Comunismo - Scintilla Rossa

Il femminismo

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carre
view post Posted on 25/5/2021, 20:04 by: carre
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da I Maestri del Socialismo

IL MITO REAZIONARIO DELLE DONNE CASA E CHIESA NELL'IDEOLOGIA PATRIARCALE E MASCHILISTA DEL FASCISMO


"Ai fascisti non erano mai piaciute le donne lavoratrici, così come non apprezzavano le donne che studiavano e pretendevano di esercitare una professione. "Riconosco", aveva confidato Mussolini a una giornalista francese che lo intervistava, "che molte donne si trovano sotto la pressione di difficili condizioni economiche e sono per conseguenza obbligate a cercare un lavoro fuori della propria casa. Ma il loro vero compito è soprattutto quello di spose e di madri. Il vero posto della donna, nella società moderna, è, come nel passato, nella casa". [...]
Il settore della pubblica amministrazione fu quello investito in modo più diretto dalla politica fascista di discriminazione e scoraggiamento dell'occupazione femminile. Prima di tutto si provvide a limitarne la presenza nella scuola, dove pure le donne erano presenti ormai da qualche decennio. Con tre decreti, uno del 1923, uno del 1926 e uno del 1940, si vietava alle donne di essere presidi di scuole o di istituti di istruzione media. Ma fu loro vietato anche l'insegnamento della storia, della filosofia e dell'economia sia nei licei classici che negli istituti tecnici.
Poi ci si occupò dei ministeri, degli enti statali e parastatali, con altrettanta severità e misoginia: un decreto del 1933 autorizzava le singole amministrazioni a stabilire nei bandi di concorso l'esclusione totale delle donne o i limiti entro cui contenerne l'assunzione; un decreto immediatamente successivo, del 1934, escludeva le donne da una serie di uffici e incarichi pubblici (era loro proibito ad esempio fare il segretario comunale). Infine - fu l'ultimo passo - si dettarono norme analoghe anche per i privati: con un decreto dell'ottobre del 1938 si decise che negli impieghi pubblici e privati le donne non potevano comprire più del dieci per cento dei posti. Le lavoratrici che già fossero state in servizio avrebbero dovuto essere collocate a riposo quando avessero raggiunto il minimo di anzianità.
Nel settore privato non si concedeva nemmeno questa dilazione: al massimo entro tre anni le donne avrebbero dovuto essere sostituite da colleghi maschi. Ma i tre anni posti come limite ci avrebbero portati nel pieno della guerra, quando dunque la mancanza di mano d'opera avrebbe consigliato di non dar seguito a questi provvedimenti."
(M. Mafai, Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1987, p.53-56)
E' bene ricordare che tutto questo obbrobrio fu spazzato via dalla Resistenza a cui le donne diedero un contributo fondamentale, lottando in prima fila in primo luogo con le organizzazioni comuniste che sostenevano la parità totale dei diritti tra uomo e donna, come poi venne sancito formalmente dalla Costituzione italiana.
 
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