevoli Rizzo e Stella, la bellezza di 350mila euro per esibirsi alla 4 giorni newyorchese del Columbus Day (la sceneggiata con cui i coloni Usa coprono il genocidio dei nativi). Trattossi dell’omaggio al gabbamondo dagli autograffi sul palmo delle mani, al “santo di stoppia” secondo papa Roncalli. Si vocifera che ora lo Svendola pensa di sostituire la mummia di Lenin con quella di Padre Pio. Forse per le virtù rivoluzionarie che il monaco manifestava già negli anni venti quando, con manipoli di squadristi del foggiano, andava pestando e sfasciando esponenti e comuni di sinistra. Vendola in fila tra i fedeli rintronati e poi militante montalciniano, prostrato in venerazione davanti alla salma riesumata e siliconata, creatrice a S. Giovanni Rotondo della più abbietta e sanguisuga superstizione dai tempi dell’invenzione della reliquia del Santo Prepuzio: è un continuum vendolottiano di tutta la conventicola umoristicamente chiamata “Sinistra e libertà”. Si parte dagli ex-voto al Dalai Lama, al papa, a Padre Pio e si finisce coerentemente con i vituperi contro Ahmadi Nejad e i “terroristi islamici”, ovunque e specialmente a Gaza. Dite voi se si tratta di utili idioti o amici del giaguaro. Già mi rimproverano che vedo Cia e Mossad dappertutto…E’ che stanno tutti nello stesso caravanserraglio, Frattini, Hillary, Gordon Brown, Minzolini, Pagliara, Parlato, Bertinocchio, Marina Forti (“I brogli di Ahmadi Nejad”), Left (“Il voto rubato”), Franco Giordano, Veltroni, Ingrao, Rossanda… ci si confonde tra tutte queste orecchie d’asino. Tra le quali spiccano per proterva lunghezza quelle di Gigi Sullo, il direttore della rivista “Carta”, house-organ del Fregoli Marcos e delle sue sei residue caracoles zapatiste. Merita una menzione speciale per quel numero intero dedicato al musulmano libico Gheddafi, un altro Hitler ovviamente (anche se fuori tempo rispetto all’impostazione Usa), che rinchiude in orridi campi di concentramento i profughi africani. Punta avanzata di una pattuglia di ringhiosi eurocentrici, dall’inconscio revanscismo coloniale, l’uomo zapatico avrebbe fatto bene a considerare che in Libia arrivano le torme di disperati dall’intero continente, roba che neanche una potenza come gli Usa saprebbe affrontare. Che quei disperati sono in fuga dai disastri che tutti sono stati combinati dai par suoi bianchi e cristiani, in termini militari, politici, economici, ambientali, climatici. Che la genìa della quale lui è un tardo, ma non indegno, derivato, della Libia aveva fatto tabula rasa come meglio non avrebbe potuto il Sahara, gassandone, bombardandone, impiccandone e uccidendone nei campi di concentramento mezza popolazione. Qualsiasi cosa si possa attribuire a Gheddafi, che comunque per il suo paese ha fatto un po’ meglio di decine di premier democristo-socialisto-ulivesco-berlusconidi, nessun erede della più sanguinaria dei genocidi coloniali ha il diritto di agitare il ditino. Prenditela con coloro che costringono a fuggire in Libia le vittime dei loro crimini. E semmai con quel tuo subcomandante che, da chissà quale pulpito, si permette di sbertucciare i leader e i movimenti antimperialisti di mezzo mondo.

E’ un’ armata Brancaleone che, ispirata dagli sfracelli del duo papa-imperatore da Sacro Romano Impero, con l’innesto di qualche rabbino dalla ferità talmudiana, si è dato il compito di coprire di gigli umanitari le volpi e i conigli mandati a mandare in vacca la volontà della maggioranza degli iraniani, nonchè le corazze e le balestre di ogni nuova crociata e magari i 500 ascari e i Tornado promessi dal guitto mannaro al neo-sfracellatore Usa di Afghanistan e Pakistan, a rinforzo di chi già si è fatto le ossa mitragliando famigliole “integraliste” L’assunzione incondizionata del paradigma del “terrorismo islamico” (presto, vedrete, daranno dell’Al Qaida anche a Ahmadi Nejad) lo concede e lo impone. Vantano, questi fustigatori dell’oscurantismo islamico, radici in un Occidente dove non esiste più l’ombra di un voto onesto, sia per brogli sistematici che portano al potere presidenti e vassalli, sia perché l’oligarchia mediatica predispone i cervelli alla scelta voluta, fosse anche del più nefasto dei propri nemici di classe. Epperò si permettono di strepitare di brogli in un’elezione che ha confermato tutti i sondaggi, interni ed esterni, più di trenta, che ha visto un dibattito libero e vivace come nella zombilandia occidentale manco ce lo sogniamo, un’affluenza dell’80%, una differenza di 21 milioni sul candidato appoggiato da tutta la cosca Nato e in cui, per sovraprezzo, si è deciso di andare alla verifica di tutti quei voti per cui sono state avanzate contestazioni. Hanno individuato la prova della truffa nella comunicazione dei risultati appena due ore dalla fine dello spoglio, ma hanno guardato dall’altra parte quando lo sconfitto annunciava la propria vittoria ore prima della fine del conteggio. Orgasmatiche tra le sorelle verdi scese su alti tacchi dai quartieri alti, le vibranti inviate dei nostri media non hanno mai messo piede nelle provincie, nelle città e nei villaggi dell’entroterra dove da anni Ahmadi Nejad gode di un appoggio stramaggioritario. L’evidenza di uno scontro di classe tra borghesia dei commerci, delle professioni, degli affari e i ceti dei meno abbienti, l’hanno accantonata con lo sprezzante “non sempre il proletariato fa le scelte giuste”. Avrebbero potuto documentarsi sul perché il presidente abbia vinto tra i lavoratori del petrolio e delle grandi industrie: avrebbero scoperto che a costoro non piaceva il programma riformista di privatizzazione di tali industrie e deregolamentazione dei servizi pubblici. Fossero andati nelle regioni di confine, avrebbero potuto capire le ragioni del massiccio voto per Ahmadi Nejad nel suo rafforzamento della sicurezza alla frontiere contro le sempre più virulenti minacce israeliane e statunitensi e le operazioni sporche finalizzate a creare movimenti secessionisti. Ecco, invece, che riemerge, per tutto ridurre ad unum, l’ombra di Hitler, quella da tempo cucita dai nazisionisti e neocon sulla figura di Ahmadi Nejad. Non è stato così con Milosevic, con Fidel, Kim Jong Il, Chavez, Nasrallah, Saddam? E mai con Uribe, Mubaraq, Netaniahu? E qual’era il crimine hitleriano di costoro se non la mancata calata dei pantaloni davanti a Exxon, Monsanto e il Pentagono? Repetita juvant, ma solo per chi non è stato infettato dalla sindrome di Giuda.

Netaniahu aveva sollecitato i propri accoliti sionisti negli Usa a giocare fino in fondo la carta della frode elettorale, onde distogliere Obama da eventuali dialoghi con Tehran. L’emittente Usa “ABC” e il londinese “Daily Telegraph” avevano annunciato nel maggio del 2007 che la Cia aveva ricevuto il mandato presidenziale di unire le operazioni sporche per destabilizzare il governo iraniano a una grande campagna di propaganda e disinformazione contro il regime dei mullah. John Bolton, ex-ambasciatore Usa all’ONU, aveva dichiarato che un attacco all’Iran sarebbe stata l’opzione estrema, ma solo dopo sanzioni economiche e dopo il fallimento di una rivolta popolare per presunti brogli elettorali. Il giornalista investigativo Seymour Hersch, premio Pulitzer, aveva rivelato mesi fa sul “New Yorker” che il Congresso aveva approvato una richiesta della Casa Bianca di finanziare con 400 milioni di dollari una grande campagna di sabotaggi del potere religioso iraniano. Un giorno prima delle elezioni, il neocon Kenneth Timmerman scrisse che vi sarebbe stata una “rivoluzione verde” a Tehran per la quale la National Endowment for Democracy (NED), quella dietro a tutte le “rivoluzioni colorate”, avrebbe già speso milioni di dollari. I legami del gruppo Musavi con Ong finanziate dalla NED sono noti. Per quale motivo preparare una “rivoluzione verde” prima del voto, visto che Musavi e i suoi si dicevano sicuri della vittoria?


Tutto questo dovrebbe porre un freno agli ossessi dell’unità delle sinistre. Unità con chi? Unità con i bulimici di strapuntini PD? Unità con chi si mette la stola del Dalai Lama e sfoggia sorrisi celestiali? Unità con chi salta su e marcia a ogni suon di tromba dell’associazione a delinquere chiamata “comunità internazionale”, fino alla disintegrazione del Sudan grazie ai mercenari locali nel Darfur, fino al doppio stato in Palestina che destina quel popolo alla sottomissione, alla frantumazione, all’estinzione. Fino all’esportazione dei “diritti umani” e della “democrazia” tipo Uribe, Karzai, Al Maliki, Mubaraq, in Somalia, Eritrea, Venezuela, Cuba, Nepal, Gaza, Bolivia, ovunque nel mondo vi sia una miniera da arraffare, una foresta da tagliare, una sorgente da rubare, un popolo di troppo da sterminare. Pigolìì sommessi e incerti sono state, a questo proposito, le voci non allineate che resistono in nicchie anatagoniste. La lezione pro-Nato del compromissorio Berlinguer e le flatulenze collaborazioniste di Bertinotti hanno prodotto un degrado etico-politico universale. Hanno avvolto il maglio dell’imperialismo nell’ovatta dei diritti civili e di una democrazia talmente falsa da nobilitare al confronto l’ipocrisia di 2000 anni di pontefici di Santa Romana Chiesa. E senza sapere di imperialismo, cari compagni, non si sa e non si fa un fico secco di lotta di classe. E non la si sa e non la si fa mai più con queste escrescenze spurie di una storia compromessa, qualsiasi unità si voglia costruire incollando i cocci di un’anfora il cui vino è andato a male da tempo. Personalmente non sono disposto a estenuarmi ulteriormente in indulgenze per chi arriva a vertici di idiozia o collateralismo come quelli denunciati in questa scritto. Chi toppa sull’imperialismo e sull’internazionalismo non può avere voce in capitolo neanche su precari, terremoto e Vicenza. Si deve ripartire da capo, que se vayan todos.
 
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Chomsky20
view post Posted on 8/7/2009, 08:10




Lo stile di scrittura di Grimaldi dice molto sulla personalità - ossessiva, secondo me - della persona.
Se lui crede che Ahmadinejad sia il nuovo alfiere della rivoluzione proletaria, e non un militarista squallido come tanti, si accomodi.
 
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Commissarionovich
view post Posted on 8/7/2009, 13:17




CITAZIONE (Chomsky20 @ 8/7/2009, 09:10)
Se lui crede che Ahmadinejad sia il nuovo alfiere della rivoluzione proletaria, e non un militarista squallido come tanti, si accomodi.

Adesso mi dici dove l' Eroe di Londonderry avrebbe affermato che Amadi Nejad sia il nuovo alfiere della rivoluzione proletaria, proprio lui che ha sempre combattutto per far capire il ruolo reazionario e fiancheggiatore dell' imperialismo americano/sionista della Repubblica Islamica nei suoi trent' anni di storia.
Ma poi tu sei un nemico dichiarato della rivoluzione proletaria, quindi cazzo parli? Sei un finocchio senza palle. Avanti basiji.
 
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Chomsky20
view post Posted on 8/7/2009, 17:33




CITAZIONE (Commissarionovich @ 8/7/2009, 14:17)
CITAZIONE (Chomsky20 @ 8/7/2009, 09:10)
Se lui crede che Ahmadinejad sia il nuovo alfiere della rivoluzione proletaria, e non un militarista squallido come tanti, si accomodi.

Adesso mi dici dove l' Eroe di Londonderry avrebbe affermato che Amadi Nejad sia il nuovo alfiere della rivoluzione proletaria, proprio lui che ha sempre combattutto per far capire il ruolo reazionario e fiancheggiatore dell' imperialismo americano/sionista della Repubblica Islamica nei suoi trent' anni di storia.
Ma poi tu sei un nemico dichiarato della rivoluzione proletaria, quindi cazzo parli? Sei un finocchio senza palle. Avanti basiji.

Per il Grimaldi il solo antisionismo - ci sono sempre Cia e Mossad di mezzo, ovvio, dallo Xinjiang all'Iran passando per l'Honduras - giustifica tutte le nefandezze di basiji e soldataglia fascistoide varia.

Ti faccio notare che hai una "dialettica" miserabile, da rozzo fascioleghista, potresti fare il compagno di merende di Salvini :D
 
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Commissarionovich
view post Posted on 8/7/2009, 20:13




CITAZIONE (Chomsky20 @ 8/7/2009, 18:33)
Per il Grimaldi il solo antisionismo - ci sono sempre Cia e Mossad di mezzo, ovvio, dallo Xinjiang all'Iran passando per l'Honduras - giustifica tutte le nefandezze di basiji e soldataglia fascistoide varia.

E ha perfettamente ragione

Non mi hai detto dove è celebrato Amadinejad come alfiere della rivoluzione proletaria, dimmelo o te ne vai dal forum. Facciamo questa scommessa.
 
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Chomsky20
view post Posted on 9/7/2009, 07:54




CITAZIONE (Commissarionovich @ 8/7/2009, 21:13)
CITAZIONE (Chomsky20 @ 8/7/2009, 18:33)
Per il Grimaldi il solo antisionismo - ci sono sempre Cia e Mossad di mezzo, ovvio, dallo Xinjiang all'Iran passando per l'Honduras - giustifica tutte le nefandezze di basiji e soldataglia fascistoide varia.

E ha perfettamente ragione

Non mi hai detto dove è celebrato Amadinejad come alfiere della rivoluzione proletaria, dimmelo o te ne vai dal forum. Facciamo questa scommessa.

Te piacesse.. ^_^
Uno stalinista non può impormi nulla, basta leggere l'articolo: Grimaldi difende i khomeinisti da sinistra, ed è ridicolo quanto te
 
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Giulianov89
view post Posted on 9/7/2009, 09:11




ban please!
 
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Uomo d'Acciaio
view post Posted on 9/7/2009, 12:43




CITAZIONE (Giulianov89 @ 9/7/2009, 10:11)
ban please!

 
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Commissarionovich
view post Posted on 9/7/2009, 13:23




CITAZIONE (Chomsky20 @ 9/7/2009, 08:54)
Te piacesse.. ^_^
Uno stalinista non può impormi nulla, basta leggere l'articolo: Grimaldi difende i khomeinisti da sinistra, ed è ridicolo quanto te

Mi piacerebbe essere ridicolo come Grimaldi, perché significherebbe non esserlo, purtroppo credo di essere abbastanza ridicolo di fronte alla sua storia. Però tu mi batti, visto che non hai portato nessuna giustificazione alla stronzata che hai scritto.

CITAZIONE (Chomsky20 @ 9/7/2009, 08:54)
Uno stalinista non può impormi nulla

I tuoi fari sì?
 
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Chomsky20
view post Posted on 9/7/2009, 19:27




CITAZIONE (Giulianov89 @ 9/7/2009, 10:11)
ban please!

Spero che in questo forum non si banni per semplice critica alla "linea" dettata dai soliti...Io ho espresso le mie opinioni senza offendere, almeno finchè non offeso da persone che non sopportano la critica.
 
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Uomo d'Acciaio
view post Posted on 9/7/2009, 19:28




CITAZIONE (Chomsky20 @ 9/7/2009, 20:27)
CITAZIONE (Giulianov89 @ 9/7/2009, 10:11)
ban please!

Spero che in questo forum non si banni per semplice critica alla "linea" dettata dai soliti...Io ho espresso le mie opinioni senza offendere, almeno finchè non offeso da persone che non sopportano la critica.

Hai offeso la nostra intelligenza
 
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Chomsky20
view post Posted on 10/7/2009, 07:57




CITAZIONE (Uomo d'Acciaio @ 9/7/2009, 20:28)
CITAZIONE (Chomsky20 @ 9/7/2009, 20:27)
Spero che in questo forum non si banni per semplice critica alla "linea" dettata dai soliti...Io ho espresso le mie opinioni senza offendere, almeno finchè non offeso da persone che non sopportano la critica.

Hai offeso la nostra intelligenza

Quanto siete spacconi...E voi vorreste fare la Rivoluzione ? ;)
 
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fumino
view post Posted on 10/7/2009, 08:11




Che noioso, va' via...
 
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Chomsky20
view post Posted on 10/7/2009, 08:30




CITAZIONE (fumino @ 10/7/2009, 09:11)
Che noioso, va' via...

Penso di poter dare voce a tutti quelli che nel forum si sentono oppressi dal mao-stalinismo, una patina che si sono dati per apparire forti, di quattro ragazzetti che giocano a fare i duri.
 
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19 replies since 7/7/2009, 18:48   310 views
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