| Cacciati dalla testa del corteo il revisionista Rizzo (PdCI) e il megalomane e imbroglione Caruso Per la delegazione del PMLI, diretta da Di Matteo, entrata a dir poco emozionante alla rotonda Titanic, tra due ali di folla plaudente e al grido "Bravi-Bravi"
Per i marxisti-leninisti si è trattato con certezza di una stupenda, proficua e appagante giornata di lotta. Sin dal concentramento si è stabilita una forte sintonia ed un alto grado di unità con i manifestanti, Il Bolscevico è andato letteralmente a ruba e l'intero percorso della manifestazione era tappezzato dai folgoranti manifesti del PMLI in sostegno alla lotta di Chiaiano e Marano, manifesti spontaneamente affissi da alcuni abitanti finanche sul portone e all'interno dell'atrio di un condominio di Marano.
Peraltro il PMLI nel corteo era schierato per primo, subito dopo le varie realtà di lotta, in coda le altre organizzazioni e altri partiti.
Indipendentemente dalla sua collocazione nel corteo il PMLI ha coinvolto a più riprese altri manifestanti nel lancio di parole d'ordine mentre altre volte i nostri compagni hanno rilanciato quelle provenienti da altri settori. Dunque le compagne e i compagni hanno dimostrato di essere saldamente e sinceramente legati alle masse mobilitate, condividendone il percorso di lotta e gli obiettivi, al contrario di chi dopo una lunga e ingiustificata latitanza e una sonora batosta elettorale - vedi il megalomane e imbroglione Francesco Caruso e il revisionista Marco Rizzo (PdCI) - tornati in piazza a Chiaiano a far passerella sono stati giustamente relegati in fondo al lungo corteo dalla popolazione.
Ancora una volta i marxisti-leninisti si sono mossi come pesci nell'acqua e, nonostante la presenza di gruppi sedicenti comunisti, la combattiva delegazione del PMLI non ha avuto problema ad amalgamarsi con le masse in lotta, aperte e accoglienti con il nostro Partito.
su almirante
Quindi, considerato anche il patronato di Bertinotti alla pubblicazione dei discorsi parlamentari del leader missino, per la "sinistra" borghese, tanto quella rinnegata e riformista quanto quella falsa comunista e trotzkista, il problema dell'Almirante repubblichino fucilatore di partigiani, dell'Almirante ricostruttore del partito fascista (Cossiga ha raccontato che fu lo stesso Mussolini, poco prima della sua fine, a incitarlo a ricostruire il partito fascista dopo la guerra o, in subordine, a far confluire i fascisti nel PSI di Nenni), dell'Almirante al centro delle trame eversive e stragiste degli anni della "strategia della tensione", non esiste più. Cancellato per sempre. Rimane soltanto la "macchia" dell'adesione alle leggi razziali del '38, del resto comune ad altri "padri" riconosciuti e osannati della Repubblica borghese. Lo stesso "peccato veniale" che la destra (nella più perfetta indifferenza della "sinistra" borghese) si limita ormai ad attribuire a Mussolini, superato il quale, e se anche la "comunità ebraica" desse il nulla osta, non ci sarebbe più alcun ostacolo a mettere anche lui nel Pantheon dei "padri della patria".
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